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Stellantis, nel primo trimestre produzione in crescita del 4,8%

Stellantis, nel primo trimestre produzione in crescita del 4,8%


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Stellantis, nel primo trimestre produzione in crescita del 4,8%




















Roma, 7 apr. (askanews) – Nei primi tre mesi dell’anno la produzione negli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis registra un’inversione di tendenza rispetto al trimestre del 2022. Nel periodo gennaio-marzo sono infatti state prodotte, tra autovetture e furgoni commerciali, 188.910 unità contro le 180.174 dell’anno precedente, con una crescita del 4,8%. E’ quanto rileva il report della Fim-Cisl presentato in conferenza stampa a Torino.

La produzione di auto segna un +11,9% pari a 138.210 unità, mentre quello relativo ai veicoli commerciali un calo del 10,6% in termini di volumi pari a circa 6mila unità. Una riduzione, ha spiegato il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano, dovuta allo stop produttivo per la mancanza di materiali. Mentre per le auto si riscontra una crescita di quasi 2mila unità (+1,4%), sono le produzioni dei veicoli commerciali (-29%) a trascinare in negativo la produzione complessiva. Lo stop produttivo di circa 35 turni per mancanza di materiali ha impattato negativamente sulle produzioni dello stabilimento di Sevel (Ch). “I segnali che abbiamo sul fronte forniture sembrano in miglioramento – ha detto Uliano – questo dovrebbe contribuire a migliorare i volumi complessivi nel corso d’anno e con i lanci produttivi a pieno regime potrebbero riportare le produzioni al periodo pre-Covid”. I poli produttivo di Torino e Pomigliano d’Arco (Na) sono le realtà che hanno la crescita maggiore in termini di volumi, grazie alla 500 elettrica e Alfa Romeo Tonale. Anche lo stabilimento di Cassino, con la partenza delle produzioni di Maserati Grecale, sta determinando un contributo importante in termini di volumi.

Stellantis, Fim: nel I trimestre produzione in crescita del 4,8%

Stellantis, Fim: nel I trimestre produzione in crescita del 4,8%


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Stellantis, Fim: nel I trimestre produzione in crescita del 4,8%




















Roma, 7 apr. (askanews) – Nei primi tre mesi dell’anno la produzione negli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis registra un’inversione di tendenza rispetto al trimestre del 2022. Nel periodo gennaio-marzo sono infatti state prodotte, tra autovetture e furgoni commerciali, 188.910 unità contro le 180.174 dell’anno precedente, con una crescita del 4,8%. E’ quanto rileva il report della Fim-Cisl presentato in conferenza stampa a Torino.

La produzione di auto segna un +11,9% pari a 138.210 unità, mentre quello relativo ai veicoli commerciali un calo del 10,6% in termini di volumi pari a circa 6mila unità. Una riduzione, ha spiegato il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano, dovuta allo stop produttivo per la mancanza di materiali. Mentre per le auto si riscontra una crescita di quasi 2mila unità (+1,4%), sono le produzioni dei veicoli commerciali (-29%) a trascinare in negativo la produzione complessiva. Lo stop produttivo di circa 35 turni per mancanza di materiali ha impattato negativamente sulle produzioni dello stabilimento di Sevel (Ch). “I segnali che abbiamo sul fronte forniture sembrano in miglioramento – ha detto Uliano – questo dovrebbe contribuire a migliorare i volumi complessivi nel corso d’anno e con i lanci produttivi a pieno regime potrebbero riportare le produzioni al periodo pre-Covid”. I poli produttivo di Torino e Pomigliano d’Arco (Na) sono le realtà che hanno la crescita maggiore in termini di volumi, grazie alla 500 elettrica e Alfa Romeo Tonale. Anche lo stabilimento di Cassino, con la partenza delle produzioni di Maserati Grecale, sta determinando un contributo importante in termini di volumi.

