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Lavoro, Calderone: dati Mezzogiorno grande opportunità per il Paese

Lavoro, Calderone: dati Mezzogiorno grande opportunità per il PaeseRoma, 28 gen. (askanews) – “Come ministro del lavoro raccolgo con soddisfazione i dati Istat sulla crescita dei posti di lavoro in particolare nel Mezzogiorno, con una crescita delle regioni del Sud superiore alla media nazionale”. Lo afferma in una nota il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone.


“Proprio il Sud è la nostra miniera di intelligenze e competenze – prosegue – di lavoratrici e lavoratori che possono dare grande spinta al nostro tessuto produttivo. E’ infatti proprio il Sud la nostra area del paese con maggiore sottoutilizzo della forza lavoro, in particolare femminile, e proprio sul Mezzogiorno stiamo concentrando tantissimi sforzi, come dimostrano i nostri interventi su decontribuzione Sud e ZES. Con le misure di superamento delle logiche di assistenzialismo del recente passato e con gli strumenti più innovativi di cui ci siamo dotati – penso alla piattaforma SIISL partita di recente – vogliamo ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, investire sulla formazione continua e creare sempre più opportunità di lavoro nel mezzogiorno e nel paese intero. Siamo sulla strada giusta, ma c’è ancora tantissimo da fare”.

Bce, stretta banche su prestiti a imprese eurozona (ma non in Italia)

Bce, stretta banche su prestiti a imprese eurozona (ma non in Italia)Roma, 28 gen. (askanews) – È tornata a inasprirsi sul finale dello scorso anno la dinamica del credito bancario per le imprese nell’area euro. Lo riporta la Banca centrale europea sulla base della sua indagine trimestrale, secondo cui i criteri di erogazione per i mutui alle famiglie sono invece rimasti invariati mentre si sono inaspriti quelli sui prestiti al consumo. Nello stesso periodo qualcosa di opposto si è verificato in Italia: un allentamento dei criteri per i prestiti alle imprese e un irrigidimento di quelli sull’erogazione di mutui.


Guardando all’insieme dell’area euro, la domanda di prestiti da parte delle imprese è rimasta debole, mentre quella sui mutui ha continuato a risalire in maniera vigorosa. Il tutto mentre giovedì, dal Consiglio direttivo della stessa Bce è atteso un nuovo taglio ai tassi di riferimento per tutta l’eurozona, per 0,25 punti percentuali con cui i tasso guida – che al momento resta quello sui depositi – scenderebbe al 2,75%. Una mossa che dovrebbe favorire allentamenti delle condizioni di finanziamento.


L’indagine della Bce registra la quota netta di banche che riportano inasprimenti dei criteri di erogazione di credito. Nel caso delle imprese la quota netta di istituti che hanno riportato misure in tal senso è stata pari al 7%, mentre per i mutui alle famiglie secondo la Bce la dinamica è “sostanzialmente invariata”, dato che la quota netta di banche che hanno riportato inasprimenti è stata solo dell’1%. Sui prestiti al consumo questa quota è stata invece del 6%. Le banche si attendono ulteriori inasprimenti sia sui prestiti alle imprese sia sul credito al consumo per il primo trimestre di quest’anno, assieme a un leggero inasprimento sui mutui alle famiglie.


Per quanto riguarda la Penisola, l’indagine viene condotta dalla Banca d’Italia secondo cui nel quarto trimestre del 2024 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono stati lievemente allentati: l’effetto positivo della pressione concorrenziale, recita un comunicato, e della maggiore tolleranza del rischio ha più che compensato l’impatto negativo della maggiore percezione del rischio. I termini e le condizioni generali per i finanziamenti alle imprese sono stati resi più favorevoli mediante una riduzione dei tassi di interesse praticati, anche a seguito dei minori margini applicati dalle banche. I criteri di offerta sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono stati lievemente irrigiditi, prosegue Bankitalia, mentre sono rimasti invariati quelli sui prestiti per il consumo. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono un lieve allentamento dei criteri per il credito alle imprese e un leggero irrigidimento di quelli per il credito al consumo; i criteri applicati ai mutui rimarrebbero invariati. Bankitalia segnala che per la prima volta dal terzo trimestre del 2022, la domanda di prestiti da parte delle imprese è aumentata, riflettendo il maggiore fabbisogno di finanziamenti per investimenti fissi, scorte e capitale circolante, nonché il più basso livello dei tassi di interesse.


