Sud, dal Mimit 300 mld di incentivi per investimenti sostenibili PmiRoma, 22 gen. (askanews) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha adottato il decreto “Investimenti sostenibili 4.0” per supportare la trasformazione tecnologica e digitale, la competitività e la crescita sostenibile delle micro, piccole e medie imprese delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Secondo quanto riporta un comunicato, la misura ha una dotazione finanziaria di 300,5 milioni di euro.
Ammesse alle agevolazioni le attività manifatturiere e di servizi alle imprese: i programmi dovranno offrire un contributo al raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali, rendere il processo produttivo sostenibile e circolare, migliorare la sostenibilità e il risparmio energetico dell’impresa o favorire la transizione tecnologica e digitale dell’azienda proponente. Questo, prosegue il comunicato, attraverso l’impiego di tecnologie abilitanti come l’intelligenza artificiale, la blockchain, l’internet of things e l’industrial internet, il cloud, la cybersecurity, i big data e analytics, le soluzioni di advanced manufacturing, la manifattura additiva, la simulazione e la realtà aumentata.
Le spese, che dovranno essere comprese tra i 750mila euro e i 5 milioni di euro, potranno riguardare l’acquisto di macchinari, impianti e nuove attrezzature, opere murarie, programmi informatici, certificazioni ambientali e servizi di consulenza specialistica. Le agevolazioni sono concesse, fino al 75% delle spese ammissibili, nella forma del contributo in conto impianti e del finanziamento agevolato, spiega il Mimit, senza operare alcuna distinzione in funzione della dimensione d’impresa. Per l’accesso e la concessione delle agevolazioni si procederà mediante procedura valutativa con procedimento a sportello. (fonte immagine: Mimit).
Lagarde: Ue si prepari a Trump rimuovendo barriere nel mercato unicoRoma, 22 gen. (askanews) – Se al debutto la nuova amministrazione Trump non ha imposto nuovi dazi sulle importazioni dall’Europa, questo non significa che non arriveranno nelle prossime settimane, magari in maniera più “mirata”. Il dialogo con Washington deve proseguire, ma intanto l’Europa deve prepararsi alle sfide poste dalla svolta Usa, completando il mercato unico su cui ha un controllo diretto e su cui ancora persistono delle “barriere” interne. Lo ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde interpellata sull’esordio di Donald Trump alla Casa Bianca durante una intervista a Cnbc.
La non imposizione immediata di dazi generalizzati sull’Europa “è quello che mi aspettavo – ha detto – e penso che sia un approccio molto scaltro, perché i dazi generalizzati non danno necessariamente i risultati che si attende. Ma questo non significa che non li avremo, magari più selettivi e focalizzati, nei prossimi giorni o settimane”. “Penso che quello che dobbiamo fare in Europa sia essere preparati e anticipare quello che accadrà, in modo da poter rispondere”. In particolare in Europa “abbiamo creato un mercato unico, ma non abbiamo finito il lavoro. Abbiamo questo enorme mercato, con tanti consumatori pronti a attivare il loro potere di acquisto e a usare i loro risparmi. Ma abbiamo ancora barriere, nonostante le aspirazioni del mercato unico e penso che sia uno degli aspetti su cui, come ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen” si può intervenire perché è qualcosa “su cui abbiamo il controllo diretto”.
Poi ci sta “quello che accadrà nelle prossime settimane” con gli Usa. “Penso che in tutte le circostanze il dialogo debba continuare e che le parti debbano stare al tavolo per capire quali siano le loro agende”, ha proseguito. Lagarde è stata intervistata dalla emittente Usa a margine del World Economic Forum in corso a Davos, in Svizzera, l’appuntamento annuale dell’organizzazione fondata dal magnate Klaus Schwab, attivista sulle politiche globaliste oggetto di crescenti critiche da parte di molti movimenti politici “sovranisti”, e di molti dei sostenitori della nuova amministrazione Trump.
Tornando alle politiche promesse da Trump, “francamente se guardi a questa teoria della sostituzione, in cui abbasso le importazioni dall’Europa per aumentare la produzione interna negli Usa è opinabile. Perché l’economia Usa è piuttosto surriscaldata, se guardi al mercato del lavoro, c’è la disoccupazione molto bassa, se guardi la capacità produttiva sta già al massimo. Quindi questa idea che puoi fabbricare quello che non importi è qualcosa che richiederà un po’ di tempo”, ha concluso Lagarde.
