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Bonomi: non vorrei che per contrastare l’inflazione la Bce ci porti in recessione

Bonomi: non vorrei che per contrastare l’inflazione la Bce ci porti in recessione


Bonomi: non vorrei che per contrastare l’inflazione la Bce ci porti in recessione – askanews.it



Bonomi: non vorrei che per contrastare l’inflazione la Bce ci porti in recessione – askanews.it


















Firenze, 25 mar. (askanews) – “Vediamo delle politiche della Bce che ci preoccupano, perché, sì, abbiamo vissuto 10 anni di tassi negativi, ci hanno anestetizzato, ma quello che sta facendo la Bce sta andando oltre il giusto contrasto all’inflazione. Non vorrei che per il contrasto all’inflazione si entrasse in recessione. La ricetta era giusta, l’operazione è andata bene, ma il paziente è morto”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso della conferenza nazionale delle Camere di Commercio a Firenze.

“L’inflazione – ha sottolineato Bonomi- la vediamo in calo, purtroppo sui dati scontiamo il picco dei costi dell’energia di agosto scorso. Le statistiche ci penalizzeranno dunque fino ad agosto di quest’anno. Ci aspettiamo una discesa, ma sarà un’inflazione comunque intorno al 5, al 6%”. Parlando poi del Pil il presidente di Confindustria dice che il quadro non è assolutamente nero come “tutti dicevano” l’anno scorso, ma l’Italia è attesa da un preoccupante “rallentamento” nel secondo semestre dell’anno. “Ci aspettiamo un secondo semestre dell’anno in rallentamento e – ha detto Bonomi – i dati della produzione manifatturiera già stanno segnando un rallentamento, ed è un dato importante, perché la produzione manifatturiera fa da traino a tutto il resto”.

“Contrariamente – ha sottolineato Bonomi – a quanto tutti dicevano, noi di Confindustria, sin dall’anno scorso, dicevamo che non vedevamo le cose in maniera così nera. Eravamo ottimisti perché consci della forza del sistema imprenditoriale italiano. E i numeri ci stanno dando ragione ma non bisogna illuderci che questa sia una cosa scontata”. Sul fisco, “come Confindustria continuiamo a chiedere al Governo uno stimolo forte agli investimenti e di sostenere i redditi bassi, col taglio del cuneo fiscale. Bisogna rimettere più soldi in tasca agli italiani, specialmente ai redditi bassi, e lo si può fare solo tagliando le tasse sul lavoro” ha detto Carlo Bonomi. “Dobbiamo sostenere i consumi e, guarda caso, anche i consumi delle famiglie italiane stanno rallentando. Questo Paese non può fare a meno degli investimenti e se noi mettiamo una stretta al credito questo diventa un problema, un passaggio molto delicato”, ha aggiunto Bonomi.

Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino

Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino


Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino – askanews.it



Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino – askanews.it



















Milano, 24 mar. (askanews) – A nove giorni dal crollo del Credit Suisse e a due settimane dal fallimento della Silicon Valley Bank, le banche tornano nella bufera, nonostante gli interventi di salvataggio dei giorni scorsi e le continue rassicurazioni delle autorità sulla tenuta del sistema finanziario. Nel mirino della speculazione oggi Deutsche Bank, colpita pesantemente dalle vendite fin dall’apertura, fino a scendere sotto quota 8 euro. Il titolo ha poi dimezzato il crollo iniziale ma il bilancio finale resta pesante: -8,5% a 8,54 euro, sui minimi da ottobre 2022. A far scattare il sell-off è stato il brusco aumento dei Cds (credit default swap) della banca, ossia il costo dell’acquisto di un’assicurazione per proteggersi dall’insolvenza sul debito, che hanno toccato i massimi degli ultimi 4 anni. Deutsche Bank ha annunciato questa mattina il rimborso di 1,5 miliardi di dollari di bond subordinati Tier 2 con scadenza 2028, mentre ieri due banche minori tedesche – Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank – hanno reso noto di rinunciare al rimborso delle loro obbligazioni AT1, tipologia di bond finite nell’occhio del ciclone con il salvataggio del Credit Suisse.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha respinto il paragone tra Deutsche Bank e Credit Suisse. “Deutsche Bank ha radicalmente modernizzato il suo modello di business e ha riorganizzato la propria attività, è una banca molto redditizia. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”, ha rassicurato al termine del vertice europeo a Bruxelles. La prima banca tedesca ha attraversato anni di scandali e controversie, ma le sue sorti sono migliorate negli ultimi anni dopo un importante programma di ristrutturazione. Dopo 10 trimestri consecutivi di utili, ha chiuso l’esercizio 2022 con un risultato netto di 5,7 miliardi, il più alto dal 2007, e il CET1 ratio al 13,4%. Gli stessi analisti spiegano che non vi è alcuna ragione fondamentale per la reazione eccessiva nei confronti di Deutsche Bank. “E’ vittima di un mercato irrazionale”, hanno commentato gli analisti Citigroup. Il vertice europeo è stata l’occasione per tutti i protagonisti per prendere posizione a difesa del settore bancario europeo. “E’ resistente, con posizioni solide in termini di capitale e liquidità”, hanno dichiarato i leader dei 27 Paesi dell’Ue in una dichiarazione congiunta rilasciata al termine della riunione. Stesse rassicurazioni da parte della presidente della Bce Christine Lagarde. “Il settore dell’area dell’euro è resiliente, perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità – ha detto, secondo quanto riportato da fonti -. E’ forte perché abbiamo applicato tutte le riforme normative concordate a livello internazionale dopo la crisi finanziaria globale”.

