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Casa, mutui e finanziamenti giù del 7,4% e il calo è omogeneo su tutto il territorio

Casa, mutui e finanziamenti giù del 7,4% e il calo è omogeneo su tutto il territorioRoma, 17 apr. (askanews) – Le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari, nel terzo trimestre dello scorso anno sono state 220.995 (-2,7% rispetto al trimestre precedente e -1% su base annua). Lo rende noto l’Istat.

Nel confronto congiunturale il settore abitativo segna variazioni percentuali negative in tutte le aree geografiche del Paese: Sud -7%, Isole -3,7%, Centro -2,9%, Nord-est -2,5% e Nord-ovest -0,6%. Il comparto economico è in calo nelle Isole (-5,7%) e nel Sud (-5,2%), mentre è in crescita nel Nord-ovest (+2,2%), nel Centro (+1,7%) e nel Nord-est (+1,4%). Il 94,7% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (209.365), il 5,0% quelle a uso economico (11.054) e lo 0,3% convenzioni a uso speciale e multiproprietà (576). Rispetto al terzo trimestre del 2021 le transazioni immobiliari diminuiscono dell’1,1% nel comparto abitativo, mentre crescono dell’1,1% nell’economico. Su base annua il comparto abitativo diminuisce nel Nord-est (-4%), nel Sud (-2,0%) e nel Nord-ovest (-0,8%) mentre cresce nelle Isole (+3,4%) e nel Centro (+0,7%). Il settore economico registra variazioni percentuali positive nel Centro (+7,8%), nel Nord-ovest (+1,5%) e nel Sud (+1,1%), negative nelle Isole (-12,6%) e nel Nord-est (-0,1%). Nei grandi come nei piccoli centri le compravendite abitative diminuiscono (rispettivamente -1,7% e -0,2%) mentre a livello economico crescono (+2,2% nei grandi centri e +0,3% nei piccoli).

L’effetto del rialzo dei tassi sul mercato immobiliare è sensibile. Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono 95.945: segnano il -5,5% rispetto al trimestre precedente e il -7,4% su base annua. Il calo è omogeneo su tutto il territorio, su base sia congiunturale (Sud -10.0%, Isole -8,3%, Centro -6,6%, Nord-est -4,2%, Nord-ovest -3,4%), sia annua (Centro -8,7%, Nord-est -8,2%, Sud -7,4%, Nord-ovest -6,6%, Isole -4,4%, Città metropolinane -8,2% e piccoli centri -6,8%). “Il calo delle compravendite osservato nel III trimestre 2022 non assorbe l’aumento del primo semestre – commenta l’Istat -, per cui i primi nove mesi del 2022 segnano comunque una ripresa del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita riguarda l’abitativo (+5,2%) e l’economico (+6,0%). Nell’abitativo, l’incremento è trainato dalle Isole (+12,1%), dal Sud (+7,8%) e dal Centro (+7,6%), mentre nell’economico dal Centro (+10,5%), dal Sud (+9,0%) e dal Nord-ovest (+7,3%). I mutui, i finanziamenti e le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare, al contrario, sono in calo (-1,6%). La riduzione è determinata prevalentemente dal Nord-est (-4,5%) ed è condizionata soprattutto dalla flessione registrata nel III trimestre”.

Giudizi negativi dei sindacati sul Documento di economia e finanza del governo Meloni

Giudizi negativi dei sindacati sul Documento di economia e finanza del governo MeloniRoma, 17 apr. (askanews) – Il Documento di economia e finanza (Def) 2023 “é inadeguato” ad affrontare la fase economica che il Paese sta attraversando, “non fornisce risposte per affrontare l’aumento dei prezzi, sostenere i redditi di lavoratori e pensionati, favorire la coesione sociale”. Anche per gli investimenti “non c’è nulla di sostanziale” e l’utilizzo dei fondi del Pnrr “è sostitutivo e non aggiuntivo”. Inoltre “non si aggrediscono gli extraprofitti”. Queste le osservazione della Cgil sul Def, illustrate dalla vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi nel corso dell’audizione nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Per queste ragioni la Cgil ha espresso un “giudizio negativo”. Per la Cgil il taglio del cuneo fiscale di 3 miliardi di euro previsto nel Def, pari al’1% “è insufficiente. Noi chiediamo un taglio del 5% e il fiscal drag”. La Cgil ha posto poi l’accento sulla mancanza di 10 miliardi di euro che sarebbero necessari per “prorogare le misure di sostegno a famiglie e imprese già varate in precedenza dal governo Draghi e dal governo Meloni”. In tema fiscale, per la riforma “vengono messi a disposizione solo 4 miliardi e le altre risorse saranno reperite nel sistema tributario, a fronte di mancate misure per la lotta all’evasione, anzi il governo ha previsto la depenalizzazione dei reati tributari”. Per le pensioni “il superamento della Fornero è rinviato ancora una volta”.