Lagarde: fiduciosi su ritorno inflazione al 2%, rischi su crescitaRoma, 22 gen. (askanews) – Alla Banca centrale europea “se guardiamo all’inflazione siamo fiduciosi che la vedremo tornare al nostro livello obiettivo (2%) nel corso del 2025. Ora siamo fiduciosi che l’obiettivo sia portata di mano”. Lo ha ribadito la presidente Christine Lagarde in una intervista a Cnbc, evitando di sbilancarsi su quanti saranno i tagli dei tassi di interesse quest’anno (se 3 o 4) e sul dove arriverà il principale riferimento della Bce (se al 2% o al 2,25%).
Tra i vari elementi che l’istituzione tiene sotto controllo, in particolare in merito alle ricadute dell’arrivo della nuova amministrazione Trump negli Usa “il tasso cambio (euro-dollaro-ndr) sarà un elemento interessante che potrebbe avere conseguenze”, ha aggiunto. “Per la crescita economica – ha proseguito, durante una diretta da Davos, in Svizzera, dove si sta svolgendo il World Economic Forum – i rischi sono al ribasso e guarderemo attentamente i dati. Siamo in questo percorso di disinflazione, guarderemo attentamente ai prezzi dei servizi e ai salari, per vedere se nei primi mesi del 2025 i servizi avranno i rallentamenti dei prezzi che ci attendiamo”.
“Se il nostro scenario previsionale di base tiene – ha affermato – penso che siamo ben posizionati” per raggiungere in maniera sostenibile l’obiettivo di inflazione. Quanto alle future decisioni sui tassi “non mi metterò a dire se (i tagli) saranno 3 o 4, se i tassi andranno al 2% o al 2,25%, procediamo un passo alla volta – ha concluso – la direzione è molto chiara”.
Trump straccia gli accordi sulla tassazione globale, il rammarico UeRoma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump ha stracciato gli accordi globali sulla tassazione delle multinazionali, che erano stati faticosamente raggiunti a livello di Ocse e G20. E inizia in salita la relazione della nuova amministrazione Usa con i Paesi dell’Unione europea.
In realtà avrebbe potuto iniziare anche peggio, come è sembrato voler suggerire il neo commissario europeo all’Economia, il lettone Valdis Dombrovskis, quando ha notato che (finora) Trump non ha annunciato nuovi dazi contro l’Ue. Ma di fatto una delle prime mosse operate dal tycoon al debutto, con uno dei vari ordini esecutivi, smantella anni e anni di trattative faticose che, anche con il contributo di due presidenze dell’Italia – prima del G7 nel 2017 e poi del G20 nel 2021 – avevano portato a queste articolate intese sulla tassazione delle multinazionali. Il provvedimento è stato seguito a breve giro da un “memorandum” del dipartimento del Tesoro Usa, che evidentemente era pronto da tempo (assieme ad altre misure) e che non lascia spazio ad equivoci.
“Il segretario di Stato al Tesoro e il rappresentante Usa presso l’Ocse notificheranno che qualunque impegno preso dalla precedente amministrazione rispetto all’accordo sulla tassazione globale, non ha forza di legge o effetti negli Stati Uniti”, recita la prima sezione del memorandum. E subito dopo la sezione II aggiunge eloquenti minacce. Tesoro e Dipartimento del Commercio intendono effettuare “accertamenti” su qualunque giurisdizione che imponga tassazioni “extraterritoriali o che colpiscano in maniera sproporzionata imprese americane”. Successivamente prepareranno una lista di “opzioni per misure protettive o altre azioni” (vedi rappresaglie). I risultati di questi accertamenti verranno comunicati alla Casa Bianca entro 60 giorni.
Di fronte a tutto questo la Commissione europea “prende atto e esprime rammarico” per il memorandum, ha affermato Dombrovskis nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. “Come Ue restiamo impegnati sugli accordi e a portare avanti il dialogo con i nostri partner”. Secondo Bruxelles bisogna “discutere con la nuova amministrazione Usa per capire meglio le nuove posizioni”. Prima dei suddetti accordi Ocse diversi Paesi Ue, a cominciare dalla Francia, avevano avvertito che in assenza degli stessi avrebbero proceduto a imporre in maniera unilaterale tasse sulle multinazionali, in particolare per le quote di fatturato realizzate sui loro territori. Ora bisognerà vedere se riattiveranno questa opzione, con la prospettive di incappare nelle rappresaglie di Washington.