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Pasqua, Fipe: oltre 6 milioni di clienti attesi nei ristoranti

Pasqua, Fipe: oltre 6 milioni di clienti attesi nei ristoranti


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Pasqua, Fipe: oltre 6 milioni di clienti attesi nei ristoranti




















Roma, 7 apr. (askanews) – Saranno 6,4 milioni gli ospiti dei ristoranti italiani per questa Pasqua 2023, un numero in crescita rispetto al trend registrato lo scorso anno ma soprattutto tornato ai livelli del 2019. A rivelarlo è l’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, che ha pubblicato un’indagine sulle aspettative dei ristoratori italiani per la domenica di Pasqua e il lunedì di Pasquetta.

Nello specifico, il numero delle attività aperte risulta in leggero calo rispetto allo scorso anno, con l’88,2% dei Pubblici Esercizi che ha deciso di rimanere operativo durante il fine settimana di festività. Tra i clienti attesi nelle sale dei ristoranti italiani, la maggior parte è composta da residenti (65%), il 28,2% da turisti provenienti da altre città della Penisola, mentre il 6,8% da visitatori stranieri. Per l’occasione, il 68,2% dei ristoranti prevede un menù degustazione composto da 6 portate a un prezzo medio di 62 euro bevande incluse. Il restante 31,9% offrirà, invece, un menù a la carte a un prezzo medio di 55 euro per tre portate (bevande escluse). Nel complesso, la spesa è stimata in 395 milioni di euro.

In generale, comunque, nel 76,3% dei casi i menù si caratterizzeranno per un forte legame con la tradizione del periodo pasquale. Tra i primi piatti, ad esempio, sarà la pasta fresca a farla da padrone: tagliatelle, ravioli e lasagne saranno i protagonisti della tavola. Tra i secondi non mancherà ovviamente l’agnello, mentre per il fine pasto, oltre ai dolci della tradizione (pastiera, cassata, colomba etc.), andranno per la maggiore anche le mousse, la bavarese o il millefoglie. Le previsioni per il lunedì di Pasquetta sono in linea con il 2022, sia per quanto riguarda il numero delle attività aperte (il 79,5% del totale) sia per il numero di clienti attesi, che viene stimato in 4,9 milioni con il 44,2% rappresentato dai turisti italiani e stranieri. Il menù, a differenza di quanto rilevato per il pranzo di Pasqua, sarà soprattutto a la carte. Una scelta, questa, che riguarda il 71,6% dei ristoranti, mentre per il menu “degustazione”, previsto dal 28,4% dei Pubblici Esercizi, si spenderanno poco più di 60 euro in media. Per il lunedì dell’Angelo, gli analisti di FIPE-Confcommercio stimano in 234 milioni di euro la spesa complessiva. .

“I consumi attesi nella ristorazione per i giorni di Pasqua e Pasquetta confermano il percorso di ripresa che il settore ha intrapreso già dallo scorso anno, come è emerso anche dal Rapporto Annuale presentato da Fipe nei giorni scorsi”, ha dichiarato Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio. “Se, da un lato, questi dati confermano la rinnovata disponibilità degli italiani a concedersi dei momenti di convivialità nonostante le criticità dell’attuale contesto economico e il ritorno del turismo internazionale, dall’altro, – ha spiegato il presidente Stoppani – le sfide per la ristorazione rimangono impegnative, soprattutto sotto l’aspetto della gestione dei costi”.

Siae: confrontati a lungo con Meta ma siamo ancora lontani

Siae: confrontati a lungo con Meta ma siamo ancora lontani


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Siae: confrontati a lungo con Meta ma siamo ancora lontani




















Milano, 6 apr. (askanews) – “Ci siamo confrontati a lungo con Meta sulle rispettive posizioni, ma allo stato attuale siamo ancora lontani dalle precise indicazioni formulate ieri dall’Agcm”. Così Siae in una nota. “Continuiamo comunque a lavorare nell’auspicio di pervenire ad una soluzione condivisa”, conclude la società italiana degli autori ed editori.