Per la Cisl è positivo l’utilizzo nel 2023 di 3,4 miliardi di euro per ridurre il cuneo fiscale delle retribuzioni dipendenti, ma il provvedimento è “ancora insufficiente per rispondere al problema della difesa delle retribuzioni rispetto all’inflazione”, ha affermato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, nell’audizione sul Def 2023 dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. “Il taglio del cuneo contributivo previsto dalla legge di bilancio per il 2023, pari a 5 miliardi di euro, e di ulteriori 3,4 miliardi previsti nel Def, scade a dicembre. Per mantenerlo inalterato per tutto il 2024 – ha spiegato Ganga – sono necessari 10 mld e nel Def non c’è traccia di un loro stanziamento. A legislazione vigente le retribuzioni nette medio-basse subirebbero un taglio e questo per la Cisl sarebbe particolarmente problematico. C’è, poi, il tema dei contratti pubblici da rinnovare e quello del fiscal-drag che taglia le retribuzioni reali”. Il segretario confederale della Cisl ha posto l’accento sul fatto che “nel Def non sono indicati gli interventi di politica di bilancio che il Governo intende fare con la legge di bilancio e le relative coperture che intende utilizzare, considerati i minimi margini di manovra concessi dai dati di finanza pubblica illustrati dal Documento e dal ritorno nel 2024 del Patto di Stabilità e Crescita”. Il Documento di economia e finanza (Def) 2023 “è un’occasione mancata, soprattutto perchè a inizio legislatura sarebbe stato opportuno un documento con prospettive di crescita durature. Invece si continua con l’austerity e questo è un grave errore”. E’ il giudizio della Uil, espresso dal segretario confederale, Domenico Proietti, nell’audizione sul Def dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Proietti ha posto l’accento sulla “totale assenza di misure per la lotta all’evasione fiscale. La pace fiscale – ha detto – si deve fare con chi le tasse le paga, con i dipendenti e i pensionati. Ci vuole un fisco realmente più equo”. Proietti ha quindi ribadito le critiche sull’obiettivo della flat tax a fine legislatura e ha considerato “inaccettabile” l’abolizione dell’irap che indebolisce il sistema sanitario”. Nessun riferimento nel Def, ha concluso il segretario confederale della Uil, per la lotta alla precarietà del lavoro.

Energia, Confcommercio: dal pre-crisi bolletta gas è ancora +116%

Energia, Confcommercio: dal pre-crisi bolletta gas è ancora +116%Milano, 15 apr. (askanews) – Per le imprese del terziario a marzo si registra una “timida” riduzione del prezzo dell’energia elettrica e del gas, ma gli importi in bolletta continuano a essere “elevati” rispetto ai valori pre-crisi: +36% per le forniture elettriche e +116% per il gas. Lo rileva l’Osservatorio Confcommercio Energia.

Secondo l’associazione, “è necessario ridurre gli oneri generali di sistema per il settore elettrico, la cui incidenza sul costo della fornitura è di oltre il 25% (voce che pesa circa 13,1 miliardi di euro all’anno sulla spesa energetica degli italiani). Inoltre, anche se è certamente positiva la proroga fino a giugno 2023 dei crediti d’imposta ‘energetici’, la percentuale di detrazione prevista, per il secondo trimestre 2023, è assolutamente insufficiente”. A fine marzo 2023, ha ricordato l’Osservatorio, il prezzo del gas all’ingrosso è sceso sotto i 50 euro al MWh ed è evidente la forte diminuzione se si considera che, in media, nel corso del 2022, è stato di circa 130 euro. Ma nel quinquennio precedente a questa crisi energetica il prezzo del gas in Europa non aveva mai superato i 30 euro al megawattora. Un andamento non diverso per il prezzo dell’energia elettrica che ha registrato negli ultimi due anni valori del tutto straordinari (fino a 700 euro per megawattora), per poi diminuire e avvicinarsi ai 100 euro nei giorni finali di marzo 2023. “Nonostante ciò – ha concluso Osservatorio Confcommercio Energia – questo livello supera di oltre il doppio i prezzi pre-crisi”.

