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illycaffè si conferma tra le aziende più etiche al mondo del 2023

illycaffè si conferma tra le aziende più etiche al mondo del 2023Milano, 14 mar. (askanews) – illycaffè è stata riconosciuta da Ethisphere come una delle aziende più etiche al mondo del 2023. E’ l’undicesimo anno consecutivo che illycaffè riceve questo riconoscimento ed è tutt’ora l’unica azienda italiana inserita nella lista delle 2023 World’s most ethical companies. Nel 2023, sono state premiate 135 aziende di 19 Paesi e 48 diversi settori.
“Siamo orgogliosi di essere presenti per l’undicesimo anno consecutivo, unica azienda italiana, nella lista delle società più etiche al mondo: un riconoscimento che premia il nostro impegno come azienda familiare che da 90 anni coltiva l’etica di impresa di generazione in generazione – ha affermato Andrea Illy, presidente di illycaffè – Un risultato raggiunto anche grazie alle capacità del management, che ha saputo tradurre questo impegno nella gestione quotidiana del business. illycaffè sta correndo a pieno ritmo verso la carbon neutrality nel 2033 attraverso l’agricoltura rigenerativa e l’economia circolare”.

Accordo grano: la Cina finora primo beneficiario, Italia quarta

Accordo grano: la Cina finora primo beneficiario, Italia quartaMilano, 14 mar. (askanews) – È la Cina con 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale partito dai porti ucraini da agosto 2022, il Paese che ha più beneficiato del Black Sea grain initiative. È quanto afferma il Centro studi Divulga che ha elaborato i dati Onu delle rotte dei prodotti agricoli partiti dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%) in questi 240 giorni.
Complessivamente sono 24,2 milioni le tonnellate di prodotti agricoli partiti dai porti ucraini: quasi la metà è mais (49,3%) mentre il 27,2% è grano tenero, il 5,4% è farina di girasole, il 5,1% olio di girasole.
Spagna (4,1 milioni di tonnellate di prodotti pari al 17%) e Turchia (2,7 milioni di tonnellate di prodotti pari all’11,2%) si piazzano rispettivamente al secondo e terzo posto tra i Paesi che più hanno importato dall’Ucraina in questo periodo. L’Italia, invece, con 1,76 milioni di tonnellate (7,3%) è quarta in questa classifica, davanti a Olanda, Egitto, Israele e Bangladesh. In particolare, da agosto 2022, nel nostro Paese sono arrivate 1,2 milioni di tonnellate di mais, fondamentale per l’alimentazione animale, 377mila tonnellate di grano tenero, e quasi 90mila tonnellate di olio di girasole.
Un altro dato significativo, secondo le elaborazioni del Centro studi Divulga, è rappresentato dal fatto che quasi il 55% dei prodotti ha raggiunto i Paesi in via di sviluppo, come quelli del Nord Africa e dell’Asia, allentando il rischio di tensioni sui prezzi del pane che avrebbero potuto provocare instabilità in territori fortemente dipendenti dalle materie prime provenienti dalle aree coinvolti dal conflitto

