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Imprese, Italia protagonista con P-Trex a “Maintenance 2023” di Anversa

Imprese, Italia protagonista con P-Trex a “Maintenance 2023” di AnversaRoma, 14 mar. (askanews) – La manutenzione degli impianti e dei processi produttivi al centro di “Maintenance 2023”, la fiera europea più importante per il settore, che si terrà ad Anversa, in Belgio, il 22 e 23 marzo. Il tema è sempre più centrale in questa fase di rilancio economico e produttivo, a livello italiano e globale, dopo la pandemia, ripresa che tuttavia deve fare i conti con la grave e persistente piaga degli incidenti e delle morti sul lavoro. La corretta manutenzione, infatti, contribuisce a garantire alle aziende la sicurezza degli operatori, la funzionalità degli impianti, una migliore produttività e, in definitiva, una maggiore competitività e qualità dei prodotti e dei servizi.
Tra le aziende italiane presenti all’Antwerp Expo, il gruppo friulano Fibre Net partecipa alla rassegna belga con la business unit P-Trex che offre soluzioni alternative in Prfv (Polimero rinforzato con fibra di vetro) per ridurre costi e tempi della manutenzione periodica. Il Prfv è un materiale composito che presenta notevoli vantaggi in termini di durabilità e resistenza e, proprio per questi motivi, è spesso impiegato per componenti strutturali o semi-strutturali destinati a un utilizzo prolungato.
Non solo materie prime, ma anche ingegneria: P-Trex rappresenta una garanzia in termini di soluzioni custom, in grado di rispondere ad ogni esigenza dei differenti player. In particolare, verrà presentato un sistema di chiusura orizzontale in Prfv, altamente resistente alla corrosione, autoportante e completo di sistema anticaduta con barre di protezione, per la tutela degli operatori durante gli interventi di manutenzione nei pozzetti e i sollevamenti.

L’euro digitale implicherebbe l’obbligo di accettarlo sui pagamenti

L’euro digitale implicherebbe l’obbligo di accettarlo sui pagamentiRoma, 14 mar. (askanews) – L’adozione di un euro digitale implicherebbe, con ogni probabilità, l’obbligo di accettare i pagamenti con questo strumento a carico di chiunque. Lo ipotizza un rapporto che, secondo indiscrezioni di stampa, è stato presentato ieri ai ministri delle Finanze europei, nell’ambito delle riunioni di Eurogruppo e Ecofin, mentre la Commissione Ue sta procedendo a elaborare la sua proposta di legislativa che intende presentare già nel secondo trimestre.
Il documento chiederebbe anche ai ministri “se debbano essere prese in considerazione esenzioni per assicurare una applicazione proporzionale, e bilanciare i principi di libertà contrattuale e di obbligo di accettazione”.
Il documento viene citato in un articolo del portale Coindesk, specializzato sui cripto asset. Ma previsioni analoghe erano ipotizzate in un rapporto sull’euro digitale pubblicato già nell’ottobre del 2020 dalla Bce e dall’Eurosistema delle Banche centrali: “La legislazione primaria Ue – recita il documento di oltre due anni fa – non esclude la possibilità di emettere euro digitale come valuta legale, che conseguentemente richiederebbe a coloro che ricevono pagamenti di accettarlo”.
Sempre secondo Coindesk, in una precedente discussione tenuta a gennaio sull’euro digitale, i ministri avrebbero puntato i piedi sull’ipotesi di rendere programmabile questa versione digitale della valuta della banca centrale, perché limitarne l’uso solo su determinati scopi ne avrebbe fatto venir meno la fungibilità rispetto ai contanti.

Industria, Istat: produzione gennaio -0,7% su mese, +1,4% su anno

Industria, Istat: produzione gennaio -0,7% su mese, +1,4% su annoRoma, 14 mar. (askanews) – A gennaio l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% rispetto a dicembre. Corretto per gli effetti di calendario l’indice complessivo, nel primo mese del 2023, è aumentato in termini tendenziali dell’1,4%. Lo ha reso noto l’Istat aggiungendo che i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 20 di gennaio 2022.
Nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisce dell’1% rispetto ai tre mesi precedenti.

