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Commissione Ue lancia la “bussola per la competitività europea”

Commissione Ue lancia la “bussola per la competitività europea”Roma, 29 gen. (askanews) – La Commissione europea ha presentato una comunicazione che punta a rilanciare la concorrenza dei paesi dell’Unione europea, partendo dalle analisi contenute nei rapporti stilati da Mario Draghi e Enrico Etta. Il documento – poco meno di 30 pagine nella sua versione finale, presentata oggi in conferenza stampa dalla presidente Ursula von der Leyen, e indirizzato a Parlamento europeo, Consiglio e altri organismi comunitari – afferma di voler creare “una bussola che guiderà il lavoro nei prossimi cinque anni e stila una lista di priorità per reinnescare il dinamismo economico in Europa”.


Questa “bussola” fissa due obiettivi chiave. “Primo – si legge – identificare i cambiamenti di politica necessari all’Europa per muoversi a un passo più veloce. In alcuni settori le politiche devono essere aggiornate, in altri servono cambi di passo per adattarsi alle nuove realtà”. Il secondo obiettivo è “sviluppare nuovi modi di lavorare assieme per aumentare la velocità e la qualità dei processi decisionali, semplificare quadri normativi e regole superare la frammentazione”. Perché sempre partendo dalle analisi dei sovracitati rapporti, secondo la commissione l’Europa può tenersi alla pari di competitori globali delle sue proporzioni Unicamente facendo leva sulle sue dimensioni continentali e allineando le politiche nazionali verso i medesimi obiettivi, in modo che si rafforzino vicendevolmente.


Il documento propone interventi a più livelli, dalla tassazione dei mercati di lavoro, le politiche industriali, che così come le riforme su base nazionale sono ampiamente nelle mani dei governi dei singoli paesi. Inoltre un altro aspetto chiave è rappresentato dagli investimenti. Partendo dall’industria, il settore che sta più soffrendo in Europa, secondo la Commissione, bisogna chiudere il divario sull’innovazione rispetto alle economie capofila nel mondo, Stati Uniti e Cina. “Se vogliamo che il futuro dell’industria sia ‘Made in Europe’ l’Ue deve rivitalizzare il ciclo dell’innovazione. Avviare e far crescere compagnie in Europa attualmente viene minato dalla frammentazione di mercato, dai freni al capitale di rischio e dal sostegno insufficiente all’innovazione”, recita il documento.


Per questo viene proposta una strategia dedicata alle start-up e alla crescita delle aziende che “identificherà gli ostacoli che stanno impedendo alle nuove imprese di emergere di crescere”. Parallelamente “l’Ue farà tutto quanto possibile per assicurare che abbiano i finanziamenti di cui hanno bisogno”. Un nuovo impegno viene focalizzato sulle spese per ricerca e sviluppo nell’ambito del quale la Commissione intende presentare un documento specifico (European Research Area Act) con l’obiettivo di far salire la spesa su queste voci al 3% del Pil l’anno.


