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Bankitalia: aumento dazi Usa avrebbe pesante effetto su Pmi italiane

Bankitalia: aumento dazi Usa avrebbe pesante effetto su Pmi italianeRoma, 17 gen. (askanews) – Un inasprimento dei dazi commerciali da parte degli Stati Uniti “avrebbe effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie. In aggiunta agli effetti diretti, le restrizioni commerciali potrebbero colpire anche i produttori che, pur non esportando direttamente, forniscono input intermedi incorporati nei beni destinati agli Usa”. Lo afferma la Banca d’Italia, in una analisi contenuta nell’ultimo Bollettino economico.


“Peraltro, l’elevata incertezza sulle politiche commerciali – osserva lo studio – può costituire di per sé un freno consistente agli investimenti”. “Il nostro paese – dice Bankitalia – è significativamente esposto alle ripercussioni di incrementi dei dazi da parte degli Stati Uniti, che rappresentano la seconda destinazione, dopo la Germania, delle vendite estere di beni dell’Italia. L’incidenza del mercato di sbocco statunitense è pressoché raddoppiata dall’inizio dello scorso decennio, collocandosi all’11 per cento del totale delle esportazioni nel 2023 (63 miliardi di euro)”.


L’analisi giunge a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, che ha ripetutamente manifestato l’intenzione di rimettere mano ai dazi commerciali. “Gli Stati Uniti costituiscono un mercato di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane – osserva Bankitalia -. Poco più della metà delle vendite verso questo paese è realizzata da grandi imprese (con almeno 250 addetti), con un’esposizione media pari al 5 per cento del fatturato e al 15 per cento delle proprie esportazioni. Per le imprese piccole e medie il mercato americano risulta relativamente più rilevante (in media, circa il 7 per cento del fatturato e il 27 per cento delle esportazioni). A questa classe dimensionale – si legge – appartiene inoltre la quasi totalità degli esportatori caratterizzati da un’esposizione particolarmente elevata verso gli Stati Uniti”.

Titoli Stato, Mef: dal 17 al 21 febbraio emissione Btp Più

Titoli Stato, Mef: dal 17 al 21 febbraio emissione Btp PiùRoma, 17 gen. (askanews) – Il Mef annuncia l’emissione del Btp Più. L’emissione avrà luogo da lunedì 17 a venerdì 21 febbraio (fino alle ore 13), salvo chiusura anticipata. È il primo titolo dedicato ai piccoli risparmiatori della famiglia Btp Valore con opzione di rimborso anticipato del capitale.


Avrà una durata di otto anni, con cedole fisse pagate ogni tre mesi sulla base di un meccanismo “step up” in due fasi di quattro anni ciascuna e tasso cedolare più elevato nella seconda fase. La novità di questa emissione è la facoltà per gli investitori di richiedere il rimborso anticipato del capitale alla fine del quarto anno, recuperando interamente l’ammontare investito o la quota parte che si desidera svincolare sempre per lotti minimi di mille euro, dando una comunicazione alla banca o all’ufficio postale nel corso della apposita finestra temporale che sarà resa nota dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a gennaio 2029 e già indicata nella scheda informativa del Titolo di prossima pubblicazione. La facoltà di rimborso anticipato è prevista soltanto per chi acquisterà il titolo nel periodo iniziale di collocamento mantenendolo ininterrottamente fino alla data di esercizio della facoltà del rimborso anticipato. Il capitale sottoscritto è comunque garantito alla scadenza finale degli otto anni per gli investitori che non avranno esercitato tale facoltà. In ogni caso, il titolo potrà essere sempre ceduto interamente o in parte prima della sua scadenza, senza vincoli, alle condizioni di mercato.


L’investimento potrà partire da un minimo di mille euro, avendo sempre la certezza di veder sottoscritto l’ammontare richiesto. Il titolo viene acquistato alla pari e senza commissioni durante i giorni di collocamento, fermi restando i costi di gestione del conto titoli o del trading online richiesti e concordati con la propria banca laddove presenti. I tassi minimi garantiti nei primi quattro anni e nei successivi quattro anni, congiuntamente al codice ISIN che identifica il titolo, verranno comunicati venerdì 14 febbraio.