La richiesta di prestiti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni ha registrato un nuovo marcato incremento; per il credito al consumo l’aumento è stato più moderato. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti di imprese e famiglie crescerebbe in tutti i comparti. Le condizioni di accesso al finanziamento delle banche sono migliorate, principalmente con riferimento ai depositi sia a breve sia a lungo termine e ai titoli di debito a medio-lungo termine. Nel trimestre in corso le condizioni di accesso alla raccolta non registrerebbero variazioni significative. Nel 2024 le nuove misure normative o di supervisione hanno contribuito a un lieve aumento delle attività ponderate per il rischio. Nell’anno in corso le banche si attendono una ulteriore e significativa crescita delle attività ponderate per il rischio e un moderato incremento del capitale mediante nuove emissioni. Infine, nei sei mesi terminanti nello scorso dicembre la quota di crediti deteriorati (Npl) e gli altri indicatori della qualità del credito non hanno esercitato alcun impatto sulle politiche di offerta. Gli effetti sarebbero nulli anche nel semestre in corso.

Usa, Bessent (Tesoro) vuole dazi universali incrementali su import

Usa, Bessent (Tesoro) vuole dazi universali incrementali su importRoma, 28 gen. (askanews) – Il neo segretario di Stato al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, la cui nomina è stata appena confermata dal Senato, spinge per introdurre un sistema di dazi generalizzati incrementali che partirebbe dal 2,5%, per tutte le importazioni verso gli Usa. Lo riferisce il Financial Times, citando diverse fonti anonime a conoscenza della questione.


Ogni mese questo dazio fisso salirebbe, sempre nella misura del 2,5%, in modo da dare alle imprese il tempo di adattarsi al nuovo quadro e ai Paesi il tempo (e la pressione) per negoziare con Washington. In assenza di specifici accordi, secondo il quotidiano è previsto che i dazi raggiungano il 20%, con tempistiche tuttavia molto più graduali rispetto a quello che era stato precedentemente annunciato dal presidente Usa, Donald Trump, durante la campagna elettorale.


Resta da vedere se il sistema proposto da Bessent sarà avallato da Trump e il quotidiano precisa che non è chiaro se altri esponenti della nuova amministrazione Usa siano favorevoli a questa soluzione.

Mediobanca: Ops di Mps ostile e non concordata, distrugge valore

Mediobanca: Ops di Mps ostile e non concordata, distrugge valoreMilano, 28 gen. (askanews) – Il cda di Mediobanca “rigetta” l’Ops annunciata da Mps su piazzetta Cuccia. Il board, riunitosi oggi, dopo aver esaminato la comunicazione ai sensi dell’art. 102 del Tuf diffusa da Banca Monte dei Paschi di Siena il 24 Gennaio 2025 avente ad oggetto la promozione dell’Ops, ha diffuso un comunicato nel quale si premette che “l’Offerta non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”.


“Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’Offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge – prosegue poi il comunicato – sulla base dell’analisi del comunicato il consiglio di amministrazione di Mediobanca ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.Il comunicato emesso oggi, si legge nella nota, è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci, entrambi in quota alla lista Delfin.


Piazzetta Cuccia, in particolare, ritiene che l`Ops di Mps “non abbia valenza industriale pregiudicando l`identità e il profilo di business del Gruppo
Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore
aggiunto e con evidenti traiettorie di crescit”; che “distrugga
valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile
prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività
(quali il Wealth Management e l`Investment Banking) che
presuppongono l`indipendenza, la reputazione e la professionalità
dei professionisti”; che “sia negativamente caratterizzata dalla
difficoltà a determinare il valore intrinseco dell`azione della
Banca Mps che presenta un patrimonio netto che fronteggia
rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di
contenzioso legale (3,3miliardi), indicatori di rischio peggiori
rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse,
una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Ass. Generali nell`ambito di un`offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.


Lo sottolinea Mediobanca nel comunicato emesso al termine del cda
odierno segnalando l`Ops sull’istituto guidato da Alberto Nagel
annunciata da Mps “è caratterizzata dai rilevanti intrecci
azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti:
in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il
7%(sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024),
in Mps, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps), in Ass. Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%”. 