E’ guerra di cifre sull’adesione allo sciopero del personale Trenitalia

E’ guerra di cifre sull’adesione allo sciopero del personale TrenitaliaRoma, 14 apr. (askanews) – E’ guerra di cifre sullo sciopero di 8 ore che oggi ha coinvolto il personale di Trenitalia. Sciopero proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal, per le condizioni di lavoro dei ferrovieri e dei lavotarori delle ditte appaltatrici di pulizia, nonché per le aggressioni contro il personale di bordo dei treni e delle stazioni.

Il gruppo Fs in una nota parla di disagi contenuti. “Rispetto al numero di corse che durante le 8 ore di sciopero sarebbero dovute circolare – ha spiegato la società -, quelle cancellate sono state il 40,37% nella Lunga Percorrenza (AV, Frecce e Intercity), e una media del 65,16 nei Regionali. Hanno circolato in sostanza tre treni a lunga percorrenza su cinque e, pur con differenze tra Regione e Regione, una media di un treno su tre nel trasporto regionale”. “Prima e durante lo sciopero – prosegue – ampia e capillare è stata l’attività informativa condotta da Trenitalia e dal Gruppo FS che ha trovato supporto ed eco sui media nazionali e territoriali. Questo, insieme ad altre iniziative gestionali, ha consentito di contenere i disagi per chi aveva necessità di spostarsi in treno. Oltre a quei treni nazionali la cui circolazione è garantita per legge dalle attuali norme sugli scioperi nei servizi pubblici, Trenitalia ha fatto viaggiare altri treni, sia a lunga percorrenza sia regionali, in coerenza con il personale disponibile perché non scioperante”.

Di “adesioni altissime” parlano invece i sindacati, secondo i quali l’astensione dal lavoro è stata “in media dell’80% tra equipaggi dei treni, addetti alle sale operative, impiegati e biglietterie con punte fino al 100% in alcune officine della manutenzione”. “L’altissima adesione allo sciopero di oggi – concludono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal – dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la fondatezza della vertenza e richiede l’avvio di un confronto urgente”.

Euro sale ancora, a 1,1076 dollari segna massimo da un mese e mezzo

Euro sale ancora, a 1,1076 dollari segna massimo da un mese e mezzoRoma, 14 apr. (askanews) – L’euro continua a rafforzarsi e a 1,1076 dollari nel corsod ella seduta ha segnato i livelli più elevati da un mese e mezzo a questa parte. A sostenere la valuta condivisa è la prospettiva di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce, laddove il netto rallentamento di marzo dell’inflazione negli Usa alimenta le ipotesi che la Federal Reserve possa optare per una pausa nella sua stretta monetaria.

Oggi, la presidente Bce Christine Lagarde si è limitata a ribadire il concetto comunicato dal Consiglio direttivo dopo il rialzo da 50 punti base deciso a marzo: l’elevata incertezza aumenta l’importanza di basare le future decisioni sull’evolversi dei dati. Nel suo intervento all’International Monetary and Financial Committe, durante le assemblee primaverili di Fmi e Banca mondiale, ha anche ribadito che la Bce si attende ulteriori cali dell’inflaizone totale, ma che anche qui c’è molta incertezza e che l’inflaizone di fondo resta sotto pressione. Ieri a tornare alla carica sulla necessità di fare di più contro l’inflazione è stato il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel. Mentre sempre da Washington il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che come Nagel siede nel Consiglio direttivo della Bce, è invece tornato a lanciare richiami alla prudenza, sottolineando la necessità di attendere di vedere gli effetti delle strette già decise.

Il direttorio Bce sulla linea monetaria tornerà a riunirsi il 4 maggio. Nel pomeriggio l’euro si scambia a 1,1059 dollari.

Bonus trasporti, ministero Lavoro: da lunedì al via le domande

Bonus trasporti, ministero Lavoro: da lunedì al via le domandeRoma, 14 apr. (askanews) – Dalle ore 8 di lunedì 17 aprile sarà attiva la piattaforma digitale per accedere al bonus trasporti 2023, il beneficio per studenti, lavoratori, pensionati e cittadini con un reddito complessivo nel 2022 non superiore a 20mila euro. La domanda potrà essere inviata accedendo su bonustrasporti.lavoro.gov.it con Spid o Carta di Identità Elettronica e permetterà di ricevere un contributo fino a 60 euro valido per l’acquisto di un abbonamento mensile, plurimensile e annuale per l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici su gomma e rotaia.