Il Btp Più potrà essere acquistato esclusivamente dai piccoli risparmiatori attraverso il proprio home banking, se abilitato alle funzioni di trading online, o rivolgendosi al proprio referente in banca o all’ufficio postale presso cui si possiede un conto corrente con il conto deposito titoli. Anche per questo titolo la tassazione è agevolata al 12,5%. È esente dalle imposte di successione, e, come previsto dalla legge di bilancio 2024, concorre all’esclusione dal calcolo ISEE fino a 50.000 euro investiti in titoli di Stato.


Il collocamento avrà luogo sul Mot (il mercato telematico delle obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana) per il tramite di tre banche dealers: Banca Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo e UniCredit.

Euro digitale, Cipollone: preserva competitività, resilienza e autonia

Euro digitale, Cipollone: preserva competitività, resilienza e autoniaRoma, 17 gen. (askanews) – “Nel contesto attuale di rapidi cambiamenti, l’Europa non può restare ferma. Non possiamo non portare la moneta della Banca centrale nel mondo digitale, danneggeremmo la competitività, la resilienza e l’autonomia strategica europea”. E’ l’avvertimento lanciato da Piero Cipollone, il componente del comitato esecutivo della Bce che ha la delega sull’euro digitale nel suo intervento oggi a Milano, alla Crypto Asset Lab Conference all’università Bicocca.


“Perderemmo l’opportunità che viene rappresentata da pagamenti e finanza digitali. Mentre altri ne otterrebbero i benefici”, ha detto. “Assicurare che la moneta della banca centrale si tenga al passo con la digitalizzazione e con le nuove economie salvaguarderebbe invece la nostra sovranità monetaria. Ci permetterebbe di superare la frammentazione, offrendo una moneta che può essere utilizzata per qualunque transazione digitale nell’area euro”. Inoltre “rafforzerebbe competizione e innovazione – ha detto ancora Cipollone-. E rafforzerebbe la nostra autonomia e resilienza”.

Bankitalia, Panetta: senza pace umanità e economia non prosperano-rpt

Bankitalia, Panetta: senza pace umanità e economia non prosperano-rpt—-ripetizione con titolo corretto—- Roma, 16 gen. (askanews) – “Crescita economica, prosperità e pace sono strettamente connesse: senza pace, l’umanità non può prosperare; né può farlo l’economia”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento all’incontro “Economia e pace: un’alleanza possibile”, organizzato a Bologna dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice.


“Occorre ricordare che nelle economie moderne lo sviluppo si fonda sull’integrazione e sul commercio internazionale. La libera circolazione di merci, capitali, persone e idee facilita il trasferimento di conoscenze e tecnologie – ha sottolineato – contribuendo a unire i popoli”. “La globalizzazione ha indubbiamente determinato una maggiore integrazione tra paesi e creato opportunità di progresso economico e sociale in molte regioni del mondo. Tuttavia – ha proseguito Panetta – essa ha mostrato limiti evidenti. Le attuali tensioni commerciali e geopolitiche sono segnali di un sistema che non è riuscito a rispondere appieno alle aspettative e ai bisogni della popolazione mondiale. Ogni giorno, migliaia di persone continuano a essere stroncate dalle privazioni e dalla violenza, spesso in conflitti fratricidi che sembrano senza fine”.


Secondo il banchiere centrale “l’economia sembra essersi globalizzata senza una ‘coscienza globale’”. In questo quadro “è necessario rilanciare l’integrazione economica e la cooperazione internazionale, correggendone i difetti con politiche che promuovano uno sviluppo sostenibile e inclusivo, capace di coniugare la crescita con il superamento della povertà, con la giustizia sociale, con la difesa dell’ambiente”. “La pace e la prosperità sono legate da un vincolo profondo. La pace non è solo l’assenza di conflitti, ma la creazione di condizioni che consentano a ogni individuo di vivere una vita dignitosa, libera dalla paura e dalla povertà. Allo stesso tempo, una prosperità che non genera benessere diffuso è una prosperità effimera, che rischia di generare conflitti e instabilità”.


