Roma, 28 mar. (askanews) – È stato approvato in Consiglio dei Ministri il codice degli appalti, rivisto e integrato alla luce delle osservazioni delle commissioni parlamentari, che ha il pregio di procedere nella direzione della semplificazione, sburocratizzazione delle procedure e liberalizzazione. E’ quanto riferisce un comunicato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tra le novità una norma che tutela il ‘made in Italy’, In particolare, tra i criteri di valutazione dell’offerta è previsto come premiale il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei paesi UE, rispetto al totale. Una tutela per le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi. Le stazioni appaltanti possono indicare anche i criteri di approvvigionamento dei materiali per rispondere ai più elevati standard di qualità. Tra i criteri premiali la valorizzazione delle imprese, che abbiano sede nel territorio interessato dall’opera. Il nuovo codice, sottolinea il comunicato, mette istituzioni e imprese in grado di lavorare con celerità per fornire beni e servizi ai cittadini. Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi ad un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure (in vigore dal 1°gennaio 2024). Una banca dati degli appalti conterrà le informazioni relative alle imprese, una sorta di carta d’identità digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta. Una norma apprezzabile, sostiene la nota, anche sotto il profilo ambientale. Soggetti appaltanti, ma anche imprese e cittadini avranno disponibili online i dati per garantire trasparenza. Con la liberalizzazione degli appalti sottosoglia, e cioè fino a 5,3 milioni di euro, le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione. Per gli appalti fino a 500 mila euro, allo stesso modo, le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Taglio dei tempi notevole soprattutto per quei piccoli comuni che debbano procedere a lavori di lieve entità che hanno tanta importanza per la vivibilità dei luoghi e il benessere delle proprie comunità. Rivive l’appalto integrato: il contratto potrà quindi avere come oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato. Inoltre, per garantire la conclusione dei lavori, si potrà procedere anche al subappalto cosiddetto a cascata, senza limiti. Nessuna paura per la “firma”: niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità. Tutele simili per la delicata questione dell’illecito professionale. Nella riformulazione del codice si è proceduto ad una razionalizzazione e semplificazione delle cause di esclusione, anche attraverso una maggiore tipizzazione delle fattispecie. In particolare, per alcuni tipi di reato, l’illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari. Una importante innovazione riguarda poi l’introduzione della figura del dissenso costruttivo per superare gli stop degli appalti quando è coinvolta una pluralità di soggetti. In sede di conferenza di servizi l’ente che esprime il proprio no, non solo dovrà motivare, ma soprattutto fornire una soluzione alternativa. Anche la valutazione dell’interesse archeologico, il cui iter, spesso lungo e articolato, rischia di frenare gli appalti, dovrà essere svolta contestualmente alle procedure di approvazione del progetto, in modo da non incidere sul cronoprogramma dell’opera.
Roma, 28 mar. (askanews) – È stato approvato questo pomeriggio in Consiglio dei Ministri il codice degli appalti, rivisto e integrato alla luce delle osservazioni delle commissioni parlamentari, che ha il pregio di procedere nella direzione della semplificazione, sburocratizzazione delle procedure e liberalizzazione. E’ quanto riferisce un comunicato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Tra le novità una norma che tutela il ‘made in Italy’, In particolare, tra i criteri di valutazione dell’offerta è previsto come premiale il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei paesi UE, rispetto al totale. Una tutela per le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi. Le stazioni appaltanti possono indicare anche i criteri di approvvigionamento dei materiali per rispondere ai più elevati standard di qualità. Tra i criteri premiali la valorizzazione delle imprese, che abbiano sede nel territorio interessato dall’opera. Il nuovo codice, sottolinea il comunicato, mette istituzioni e imprese in grado di lavorare con celerità per fornire beni e servizi ai cittadini. Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi ad un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure (in vigore dal 1°gennaio 2024). Una banca dati degli appalti conterrà le informazioni relative alle imprese, una sorta di carta d’identità digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta. Una norma apprezzabile, sostiene la nota, anche sotto il profilo ambientale. Soggetti appaltanti, ma anche imprese e cittadini avranno disponibili online i dati per garantire trasparenza. Con la liberalizzazione degli appalti sottosoglia, e cioè fino a 5,3 milioni di euro, le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione. Per gli appalti fino a 500 mila euro, allo stesso modo, le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Taglio dei tempi notevole soprattutto per quei piccoli comuni che debbano procedere a lavori di lieve entità che hanno tanta importanza per la vivibilità dei luoghi e il benessere delle proprie comunità.