Sul tavolo, anche la necessità di allestire adeguate strutture di calcolo, cloud computing e altri elementi chiave delle nuove tecnologie digitali. Un paragrafo a se stante riguarda l’intelligenza artificiale e le infrastrutture che questi sistemi richiedono. L’Ue già delle iniziative in corso su questo versante (come AI Continent strategy e AI factories). La Commissione europea afferma che intende proporre una “strategia dell’Unione dei dati allo scopo di migliorare e facilitare la sicurezza della condivisione pubblica e privata dei dati, semplificare il regime regolamentare la sua applicazione accelerare lo sviluppo di nuovi sistemi o applicativi”. Un altro elemento chiave del piano è rappresentato dalle politiche di concorrenza, legate a doppio filo con la competitività. Secondo Bruxelles “questo si deve riflettere in una revisione delle linee guida per valutare le fusioni in modo che innovazione, resilienza e intensità degli investimenti in alcuni settori strategici vengano adeguatamente soppesate alla luce delle acute necessità Europee”. Non solo, un nuovo approccio sulla concorrenza richiede non solo di semplificare e velocizzare le procedure di vigilanza ma anche di renderle più mirate, dice ancora Bruxelles. Già in base alle bozze che erano circolate nei giorni scorsi, il piano mira a rendere la regolamentazione Ue “più semplice, più leggera, più veloce”. Sarà richiesto “uno sforzo senza precedenti” da parte di “tutte le istituzioni Ue, nazionali e locali” al fine di “produrre regole più semplici e accelerare la velocità delle procedure amministrative”. Verrà anche proposta, “il mese prossimo”, una nuova definizione di piccole e medie imprese (Pmi), creando una nuova categoria di aziende medie, “più grandi delle Pmi ma più piccole delle grandi aziende”. Questa ridefinizione riguarderà “fino a 31.000 aziende nell’Ue”, che trarranno vantaggio da “una semplificazione normativa su misura”, nello stesso spirito di quella prevista per le Pmi. Il “Compass” perora una maggiore integrazione del mercato unico, come indica il rapporto Letta, con particolare enfasi sul completamento del mercato unico dei capitali, e afferma anche che “la politica della concorrenza deve tenere il passo con l’evoluzione dei mercati e l’innovazione tecnologica. Ciò richiede un nuovo approccio, meglio orientato agli obiettivi comuni e più favorevole alle aziende che si espandono nei mercati europei e globali, garantendo sempre parità di condizioni”. In questo quadro, si annuncia, verranno presentate “nuove linee guida per la valutazione delle fusioni” nell’ambito della politica antitrust dell’Ue.

Euro digitale, Leibbrandt (Cls): attenzione, ordine Trump pesa

Euro digitale, Leibbrandt (Cls): attenzione, ordine Trump pesaRoma, 28 gen. (askanews) – Il presidente del Cda di Cls, piattaforma chiave sui servizi di regolazione del mercato valutario (Forex), ha lanciato un monito rispetto all’ipotesi di avventurarsi sulla creazione di valute digitali delle banche centrali (Cbdc) in un sistema globale che resta basato sul dollaro, mentre negli Usa l’amministrazione Trump ha emanato un divieto in tal senso. “L’ordine esecutivo di Trump è rilevante. Se gli Usa non si muoveranno verso una Cbdc, forse dovremmo pensarci un po’”, ha affermato Gottfried Leibbrandt, già amministratore delegato dalla piattaforma Swift, nel suo intervento oggi a una conferenza sulle infrastrutture dei sistemi di pagamento organizzata dalla Banca di Francia.


“Di sicuro non possiamo sovrastimare l’importanza del dollaro. Che piaccia o no, abbiamo un sistema finanziario basato sul dollaro. Tutti gli scambi valutari vengono regolati con il dollaro. Il 90% di tutti i crediti documentati sulla piattaforma Swift è in dollari. Metà dei pagamenti trasfrontalieri sono denominati in dollari – ha rilevato Leibbrandt -. Metà dei mercati azionari e obbligazionari del mondo sono in sono statunitensi. Cioè i mercati Usa per bond e azioni sono grandi quanto quelli di tutto il resto del mondo messi assieme. E potrei andare avanti”. Alla stessa conferenza è intervenuto Piero Cipollone, il componente del Comitato esecutivo della Bce che ha la delega su sistemi di pagamento e euro digitale, che invece è il più forte sostenitore della necessità di procedere all’adozione di quest’ultimo, indipendentemente dalle mosse Usa. Secondo Cipollone, anzi, l’ordine di Trump rende più impellente “per tutti gli altri” rafforzare la collaborazione su queste materie.


In Europa i sistemi di pagamento restano frammentati e la digitalizzazione, i sistemi a registro distribuito (Dlt) e le Stablecoin – che sono prevalentemente basate sul dollaro – “rischiano di accelerare e accentuare questa frammentazione”, ha detto Cipollone. “Questo è il motivo per cui la Bce si sta muovendo per fornire una valuta per l’era digitale. Questo è il motivo per cui ci serve sia l’euro digitale, per le transazioni al dettaglio, sia una soluzione adatta per il regolamento delle operazioni all’ingrosso su Dlt”, i sistemi a registro distribuito. Secondo Cipollone “entrambe le soluzioni aiuteranno la moneta della Banca centrale a restare rilevante nell’era digitale e le banche a restare al centro del sistema dei pagamenti. La stabilità finanziaria – ha ricordato – richiede un asset privo di rischio per il regolamento (delle transazioni-ndr) e un forte sistema bancario per distribuirlo”.


