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Bce alza tassi di 50 pb, rifinanziamento al 3,50% top da 2007

Bce alza tassi di 50 pb, rifinanziamento al 3,50% top da 2007Roma, 16 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base, come aveva ripetutamente indicato nelle scorse settimane. In questo modo il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento sale al 3,50%, il livello più elevato che si registri dall’ottobre del 2007 (3,75%). “L’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”, afferma il Consiglio direttivo.
Le turbolenze di Borsa e del settore bancario delle ultime sedute non hanno fatto desistere l’istituzione monetaria dai suoi propositi. Diversi osservatori avevano ipotizzato che la Bce potesse optare per un rialzo più contenuto, o addirittura non ritoccare i tassi, alla luce dell’alta tensione che si è registrata nelle ultime giornate, prima per i fallimenti di diverse banche negli Usa, tra cui la Silicon Valley Bank, poi ieri con il tracollo di Credit Suisse in Svizzera, oggi in forte recupero dopo l’intervento sulle liquidità della Banca centrale elvetica.
La Bce ha anche aggiornato le sue previsioni economiche, ma precisando di non aver fatto in tempo a tenere conto proprio di queste ultime turbolenze sui mercati. I tecnici dell’istituzione hanno rivisto al rialzo al +1% l’attesa di crescita dell’area euro di quest’anno, mentre hanno limato all’1,6% la previsione sia sul 2024 sia sul 2025.
Contestualmente i tecnici della Bce hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione al 5,3% quest’anno, al 2,9% sul 2024 e al 2,1% nel 2025. Ma hanno alzato al 4,6% l’attesa sull’inflazione di fondo di quest’anno, cioè la previsione sulla crescita dei prezzi senza le componenti relative a energia e alimentari.