Banche, tassi prestiti a imprese e famiglie ai massimi dal 2012

Banche, tassi prestiti a imprese e famiglie ai massimi dal 2012Roma, 14 mar. (askanews) – Continuano a salire i tassi di interesse bancari sui prestiti a imprese e famiglie in Italia, in scia ai rialzi dei livelli ufficiali operati dalla Bce. A febbraio il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni (i mutui) è salito al 3,79%, dal 3,59% del mese precedente che era stato il livello più elevato dal novembre del 2012. Lo riporta l’Abi nel suo rapporto mensile, ricordando che questa voce aveva segnato un picco del 5,72% a fine 2007.
Il tasso medio sul totale dei prestiti è stato pari al 3,66%, massimo dall’ottobre del 2014, dal 3,53% di gennaio, mentre il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è salito al 3,90% a febbraio, in questo caso è il massimo dal gennaio 2012, dopo il 3,72% il mese precedente.
Sempre secondo l’Abi, a febbraio 2023 la crescita dei prestiti a imprese e famiglie è proseguita ma con un nuovo rallentamento: complessivamente sono aumentati dello 0,8% rispetto a un anno prima, dal più 1,5% di gennaio. L’associazione elabora questi indicatori in base ai dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
Sull’andamento della dinamica dei prestiti i dati disaggregati più recenti risalgono a gennaio: i prestiti alle imprese sono rimasti sostanzialmente stabili su base annua (+0,1%), quelli alle famiglie sono cresciuti del 3%.
Intanto la Bce potrebbe procedere a nuovi consistenti rialzi dei valori di riferimento. Giovedì tornerà a riunirsi il Consiglio direttivo all’istituzione monetaria, che a più volte manifestato esplicitamente l’intenzione di effettuare un nuovo aumento da 50 punti base in questa occasione. Mentre successivamente continuerebbe ad alzare i tassi decidendo “volta per volta sulla base dell’evolversi dei dati”, secondo i propositi della stessa Bce.
La tempesta che si è scatenata sul sistema bancario statunitense dopo il fallimento della Silicon Valley Bank potrebbe forse frenare la Federal Reserve nella sua manovra rialzista, ma difficilmente si possono ipotizzare al momento ricadute analoghe sulla Bce (salvo che l’alta tensione non prosegua o peggiori).

Volkswagen: 180 mld investimenti al 2027, 15 mld per gigafactory

Volkswagen: 180 mld investimenti al 2027, 15 mld per gigafactory

Focus su Usa e Cina. Quota bev al 10% in 2023, 20% in 2025

Milano, 14 mar. (askanews) – Nonostante una contrazione del 7% delle consegne globali, che nel 2022 si sono attestate a 8,3 milioni di unità, il gruppo Volkswagen rimane “ben posizionato” per la crescita futura. I margini operativi ante voci straordinarie sono cresciuti all’8,1%, grazie alla costante disciplina dei prezzi e dei costi e a un mix di prodotto migliore. Il flusso di cassa netto della Divisione Automotive è sceso a 4,8 miliardi di euro, a causa dell’aumento del capitale circolante legato alle problematiche delle catene di fornitura e logistiche, in particolare verso la fine dell’anno.
“Nel 2022 abbiamo fissato obiettivi chiari e ambiziosi e preso le decisioni necessarie per snellire i processi. Il 2023 sarà un anno decisivo per realizzare gli obiettivi strategici e accelerare i progressi in tutto il gruppo”, ha detto il Ceo di Volkswagen, Oliver Blume.
Nel corso del 2023 il gruppo prevede una “decisa” inversione di tendenza, con il rafforzamento della liquidità netta della Divisione Automotive. Con un elevato portafoglio ordini (1,8 milioni di veicoli), Volkswagen nel 2023 prevede una “graduale attenuazione” dei colli di bottiglia relativi alla catena di approvvigionamento. La liquidità netta della Divisione Automotive è aumentata a 43 miliardi di euro alla fine del 2022, sostenuta dall’Ipo di Porsche.
Volkswagen ha pianificato investimenti complessivi per 180 miliardi di euro nel periodo 2023-2027 per la produzione di batterie, la crescita in Nord America, l’incremento della competitività per quanto riguarda digitalizzazione e prodotti in Cina, nonché il continuo sviluppo della gamma di prodotti. Oltre due terzi (il 68%) degli investimenti saranno destinati a digitalizzazione ed elettrificazione. Nel precedente piano quinquennale, la quota era del 56%. Già nel 2025 si prevede che un veicolo su cinque venduti a livello mondiale sarà a trazione 100% elettrica.
Uno dei motivi principali dell’aumento degli investimenti è lo stanziamento di fino a 15 miliardi di euro per la costruzione di gigafactory di PowerCo, start-up del Gruppo dedicata a questo specifico business, e per l’approvvigionamento delle materie prime per le batterie. PowerCo ha annunciato la costruzione della prima gigafactory in Nord America, in Canada. Sarà la terza del gruppo dopo quelle di Salzgitter e Valencia. Entro il 2030, PowerCo dovrebbe generare un fatturato annuo di oltre 20 miliardi di euro. Inoltre, proseguiranno gli investimenti nell’ultima generazione di motori a combustione. Il picco degli investimenti è previsto per il 2025, per poi diminuire costantemente.
Il portafoglio prodotti del Gruppo Volkswagen ha registrato un notevole successo in particolare nel segmento Bev: nel 2022 le consegne di veicoli 100% elettrici sono aumentate del +26% e la quota Bev si è attestata al 7%. I Bev rappresentano ora il 16% del portafoglio ordini del Gruppo. Nel 2023 saranno presentati nuovi modelli Bev, tra cui la nuova ID.3, ID.7, ID. Buzz a passo lungo, Cupra Tavascan e Audi Q8 e-tron. Con il lancio di questi nuovi veicoli, quest’anno Volkswagen punta a raggiungere una quota Bev pari a circa il 10% delle consegne totali.
Quanto ai mercati, Volkswagen punta molto su Stati Uniti e Cina. Le consegne Bev negli Stati Uniti nel 2022 sono cresciute del 18,8%, toccando le 44.200 unità e posizionando il gruppo al quarto posto nel segmento delle auto 100% elettriche. Attualmente la quota di Volkswagen sul mercato totale – inclusi i veicoli con motore a combustione interna – è pari al 4%; l’obiettivo è portarla al 10% entro il 2030, principalmente attraverso l’espansione della gamma di prodotti per gli Usa, che includerà il debutto di ID.7 e ID. Buzz nel 2024. Intanto lo stabilimento di Chattanooga, Tennessee, è stato convertito all’e-mobility con la produzione dell’ID.4 ed è iniziato il rilancio del brand elettrico Scout: nel 2026 saranno prodotti 200mila veicoli nel sito in Columbia, South Carolina.
In Cina è stato introdotto un board cinese trasversale ai brand per accelerare i processi decisionali. Focus anche sulle partnership come quella con Horizon Robotics per lo sviluppo della guida autonoma. Con Cariad China, invece il gruppo punta a sviluppare software specifici per la Cina. Questo approccio sta già portando risultati: nel 2022 le consegne di veicoli 100% elettrici della famiglia ID. in Cina sono più che raddoppiate: in totale sono stati venduti 143.100 veicoli tra ID.3, ID.4 e ID.63. Complessivamente, le consegne Bev in Cina sono incrementate del 68% rispetto all’anno precedente.

