Roma, 21 mar. (askanews) – Biraghi, azienda di riferimento del settore lattiero caseario, sarà Official Partner delle Nazionali Italiane di calcio per i prossimi 4 anni. L’accordo è stato ufficializzato oggi nel corso di una conferenza stampa che ha avuto luogo presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, alla presenza dell’ Head of Revenues della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) Giovanni Valentini, del Commissario Tecnico della Nazionale Roberto Mancini e del Consigliere d’Amministrazione di Biraghi Claudio Testa.
La partnership – informa una nota – riguarderà tutte le Squadre Nazionali (maschile, femminile, giovanili, futsal, beach soccer ed e-sport) e farà il suo esordio il 23 marzo in occasione dell’incontro Italia – Inghilterra a Napoli. Il celebre marchio Biraghi accompagnerà le squadre a bordo campo, nei backdrop interviste e conferenze stampa e nell’area hospitality ‘Casa Azzurri’. Non è la prima volta che Biraghi sceglie di associare il proprio brand ad importanti eventi sportivi, come la recente sponsorizzazione di due edizioni del Giro d’Italia di ciclismo.
“Accogliamo Biraghi con grande piacere e orgoglio all’interno della nostra famiglia – ha dichiarato Giovanni Valentini, Head of Revenues della FIGC – Siamo felici di condividere il percorso con un’eccellenza italiana come Biraghi, che si fa portatrice di valori che la Federazione condivide: il mantenimento di uno stile di vita sano, la cura dell’alimentazione e la voglia di credere nella crescita dei nostri giovani sia come calciatori e calciatrici che soprattutto come persone” “Ci sentiamo onorati – ha affermato Claudio Testa Consigliere d’amministrazione della Biraghi S.p.A. – di poter essere, per i prossimi quattro anni, al fianco delle Nazionali impegnate a tenere alto nel mondo il nome dell’Italia. E siamo molto orgogliosi di condividere i valori della Maglia Azzurra, nei quali ci riconosciamo completamente. I nostri prodotti potranno dare la giusta carica agli atleti”.
Al termine della conferenza stampa l’Head of Revenues Giovanni Valentini, insieme al CT Roberto Mancini, ha consegnato a Claudio Testa una maglia della Nazionale con il numero 34, a simboleggiare l’anno della fondazione dell’azienda Biraghi (1934), coinciso con il primo grande successo internazionale degli Azzurri.
Bruxelles, 21 mar. (askanews) – Si profila un compromesso tra il governo tedesco e la Commissione europea che potrebbe finalmente sbloccare il regolamento Ue per le nuove auto a zero emissioni di CO2 dal 2035. Con l’astensione della Germania e della Bulgaria, e il voto contrario annunciato dall’Italia e dalla Polonia, il regolamento non aveva potuto essere adottato all’inizio di marzo per la mancanza della maggioranza qualificata necessaria in Consiglio Ue. Una situazione del tutto inusuale, visto che il voto finale del Consiglio doveva essere solo un atto formale, dopo che i governi avevano concordato con il Parlamento europeo un testo di compromesso, con una serie di emendamenti, approvato dalla plenaria di Strasburgo il 14 febbraio scorso.
Il compromesso risolutivo ora potrebbe essere una dichiarazione interpretativa da parte della Commissione, secondo cui l’Esecutivo comunitario si impegnerebbe a presentare una proposta legislativa complementare consentire e regolare la fabbricazione di veicoli con motori a combustione interna (o endotermici) nell’Ue anche dopo il 2035. Questo, però, a condizione che questi motori endotermici del futuro siano alimentati con carburanti a zero emissioni nette, come i cosiddetti E-fuels, i carburanti sintetici derivati dall’idrogeno. Tutto questo era già noto, così come la contrarietà della Commissione a una soluzione giudicata insoddisfacente. La novità di oggi, secondo quanto ha riferito l’agenzia Reuters, è l’aggiunta di un accorgimento tecnico: le auto a combustione interna che dovranno usare carburanti sintetici potranno usare solo carburanti sintetici, e conterranno un dispositivo che le bloccherà se verranno alimentate invece con benzina o gasolio. In pratica sarebbe come mettere nafta in un motore a benzina. Inoltre, non ci sarebbe bisogno di cambiare una virgola nel testo dell’accordo fra l’Europarlamento e il Consiglio. La soluzione, insomma, sembra ora vicina. Il problema, a questo punto, è che una tale soluzione non corrisponderebbe a quanto ha chiesto l’Italia, che vuole poter utilizzare in futuro non solo i carburanti sintetici, come chiedono i tedeschi, ma anche i biocarburanti. La differenza sta nel fatto che non è sicuro e non è stato provato in modo conclusivo, nonostante molti studi, che i biocarburanti siano effettivamente a “zero emissioni nette”: cioè che l’assorbimento del carbonio durante la coltivazione delle piante da cui derivano l’etanolo e il biodiesel compensi pienamente la CO2 emessa durante la produzione industriale e poi la combustione di questi biocarburanti.