Agricoltura 4.0 sfonda muro 2 mld in 2022 ma è solo 8% superficie coltivata

Agricoltura 4.0 sfonda muro 2 mld in 2022 ma è solo 8% superficie coltivata

Oss. Smart AgriFood: tra i benefici riduzione impiego risorse e costi

Milano, 16 mar. (askanews) – Il 2022 è stato un anno complesso per il settore agroalimentare. L’aumento dei costi delle materie prime, assieme alla forte siccità che ha colpito tutta l’Europa, hanno messo a dura prova tutto il comparto che ha utilizzato anche le tecnologie digitali per affrontare le nuove sfide. Il mercato dell’agricoltura 4.0, nel nostro Paese, nel 2022 è ulteriormente cresciuto, arrivando a superare il muro dei due miliardi di euro (2,1), registrando una crescita del +31% rispetto al 2021. Cresce anche la superficie coltivata con soluzioni 4.0, dal 6% del 2021 all’8% nel 2022. Il 65% del valore del mercato è composto da macchinari connessi e sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature. In forte crescita, +15%, anche i sistemi di monitoraggio da remoto di coltivazioni, terreni e infrastrutture. Sono questi alcuni risultati della ricerca realizzata dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & innovation for smart enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, presentata durante il convegno ‘Da adozione a valorizzazione: la sfida dello Smart agrifood’.
Tra i fabbisogni maggiormente soddisfatti dalle soluzioni di Agricoltura 4.0, secondo le aziende agricole utilizzatrici, spiccano quelli legati all’efficienza, con la riduzione dell’impiego dei principali input produttivi. Più della metà delle aziende agricole utilizzatrici implementa più di una soluzione: in media, vengono adottate tre soluzioni per azienda, dato in forte crescita rispetto al 2021 (+21%). Spostandoci sul fronte delle aziende di trasformazione agroalimentare, vediamo come l’82% di queste realtà ha utilizzato o sperimentato almeno una soluzione digitale. Di queste, quasi la metà ne ha implementate quattro o più in contemporanea, registrando un aumento del 30% rispetto al 2020. E sono soprattutto la tracciabilità alimentare, la produzione, la logistica e il controllo della qualità (sia della materia prima che del prodotto finito) le aree dove le aziende stanno maggiormente innovando.
Nel 2022 il mercato mondiale dell’agricoltura 4.0 ha continuato a crescere con un tasso superiore al 10% e si stima raggiungerà un valore di circa 30 miliardi entro il 2027. Segnali di fermento emergono anche osservando le startup internazionali: il 28% delle realtà innovative nell’ambito dell’innovazione digitale per l’agrifood ha una proposta dedicata ad aziende agricole e zootecniche, nella maggior parte dei casi offrendo sistemi di Agricoltura o Zootecnia 4.0 (il 23%). Oggi, in un contesto ancora più difficile rispetto a quello sperimentato durante la pandemia, le tecnologie digitali in agricoltura possono aiutare a gestire la scarsità e il rincaro dei costi degli input produttivi – grazie, ad esempio, alle soluzioni per il rateo variabile e per l’irrigazione di precisione – e dell’energia, grazie ai sistemi di guida parallela.
Lo scorso anno il mercato dell’agricoltura 4.0 è cresciuto sensibilmente come è aumentata anche la superficie coltivata con soluzioni 4.0, passando dal 6% del 2021 all’8% nel 2022: una quota, tuttavia, ancora limitata, che evidenzia un ampio margine di evoluzione per il mercato. Da considerare infatti che una fetta rilevante degli investimenti del 2022 è stata effettuata da aziende agricole che hanno già esperienza in questo ambito e che stanno proseguendo il proprio percorso di innovazione, andando ad acquisire nuove soluzioni o servizi, che agiscono però di fatto sulla stessa superficie coltivata. Vi è quindi ancora un significativo potenziale associato alle aziende agricole che ad oggi non hanno ancora approcciato l’Agricoltura 4.0.
Per quel che riguarda le aziende della trasformazione, nel 2022 l’82% di esse ha utilizzato o sperimentato almeno una soluzione digitale; di queste, quasi la metà ne ha implementate quattro o più in contemporanea, registrando un aumento del 30% rispetto al 2020. Non considerando i software gestionali aziendali, ai primi posti tra le soluzioni più utilizzate si trovano quelle basate su tecnologia cloud computing (58%), i QR Code (56%), quelle abilitate da tecnologia mobile (ad esempio le app per tablet e smartphone per il monitoraggio del percorso dei mezzi, per il controllo della catena del freddo e per il controllo della qualità dei prodotti finali, 45%), gli Erp e Mes (37%) e le soluzioni di advanced automation come robot e cobot (34%).
Proprio queste ultime, assieme al cloud, registrano crescite significative rispetto al 2020, evidenziando la necessità di impiegare soluzioni digitali per archiviare grandi quantità di informazioni e disporre di grandi risorse di calcolo, ma anche un impatto della pandemia da Covid-19, che ha accelerato il bisogno di automatizzare alcuni processi interni.
Le aree dove le aziende stanno maggiormente innovando sono quelle relative alla tracciabilità alimentare, alla produzione, alla logistica e al controllo della qualità (sia della materia prima che del prodotto finito). L’88% delle aziende, in particolare, sta innovando nell’area della tracciabilità, utilizzando o sperimentando soluzioni tecnologiche, come software gestionali integrati (56%), soluzioni mobile (26%) e cloud (21%) per ridurre i tempi richiesti per la rintracciabilità dei prodotti in caso di criticità e snellire i processi di inserimento dei dati, riducendo il margine di errore. Questi sistemi, inoltre, consentono di valorizzare le caratteristiche del prodotto nei confronti del consumatore finale, proprio in termini di tracciabilità, soprattutto attraverso l’utilizzo di QR Code, e di rendere più agevoli i rapporti e i processi di verifica e controllo con gli enti pubblici. La tendenza all’innovazione è confermata anche guardando all’offerta tecnologica: in Italia, il 75% delle soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare è abilitato da tecnologie innovative e il 17% di queste è proposto da startup, che in questo ambito offrono principalmente soluzioni basate su tecnologia Blockchain.
Nonostante i numeri positivi sull’adozione, e le opportunità di sviluppo per tutte quelle tecnologie ancora poco impiegate e conosciute, poco meno del 30% delle aziende dichiara di voler investire in nuove soluzioni entro i prossimi tre anni. L’80% delle aziende che non intende investire ha già implementato una o più soluzioni digitali; dunque, probabilmente vuole ora misurarne i benefici, prima di procedere con nuovi investimenti. Tra le soluzioni in cui il 28% dichiara di voler investire si trovano i software per la tracciabilità (33%) e di business intelligence (26%), ma anche soluzioni basate su QR Code (23%).