Fondazione Crt: avanzo 2022 a 127 mln, miglior bilancio ultimi 10 anni

Fondazione Crt: avanzo 2022 a 127 mln, miglior bilancio ultimi 10 anniMilano, 14 mar. (askanews) – Con un avanzo di esercizio 2022 pari a 127,2 milioni (+42,6% rispetto al 2021), una posizione finanziaria netta balzata a 569 milioni (+73,4%) e un patrimonio investito di oltre 3 miliardi, la Fondazione Crt ha varato il migliore progetto di bilancio degli ultimi dieci anni, nonché uno dei più brillanti di tutta la propria storia dal 1991 a oggi. Lo sottolinea una nota dell’ente, azionista, tra gli altri di Unicredit, Generali, Banco Bpm e della nuova Atlantia.
I proventi ordinari sono saliti a 196,5 milioni (+73%), beneficiando, in particolare, dell’incremento del 30% dei dividendi e proventi assimilati, che ammontano complessivamente a 108,4 milioni e del risultato dell’attività di negoziazione, salita a 202,4 milioni (26,4 nel 2021).
Sul fronte delle imposte, i dividendi incassati sono stati assoggettati all’Ires nella misura del 50% del loro ammontare, con destinazione del risparmio di imposta di 12,7 milioni al cofinanziamento dell’attività erogativa/istituzionale della Fondazione. Il carico fiscale complessivo è passato da 15,6 milioni nel 2021 a 49,5 milioni, riferibili in gran parte alla plusvalenza realizzata con l’adesione all’Opa su Atlantia. Rilevanti benefici economici sono arrivati dalle agevolazioni fiscali fruibili, tra cui oneri deducibili per 13,5 milioni e oneri detraibili per 3,1 milioni, oltre a crediti di imposta da Art Bonus per 3,4 milioni. Risorse reimmesse sul territorio dalla Fondazione.
Nel 2022 la Fondazione ha attivato oltre 65 milioni per l’attività istituzionale, rendendo possibili circa 1.400 progetti in molteplici ambiti. Considerando ulteriori iniziative a impatto orientate allo sviluppo (social impact investments o mission related investments), sono state messe complessivamente a disposizione del territorio risorse per circa 69 milioni.
“Sono orgoglioso di questo bilancio davvero straordinario, che rappresenta il punto di eccellenza dei miei sei anni alla guida della Fondazione – ha commentato il presidente Giovanni Quaglia -. La condivisione delle scelte strategiche da parte degli Organi e il grande lavoro di squadra coordinato dal Segretario Generale hanno contribuito in maniera determinante al risultato finale, ancora più significativo in un contesto generale tanto complesso e incerto. La Fondazione Crt riparte da qui, pienamente consapevole delle proprie responsabilità e del proprio ruolo a sostegno della crescita e dello sviluppo del territorio, per affrontare e vincere, insieme alle istituzioni, al Terzo Settore e al mondo produttivo, le sfide della transizione sociale, ecologico-energetica e digitale”.
“È il miglior bilancio dell’ultimo decennio – ha detto il Segretario Generale Massimo Lapucci -, che conferma l’efficacia della strategia perseguita nella gestione degli asset in portafoglio della Fondazione Crt, in un anno coronato anche dal successo dell’operazione Atlantia e dal ritorno della partecipazione nella banca conferitaria su valori plusvalenti, pur in un contesto internazionale ancora caratterizzato da una marcata incertezza del quadro globale”.