In una lettera inviata oggi al vicepresidente esecutivo della Commissione per il Green Deal, Frans Timmermans, i tre ministri italiani responsabili dei Trasporti, dell’Industria dell’ambiente (Matteo Salvini, Adolfo Urso e Gilberto Pichetto) ricordano che “l’Italia ha sponsorizzato (insieme alla Germania) l’utilizzo di carburanti CO2 neutral per consentire immatricolazioni anche dopo il 2035”, ma avvertono poi, significativamente, che l’Italia non accetterebbe “una interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri”, con l’esclusione dei biocarburanti”. E questa non è la posizione della Germania. L’Italia, insomma, potrebbe trovarsi presto davanti al dilemma se accettare una sconfitta per pura testimonianza, votando contro un accordo che, se sostenuto anche dalla Germania, avrebbe i numeri per passare alla maggioranza qualificata, o se fare buon viso a cattivo gioco, votare a favore rivendicando di aver salvato, insieme alla Germania, il futuro del motore endotermico, ma senza poterlo alimentare con i biocarburanti.
Tra l’altro, a Bruxelles si scommette davvero molto poco sui biocarburanti per il futuro. “In generale, la Commissione considera che il contributo dei biocarburanti prodotti da colture di alimenti e mangimi alla decarbonizzazione è limitato, e che perciò il loro uso dovrebbe essere minimizzato” ha detto oggi ad Askanews una fonte qualificata dell’Esecutivo comunitario. “La direttiva sulle energie rinnovabili – ha ricordato – include un tetto per la produzione di biocarburanti basati su colture alimentari, per garantire che vi sia una pressione limitata sui terreni agricoli. La direttiva include dei limiti per poter contabilizzare questi carburanti riguardo agli obiettivi da raggiungere per le rinnovabili. In particolare, per i carburanti convenzionali che hanno un alto impatto indiretto sull’uso dei terreni, è previsto un obbligo di eliminazione progressiva entro il 2030”. La fonte della Commissione ha aggiunto un dettaglio che la dice lunga su quanto sia presa in considerazione a Bruxelles la posizione italiana, al di là della parte in cui coincide con quella tedesca: “Non ho sentito – ha detto – di alcuna conversazione correlata al dibattito sul motore a combustione che riguardi i biocarburanti”.
Il portavoce della Commissione responsabile per Clima ed Energia, Tim McPie, descrivendo i colloqui in corso con il governo tedesco, ha ricordato che “Timmermans ha detto giovedì scorso che dobbiamo assicurare che vi sia una interpretazione dell’accordo sulla legislazione per i veicoli a zero emissioni entro il 2035 che possiamo condividere. C’è una discussione in corso con le autorità tedesche” e Timmermans si è detto “fiducioso che potremmo accordarci su una interpretazione dell’accordo concluso tra i co-legislatori che possa chiarire la questione del ruolo dei carburanti sintetici in futuro. Una questione che è stata posta in una parte dell’accordo stesso”. Il riferimento è al considerando 11 del testo del regolamento concordato tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue, secondo cui “previa consultazione dei portatori di interessi, la Commissione presenterà una proposta relativa all’immatricolazione posteriore al 2035 di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2”. “Le discussioni – ha continuato McPie – sono in corso per assicurare che questo accordo sia poi convertito in un voto positivo nel Consiglio Ue il più presto possibile, ma non facciamo commenti sugli scambi che abbiamo avuto e sui loro dettagli quando le discussioni sono in corso. Quando saremo pronti a comunicare lo faremo”. Rispondo a una domanda sul ruolo dell’Italia in questo negoziato, il portavoce ha poi osservato: “Non sono sicuro che negoziare sia la parola giusta in questo caso. I negoziati hanno avuto luogo tra i co-legislatori e hanno condotto a un accordo che è stato già votato dal Parlamento europeo. Quello che stiamo cercando di fare ora e fornire le necessarie assicurazioni, in particolare alle autorità tedesche sull’interpretazione dell’accordo esistente”. “Speriamo e siamo fiduciosi di raggiungere un’intesa che permetterà agli Stati membri, dando loro le assicurazioni necessarie, di andare avanti in Consiglio Ue e votare l’accordo” ha concluso McPie.
