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Enel: partnership con Newcleo per il nucleare di quarta generazione

Enel: partnership con Newcleo per il nucleare di quarta generazioneMilano, 13 mar. (askanews) – Enel e la società di tecnologie nucleari pulite Newcleo hanno firmato un accordo di cooperazione in base al quale perseguiranno l’opportunità di lavorare insieme sui progetti di tecnologia nucleare di quarta generazione di Newcleo, che mirano a fornire una fonte di energia sicura e stabile, nonché ridurre significativamente gli esistenti volumi di scorie radioattive, attraverso il loro utilizzo come combustibile per reattori.
Enel collaborerà con Newcleo su progetti legati a questa avanzata tecnologia nucleare, fornendo competenze specialistiche attraverso la condivisione di personale qualificato dell’azienda. Newcleo si è impegnata ad assicurare ad Enel un’opzione come primo investitore nel primo impianto nucleare che newcleo costruirà fuori dall’Italia.
“L’innovazione è fondamentale per lo sviluppo di tecnologie in grado di garantire energia pulita, affidabile, accessibile e il più possibile indipendente da fattori geopolitici. Per questo motivo, continuiamo a esplorare qualsiasi area del mix energetico”, ha dichiarato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. “Questa collaborazione con newcleo è l’ultimo esempio dell’instancabile ricerca delle migliori aziende con cui intraprendere il nostro viaggio verso un futuro pulito e siamo impazienti di accompagnare newcleo nel suo sfidante e promettente percorso per fornire elettricità a emissioni zero in modo sicuro, economico e sostenibile”.
“Sono lieto che Enel abbia scelto di collaborare con newcleo”, ha dichiarato Stefano Buono, Ceo di Newcleo. “Enel sta dimostrando grande lungimiranza nell’essere una delle prime aziende energetiche ad apprezzare e supportare la nostra strategia sostenibile e il suo impatto sul nostro futuro collettivo. La tecnologia Fast Reactor di newcleo è il passo necessario nell’industria nucleare per consentire il riciclaggio multiplo dell’uranio già estratto e una massiccia riduzione delle scorie nucleari. Inoltre, l’uso del piombo apre la possibilità a un funzionamento più sicuro ed economico del reattore”.
Il primo passo della delivery roadmap di Newcleo sarà la progettazione e la costruzione di un Mini LFR (Lead Fast Reactor) da 30 MWe, primo nel suo genere, da realizzare in Francia entro il 2030, seguito rapidamente da un’unità commerciale da 200 MWe nel Regno Unito. Allo stesso tempo, newcleo investirà direttamente in un impianto di manifattura di MOX (Mixed uranium/plutonium Oxide, prodotto da scorie nucleari esistenti) per alimentare i suoi reattori.

Pil, Fitch: rivede al rialzo stima 2023 per Italia al +0,5%

Pil, Fitch: rivede al rialzo stima 2023 per Italia al +0,5%Milano, 13 mar. (askanews) – Fitch ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per l’Italia, “grazie a un parziale sollievo dello shock dei prezzi energetici e al miglioramento delle prospettive di crescita globale e dell’eurozona”. L’agenzia di rating ora stima una crescita per l’Italia dello 0,5% nel 2023 al posto della lieve contrazione precedentemente prevista (+0,6 pp), mentre ha ridotto leggermente le previsioni per il 2024 al +1,3% (-0,2 pp).
Nel 2023 la crescita mondiale è prevista al +2%, stima rivista al rialzo dall’1,4% di dicembre. In particolare, Fitch ha alzato le previsioni di crescita della Cina al +5,2% dal precedente +4,1%, dell’eurozona al +0,8% dal +0,2%, degli Stati Uniti al +1% da +0,2%. “Le prospettive di crescita globale per il 2023 sono migliorate significativamente da dicembre – spiega Fitch -. Ciò riflette la riapertura della Cina, l’attenuazione della crisi del gas naturale in Europa e la sorprendente capacità di recupero a breve termine della domanda dei consumatori statunitensi”.
Rivista invece al ribasso la previsione della crescita globale nel 2024 al +2,4% dal +2,7% “per riflettere l’impatto ritardato dei rapidi aumenti dei tassi di interesse della Fed e della Bce”.

