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Cavalieri lavoro: Laura Colnaghi Calissoni nuovo presidente gruppo lombardo

Cavalieri lavoro: Laura Colnaghi Calissoni nuovo presidente gruppo lombardoMilano, 17 mar. (askanews) – E’ Laura Colnaghi Calissoni, presidente e amministratore delegato del gruppo Carvico, la nuova presidente del gruppo lombardo dei Cavalieri del Lavoro. A eleggerla l’assemblea dei soci lombarda della Federazione nazionale, riunitasi il 15 marzo. Colnaghi Calissoni succede al Cavaliere del lavoro Giovanna Mazzocchi che ha guidato il gruppo nell’ultimo triennio celebrandone, lo scorso autunno, il primo centenario con la mostra Wunderkammer.
“Ringrazio i soci per la fiducia ricevuta e soprattutto il Cavaliere Giovanna Mazzocchi, da cui raccolgo il testimone, per la dedizione con cui ha saputo guidare il nostro gruppo in questi ultimi anni, mai così complessi e delicati. Ho intenzione di portare avanti i progetti già iniziati con le precedenti presidenze e naturalmente dare vita a nuove iniziative ed eventi che possano dare voce alle grandi potenzialità dei componenti del nostro gruppo” ha commentato la neo-presidente.
Nella stessa riunione, l’assemblea ha nominato anche il nuovo consiglio direttivo che risulta composto dai Cavalieri del lavoro Giuseppe Ambrosi, Paola Artioli, Niccolò Branca, Pierluigi Coppo, Linda Gilli, Giacomo Gnutti, Aram Manoukian, Marco Nocivelli, Pierino Persico, Gianfelice Rocca, Dino Tabacchi, Gianluigi Viscardi.
Il gruppo Lombardo dei Cavalieri del lavoro conta oggi 114 soci sui 561 iscritti a livello nazionale (il 21%): i soci sono imprenditori, titolari e manager di aziende, il cui fatturato rappresenta una quota tra il 21% e il 24% del Pil nazionale.

FT: stop Germania bando Ue motori termici investe tutta agenda green

FT: stop Germania bando Ue motori termici investe tutta agenda greenRoma, 17 mar. (askanews) – Con la Germania che all’ultimo si è messa di traverso alla messa al bando europea sui motori a combustione secondo il Financial Times, assieme a prese di posizione analoghe da parte di diversi altri Paesi, tra cui l’Italia sembra venir rimessa in discussione tutta l’agenda europea “green” e sul drastico taglio alle missioni.
Il quotidiano riporta come vi siano ora una molteplicità di settori su cui vari Stati membri intendono ritoccare le regole Ue, dai limiti alle emissioni dei mezzi pesanti, a quelle sui settori industriali, oltre al noto stop sui motori e benzina e diesel dal 2035.
“Se possiamo riaprire il dossier sul motore a combustione, allora perché non anche gli altri?”, chiede retoricamente una fonte diplomatica Ue, citata dal FT mantenendone l’anonimato. Il quotidiano menziona tuttavia diversi esponenti coinvolti nelle trattative, come il socialista danese Niels Fuglsang che parla apertamente di “battaglia” sulla transizione verde: “e non è finita”, riconosce.
Secondo il quotidiano anche Italia e Repubblica Ceca intendono resistere ai nuovi limiti sulle emissioni dei mezzi pesanti, a loro si è aggiunto il Portogallo e lunedì scorso avrebbero chiesto di accettare nell’ambito dei limiti all’emissione anche i carburanti ritenuti puliti (e-fuels).