Sita e Volocopter per un’infrastruttura digitale per i vertiporti

Sita e Volocopter per un’infrastruttura digitale per i vertiportiRoma, 14 mar. (askanews) – Volocopter, il pioniere nella mobilità aerea urbana (UAM), e SITA, il fornitore IT per il trasporto aereo, hanno avviato una collaborazione per la creazione dei sistemi IT e digitali per i vertiporti. Con questo accordo, SITA diventa l’investitore più recente a partecipare al round di finanziamenti di Volocopter, consolidando la visione strategica della partnership.
La mobilità aerea urbana, informa una nota, sarà una nuova forma di aviazione sostenibile e offrirà nuove opzioni di mobilità alle città di tutto il mondo. Il taxi aereo elettrico VoloCity, il prodotto di lancio dell’azienda, opererà rotte nelle megalopoli congestionate per offrire ai futuri passeggeri voli stabili, tranquilli e sicuri, che potranno essere chiamati tramite i punti d’imbarco designati (o “vertiporti”). La partnership ha quindi il potenziale per plasmare gli standard del settore dell’aviazione.
Sergio Colella, Presidente Europa di SITA, ha dichiarato: “Volocopter è in pole position nel settore, perché è la prima realtà ad aver realizzato i taxi aerei elettrici. Noi di SITA svolgeremo un ruolo chiave nella realizzazione di questo nuovo mondo digitale della mobilità aerea urbana e nella definizione di un approccio fluido e più intelligente al trasporto aereo in un ambiente urbano. Insieme passeremo dalla teoria alla pratica già nel 2024, quando ci aspettiamo che i primi velivoli commerciali eVTOL prendano il volo.”
Christian Bauer, Chief Commercial Officer di Volocopter, ha affermato. “Volocopter adotta un approccio olistico all’ecosistema. Lavoriamo di concerto con i nostri partner e ci prepariamo alle operazioni commerciali. Questo comporta la creazione delle infrastrutture necessarie, la manutenzione, le operazioni di volo, l’IT e i servizi ai clienti. SITA, in qualità di leader nella fornitura di tecnologie per aeroporti e compagnie aeree, riteniamo che sia il partner migliore per rendere possibile la nostra esperienza di viaggio senza intoppi.”
SITA metterà a disposizione la sua esperienza nel trasporto aereo per l’emergente industria mobilità aerea urbana, sviluppando nuovi standard operativi e un’esperienza digitale per i passeggeri. Il portafoglio di SITA comprende un’ampia gamma di soluzioni IT, tra cui la gestione e le operazioni aeroportuali, le operazioni passeggeri, le operazioni di volo e di aeromobile, il trattamento dei bagagli e la gestione delle frontiere.
Volocopter è nota per il suo approccio integrato all’ecosistema della mobilità aerea urbana. Il suo sistema operativo digitale, il VoloIQ, connette tutti i partner, consentendo così un servizio olistico. VoloIQ perciò permette un approccio digital-first che si tradurrà in esperienze di trasporto aereo end-to-end per i passeggeri. Questo sistema basato su cloud è in fase di certificazione da parte delle autorità aeronautiche competenti.