Il tema dell’adozione di un euro digitale a livello di Bce e di Eurosistema delle banche centrali era oggetto di discussione e dibattito già prima del dirompente ordine esecutivo di Trump. E’ contenuto nel dispositivo che afferma di voler assicurare “la leadership (Usa) sulla sulle tecnologie finanziarie digitali”. E dispone in modo non equivoco che viene “proibito alle agenzie federali qualunque azione per stabilire, emettere o promuovere valuta digitale della banca centrale (Cbdc)”. Finora i lavori per procedere verso l’euro digitale sono andati avanti a livello della Bce e della Commissione europea, mentre sono sembrati avanzare più a rilento a livello di Parlamento europeo.


La mossa di Trump potrebbe suggerire agli eurodeputati di soppesare con ulteriore cautela questa partita. O almeno questo è quello che sembrava ventilare il presidente del Cda di Cls quando rimarcava con insistenza il fatto che il sistema finanziario globale resta basato sul dollaro. “Un giorno potrebbe cambiare, ma al momento questa è la realtà e questo significa che per muovere questo sistema su un registro comune temo che dovrà essere col dollaro. E l’ordine esecutivo di Trump è rilevante. Se gli Usa non si muoveranno verso una Cbdc – ha avvertito Leibbrandt – forse dovremmo pensarci un po’”. (fonte immagine: Banque de France).

Mediobanca boccia Mps: Ops ostile e fortemente distruttiva di valore

Mediobanca boccia Mps: Ops ostile e fortemente distruttiva di valoreMilano, 28 gen. (askanews) – Mediobanca passa al contrattacco e boccia senza appello l’Ops lanciata da Mps, ritenendola “ostile” e “fortemente distruttiva” di valore. Ed è scontro aperto con Caltagirone e Delfin: Piazzetta Cuccia stigmatizza i “rilevanti intrecci azionari” dei due soci, azionisti anche del Monte e di Generali, che configurano “una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.


Il cda di Mediobanca, riunito questa mattina dopo l’offerta annunciata venerdì da Siena, ha rigettato l’Ops – con l’astensione dei due consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci, che siedono nel board in rappresentanza di Delfin -, ritenendola “priva di razionale industriale e finanziario” e rivendicando il “brillante avvio” del proprio piano 2023-2026, confermandone gli obiettivi (coi 3,7 mld distribuiti ai soci in tre anni), la visione e la traiettoria. L’istituto guidato da Alberto Nagel argomenta punto per punto, senza sconti, l’offerta di Mps che innanzitutto non ha, secondo Mediobanca, valenza industriale e porterebbe a “un forte indebolimento” del proprio modello di business focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking. L’Ops, sottolinea, “distrugge valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (WM e CIB) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”, con la clientela bancaria e finanziaria e quella large corporate che migrerebbe verso boutique specializzate o banche estere, così come “le migliori risorse umane del gruppo che ragionevolmente” andranno altrove.


L’Ops, inoltre, è “negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione Mps che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 mld), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”. Dal punto di vista finanziario, scrive Mediobanca, il calo del titolo Mps dopo l’annuncio dell’Ops “ne testimonia la fragilità del corso di borsa, rendendo improbabile il buon esito dell’operazione”. Rispetto al prezzo undisturbed di Mediobanca di 15,23 euro alla chiusura del 23 gennaio, l’offerta basata sul prezzo di borsa di Mps rappresenta infatti: uno sconto del 3% sulla base del prezzo del 27 gennaio, del 7% guardando alla media degli ultimi tre mesi di Mps, del 15% sulla media dei sei mesi e uno sconto del 28% guardando alla media degli ultimi 12 mesi.