Ma le rassicurazioni non sono bastate e le vendite hanno comunque colpito tutto il settore bancario in Europa: a Francoforte Commerzbank ha perso il 5,45%, a Piazza Affari Unicredit il 4,06%, a Parigi SocGen il 6,1%. Alla Borsa di Zurigo Credit Suisse e Ubs hanno ceduto rispettivamente 5,5% e il 3,8% dopo la notizia secondo cui sarebbero sotto esame nell’ambito di un’indagine del Dipartimento di Giustizia Usa per verificare se abbiano aiutato gli oligarchi russi a eludere le sanzioni.

Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche

Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche


Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche – askanews.it



Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – Un altro venerdì nero per la borsa di Milano e per tutte le piazze europee, trascinate al ribasso dal crollo a sorpresa di Deutsche Bank, che ha travolto l’intero comparto bancario Ue. Sia la Bce, con la presidente Christine Lagarde al vertice Ue, sia il premier tedesco Olaf Scholz hanno rassicurato sulla solidità delle banche europee nel primo pomeriggio, rassicurazioni che non sono bastate a provocare una ripresa significativa dei corsi.

A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso in ribasso del 2,23% a 25.892,18 punti, il peggiore in Europa, penalizzato dalla forte presenza delle banche sul listino. Catena di ribassi anche sulle altre piazze, con il Dax tedesco che ha perso il l’1,70%. A Francoforte Deutsche Bank ha chiuso in calo dell’8,65% dopo aver perso il 14% in mattinata. A Londra l’Ftse ha perso l’,126%, a Parigi il Cac l’1,87%. A Milano Bpm, Unicredit e Bper hanno chiuso in ribasso di oltre il quattro per cento. La peggiore del listino è però Iveco che ha chiuso in calo del 5,01%. In controtendenza Diasorin, che ha guadagnato il 3,6%.

Resta il mistero sul motivo per il cui i Cds di Deutsche Bank, lo strumento che indica la propensione del mercato a credere nell’insolvenza di un emittente, siano balzati all’improvviso tra ieri sera e stamani. Gli analisti tendono a ritenere il movimento puramente speculativo, ma il nervosismo, dopo il salvataggio fortunoso di Credit Suisse a opera di Ubs domenica scorsa e i vari fallimenti bancari negli Usa, è ormai alle stelle. Ne beneficiano i titoli di Stato, che segnano un deciso calo dei rendimenti, al 4,01% in chiusura per il Btp decennale, che nel corso della seduta è sceso sotto il 4%. Lo spread sul Bund sale invece a 189 punti base.

Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente

Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente


Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente – askanews.it



Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente – askanews.it



















Bruxelles, 24 mar. (askanews) – Le crisi bancarie che, a partire dagli Usa, stanno comiciando a toccare alcune banche europee, come Credit Suisse, e da oggi anche nell’Eurozona, con la tedesca Deutsche Bank, sono il risultato di “attacchi speculativi” sul mercato; ma bisogna distinguere tra i comportamenti speculativi, e i fondamentali del sistema bancario dell’Eurozona, “che restano sani, sotto una supervisione solida”, che costituisce una situazione “non comparabile” con quella esistente negli Usa o in altre zone. Lo ha sottolineato il presidente francese Emmaneul Macron questo pomeriggio durante la sua conferenza stampa al termine dell’Eurosummit di Bruxelles. “Durante l’Eurosummit stamattina – ha riferito Macron – abbiamo fatto il punto con la presidente della Bce”, Christine Lagarde, “sulla situazione del settore bancario all’esterno delle nostre frontiere. I fondamentali delle banche europee – ha sottolineato – sono solidi, e possiamo felicitarci delle esigenze delle nostre regolamentazioni in materia. Abbiamo imparato la lezione delle crisi passate, e questo vuole dire che l’Eurozona è oggi la zona in cui le banche sono le più solide, perché sono seguite nella maniera più scrupolosa, con i controlli dei tassi bancari di solvibilità e di liquidità” che sono stati decisi “a seguito della crisi finanziaria del 2008-2010”. “Questo contesto – ha continuato il presidente francese – deve incitarci da una parte ad accelerare la costruzione dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, per avere un’Eurozona e un’Unione europea che tutelano il risparmio” e in cui le banche “sono più solide in termini di finanziamento delle loro attività”; d’altra parte, ha aggiunto, abbiamo “una strategia macroeconomica adatta al contesto, e per questo”, come Francia, “sosteniamo le proposte della Commissione europea in materia di governance economica (sulla riforma del Patto di stabilità, ndr) che mi sembrano un punto chiave a questo riguardo”. Rispondendo a una domanda specifica sul rischio di contagio della crisi, vista la caduta in borsa di Deutsche Bank, che ha già avuto un primo impatto su una grande banca francese, la Societé Général, Macron ha osservato: “Credo che ciò che sta succedendo sia abbastanza chiaro: siamo in una situazione molto diversa” rispetto a ciò che succede fuori dall’Ue “perché abbiamo una regolamentazione esigente nell’Eurozona, con una grande trasparenza e i tassi (di liquidità e solvibilità, ndr) che sono seguiti da vicino, con esigenze che sono nettamente superiori a quelle degli Stati Uniti e di altre banche. Uno dei problemi di Credit Suisse, d’altra parte, è stato l’esposizione a certi attivi americani com’è noto”. “Dunque – ha rilevato il presidente francese – non siamo in una situazione comparabile, i fondamentali sono sani. Questo, d’altra parte – ha ricordato -, ha avuto un costo per l’Eurozona in passato, perché siamo stati più esigenti con noi stessi, e ciò ha pesato sul nostro sistema bancario. Dunque, quando c’è una crisi, bisogna saper riconoscere i propri sforzi”. “Quello che succede – ha affermato Macron – è che ci sono degli speculatori che stanno attaccando i Cds (‘Credit Default Swaps’, le polizze assicurative contro i rischi di fallimento bancario, ndr), che li stanno testando; e questo ha avuto stamattina un impatto sui mercati dei capitali. Ma credo – ha concluso il presidente francese – che bisogna saper distinguere tra i comportamenti speculativi, gli attori che cercano di fare soldi a breve termine, e i fondamentali, che restano sani, sotto una supervisione solida che ha mostrato la sua robustezza negli ultimi anni”.