“Abbiamo mantenuto la promessa di accogliere le domande immediatamente dopo il nulla osta della Corte dei Conti – commenta il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone – per garantire il sostegno del Governo a chi ha più avvertito il peso della crisi a causa di redditi limitati e utilizza il trasporto pubblico per i propri spostamenti”. Cento i milioni di euro a disposizione, a valere sul Fondo istituito presso il Dicastero come previsto dal decreto-legge 14 gennaio 2023 n. 5, convertito con legge del 10 marzo 2023 n. 23, e dal decreto n. 4/2023 del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con i Ministri dell’Economia e delle Finanze e delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Si potrà fare domanda online del beneficio per sé stessi o per un minore del quale si ha la potestà o la rappresentanza. Ciascun beneficiario potrà chiedere un “Bonus trasporti” al mese, entro il 31 dicembre 2023 e fino a esaurimento risorse. Restano esclusi i servizi di prima classe, executive, business, club executive, salotto, premium, working area e business salottino. Prevista la possibilità di chiedere telematicamente l’agevolazione sulla piattaforma e acquistare l’abbonamento fisicamente in biglietteria in un secondo momento, mostrando, al momento dell’acquisto, il codice ricevuto al termine della procedura.

Bankitalia, a febbraio debito sale di 21,6 mld a quota 2.772 miliardi

Bankitalia, a febbraio debito sale di 21,6 mld a quota 2.772 miliardiRoma, 14 apr. (askanews) – Nel mese di febbraio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 21,6 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.772 miliardi. L’aumento è dovuto al fabbisogno (12,9 miliardi) e all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (8,6 miliardi, a 43,3); vi ha inoltre contribuito l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,1 miliardi). Lo ha reso noto la Banca d’Italia.

Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 21,6 miliardi mentre quello delle Amministrazioni locali e quello degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato. Alla fine di febbraio la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 26,2 per cento (invariata rispetto al mese precedente); quella detenuta da non residenti era pari a gennaio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) al 26,5 per cento. A febbraio la vita media residua del debito è rimasta stabile rispetto a gennaio, a 7,7 anni.

A febbraio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 34,9 miliardi, in diminuzione del 3,0 per cento (1,1 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2022. Nel primo bimestre dell’anno le entrate tributarie sono state pari a 79,1 miliardi, in aumento del 4,5 per cento (3,4 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In occasione della Notifica dei dati di finanza pubblica trasmessa alla Commissione europea lo scorso 31 marzo, sono stati inoltre rivisti i dati relativi agli anni precedenti. Rispetto ai dati diffusi lo scorso 15 marzo, il debito è stato rivisto al rialzo di 0,3 miliardi nel 2019, 0,6 nel 2020, 1,5 nel 2021 e al ribasso di 5,5 nel 2022. Le revisioni riflettono – oltre all’ordinario aggiornamento delle fonti – l’ampliamento del perimetro delle Amministrazioni pubbliche definito dall’Istat in accordo con l’Eurostat.

Mlp

Scuola, Sil Confesercenti: allarme caro-libri, aumenti fino al 12%

Scuola, Sil Confesercenti: allarme caro-libri, aumenti fino al 12%Roma, 14 apr. (askanews) – In arrivo una nuova stangata per le famiglie. Per i libri di testo di medie e superiori si registra un incremento medio dell’8% dei prezzi di copertina imposti dagli editori, con punte del +12% per alcuni titoli. Un’ondata di aumenti che peserà sui bilanci delle famiglie, e che certamente non va a vantaggio di librerie e cartolibrerie che, anzi, vedono paradossalmente ridursi i margini di guadagno, passati dal 15% lordo di due anni fa al 10% circa di oggi. A lanciare l’allarme è Sil, il Sindacato Italiano Librai di Confesercenti.

I testi costano di più, ma i librai guadagnano di meno. E perdono quote di mercato: i margini attuali, al netto dei costi sostenuti, sono infatti uno spazio di manovra troppo stretto, che non consente agli imprenditori di praticare sconti ai clienti finali. Cosa che invece possono fare le grandi piattaforme online e la grande distribuzione, che hanno volumi di vendita molto diversi e che, quindi, riescono ad applicare sconti fino al massimo previsto per legge del 15%, anche perché vendendo molti tipi di merce possono bilanciare le offerte tra i vari prodotti. Si tratta di una situazione insostenibile: se non si troverà una soluzione, molte librerie e cartolibrerie si vedranno costrette a rinunciare alla vendita dei libri di testo, privando le famiglie di un servizio essenziale e rischiando gravi ripercussioni sull’attività economica. È essenziale dunque aprire un confronto, anche in considerazione del fatto che molti dei testi ai quali facciamo riferimento sono libri di scuola dell’obbligo. Anche per la scuola primaria, dove il costo dei testi è a carico dei comuni, si profila l’impossibilità per i Librai di anticipare agli editori il pagamento degli stessi, con esposizioni finanziarie che a volte durano mesi.

