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Decreto anti-siccità presto in cdm, Pichetto: risorse per 7,8 mld

Decreto anti-siccità presto in cdm, Pichetto: risorse per 7,8 mldRoma, 17 mar. (askanews) – Il decreto sull’emergenza siccità “arriverà presto in consiglio dei ministri, siamo tutti impegnati a definire le azioni da intraprendere con le risorse già stanziate e che secondo una prima stima sarebbero 7,8 miliardi”. Lo afferma il ministro dell’Ambiente e della Transizione Ecologica Gilberto Pichetto Fratin in un’intervista a La Stampa “il razionamento non è mai stato sul tavolo nazionale. Ogni comune o ente territoriale ha la facoltà di prendere questo tipo di decisione sulla base delle esigenze del proprio territorio”.
“Abbiamo la necessità di sfruttare al meglio le nuove tecnologie e avviare una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica – spiega il ministro -. Il decreto conterrà quante più semplificazioni e deroghe possibili per accelerare i lavori essenziali a fronteggiare la siccità”.

Mezzogiorno, Gentiloni: torna centrale come hub energetico dell’Ue

Mezzogiorno, Gentiloni: torna centrale come hub energetico dell’UeRoma, 17 mar. (askanews) – “La possibilità di portare il Mezzogiorno come hub energetico del Mediterraneo non è solo una chiacchiera, ma una realtà che posiamo realizzare, perché posiamo collegare Nord, Sud e Est del Mediterraneo. Ed è evidente che oggi questa prospettiva coinvolge quella politica industriale ora, anche a Bruxelles, ha diritto di cittadinanza”. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Poalo Gentiloni intervenendo al Festival Euromediterraneo dell’economia (Feuromed), organizzato dal Quotidiano del Sud.
“Questa prospettiva – ha detto – deve esser vissuta come una grande prospettiva non solo italiana ma europea, per la nova attenzione che dobbiamo dare alle catene del valore e della logistica”.
“Come sempre capita quando discutiamo del futuro la domanda da farci è se questa volta ci sia una occasione vera, perché sappiamo che di unioni del Mediterranno con le politiche europee si parla da 30 anni. E che la storia di recuperare il divario del Sud ha avuto qualche periodo di successi negli anni 70 e 60, ma complessivamente negli ultimi 30 anni non ha visto successi. Dobbiamo prendere atto che la distanza tra Centro Nord e Mezzogiorno è aumentata – ha proseguito Gentiloni – e la quota di Pil del Mezzogiorno è passata dal 25% al 22% negli ultimi anni, ma anche la distanza tra le due sponde del Mediterraneo è complessivamente cresciuta”.
“Io penso che ci siano due ragioni per dire che l’occasione oggi c’è. La prima è banalmente il tema della disponibilità di risorse: abbiamo una quantità di risorse disponibili per il Mezzogiorno dal Pnrr da qui al 2026 di 86 miliari di euro. Il problema sarà spenderle. Il problema deve avere questa come bussola fondamentale”, ha avvertito Gentiloni.
“Riusciamo ad assorbire questa straordinaria quantità di risorse, che da sola può portare la quota di Pil dal 22 al 23,5%?”. E poi ci sta il tema energia “la guerra ha svelato la dipendenza dal gas russo e la risposta Ue è stata straordinaria, in 10 mesi abbiamo ridotto l’import di gas russo dal 40% a 7%, incredibile. Ma ora sappiamo bene che la strada non è in discesa e che sia sulla diversificazione, che sulle rinnovabili il Mezzogiorno ha un ruolo possibile e importante”.
“Abbiamo una pare consistente dei collegamenti che arrivano nel Mediterraneo nelle Regioni del Mezzogiorno e abbiamo la consapevolezza che sulle rinnovabili già oggi il Mezzogiorno contribuisce per il il 50% alla produzione italiana”.
E sulle nuove politiche industriali Ue, che non sono più “un tabù” secondo Gentiloni “c’è una potenzialità per il Mezzogiorno d’Italia. Qui è cruciale la prospettiva verticale. Veniamo da anni in cui la prospettiva orizzontale e dei rapporti tra noi e la Russia ha dominato le nostre politiche. Ma dobbiamo sapere che il destino che la geografia determina è verticale, verso l’Africa. E’ il rapporto dell’Europa verso l’Africa dove nei prossimi 20 anni avremo miliardi di persone con le sfide demografiche e sociali, una straordinaria prospettiva di restituire centralità al Mediterraneo e quindi al Mezzogiorno. Credo che questa – ha concluso l’eurocommissario – debba essere più che mai una grade prospettiva europea. E al centro di questo un rinnovato protagonismo del Mezzogiorno e del suo capitale umano”.