##Ponte Stretto, dopo quasi 10 anni in stand by riparte la società

##Ponte Stretto, dopo quasi 10 anni in stand by riparte la societàMilano, 16 mar. (askanews) – Dopo quasi 10 anni torna in vita la Società dello Stretto di Messina con l’obiettivo di arrivare al progetto esecutivo per il Ponte entro il 31 luglio del 2024. Era infatti il 15 aprile del 2013 quando con decreto del presidente del Consiglio dei ministri la società venne posta in liquidazione. Il Cdm dell’attuale governo Meloni, ha approvato salvo intese il decreto legge che dispone la revoca dell’atto di liquidazione della società che dovrebbe essere posseduta al 51% dal Mit, con quote per Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria. Si riparte dal progetto definitivo del 2011 che verrà adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali per arrivare a realizzare un ponte lungo 3,2 chilometri.
Soddisfazione è stata espressa dal vicepremier e ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Matteo Salvini che parla di “giornata storica non solo per la Sicilia e la Calabria ma per tutta l’Italia. Dopo cinquant’anni di chiacchere questo Consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa”.
Critiche invece le associazioni ambientaliste, con Legambiente che parla di “inutile opera faraonica” ritenendo più urgente “la partenza di quei cantieri per la transizione ecologica necessari per permettere ai cittadini e alle merci di muoversi in Calabria e Sicilia come in un paese civile e industrializzato e per contribuire alla lotta alla crisi climatica”. Critico anche il Wwf secondo il quale “è fallimentare puntare su un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico-finanziari, come il ponte sullo Stretto di Messina”.
Toni diversi dalla maggioranza. Per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, quello del Ponte sullo Stretto “è un progetto concreto, che rappresenta l’idea di futuro che abbiamo sempre avuto. Già 20 anni fa con il mio governo avevamo pronto il progetto, un’opera strategica che si sarebbe realizzata se la sinistra non fosse intervenuta con la politica dei No. Questa volta non ci fermeranno”.
Soddisfazione anche dal presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, per il quale il Ponte è “un’ opera strategica che da sempre la Sicilia e i siciliani ritengono fondamentale per eliminare il divario tra Nord e Sud e che permetterà alla nostra Isola di avere finalmente un collegamento diretto con l’Italia ed il resto dell’Europa”.
Dall’opposizione invece da registrare la reazione ironica del vicepresidente del Pd, Peppe Provenzano che in tweet scrive: “Un Ponte immaginario (e salvo intese) per far passare l’autonomia differenziata che frantuma l’Italia e affossa il Mezzogiorno”.

Svelata la Ferrari Roma Spider: ‘Nuova dolce vita’ fuori città

Svelata la Ferrari Roma Spider: ‘Nuova dolce vita’ fuori cittàMilano, 16 mar. (askanews) – Svelata a Marrakech (Marocco) la nuova Ferrari Roma Spider, ultima nata della Casa di Maranello. La vettura reinterpreta in chiave contemporanea lo stile italiano degli anni ’50 e ’60, con la novità nel tetto rimovibile in tessuto, soluzione che vede il proprio ritorno nella gamma a motore anteriore del Cavallino Rampante a 54 anni dalla sua gloriosa apparizione sulla 365 GTS4.
La Ferrari Roma Spider, disegnata dal Centro Stile Ferrari sotto la direzione di Flavio Manzoni, “punta a trasferire il concetto di ‘Nuova Dolce Vita’ fuori dagli spazi cittadini”, si legge in una nota.
Il motore della Ferrari Roma Spider fa parte della famiglia di V8 biturbo vincitrice del premio International Engine of the Year per quattro anni consecutivi e nominata nel 2018 Best engine of the last 20 years. Il propulsore da 3855 cm3 eroga 620 cv a 7500 giri/min., equivalenti a 161 cv/l, confermando così le eccezionali doti di potenza e fruibilità raggiunte dal motore della Ferrari Roma, in grado di erogare l’80% della coppia disponibile già a 1900 giri/min.
Il cambio, basato sull’architettura a doppia frizione in bagno d’olio, deriva dalla trasmissione a 8 rapporti introdotta sulla SF90 Stradale. “L’introduzione dell’ottava marcia e il miglioramento dell’efficienza di trasmissione – viene spiegato – permettono una rilevante riduzione dei consumi in utilizzo urbano e autostradale, ottenendo d’altro canto un miglioramento delle prestazioni percepibile nell’utilizzo sportivo”.

Mit: rivviato il percorso per la realizzazione del Ponte sullo Stretto

Mit: rivviato il percorso per la realizzazione del Ponte sullo StrettoRoma, 16 mar. (askanews) – Approvato il Decreto Ponte. Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a un testo che consente l’immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell’opera. Lo si legge in una nota del Mit al termine del cdm che ha approvato il decreto Ponte.
“Rinasce così la Società Stretto di Messina che avrà una nuova e più moderna governance – si legge -. È prevista una solida partecipazione del Mef e del Mit, a conferma dell’importanza che il governo attribuisce al collegamento stabile tra Calabria e Sicilia”.
“In concreto – prosegue -, si riparte dal progetto definitivo del 2011 che verrà adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. Il nuovo iter autorizzativo dovrà bollinare il ponte strallato più lungo al mondo (3,2 chilometri), che rappresenterà il fiore all’occhiello dell’arte ingegneristica italiana. Come ha tenuto a sottolineare il Vicepremier e Ministro Matteo Salvini, si tratta di un’opera fortemente green: consentirà di ridurre l’inquinamento da anidride carbonica, oltre a permettere un consistente risparmio di tempo e denaro a tutti coloro che devono attraversare lo stretto. Infine, sarà motivo di grande attrazione turistica. Salvini ne ha parlato questa mattina anche con i governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani. Il Ponte sarà un volano di crescita infrastrutturale per entrambe le regioni, che infatti avranno un proprio amministratore nel cda della società”.
“Il consiglio dei ministri ha dato il semaforo verde salvo intese – concluso -, il testo sarà disponibile a breve perché sono necessari gli ultimi approfondimenti tecnici”.
Sen