Banche regionali Usa nella tempesta dopo il caso Svb

Banche regionali Usa nella tempesta dopo il caso SvbRoma, 13 mar. (askanews) – Turbolenze e forte volatilità a Wall Street, dove una tempesta ha travolto l’intero comparto bancario, innescata dal fallimento della Silicon Valley Bank seguito a ruota dal dissesto di un altro istituto regionale, la Signature Bank. Due colpi a stretto giro che hanno costretto le autorità, il Tesoro e la Federal Reserve, ad annunciare frettolosamente misure di emergenza per garantire tutti i correntisti, ampliando una copertura che prima sarebbe stata molto più limitata.
Ma nonostante le rassicurazioni la vicenda continua a trascinarsi su diverse altre banche Usa finora poco note all’estero, mentre inevitabilmente è finita anche sul tavolo dei ministri delle Finanze dell’area euro, che si sono prodigati in rassicurazioni sull’assenza di contagio in Europa mentre i titoli di molti gruppi bancari Ue hanno segnato a loro volta cali.
Sui titoli bancari statunitensi prosegue una dinamica di marcata volatilità e forti pressioni al ribasso. Le più in affanno sono altre banche regionali, con crolli drammatici che si sono solo in parte ridotti nel pomeriggio, come la First Republic Bancorp (-54%), la Western Alliance Corp (-45%), Key Corp (-27%), PacWest (-21%) e la Zions Bankcorporation (-22%). Alcuni dei maggiori titoli del comparto bancario Usa registrano ribassi comunque consistenti, ma meno estremi: -5,09% per Bank of America e -7,24% per Citigroup.
La vicenda è ancora da definire nella sua portata e nelle sue effettive cause. Le prime ricostruzioni sembrano indicare che la Silicon Valley Bank sia rimasta vittima delle ricadute indirette della manovra restrittiva portata avanti dalla Federal Reserve, combinata con il moltiplicarsi di dissesti nel segmento dei cripto asset negli ultimi mesi. Questa particolare banca è infatti una sorta di concentratore di conti correnti sia di startup (secondo alcune ricostruzioni di stampa addirittura una di queste aziende su due di tutti gli Usa avrebbe un conto presso la Svb) sia del Venture Capital che sostiene proprio queste avventure imprenditoriali. Realtà spesso molto esposte e sensibili ai criptoasset.
Ai prelievi dai conti effettuati nelle settimane scorse da diverse startup dopo il caso Ftx la banca ha risposto vendendo quello che era in grado di vendere rapidamente per reperire liquidità. Ma quando si sono create ulteriori pressioni con un nuovo fallimento di un cripto player (Silvergrade) ha cercato di reperire nuovi fondi annunciando un aumento di capitale, puntando a raccogliere oltre 2 miliardi, ed è scattata una spirale incontrollabile.
Sempre secondo le ricostruzioni finora circolate, su cui mancano ancora conferme a livello ufficiale, sia gli operatori di Venture Capital, consapevoli delle esposizioni delle startup, sia molte di queste realtà avrebbero deciso di ritirare di corsa i depositi, per non incappare in un fallimento bancario su cui si sarebbero ritrovati non tutelati, tanto da far defluire oltre 40 miliardi di dollari dai conti Svb nella sola giornata di giovedì.
Dopo il contagio alla Signature Bank, domenica a tarda serata è stata diramata una dichiarazione congiunta del segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen – che poche ore prima aveva affermato che non vi sarebbero stati salvataggi pubblici – e del presidente della Federal Reserve, Jay Powell – che pochi giorni fa al Congresso aveva assicurato che il sistema bancario Usa era solido e ben capitalizzato – con cui di fatto veniva esteso a tutti i correntisti la piena garanzia dei depositi.