Ieri l’Antitrust aveva avviato un’istruttoria nei confronti di Meta per accertare un presunto abuso di dipendenza economica nella negoziazione con Siae della stipula della licenza d’uso, sulle proprie piattaforme, dei diritti musicali.

Appalti, Inarcassa: poca trasparenza e rischio passo indietro

Appalti, Inarcassa: poca trasparenza e rischio passo indietro


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Appalti, Inarcassa: poca trasparenza e rischio passo indietro




















Roma, 6 apr. (askanews) – “Il nuovo Codice dei contratti pubblici, presenta alcuni elementi positivi in tema di digitalizzazione e di organizzazione della pubblica amministrazione ma non possiamo non rilevare un passo indietro per la platea degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti. Rispetto al vecchio codice, il nuovo testo presenta aspetti molto critici che mettono in secondo piano il lavoro e le competenze dei progettisti. Non è stata accolta nessuna delle proposte di modifica suggerita sia da noi sia da altri professionisti della progettazione”. Lo ha detto il Presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta, nel commentare la pubblicazione in gazzetta ufficiale del Codice dei contratti. “Ci aspettavamo un provvedimento equilibrato e attento alla fase progettuale in grado, nel lungo periodo, di poter accompagnare il paese nel processo di riqualificazione del territorio, messa in sicurezza del patrimonio edilizio e soprattutto di cantierizzazione delle nuove opere fondamentali ai fini della crescita e comunque in linea con gli obiettivi del PNRR”, ha proseguito il Presidente. Tra i punti critici evidenziati da Fondazione Inarcassa c’è la riduzione dei livelli di progettazione che, passando da due a tre, impoveriscono la fase di proposta e discussione e rischiano di rendere impossibile la gestione della fase di transizione. Altra questione che non convince del tutto è il ritorno nei servizi di ingegneria e architettura, ma non solo, agli incarichi diretti o comunque una riduzione significativa delle gare pubbliche e delle rotazioni di incarico, andando così a segnare un’inversione di tendenza nella trasparenza delle procedure. “Il ricorso all’appalto integrato rafforza i grandi player a discapito dei professionisti della progettazione. Sono state, inoltre, sottovalutate le criticità mosse dall’ANAC che ha evidenziato quanto che l’appalto integrato non offra garanzie né in termine di snellimento della procedura né in termini di qualità delle proposte progettuali. Poca chiarezza, purtroppo, anche sugli affidamenti gratuiti da parte della PA, che restano possibili in casi eccezionali”, ha aggiunto Fietta. “Il nuovo Codice dei contratti pubblici rischia di non essere funzionale agli obiettivi legati alla modernizzazione e crescita del paese e in particolare a quelli contenuti nel PNRR”, ha concluso il Presidente di Fondazione Inarcassa, Franco Fietta.

Il Fmi prevede il quinquennio di crescita più bassa da 30 anni

Il Fmi prevede il quinquennio di crescita più bassa da 30 anni


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Il Fmi prevede il quinquennio di crescita più bassa da 30 anni – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – L’economia globale ha imboccato il quinquennio di crescita più bassa da trent’anni a questa parte, mentre una ripresa più solida “sfugge” con i crescenti rischi dovuti alle tensioni geopolitiche e il persistere dell’elevata inflazione. “Questo danneggia le prospettive di tutti quanti, specialmente dei paesi e per le persone più vulnerabili”, afferma la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Gerogieva nelle sue dichiarazioni introduttive ad un evento di presentazione delle assemblee primaverili con la Banca mondiale, che si svolgeranno la prossima settimana Washington.