Banca Progetto, in 2022 utile netto +27% a 52 milioni

Banca Progetto, in 2022 utile netto +27% a 52 milioniRoma, 13 mar. (askanews) – Risultati in espansione per Banca Progetto, challenger bank specializzata in servizi per le piccole e medie imprese italiane e per la clientela privata, il cui Consiglio di Amministrazioneha approvato i risultati al 31 dicembre 2022 con un utile netto in crescita a 52 milioni di euro (+ 27% rispetto ai 41 milioni di euro a fine 2021).
I risultati dell’esercizio 2022 – informa una nota – evidenziano un totale attivo di euro 6,7 miliardi, un utile netto di euro 52 milioni (che tiene conto di oneri non ricorrenti per euro 7,5 milioni circa, al lordo dell’effetto fiscale) e un CET 1 Ratio al 17,6%, che si confrontano rispettivamente con un totale attivo di euro 4,6 miliardi, un utile netto di euro 41 milioni e un CET 1 Ratio del 20% registrati alla fine del 2021. Il costo del rischio è pari allo 0,7%, con un net NPE ratio pari a circa il 2%.
Il miglioramento dell’efficienza operativa della banca è confermato dal cost/income ratio al 34% al netto degli oneri non ricorrenti, che si confronta con il 39% dell’anno 2021. La banca ha superato gli obiettivi del piano industriale in termini di nuove erogazioni e di risultati complessivi. Il motore di questa crescita sostenibile sono innanzitutto le persone che lavorano nella banca e per la banca: negli ultimi due anni è più che raddoppiato il numero delle risorse, oggi 213, che includono giovani professionisti con un età media di 30 anni chiamati a sviluppare nuovi prodotti e servizi, e si è esteso il network esterno estremamente efficiente degli agenti e mediatori che comprende oltre 150 partner.
Le erogazioni alle imprese, ad oggi oltre 7 mila, hanno registrato un’importante accelerazione arrivando a 2,7 miliardi di euro alla fine dell’anno, con un incremento di oltre il 20% rispetto all’anno precedente (2,2 miliardi di euro). I finanziamenti erogati rappresentano, secondo ItaliaFintech – associazione italiana che raggruppa i maggiori operatori del Fintech in Italia a cui la banca aderisce – il 60% del totale erogato dalle associate (4,5 miliardi di euro). Nel 2022 la banca ha lanciato anche il prodotto di acquisto pro-soluto di crediti IVA, con volumi registrati intorno a 100 milioni di euro.
Passando alla clientela retail, nel corso del 2022 i finanziamenti erogati con la cessione del quinto hanno raggiunto 171 milioni di euro, in crescita del 13% rispetto ai 152 milioni del 2021.
La raccolta totale tramite conti di deposito a fine 2022 si attesta a circa 4,4 miliardi di euro, principalmente sulla clientela retail, con 90.000 rapporti tra Italia, Germania, Spagna e Olanda, gestiti con un servizio totalmente digitale. Perfezionate due operazioni di cartolarizzazione con sottostanti portafogli di finanziamenti erogati dalla Banca alle piccole medie imprese italiane garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia, che hanno permesso di raccogliere 1 miliardo di euro. Tali operazioni hanno consolidato la presenza della Banca nel mercato della finanza strutturata finalizzata ad operazioni di raccolta e conferma la fiducia degli investitori sulla qualità dei crediti erogati e sulla solidità del modello di business. Banca Progetto consolida così il suo posizionamento di piattaforma di riferimento per le piccole e medie imprese e le famiglie italiane con l’obiettivo di continuare ad offrire servizi flessibili e veloci: in particolare nel secondo semestre di quest’anno la banca sarà pienamente operativa anche nel segmento factoring. La velocità di realizzazione e la qualità dei prodotti e dei processi sono evidenza della strategicità del modello di cooperazione con emergenti realtà fintech italiane, ecosistema virtuoso in cui gli stessi partner digitali possono crescere grazie agli investimenti lungimiranti della banca.
Paolo Fiorentino, Amministratore Delegato di Banca Progetto, ha commentato: “Il 2020 è stato l’anno della svolta, il 2021 quello del consolidamento e rafforzamento del posizionamento nel mercato, il 2022 quello dell’ulteriore accelerazione del percorso di crescita con un importante incremento dell’utile netto e un ottimo andamento dei principali indicatori economico-finanziari. Sono molto orgoglioso dei risultati ad oggi raggiunti insieme alla mia squadra, che ha portato una start-up a diventare un punto di riferimento per le pmi e le famiglie italiane. Nel 2022 abbiamo investito in modo massiccio in tecnologia e risorse umane, che è poi il binomio su cui si basa la nostra attività sempre nel pieno rispetto di una finanza sostenibile. La banca ha ottenuto, per il quarto anno consecutivo, la certificazione Great Place to Work, a conferma dell’alto livello di soddisfazione e del commitment dei dipendenti”.