Mps in Borsa cede -2%: sconto Ops si amplia all’11%, domani cda Mediobanca

Mps in Borsa cede -2%: sconto Ops si amplia all’11%, domani cda MediobancaMilano, 27 gen. (askanews) – Mps e Mediobanca sorvegliate speciali a Piazza Affari, al secondo giorno di test sui mercati dopo l’Ops annunciata all’alba di venerdì dall’istituto senese su Piazzetta Cuccia e che sabato ha ricevuto la benedizione della premier Giorgia Meloni (“Un’operazione di mercato, bene se nascesse il terzo polo”). Il titolo Mps ha continuano a flettere, chiudendo a 6,362 euro (-2%), mentre Mediobanca, dopo i forti rialzi della vigilia, ha guadagnato lo 0,18% a 16,5 euro. Le 2,3 azioni che Mps offre per ogni azione di Piazzetta Cuccia valgono così oggi 14,6326 euro contro il prezzo implicito di 15,992 euro dell’Ops, portando l’offerta carta contro carta a sconto dell’11,3%.


Mediobanca ha convocato ufficialmente il cda per domani mattina per avviare l’esame dell’offerta. L’Ops, non concordata, sarà considerata ostile. La riunione sarà la prima occasione per il board – dove siedono due consiglieri indicati dalla Delfin della famiglia Del Vecchio – per un confronto sull’operazione e iniziare a valutare le possibili contromosse, considerati i vincoli della passivity rule. Intanto, le banche d’affari restano perplesse sull’operazione e nei report odierni hanno continuato a sottolinearne i possibili rischi. “Sebbene i numeri presentati da Mps creino valore sulla carta, riteniamo riteniamo che i rischi di esecuzione e la potenziale perdita di ricavi, dovuta all’interruzione del franchising di Mediobanca nel settore del wealth e dell’investment banking in caso di fusione, mettano a rischio l’utilizzo completo delle DTA previste”, hanno scritto gli analisti di Morgan Stanley.


“Per quanto riguarda le sinergie sui ricavi – ha sottolineato Barclays -, comprendiamo gli angoli di cross-selling menzionati da Mps, ma d’altro canto potrebbero esserci anche sinergie negative, derivanti dal cambio di controllo e dall’impatto che questo ha sui key manager di CIB o sui Financial Advisor per la divisione WM”. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, l’offerta “rappresenta un cambiamento significativo degli investimenti di Mps, precedentemente incentrati sull’impiego di capitale per acquisizioni bolt-on o per aumentare le distribuzioni. Questa inversione di rotta strategica introduce incertezza e può avere un impatto negativo sulla valutazione di Mps”. Inoltre, scrivono, “il potenziale di interruzione delle attività all’interno delle divisioni CIB e WM di Mediobanca rappresenta un rischio per il raggiungimento delle sinergie”. Hsbc ha sottolineato come i due modelli di business diversi sollevino punti interrogativi sui benefici. “L’operazione – si legge nel report odierno – era la meno prevedibile tra le banche italiane, visti i diversi modelli di business delle due banche. Questo ci fa dubitare del livello di sinergie potenziali annunciate, anche in considerazione del rischio di interruzione del franchise CIB di Mediobanca”. Equita, infine, ha alzato il target price di Mediobanca a 18,6 euro e, pur sottolineando come il progetto sia “innovativo e ambizioso”, ha ribadito i rischi potenziali di “dis-sinergie” che potrebbero comportare una diluizione delle caratteristiche distintive di Mediobanca, “rendendo meno visibile l’effettiva creazione di valore”. Il premio offerto, inoltre, “appare modesto, in particolare considerando il ridotto appeal speculativo delle azioni Mps e l’assenza di una componente cash nell’offerta”.

Mps-Mediobanca, Tajani: prevalga libero mercato. Ue: per Siena no vincoli

Mps-Mediobanca, Tajani: prevalga libero mercato. Ue: per Siena no vincoliBruxelles, 27 gen. (askanews) – Nelle operazioni sul settore bancario, “deve sempre prevalere il libero mercato”. E questo vale, in particolare, nel caso specifico della Ops (offerta pubblica di scambio) lanciata da Monte dei Paschi su Mediobanca. Lo ha detto alla stampa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles. “Sono stato il primo – ha ricordato – a dire che bisognava privatizzare la banca Monte Paschi di Siena. Mi hanno dato ragione e credo che si debba andare avanti. Non ho detto quando si deve fare, ma si deve assolutamente completare” l’operazione.