“Come disse Papa Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio ‘lo sviluppo è il nuovo nome della pace’. Oggi – ha concluso il governatore – queste parole ci ricordano l’urgenza di lavorare per un futuro di prosperità più giusto e pacifico”. “La globalizzazione ha indubbiamente prodotto benefici, ma anche effetti indesiderati, che non sempre sono stati ben compresi o affrontati in modo adeguato dai governi e dalle istituzioni internazionali – ha proseguito Panetta -. Se da un lato l’apertura al commercio estero ha migliorato le condizioni di vita nelle economie emergenti e ridotto le disuguaglianze di reddito tra i paesi, dall’altro lato ha spesso contribuito ad ampliare le disuguaglianze all’interno degli Stati”.


“In mancanza di riforme in settori come l’istruzione, la sanità e la protezione sociale, nelle economie avanzate la globalizzazione e la delocalizzazione produttiva hanno concorso a frenare la dinamica dei redditi dei lavoratori impiegati nelle mansioni meno qualificate e peggio retribuite, ma anche di molti appartenenti alla classe media. Inoltre – ha detto – l’aumento del peso economico delle economie emergenti non è stato accompagnato da un corrispondente progresso delle libertà politiche. Anche per questa ragione, i principali paesi hanno mostrato riluttanza a rivedere la governance delle istituzioni internazionali per conferire rappresentanza alle nuove potenze economiche, generando insoddisfazione tra queste ultime”. “Per l’insieme di questi fattori, la globalizzazione è oggi percepita da molti, a torto o a ragione, come un progetto elitario, alimentando malcontento tra ampie fasce della popolazione. La crisi finanziaria del 2007-08 ha ridotto ulteriormente la fiducia nelle classi dirigenti, indebolendo il modello di governance globale fondato sul libero scambio, sull’integrazione economica, sul ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali e sulla gestione delle divergenze nei contesti sovranazionali”. E ora “lo scenario mondiale sta evolvendo verso un sistema multipolare e frammentato, attraversato da nazionalismi e protezionismi – ha proseguito il governatore – con la competizione tra blocchi contrapposti di paesi che alimenta nuove tensioni geopolitiche. Sul piano economico, queste tensioni si sono manifestate in dispute commerciali tra Stati Uniti e Cina, nella Brexit e nel crescente rifiuto da parte dei governi di consentire acquisizioni di imprese nazionali da parte di investitori stranieri. Il commercio globale si sta frammentando e viene sempre più utilizzato a fini strategici, soprattutto nella competizione per il dominio tecnologico”. “Nei prossimi anni, è previsto un aumento del protezionismo, alimentato dalle politiche degli Stati Uniti. Contemporaneamente, si assiste a un drammatico aumento dei conflitti bellici, che ora coinvolgono anche l’Europa”. In questo quadro, secondo Panetta “la priorità deve essere preservare un’economia mondiale aperta agli scambi internazionali. Recidere i legami economici e commerciali comporterebbe una significativa perdita di benessere per la popolazione mondiale, indebolendo ulteriormente l’assetto multilaterale che ha sorretto lo sviluppo globale dal secondo dopoguerra, con effetti che finirebbero per travalicare i confini dell’economia e della finanza”.

Bankitalia, Panetta: senza pace l’umanità e l’economia non prosperano

Bankitalia, Panetta: senza pace l’umanità e l’economia non prosperanoRoma, 16 gen. (askanews) – “Crescita economica, prosperità e pace sono strettamente connesse: senza pace, l’umanità non può prosperare; né può farlo l’economia”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento all’incontro “Economia e pace: un’alleanza possibile”, organizzato a Bologna dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice.