In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili

In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili


In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili – askanews.it



In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – E’ tempo che sulle Camere di commercio si faccia un investimento politico ed istituzionale più deciso, se ne rafforzi il ruolo come organismi autonomi di affiancamento e promozione di chi fa impresa. E’ quanto ha chiesto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio “Progettare il domani con coraggio”, in corso a Firenze alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In poco più di 10 anni in Italia, ha osservato, sono scomparse circa 130 mila imprese guidate da under 35 (-20%), soprattutto nel Centro-Sud. Così oggi le aziende giovanili sono appena l’8,7% del nostro tessuto imprenditoriale. “Non c’è futuro senza un ambiente favorevole alle nuove generazioni”, ha detto Prete. “Occorre rendere più facile ai giovani imprenditori trasformare le idee in realtà produttive: garantire la libertà di iniziativa economica è un valore costituzionalmente tutelato. Su questi punti il sistema camerale può e intende fare molto, per aiutare i giovani a mettersi in proprio, orientandoli già durante il percorso scolastico e aiutandoli poi a mettere in pratica i loro progetti”. “Oggi siamo chiamati a progettare il futuro – ha sottolineato il presidente di Unioncamere – e per farlo occorre coinvolgere le energie di tutti. Dovremo fare scelte coraggiose, di cui assumerci le responsabilità”. Per questo sono stati identificati quattro temi prioritari. Il disallineamento tra formazione e mondo del lavoro genera un considerevole mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal indica che la difficoltà di reperimento nella ricerca di figure professionali è passata dal 26% nel 2019 al 40% nel 2022. Uno spreco, che costa in termini di valore aggiunto delle imprese più di 30 miliardi l’anno. A mancare sono soprattutto i profili Stem, i più richiesti dal mercato. Un dato che penalizza in particolare le donne, meno propense a scegliere questi indirizzi. E’ necessario stimolare e favorire le iniziative imprenditoriali guidate da donne, e le nuove tecnologie abilitanti sono preziose alleate per questa sfida. Esse consentono infatti di connettersi da qualunque luogo all’economia globale, di coniugare meglio i tempi di vita e lavoro, di ampliare la platea di chi lavora. E consentono anche di ridurre i costi e aumentare l’efficienza. Occorre perciò continuare ad affiancare le imprese, in particolare quelle più piccole, a familiarizzare con la digitalizzazione. Le Camere di commercio lo stanno facendo attraverso la rete dei Punti Impresa Digitale, accompagnando oltre 500 mila imprese nel cammino della quarta rivoluzione industriale con migliaia di assessment sulla maturità digitale, con i servizi per la cybersecurity e l’accesso a finanziamenti. Se i Pid nei prossimi tre anni riuscissero ad affiancare altre 250 mila imprese l’impatto sul Pil sarebbe dello 0,9%. Export e turismo – sottolinea Unioncamere – sono traini fondamentali dell’economia italiana. Le piccole imprese hanno però maggiori difficoltà sono sempre meno presenti all’estero. Questo elemento rischia di indebolire il nostro tessuto produttivo oltre che la competitività dell’intera Italia. Le Camere di commercio, insieme alla rete delle Camere italiane all’estero – promotrici dell’italicità nel mondo – possono fare la differenza, perché sono in grado di accompagnare le piccole imprese nei percorsi dell’internazionalizzazione. Bisogna, perciò, rimuovere un provvedimento di qualche anno fa che ha ridotto la possibilità delle Camere di operare su questo fronte, in modo da portare sui mercati internazionali circa 45 mila imprese che sono potenziali esportatrici, con una crescita stimata di circa 40 miliardi di export. Apertura internazionale vuol dire anche turismo. Il sistema camerale vuol contribuire a promuovere anche un turismo sostenibile, attivando i flussi di ritorno degli italiani di seconda e terza generazione. Le Camere di commercio si impegneranno a diffondere le comunità energetiche rinnovabili e, con una rete di Energy Manager, ad orientare le Pmi all’uso più efficiente delle risorse, con l’obiettivo di raggiungere nei prossimi anni 200 mila imprese. Questo avrebbe un impatto sul Pil dello 0,3%. Troppo spesso, ancora, però la sostenibilità è vissuta come un costo dalle imprese, disorientate da una normativa farraginosa. Sul tema della semplificazione l’Unioncamere ha presentato nelle scorse settimane alcune proposte, raccogliendo i suggerimenti di tutte le Associazioni d’impresa, raccolti in un tavolo che opera permanentemente: per evitare sovrapposizioni in tema di controlli, per valorizzare le certificazioni volontarie, puntare sul Fascicolo elettronico d’impresa, gestito dalle Camere di commercio, per evitare la duplicazione degli adempimenti. Se si riuscisse a ridurre di un terzo il tempo che le PMI impiegano per gli adempimenti burocratici, l’impatto sul Pil in un triennio sarebbe dello 0,4%. “Le Camere di commercio sono esse stesse corpi intermedi nel pluralismo della democrazia che assicurano la partecipazione civile ed economica. Sono istituzioni di collegamento tra Stato e mercato, tra locale e globale nel segno della sussidiarietà richiamata nella nostra Costituzione”, ha ricordato il presidente Prete sottolineando che “i prossimi anni saranno cruciali per tutti noi. Le rilevanti risorse messe a disposizione dal Pnrr, dai programmi e dai fondi europei e dal mercato rendono l’obiettivo di uscire dalla bassa crescita degli scorsi decenni alla nostra portata. Occorre perciò coinvolgere le micro, le piccole e medie imprese del Paese nella misura più ampia possibile; facilitare l’afflusso delle risorse finanziarie verso validi progetti di investimento; irrobustire il livello delle competenze manageriali necessarie in un contesto così complesso; sostenere le aggregazioni, il rafforzamento e la crescita delle piccole e medie realtà imprenditoriali in un equilibrio più avanzato tra sostenibilità e competitività. È un autentico progetto Paese per il quale le Camere di commercio si candidano a svolgere un ruolo chiave e fare da pivot, grazie alla prossimità territoriale, alle esperienze maturate, al patrimonio di dati e di conoscenze di cui dispongono”.