D’altra parte, la portavoce per la Politica di concorrenza della Commissione europea, rispondendo oggi a una domanda specifica di un giornalista, ha spiegato che “dal punto di vista del controllo delle fusioni, l’offerta di Mps nei riguardi di Mediobanca non deve essere notificata alla Commissione”, almeno non necessariamente. Perché, ha continuato, “come sempre, sta alle parti in causa valutare se la transazione debba essere notificata alla Commissione ai sensi delle regole Ue sulle concentrazioni”. La portavoce ha precisato, inoltre, che “a seguito della cessione della maggior parte della partecipazione italiana in Mps, che ha portato alla perdita del controllo sulla banca” da parte del Tesoro, “Mps non è più vincolata al suo impegno di astenersi dalle acquisizioni, ai sensi della decisione della Commissione del 2022 sugli aiuti di Stato”. Questo “le consente di intraprendere le azioni aziendali che riterrà appropriate per perseguire i propri interessi aziendali”, ha concluso la portavoce, dopo aver ricordato che “la Commissione è in stretto e costruttivo contatto con le autorità italiane”.


“Io credo nel libero mercato – ha detto, da parte sua, Tajani – per qualsiasi operazione bancaria che si sia svolta in questi ultimi mesi. Sono sempre stato a favore delle privatizzazioni, non è una novità. Io ho una visione liberale e credo che lo Stato non debba possedere una banca”. “Credo – ha continuato il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia – che lo Stato non debba intervenire nell’economia, se non dando delle regole, se non in caso di emergenza. Questa è la mia visione di leader di un partito liberale, la mia visione liberale dell’economia. Non credo che lo Stato debba possedere banche”, ha insistito.


A un giornalista che chiedeva se su questo sia d’accordo anche il ministero del Tesoro, che è ancora il primo azionista di Mps, Tajani ha replicato: “Ora il Tesoro non è parte prevalente. Io dico soltanto che tutto ciò che si muove in direzione del libero mercato è positivo. Il libero mercato, nella visione che noi abbiamo di economia sociale di mercato”, significa “che il mercato deve avere delle regole. Le istituzioni danno le regole. E se le scelte, anche in iniziative finanziarie, si svolgono nel rispetto delle regole, ben vengano”, ha concluso il ministro.

Euro sale sopra 1,05 dollari per la prima volta da inzio 2025

Euro sale sopra 1,05 dollari per la prima volta da inzio 2025Roma, 27 gen. (askanews) – L’euro si riporta sopra quota 1,05 sul dollaro per la prima volta dall’inizio dell’anno. Il biglietto verde ha iniziato la settimana su una dinamica di moderazione, dopo che nei giorni scorsi il presidente Usa Donald Trump è sembra utilizzare toni più cauti, rispetto a quanto precedentemente previsto, in merito alle dispute commerciali, in particolare verso la Cina.


Nel frattempo, oggi l’indagine dell’Ifo sul clima di fiducia delle imprese in Germania ha evidenziato un rafforzamento superiore alle attese. A metà giornata l’euro si scambia 1,0513 dollari, sui massimi da metà dicembre.

L’IA cinese di DeepSeek spaventa i big tech, crollo in Borsa

L’IA cinese di DeepSeek spaventa i big tech, crollo in BorsaMilano, 27 gen. (askanews) – Il successo della startup cinese di intelligenza artificiale DeepSeek minaccia la leadership globale dei colossi statunitensi nel campo dell’IA e manda a tappeto i titoli tech in Borsa.


I futures sul Nasdaq segnano un -5%, con il titolo Nvidia che nel premercato crolla del 10%. In Europa Asml lascia sul terreno l’11%, Asm International il 14%, Infineon il 4%, StM il 2,5%. A Milano a picco anche Prysmian (-9%) che la scorsa settimana era salita proprio sulle parole del presidente Trump che aveva annunciato Stargate, joint venture di Softbank, Oracle e OpenAI per investire in data center negli Stati Uniti per l’IA. Tonfo anche per il Bitcoin, dopo i recenti record: la criptovaluta scende sotto quota 100 dollari, attestandosi a 98 dollari (-6%). DeepSeek – che ha lanciato un modello gratuito e open source, affermando di averlo sviluppato in soli due mesi a un costo inferiore ai 6 milioni di dollari – ha presentato il suo ultimo modello R1, che si dice dimostri prestazioni paragonabili a quelle dei principali modelli Usa, come ChatGPT di OpenAI, a un costo significativamente ridotto, sollevando così dubbi sulla necessità di ingenti investimenti occidentali in hardware.