“Occorre ricordare che nelle economie moderne lo sviluppo si fonda sull’integrazione e sul commercio internazionale. La libera circolazione di merci, capitali, persone e idee facilita il trasferimento di conoscenze e tecnologie – ha sottolineato – contribuendo a unire i popoli”. “La globalizzazione ha indubbiamente determinato una maggiore integrazione tra paesi e creato opportunità di progresso economico e sociale in molte regioni del mondo. Tuttavia – ha proseguito Panetta – essa ha mostrato limiti evidenti. Le attuali tensioni commerciali e geopolitiche sono segnali di un sistema che non è riuscito a rispondere appieno alle aspettative e ai bisogni della popolazione mondiale. Ogni giorno, migliaia di persone continuano a essere stroncate dalle privazioni e dalla violenza, spesso in conflitti fratricidi che sembrano senza fine”.


Secondo il banchiere centrale “l’economia sembra essersi globalizzata senza una ‘coscienza globale’”. In questo quadro “è necessario rilanciare l’integrazione economica e la cooperazione internazionale, correggendone i difetti con politiche che promuovano uno sviluppo sostenibile e inclusivo, capace di coniugare la crescita con il superamento della povertà, con la giustizia sociale, con la difesa dell’ambiente”. “La pace e la prosperità sono legate da un vincolo profondo. La pace non è solo l’assenza di conflitti, ma la creazione di condizioni che consentano a ogni individuo di vivere una vita dignitosa, libera dalla paura e dalla povertà. Allo stesso tempo, una prosperità che non genera benessere diffuso è una prosperità effimera, che rischia di generare conflitti e instabilità”.


“Come disse Papa Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio ‘lo sviluppo è il nuovo nome della pace’. Oggi – ha concluso il governatore – queste parole ci ricordano l’urgenza di lavorare per un futuro di prosperità più giusto e pacifico”. “La globalizzazione ha indubbiamente prodotto benefici, ma anche effetti indesiderati, che non sempre sono stati ben compresi o affrontati in modo adeguato dai governi e dalle istituzioni internazionali – ha proseguito Panetta -. Se da un lato l’apertura al commercio estero ha migliorato le condizioni di vita nelle economie emergenti e ridotto le disuguaglianze di reddito tra i paesi, dall’altro lato ha spesso contribuito ad ampliare le disuguaglianze all’interno degli Stati”.


“In mancanza di riforme in settori come l’istruzione, la sanità e la protezione sociale, nelle economie avanzate la globalizzazione e la delocalizzazione produttiva hanno concorso a frenare la dinamica dei redditi dei lavoratori impiegati nelle mansioni meno qualificate e peggio retribuite, ma anche di molti appartenenti alla classe media. Inoltre – ha detto – l’aumento del peso economico delle economie emergenti non è stato accompagnato da un corrispondente progresso delle libertà politiche. Anche per questa ragione, i principali paesi hanno mostrato riluttanza a rivedere la governance delle istituzioni internazionali per conferire rappresentanza alle nuove potenze economiche, generando insoddisfazione tra queste ultime”. “Per l’insieme di questi fattori, la globalizzazione è oggi percepita da molti, a torto o a ragione, come un progetto elitario, alimentando malcontento tra ampie fasce della popolazione. La crisi finanziaria del 2007-08 ha ridotto ulteriormente la fiducia nelle classi dirigenti, indebolendo il modello di governance globale fondato sul libero scambio, sull’integrazione economica, sul ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali e sulla gestione delle divergenze nei contesti sovranazionali”. E ora “lo scenario mondiale sta evolvendo verso un sistema multipolare e frammentato, attraversato da nazionalismi e protezionismi – ha proseguito il governatore – con la competizione tra blocchi contrapposti di paesi che alimenta nuove tensioni geopolitiche. Sul piano economico, queste tensioni si sono manifestate in dispute commerciali tra Stati Uniti e Cina, nella Brexit e nel crescente rifiuto da parte dei governi di consentire acquisizioni di imprese nazionali da parte di investitori stranieri. Il commercio globale si sta frammentando e viene sempre più utilizzato a fini strategici, soprattutto nella competizione per il dominio tecnologico”. “Nei prossimi anni, è previsto un aumento del protezionismo, alimentato dalle politiche degli Stati Uniti. Contemporaneamente, si assiste a un drammatico aumento dei conflitti bellici, che ora coinvolgono anche l’Europa”. In questo quadro, secondo Panetta “la priorità deve essere preservare un’economia mondiale aperta agli scambi internazionali. Recidere i legami economici e commerciali comporterebbe una significativa perdita di benessere per la popolazione mondiale, indebolendo ulteriormente l’assetto multilaterale che ha sorretto lo sviluppo globale dal secondo dopoguerra, con effetti che finirebbero per travalicare i confini dell’economia e della finanza”.