Mef, via libera dal Cdm a delega riforma, riscrive il sistema

Mef, via libera dal Cdm a delega riforma, riscrive il sistema

Nuove regole per semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti

Roma, 16 mar. (askanews) – La delega fiscale approvata dal Consiglio dei Ministri riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni 70. Le nuove regole, operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega, vanno nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni e instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo mirato tra le parti secondo le esigenze di cittadini e imprese. Lo riferisce il Ministero dell’economia e delle finanze in una nota.
Con la riforma dell’Irpef si garantisce l’equità orizzontale, attraverso la riduzione della pressione fiscale, passando da 4 a 3 aliquote e con l’obiettivo della flat tax per tutti. Inoltre viene garantita la razionalizzazione e semplificazione dell’intero sistema Irpef (Redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d’impresa e diversi). La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci) e l’equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti (8174 euro e pensionati 8500 euro).
Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe eo assume. Ci sarà anche una graduale eliminazione dell’Irap. Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva.
Lsa

Italia isolata contro direttiva Ue su emissioni industria allevamenti

Italia isolata contro direttiva Ue su emissioni industria allevamentiBruxelles, 16 mar. (askanews) – Il Consiglio Ue dell’Ambiente ha adottato oggi a Bruxelles la sua posizione negoziale (“orientamento generale”) sulla proposta della Commissione europea per una revisione della direttiva sulle emissioni industriali nell’aria, nell’acqua e negli scarichi dei rifiuti, che comprende anche dei limiti alle emissioni nocive per l’ambiente e per la salute da parte degli allevamenti intensivi.
L’Italia, rappresentata al Consiglio dal ministro dell’Ambiente Gilbetrto Pichetto, è l’unico Stato membro che si è opposto al testo di compromesso proposto la presidenza di turno svedese del Consiglio, mentre un solo altro paese la Bulgaria, si è astenuto.
Intervenendo per riferire la posizione italiana, Pichetto ha detto di “apprezzare e ringraziare” la presidenza di turno svedese “per lo sforzo che è stato fatto, ma non possiamo accogliere – ha sottolineato – il testo così com’è presentato e modificato, in particolare per il settore zootecnico per quanto riguarda la parte degli allevamenti bovini, in quanto le soglie (che limitano le emissioni inquinanti, ndr) per noi non sono accettabili. Confidiamo nei passaggi successivi del ‘trilogo’ (il successivo negoziato a tre con la Commissione e il Parlamento europeo, ndr) ma manteniamo la nostra opposizione”, ha concluso.
Cinque paesi (Olanda, Iralanda, Finlandia, Lussemburgo e Danimarca), pur criticando il compromesso per aver abbassato a un livello “troppo basso” l’ambizione ambientale del testo rispetto alla proposta originaria della Commissione. Anche la Francia e la Polonia hanno espresso delle critiche, ma hanno appoggiato il compromesso.
La direttiva sulle emissioni industriali è il principale strumento dell’Ue che regola l’inquinamento da impianti industriali e allevamenti intensivi, come ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e anidride carbonica. Gli impianti e le aziende agricole su scala industriale sono tenuti a operare in conformità con un’autorizzazione concessa dalle autorità nazionali, utilizzando le migliori tecniche disponibili (Bat) come standard.
Nel loro approccio generale, gli Stati membri hanno modificato la proposta della Commissione per estendere il campo di applicazione della direttiva agli allevamenti intensivi di bestiame. Secondo la proposta della Commissione, la direttiva dovrebbe applicarsi a tutti gli allevamenti industriali con più di 150 unità di bestiame vivo (Uls), che equivalgono a 150 unità per i bovini, con soglie proporzionalmente più alte per gli animali più piccoli.
Il compromesso del Consiglio ha ridotto fortemente queste ambizioni della proposta originaria, fissando la soglia per applicare la direttiva agli allevamenti a 350 Uls, ovvero a un numero di animali vivi superiore a 350 unità per bovini e suini, 350 unità per il pollame e 350 unità per gli allevamenti misti. Sarebbero esclusi gli allevamenti estensivi. Le nuove regole verrebbero applicate progressivamente a partire dalle aziende agricole più grandi.