Startup, in Italia tornano a crescere investimenti VC: 1,5mld nel 2024

Startup, in Italia tornano a crescere investimenti VC: 1,5mld nel 2024Milano, 27 gen. (askanews) – Tornano a crescere gli investimenti di venture capital in Italia: nel 2024 si è registrato un balzo del 28%, che riporta a 1,5 miliardi di euro il totale raccolto da startup e imprese innovative. Erano 1,17 miliardi nel 2023 (-37% sul 2022 che fu da record con 1,8 miliardi raccolti). L’anno scorso sono stati 417 round d’investimento, anche questi in crescita del 31% rispetto al 2023: il 2024 è il miglior anno per numero di round, secondo anno per investimenti raccolti. Lo scenario è delineato dall’Osservatorio trimestrale sul Venture Capital in Italia, realizzato da Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance, che ha pubblicato i dati conclusivi sull’anno scorso.


Nel 2024 l’Italia ha visto il lancio di 15 nuovi fondi per un totale di 1,4 miliardi raccolti, mentre sono stati 297 gli investitori attivi nel mercato italiano, di cui il 42% proveniente dall’estero, confermando l’attrattività internazionale del Paese. Come nel 2023, CDP Venture Capital, Azimut e Vento Ventures sono i tre investitori più attivi nell’ecosistema del VC italiano. Sul fronte delle exit, il 2024 è stato un anno complesso, con un numero ridotto di operazioni (34, contro le 43 del 2023) e un calo del valore complessivo rispetto all’anno precedente. Le exit sono riconducibili prevalentemente a operazioni di M&A, con una sola IPO registrata.


“Mentre in Europa nel 2024 si registrano risultati in linea con l’anno precedente, la resilienza e lo slancio dell’ecosistema VC italiano ne confermano il percorso verso una maggiore maturità. L’annuncio di nuovi fondi VC per un totale di 1,4 miliardi ha portato il livello di dry powder a cifre mai raggiunte prima. Guardando al 2025, ci aspettiamo un incremento sia nel numero di deal che nell’ammontare investito, escludendo i mega round, la cui frequenza e dimensione restano difficili da prevedere”, ha detto Fabio Mondini de Focatiis, Founding Partner di Growth Capital. “E’ stato un anno di consolidamento per l’ecosistema italiano, che potrà ulteriormente crescere nel 2025, riducendo il gap rispetto agli altri Paesi europei. Le grandi sfide per il 2025 saranno quelle di coinvolgere maggiormente gli investitori istituzionali e di far crescere la quota di investitori internazionali nei round guidati da VC italiani”, ha aggiunto Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance.

Bce, tassi più bassi ma commissioni più care sui prestiti alle imprese

Bce, tassi più bassi ma commissioni più care sui prestiti alle impreseRoma, 27 gen. (askanews) – Le imprese dell’area euro riferiscono lievi riduzioni dei tassi di interesse sui prestiti praticati, ma al tempo stesso altri costi, come spese commissioni, hanno continuato ad aumentare. Lo riporta la Bce nell’ultima indagine sui costi di finanziamento delle imprese, relativa al quarto trimestre.


Le aziende riportano un lieve calo della disponibilità generale di prestiti a fronte di un quadro immutato della loro necessità di finanziamenti. Questo ha determinato un lieve incremento del divario tra prestiti disponibili e necessità degli stessi. Guardando avanti le imprese prevedono leggeri miglioramenti della disponibilità di finanziamenti sui prossimi tre mesi.


E’ cresciuto il numero di imprese che vedono il contesto economico generale come il principale fattore alla base della disponibilità o meno di finanziamenti, prosegue la Bce. In generale, le aziende si attendono una moderazione della crescita dei loro prezzi di vendita e delle dinamiche salariali sui prossimi 12 mesi. L’indagine è stata condotta tra il 20 novembre e il 18 dicembre, coinvolgendo 5393 imprese dell’area euro di cui il 93% avevano meno di 250 dipendenti.