Milano, 21 mar. (askanews) – Seconda seduta di decisi rialzi per le Borse europee mentre sembrano allentarsi le tensioni sul sistema finanziario globale dopo il salvataggio del Credit Suisse da parte di Ubs e l’intervento delle autorità e delle banche centrali, scese in campo per ridare fiducia ai mercati e arginare l’effetto contagio. Oggi il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen, ha dichiarato che, in caso di necessità, è pronta una protezione governativa per le banche più piccole. Maglia rosa Milano, con l’indice Ftse Mib che ha guadagnato il 2,53%, riportandosi a 26.554 punti; a Parigi il Cac40 ha segnato un +1,42%, a Francoforte il Dax +1,77%, a Londra il Ftse100 +1,81%. L’attenzione si sposta ora sulla riunione chiave di domani della Fed, da cui ci si attende un atteggiamento più da “colomba”.
A Piazza Affari, tra i titoli principali, sugli scudi Saipem (+7,57%), seguita da Unicredit (+6,96%), Fineco (+5,41%) e Bper (+4,89%). Alla Borsa di Zurigo, dopo il tracollo di ieri, quando ha lasciato sul terreno il 56%, Credit Suisse ha chiuso in rialzo del 6,4%, mentre Ubs è balzata di oltre l’11%. Sul mercato obbligazionario, dopo la corsa delle ultime sedute, sono in netto rialzo i rendimenti dei titoli di Stato dell’eurozona: il tasso del Bund decennale è salito al 2,27% (+18 pb), il Btp a 10 anni al 4,10% (+13 pb).
Roma, 21 mar. (askanews) – Nell’eurozona non si nascondono casi simili alla Silicon Valley Bank. In sintesi, è il messaggio lanciato dal presidente del ramo di vigilanza bancaria della Bce, Andrea Enria durante una audizione congiunta con l’Eba, l’Autorità bancaria europea, al Parlamento europeo sulla crisi Svb e di altre banche.
Non ci sono banche analoghe nell’Ue “innanzitutto perché le banche che vigiliamo non mostrano le caratteristiche di estremo rischio sui tassi di interesse e di concentrazione su una base di depositi non garantiti che potremmo chiamare business model Svb”, ha affermato. “Generalmente le nostre banche operano con una base di clienti più diversificata. I depositi non garantiti sono una importante fonte di finanziamento anche nell’area euro, ma tendono ad essere rilevanti su banche con modelli di business che sono ben diversificati – ha proseguito – sia sul versante degli attivi sia sulla base delle esposizioni”.
Inoltre nell’eurozona e nell’Ue le banche sono tenute a rispettare dei requisiti patrimoniali sulle liquidità più rigorosi che nel caso della banca californiana.
Roma, 21 mar. (askanews) – Trovata la quadra per salvare i crediti 2022 derivanti da bonus edilizi che senza interventi sarebbero decaduti il prossimo 31 marzo. Nel corso di una riunione tra governo e maggioranza sul decreto crediti, tenuta questa mattina alla Camera, è stata trovata una soluzione che prevede una proroga onerosa al 30 novembre 2023 della comunicazione dell’esercizio dell’opzione di cessione alle banche dei crediti per le spese effettuate nel 2022. Per beneficiare della proroga è richiesto un contributo in quota fissa di 250 euro.
La proroga sarebbe il risultato del combinato disposto di una remissione in bonis da parte dell’Agenzia delle Entrate dei crediti 2022 in scadenza (resa possibile da un cosiddetto ‘comunicato-legge’ del Mef) e della riformulazione di un emendamento da parte del relatore Andrea De Bertoldi (FdI) che darà tempo fino al 30 novembre per comunicare, in sede di dichiarazione dei redditi, la cessione del crediti 2022 alla banca. L’emendamento sarà depositato domattina in Commissione Finanze della Camera, che sta esaminando il decreto crediti, insieme ad una serie di riformulazioni che recepiranno le modifiche parlamentari, su cui è già arrivato il via libera del governo.