Commercio estero, Istat: a gennaio export +0,2%, import -3,2% mese

Commercio estero, Istat: a gennaio export +0,2%, import -3,2% meseRoma, 17 mar. (askanews) – A gennaio si stima una crescita congiunturale modesta per le esportazioni (+0,2%) e una flessione per le importazioni (-3,2%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento moderato delle vendite verso l’area extra Ue (+0,8%), mentre le esportazioni verso l’area Ue sono in lieve diminuzione (-0,4%). Lo ha reso noto l’Istat.
Nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023, rispetto al precedente, l’export cresce del 2,9%, l’import diminuisce del 7,7%.
A gennaio 2023, l’export cresce su base annua del 15,3% in termini monetari e del 2,4% in volume. La crescita dell’export in valore è più sostenuta verso i mercati extra Ue (+20,5%) rispetto all’area Ue (+11,3%). L’import registra un incremento tendenziale dell’8,4% in valore – sintesi di un aumento del 17,2% per l’area Ue e di una contenuta flessione per quella extra Ue (-0,7%) – ed è pressochè stazionario in volume (+0,3%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+53,9%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+19,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+17,6%).
Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono: Cina (+137,5%), Francia (+17,1%), Germania (+6,1%), Turchia (+48,2%), Svizzera (+14,4%) e Regno Unito (+16,0%). Le esportazioni verso il Giappone diminuiscono del 13,8%.
A gennaio il saldo commerciale è negativo e pari a -4.194 milioni di euro (-6.520 milioni a gennaio 2022). Il deficit energetico (-7.760 milioni) è di poco superiore rispetto a un anno prima (-7.615 milioni), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 1.095 milioni di gennaio 2022 a 3.566 milioni di gennaio 2023.
I prezzi all’importazione, sempre a gennaio, diminuiscono del 3,5% su base mensile e aumentano del 4,6% su base annua (era +11,3% a dicembre 2022).

Cavalieri lavoro: Laura Colnaghi Calissoni nuovo presidente gruppo lombardo

Cavalieri lavoro: Laura Colnaghi Calissoni nuovo presidente gruppo lombardoMilano, 17 mar. (askanews) – E’ Laura Colnaghi Calissoni, presidente e amministratore delegato del gruppo Carvico, la nuova presidente del gruppo lombardo dei Cavalieri del Lavoro. A eleggerla l’assemblea dei soci lombarda della Federazione nazionale, riunitasi il 15 marzo. Colnaghi Calissoni succede al Cavaliere del lavoro Giovanna Mazzocchi che ha guidato il gruppo nell’ultimo triennio celebrandone, lo scorso autunno, il primo centenario con la mostra Wunderkammer.
“Ringrazio i soci per la fiducia ricevuta e soprattutto il Cavaliere Giovanna Mazzocchi, da cui raccolgo il testimone, per la dedizione con cui ha saputo guidare il nostro gruppo in questi ultimi anni, mai così complessi e delicati. Ho intenzione di portare avanti i progetti già iniziati con le precedenti presidenze e naturalmente dare vita a nuove iniziative ed eventi che possano dare voce alle grandi potenzialità dei componenti del nostro gruppo” ha commentato la neo-presidente.
Nella stessa riunione, l’assemblea ha nominato anche il nuovo consiglio direttivo che risulta composto dai Cavalieri del lavoro Giuseppe Ambrosi, Paola Artioli, Niccolò Branca, Pierluigi Coppo, Linda Gilli, Giacomo Gnutti, Aram Manoukian, Marco Nocivelli, Pierino Persico, Gianfelice Rocca, Dino Tabacchi, Gianluigi Viscardi.
Il gruppo Lombardo dei Cavalieri del lavoro conta oggi 114 soci sui 561 iscritti a livello nazionale (il 21%): i soci sono imprenditori, titolari e manager di aziende, il cui fatturato rappresenta una quota tra il 21% e il 24% del Pil nazionale.