Ma è nella parte finale del comunicato che arriva l’affondo verso i due principali soci dell’istituto, Delfin che, sulla base dello stacco del dividendo di novembre, detiene il 20% circa e Caltagirone col 7% del capitale. L’operazione – sottolinea Mediobanca – “è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”. La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni “configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”. In Borsa, Mediobanca e Mps hanno chiuso la seduta in netto calo. Le azioni Mediobanca, dopo i forti guadagni degli ultimi giorni, hanno perso il 4,36% a 15,78 euro, Mps ha continuato la sua discesa (-2,45% a 6,206 euro), ai minimi da fine novembre. Le 2,3 azioni che il Monte offre per ogni azione di Piazzetta Cuccia valgono così oggi 14,2738 euro contro il prezzo implicito di 15,992 euro dell’Ops, portando l’offerta a sconto del 9,5% circa.

Lavoro, Calderone: dati Mezzogiorno grande opportunità per il Paese

Lavoro, Calderone: dati Mezzogiorno grande opportunità per il PaeseRoma, 28 gen. (askanews) – “Come ministro del lavoro raccolgo con soddisfazione i dati Istat sulla crescita dei posti di lavoro in particolare nel Mezzogiorno, con una crescita delle regioni del Sud superiore alla media nazionale”. Lo afferma in una nota il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone.


“Proprio il Sud è la nostra miniera di intelligenze e competenze – prosegue – di lavoratrici e lavoratori che possono dare grande spinta al nostro tessuto produttivo. E’ infatti proprio il Sud la nostra area del paese con maggiore sottoutilizzo della forza lavoro, in particolare femminile, e proprio sul Mezzogiorno stiamo concentrando tantissimi sforzi, come dimostrano i nostri interventi su decontribuzione Sud e ZES. Con le misure di superamento delle logiche di assistenzialismo del recente passato e con gli strumenti più innovativi di cui ci siamo dotati – penso alla piattaforma SIISL partita di recente – vogliamo ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, investire sulla formazione continua e creare sempre più opportunità di lavoro nel mezzogiorno e nel paese intero. Siamo sulla strada giusta, ma c’è ancora tantissimo da fare”.

Bce, stretta banche su prestiti a imprese eurozona (ma non in Italia)

Bce, stretta banche su prestiti a imprese eurozona (ma non in Italia)Roma, 28 gen. (askanews) – È tornata a inasprirsi sul finale dello scorso anno la dinamica del credito bancario per le imprese nell’area euro. Lo riporta la Banca centrale europea sulla base della sua indagine trimestrale, secondo cui i criteri di erogazione per i mutui alle famiglie sono invece rimasti invariati mentre si sono inaspriti quelli sui prestiti al consumo. Nello stesso periodo qualcosa di opposto si è verificato in Italia: un allentamento dei criteri per i prestiti alle imprese e un irrigidimento di quelli sull’erogazione di mutui.


Guardando all’insieme dell’area euro, la domanda di prestiti da parte delle imprese è rimasta debole, mentre quella sui mutui ha continuato a risalire in maniera vigorosa. Il tutto mentre giovedì, dal Consiglio direttivo della stessa Bce è atteso un nuovo taglio ai tassi di riferimento per tutta l’eurozona, per 0,25 punti percentuali con cui i tasso guida – che al momento resta quello sui depositi – scenderebbe al 2,75%. Una mossa che dovrebbe favorire allentamenti delle condizioni di finanziamento.


L’indagine della Bce registra la quota netta di banche che riportano inasprimenti dei criteri di erogazione di credito. Nel caso delle imprese la quota netta di istituti che hanno riportato misure in tal senso è stata pari al 7%, mentre per i mutui alle famiglie secondo la Bce la dinamica è “sostanzialmente invariata”, dato che la quota netta di banche che hanno riportato inasprimenti è stata solo dell’1%. Sui prestiti al consumo questa quota è stata invece del 6%. Le banche si attendono ulteriori inasprimenti sia sui prestiti alle imprese sia sul credito al consumo per il primo trimestre di quest’anno, assieme a un leggero inasprimento sui mutui alle famiglie.