Fino a quel momento era stabilito che gli unici che si sarebbero visti pienamente tutelare i depositi erano i correntisti individuali per ammontare massimo di 250.000 dollari. Inizialmente, infatti, la linea delle autorità sembrava essere quella di confermare questa soglia e di lasciar finire tutti gli altri nel calderone di una procedura fallimentare. Ma quando una seconda banca è finita in dissesto e in questo modo si è aperta la prospettiva di una reazione a catena che avrebbe visto fallimenti di imprese titolari di conti correnti, altre fughe di correntisti da altre banche, che sarebbero state a loro volta costrette a svendere attivi per reperire liquidità, Tesoro e Fed hanno deciso di alzare lo scudo, per tentare di spezzare il circolo vizioso e convincere i titolari di conti correnti a non fare mosse precipitose.
Il provvedimento è stato accompagnato dalla assicurazione che “nessuna perdita verrà pagata dai contribuenti”. Tesi oggi ribadita dal presidente Usa, Joe Biden. Intanto, tuttavia, la Fed ha dovuto rendere disponibili 25 miliardi di dollari tramite un suo fondo di stabilizzazione, pur affermando che si tratta di garanzie che non ritiene dovranno essere utilizzate.
Già la gestione non proprio lineare della crisi è passibile di sollevare dubbi. La stampa più vicina alla componente Repubblicana ha poi rapidamente puntato il dito contro il fatto che si procede a un aiuto generalizzato perché, è l’accusa, molte di queste startup californiane, che dispongono di milioni non garantiti sui conti Svb, sarebbero anche finanziatori rilevanti delle campagne elettorali di esponenti Democratici.
La mossa, poi, ovviamente va nella direzione diametralmente opposta alla stretta monetaria combinata alla riduzione del bilancio che la Fed sta portando avanti da mesi. E i tentativi di stabilizzazione e recupero degli indici generali a Wall Street sembrerebbero proprio collegati all’aspettativa che questa vicenda provochi una inversione di rotta, o quantomeno una pausa, della Fed sulla manovra restrittiva. Il rialzo dei tassi atteso la prossima settimana potrebbe essere rimesso in discussione.
Questo repentino cambio di prospettive si è riflesso con un brusco calmieramento dei tassi sui titoli del Tesoro Usa, che da poco sotto il 4% di mercoledì oggi sono crollati al 3,50%, segnano il ribasso più marcato dal 1987.
Restano diversi interrogativi da chiarire sulla vicenda. Primo fra tutti quale sia la base dello stratosferico aumento proprio di depositi bancari alla Silicon Valley Bank: tra 2019 e 2021 sono più che triplicati fino a sfiorare 190 miliardi di dollari. Guardando all’intero comparto bancario, anche incorporando l’effetto di lockdown e delle restrizioni alle attività imposti a motivo del Covid, che hanno provocato un forte aumento del risparmio, la crescita media sullo stesso periodo è stata del 37%, secondo i dati della Autonomous Research citati dal Financial Times.
Un altro elemento da valutare è l’anomala concentrazione di Venture Capital e di startup che hanno fatto sì che la stragrande maggioranza dei conti correnti a Svb non fosse garantita: addirittura il 95%.
Questo chiama in causa l’attività di vigilanza bancaria Usa, soprattutto ora che bisogna mettere in campo provvedimenti generalizzati. Per non menzionare la sgradevole circostanza che Svb, pur essendo la 16esima maggiore banca degli Stati Uniti non è stata sottoposta a stress test della Fed, né era soggetta ai requisiti prudenziali previsti dalle regole bancarie di Basilea.
Quello che si è appena verificato potrebbe essere visto come il primo bank run digitale che per la sua natura ha colto impreparati i regolatori. E secondo l’ex analista capo sul settore bancario di Morgan Stanley, Oliver Wyman, potrebbe anche fornire elementi sui potenziali rischi che alcuni cripto asset ritenuti più sicuri, come le stablecoin potrebbero accusare in situazioni analoghe di improvvisi riscatti da parte degli investitori. (di Roberto Vozzi).