Silicon Valley Bank, HSBC acquisisce il ramo britannico

Silicon Valley Bank, HSBC acquisisce il ramo britannicoMilano, 13 mar. (askanews) – HSBC acquisisce per 1 sterlina la Silicon Valley Bank UK, il ramo britannico dell’istituto americano fallito, dopo un fine settimana di frenetiche trattative da parte dei funzionari britannici.
In una dichiarazione alla City, HSBC ha affermato che la transazione “si completa immediatamente” e che l’acquisizione sarà finanziata con le risorse esistenti.
“Questa mattina, il governo e la Banca d’Inghilterra hanno facilitato una vendita privata di Silicon Valley Bank UK a HSBC – ha dichiarato il Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt -. I depositi saranno protetti, senza alcun supporto da parte dei contribuenti. Ieri ho detto che ci saremmo presi cura del nostro settore tecnologico e abbiamo lavorato con urgenza per mantenere questa promessa”.
Al 10 marzo 2023, SVB UK aveva prestiti per circa 5,5 miliardi di sterline e depositi per circa 6,7 miliardi di sterline.

Piano Tesoro e Fed per proteggere SVB: tutti i depositi saranno pagati

Piano Tesoro e Fed per proteggere SVB: tutti i depositi saranno pagati

Chiusa anche Signature Bank. Biden: soldi dei contribuenti non a rischio

Milano, 13 mar. (askanews) – I depositanti della Silicon Valley Bank saranno rimborsati completamente e immediatamente. L’eccezionale rete di salvataggio sui depositi è stata decisa dal Tesoro Usa, dalla Federal Reserve e dall’Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation) per evitare ricadute su tutto il sistema finanziario e rassicurare i clienti sulla sicurezza del loro denaro dopo il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti.
Sono state presentate misure di finanziamento di emergenza ed è stato chiuso un secondo istituto finanziario. Si tratta della Signature Bank di New York, specializzata in servizi al settore legale e immobiliare e affondata da scommesse sulle criptovalute. Anche ai depositanti di Signature è stato garantito che non subiranno alcuna perdita e che potranno accedere al loro denaro già da oggi.
La Fed ha annunciato una nuova linea di credito a disposizione di ogni istituto che ne abbia bisogno, volta a fornire finanziamenti supplementari per garantire che “le banche siano in grado di soddisfare le esigenze di tutti i loro depositanti”, dichiarandosi di essere “pronta ad affrontare qualsiasi pressione di liquidità che possa emergere”.
Nessuna perdita derivante dalla risoluzione dei depositi di SVB o Signature sarà a carico del contribuente. Qualsiasi ammanco sarà finanziato da un prelievo sul resto del sistema bancario. Il presidente Usa, Joe Biden, ha dichiarato in un comunicato di essere soddisfatto che sia stata raggiunta “una soluzione rapida che protegge i lavoratori e le piccole imprese americane e mantiene il nostro sistema finanziario al sicuro” mentre “i soldi dei contribuenti non sono messi a rischio”.