Per quanto riguarda la Penisola, l’indagine viene condotta dalla Banca d’Italia secondo cui nel quarto trimestre del 2024 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono stati lievemente allentati: l’effetto positivo della pressione concorrenziale, recita un comunicato, e della maggiore tolleranza del rischio ha più che compensato l’impatto negativo della maggiore percezione del rischio. I termini e le condizioni generali per i finanziamenti alle imprese sono stati resi più favorevoli mediante una riduzione dei tassi di interesse praticati, anche a seguito dei minori margini applicati dalle banche. I criteri di offerta sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono stati lievemente irrigiditi, prosegue Bankitalia, mentre sono rimasti invariati quelli sui prestiti per il consumo. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono un lieve allentamento dei criteri per il credito alle imprese e un leggero irrigidimento di quelli per il credito al consumo; i criteri applicati ai mutui rimarrebbero invariati. Bankitalia segnala che per la prima volta dal terzo trimestre del 2022, la domanda di prestiti da parte delle imprese è aumentata, riflettendo il maggiore fabbisogno di finanziamenti per investimenti fissi, scorte e capitale circolante, nonché il più basso livello dei tassi di interesse.


La richiesta di prestiti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni ha registrato un nuovo marcato incremento; per il credito al consumo l’aumento è stato più moderato. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti di imprese e famiglie crescerebbe in tutti i comparti. Le condizioni di accesso al finanziamento delle banche sono migliorate, principalmente con riferimento ai depositi sia a breve sia a lungo termine e ai titoli di debito a medio-lungo termine. Nel trimestre in corso le condizioni di accesso alla raccolta non registrerebbero variazioni significative. Nel 2024 le nuove misure normative o di supervisione hanno contribuito a un lieve aumento delle attività ponderate per il rischio. Nell’anno in corso le banche si attendono una ulteriore e significativa crescita delle attività ponderate per il rischio e un moderato incremento del capitale mediante nuove emissioni. Infine, nei sei mesi terminanti nello scorso dicembre la quota di crediti deteriorati (Npl) e gli altri indicatori della qualità del credito non hanno esercitato alcun impatto sulle politiche di offerta. Gli effetti sarebbero nulli anche nel semestre in corso.

Usa, Bessent (Tesoro) vuole dazi universali incrementali su import

Usa, Bessent (Tesoro) vuole dazi universali incrementali su importRoma, 28 gen. (askanews) – Il neo segretario di Stato al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, la cui nomina è stata appena confermata dal Senato, spinge per introdurre un sistema di dazi generalizzati incrementali che partirebbe dal 2,5%, per tutte le importazioni verso gli Usa. Lo riferisce il Financial Times, citando diverse fonti anonime a conoscenza della questione.


Ogni mese questo dazio fisso salirebbe, sempre nella misura del 2,5%, in modo da dare alle imprese il tempo di adattarsi al nuovo quadro e ai Paesi il tempo (e la pressione) per negoziare con Washington. In assenza di specifici accordi, secondo il quotidiano è previsto che i dazi raggiungano il 20%, con tempistiche tuttavia molto più graduali rispetto a quello che era stato precedentemente annunciato dal presidente Usa, Donald Trump, durante la campagna elettorale.


Resta da vedere se il sistema proposto da Bessent sarà avallato da Trump e il quotidiano precisa che non è chiaro se altri esponenti della nuova amministrazione Usa siano favorevoli a questa soluzione.

Mediobanca: Ops di Mps ostile e non concordata, distrugge valore

Mediobanca: Ops di Mps ostile e non concordata, distrugge valoreMilano, 28 gen. (askanews) – Il cda di Mediobanca “rigetta” l’Ops annunciata da Mps su piazzetta Cuccia. Il board, riunitosi oggi, dopo aver esaminato la comunicazione ai sensi dell’art. 102 del Tuf diffusa da Banca Monte dei Paschi di Siena il 24 Gennaio 2025 avente ad oggetto la promozione dell’Ops, ha diffuso un comunicato nel quale si premette che “l’Offerta non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”.


“Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’Offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge – prosegue poi il comunicato – sulla base dell’analisi del comunicato il consiglio di amministrazione di Mediobanca ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.Il comunicato emesso oggi, si legge nella nota, è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci, entrambi in quota alla lista Delfin.