Il pomodoro Pachino Igp nel menù McDonald’s: ne acquisterà 250 kg l’anno

Il pomodoro Pachino Igp nel menù McDonald’s: ne acquisterà 250 kg l’annoMilano, 16 mar. (askanews) – Il pomodoro di Pachino Igp entra nella scuderia dei prodotti Dop e Igp di McDonald’s, il colosso del fast food che negli ultimi 15 anni ha introdotto 18 ingredienti tra denominazioni d’origine e indicazioni geografiche in oltre 40 ricette. E’ stato siglato infatti un protocollo tra il Consorzio di tutela del pomodoro di Pachino Igp e McDonald’s Italia che prevede l’acquisto di 250mila chili di pomodoro di Pachino Igp all’anno. Un accordo che, a partire dalla seconda metà del 2023, inserisce questo prodotto italiano conosciuto in tutto il mondo all’interno di due referenze della catena statunitense.
“Una firma importante, che porta visibilità ad un prodotto italiano, nello specifico il pomodoro di Pachino Igp, all’interno di una grande catena mondiale – ha dichiarato il presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato – Una nuova collaborazione che permetterà sicuramente un grande ritorno di immagine e la possibilità di scoprire un prodotto di eccellenza all’interno di questo gruppo”.
Un impegno indirizzato al “sostegno delle filiere italiane” ha dichiarato l’amministratore delegato di McDonald’s Italia Dario Baroni, sottolineando che “ormai l’85 per cento dei nostri fornitori proviene dall’agroalimentare italiano. Il pomodoro di Pachino Igp è un’eccellenza italiana e abbiamo deciso di introdurlo in tutti i nostri prodotti e nelle nostre ricette”

Auto, per ForumAutomotive Di Risio (Dr) personaggio dell’anno

Auto, per ForumAutomotive Di Risio (Dr) personaggio dell’annoRoma, 16 mar. (askanews) – È Massimo Di Risio, fondatore e presidente del Gruppo DR Automobiles, il “Personaggio dell’anno 2023 per FORUMAutoMotive”. Il riconoscimento, annunciato oggi e che sarà consegnato nel corso del prossimo appuntamento del 21 marzo a Milano, viene assegnato dal Movimento di opinione sui temi della mobilità e del settore automotive alla personalità che nel corso dell’anno precedente si è distinta nel portare avanti, in concreto e non con semplici enunciazioni, iniziative tangibili a beneficio della mobilità nel suo complesso con possibili ricadute positive sul Sistema Italia. “Imprenditore ed ex pilota, si legge nella motivazione, ha realizzato a Macchia d’Isernia (Molise) un polo industriale dell’auto con la creazione di centinaia di posti di lavoro. Sua la formula che consente di produrre vetture di qualità, in linea con il mercato e a prezzi accessibili. Un esempio vincente di coraggio, intraprendenza e lungimiranza”. Di Risio, 62 anni, rappresenta un vero “miracolo” italiano in un momento di grande incertezza del settore. Non soltanto per i risultati che nel 2022 lo hanno visto crescere nel nostro Paese del 192,76%, passando da 8.362 auto immatricolate nel 2021 alle 24.481 dello scorso anno, raggiungendo una quota mercato dell’1,86% e un fatturato di 448 milioni, ma soprattutto per come vi è riuscito.