Coldiretti e Filiera Italia al Cairo con Tajani: nuovi accordi commerciali

Coldiretti e Filiera Italia al Cairo con Tajani: nuovi accordi commercialiMilano, 14 mar. (askanews) – L’Egitto è il protagonista di nuovi rapporti commerciali con l’Italia nell’agroalimentare, dal couscous ai fertilizzanti. A sottolinearlo Coldiretti e Filiera Italia che rispettivamente con il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, e il consigliere delegato, Luigi Scordamaglia, compongono la delegazione guidata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in visita a Il Cairo, la capitale del Paese maggiormente a rischio per la crisi alimentare causata dalla guerra.
L’Italia si appresta a divenire un partner centrale con la fornitura di macchinari, tecnologia, sementi e conoscenze ma anche prodotti alimentari di base, dal grano al couscous, per consentire all’Egitto di sfamare la propria popolazione. L’Egitto è invece uno dei principali fornitori di fertilizzanti azotati dell’Italia il cui commercio è ostacolato dalla guerra in Ucraina. Il conflitto mette a rischio anche le forniture di cibo con il grano da Russia e Ucraina che costituiva prima del febbraio 2022 il 90% delle importazioni totali per oltre 10 milioni di tonnellate all’anno.
La novità, sottolinea una nota, è il modello della missione in cui le aziende italiane ed egiziane si incontrano e discutono di progetti comuni, non da sole ma insieme ai principali enti della cooperazione italiana che possono garantire il necessario sostegno finanziario a questi progetti selezionati come strategici e gestiti con la parte pubblica egiziana.
Al summit partecipano infatti tra gli altri aziende nazionali di trattori intelligenti, macchine agricole e componenti, oltre a imprese che si occupano di agricoltura di precisione, georeferenziazione, servizio geospaziale di osservazione della Terra per l’agricoltura oltre a realtà leader in diverse filiere nazionali come la produzione di latte e derivati, la produzione di pesce per l’acquacoltura, la produzione di sementi e nella genetica delle piante e Divulga, il centro studi sull’agroalimentare.

Culatello Zibello Dop: produzione 2022 +5,9%, 25 mln fatturato al consumo

Culatello Zibello Dop: produzione 2022 +5,9%, 25 mln fatturato al consumo

Un culatello su quattro va all’estero. Crescono vendite in vaschetta

Milano, 14 mar. (askanews) – Nel 2022 i culatelli di Zibello avviati alla produzione tutelata che certifica la Dop sono stati 102.591, con un incremento del 5,87% rispetto al precedente anno per un fatturato al consumo di a 25,2 milioni di euro, con un incremento superiore al 5% rispetto al 2021. A tracciare il bilancio per questa denominazione il Consorzio di tutela del Culatello di Zibello Dop, un comparto che riunisce 23 produttori, per circa 250 occupati tra addetti diretti e lavoratori legati all’indotto.
“Il culatello di Zibello Dop – dichiara Romeo Gualerzi, presidente del Consorzio – prosegue nella sua affermazione di prodotto di eccellenza grazie agli apprezzamenti e ai successi che riscuote dal mercato pur confermandosi prodotto di nicchia. Nel 2022 registriamo una crescita a valore che sfiora il 6%: ottime le performance del pre-affettato che ci ha permesso una maggiore penetrazione del prodotto nelle catene retailer”.
Uno dei trend più significativi è quello del pre-affettato, con oltre 1,27 milioni di vaschette prodotte: secondo i dati del Consorzio infatti nel 2022, i culatelli destinati all’affettamento sono stati 40.171, pari al 41,5% della produzione annuale. Soltanto dieci anni fa, nel 2013, questa percentuale era ferma al 5,6%. Al consumo, nel 2022, il segmento del pre-affettato incide per un valore di 10,8 milioni di euro.
L’export per questo prodotto dell’eccellenza gastronomica italiana si attesta su un 25% del totale del mercato. I Paesi dell’area Ue, in primis Francia e Germania, insieme con la Svizzera, rappresentano l’88% delle esportazioni, seguono Nord America, con Canada e Stati Uniti, Giappone, Oriente e Regno Unito. Il canale di commercializzazione principale si conferma quello del normal trade, con una quota pari al 60% del comparto. La grande distribuzione organizzata rappresenta il restante 40%.