Volkswagen costruirà una gigafactory in Canada

Volkswagen costruirà una gigafactory in Canada

Blume: Nord America è una priorità. Avvio produzione nel 2027

Milano, 13 mar. (askanews) – Volkswagen costruirà una gigafactory in Canada a St. Thomas, Ontario. L’avvio della produzione di batterie è previsto nel 2027. Dopo Salzgitter e Valencia, quella in Canada sarà la terza gigafactory del gruppo, la prima in Nord America.
A costruire l’impianto sarà PowerCo, la divisione del gruppo Volkswagen dedicata alle batterie. L’investimento rientra in un piano più ampio di sviluppo in Nord America che comprende anche un impianto in Columbia, South Carolina, di Scout, brand indipendente del gruppo. Scout produrrà un pick-up e un suv rugged, dedicato al fuoristrada, entrambi elettrici. Nel 2026 nell’impianto dovrebbero essere prodotti più di 200mila veicoli Scout.
“Lo sviluppo in Nord America è una priorità del nostro piano in 10 punti presentato l’anno scorso. Con la decisione di avviare la produzione di batterie in Canada e con il sito Scout in South Carolina stiamo accelerando nell’esecuzione della nostra strategia”, ha detto il Ceo di Volkswagen, Oliver Blume.
Sempre in Nord America, Volkswagen ha aumentato la produzione dell’elettrica ID.4 a Chattanooga, Tennessee, e ha in programma investimenti a Puebla e Silao in Messico per la produzione di Bev e motori elettrici nella seconda metà del decennio. Anche Cariad, la divisione dedicata al software ha aperto una filiale a Seattle. Sul fronte dell’infrastruttura di ricarica, Volkswagen sta sviluppando Electrify America che prevede l’installazione di colonnine fast charger in Usa e Canada.

Tonfo delle Borse europee, crolla piazza Affari (-4,03%) con le banche

Tonfo delle Borse europee, crolla piazza Affari (-4,03%) con le banche

Spread Btp-Bund sale a 192 pb. UniCredit -9%, Intesa Sp -6%

Milano, 13 mar. (askanews) – Nuovo tonfo delle Borse europee sulla scorta dell’irrazionale allarme banche importato dagli Stati Uniti. Per piazza Affari – considerato il forte peso dei titoli del credito nel paniere del Ftse Mib – è stata poi una vera e propria giornata nera. L’indice Ftse Mib è crollato del 4% a 26.183,54 punti e l’All Share è precipitato del 3,94% a 28.320,66 punti. Cali inferiori ma comunque molto pesanti anche per i principali indici delle Borse di Francoforte (-3,04%), Londra (-2,58%), Parigi (-2,90%), Madrid (-3,51%).
Nè le misure d’emergenza varate con tempestività dalle Autorità Usa (Fed, Tesoro e Fdic) per tutelare i depositi in seguito al fallimento della Silicon Valley Bank e di altri istituti di credito regionali non sistemici statunistensi, nè la razionalità dei report degli analisti nello spiegare le nette differenze di situazione, nè il messaggio di forte rassicurazione lanciato dal presidente Usa Biden sono bastati a fermare il panico innescato sui mercati europei dal caso della SVB. Quanto a Wall Street, gli indici sono in altalena e la volatilità è elevatissima, come mostra anche o S&P 500 Vix, in marcato aumento. Il mercato ondeggia tra le paure che si possa generare una crisi sistemica del comparto creditizio e le previsioni/speranze che propio il caso SVP, insieme all’andamento degli indicatori economici, indurranno la Fed ad allentare decisamente la propria politica monetaria restrittiva.
A Milano i titoli delle banche hanno subito maxi-tracolli: Bper -9,51%, UniCredit -9,01%, Banco Bpm -8,09%, Banca Mediolanum -7,76%, Mps -7,33%, Intesa Sanpaolo -6,10%, Mediobanca -4,48%. In controtendenza hanno chiuso gli energetici Italgas (+1,05%), Terna (+0,61%), Snam (+0,56%).
In marcato aumento, infine, lo spread tra i rendimenti di Btp e Bund decennali. Il differenziale è salito in area 192 punti base, sebbene il rendimento del titolo italiano sia sceso al 4,20%, mentre quello del suo omologo tedesco si è attestato al 2,28%.