Georgieva ha anticipato qualche dato degli aggiornamenti sulle previsioni del World Economic Outlook, riferendo che ora il Fmi prevede una crescita globale “inferiore al 3% quest’anno” e “attorno al 3% sui prossimi cinque anni: la nostra previsione di medio termine più bassa fin dal 1990”, ha detto. “La crescita resta debole dal punto di vista dei precedenti storici, sia breve che sul medio termine dopo che nel 2022 si è più che dimezzata”, dal 6,1% del 2021, il rimbalzo successivo al tracollo provocato da lockdown e restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid, al 3,4% nel 2022.

Secondo Georgieva si profilano marcate divergenze tra le economie, con una qualche perdita di slancio sulla crescita dei Paesi emergenti a fronte della quale “circa il 90% delle economie avanzate si prevede subiscano un rallentamento quest’anno”. Sui paesi meno sviluppati si prevede una crescita del reddito procapite inferiore a quella delle economie emergenti “e questo rende anche più difficile colmare i divari”, ha proseguito. Il primo ostacolo elencato, sulla strada dell’economia globale, è rappresentato dalla lotta all’inflazione e dalla salvaguardia della stabilità finanziaria. “Fino a quando persistono limitate pressioni finanziarie ci attendiamo che le Banche centrali mantengano la rotta sulla lotta all’inflazione. Allo stesso tempo, ove emergano rischi sulla stabilità finanziaria devono intervenire mediante appropriati approvvigionamenti di liquidità. La questione chiave – ha detto – è monitorare attentamente i rischi nelle banche e nelle istituzioni finanziarie non bancarie, così come le debolezze in settori come l’immobiliare”.

“Le pressioni sul settore bancario, in un contesto di tassi più alti e scarse liquidità mettono in rilievo problemi sulla gestione del rischio in specifiche banche, così come carenze sulla vigilanza”, ha proseguito con un riferimento che, pur senza citarle esplicitamente, sembra chiaramente riguardare la Silicon Valley Bank negli Usa o il Credit Suisse in Svizzera . “Oggi generalmente le banche sono più forti e più resilienti e i policy maker sono stati rapidi a intervenire in maniera ampia nelle ultime settimane. Tuttavia restano preoccupazioni sulle vulnerabilità che potrebbero essere nascoste non solo nelle banche ma anche nella finanza non bancaria: non è il momento di abbassare la guardia”, ha detto.

Il secondo ostacolo è rappresentato dal rafforzamento delle prospettive di crescita. Secondo Georgieva bisognerebbe rafforzare la produttività e il potenziale di espansione delle economie, mentre al tempo stesso serve muoversi sull’economia verde. Su questo ultimo aspetto ha riferito che il Fmi stima che servirebbero 1.000 miliardi di dollari l’anno solo per il settore delle energie rinnovabili. “Queste spese – ha sostenuto – verrebbero ripagate in termini di dividendi di crescita e occupazione”. E proprio mentre le assemblee del Fmi rischiano di sancire ancora di più la frattura tra economie avanzate e giganti emergenti, dopo la spaccatura aperta dalle sanzioni di Usa e Ue e contro la Russia per la guerra in Ucraina, Georgieva sostiene che servirebbe anche “un cambio di passo sulla cooperazione internazionale. I nostri studi mostrano che i costi di una frammentazione commerciale potrebbero raggiungere il 7% del Pil globale. Equivalente al prodotto di Germania e Giappone messi insieme. Se ci si aggiungesse un disaccoppiamento alcuni paesi potrebbero assistere a perdite fino al 12% del Pil. E la frammentazione sui flussi di capitali e sugli investimenti esteri darebbe un altro colpo alle prospettive di crescita globali”, ha detto. Infine il terzo ostacolo: rafforzare la solidarietà e ridurre le disuguaglianze globali. Il Fmi ha stanziato su questo versante circa 300 miliardi di dollari a favore di 96 paesi. Assieme ai programmi su paesi come il Marocco o lo Sri Lanka, Georgieava ha incluso in questo capitolo anche l’Ucraina, su cui però gli interventi sembrano alimentare prevalentemente le spese belliche. Ad ogni modo “voglio assumere un doppio impegno a nome dei paesi membri: aiutare gli Stati a gestire il fardello del debito e assicurare che il Fmi continui ad essere nella posizione di supportarli. Abbiamo più che quadruplicato i nostri prestiti a tassi zero a 24 miliardi di dollari dall’inizio della pandemia. Ora chiediamo ai paesi più ricchi di aiutare a colmare le carenze di finanziamenti sul Poverty Reduction and Growth Trust”.