Tanto più che incombe lo spettro anche di una nuova fase di dispute commerciali, che per ora non vede i Paesi Ue investiti dalla prima raffica di misure adottate da Trump. Sempre secondo Dombrovskis “Unione europea e Stati Uniti condividono una profonda alleanza e amicizia ed è chiaro che le relazioni transatlantiche sono cruciali a livello geopolitico. Per questo è molto importante fare del nostro meglio per costruire una relazione forte e bilanciata con la nuova amministrazione Usa fin dall’inizio”. “Notiamo che il presidente Usa (finora-ndr) non ha annunciato nessun nuovo dazio sulla Ue, contrariamente ad alcune aspettative. Le relazioni commerciali tra Usa e Ue sono molto importanti, valgono 1.500 miliardi di euro l’anno. Due terzi degli asset americani all’estero sono in Europa e potrei andare avanti. Quindi – ha rilevato – ci sta molto in ballo sia a livello economico che geopolitico”. Al momento non risultano calendarizzati incontri tra la Ue e gli Usa, ma è quantomai probabile che non tardino ad esser inseriti in agenda. Mentre più avanti sarà da vedere anche come si svilupperanno le relazioni tra le rispettive banche centrali, la Bce e la Federal Reserve. Istituzioni indipendenti rispetto ai governi, ma molto rilevanti nell’intreccio di interessi economici e finanziari tra le due aree. Peraltro il mandato dell’attuale presidente della Fed, Jerone Powell, su cui vari esponenti della nuova amministrazione Usa hanno ripetutamente manifestato malcontento, scade nel maggio del 2026, tra poco più di un anno.
Trump straccia gli accordi su tassazione globale, il rammarico UeRoma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump ha stracciato gli accordi globali sulla tassazione delle multinazionali, che erano stati faticosamente raggiunti a livello di Ocse e G20. E inizia in salita la relazione della nuova amministrazione Usa con i Paesi dell’Unione europea.
In realtà avrebbe potuto iniziare anche peggio, come è sembrato voler suggerire il neo commissario europeo all’Economia, il lettone Valdis Dombrovskis, quando ha notato che (finora) Trump non ha annunciato nuovi dazi contro l’Ue. Ma di fatto una delle prime mosse operate dal tycoon al debutto, con uno dei vari ordini esecutivi, smantella anni e anni di trattative faticose che, anche con il contributo di due presidenze dell’Italia – prima del G7 nel 2017 e poi del G20 nel 2021 – avevano portato a queste articolate intese sulla tassazione delle multinazionali. Il provvedimento è stato seguito a breve giro da un “memorandum” del dipartimento del Tesoro Usa, che evidentemente era pronto da tempo (assieme ad altre misure) e che non lascia spazio ad equivoci.
“Il segretario di Stato al Tesoro e il rappresentante Usa presso l’Ocse notificheranno che qualunque impegno preso dalla precedente amministrazione rispetto all’accordo sulla tassazione globale, non ha forza di legge o effetti negli Stati Uniti”, recita la prima sezione del memorandum. E subito dopo la sezione II aggiunge eloquenti minacce. Tesoro e Dipartimento del Commercio intendono effettuare “accertamenti” su qualunque giurisdizione che imponga tassazioni “extraterritoriali o che colpiscano in maniera sproporzionata imprese americane”. Successivamente prepareranno una lista di “opzioni per misure protettive o altre azioni” (vedi rappresaglie). I risultati di questi accertamenti verranno comunicati alla Casa Bianca entro 60 giorni.
Di fronte a tutto questo la Commissione europea “prende atto e esprime rammarico” per il memorandum, ha affermato Dombrovskis nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. “Come Ue restiamo impegnati sugli accordi e a portare avanti il dialogo con i nostri partner”. Secondo Bruxelles bisogna “discutere con la nuova amministrazione Usa per capire meglio le nuove posizioni”. Prima dei suddetti accordi Ocse diversi Paesi Ue, a cominciare dalla Francia, avevano avvertito che in assenza degli stessi avrebbero proceduto a imporre in maniera unilaterale tasse sulle multinazionali, in particolare per le quote di fatturato realizzate sui loro territori. Ora bisognerà vedere se riattiveranno questa opzione, con la prospettive di incappare nelle rappresaglie di Washington.