Silicon Valley Bank, in un solo giorno fuga da 42 mld dai conti

Silicon Valley Bank, in un solo giorno fuga da 42 mld dai contiRoma, 11 mar. (askanews) – In un solo giorno dai conti correnti della Silicon Valley Bank sono stati ritirati in fretta e furia 42 miliardi di dollari. Oltre un quarto del totale. A quel punto per la banca è stata la fine.
Mentre inizia a diradarsi il polverone attorno al più grande fallimento di un istituto di credito Usa dai tempi del tracollo di Washington Mutual del 2008, la stampa finanziara cerca di ricostruire cosa sia avvenuto in un tempo relativamente breve (elemento tipico dei bank run) fino a spingere la Federal Deposit Insurance Corporation (che garantisce i depositi sui conti correnti) a chiudere l’accesso ai clienti e assumere il controllo del gruppo.
Negli Usa i conti bancari sono garantiti find ad un ammontare massimo di 250mila dollari. Il problema è che buona parte della clientela di questa banca è costituita da investitori professionisti, Pmi del settore tecnologico, startup o imprese avviate che dispongono di conti con cifre spesso superiori alla soglia tutelata. Secondo la stessa Fdic l’89% dei 175 miliardi di dollari in depositi non è coperto.
E quando una agenzia dello Stato della California ha lanciato allarmi sulla solvibilità della banca è esploso il panico. Tutti coloro, privati o società, che avevano depositi non tutelati e che erano venuti a conoscenza del dissesto – e in una regione connessa come la Silicon Valley erano evidentemente molti – si sono precipitati a cercare di ritirare i fondi prima di finire intrappolati in una procedura fallimentare.
L’innesco è partito dall’annuncio nella serata di mercoledì da parte della banca, fino a quel momento ritenuta ben patrimonializzata e certamente solvibile, dell’intenzione di reperire 2,25 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti, prevalentemente tramite l’emissione di bond.
Una decisione che ha colto di sorpresa, negativamente, gli operatori, prima, e i clienti subito dopo. Secondo alcune ricostruzioni, la banca si sarebbe trovata in affanno sulle liquidità dopo una prima sere di ritiri di depositi seguiti al crollo di Silvergrade, uno dei tanti gruppi di criptoasset falliti nelle ultime settimane.
Svb aveva già venduto tutti gli asset facilmente cedibili per reperire contanti. E quando ha annunciato l’intenzione di raccogliere nuovi fondi e si è vista nuovi nervosismi dei mercati, e nuovi prelievi dai conti, non disponeva di ulteriori margini.
Alcuni operatori puntano il dito contro il comportamento dei clienti attivi sul Venture Capital, ritenendoli responsabili dell’ondata di panico. I tentativi di raffreddare la situazione dell’amministratore delegato, Greg Becker, che ha chiesto ai clienti di “restare calmi” hanno avuto l’effetto diametralmente opposto. In poche ore giovedì il titolo Svb ha perso il 60%. E venerdì ha ripreso a collare. Dai quasi 270 dollari di mercoledì è precipitato sotto quota 80 dollari giovedì, e nell’after hours ha proseguito il tracollo ad un valore teorico di 39 dollari.
Sta di fatto che questo disastro finanziario si è verificato anche nell’ambito di un drastico inasprimento della linea monetaria portato avanti in questi mesi dalla Federal Reserve, in risposta alla galoppante inflazione. Proprio questa settimana, martedì pomeriggio, il presidente Jay Powell ha rilanciato la retorica rialzista sui tassi, avvertendo che nel caso in cui tutti i dati lo avessero giustificato la Fed sarebbe stata pronta a riaccelerare gli aumenti sul costo del denaro.
Questa situazione potrebbe avere ramificazioni diffuse nell’economia dato che le start-up più esposte alla necessità di finanziamenti potrebbero ritrovarsi nell’impossibilità di pagare dipendenti e fornitori e gli investitori del segmento del Venture Capital potrebbero trovarsi a corto di finanziamenti, un concomitare di fattori che potrebbe alimentarsi a vicenda.
E questo potrebbe essere uno degli elementi alla base del dissesto della Silicon Valley Bank quando, secondo fonti finanziarie citate da Cnbc, diversi player di Venture Capital hanno impartito ordini di ritiro di fondi temendo che un eventuale bank run (la classica profezia auto realizzante) avrebbe potuto innescare fallimenti di molte start-up clienti della banca.
L’autorità federale annunciato che i clienti potranno iniziare ritirare i loro depositi nel pomeriggio di lunedì 13 marzo, ma ovviamente questo non da alcuna garanzia a coloro che non siano sotto la soglia assicurata. Nei prossimi giorni si vedrà se il dissesto avrà ulteriori ricadute. Intanto ha innescato pressioni ribassiste su tutto il comparto bancario, non solo Usa.