Poste, Logistica: premiati i migliori Centri di Smistamento

Poste, Logistica: premiati i migliori Centri di Smistamento


Poste, Logistica: premiati i migliori Centri di Smistamento – askanews.it



Poste, Logistica: premiati i migliori Centri di Smistamento – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – Sono i Centri di Smistamento di Catania, Padova, Bologna e Milano Roserio quelli che hanno raggiunto i migliori risultati nell’implementazione del programma Lean, premiati in un evento dedicato presso la Direzione Centrale romana di Poste Italiane.

Il programma Lean rappresenta una delle leve primarie messe in campo da Poste Italiane per favorire la trasformazione industriale nel sistema postale e per rispondere alle sfide di un mercato logistico in continua evoluzione. L’obiettivo è quello di innovare il mondo della logistica attraverso una nuova metodologia di lavoro, che mette al centro le persone e loro competenze per raggiungere l’eccellenza in ogni fase del processo produttivo, promuovendo la cultura del miglioramento continuo e della qualità.

Il nuovo modello organizzativo prevede una gestione più snella dei processi operativi, una riduzione degli sprechi lungo l’intera filiera logistica, più attenzione alla sicurezza e una maggiore consapevolezza nei dipendenti del proprio ruolo e dell’impatto sul cliente. Si tratta di una metodologia che genera nel complesso maggior benessere dei dipendenti, che sono più motivati e coinvolti nelle attività e sui risultati. Il programma Lean prevede inoltre, lo sviluppo di competenze e conoscenze acquisite attraverso un importante piano di formazione tecnico-specialistica e manageriale volto a promuovere soprattutto nelle persone un nuovo mindset, un cambiamento culturale nel modo gestire i processi e le relazioni organizzative.

Per maggiori informazioni: https://tgposte.poste.it/2023/03/24/centri-di-smistamento-di-poste-lean/”

Eurosummit, Lagarde: sistema bancario Ue solido e resiliente

Eurosummit, Lagarde: sistema bancario Ue solido e resiliente


Eurosummit, Lagarde: sistema bancario Ue solido e resiliente – askanews.it



Eurosummit, Lagarde: sistema bancario Ue solido e resiliente – askanews.it


















Bruxelles, 24 mar. (askanews) – “Il settore bancario dell’area dell’euro è resiliente, perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità”; inoltre, “è forte perché abbiamo applicato tutte le riforme normative concordate a livello internazionale dopo la Crisi finanziaria globale”. Lo ha affermato oggi, secondo fonti Ue, La la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde davati ai leader dei Ventisette, durante l’Eurosummit a Bruxelles.

“I recenti sviluppi ci ricordano quanto sia stato importante migliorare continuamente questi standard normativi. Ora dobbiamo progredire nel completamento dell’Unione bancaria. È inoltre necessario lavorare ulteriormente per creare dei mercati dei capitali veramente europei”, ha sottolineato Lagarde. “Non c’è compromesso tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria. Gli strumenti a nostra disposizione (‘toolbox’, ndr) ci consentono di affrontare i rischi per entrambi” i tipi di stabilità, ha aggiunto la presidente della Bce.

“Sulla stabilità dei prezzi – ha assicurato Lagarde -, siamo decisi a riportare l’inflazione al 2%. Decideremo le tariffe future in base ai dati in arrivo. Sulla stabilità finanziaria, lo strumentario a disposizione della Bce è completamente attrezzato per fornire liquidità al sistema finanziario dell’Eurozona, se necessario”, ha concluso.

Pnrr, Infratel Italia tra prime società pubbliche per risorse assegnate

Pnrr, Infratel Italia tra prime società pubbliche per risorse assegnate


Pnrr, Infratel Italia tra prime società pubbliche per risorse assegnate – askanews.it



Pnrr, Infratel Italia tra prime società pubbliche per risorse assegnate – askanews.it



















Roma, 24 mar. (askanews) – È stata pubblicata la relazione della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). La Relazione si basa sui dati disponibili al 13 febbraio 2023 ed è stata approvata dalle Sezioni riunite in sede di controllo del 16 marzo 2023 e trasmessa da parte del Presidente della Corte dei Conti alle Commissioni Permanenti di Camera e Senato.