FT: stop Germania bando Ue motori termici investe tutta agenda green

FT: stop Germania bando Ue motori termici investe tutta agenda greenRoma, 17 mar. (askanews) – Con la Germania che all’ultimo si è messa di traverso alla messa al bando europea sui motori a combustione secondo il Financial Times, assieme a prese di posizione analoghe da parte di diversi altri Paesi, tra cui l’Italia sembra venir rimessa in discussione tutta l’agenda europea “green” e sul drastico taglio alle missioni.
Il quotidiano riporta come vi siano ora una molteplicità di settori su cui vari Stati membri intendono ritoccare le regole Ue, dai limiti alle emissioni dei mezzi pesanti, a quelle sui settori industriali, oltre al noto stop sui motori e benzina e diesel dal 2035.
“Se possiamo riaprire il dossier sul motore a combustione, allora perché non anche gli altri?”, chiede retoricamente una fonte diplomatica Ue, citata dal FT mantenendone l’anonimato. Il quotidiano menziona tuttavia diversi esponenti coinvolti nelle trattative, come il socialista danese Niels Fuglsang che parla apertamente di “battaglia” sulla transizione verde: “e non è finita”, riconosce.
Secondo il quotidiano anche Italia e Repubblica Ceca intendono resistere ai nuovi limiti sulle emissioni dei mezzi pesanti, a loro si è aggiunto il Portogallo e lunedì scorso avrebbero chiesto di accettare nell’ambito dei limiti all’emissione anche i carburanti ritenuti puliti (e-fuels).

##Ponte Stretto, dopo quasi 10 anni in stand by riparte la società

##Ponte Stretto, dopo quasi 10 anni in stand by riparte la societàMilano, 16 mar. (askanews) – Dopo quasi 10 anni torna in vita la Società dello Stretto di Messina con l’obiettivo di arrivare al progetto esecutivo per il Ponte entro il 31 luglio del 2024. Era infatti il 15 aprile del 2013 quando con decreto del presidente del Consiglio dei ministri la società venne posta in liquidazione. Il Cdm dell’attuale governo Meloni, ha approvato salvo intese il decreto legge che dispone la revoca dell’atto di liquidazione della società che dovrebbe essere posseduta al 51% dal Mit, con quote per Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria. Si riparte dal progetto definitivo del 2011 che verrà adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali per arrivare a realizzare un ponte lungo 3,2 chilometri.
Soddisfazione è stata espressa dal vicepremier e ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Matteo Salvini che parla di “giornata storica non solo per la Sicilia e la Calabria ma per tutta l’Italia. Dopo cinquant’anni di chiacchere questo Consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa”.
Critiche invece le associazioni ambientaliste, con Legambiente che parla di “inutile opera faraonica” ritenendo più urgente “la partenza di quei cantieri per la transizione ecologica necessari per permettere ai cittadini e alle merci di muoversi in Calabria e Sicilia come in un paese civile e industrializzato e per contribuire alla lotta alla crisi climatica”. Critico anche il Wwf secondo il quale “è fallimentare puntare su un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico-finanziari, come il ponte sullo Stretto di Messina”.
Toni diversi dalla maggioranza. Per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, quello del Ponte sullo Stretto “è un progetto concreto, che rappresenta l’idea di futuro che abbiamo sempre avuto. Già 20 anni fa con il mio governo avevamo pronto il progetto, un’opera strategica che si sarebbe realizzata se la sinistra non fosse intervenuta con la politica dei No. Questa volta non ci fermeranno”.
Soddisfazione anche dal presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, per il quale il Ponte è “un’ opera strategica che da sempre la Sicilia e i siciliani ritengono fondamentale per eliminare il divario tra Nord e Sud e che permetterà alla nostra Isola di avere finalmente un collegamento diretto con l’Italia ed il resto dell’Europa”.
Dall’opposizione invece da registrare la reazione ironica del vicepresidente del Pd, Peppe Provenzano che in tweet scrive: “Un Ponte immaginario (e salvo intese) per far passare l’autonomia differenziata che frantuma l’Italia e affossa il Mezzogiorno”.