Patto stabilità, Germania vuole taglio a debito-Pil da 1% l’anno

Patto stabilità, Germania vuole taglio a debito-Pil da 1% l’anno


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Patto stabilità, Germania vuole taglio a debito-Pil da 1% l’anno – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – Il ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner ha fatto recapitare alla Commissione europea una controproposta informale sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita, che imporrebbe obblighi prefissati sulla riduzione dei debiti pubblici che per l’Italia significhrebbero dover effettuare un taglio netto da quasi 20 miliardi di euro l’anno. A riportare dell’iniziativa è Die Welt, che cita un documento informale (non paper) di tre pagine che il governo federale ha inviato alla Commissione.

Secondo il ministero guidato da Lindner le proposte avanzate da Bruxelles sono “inadeguate” e non garantirebbero una appropriata riduzione dei livelli di debito pubblico. Servono quindi “regole di spesa semplici e trasparenti”, con requisiti di taglio del debito più elevati sui paesi più indebitati. Per questo, riporta il quotidiano tedesco, la Germania propone l’obbligo di ridurre il rapporto debito-Pil di almeno un intero punto percentuale l’anno sui paesi più indebitati, fino al raggiungimento della soglia del 60% del Pil, e di almeno mezzo punto percentuale l’anno per gli stati meno indebitati.

Per l’Italia un obbligo simile significherebbe ridurre il debito di circa oltre 19 miliardi di euro l’anno. L’iniziativa giunge dopo che a metà marzo, in occasione dell’Ecofin, Lindner aveva affermato che servivano “ulteriori discussioni” sulla revisione delle regole comuni di Bilancio, dopo che la Commissione Ue aveva formalizzato la sua proposta. Pochi giorni dopo il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel aveva duramente criticato le proposte dell’esecutivo comunitario.

Airbus, raddoppia capacita’ produttiva in Cina

Airbus, raddoppia capacita’ produttiva in Cina


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Airbus, raddoppia capacita’ produttiva in Cina – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – Airbus installerà una seconda linea di assemblaggio di aeromobili a Tianjin, raddoppiando la sua capacità produttiva per gli aeromobili della famiglia A320 sul suolo cinese che dovrebbe entrare in servizio nella seconda metà del 2025. Lo ha annunciato il presidente esecutivo del produttore di aeromobili europeo Guillaume Faury. “Poiché il mercato cinese continua a crescere, ha perfettamente senso per noi produrre localmente per le compagnie aeree cinesi e probabilmente per altri clienti nella regione”, ha aggiunto. L’accordo quadro – secondo quanto scrive Le Figaro – è stato siglato dal capo di Airbus alla presenza del presidente francese Emmanuel Macron e del suo omologo cinese Xi Xinping a Pechino. Airbus ha già una linea di assemblaggio A320 a Tianjin dal 2008, che ha prodotto più di 600 A320. Attualmente produce quattro dispositivi al mese e dovrebbe aumentare a sei entro la fine dell’anno. Una volta che questa nuova linea sarà in servizio, Airbus ne avrà dieci nel mondo: due a Tianjin, due a Mobile negli Stati Uniti, due a Tolosa e quattro ad Amburgo in Germania.