Un aspetto nevralgico per il buon funzionamento del PNRR è garantire il monitoraggio della spesa. Complessivamente dei 6 miliardi di euro dei trasferimenti finali erogati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ai soggetti attuatori e realizzatori, alle società pubbliche è stato assegnato il 39% delle risorse (2,3 miliardi). La ricognizione effettuata dalla Corte dei Conti attesta che Infratel Italia è stata destinataria del 19% delle predette risorse, pari a 0.4 miliardi di euro. “La relazione della Corte conferma la velocità con la quale Infratel Italia, su incarico del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, ha impegnato le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza attraverso l’aggiudicazione di tutti i bandi nei tempi previsti” – ha dichiarato l’Amministratore delegato di Infratel Italia Marco Bellezza – “L’obiettivo di Infratel Italia e dei soggetti che si sono aggiudicati le procedure di gara è garantire con rapidità e accuratezza che le risorse disponibili vengano assegnate nei tempi stabiliti. Questa la sfida di Infratel Italia per i prossimi anni.”

Cresce l’occupazione femminile ma i posti stabili restano un miraggio

Cresce l’occupazione femminile ma i posti stabili restano un miraggio


Cresce l’occupazione femminile ma i posti stabili restano un miraggio – askanews.it



Cresce l’occupazione femminile ma i posti stabili restano un miraggio – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – Dalla fine del 2021 l’occupazione femminile è cresciuta fino a raggiungere livelli storicamente elevati. Negli ultimi due anni le donne hanno però occupato solo un terzo dei posti a tempo indeterminato.E’ quanto emerge dall’analisi “Il mercato del lavoro: dati e analisi” realizzata dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro.

Tre anni fa l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 aveva ampliato i divari di genere che caratterizzano il mercato del lavoro italiano. Nel 2020 le donne hanno perso più di 70mila posti di lavoro mentre l’occupazione maschile è aumentata di oltre 60mila unità. Dalla metà del 2021 l’occupazione femminile è invece cresciuta più velocemente, raggiungendo livelli storicamente elevati. Nell’ultimo anno e mezzo le donne hanno contribuito per quasi il 40 per cento alla creazione di posti di lavoro, un valore superiore di 2,5 punti percentuali rispetto al biennio 2018-19. Queste dinamiche sono in gran parte dovute ai fenomeni di ricomposizione settoriale. Tra gli uomini, quasi un terzo dei nuovi posti di lavoro creati nel 2021-22 sono stati registrati nelle costruzioni. Il contributo del settore alla crescita complessiva dell’occupazione maschile è praticamente raddoppiato rispetto al 2018-19, erodendo la quota relativa del commercio e dell’industria in senso stretto. Il comparto edile continua invece a incidere solo marginalmente, per circa il 5 per cento, sulle attivazioni nette femminili: tra le donne, oltre la metà dei nuovi impieghi si sono concentrati nel commercio e nel turismo.

Negli ultimi due anni le donne hanno occupato circa la metà dei nuovi impieghi a termine, ma solo un terzo di quelli a tempo indeterminato. Il divario, evidente anche prima della pandemia, è riconducibile alla forte presenza femminile nelle attività di alloggio e ristorazione. In questi comparti più della metà dei posti di lavoro creati sono stati a tempo determinato, a fronte di un quarto nel resto dell’economia.

Deutsche Bank crolla del 10%, impennata dei suoi Cds

Deutsche Bank crolla del 10%, impennata dei suoi Cds


Deutsche Bank crolla del 10%, impennata dei suoi Cds – askanews.it



Deutsche Bank crolla del 10%, impennata dei suoi Cds – askanews.it


















Milano, 24 mar. (askanews) – Banche di nuove nella bufera sui mercati. In particolare, alla Borsa di Francoforte il titolo Deutsche Bank crolla del 10% dopo l’improvvisa impennata dei suoi credit default swap (Cds), ossia il costo per assicurarsi contro la sua insolvenza, che ieri hanno registrato il più grande aumento giornaliero, alimentando così i timori per la tenuta del settore. Anche le sue obbligazioni AT1 hanno subito un forte calo.

E’ di ieri la notizia che due banche tedesche – Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank – hanno rinunciato al rimborso delle loro obbligazioni AT1. A inasprire il sentiment sul settore, anche la notizia di un’indagine statunitense su Credit Suisse (-6,9%) e Ubs (-6,5%), che sarebbero sotto esame nell’ambito di un’indagine del Dipartimento di Giustizia Usa per verificare se abbiano aiutato gli oligarchi russi a eludere le sanzioni.