Piazzetta Cuccia, in particolare, ritiene che l`Ops di Mps “non abbia valenza industriale pregiudicando l`identità e il profilo di business del Gruppo
Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore
aggiunto e con evidenti traiettorie di crescit”; che “distrugga
valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile
prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività
(quali il Wealth Management e l`Investment Banking) che
presuppongono l`indipendenza, la reputazione e la professionalità
dei professionisti”; che “sia negativamente caratterizzata dalla
difficoltà a determinare il valore intrinseco dell`azione della
Banca Mps che presenta un patrimonio netto che fronteggia
rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di
contenzioso legale (3,3miliardi), indicatori di rischio peggiori
rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse,
una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Ass. Generali nell`ambito di un`offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.


Lo sottolinea Mediobanca nel comunicato emesso al termine del cda
odierno segnalando l`Ops sull’istituto guidato da Alberto Nagel
annunciata da Mps “è caratterizzata dai rilevanti intrecci
azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti:
in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il
7%(sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024),
in Mps, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps), in Ass. Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%”. 

Mps in Borsa cede -2%: sconto Ops si amplia all’11%, domani cda Mediobanca

Mps in Borsa cede -2%: sconto Ops si amplia all’11%, domani cda MediobancaMilano, 27 gen. (askanews) – Mps e Mediobanca sorvegliate speciali a Piazza Affari, al secondo giorno di test sui mercati dopo l’Ops annunciata all’alba di venerdì dall’istituto senese su Piazzetta Cuccia e che sabato ha ricevuto la benedizione della premier Giorgia Meloni (“Un’operazione di mercato, bene se nascesse il terzo polo”). Il titolo Mps ha continuano a flettere, chiudendo a 6,362 euro (-2%), mentre Mediobanca, dopo i forti rialzi della vigilia, ha guadagnato lo 0,18% a 16,5 euro. Le 2,3 azioni che Mps offre per ogni azione di Piazzetta Cuccia valgono così oggi 14,6326 euro contro il prezzo implicito di 15,992 euro dell’Ops, portando l’offerta carta contro carta a sconto dell’11,3%.


Mediobanca ha convocato ufficialmente il cda per domani mattina per avviare l’esame dell’offerta. L’Ops, non concordata, sarà considerata ostile. La riunione sarà la prima occasione per il board – dove siedono due consiglieri indicati dalla Delfin della famiglia Del Vecchio – per un confronto sull’operazione e iniziare a valutare le possibili contromosse, considerati i vincoli della passivity rule. Intanto, le banche d’affari restano perplesse sull’operazione e nei report odierni hanno continuato a sottolinearne i possibili rischi. “Sebbene i numeri presentati da Mps creino valore sulla carta, riteniamo riteniamo che i rischi di esecuzione e la potenziale perdita di ricavi, dovuta all’interruzione del franchising di Mediobanca nel settore del wealth e dell’investment banking in caso di fusione, mettano a rischio l’utilizzo completo delle DTA previste”, hanno scritto gli analisti di Morgan Stanley.


“Per quanto riguarda le sinergie sui ricavi – ha sottolineato Barclays -, comprendiamo gli angoli di cross-selling menzionati da Mps, ma d’altro canto potrebbero esserci anche sinergie negative, derivanti dal cambio di controllo e dall’impatto che questo ha sui key manager di CIB o sui Financial Advisor per la divisione WM”. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, l’offerta “rappresenta un cambiamento significativo degli investimenti di Mps, precedentemente incentrati sull’impiego di capitale per acquisizioni bolt-on o per aumentare le distribuzioni. Questa inversione di rotta strategica introduce incertezza e può avere un impatto negativo sulla valutazione di Mps”. Inoltre, scrivono, “il potenziale di interruzione delle attività all’interno delle divisioni CIB e WM di Mediobanca rappresenta un rischio per il raggiungimento delle sinergie”. Hsbc ha sottolineato come i due modelli di business diversi sollevino punti interrogativi sui benefici. “L’operazione – si legge nel report odierno – era la meno prevedibile tra le banche italiane, visti i diversi modelli di business delle due banche. Questo ci fa dubitare del livello di sinergie potenziali annunciate, anche in considerazione del rischio di interruzione del franchise CIB di Mediobanca”. Equita, infine, ha alzato il target price di Mediobanca a 18,6 euro e, pur sottolineando come il progetto sia “innovativo e ambizioso”, ha ribadito i rischi potenziali di “dis-sinergie” che potrebbero comportare una diluizione delle caratteristiche distintive di Mediobanca, “rendendo meno visibile l’effettiva creazione di valore”. Il premio offerto, inoltre, “appare modesto, in particolare considerando il ridotto appeal speculativo delle azioni Mps e l’assenza di una componente cash nell’offerta”.