Filiera agroalimentare all’Ue: le Tea non sono Ogm, serve normativa ad hoc

Filiera agroalimentare all’Ue: le Tea non sono Ogm, serve normativa ad hoc

Paper su nuove tecniche genomiche. Italia consenta sperimentazione in campo

Milano, 14 mar. (askanews) – Le tea, tecniche di evoluzione assistita, sono radicalmente diverse dagli Ogm e necessitano di una legislazione ad hoc. E’ questa la richiesta che la filiera agroalimentare, dall’agricoltura all’industria, rivolge alle istituzione europee, chiamate a esprimere un parere a giugno. Per quella data, infatti, la Commissione prevede di presentare un progetto di normativa in relazione a quelle tecniche di biologia sviluppate negli ultimi 10 anni che consentono di correggere il Dna delle piante e quindi di selezionare caratteri specifici utili per l’agricoltura che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi.
La grande differenza rispetto agli Ogm transgenici è che le piante ottenute con le Tea non contengono Dna di altri organismi: il patrimonio genetico utilizzato è unicamente quello delle piante stesse. Le Tea replicherebbero processi che potrebbero avvenire in natura, mentre nel caso di Ogm transgenici il passaggio può avvenire anche tra regni diversi, ad esempio tra batteri e piante. Gli Ogm sono inoltre molto costosi da ottenere, richiedono tempi lunghi (sia a livello di ricerca che di validazione) e non assicurano un livello di precisione paragonabile a quello delle Tea.
Su queste basi, per la prima volta, i rappresentanti del mondo produttivo, della ricerca e delle istituzioni si sono incontrati per promuovere un sistema pubblico-privato di miglioramento genetico basato sulle tecnologie genomiche più avanzate, strategico per adeguare l’agroalimentare nazionale al futuro e mantenere la sostenibilità e la competitività del comparto del food&beverage nazionale. Durante un evento, che si è svolto a Roma, è stato illustrato il position paper “Nuove tecniche genomiche genome editing e cisgenesi” elaborato dal Cluster agrifood aazionale (l’associazione riconosciuta dal ministero dell’Università e della ricerca che aggrega imprese, associazioni di categoria, università, organismi di ricerca, enti di formazione e rappresentanze territoriali che operano nel settore agrifood), dal Crea e da Federchimica Assobiotec.
Il position paper illustra le potenzialità delle Tea all’interno di un contesto agricolo italiano sempre più messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e dalla necessità di migliorare la resistenza alla siccità e alle avversità, anche alla luce degli obiettivi dell’European green deal e delle strategie Farm To Fork e Biodiversity. Su queste basi, vengono stilate alcune raccomandazioni e suggerite agli attori della politica tre azioni: consentire la sperimentazione in campo delle Tea in tempi brevi; rilanciare un programma di ricerca sulle biotecnologie pulite per l’agricoltura di domani, dato che nei prossimi mesi è atteso un cambiamento del quadro autorizzativo a livello europeo e sarebbe grave se l’Italia non si presentasse all’appuntamento con un adeguato programma di investimento; predisporre strumenti di trasferimento tecnologico dei risultati dalla ricerca al mondo produttivo, coinvolgendo anche le industrie private, in modo da rinnovare il panorama varietale e renderlo idoneo al nuovo scenario climatico. Negli ultimi anni il sistema scientifico italiano ha sviluppato conoscenze nell’ambito delle Tea relativamente alle più importanti specie agricole italiane (frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi, ecc). Questo lavoro però è rimasto fino a oggi confinato nei laboratori.