Bankitalia, Panetta: senza pace l’umanità e l’economica non prosperano

Bankitalia, Panetta: senza pace l’umanità e l’economica non prosperanoRoma, 16 gen. (askanews) – “Crescita economica, prosperità e pace sono strettamente connesse: senza pace, l’umanità non può prosperare; né può farlo l’economia”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento all’incontro “Economia e pace: un’alleanza possibile”, organizzato a Bologna dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice.


“Occorre ricordare che nelle economie moderne lo sviluppo si fonda sull’integrazione e sul commercio internazionale. La libera circolazione di merci, capitali, persone e idee facilita il trasferimento di conoscenze e tecnologie – ha sottolineato – contribuendo a unire i popoli”. “La globalizzazione ha indubbiamente determinato una maggiore integrazione tra paesi e creato opportunità di progresso economico e sociale in molte regioni del mondo. Tuttavia – ha proseguito Panetta – essa ha mostrato limiti evidenti. Le attuali tensioni commerciali e geopolitiche sono segnali di un sistema che non è riuscito a rispondere appieno alle aspettative e ai bisogni della popolazione mondiale. Ogni giorno, migliaia di persone continuano a essere stroncate dalle privazioni e dalla violenza, spesso in conflitti fratricidi che sembrano senza fine”.


Secondo il banchiere centrale “l’economia sembra essersi globalizzata senza una ‘coscienza globale’”. In questo quadro “è necessario rilanciare l’integrazione economica e la cooperazione internazionale, correggendone i difetti con politiche che promuovano uno sviluppo sostenibile e inclusivo, capace di coniugare la crescita con il superamento della povertà, con la giustizia sociale, con la difesa dell’ambiente”. “La pace e la prosperità sono legate da un vincolo profondo. La pace non è solo l’assenza di conflitti, ma la creazione di condizioni che consentano a ogni individuo di vivere una vita dignitosa, libera dalla paura e dalla povertà. Allo stesso tempo, una prosperità che non genera benessere diffuso è una prosperità effimera, che rischia di generare conflitti e instabilità”.


“Come disse Papa Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio ‘lo sviluppo è il nuovo nome della pace’. Oggi – ha concluso il governatore – queste parole ci ricordano l’urgenza di lavorare per un futuro di prosperità più giusto e pacifico”.

Orcel: UniCredit non italiana? Portiamo il meglio dell’Italia all’estero

Orcel: UniCredit non italiana? Portiamo il meglio dell’Italia all’esteroMilano, 16 gen. (askanews) – “Siamo una banca italiana, abbiamo radici italiani e crediamo nell’Italia, ma crediamo anche nell’Europa e nel portare il meglio che l’Italia ha all’estero. Se questo vuol dire non essere italiani mi spiace molto, perché la nostra stessa industria crede in tutto questo”. Lo ha dichiarato il Ceo di UniCredit, Andrea Orcel, alla domanda se la partnership con Ferrari, presentata oggi, possa rafforzare il percepito di UniCredit come banca italiana, anche in alcuni ambienti di governo.