Tanto più che incombe lo spettro anche di una nuova fase di dispute commerciali, che per ora non vede i Paesi Ue investiti dalla prima raffica di misure adottate da Trump. Sempre secondo Dombrovskis “Unione europea e Stati Uniti condividono una profonda alleanza e amicizia ed è chiaro che le relazioni transatlantiche sono cruciali a livello geopolitico. Per questo è molto importante fare del nostro meglio per costruire una relazione forte e bilanciata con la nuova amministrazione Usa fin dall’inizio”. “Notiamo che il presidente Usa (finora-ndr) non ha annunciato nessun nuovo dazio sulla Ue, contrariamente ad alcune aspettative. Le relazioni commerciali tra Usa e Ue sono molto importanti, valgono 1.500 miliardi di euro l’anno. Due terzi degli asset americani all’estero sono in Europa e potrei andare avanti. Quindi – ha rilevato – ci sta molto in ballo sia a livello economico che geopolitico”. Al momento non risultano calendarizzati incontri tra la Ue e gli Usa, ma è quantomai probabile che non tardino ad esser inseriti in agenda. Mentre più avanti sarà da vedere anche come si svilupperanno le relazioni tra le rispettive banche centrali, la Bce e la Federal Reserve. Istituzioni indipendenti rispetto ai governi, ma molto rilevanti nell’intreccio di interessi economici e finanziari tra le due aree. Peraltro il mandato dell’attuale presidente della Fed, Jerone Powell, su cui vari esponenti della nuova amministrazione Usa hanno ripetutamente manifestato malcontento, scade nel maggio del 2026, tra poco più di un anno.
Infrastrutture, Rixi: devono essere considerate obiettivi sensibiliRoma, 21 gen. (askanews) – “Oggi le infrastrutture italiane non devono essere considerate solo come asset di interesse nazionale, ma anche come obiettivi sensibili. Per questo motivo, le tecnologie applicate alla loro gestione devono essere di livello militare”. Così il viceministro alle infrastrutture e ai trasporti, Edoardo Rixi, intervenuto al tavolo di lavoro “Innovazione digitale e infrastrutture – Gestione degli asset strategici del Paese”, organizzato da SAP Italia e tenutosi oggi presso Palazzo Soderini a Roma.
Rixi ha sottolineato come negli ultimi anni si sia prestata scarsa attenzione all’acquisto di tecnologie, spesso rivelatesi inadeguate di fronte alle sfide attuali. Nella gestione delle infrastrutture del Paese, secondo Rixi, è indispensabile adottare un approccio più avanzato e strategico: maggiore analisi predittiva, un uso diffuso degli open data per favorire la condivisione delle informazioni e un incremento nell’utilizzo di Intelligenza Artificiale e digitalizzazione. “È fondamentale disporre di un sistema efficace di analisi dei dati e di monitoraggio costante delle opere infrastrutturali – ha spiegato -. Non possiamo essere certi della durata delle infrastrutture, nemmeno di quelle considerate più efficienti”. Carla Masperi, Amministratore Delegato di Sap Italia ha sottolineato l’impegno dell’azienda nel fornire soluzioni tecnologiche. “Per favorire la modernizzazione e l’efficienza delle infrastrutture, settore che sta affrontando sfide significative – ha aggiunto Carla Masperi, amministratore delegato di Sap Italia -: dall’obsolescenza di molte opere alla crescente domanda di mobilità di beni e persone, alla storica lentezza nell’attuazione dei progetti, alle risorse necessarie per diminuire l’impatto ambientale. Riteniamo vi siano almeno tre aree di intervento che possono avere un impatto esteso in questo ambito: interoperabilità e open data, elementi essenziali per creare un ecosistema digitale basato sull’interconnessione dei dati che consenta a tutti gli attori di collaborare efficacemente; adozione dell’intelligenza artificiale generativa che automatizzando processi complessi riduce i tempi e migliora la precisione delle operazioni; e infine adozione di soluzioni e sistemi in cloud, vero motore dell’innovazione perché democratizza l’accesso alle nuove tecnologie e offre quella flessibilità e scalabilità fondamentali per affrontare le nuove sfide infrastrutturali”.
Rc Auto, Ivass: in primo semestre raccolta premi accelera al +6,7%Roma, 21 gen. (askanews) – Continua ad aumentare la raccolta delle compagnie di assicurazioni in Italia tramite l’Rc Auto: nei primi sei mesi dello scorso anno ha raggiunto 6,5 miliardi di euro, in crescita del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un incremento che peraltro risulta in accelerazione rispetto al più 4,3% della raccolta premi realizzata sull’insieme del 2023, dalle 38 imprese operanti nel settore vigilate dall’Ivass, per un ammontare totale di 12,2 miliardi di euro.