Lventure tratta fusione con Digital Magics, ok atteso entro l’anno

Lventure tratta fusione con Digital Magics, ok atteso entro l’annoRoma, 10 mar. (askanews) – LVenture, gruppo di Venture Capital che investe in startup digitali, e Digital Magics, business incubator italiano, hanno avviato trattative non vincolanti sull’integrazione tra le due società, tramite fusione per incorporazione di Digital Magics in Lvg. Secondo quanto riporta un comunicato, alla luce del contesto di elevato sviluppo del settore del venture capital, l’Operazione è volta a creare un operatore leader nel mercato nazionale e che assume rilevanza (per dimensioni e caratteristiche) nel panorama europeo, aprendo uno spettro di opportunità allo sviluppo anche internazionale.
Secondo le intese preliminari raggiunte, soggette ad ulteriori approfondimenti e verifiche sulla base di una due diligence reciproca nonché alla realizzazione di operazioni societarie funzionali, inter alia, a incrementare il patrimonio netto di Lvg , si prevede che la business combination possa essere realizzata sulla base di un rapporto di concambio basato su una valorizzazione di, rispettivamente, DM e di LV – in termini di apporto nella Combined Entity – compresa nel range del 61,5% – 38,5% / 66,5% – 33,5%.
L’ipotesi allo studio prevede che l’attuale Presidente Esecutivo di DM, Marco Gay, assuma il ruolo di Presidente Esecutivo e l’attuale Amministratore Delegato di LVG, Luigi Capello, rivesta il ruolo di Amministratore Delegato. “Questo processo di integrazione proietta LVenture Group in una nuova dimensione, facendo massa critica e mettendo a fattor comune con Digital Magics competenze, asset, risorse finanziarie e un portafoglio che comprende le migliori startup e scale-up italiane – ha commentato Capello -. L’operazione getta le basi per la creazione di uno dei principali operatori early-stage Venture Capital europei”.
Secondo Gay, “in Digital Magics siamo da sempre convinti che per crescere bisogna fare sistema. Abbiamo grandi sfide ed opportunità da cogliere in una industria che sempre più dimostra concretamente la capacità di crescere, creare valore e competere a livello internazionale. Con l’operazione che stiamo iniziando oggi vogliamo valorizzare 20 anni di storia di Digital Magics creando le basi per proseguire in un percorso di ulteriore forte dinamismo, grazie alla grande capacità del management e di tutto il team ed al supporto dei nostri soci storici”.
Le società non si attendono che l’Operazione dia luogo ad obblighi di offerta pubblica di acquisto. Il Term-Sheet concordato, si legge, ipotizza che i passaggi procedurali previsti per il perfezionamento dell’Operazione possano completarsi entro la fine del corrente anno.