Rivive l’appalto integrato: il contratto potrà quindi avere come oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato. Inoltre, per garantire la conclusione dei lavori, si potrà procedere anche al subappalto cosiddetto a cascata, senza limiti. Nessuna paura per la “firma”: niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità. Tutele simili per la delicata questione dell’illecito professionale. Nella riformulazione del codice si è proceduto ad una razionalizzazione e semplificazione delle cause di esclusione, anche attraverso una maggiore tipizzazione delle fattispecie. In particolare, per alcuni tipi di reato, l’illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari. Una importante innovazione riguarda poi l’introduzione della figura del dissenso costruttivo per superare gli stop degli appalti quando è coinvolta una pluralità di soggetti. In sede di conferenza di servizi l’ente che esprime il proprio no, non solo dovrà motivare, ma soprattutto fornire una soluzione alternativa. Anche la valutazione dell’interesse archeologico, il cui iter, spesso lungo e articolato, rischia di frenare gli appalti, dovrà essere svolta contestualmente alle procedure di approvazione del progetto, in modo da non incidere sul cronoprogramma dell’opera.
Roma, 28 mar. (askanews) – Via libera del Consiglio dei ministri al decreto bollette che contiene misure a sostegno di famiglie e imprese contro il caro energia e interventi in favore del settore sanitario per 4,9 miliardi di euro. Per il gas, spiega il Ministero dell’economia, è confermata per il secondo trimestre 2023 la riduzione dell’Iva al 5% e l’azzeramento degli oneri di sistema. Prorogata anche l’aliquota Iva ridotta al 5% per il teleriscaldamento e per l’energia prodotta con il gas metano. “In considerazione della riduzione dei prezzi del gas naturale all’ingrosso” il contributo introdotto a favore dei consumatori fino a 5.000 metri cubi è confermato solo per il mese di aprile e sarà in misura ridotta (pari al 35% del valore applicato nel trimestre precedente).
Prorogato fino al 30 giugno anche il bonus sociale, lo sconto sulle bollette di luce e gas per le famiglie con Isee fino a 15mila euro così come il credito d’imposta al 40% e al 45% dedicato alle imprese che nel primo trimestre del 2023 hanno registrato un incremento del prezzo delle bollette di luce e gas superiore al 30% rispetto al primo trimestre del 2019. Tra le novità del decreto, prosegue il Ministero, il nuovo incentivo al risparmio energetico per tutti i cittadini, senza limiti di reddito, che a partire dal prossimo 1 ottobre al 31 dicembre 2023 avranno un contributo a compensazione delle spese di riscaldamento che verrà erogato, in quota fissa e differenziato in base alle zone climatiche.
Per l’anno di imposta 2022 arriva anche un regime di tassazione più favorevole per gli imprenditori agricoli che producono e cedono energia fotovoltaica.
Roma, 28 mar. (askanews) – Nel 2022 i pagamenti senza contanti crescono in quasi tutto il paese, come dimostrano i valori medi sempre più bassi delle transazioni digitali nelle province del Nord, del Centro e del Mezzogiorno. Rispetto al 2021 infatti, lo scontrino medio cashless a livello nazionale è diminuito dell’8%, attestandosi sulla cifra di 40,4 euro: Cagliari è la provincia con lo scontrino medio più basso, pari a 33,5 euro, seguita da Bologna (35 euro) e Caltanissetta (35,1 euro). In fondo alla classifica si posizionano Savona (77,8 euro), Siena (55,7 euro) e Grosseto (51,3 euro), che sono le province con il ticket medio cashless più elevato. I settori in cui gli scontrini digitali sono più bassi sono bar e club (14,9 euro), tabaccherie (21,4 euro) e fast food (22euro), a indicare un maggiore utilizzo di pagamenti digitali anche per spese minori e in esercizi tradizionalmente associati ai contanti. Sono alcuni dei risultati dell’Osservatorio Scontrini Cashless 2023 di SumUp, la fintech leader nel settore dei pagamenti digitali e soluzioni innovative cashless, che ha analizzato i valori degli scontrini medi cashless degli ultimi due anni nelle diverse province italiane. Per trovare gli scontrini medi cashless più bassi – dopo Cagliari, Bologna e Caltanissetta, che occupano il podio della classifica – bisogna recarsi a Lodi (35,9 euro), Livorno (35,8), Taranto (36), Palermo (36), Catania (36,2), Oristano (36,2) e nella provincia di Barletta-Andria-Trani (36,5). Una Top Ten che premia dunque in maggioranza i territori del Sud e Isole, con sole tre province del Centro-Nord del paese. Al di fuori delle prime dieci, le province del Nord con il ticket medio più ridotto sono Genova, in dodicesima posizione con 36,6 euro, Torino, tredicesima con 36,7 euro, e Ferrara, quindicesima con 37,4 euro. La prima città del Centro Italia, dopo Livorno, si trova solo alla 39° posizione, dove si colloca Frosinone (39,6 euro), seguita da Viterbo (40,5 euro) e Latina (40,7 euro), rispettivamente al 50° e 51° posto. “Dall’analisi degli scontrini nelle diverse aree del paese, emerge che l’evoluzione dei pagamenti senza contanti riguarda quasi tutte le province, pur con velocità diverse”, afferma Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp. “La diminuzione dello scontrino medio è uno degli indicatori che meglio rappresenta la crescita del cashless in Italia, perché dimostra che, da un lato, i consumatori sono sempre più abituati a utilizzare metodi di pagamento alternativi al contante anche per piccoli importi e che, dall’altro, gli esercenti sono sempre più disposti a introdurre strumenti digitali per semplificare e velocizzare le operazioni di cassa”.