Nasce un marketplace ttaliano con il cashback al 50%: Extraconomy

Nasce un marketplace ttaliano con il cashback al 50%: ExtraconomyMilano, 16 mar. (askanews) – Un marketplace per privati ed ecommerce in cui si può pagare attraverso la moneta tradizionale, ma anche con un sistema di cashback al 50% in crediti. Questa l’idea alla base del nuovo marketplace Extraconomy ideato dall’imprenditore romano Andrea Sabbatini, co-fondatore della startup, che proprio in questi giorni sta approdando sul panorama digitale, avvalendosi di un team di venti giovani professionisti.
Nel marketplace di Extraconomy è possibile pagare con la moneta tradizionale, gli euro, ma è anche possibile usufruire di un sistema di cashback al 50%. E cioè: comprando un bene o un servizio, la metà del valore di quanto acquistato sarà restituito in Extracoin, una moneta complementare interna. Questi crediti saranno poi spendibili all’interno dello shop Extraconomy, nonché convertibili attraverso un programma fedeltà. A queste due opzioni se ne aggiungerà presto una terza, la cripto-moneta EXC, già in fase di crowfunding, che faciliterà in futuro sia le attività sulla piattaforma che la diffusione di questa nuova forma di pagamento.
Su Extraconomy, spiegano i promotori del progetto, è possibile trovare veicoli usati e corsi di formazione online, capi di abbigliamento, utensili per l’arredo ed articoli per l’infanzia, device elettronici, sono solo alcuni tra i prodotti e servizi in vendita sullo shop di Extraconomy, dove l’utente può scegliere se essere venditore o acquirente dei beni messi a disposizione sulla vetrina digitale per sfruttare la complementarietà del credito Extracoin che crescerà in base alle interazioni tra utenti sulla piattaforma stessa, aumentandone perciò, progressivamente, il potere economico. Usufruendo della vetrina di un marketplace già esistente, inoltre, si abbatteranno i costi relativi all’apertura e al mantenimento di un proprio e-shop, traendo vantaggio dalla rete della community che amplia le possibilità di business.
Il team di Extraconomy dichiara poi di essere particolarmente attento alle tematiche green: “La scelta di questa forma di marketplace – ha aggiunto Sabbatini – rappresenta, infatti, un’alternativa sostenibile allo shopping tradizionale, poiché incentivando il riutilizzo e il mercato del second-hand si contribuisce alla riduzione dei consumi e delle produzioni, dando una seconda vita agli oggetti. Inoltre l’ecosistema Extraconomy potrebbe spingere i commercianti a smobilizzare le merci ferme in magazzino vendendole on-line. Si tratta di un impatto importante sull’ecologia e sullo smaltimento dei rifiuti: sappiamo, per fare un esempio, che l’industria della moda è seconda solo a quella del petrolio per produzione di scarti, una quantità che oscilla tra le 4 e le 5 miliardi di tonnellate di Co2 ogni anno. Dando un’ulteriore possibilità agli abiti usati ne guadagna sia l’utente, in termini di risparmio economico, che l’ambiente, in fatto di risparmio energetico e industriale”.
La peculiarità della piattaforma risiede anche nel vantaggio di poter ottenere un credito che aumenta ad ogni azione di vendita e diventa utile per le successive operazioni tra utenti: “ogni volta che l’utente coinvolgerà direttamente un nuovo soggetto, o attraverso una vendita o per geolocalizzazione, diventerà in prima persona stakeholder di un progetto di economia partecipata e circolare. Ciò gli permetterà di diversificare i guadagni e incrementare i profitti, e quindi anche i crediti, da una qualsiasi compravendita operata da utenti terzi agganciati al proprio account o facenti parte del proprio circolo economico”. Extraconomy, oltre ad essere navigabile da qualsiasi device, può contare anche su un’app dedicata per il sistema Android e iOS.