“L’Italia ha una industria di esportazione, noi vogliamo dare agli italiani l’opportunità di eccellere in Italia e di girare in tutta Europa con un marchio che è leader, noi andiamo in questa direzione”. “Io sono italiano e ne vado molto orgoglioso – ha proseguito Orcel -, credo che in Europa si passa troppo tempo a esasperare le diversità e poco tempo a unirsi per creare un blocco economico che possa creare opportunità per tutti, il che non vuol dire uniformare tutti. Noi – ha spiegato il Ceo di UniCredit – abbiamo 13 banche, 13 paesi e se passassimo il nostro tempo a esasperare le diversità ritorneremo alla UniCredit di 4 anni. Questo non vuol dire che sono tutti uguali, noi diamo valore alle diversità locali, ma su alcune cose si vince se le facciamo assieme e andiamo in maniera univoca”.

Bce più fiduciosa che inflazione torni a target 2% in prima metà 2025

Bce più fiduciosa che inflazione torni a target 2% in prima metà 2025Roma, 16 gen. (askanews) – I partecipanti del Consiglio direttivo della Banca centrale europea sono “sempre più fiduciosi che l’inflazione tornerà al livello obiettivo nella prima metà del 2025, prima di quanto fosse precedentemente previsto”. Lo si legge nei verbali della riunione che si è svolta l’11 e 12 dicembre, l’ultima del 2024, in cui la Bce ha nuovamente tagliato i tassi di riferimento dell’area euro per 0,25 punti percentuali.


Il documento è stato pubblicato oggi e mostra che sebbene la decisione sul taglio dei tassi sia stata presa all’unanimità, alcuni avevano proposto un taglio più consistente, pari a 50 punti base, ipotesi che è stata oggetto di estese discussioni e approfondimenti. In sintesi, alla Bce i rischi di inflazione vengono ora giudicati in calo mentre sono aumentati quelli sulla crescita economica. Ma non al punto tale da giustificare una mossa così aggressiva sulla riduzione del freno monetario.


Sul ritorno dell’inflazione al livello obiettivo “il lavoro non è ancora del tutto completato”, recitano i verbali. “È chiaro che il Consiglio di direttivo non deve abbassare la guardia nella fase finale di disinflazione, in particolare mentre alcune ipotesi delle previsioni devono ancora essere corroborate dai dati concreti”. Perché se per la crescita economica il bilancio dei rischi è orientato verso il rallentamento, per l’inflazione permangono ancora dei rischi al rialzo, sebbene in riduzione. Per questo, oltre al taglio dei tassi da 25 punti base i banchieri centrali dell’eurozona anche hanno anche concordato la necessità di ribadire che le future decisioni verranno prese in base agli sviluppi dei dati, elemento che solitamente indicano con la volontà di “non vincolarsi a un percorso particolare”.

Terna: nel 2024 consumi elettrici in aumento del 2,2%

Terna: nel 2024 consumi elettrici in aumento del 2,2%Roma, 16 gen. (askanews) – Nel 2024 i consumi elettrici italiani sono aumentati del 2,2% rispetto al 2023, attestandosi a 312,3 miliardi di kWh (con punta oraria massima di 57,5 GW registrata il 18 luglio dalle 15 alle 16). Lo scorso anno le fonti rinnovabili hanno registrato il dato più alto di sempre di copertura della domanda, pari al 41,2% (rispetto al 37,1% del 2023). Il valore è in aumento grazie al contributo positivo, in particolare, della produzione idroelettrica e fotovoltaica. Lo ha reso noto Terna.


L’incremento tendenziale della domanda elettrica è il risultato di variazioni positive in quasi tutto il corso dell’anno, in particolare nei mesi di luglio e agosto, caratterizzati da temperature superiori alla media decennale. A livello territoriale la variazione della domanda elettrica è risultata ovunque in aumento: +2,2% al Nord, +2,3% al Centro e +2,1% al Sud e nelle Isole.