La Commissione Ue difende la sua proposta sui veicoli “Euro 7”

La Commissione Ue difende la sua proposta sui veicoli “Euro 7”Bruxelles, 13 mar. (askanews) – La portavoce della Commissione europea responsabile per il Mercato interno, Sonya Gospodinova, ha spiegato oggi a Bruxelles perché l’Esecutivo Ue abbia proposto la nuova normativa Euro 7 per i veicoli stradali, che prevede ulteriori riduzioni delle emissioni nocive per la salute, oltre all’altra normativa che preveda che dal 2035 sul mercato interno possano essere immessi solo auto e furgoni a emissioni zero di CO2.
Una dozzina di Stati membri (i cui ministri dei trasporti, compreso l’italiano Matteo Salvini, si sono riuniti oggi a Strasburgo) sostengono le obiezioni dell’industria, che considera gli investimenti necessari per rispettare le norme Euro 7 irragionevoli, dal momento che comunque entro il 2035, secondo le regole che la stessa Ue vorrebbe varare, il motore a combustione interna non potrà più essere usato nelle auto nuove sul mercato europeo, e chiede di lasciare invariate, per la maggior parte, le attuali norme Euro 6.
Ai giornalisti che ricordavano questa obiezione, durante il briefing quotidiano della Commissione oggi a Bruxelles, la portavoce ha replicato: “Un punto molto importante nella nostra proposta è che va considerato che la precedente normativa Euro 6 era del 2012; da allora, l’industria si è adattata, c’è stata una evoluzione: le imprese sono ora già molto vicine ai livelli di ambizione della nuova normativa Euro 7, e la Commissione ne ha tenuto conto quando ha fatto la proposta, che è ambiziosa ma realistica”.
Va considerato, poi, ha continuato Gospodinova, che “la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto e di particolato, prevista dall’Euro 7, riduce l’inquinamento atmosferico, e dunque “serve a proteggere la salute dei cittadini”. Quindi, ha sottolineato, “ogni miglioramento è a vantaggio dei cittadini”.
Inoltre, la portavoce ha ricordato che, come ha precisato a più riprese il commissario Ue all’Industria e al Mercato unico, Thierry Breton, “si potrà sempre possibile esportare i motori a combustione interna fuori dall’Ue”, dopo il 2035.
Quando ha presentato la sua proposta, il 10 novembre scorso, Commissione ha indicato i vantaggi per i mercati di esportazione dei motori endotermici, “visto che diversi paesi terzi, come l’Australia, il Brasile, la Cina o l’India, tendono a basare le loro normative sulle norme Euro in materia di emissioni”.
La data prevista per l’entrata in vigore del nuovo regolamento Euro 7 è il primo luglio 2025 per i veicoli leggeri nuovi (autovetture e furgoni) e il 1º luglio 2027 per i veicoli pesanti nuovi (autocarri e autobus).
Attualmente la norma Euro 6 (Euro VI per i veicoli pesanti) disciplina ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato, idrocarburi, metano, e infine ammoniaca, ma solo per autocarri e autobus. Oltre a questi inquinanti, la proposta Euro 7 estende alle autovetture e ai furgoni i limiti per l’ammoniaca autocarri e autobus. In più, la nuova proposta disciplina anche le emissioni di formaldeide, un gas irritante e cancerogeno, e il protossido di azoto (solo per autocarri e autobus), un potente gas a effetto serra, il particolato ultrafine più piccolo (fino a 10 nanometri).