Gattinoni Group, nel 2022 dal turismo 210,5 milioni volume affari

Gattinoni Group, nel 2022 dal turismo 210,5 milioni volume affariMilano, 16 mar. (askanews) – Gattinoni Group ha archivia il 2022 della divisione turismo con risultati che parlano di un volume d’affari pari a 210,518 milioni di euro (162,518 realizzati dalle 120 agenzie di proprietà e 48 milioni dal prodotto interno del Gruppo). Il valore generato dai contratti commerciali ha raggiunto invece 560 milioni di euro.
“Innovare ed investire sul futuro – ha commentato Sergio Testi, direttore generale – è sempre stata una caratteristica del nostro Gruppo, e averlo fatto nel periodo del Covid ci ha permesso di poter affrontare il prossimo triennio con del potenziale decisamente più alto rispetto al 2019. Durante il periodo della pandemia abbiamo investito molto in tecnologia, nella convinzione che avremmo dovuto essere pronti alla ripresa del mercato. Nel frattempo abbiamo analizzato i cambiamenti che stavano avvenendo, ci siamo prefissi di cogliere la trasformazione della domanda e di anticiparla. L’obiettivo era dotare le agenzie di tutta la tecnologia necessaria per seguire il cliente, che stava modificando esigenze e comportamenti. Non appena ci sono state le condizioni di ripartenza delle prenotazioni, la nostra divisione travel, le nostre agenzie affiliate e ovviamente quelle di proprietà hanno beneficiato, seppur in un contesto non facile, di strumenti e servizi idonei a rispondere alle complesse richieste del mercato riuscendo in tempi brevissimi a raccogliere importanti risultati”.
Gli obiettivi per il 2023 puntano a raggiungere un fatturato di divisione di 304 milioni di euro, con una crescita superiore al 40%. All’interno di questo dato, per le agenzie la stima è di 219,457 milioni di euro, mentre l’obiettivo di prodotto è di 73 milioni di euro. Il valore dei contratti commerciali per l’anno 2023 mira ad arrivare a 678 milioni di euro.
“Per il 2023 – ha concluso Testa – ci siamo dati obiettivi molto importanti perché il mercato è in piena ripresa; le basi per superare ampiamente i volumi del 2019 ci sono tutte. Abbiamo in piano numerose strategie diversificate, che vanno da una maggiore integrazione dei servizi e della formazione che offriamo alle agenzie affinché possano affermarsi e conquistare sempre maggiori clienti sui mercati dove operano, all’ampliamento dell’offerta di prodotto. Siamo molto soddisfatti dei nostri partner, in particolare tour operator e crocieristi, e abbiamo scelto di ampliare e diversificare la nostra offerta per andare incontro alle esigenze delle agenzie, che hanno un portafoglio clienti sempre più vario e con molteplici esigenze di vacanza”.