Ue rende più facili gli aiuti di Stato alle industrie del Green Deal

Ue rende più facili gli aiuti di Stato alle industrie del Green DealBruxelles, 10 mar. (askanews) – La Commissione europea ha finalmente adottato, ieri a Bruxelles, l’atteso nuovo “Quadro temporaneo di crisi e transizione” per gli aiuti di Stato che consentirà ai paesi dell’Ue di sostenere in modo consistente i settori industriali fondamentali per la transizione verso un’economia a zero emissioni, e gli investimenti e i finanziamenti per le tecnologie pulite.
La decisione è in linea con il Piano industriale del Green Deal, che la stessa Commissione proporrà martedì prossimo, 14 marzo, e risponde in parte alle preoccupazioni causate nell’Ue dai massicci sussidi previsti dall’”Inflation Reducion Act” americano, che si teme possano portare a delocalizzazioni di investimenti e produzioni dall’Europa agli Usa, e a forti svantaggi competitivi per gli europei, soprattutto se verrà applicata la logica del “buy American”. Il nuovo quadro prende in conto le reazioni degli Stati membri nel contesto di una consultazione condotta dalla Commissione, e modifica e proroga in parte il quadro temporaneo di crisi che era stato adottato il 23 marzo 2022 per permettere agli Stati membri di sostenere l’economia nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, e che era stato già modificato il 20 luglio 2022 e il 28 ottobre 2022.
Il Quadro temporaneo verrà applicato insieme alla modifica del “Regolamento generale di esenzione per categoria”, approvata anch’essa dalla Commissione oggi, che ha elevato in diversi settori le soglie minime, in termini di ammontare del sostegno, sotto cui gli aiuti di Stato non devono neanche essere notificati all’Ue.
E’ stata introdotta innanzitutto una proroga di due anni, fino al 31 dicembre 2025, della possibilità per gli Stati membri adottare aiuti di Stato per la transizione verde, in particolare riguardo ai regimi di sostegno per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, per lo stoccaggio di energia, e per la decarbonizzazione dei processi di produzione industriale.
In questi ambiti, sono previste diverse ulteriori misure: 1) verranno semplificate le condizioni per la concessione di aiuti a piccoli progetti e tecnologie meno mature, come l’idrogeno rinnovabile, eliminando la necessità di una procedura di gara competitiva, soggetta a precise salvaguardie; 2) saranno ampliate le possibilità di sostegno per la diffusione di tutti i tipi di fonti energetiche rinnovabili; 3) verranno allargate le possibilità di supporto alla decarbonizzazione dei processi industriali passando ai combustibili derivati dall’idrogeno; 4) saranno previsti dei massimali di aiuto più elevati e metodi di calcolo dell’aiuto semplificati.
Nuove misure, applicabili anch’esse fino al 31 dicembre 2025, potranno essere introdotte per accelerare ulteriormente gli investimenti nei settori chiave per la transizione verso un’economia a zero emissioni: per la produzione di attrezzature strategiche, in particolare batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori; per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs); per la produzione di componenti chiave; e per la produzione e il riciclaggio delle materie prime critiche pertinenti.
In particolare, gli Stati membri potranno fornire aiuti limitati a una soglia di importo nominale e una percentuale dei costi di investimento, a seconda dell’ubicazione e delle dimensioni dell’impresa beneficiaria. Le Pmi e le imprese situate in regioni svantaggiate potranno beneficiare di un sostegno più elevato, per garantire che gli obiettivi della politica di coesione siano debitamente presi in considerazione.