Tra queste la proroga del superbonus al per le abitazioni unifamiliari al 30 giugno per chi entro il 30 settembre scorso abbia effettuato almeno il 30% dei lavori. Dovrebbe arrivare anche il via libera alla prosecuzione dello sconto in fattura e della cessione dei crediti per il sismabonus e per i lavori di Iacp e delle Onlus mentre per l’edilizia libera sconto e cessione verranno confermati per i lavori svolti prima dell’entrata in vigore del dl, facendo riferimento al bonifico dell’acconto effettuato ovvero alle autocertificazioni delle parti sulla data certa del contratto.
Milano, 21 mar. (askanews) – Tecnica Group – leader mondiale nelle calzature per l’outdoor e nelle attrezzature per gli sport invernali coi marchi Nordica, Blizzard, Lowa, Moon Boot e Rollerblade – ha chiuso il 2022 con un fatturato di 561 milioni (+21%), un ebitda adjusted a 94,5 milioni (+14%) e un utile consolidato di 45 milioni (+9%).
Per l’azienda veneta si confermano mercati principali l’area DACH (in crescita di circa 30 milioni sul 2021), che rappresenta il 39% delle vendite nette, e il Nord America (+30 mln), che rappresenta il 30% delle vendite nette. Importante la crescita della quota di mercato anche in Italia (+64%) e in Francia (+23%). “Gli ottimi risultati raggiunti da Tecnica Group nel 2022, i migliori della nostra storia, hanno ancora più valore perché raggiunti in un periodo di marcata turbolenza, economica e sociale”, ha commentato il Ceo Giovanni Zoppas. “Il gruppo ha dimostrato nei fatti di sapersi adattare alla complessità del periodo ma allo stesso tempo di essere pronto a cogliere al massimo le opportunità offerte dai mercati. Sono queste caratteristiche di resilienza e reattività, unite ad un portafoglio marchi di assoluta eccellenza, che ci rendono ragionevolmente ottimisti per un futuro che pure si delinea ancora incerto”.
Roma, 21 mar. (askanews) – L’eventuale euro digitale non sarà “programmabile” o con un uso vincolato “a tempo”, non avrà il pieno anonimato dei contanti, anche se potrebbe esserne creata una versione con privacy rafforzata (che al momento la Bce chiama “cash plus”). La ha riferito la presidente della Bce, Christine Lagarde nel corso di un convegno della Banca dei regolamenti internazionali, in cui ha anche sostenuto che i timori sulla privacy e sull’ipotesi che la banca centrale possa trasformarsi in una specie di Grqnde Fratello sono “mal riposti”. E che andrebbero piuttosto indirizzati sulle big tech.
“La gente è particolarmente preoccupata per la sua privacy. C’è l’ansia per una Banca centrale Big Brother, non penso che siano preoccupazioni molto fondate. Una banca centrale – ha detto Lagarde – non ha nessun interesse a usare i dati personali dei clienti delle banche”. “Le banche sono gli intermediari naturali e con un euro digitale opererebbero sulla base di quello che sarebbe richiesto contro il riciclaggio il finanziamento al terrorismo e le regole in generale. La banca centrale non è interessata ai dati e non vuole monetizzarli. Invece ci sono alcune grandi compagnie che sono interessate nella raccolta, la gestione e l’analisi dei dati su vasta scala, per monetizzarli. Quindi penso che l’ansia sia mal riposta rispetto alla Banca centrale e dovrebbe essere più concentrata sull’uso che si fa dei dati personali da parte di alcune grandi compagnie tecnologiche”.