Roma, 28 mar. (askanews) – Il presidente del ramo di Vigilanza bancaria della Bce, Andrea Enria ha puntato il dito contro il mercato dei Credit Default Swap, dove “nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto e le riforme vediamo che i Cds sono molto opachi e molto liquidi. E dove con pochi milioni puoi spostare gli spread su asset per migliaia di miliardi e contaminare prezzi e, forse, anche i deflussi di depositi”.
“Questo mi preoccupa molto – ha affermato durante una conferenza organizzata dal quotidiano tedesco Handelsblatt – e forse in questi mercati dovremmo avere più trasparenza, il Financial Stability Board” potrebbe intervenire sulle modalità con cui questi mercati operano. Sui casi di Silicon Valley Bank, Credit Suisse e più di recente sulle tensioni di mercato che hanno momentaneamente investito Deutsche Bank “una brutta giornata sulle Borse può sempre capitare. Non è questo a preoccupare quello che preoccupava – ha detto – era il livello di nervosismo che ho percepito sul mercato e tra gli investitori. Il nervosismo sulle banche” nonostante i progressi fatti sul fronte di regole e Vigilanza.
Roma, 28 mar. (askanews) – A marzo 2023 si stima un aumento sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 104,0 a 105,1), sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese che passa da 109,2 a 110,2. Lo ha reso noto l’Istat.
Tutte le serie componenti l’indice di fiducia dei consumatori sono in deciso miglioramento tranne le opinioni sul risparmio. Tra i quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti, il clima economico e quello corrente registrano gli incrementi più consistenti aumentando, rispettivamente, da 114,5 a 117,4 e da 97,6 a 99,5; il clima personale sale da 100,5 a 101,0 mentre il clima futuro cresce in misura marginale (da 113,4 a 113,5). Quanto alle imprese, il clima di fiducia migliora in tutti i comparti indagati seppur con intensità diverse. Nelle costruzioni e, a seguire, nel commercio e nella manifattura si registrano gli incrementi più marcati (da 157,2 a 159,1, da 114,7 a 116,0 e da 103,0 a 104,2 rispettivamente). Nei servizi l’aumento dell’indice di fiducia è più contenuto (da 103,3 a 103,8).
Nell’industria manifatturiera e nelle costruzioni migliorano tutte le componenti dei climi di fiducia. Anche nei servizi si stima un diffuso miglioramento di tutte le variabili, fatta eccezione per i giudizi sull’andamento degli affari nel comparto dei servizi di mercato, che peggiora lievemente, e per quelli sulle vendite nel commercio al dettaglio che rimangono sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso. In base ai giudizi forniti dagli imprenditori sulle condizioni di accesso al credito bancario, a marzo 2023 si stima un peggioramento delle condizioni nella manifattura e nel commercio al dettaglio e un miglioramento nelle costruzioni e nei servizi di mercato.
Roma, 28 mar. (askanews) – L’economia italiana continua a innovare a ritmo sostenuto. Le aziende e gli inventori italiani hanno depositato presso l’Ufficio europeo dei brevetti (EPO – European Patent Office) nel 2022 un totale di 4.864 domande, il secondo numero più alto di sempre, solo leggermente inferiore al record del 2021.