I 70 anni delle merendine: la pausa dolce per 8 italiani su 10

I 70 anni delle merendine: la pausa dolce per 8 italiani su 10Milano, 14 mar. (askanews) – Sono un’invenzione tutta italiana, figlia di quell’industria alimentare che dagli Anni 50 contribuì a modernizzare la nostra società, declinando la tradizione della merenda casalinga alle esigenze dei consumatori di allora. Fedeli compagne di intere generazioni, le merendine spengono quest’anno 70 candeline, un lungo viaggio segnato da una continua innovazione che le ha mantenute sempre al passo coi tempi.
Oggi, secondo una ricerca Bva Doxa-Unione Italiana Food, le consumano otto italiani su 10 (83%) e più della metà dei nostri connazionali (55%) le mangia almeno 1-2 volte a settimana. A riprova del gradimento dei consumatori, i dati di vendita del 2022 quando a valore sono cresciute del 10% a circa 1,3 miliardi di euro – pari al 29% del totale dei prodotti da forno e cereali – ma anche a volume hanno segnato un aumento del 2% rispetto all’anno precedente per un totale di 205.073 tonnellate (Dati di vendita Circana per Unione italiana food, totale Italia incluso Discount).
Ma quando ha inizio questa storia industriale? Era il 1953, e il Mottino, panettone in formato mignon, quell’anno si trasformava nel Buondì, segnando di fatto quella svolta che decreterà l’affermazione a livello industriale di questa categoria di prodotto. Se negli anni Sessanta, a essere riproposte sotto forma di merendine erano soprattutto le torte fatte in casa, negli Anni 70 la merenda si fa più golosa con le farciture al cioccolato, i lievitati sfogliati e le crostatine di pasta frolla. Ma il decennio d’oro delle merendine resta quello degli anni ’80, quando accanto alle golosità, si fa strada una tipologia attenta più attenta alla sana alimentazione, con la presenza tra gli ingredienti di fibre e yogurt. Nel decennio successivo l’innovazione porterà all’affermarsi delle merendine refrigerate oltre che alla nascita dei croissant che diventano anche un classico della prima colazione. Il percorso “healthy” intrapreso negli Anni ’80 si amplifica negli anni 2000, quando l’industria lavora per diminuirne l’apporto calorico, le quantità di zucchero e grassi saturi contenuti, eliminando definitivamente grassi idrogenati e con essi gli acidi grassi trans.
In questa evoluzione lunga 70 anni, hanno continuato a convivere sugli scaffali dei nostri supermercati grandi classici, che spesso hanno anche 50 anni di storia, a prodotti nuovi, dalla marcata innovazione. Basti pensare che ogni anno vengono lanciate sul mercato in media 8-10 nuove merendine, contribuendo alla varietà dell’offerta apprezzata da sei italiani su 10, che consumano sia le classiche che quelle nuove. E i dati delle vendite (a valore) ne sono un riflesso: sul podio infatti delle più vendute troviamo trancini (32%) e i croissant (27%) rappresentano il cuore del mercato. Seguono i plumcake (9,6%) le tortine (8%), le sfoglie (6,3%), le crostatine (5,3%), le altre brioches (4,7%), i panini al latte arricchiti (4,6%).
“Se siamo qui a celebrare i 70 anni delle merendine – afferma Luca Ragaglini, vice direttore di Unione italiana Food – significa che questo prodotto è stato capace nel tempo di conquistare l’apprezzamento di diverse generazioni di italiani. Da una parte grazie all’innovazione che rappresenta uno dei plus principali del settore e dall’altra in virtù dell’unicità di un prodotto che è esclusivo del mercato italiano: in nessun altro Paese europeo esistono prodotti definiti con questo nome. Dobbiamo, infatti, per forza, ricorrere ad un’intera frase per spiegare di cosa si tratta, ovvero ‘piccoli prodotti dolci da forno monoporzione’ e in questo sta la peculiarità del loro successo”.