L’autorità ha pubblicato il suo ultimo bollettino statistico sull’attività assicurativa nel comparto auto, secondo cui complessivamente nel 2023 sono stati raccolti premi per 16,1 miliardi di euro, che rappresentano il 42,4% della produzione danni. Guardando di nuovo all’RC Auto, la frequenza di sinistri è stata pari al 5% (5,1% nel 2022 e 5,9% nel 2019) per un onere complessivo di 9,8 miliardi di euro e un costo medio per singolo sinistro di poco superiore a 5 mila euro, in crescita dell’1,5% sul 2022 e del 6,8% sul 2019.
Il ramo Rc Auto è stato in utile per 581 milioni di euro, pari a 15 euro per polizza. E secondo l’Ivass il risultato positivo si conferma anche nel primo semestre 2024 (211 milioni). Il tutto mentre da diversi mesi i dati sui prezzi medi delle polizze sulla responsabilità civile per l’auto, misurati dalla stessa autorità, mostrano tassi di aumento di diversi multipli superiori rispetto a quelli dell’inflazione generale.
Ecofin: Italia metta fine a situazione deficit eccessivo entro 2026Roma, 21 gen. (askanews) – Il Consiglio Ecofin “raccomanda che l’Italia metta fine alla situazione di deficit eccessivo per il 2026”. Lo si legge nella comunicazione emanata dall’Ecofin al termine delle riunioni di oggi, durante le quali sono state approvate le raccomandazioni della Commisione Ue sulle procedure oper deficit eccessivo.
“L’Italia – aggiunge l’Ecofin – deve assicurare che la crescita nominale della spesa netta non superi l’1,3% nel 2025 e l’1,6% nel 2026”.
Dombrovskis: costruire subito relazione forte e equilibrata con TrumpRoma, 21 gen. (askanews) – “Unione europea e Stati Uniti condividono una profonda alleanza e amicizia ed è chiaro che le relazioni transatlantiche sono cruciali a livello geopolitico. Per questo è molto importante fare del nostro meglio per costruire una relazione forte e bilanciata con la nuova amministrazione Usa fin dall’inizio”. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin, interpellato sulle discussioni riguardo all’insediamento di Trump.
“Notiamo che il presidente Usa (finora-ndr) non ha annunciato nessun nuovo dazio sulla Ue, contrariamente ad alcune aspettative. Le relazioni commerciali tra Usa e Ue sono molto importanti, come ha notato la presidente Ursula von der Leyen nessuna altra economia nel mondo è così integrata come lo sono Usa e Ue”. “Il commercio tra noi vale 1.500 miliardi di euro l’anno. Due terzi degli asset americani all’estero sono in Europa e potrei andare avanti. Quindi – ha rilevato – ci sta molto in ballo sia a livello economico che geopolitico”. All’ecofin ieri e oggi “abbiamo avuto una discussione sulle relazioni transatlantiche e sull’impegno con Trump e con il nuovo segretario al Tesoro, una volta che sarà confermato”. (fonte immagine: European Council).
Trump mette nel minrino tasse extraterritoriali su multinazionali UsaRoma, 21 gen. (askanews) – Già al primo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump ha emanato un ordine esecutivo con un mandato per elaborare rappresaglie contro i paesi che impongono tasse “extraterritoriali” sulle multinazionali americane. Il Financial Times interpreta la mossa come un passo verso una possibile nuova guerra globale sui regimi di tassazione.
Secondo il quotidiano Trump di fatto ritira il sostegno degli Stati Uniti agli accordi di tassazione internazionali che erano stati raggiunti in base ai protocolli dell’Ocse su mandato del G20. Le eventuali misure Usa potrebbero mettere nel mirino di tasse sulle multinazionali che, nell’ambito delle intese Ocse, sono state approntate dai paesi di Unione europea oltre che dalla Gran Bretagna dalla Corea del sud, dal Giappone e dal Canada.
L’ordine esecutivo emesso dal numero uno della Casa Bianca prevede di effettuare accertamenti sul sé “qualunque paese estero non stia disapplicando trattati fiscali con gli Stati Uniti o abbia in essere regole fiscali extraterritoriali che colpiscono in maniera sproporzionata società americane”.