McDonald’s: 85% nostri fornitori sono italiani, valgono 370 mln

McDonald’s: 85% nostri fornitori sono italiani, valgono 370 mlnMilano, 16 mar. (askanews) – McDonald’s ha lanciato la nuova piattaforma di comunicazione, I’m lovin’ it Italy, attraverso cui racconta i 37 anni di attività in Italia. Oggi la catena di fast food ha come fornitori l’85% aziende italiane, acquista ogni anno 140 mila tonnellate di prodotti provenienti da tutta la Penisola, per un totale di oltre 370 milioni di euro. Tra questi ci sono anche 18 ingredienti Dop e Igp, entrati in assortimento per la prima volta nel 2008 e di cui in 15 anni sono state acquistate 4.600 tonnellate.
La relazione con l’Italia passa anche dal percorso di sostenibilità che McDonald’s ha intrapreso ormai da anni all’interno del proprio sistema, coinvolgendo quindi la propria rete di ristoranti e i propri fornitori: un esempio è l’eliminazione della plastica monouso dal packaging – ogni anno il risparmio è di 1.000 tonnellate – in favore di materiali più sostenibili, come la carta. Le analisi condotte da Comieco hanno dimostrato la piena riciclabilità dei rifiuti di McDonald’s in carta: circa il 90% del packaging realizzato in carta è 100% certificata e riciclabile.
“Crediamo e vogliamo che il nostro impatto positivo sia sempre più rilevante – ha commentato Dario Baroni, amministratore delegato McDonald’s Italia – Ecco perché confermiamo il nostro impegno nell’investire sull’agroalimentare made in Italy, certi che qualità e italianità siano da un lato la chiave giusta per rispondere alle richieste dei nostri clienti, e dall’altro una via solida attraverso cui contribuire alla crescita del Paese”.
“L’attenzione del governo per il cibo, il nostro cibo, non è una mera battaglia ideologica. Proprio in questo senso, la sovranità alimentare passa anche dall’impegno a introdurre prodotti Dop e Igp, come il pomodoro pachino, nei menù di grandi catene commerciali – ha sottolineato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida in occasione della presentazione a Roma – un risultato molto positivo. Investire sulla produzione nazionale e valorizzare le filiere più deboli è fondamentale. Oggi il valore aggiunto è dato dalla qualità”. “La collaborazione con McDonald’s rappresenta una grande opportunità per valorizzare le eccellenze agroalimentari nazionali garantendo ai consumatori l’italianità delle produzioni e dando un giusto reddito economico al lavoro dei nostri imprenditori agricoli”, ha sottolineato Ettore Prandini, presidente Coldiretti. “La collaborazione tra McDonald’s e la filiera agroalimentare italiana ha rappresentato, anche attraverso l’adesione a Filiera Italia, un modello unico e lungimirante. Di chi, come azienda leader nella ristorazione a livello globale, comprende come oggi la vera forza sia consolidare le proprie filiere agricole e produttive, investire insieme per renderle sempre più distintive e competitive. Di come il ruolo di chi unisce migliaia di agricoltori e fornitori a milioni di consumatori sia un ruolo di responsabilità di chi contrasta l’omologazione lavorando, da un lato, per una equa ripartizione del valore aggiunto generato a tutta la filiera e, dall’altro, per rendere accessibile a tutti i consumatori la qualità, sicurezza e distintività dei nostri prodotti e la nostra cultura distintiva”, ha aggiunto Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.