Svelata la Ferrari Roma Spider: ‘Nuova dolce vita’ fuori città

Svelata la Ferrari Roma Spider: ‘Nuova dolce vita’ fuori cittàMilano, 16 mar. (askanews) – Svelata a Marrakech (Marocco) la nuova Ferrari Roma Spider, ultima nata della Casa di Maranello. La vettura reinterpreta in chiave contemporanea lo stile italiano degli anni ’50 e ’60, con la novità nel tetto rimovibile in tessuto, soluzione che vede il proprio ritorno nella gamma a motore anteriore del Cavallino Rampante a 54 anni dalla sua gloriosa apparizione sulla 365 GTS4.
La Ferrari Roma Spider, disegnata dal Centro Stile Ferrari sotto la direzione di Flavio Manzoni, “punta a trasferire il concetto di ‘Nuova Dolce Vita’ fuori dagli spazi cittadini”, si legge in una nota.
Il motore della Ferrari Roma Spider fa parte della famiglia di V8 biturbo vincitrice del premio International Engine of the Year per quattro anni consecutivi e nominata nel 2018 Best engine of the last 20 years. Il propulsore da 3855 cm3 eroga 620 cv a 7500 giri/min., equivalenti a 161 cv/l, confermando così le eccezionali doti di potenza e fruibilità raggiunte dal motore della Ferrari Roma, in grado di erogare l’80% della coppia disponibile già a 1900 giri/min.
Il cambio, basato sull’architettura a doppia frizione in bagno d’olio, deriva dalla trasmissione a 8 rapporti introdotta sulla SF90 Stradale. “L’introduzione dell’ottava marcia e il miglioramento dell’efficienza di trasmissione – viene spiegato – permettono una rilevante riduzione dei consumi in utilizzo urbano e autostradale, ottenendo d’altro canto un miglioramento delle prestazioni percepibile nell’utilizzo sportivo”.

Mit: rivviato il percorso per la realizzazione del Ponte sullo Stretto

Mit: rivviato il percorso per la realizzazione del Ponte sullo StrettoRoma, 16 mar. (askanews) – Approvato il Decreto Ponte. Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a un testo che consente l’immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell’opera. Lo si legge in una nota del Mit al termine del cdm che ha approvato il decreto Ponte.
“Rinasce così la Società Stretto di Messina che avrà una nuova e più moderna governance – si legge -. È prevista una solida partecipazione del Mef e del Mit, a conferma dell’importanza che il governo attribuisce al collegamento stabile tra Calabria e Sicilia”.
“In concreto – prosegue -, si riparte dal progetto definitivo del 2011 che verrà adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. Il nuovo iter autorizzativo dovrà bollinare il ponte strallato più lungo al mondo (3,2 chilometri), che rappresenterà il fiore all’occhiello dell’arte ingegneristica italiana. Come ha tenuto a sottolineare il Vicepremier e Ministro Matteo Salvini, si tratta di un’opera fortemente green: consentirà di ridurre l’inquinamento da anidride carbonica, oltre a permettere un consistente risparmio di tempo e denaro a tutti coloro che devono attraversare lo stretto. Infine, sarà motivo di grande attrazione turistica. Salvini ne ha parlato questa mattina anche con i governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani. Il Ponte sarà un volano di crescita infrastrutturale per entrambe le regioni, che infatti avranno un proprio amministratore nel cda della società”.
“Il consiglio dei ministri ha dato il semaforo verde salvo intese – concluso -, il testo sarà disponibile a breve perché sono necessari gli ultimi approfondimenti tecnici”.
Sen