Nonostante il leggero calo del 2022 (2021: 4 920 domande, -1,1%), complessivamente le richieste di brevetti dall’Italia all’EPO restano elevate, grazie al costante aumento registrato nel 2021 (+6,5%) e nel 2020 (+3,4%), anni della pandemia. Negli ultimi cinque anni, le domande di brevetto europeo provenienti dall’Italia sono cresciute complessivamente del 10%. ll Paese si conferma all’undicesimo posto in Europa per domande di brevetto e al quinto posto tra i 27 Paesi dell’Unione europea. I dati dell’Epo, appena pubblicati, segnalano che a livello complessivo, l’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) ha ricevuto 193.460 domande nel 2022, con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente e stabilendo un nuovo record, come emerge dall’EPO Patent Index 2022 (Indice dei brevetti 2022) presentato oggi.
Il numero di domande di brevetto – un indicatore primario degli investimenti delle aziende in Ricerca e Sviluppo – evidenzia come anche l’anno scorso la spinta all’innovazione è rimasta forte nonostante le incertezze economiche globali e conferma l’attrattiva in costante crescita del mercato europeo. “Stiamo assistendo a una crescita solida e sostenuta delle domande di brevetto per le innovazioni verdi, così come per le tecnologie per l’energia pulita e altri metodi per generare, distribuire o immagazzinare elettricità’, ha dichiarato il Presidente dell’EPO António Campinos. ‘È questa continua spinta all’innovazione che sta guidando la transizione energetica. In contempo, la quarta rivoluzione industriale sta influenzando la nostra vita quotidiana. Si sta facendo strada in diverse aree tecnologiche e industrie, permeando un’ampia gamma di settori, dai trasporti alla salute. Lo dimostra il continuo e forte aumento delle domande di brevetto per le tecnologie digitali e i semiconduttori”.
– FOCUS ITALIA: I PRINCIPALI SETTORI TECNOLOGICI In Italia, l’handling (che comprende le tecnologie di imballaggio) è diventato il primo settore tecnologico per numero di domande di brevetto (384) presentate all’EPO nel 2022 (nonostante il calo del -2,5%).
Il settore del handling ha così superato quello dei trasporti (che include la tecnologia automobilistica), che è sceso al secondo posto, con 362 domande e segnando un calo del 8,8%. L’Italia, con 355 domande di brevetto depositate nel 2022 per la tecnologia legate ai macchinari speciali (un’area che comprende una serie di tecnologie, tra cui le macchine utensili per vari settori industriali e la stampa 3D), ha registrato un aumento del 9,6% rispetto all’anno precedente riuscendo a mantenere di nuovo il quinto posto anche nella classifica europea per settore tecnologico. Infine, il Paese registra un forte aumento di brevetti nel settore farmaceutico con un incremento del 12,3% rispetto al 2021 e nel campo dei macchinari/apparecchi elettrici che vede un aumento del 5,4%, grazie alla spinta verso forme di energia pulita, tra cui le batterie. – COESIA, PIRELLI E CHIESI FARMACEUTICI LE PRIME TRE AZIENDE ITALIANE PER NUMERO DI RICHIESTE DI BREVETTO Nel 2022, con 91 domande, Coesia, società specializzate in soluzioni industriali e di imballaggio altamente innovative, con sede a Bologna, fa il suo ingresso nella classifica e si posiziona al primo posto tra le aziende italiane per numero di domande di brevetto, seguita da Pirelli, (che con 47 richieste passa al 2° posto dal 3° dello scorso anno) e da Chiesi Farmaceutici, biofarmaceutica multinazionale con sede a Parma che ha registrato 42 domande. Nel 2021 il podio delle aziende italiane era composto da Fameccanica, Tobacco GD e Pirelli. (Si noti che i grandi richiedenti del calibro di Stellantis, CNH Industrial NV o STMicroelectronics NV non compaiono in questa classifica in quanto non sono registrati in Italia). OTTO REGIONI ITALIANE TRA LE PRIME 100 IN EUROPA, LA LOMBARDIA SI CONFERMA AL PRIMO POSTO IN ITALIA Sono otto le regioni italiane presenti tra le prime cento europee in base alle domande di brevetto presentate all’EPO nel 2022. La Lombardia è la regione italiana