Bce, Lane: se previsioni restano valide a maggio giusto alzare tassi

Bce, Lane: se previsioni restano valide a maggio giusto alzare tassi


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Bce, Lane: se previsioni restano valide a maggio giusto alzare tassi – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – Se le previsioni formulate dai tecnici della Bce a metà marzo dovessero restare sostanzialmente valide alla riunione del consiglio direttivo di inizio maggio “a quel punto un rialzo dei tassi sarà appropriato”. Tuttavia, il capo economista dell’istituzione, Philippe Lane ribadisce che la decisione sarà deliberata sulla base dell’evolversi dei dati. Quindi “piuttosto che chiedermi quale sarà la prossima mossa sui tassi, l’attenzione andrebbe diretta a capire verso dove puntano i dati che pervengono”, ha risposto a una domanda sulla questione durante una intervista a una agenzia di stampa cipriota.

“Vediamo segnali che l’inflazione sta rallentando? – si è chiesto retoricamente – Stiamo, per esempio, vedendo segni che i rialzi dei tassi di interesse stanno riducendo il credito? Stanno portando a minori investimenti, minori consumi, minori pressioni sull’economia e, quindi, minore inflazione?”. “C’è ancora una strada piuttosto lunga tra adesso e la riunione di maggio, che dista circa un mese. Quindi piuttosto che cercare di prevedere ora quali saranno le decisioni di allora la nostra attenzione dovrebbe focalizzarsi sui dati che perverranno -insiste Lane -. Li analizzeremmo fino al giorno della riunione e a quel punto prenderemo una decisione”.

Quanto alla stretta sull’offerta di petrolio decisa a sopresa da diversi Paesi chiave del cartello allargato degli esportatori, l’Opec+, secondo Lane “inverte in qualche modo” la precedente tendenza al ribasso dell’energia, “ma in un contesto” generale che resta “piuttosto negativo”. “Abbiamo assistito a riduzioni molto ampie dei prezzi del gas e la riduzione delle pressioni dall’energia riduce le pressioni sul resto dell’economia. Non è solo un effetto meccanico dei prezzi. Quindi è veramente piuttosto incerto. Questo è il motivo – conclude – per cui l’afflusso di dati è importante, perché è impossibile discutere di così tante possibilità e dobbiamo vedere in un contesto complessivo l’impatto netto di queste dinamiche”.

La prossima riunione operativa di politica monetaria del Consiglio direttivo della Bce si svolgerà il 4 maggio.

Bankitalia: migliorano le aspettative delle imprese sull’economia

Bankitalia: migliorano le aspettative delle imprese sull’economia



</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Bankitalia: migliorano le aspettative delle imprese sull’economia – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – Migliorano le aspettative delle imprese in Italia sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, sospinte dalla ripresa della domanda e dall’attenuarsi delle difficoltà legate agli elevati prezzi dell’energia e all’approvvigionamento di materie prime e input intermedi. Mentre nel primo trimestre i giudizi di peggioramento della situazione economica generale sono divenuti meno diffusi rispetto al trimestre precedente. Lo riporta la Banca d’Italia con l’indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita.

Il sondaggio, condotta tra il 24 febbraio e il 17 marzo 2023 coinvolge imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. Secondo lo studio le valutazioni di peggioramento delle condizioni per investire restano superiori a quelle di miglioramento, ma il saldo è divenuto molto meno negativo che nella precedente rilevazione. Nel frattempo l’accumulazione di capitale proseguirebbe nel 2023 e si assocerebbe a una espansione dell’occupazione nei prossimi tre mesi, spiega Bankitalia.

Le attese sull’inflazione al consumo delle imprese si sono ridotte su tutti gli orizzonti temporali, attestandosi al 6,4 per cento sui 12 mesi e al 5,3 e 4,8 per cento sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni. Sebbene i prezzi di vendita abbiano continuato a crescere a ritmi sostenuti nell’ultimo anno, per la prima volta dalla fine del 2020 le imprese ne prefigurano un rallentamento nei prossimi 12 mesi in tutti i comparti, rileva ancora il sondaggio, ad eccezione di quello dell’edilizia residenziale.