Fisco, domani confronto su riforma. Ok imprese, attesa sindacati

Fisco, domani confronto su riforma. Ok imprese, attesa sindacatiRoma, 13 mar. (askanews) – Prende il via domani il confronto con le parti sociali sul disegno di legge delega di riforma del fisco che dovrebbe approdare giovedì in Consiglio dei ministri. Un provvedimento che alla vigilia degli incontri a palazzo Chigi ha già raccolto il giudizio positivo delle organizzazioni imprenditoriali mentre resta sospeso quello dei sindacati che saranno i primi ad essere ascoltati domani dal primo pomeriggio.
Tra le principali misure che dovrebbero entrare nella delega la riduzione da quattro a tre degli scaglioni Irpef, da finanziare con una razionalizzazione delle detrazioni fiscali; la riforma dell’Ires con un regime di favore per gli utili reinvestiti; la ripresa del percorso di abolizione dell’Irap; la razionalizzazione delle aliquote Iva con la possibilità di tassazione a zero per i beni di prima necessità; la semplificazione dei tributi locali e il federalismo fiscale; l’estensione della cedolare secca agli immobili commerciali.
Nel ddl delega verrà poi ridisegnato il rapporto tra contribuente e fisco con, tra l’altro, il potenziamento della compliance e l’introduzione del concordato preventivo biennale e sarà riformata la riscossione con l’obiettivo di abbattere il pregresso di 1.150 miliardi ed evitare che se ne crei altro semplificando il processo.
Praticamente unanime il consenso espresso dalle organizzazioni datoriali alle linee generali del provvedimento spiegate nelle ultime settimane dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e dal viceministro Maurizio Leo.
“Ho sempre dichiarato che avrei auspicato una riforma organica” ha sottolineato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi “aspettiamo di vedere il testo finale, ma sembra che vada nella giusta direzione”.
Plauso anche dalle organizzazioni degli artigiani. “Siamo sulla strada giusta per una revisione organica e strutturale del nostro sistema tributario” ha affermato il presidente di Confartigianato Marco Granelli secondo il quale “oggi ci sono tutte le premesse per costruire un fisco nuovo”.
Per la CNA la riforma fiscale “sta andando nella giusta direzione, garantendo finalmente l’equità del prelievo fiscale sui redditi, la riduzione della pressione fiscale, la semplificazione degli adempimenti, incentivi alla capitalizzazione delle imprese personali e all’incremento del reddito d’impresa”.
Anche Confcommercio promuove la riforma sul fronte dell’Irpef, per la “riduzione delle aliquote e degli scaglioni di reddito”, per “una no tax area senza disparità tra lavoro dipendente e pensionati” e per “la progressiva estensione della flat tax”. E su quello delle tasse d’impresa, in particolare per le scelte “in materia di IRES, che intendono favorire il reinvestimento degli utili in azienda”.
Un “primo giudizio positivo” arriva anche da Confagricoltura alla riforma “che dovrebbe dare il via a un graduale processo di riduzione del carico fiscale e un’importante semplificazione del calendario degli adempimenti e del meccanismo dei versamenti”.
Resta invece sospeso il giudizio dei sindacati che attendono l’incontro con il governo di domani. “Mi sembra, da quel poco che ho capito, che la proposta che stiamo facendo noi va in una direzione opposta” ha affermato il leader della Cgil, Maurizio Landoni, “ma prima di esprimere un giudizio su una proposta del Governo voglio conoscerla e capire, concretamente, quale sia perché non siamo pregiudiziali”.
La Cisl con il segretario generale Luigi Sbarra insiste sulla necessità di “mettere sotto controllo prezzi e tariffe, rinnovare tutti i contratti pubblici e privati e rivalutare le pensioni” mentre sul fronte fiscale chiede di “assicurare la riduzione della tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati”.
La Uil da parte sua chiede “di destinare tutti i 20 miliardi recuperati nel 2022 dall’Agenzia delle Entrate al taglio immediato delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, che sono i più fedeli contribuenti del fisco”.