che registra più domande di brevetto nel 2022, attestandosi al 12° posto con 1.547. (grafico: Top European regions at the EPO in 2022). La Lombardia è seguita dall’Emilia-Romagna (24°), il Veneto (32°), il Piemonte (41°), la Toscana (60°), il Lazio (64°), il Friuli-Venezia Giulia (90°) e il Trentino-Alto Adige al 92° posto. Tra tutte, l’Umbria è la regione che ha registrato la crescita più forte (+82,8%), seguita dalla Valle d’Aosta (+62,5%), dalla Basilicata (+33,3%) e dalla Campania (+20,2%). (Chart: Italian regions to EPO in 2022). La Lombardia è l’unica regione italiana che supera le 1000 richieste di brevetto e rappresenta il 31,8% del totale delle domande italiane, seguita dall’Emilia Romagna (16,2%) e dal Veneto (14%). Queste tre regioni rappresentano oltre il 60% di tutte le domande di brevetto dall’Italia all’EPO. TREND GLOBALI: FORTE CRESCITA PER LA CINA E GLI USA, MENO DOMANDE PER LA GERMANIA I cinque Paesi che hanno presentato il maggior numero di domande all’EPO nel 2022 sono stati gli Stati Uniti (con il 25% del totale), la Germania (13%), il Giappone (11%), la Cina (10%) e la Francia (6%). I depositi della Cina sono cresciuti del +15,1% nel 2022 rispetto al 2021 e sono più che raddoppiati negli ultimi cinque anni. Mentre, il tasso di crescita delle domande di brevetto all’EPO provenienti dagli Stati Uniti è stato del +2,9% nel 2022 rispetto al 2021. La Germania, primo Paese europeo in termini di domande di brevetto, ha segnato un meno 4,7% rispetto al 2021, mentre sono cresciute le domande di brevetto provenienti dalla Francia (+1,9%), Svizzera (+5,9%), dai Paesi Bassi (+3,5%) e dal Belgio (+5,0%). Sebbene il numero di domande di brevetto provenienti dai 39 European Patent Organisation countries si sia attestato sullo stesso livello del 2021 (+0,1%), la loro quota sul totale si è ridotta di un punto percentuale, raggiungendo un minimo storico (poco meno del 44%). La quota crescente di domande all’EPO provenienti da Paesi extraeuropei evidenzia comunque l’attrattiva del mercato tecnologico europeo per le aziende di tutto il mondo. BOOM DI DOMANDE DI BREVETTO NELLE TECNOLOGIE DIGITALI, NELLE BATTERIE E NEI SEMICONDUTTORI La comunicazione digitale (con 16.705 nuovi brevetti, in crescita del +11,2% rispetto al 2021) ha registrato ancora una volta il maggior numero di domande di brevetto all’EPO nel 2022, seguito da vicino dalle tecnologie mediche (con 15.683 nuove domande, +1,0%) e dal settore informatico (con 15.193 nuovi domande, +1,8%). L’area macchinari/apparecchi elettrici (con 13.951 nuove domande di brevetto, +18,2%), che comprende le innovazioni legate all’energia pulita, è stata quella che ha registrato la crescita più rapida tra i primi dieci settori tecnologici, grazie al boom delle tecnologie per le batterie. Anche il settore dei semiconduttori (con 4.366, +19,9%) e della tecnologia audiovisiva (con 5.700, +8,1%) hanno registrato una forte crescita, sebbene partissero da una base più ridotta. L’attività brevettuale nel settore farmaceutico ha continuato la sua costante ascesa (con 9.310 nuove domande, +1,0%), seguita dal settore dei trasporti (con 9.272, -2,6%). Inoltre, le biotecnologie (con 8.168, +11,0%) hanno continuato a crescere. HUAWEI AL PRIMO POSTO, MA 1 DOMANDA SU 5 È DI PICCOLE SOCIETÀ Huawei si conferma nuovamente al primo posto quale principale richiedente di brevetti presso l’EPO nel 2022. Al secondo posto si trova LG (salita dal terzo posto del 2021) e al terzo Qualcomm (che passa dal settimo posto del 2021). Chiudono la cinquina Samsung ed Ericsson. La top ten comprende quattro aziende europee, due della Repubblica di Corea, due statunitensi, una cinese e una giapponese. Interessante notare come una percentuale significativa delle domande presentate all’EPO dai Paesi europei proviene da piccole imprese. Nel 2022, il 20% di tutte le domande presentate dai Paesi europei era riferita ad un singolo inventore o una PMI (meno di 250 dipendenti). Un ulteriore 7% è riconducibile ad università e organizzazioni pubbliche di ricerca.