Quanto a alcuni aspetti chiave del contante, l’euro digitale “non sarà mai totalmente anonimo e la protezione della privacy non sarà mai come sul contante. Ed è la ragione per cui il contante ci sarà sempre, se la gente vuole usare il contante su alcune transazioni deve esserci. Ma sarà piuttosto vicino alla completa neutralità. Stiamo anche valutando opzioni come il ‘cash plus’ a cui, su somme limitate potremmo dare un anonimato simile al contante. Lo verificheremo prima di ottobre”, quando il Consiglio direttivo della Bce deciderà se portare avanti i preparativi per la valuta digitale. “Voglio però tracciare un confine chiaro sul concetto di programmabilità. Per noi l’emissione di una valuta digitale, che sarebbe valuta della Banca centrale non sarebbe programmabile: non sarebbe emessa con alcuna limitazione sull’uso e sulla tempistica”, ha affermato la presidente. “Quelli che possono fare questo sono gli intermediari, le banche commerciali. E’ la loro attività e lo sanno come fare. Un euro se è contante o digitale non può essere programmabile”, ha concluso.
Roma, 21 mar. (askanews) – Redditività da record e crediti deteriorati ai minimi storici nelle Banche dell’Ue. Mentre finora “complessivamente il settore si è mostrato molto resiliente allo shock causato dalla guerra, anche più di quanto ci attendessimo in una analisi di vulnerabilità lo scorso maggio”. Lo rileva Andrea Enria, presidente del ramo di Vigilanza bancaria della Bce nel rapporto sul 2022, che presenterà oggi al Parlamento Ue.
Va subito segnalato che le considerazioni di Enria, contenute in una sorta di auto intervista a inizio studio, risalgono al 28 febbraio scorso, secondo quanto precisa la Bce, ben prima quindi che si scatenasse la tempesta di Borse e banche delle ultime sedute. Il coefficiente di solidità patrimoniale per l’insieme del settore Cet1 “si è attestato al 14,7% alla fine del terzo trimestre del 2022, solo leggermente più basso – ha notato – del valore che si era visto a fine 2019”, prima della crisi causata dal lockdown e restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid.
Secondo il capo della vigilanza bancaria della Bce la qualità degli attivi delle banche ha continuato a migliorare, mentre il volume complessivo dei crediti deteriorati “è calato in maniera rilevante a 349 miliardi di euro alla fine di settembre 2022, il valore più basso” da quando è iniziata la serie storica del monitoraggio della vigilanza Bce nel 2015. Intanto la redditività delle banche ha a sua volta segnato un record, in senso positivo con la media di Return on equity del 7,6% per le banche nel terzo trimestre del 2022.
Roma, 21 mar. (askanews) – Peggiora il clima di fiducia nel settore della Finanza in Germania, secondo l’ultima indagine condotta dall’Istituto Zew. A marzo l’indicatore sulle aspettative degli operatori è crollato di 15,1 punti rispetto al mese precedente, portandosi a quota 13 punti, secondo quanto riporta è un comunicato.
La componente sull’attuale situazione dell’economia della Germania ha invece segnato un deterioramento solo marginale, calando di 1,4 punti a quota -46,5 punti. “Attualmente i mercati finanziari internazionali sono sotto forti pressioni. Questo alto livello di incertezza si è riflesso anche su l’indicatore Zew. La valutazione sugli sviluppi degli utili delle banche si è deteriorata considerevolmente, sebbene rimanga positiva”, ha commentato il presidente dell’Istituto, Achim Wanbach.”Le stime l’industria delle assicurazioni sì sono a loro volta deteriorati in maniera rilevante”.
I dati sono ben peggiori delle aspettative medie degli analisti, che tuttavia erano presumibilmente state elaborate prima che si scatenasse la tempesta su mercati e banche la scorsa settimana. Sempre secondo la rilevazione dello Zew, le aspettative dei mercati sugli sviluppi dell’eurozona sono a loro volta calate in maniera rilevante, accadendo di 19,7 punti a quota 10 punti. Le valutazioni sulla situazione attuale dell’economia dell’eurozona sono calate di 3 punti a quota 44 ,6 meno punti.
Roma, 21 mar. (askanews) – In distribuzione persa l’acqua necessaria al fabbisogno di 43 milioni di persone. Nel 2020, rispetto al 2018, i volumi complessivi movimentati nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile diminuiscono di circa un punto percentuale, mentre le perdite in distribuzione (42,2%) non presentano variazioni significative (erano al 42%), confermando ancora lo stato di inefficienza di molte reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile. Lo ha reso noto l’Istat.
Le perdite – ha rilevato l’Istituto – rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e, benché molti gestori del servizio idrico abbiano avviato iniziative per garantire una maggiore capacità di misurazione dei consumi, la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe, dunque, le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.