La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo

La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo

“Troppa incertezza” da tempeste Borse. Se necessario interverrà

Roma, 16 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha tirato dritto con il nuovo rialzo dei tassi di interesse da 50 punti base, che aveva preannunciato già dalla riunione del Consiglio direttivo di inizio febbraio. Mentre in riposta alla tempesta finanziaria che ha investito Borse e banche, ha assicurato che se dovesse rendersi necessario sarà pronta a intervenire per garantire la stabilità dei mercati. Ha rimarcato la solidità degli istituti di credito dell’eurozona e, infine, si è astenuta, questo sì, dall’indicare ulteriori mosse sui tassi di interesse.
Ma questo non significa che non intenda alzarli ancora. Vista l’accresciuta incertezza che al momento circonda le prospettive di inflazione “non è possibile a questo punto determinare quale sarà il percorso dei tassi”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde, nella conferenza stampa esplicativa. “Ma se lo scenario previsionale di base si dovesse confermare, abbiamo ancora tanta strada da fare” (in termini di rialzi).
Perché di fondo, secondo la Bce, l’inflazione rischia di “rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. E quindi era giustificato, oggi, operare la nuova stretta, anche in un contesto che sembrava raccomandare maggiore cautela.
La decisione è stata presa “con una ampia maggioranza dal Consiglio direttivo, con 3 o 4 componenti che che non la supportavano, non perché fossero contrari in linea di principio – ha riferito la presidente – ma perché avrebbero preferito avere più tempo per valutare”.
La Bce non dice mai chi abbia votato cosa nel direttorio. Non lo riportano nemmeno i verbali – e su questo Consiglio bisognerà attenderli fino al 20 aprile – ma è un fatto che da settimane, se non mesi, sia il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sia il componente italiano del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, lanciavano richiami ad una maggiore prudenza sulla stretta monetaria.
Ad ogni modo, gli sviluppi sui mercati “accrescono l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni”, riconosce tutto il Consiglio. E, appunto, dalle comunicazioni è quantomeno sparito qualunque riferimento a “intenzioni” sulle mosse future.
Sempre oggi la Bce ha pubblicato le sue previsioni aggiornate su economia e inflazione, ma con un problema rilevante: non tengono conto degli effetti proprio dell’ultima fase di alta tensione dei mercati (sono state completate in precedenza). Quindi, di fatto, già superate, specialmente se la tensione dovesse trascinarsi. Se invece la volatilità dovesse svanire, dopo le misure decise dalla Federal Reserve in risposta al fallimento della Silicon Valley Bank, e della Banca nazionale svizzera, dopo il tracollo del Credit Suisse, allora le cifre fornite oggi potrebbero forse riguadagnare consistenza.
I tecnici della Bce hanno rivisto al rialzo al più 1% l’attesa di crescita dell’area euro di quest’anno, mentre hanno limato al più 1,6% la previsione sia sul 2024, sia sul 2025. Contestualmente hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione al 5,3% quest’anno, al 2,9% sul 2024 e al 2,1% nel 2025. Ma hanno alzato al 4,6% l’attesa sull’inflazione di fondo di quest’anno, cioè sulla crescita dei prezzi senza energia e alimentari. “In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”. Quindi non lontana dal valore obiettivo.
L’istituzione ha anche affermato di esser pronta a “intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. E ha aggiunto che il settore bancario dell’area dell’euro “è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”.
“Anche se si guarda alla composizione dei margini sulle liquidità sono di alta qualità e molto liquidi”, ha rimarcato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. “E c’è un’altra cosa rilevante: le esposizioni ai rischi sono piuttosto limitate e non ci sono concentrazioni di rischi”. Insomma, nell’eurozona non vi è nulla che assomigli a Svb e nulla che faccia presagire un caso simile a Credit Suisse. O almeno così la pensa la Bce.
Infine, non si è parlato, oggi, della manovra di inasprimento “quantitativo” che in parallelo, a ritmi piuttosto blandi, si sta portando avanti riducendo gli stock di titoli, prevalentemente pubblici, in misura di 15 miliardi di euro al mese mediante parziale non rinnovo dei bond che giungono a scadenza. “Abbiamo avuto un sacco di altre cose da discutere”, ha concluso Lagarde.
Per una volta la scelta non ha scatenato ulteriori scossoni sui mercati. Le Borse hanno anzi reagito in positivo e chiuso tutte con rialzi (Milano +1,38%), che recuperano parte dei capitomboli di ieri. Domani si vedrà se la tendenza si confermerà. L’euro ha consolidato i rialzi a 1,0607 dollari in serata. (di Roberto Vozzi).

Credit Suisse, maxi rimbalzo del titolo (+19,15%) con sostegno Authority

Credit Suisse, maxi rimbalzo del titolo (+19,15%) con sostegno AuthorityMilano, 16 mar. (askanews) – Maxi rimbalzo del Credit Suisse alla Borsa di Zurigo – con un incremento del 19,15% a 2,02 Chf e un massimo intra day segnato a 2,25 Chf – dopo il crollo da brivido (-24%) accusato alla vigilia. A sostegno dell’istituto elvetico sono intervenute ieri sera Bns e Finma, rispettivamente la Banca nazionale svizzera e l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari Finma, assicurando di essere pronte e fornire liquidità alla banca se necessario.
Nella notte, la banca ha poi annunciato che prenderà in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri dalla Banca nazionale svizzera. Bns e Finma hanno dichiarato che il Credit Suisse “soddisfa i requisiti patrimoniali e di liquidità imposti alle banche di rilevanza sistemica”.
Allontanato in questo modo il rischio di un contagio sistemico, Credit Suisse ha potuto realizzare il recupero in Borsa. Rispetto a un anno fa, la variazione del titolo mostra comunque un ribasso di oltre il 76%.
Bos