Considerando che le “zone A” della politica di coesione sono le regioni assistite dai fondi strutturali dell’Ue, con Pil pro capite sotto il 75% della media comunitaria (che in Italia comprendono Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), e che le “zone C” sono aree con problemi strutturali nonostante un Pil pro capite superiore al 75%, le Pmi potranno avere aiuti fino a 350 milioni di euro, che coprano fino al 55% dell’investimento nelle zone A, 200 milioni di euro per il 40% dell’investimento nelle zone C, e 150 milioni con il 35% dell’investimento nelle aree non assistite.
Le imprese più grandi, invece avranno nelle zone A una soglia per gli aiuti di 350 milioni, per il 35% al massimo dell’investimento, nelle zone C un limite di 200 milioni e del 20% dell’investimento, mentre nelle aree non assistite il sostegno non dovrà superare i 150 milioni, e il 15% dell’investimento.
Gli Stati membri potranno concedere percentuali ancora più elevate dei costi di investimento se l’aiuto è fornito tramite agevolazioni fiscali, prestiti o garanzie.
Prima di concedere l’aiuto, le autorità nazionali dovranno verificare i rischi concreti che l’investimento produttivo finisca col finanziare attività al di fuori dello Spazio economico europeo, e, d’altra parte, che non sussista alcun rischio di provocare delocalizzazioni all’interno del mercato unico.
Il nuovo Quadro introduce poi per la prima volta la possibilità dei cosiddetti “matching aid”, aiuti di Stato che potranno essere chiesti dalle imprese, proposti dagli Stati membri e concessi dopo l’approvazione della Commissione per compensare il divario tra le misure di sostegno pubblico disponibili nell’Ue e misure analoghe, di ammontare più altro, offerte in paesi extra Ue.
L’obiettivo, dove esiste un rischio reale che gli investimenti vengano distolti dall’Europa, è quello di scongiurare la delocalizzazione delle aziende degli Stati membri verso i paesi terzi che offrono sovvenzioni più convenienti.
E’ una misura che era richiesta da diversi Stati membri, ma la Commissione ha inquadrato questi “aiuti complementari” in condizioni rigorose. Innanzitutto, il “divario di finanziamento”, ovvero l’aiuto superiore quello a cui l’impresa avrebbe diritto nell’Ue (fino raggiungere eventualmente l’ammontare del sostegno offerto dai paesi terzi), sarà possibile in generale solo nelle “zone A” assistite; oppure, se riguarderà almeno tre Stati membri, dovrà prevedere una significativa quota dell’investimento per almeno una zona A e per un’altra area assistita (anche una “zona C”).
In secondo luogo, il beneficiario dovrà utilizzare una tecnologia di produzione all’avanguardia dal punto di vista delle emissioni ambientali. In terzo luogo, l’aiuto non potrà comportare il trasferimento di investimenti tra Stati membri, o la delocalizzazione delle attività di produzione all’interno dello Spazio economico europeo: le società beneficiarie dovranno impegnarsi a mantenere gli investimenti nella zona interessata per almeno cinque anni (tre per le Pmi) dopo il completamento dei pagamenti.
Infine, l’impresa beneficiaria dovrà fornire prove solide delle sovvenzioni che verosimilmente riceverebbe in un paese fuori dallo Spazio economico europeo per un progetto simile, e dovrà dimostrare che senza l’aiuto l’investimento pianificato non avrebbe luogo in Europa.
Il nuovo Quadro temporaneo aiuterà gli Stati membri anche a realizzare progetti specifici nell’ambito dei Piani nazionali di ripresa (Pnrr) che rientrano nel loro ambito di applicazione.
Le restanti disposizioni del Quadro temporaneo (ammontare limitato degli aiuti, sostegno alla liquidità sotto forma di garanzie statali e prestiti agevolati, aiuti per compensare gli elevati prezzi dell’energia, misure volte a sostenere la riduzione della domanda di energia elettrica), che sono più legate all’immediata situazione di crisi, rimarranno applicabili fino al 31 dicembre 2023. La Commissione valuterà in una fase successiva la necessità di una proroga del nuovo Quadro.