Gdo, Mediobanca: inflazione spinge vendite 2022 (+6,7%) ma calano margini

Gdo, Mediobanca: inflazione spinge vendite 2022 (+6,7%) ma calano margini

Discount e mdd antidoto al caro prezzi. Distribuzione organizzata dinamica

Milano, 16 mar. (askanews) – L’inflazione spinge nel 2022 le vendite nella grande distribuzione italiana ma si registra una erosione dei margini. In questo quadro segnato dal caro prezzi il discount e la marca privata del distributore diventano la via d’uscita per il consumatore. E’ questa la prima fotografia che emerge leggendo la nuova edizione dell’Osservatorio sulla Gdo italiana e internazionale e a prevalenza alimentare dell’Area studi Mediobanca. L’osservatorio aggrega i dati economici e finanziari di 130 aziende nazionali e 31 maggiori player internazionali per il periodo 2017-2021; per l’Italia la copertura è stimata pari al 97,6% del mercato.
I dati preliminari dei grandi retailer internazionali quotati indicano vendite nel 2022 in aumento del 7,8% ma con un calo dei margini industriali del 6,2%. Per la Gdo italiana è attesa invece una crescita delle vendite nel 2022 del 6,7% con l’Ebit margin in calo all’1,4% dal 2,4% del 2021, si legge nella nota. L’inflazione minaccia la tenuta della domanda, in calo del 6% a gennaio 2023, erodendo il potere di acquisto dei consumatori nonostante per il 2023 si preveda un ulteriore incremento delle vendite del 2,8%.
La ricerca di maggiori opportunità di risparmio da parte dei consumatori spinge, in particolare, i prodotti a marchio del distributore (Mdd) che raggiungono nel 2022 vendite pari a 12,8 miliardi (+9,4% sul 2021) e il canale dei discount proiettati oltre il 22% del mercato (17,4% nel 2017). In calo la pressione promozionale, dal 28,3% del 2019 al 22,4% di settembre 2022 quale primo argine di difesa della Gdo all’incertezza sui costi e ai problemi di approvvigionamento. Prosegue la crescita del canale on-line (+10,5% sul 2021) ma comunque fermo intorno al 3% del fatturato complessivo.
La concentrazione del mercato italiano è stabile: la market share dei primi cinque retailer è pari al 57,1%, restando al di sopra di quella della Spagna (49,8%), ma lontana da Paesi Bassi (80,1%) Francia (78,4%), Gran Bretagna (75,4%) e Germania (75%). L’osservatorio, tuttavia, segnala un forte dinamismo nella Distribuzione organizzata: il relativo peso è passato dal 33,3% del 2017 al 37,9% nel 2021. Nel periodo 2018-2021, 14 operatori indipendenti sono entrati nel perimetro della Distribuzione organizzata, altri cinque si sono spostati all’interno del segmento. VéGé è l’operatore che ha attratto il maggior numero di nuovi associati (nove), D.IT ha associato tre società, due nuovi ingressi per Selex e Crai e uno ciascuno per C3, Agorà e Despar.

Inflazione, Istat ritocca stime: a febbraio in calo al 9,1%

Inflazione, Istat ritocca stime: a febbraio in calo al 9,1%Roma, 16 mar. (askanews) – Nel mese di febbraio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registri un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua, da +10% nel mese precedente; la stima preliminare era +9,2%. Lo ha reso noto l’Istat.
La flessione – ha spiegato l’Istat – è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei Beni Energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata.
Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,3%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +12,7%, dopo il rallentamento osservato a gennaio.
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
Mlp