Domani a Milano quarta giornata nazionale società Benefit

Domani a Milano quarta giornata nazionale società BenefitRoma, 13 mar. (askanews) – Si terrà domani a Milano, presso la Sala Conferenze di Palazzo Reale (P.zza Duomo 14, 3° Piano), la Quarta Giornata Nazionale delle Società Benefit, promossa e organizzata da Assobenefit, con il Patrocinio del Comune di Milano.
La manifestazione dal titolo “Tra Avanguardia e regola. Tracciamo la rotta per un futuro sostenibile” si pone in un momento cruciale per le Società Benefit, chiamate a rispondere alla sfida globale della sostenibilità. Può l’impresa agire in modo sostenibile? O meglio: come può l’impresa agire in modo sostenibile?
Come sottolinea il Presidente di Assobenefit, On. Mauro Del Barba: “La nostra risposta, la risposta delle Società Benefit oggi è: sì, l’impresa non solo può, ma deve darsi dei fini ulteriori a quello del profitto per essere pienamente sostenibile. Stanno qua la forza e l’originalità delle Società Benefit, che, come ogni impresa, partecipano allo sforzo collettivo di definire perimetri di azione nuovi e differenti entro cui riportare lo spazio di competizione proprio del mercato. […] Con la qualifica giuridica che comporta la duplice finalità e definisce maggiori responsabilità per gli imprenditori, le Società Benefit imprimono a questa ricerca collettiva la forza del proprio protagonismo e la responsabilità aggiuntiva di un impegno identitario irreversibile”.
La Giornata avrà inizio alle ore 9.30 con i saluti in apertura dell’Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano, Alessia Cappello, cui seguirà un Keynote speech a cura del Professor Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
Di qui si tratteggerà una ricca rassegna di sessioni tematiche, con i panel della mattina orientati ad inquadrare l’evoluzione del mercato, della finanza sostenibile e, soprattutto, della normativa a livello europeo dopo l’introduzione della direttiva CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive, sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità.
L’interesse sarà rivolto anche al ruolo che il Pubblico può svolgere per lo sviluppo sostenibile, grazie gli interventi del Presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), Stefano Besseghini, e del Direttore Generale di Utilitalia, Giordano Colarullo.
Dopo la pausa, i lavori riprenderanno nel pomeriggio, dalle ore 14, per orientare lo sguardo al panorama delle Società Benefit in Italia, la loro crescita e la loro diffusione, attraverso la presentazione della Dashboard interattiva per il monitoraggio delle Società Benefit in Italia, realizzata da Camera di commercio di Taranto insieme ad Infocamere.
Verranno poi approfondite le tematiche che maggiormente qualificano l’identità delle SB: il beneficio comune, la valutazione di impatto, la capacità di comunicare “Benefit”, e molto altro ancora.
Un’attenzione particolare verrà riservata allo sviluppo dei territori e di imprese innovative e sostenibili, cogliendo nuove opportunità di investimento e di crescita, a colloquio con Alberto Anfossi, Segretario Generale della Fondazione Compagnia di San Paolo, e Sergio Urbani, Direttore Generale della Fondazione Cariplo.
La Quarta Giornata Nazionale delle Società Benefit, che si concluderà alle ore 17.30, manterrà sempre al centro le Società benefit e il loro ruolo, come anche quello di Assobenefit. “Finalità, impatto, comunicazione emergono come tre dinamiche centrali e correlate. Questa la riflessione che la Giornata Nazionale pone sul tavolo e caratterizza le azioni programmatiche di Assobenefit e dei propri soci per i prossimi mesi. Ci pare importante dunque sottolineare come la normativa e i trend di mercato, anche quando vanno nella direzione esattamente auspicata dalle Società Benefit, non riescono da soli ad esprimere tutte le potenzialità che ravvisiamo nel modello Benefit. Per converso ci pare utile ribadire che le Società Benefit possono mettere in campo un assetto giuridico maggiormente idoneo allo scopo e che va misurato, per contro, con gli stessi strumenti che il mercato offre a tutti con la fondamentale differenza di poterli rendere profondamente correlati alla propria stessa identità. Qua si concentrano i nostri sforzi”, conclude Del Barba.