Ue-Usa, Von der Leyen: intese su materie prime chiave e incentivi

Ue-Usa, Von der Leyen: intese su materie prime chiave e incentiviRoma, 10 mar. (askanews) – Nell’ambito degli attriti sull’Inflation Reducution Act, Unione europea e Usa hanno concordato di stipulare un accordo sulle materie prime chiave e sull’avvio di un “dialogo per la trasparenza” sui rispettivi incentivi alle industrie “pulite”. Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen con un punto stampa al termine di una bilaterale a Washington, con il presidente Usa Joe Biden (che non ha partecipato al punto stampa).
Un incontro bilaterale “molto positivo e molto costruttivo”, ha detto. “Il primo tema è l’Ira, diamo il benvenuto perché è un investimento massiccio della transizione verde, verso una economia a zero emissioni. Poche settimane fa abbiamo trovato un accordo sui veicoli elettrici e sull’accesso al mercato Usa. Oggi abbiamo raggiunto un accordo sulle materie prime critiche, che vengono lavorate nella Ue per dare loro accesso al mercato Usa. Lavoreremo a un accordo su questo”.
Inoltre “abbiamo accettato di lavorare sul dialogo trasparente sugli incentivi che si danno alle industrie pulite su ambo le sponde dell’Atlantico, per assicurare che lavoriamo assieme per spingere su queste industrie cruciali per raggiungere un’economia circolare e net zero”, ha concluso.

Auto, lunedì a Strasburgo coalizione Paesi Ue contro norme Euro 7

Auto, lunedì a Strasburgo coalizione Paesi Ue contro norme Euro 7Bruxelles, 10 mar. (askanews) – Il ministro dei Trasporti ceco, Martin Kupka, sta organizzando per lunedì pomeriggio un incontro a Strasburgo con i suoi colleghi di una decina di altri paesi dell’Ue, compresa l’Italia, che condividono l’obiettivo di “alleggerire” la proposta legislativa in discussione sui nuovi standard Euro 7 per le emissioni degli autoveicoli e furgoni.
Le nuove norme Euro 7 riguardano la riduzione degli inquinanti come ossidi d’azoto e particolato ma non della CO2, per la quale c’è l’altro regolamento Ue, che prevede l’azzeramento delle emissioni nel 2035, e che è attualmente bloccato in Consiglio Ue da Germania, Italia, Polonia, Bulgaria e la stessa Repubblica ceca.
A quanto si apprende a Bruxelles, i ministri degli altri 10 paesi che sono stati inviati a partecipare alla riunione, che si terrà nei locali del Parlamento europeo a margine della plenaria, grazie alla disponibilità del relatore della proposta sull’Euro 7, il ceco Aleksandr Vondra (del gruppo conservatore Ecr) sono quelli di Finlandia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria. L’Italia dovrebbere essere rappresentanta dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Durante la riunione, che è previsto duri fino alle 15, è molto probabile che oltre all’Euro 7 venga affrontato anche il tema del regolamento che pone l’obettivo delle auto a a zero emissioni di CO2 nel 2035, su cui è soprattutto dal governo tedesco che ci si aspetta la proposta di una soluzione che, senza stravolgere l’accordo già raggiunto fra Europarlamento e Consiglio Ue, garantisca il mantenimento in produzione dei motori endotermici, anche se alimentati da solo da carburanti sintetici a zero emissioni nette.
Quanto all’Euro 7, l’obiettivo che verrà proposto per la discussione, a quanto si apprende, sarebbe quello di applicare i nuovi standard di emissione solo al particolato prodotto dall’attrito degli pneumatici sull’asfalto e dai dispositivi meccanici dell’auto durante le frenate, lasciando nvece inalterate le norme attuali Euro 6 per le emissioni dal motore.