Superbonus, Cande: 70mila aziende stanno per fallire, 2 mln dipendenti a rischio

Superbonus, Cande: 70mila aziende stanno per fallire, 2 mln dipendenti a rischioRoma, 16 mar. (askanews) – “Siamo sull’orlo del fallimento”. Lo slogan, scandito a più riprese dagli associati di CANDE, la Class Action Nazionale dell’Edilizia, nel corso della manifestazione tenutasi davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, evidenzia lo stato comatoso in cui versano migliaia di imprese che si sono fidate dello Stato e ora rischiano di chiudere i battenti: “Sono 70mila le aziende che stanno per essere liquidate -afferma Igor Di Iulio, membro del direttivo e coordinatore del Lazio- a fronte di milioni e milioni di euro che vantano per i crediti derivanti in particolare dal Superbonus 110%. Il decreto 11 del 2023, il decreto Crediti, ha messo definitivamente la parola fine alla possibilità per il nostro settore di essere traino per il Pil nazionale”.
Qual è dunque la richiesta di CANDE? “Noi -continua Igor Di Iulio – vogliamo che vengano sbloccati i crediti e che ci sia chiarezza per ciò che sono i nostri soldi, perché in realtà quei crediti rappresentano il denaro che abbiamo investito nella ristrutturazione di appartamenti di altre persone. Vogliamo inoltre che venga prorogata la data del 31 Marzo per ultimare i lavori delle unità unifamiliari, perché non si potranno finire e i cittadini che hanno creduto in una legge dello Stato si troveranno oltre ad avere casa sfasciata -casa sostanzialmente ridotta un cantiere- a vedersi recapitata una cartella esattoriale per il doppio dei lavori fino adesso asseverati, con le conseguenze del caso”.
Se, ad esempio, si è avviato un lavoro di efficientamento energetico da 100mila euro, con lo Stato di avanzamento pari al 60%, quindi 60mila, l’Agenzia delle Entrate, qualora non si dovesse completare l’opera e effettuare il salto di due classi, chiederà all’ignaro cittadino il doppio dei 60mila euro. “Senza dimenticare -ricorda Igor Di Iulio – che molte famiglie hanno deciso di farsi demolire la casa per effettuare interventi anti-sismici perché fare in questo modo conveniva di più in termini economici. Il risultato è che quei nuclei non hanno più la propria abitazione. perché non si hanno i soldi per tirarla su, e devono pure pagare cartelle esattoriali salatissime. Oltre il danno, la beffa e questo sinceramente non lo si può accettare. Anche perché se non si paga il rischio pignoramento è dietro l’angolo”.
Milioni e milioni di euro incagliati e la spaventosa possibilità che molte imprese debbano procedere a licenziare i propri operai: “Solo la mia azienda -afferma Di Iulio – vanta quattro milioni di euro, di cui due milioni e mezzo nel cassetto fiscale e il resto da fatturare. Cosa che non faccio perché poi sarei costretto a pagare l’Iva. Una follia che si ripercuote anche sulla forza lavoro. A gennaio, 26 miei dipendenti si sono licenziati per giustificato motivo perché non li pagavo da ottobre e adesso sono in Naspi. Ma non sono l’unico caso. Questa è la condizione in cui versano, come dicevo, almeno 70mila imprese. Basta fare due calcoli per capire che qui sono a rischio almeno due milioni di posti di lavoro. Una cifra pazzesca che non può non determinare problemi di carattere sociale”.
Condomini a rischio pignoramento, aziende sull’orlo del fallimento, lavoratori mandati a casa. Il blocco dei crediti sta creando un disastro economico. Ma non è solo quello a indignare chi lavora nel mondo edile: “Non vogliamo -conclude l’imprenditore- essere trattati come delinquenti. Non lo meritiamo. Si parla di aumento dei prezzi fittizio, di lavori non eseguiti, di truffe. Sono tutte sciocchezze che poi sono smentite dai fatti. Proprio in questi giorni, il Mef ha diramato un comunicato in cui si dice che, l’anno scorso, sono stati pagati 50 miliardi di euro di tasse in più. Oltretutto, vi è stato un abbattimento del debito pubblico pari al 5% e tutto questo grazie al Superbonus e alla possibilità di pagare con crediti fiscali. A chi conviene interrompere questo ciclo virtuoso?”.

Volkswagen ID.2all, svelato il concept della compatta elettrica

Volkswagen ID.2all, svelato il concept della compatta elettricaMilano, 15 mar. (askanews) – Sarà accessibile come una Polo, con un costo inferiore ai 25mila euro, ma “speciale” come una Golf. E’ la nuova compatta elettrica di Volkswagen, il concept ID.2all svelato in anteprima mondiale. Secondo Volkswagen sarà la vettura che renderà la mobilità elettrica accessibile a tutti, una “macchina per il popolo”. La versione definitiva per i mercati europei sarà presentata nel 2025 e sarà commercializzata insieme ad altri 9 nuovi modelli elettrici entro il 2026. Volkswagen ha anche annunciato che sta lavorando a un’altra vettura elettrica con un prezzo inferiore ai 20mila euro per avere la più ampia gamma di auto elettriche rispetto ai competitor e raggiungere una quota di mercato Bev in Europa dell’80% rispetto al 70% indicato in precedenza.
ID.2all è progettata seguendo tre caratteristiche proprie della filosofia del brand: affidabilità, accessibilità e qualità. Costruita sulla piattaforma Meb, è lunga circa 4 metri e avrà tecnologie, software e Adas, con guida autonomia di livello 2+, che si trovano su vetture di livello superiore, come ID.7 e ID.Buzz. La trazione è anteriore, la potenza è di 226 CV (166 kW) mentre l’autonomia sarà di circa 450 km, grazie a batterie di nuova generazione, come il software che permetterà di ricaricare dal 10 all’80% in circa 20 minuti. La velocità massima è di 160 km/h, mentre per lo 0-100 occorrono meno di 7 secondi. In futuro è prevista una versione Gtx più performante come per le altre ID.