Milano, 27 mar. (askanews) – Chiusura in rialzo per Piazza Affari e le Borse europee, che recuperano, in parte, dalle pesanti perdite di venerdì, innescate dall’ennesima bufera sui titoli bancari. La notizia dell’acquisto da parte di First Citizens Bank di parte degli asset della fallita Silicon Valley Bank sembra aver rasserenato, per il momento, gli investitori sulla salute del settore finanziario. Ma il clima resta volatile. A Milano l’indice Ftse Mib ha guadagnato l’1,22%, a Francoforte il Dax l’1,16%, a Parigi il Cac40 lo 0,9%. Gli indici hanno ripiegato dai massimi di giornata in scia all’andamento contrastato di Wall Street.
A Piazza Affari, tra i titoli principali, non sono stati i titoli bancari a trainare il listino: maglia rosa a Saipem (+3,58%), seguita da Iveco (+3,51%) e Prysmian (+2,92%). Vendite su Diasorin (-4,09%) dopo la diffusione dei conti 2022 su cui ha pesato il calo nelle vendite Covid. Male anche Mps (-3,7%): nel weekend il Mef ha depositato la sua lista per il rinnovo del cda, confermando Luigi Lovaglio amministratore delegato e indicando alla presidenza Nicola Maione. A Francoforte, dopo essere caduta venerdì nel mirino della speculazione e aver perso l’8,5%, il titolo Deutsche Bank ha chiuso in rialzo del 6,3%. Sul mercato obbligazionario, tornano a salire i rendimenti dei titoli di Stato dell’eurozona: il Bund decennale è salito al 2,22%, il Btp a 10 anni al 4,06%, con lo spread a 183 punti.
Milano, 27 mar. (askanews) – Chiusura in rialzo per Piazza Affari e le Borse europee, che recuperano, in parte, dalle pesanti perdite di venerdì, innescate dall’ennesima bufera sui titoli bancari. La notizia dell’acquisto da parte di First Citizens Bank di parte degli asset della fallita Silicon Valley Bank sembra aver rasserenato, per il momento, gli investitori sulla salute del settore finanziario. Ma il clima resta volatile. A Milano l’indice Ftse Mib ha guadagnato l’1,22%, a Francoforte il Dax l’1,16%, a Parigi il Cac40 lo 0,9%. Gli indici hanno ripiegato dai massimi di giornata in scia all’andamento contrastato di Wall Street.
A Piazza Affari, tra i titoli principali, non sono stati i titoli bancari a trainare il listino: maglia rosa a Saipem (+3,58%), seguita da Iveco (+3,51%) e Prysmian (+2,92%). Vendite su Diasorin (-4,09%) dopo la diffusione dei conti 2022 su cui ha pesato il calo nelle vendite Covid. Male anche Mps (-3,7%): nel weekend il Mef ha depositato la sua lista per il rinnovo del cda, confermando Luigi Lovaglio amministratore delegato e indicando alla presidenza Nicola Maione. A Francoforte, dopo essere caduta venerdì nel mirino della speculazione e aver perso l’8,5%, il titolo Deutsche Bank ha chiuso in rialzo del 6,3%. Sul mercato obbligazionario, tornano a salire i rendimenti dei titoli di Stato dell’eurozona: il Bund decennale è salito al 2,22%, il Btp a 10 anni al 4,06%, con lo spread a 183 punti.
Roma, 27 mar. (askanews) – Ci vorranno oltre 6 anni alla Bce per riassorbire le liquidità in eccesso nell’eurozona. E’ la previsione della stessa istituzione, riferita da Isabel Schnabel, componente del Comitato esecutivo in un intervento alla Columbia gli university.
Ma anche procedendo con la manovra di inasprimento quantitativo, che segue oltre 8 anni, all’opposto, di espansione “la mole del nostro bilancio non tornerà ai livelli visti prima della crisi finanziaria”, ha spiegato. E questo perché ci sono elementi che sono al di fuori del controllo della stessa Bce, tra questi la consistenza del numero di banconote in circolazione che ha mostrato una forte crescita a partire dal 2007. Nel 2009, secondo Schnabel “il bilancio aggregato dell’euro sistema sarà comunque tre volte la mole che aveva nel 2007 e dovrà crescere nuovamente, per andare incontro alla domanda di danaro”.
“In definitiva il nostro obbligo di agire in linea con il principio di un’economia di mercato aperta implica che la mole del nostro bilancio debba essere grande solo il necessario per assicurare un approvvigionamento sufficiente di liquidità – ha concluso – e per spingere in modo efficace i tassi di breve termine verso livelli che siano coerenti con gli obiettivi di stabilità dei prezzi sul medio termine”.