Per questo, torniamo a chiedere la convocazione urgente di un tavolo di filiera al Ministero dell’Istruzione con editori, scuole, distributori, librai e cartolibrai per capire come creare un sistema virtuoso che tuteli le famiglie, ma anche librerie e cartolibrerie del territorio, un punto di riferimento per gli studenti e una ricchezza per città e piccoli centri.

Euro torna sopra 1,10 dollari ai massimi da un anno

Euro torna sopra 1,10 dollari ai massimi da un annoRoma, 13 apr. (askanews) – L’euro si riporta al di sopra di 1,10 sul dollaro, con un picco di seduta (1,1068) che ha visto la valuta condivisa segnare i massimi da oltre un anno a questa parte (da inizio aprile 2022). A sostenere l’euro è la prospettiva di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce, laddove il netto rallentamento di marzo dell’inflazione negli Usa alimenta le ipotesi tra gli operatori di una possibile pausa della Federal Reserve nella sua stretta monetaria.

Oggi a tornare alla carica sulla necessità di fare di più contro l’inflazione è stato il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel: “la battaglia non è finita”, ha affermato durante un dibattito alle assemblee primaverili di Fmi e Banca mondiale. Sempre da Washington il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che come Nagel siede nel Consiglio direttivo della Bce, è invece tornato a lanciare richiami alla prudenza, sottolineando la necessità di attendere di vedere gli effetti delle strette già decise. Il direttorio Bce sulla linea monetaria tornerà a riunirsi il 4 maggio. In serata l’euro ritraccia marginalmente a 1,1048 dollari.

Ponte Stretto, Ok dalla Commissione Trasporti del Parlamento Ue

Ponte Stretto, Ok dalla Commissione Trasporti del Parlamento UeBruxelles, 13 apr. (askanews) – La commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo ha approvato oggi a Bruxelles, con 44 voti a favore, nessuno contrario e una astensione, la sua posizione negoziale sulla revisione del regolamento Ue riguardante le Reti transeuropee dei trasporti (“Ten-T”). Tra l’altro, il regolamento stabilisce quali siano i corridoi prioritari delle reti transeuropee (“core Ten-T network”), le cui infrastrutture dovranno essere completate entro il 2030.

Tra i corridoi prioritari, previsti nell’allegato 3 del Regolamento, un emendamento di compromesso ha inserito, come chiedevano in particolare gli eurodeputati della Lega, l’aggiunta di un collegamento “Villa San Giovanni – Messina”, come “autostrada, linea ferroviaria passeggeri, linea ferroviaria merci (ponte, collegamento fisso)”, nell’ambito del “Corridoio scandinavo-mediterraneo”. Concretamente, l’aggiunta di questo collegamento specifico nell’elenco dei corridoi prioritari, se verrà confermata dal voto in plenaria dell’Europarlamento e poi dal Consiglio Ue, significa che la Commissione europea (presumibilmente fra due o tre anni) chiederà al governo italiano di sottoporle i progetti previsti nella lista (compreso dunque il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina), da realizzare sul territorio nazionale entro il 2030. E a quel punto l’Italia potrà chiedere anche dei finanziamenti europei per le opere interessate; una richiesta che riguarderà comunque il prossimo bilancio pluriennale dell’Ue, nel nuovo periodo di programmazione che partirà dal 2028.

A parte la questione del Ponte sullo Stretto, con il voto di oggi gli eurodeputati della commissione Trasporti hanno chiesto di unificare a livello Ue gli standard tecnici e operativi di ogni modalità di trasporto, e di rafforzare il trasporto intermodale, privilegiando le ferrovie, il trasporto fluviale e quello marittimo di corto raggio, e affidando ai veicoli stradali solo l’ultimo tratto. Inoltre, gli europarlamentari chiedono che entro il 2030 la parte prioritaria della rete ferroviaria dei corridoi transeuropei sia pienamente elettrificata, che funzioni con alta velocità (almeno 160 Km/h per i treni passeggeri e 100 Km/h per i treni merci) e che ogni convoglio su rotaie sia in grado di attraversare le frontiere interne dell’Ue entro 15 minuti.

La commissione Trasporti dell’Europarlamento chiede di stabilire la condizione per cui, per avere i fondi europei dedicati alle reti Ten-T, gli Stati membri dovranno presentare e adottare dei “piani di mobilità urbana sostenibile” entro il 2025. E insiste sul fatto che, in caso di ritardo nella realizzazione dei progetti sostenuti dai fondi Ue, infine, la Commissione europea dovrebbe immediatamente lanciare una procedura d’infrazione contro lo Stato membro responsabile, e ridurre o azzerare i finanziamenti erogati.