Auto, Commissione Ue difende sua proposta Euro 7 per emissioni

Auto, Commissione Ue difende sua proposta Euro 7 per emissioniBruxelles, 13 mar. (askanews) – La portavoce della Commissione europea responsabile per il Mercato interno, Sonya Gospodinova, ha spiegato oggi a Bruxelles perché l’Esecutivo Ue abbia proposto la nuova normativa Euro 7 per i veicoli stradali, che prevede ulteriori riduzioni delle emissioni nocive per la salute, oltre all’altra normativa che preveda che dal 2035 sul mercato interno possano essere immessi solo auto e furgoni a emissioni zero di CO2.
Una dozzina di Stati membri (i cui ministri dei trasporti, compreso l’italiano Matteo Salvini, si sono riuniti oggi a Strasburgo) sostengono le obiezioni dell’industria, che considera gli investimenti necessari per rispettare le norme Euro 7 irragionevoli, dal momento che comunque entro il 2035, secondo le regole che la stessa Ue vorrebbe varare, il motore a combustione interna non potrà più essere usato nelle auto nuove sul mercato europeo, e chiede di lasciare invariate, per la maggior parte, le attuali norme Euro 6.
Ai giornalisti che ricordavano questa obiezione, durante il briefing quotidiano della Commissione oggi a Bruxelles, la portavoce ha replicato: “Un punto molto importante nella nostra proposta è che va considerato che la precedente normativa Euro 6 era del 2012; da allora, l’industria si è adattata, c’è stata una evoluzione: le imprese sono ora già molto vicine ai livelli di ambizione della nuova normativa Euro 7, e la Commissione ne ha tenuto conto quando ha fatto la proposta, che è ambiziosa ma realistica”.
Va considerato, poi, ha continuato Gospodinova, che “la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto e di particolato, prevista dall’Euro 7, riduce l’inquinamento atmosferico, e dunque “serve a proteggere la salute dei cittadini”. Quindi, ha sottolineato, “ogni miglioramento è a vantaggio dei cittadini”.
Inoltre, la portavoce ha ricordato che, come ha precisato a più riprese il commissario Ue all’Industria e al Mercato unico, Thierry Breton, “si potrà sempre possibile esportare i motori a combustione interna fuori dall’Ue”, dopo il 2035.
Quando ha presentato la sua proposta, il 10 novembre scorso, Commissione ha indicato i vantaggi per i mercati di esportazione dei motori endotermici, “visto che diversi paesi terzi, come l’Australia, il Brasile, la Cina o l’India, tendono a basare le loro normative sulle norme Euro in materia di emissioni”.
La data prevista per l’entrata in vigore del nuovo regolamento Euro 7 è il primo luglio 2025 per i veicoli leggeri nuovi (autovetture e furgoni) e il 1º luglio 2027 per i veicoli pesanti nuovi (autocarri e autobus).
Attualmente la norma Euro 6 (Euro VI per i veicoli pesanti) disciplina ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato, idrocarburi, metano, e infine ammoniaca, ma solo per autocarri e autobus. Oltre a questi inquinanti, la proposta Euro 7 estende alle autovetture e ai furgoni i limiti per l’ammoniaca autocarri e autobus. In più, la nuova proposta disciplina anche le emissioni di formaldeide, un gas irritante e cancerogeno, e il protossido di azoto (solo per autocarri e autobus), un potente gas a effetto serra, il particolato ultrafine più piccolo (fino a 10 nanometri).