Mps-Mediobanca, Tajani: prevalga libero mercato. Ue: per Siena no vincoli

Mps-Mediobanca, Tajani: prevalga libero mercato. Ue: per Siena no vincoliBruxelles, 27 gen. (askanews) – Nelle operazioni sul settore bancario, “deve sempre prevalere il libero mercato”. E questo vale, in particolare, nel caso specifico della Ops (offerta pubblica di scambio) lanciata da Monte dei Paschi su Mediobanca. Lo ha detto alla stampa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles. “Sono stato il primo – ha ricordato – a dire che bisognava privatizzare la banca Monte Paschi di Siena. Mi hanno dato ragione e credo che si debba andare avanti. Non ho detto quando si deve fare, ma si deve assolutamente completare” l’operazione.


D’altra parte, la portavoce per la Politica di concorrenza della Commissione europea, rispondendo oggi a una domanda specifica di un giornalista, ha spiegato che “dal punto di vista del controllo delle fusioni, l’offerta di Mps nei riguardi di Mediobanca non deve essere notificata alla Commissione”, almeno non necessariamente. Perché, ha continuato, “come sempre, sta alle parti in causa valutare se la transazione debba essere notificata alla Commissione ai sensi delle regole Ue sulle concentrazioni”. La portavoce ha precisato, inoltre, che “a seguito della cessione della maggior parte della partecipazione italiana in Mps, che ha portato alla perdita del controllo sulla banca” da parte del Tesoro, “Mps non è più vincolata al suo impegno di astenersi dalle acquisizioni, ai sensi della decisione della Commissione del 2022 sugli aiuti di Stato”. Questo “le consente di intraprendere le azioni aziendali che riterrà appropriate per perseguire i propri interessi aziendali”, ha concluso la portavoce, dopo aver ricordato che “la Commissione è in stretto e costruttivo contatto con le autorità italiane”.


“Io credo nel libero mercato – ha detto, da parte sua, Tajani – per qualsiasi operazione bancaria che si sia svolta in questi ultimi mesi. Sono sempre stato a favore delle privatizzazioni, non è una novità. Io ho una visione liberale e credo che lo Stato non debba possedere una banca”. “Credo – ha continuato il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia – che lo Stato non debba intervenire nell’economia, se non dando delle regole, se non in caso di emergenza. Questa è la mia visione di leader di un partito liberale, la mia visione liberale dell’economia. Non credo che lo Stato debba possedere banche”, ha insistito.


A un giornalista che chiedeva se su questo sia d’accordo anche il ministero del Tesoro, che è ancora il primo azionista di Mps, Tajani ha replicato: “Ora il Tesoro non è parte prevalente. Io dico soltanto che tutto ciò che si muove in direzione del libero mercato è positivo. Il libero mercato, nella visione che noi abbiamo di economia sociale di mercato”, significa “che il mercato deve avere delle regole. Le istituzioni danno le regole. E se le scelte, anche in iniziative finanziarie, si svolgono nel rispetto delle regole, ben vengano”, ha concluso il ministro.

Euro sale sopra 1,05 dollari per la prima volta da inzio 2025

Euro sale sopra 1,05 dollari per la prima volta da inzio 2025Roma, 27 gen. (askanews) – L’euro si riporta sopra quota 1,05 sul dollaro per la prima volta dall’inizio dell’anno. Il biglietto verde ha iniziato la settimana su una dinamica di moderazione, dopo che nei giorni scorsi il presidente Usa Donald Trump è sembra utilizzare toni più cauti, rispetto a quanto precedentemente previsto, in merito alle dispute commerciali, in particolare verso la Cina.


Nel frattempo, oggi l’indagine dell’Ifo sul clima di fiducia delle imprese in Germania ha evidenziato un rafforzamento superiore alle attese. A metà giornata l’euro si scambia 1,0513 dollari, sui massimi da metà dicembre.