Mef, via libera dal Cdm a delega riforma, riscrive il sistema

Mef, via libera dal Cdm a delega riforma, riscrive il sistema

Nuove regole per semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti

Roma, 16 mar. (askanews) – La delega fiscale approvata dal Consiglio dei Ministri riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni 70. Le nuove regole, operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega, vanno nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni e instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo mirato tra le parti secondo le esigenze di cittadini e imprese. Lo riferisce il Ministero dell’economia e delle finanze in una nota.
Con la riforma dell’Irpef si garantisce l’equità orizzontale, attraverso la riduzione della pressione fiscale, passando da 4 a 3 aliquote e con l’obiettivo della flat tax per tutti. Inoltre viene garantita la razionalizzazione e semplificazione dell’intero sistema Irpef (Redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d’impresa e diversi). La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci) e l’equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti (8174 euro e pensionati 8500 euro).
Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe eo assume. Ci sarà anche una graduale eliminazione dell’Irap. Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva.
Lsa

Italia isolata contro direttiva Ue su emissioni industria allevamenti

Italia isolata contro direttiva Ue su emissioni industria allevamentiBruxelles, 16 mar. (askanews) – Il Consiglio Ue dell’Ambiente ha adottato oggi a Bruxelles la sua posizione negoziale (“orientamento generale”) sulla proposta della Commissione europea per una revisione della direttiva sulle emissioni industriali nell’aria, nell’acqua e negli scarichi dei rifiuti, che comprende anche dei limiti alle emissioni nocive per l’ambiente e per la salute da parte degli allevamenti intensivi.
L’Italia, rappresentata al Consiglio dal ministro dell’Ambiente Gilbetrto Pichetto, è l’unico Stato membro che si è opposto al testo di compromesso proposto la presidenza di turno svedese del Consiglio, mentre un solo altro paese la Bulgaria, si è astenuto.
Intervenendo per riferire la posizione italiana, Pichetto ha detto di “apprezzare e ringraziare” la presidenza di turno svedese “per lo sforzo che è stato fatto, ma non possiamo accogliere – ha sottolineato – il testo così com’è presentato e modificato, in particolare per il settore zootecnico per quanto riguarda la parte degli allevamenti bovini, in quanto le soglie (che limitano le emissioni inquinanti, ndr) per noi non sono accettabili. Confidiamo nei passaggi successivi del ‘trilogo’ (il successivo negoziato a tre con la Commissione e il Parlamento europeo, ndr) ma manteniamo la nostra opposizione”, ha concluso.
Cinque paesi (Olanda, Iralanda, Finlandia, Lussemburgo e Danimarca), pur criticando il compromesso per aver abbassato a un livello “troppo basso” l’ambizione ambientale del testo rispetto alla proposta originaria della Commissione. Anche la Francia e la Polonia hanno espresso delle critiche, ma hanno appoggiato il compromesso.
La direttiva sulle emissioni industriali è il principale strumento dell’Ue che regola l’inquinamento da impianti industriali e allevamenti intensivi, come ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e anidride carbonica. Gli impianti e le aziende agricole su scala industriale sono tenuti a operare in conformità con un’autorizzazione concessa dalle autorità nazionali, utilizzando le migliori tecniche disponibili (Bat) come standard.
Nel loro approccio generale, gli Stati membri hanno modificato la proposta della Commissione per estendere il campo di applicazione della direttiva agli allevamenti intensivi di bestiame. Secondo la proposta della Commissione, la direttiva dovrebbe applicarsi a tutti gli allevamenti industriali con più di 150 unità di bestiame vivo (Uls), che equivalgono a 150 unità per i bovini, con soglie proporzionalmente più alte per gli animali più piccoli.
Il compromesso del Consiglio ha ridotto fortemente queste ambizioni della proposta originaria, fissando la soglia per applicare la direttiva agli allevamenti a 350 Uls, ovvero a un numero di animali vivi superiore a 350 unità per bovini e suini, 350 unità per il pollame e 350 unità per gli allevamenti misti. Sarebbero esclusi gli allevamenti estensivi. Le nuove regole verrebbero applicate progressivamente a partire dalle aziende agricole più grandi.