Nel 2024 l’indice ImceI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, è risultato pressoché stazionario (-0,3%). In particolare, positivi i settori del cemento, calce e gesso, cartaria, alimentari e siderurgia; in flessione metalli non ferrosi, chimica, mezzi di trasporto e ceramiche e vetrarie. Relativamente all’offerta, nel 2024 si è registrata una crescita rilevante della produzione rinnovabile (+13,4%) e una lieve flessione del saldo netto con l’estero (-0,5%), come conseguenza di un forte aumento dell’export (+47,9% rispetto al 2023) e di uno più modesto dell’import (+2,4%). Nel mese di dicembre, per la prima volta, in alcune ore l’export elettrico italiano ha superato quota 4.000 MW, confermando il ruolo chiave delle interconnessioni non solo per importare energia a prezzi convenienti ma anche, e sempre più in futuro, per fornire un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo a fronte di una variabilità sempre più marcata della generazione rinnovabile.


Più nel dettaglio, la domanda di energia elettrica italiana nel 2024 è stata soddisfatta per l’83,7% con produzione nazionale e per la quota restante (16,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (264 miliardi di kWh) è in aumento del 2,7% rispetto al 2023 con la seguente articolazione per fonti: crescita a due cifre della produzione idroelettrica (+30,4%) e fotovoltaica (+19,3%), che nel 2024 ha raggiunto il record storico arrivando a superare i 36 TWh. In flessione la fonte eolica (-5,6%) e geotermica (-0,8%). In calo rispetto al 2023 anche la fonte termica (-6,2%): in tale contesto si distingue la forte riduzione della produzione a carbone (-71%), ormai sostanzialmente azzerata a eccezione della Sardegna, cui corrisponde una riduzione delle emissioni di CO2 stimabile in oltre 8 Mt. Secondo le rilevazioni di Terna, considerando tutte le fonti rinnovabili, nel 2024 l’incremento di capacità in Italia è stato pari a 7.480 MW, valore superiore di 1.685 MW (+29%) rispetto al 2023. Al 31 dicembre in Italia si registrano 76,6 GW di potenza installata da fonti rinnovabili, di cui, nel dettaglio, 37,1 GW di solare e 13 GW di eolico. Rispetto a quanto previsto dal DM Aree Idonee (21 giugno 2024), il target fissato per il quadriennio 2021-2024 di nuove installazioni è stato superato di 1.609 MW.


Da gennaio a dicembre 2024, la potenza nominale degli accumuli in esercizio è aumentata di 2.113 MW. Nel 2024 si registrano in Italia circa 730.000 installazioni che corrispondono a 12.942 MWh di capacità e 5.565 MW di potenza nominale, di cui 1065 MW utility scale. La crescita della capacità di accumulo è stata guidata per quanto riguarda i piccoli impianti dalle politiche incentivanti di carattere fiscale, per gli impianti utility scale, invece, l’aumento è il risultato dei meccanismi di contrattualizzazione a termine previsti dal capacity market. Passando all’analisi del mese di dicembre, la domanda elettrica ha registrato una variazione positiva (+2,8%) grazie alla presenza di due giorni lavorativi in più (20 invece di 18) e una temperatura media mensile inferiore di 1,6°C rispetto a dicembre del 2023. Positiva anche la variazione con il dato destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura e del calendario (+1,3%). Sostanzialmente stabile la variazione in termini congiunturali (+0,1% rispetto a novembre). A livello territoriale, la variazione a dicembre 2024 è risultata ovunque positiva: +1,9% al Nord, +3,5% al Centro e +4,4% al Sud e Isole. La domanda è stata soddisfatta per l’83% con produzione nazionale e per la quota restante (17%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 31,7% del fabbisogno mensile (34,3% a dicembre 2023). La produzione nazionale netta (21,5 miliardi di kWh) è risultata in aumento del 4,5% rispetto a dicembre 2023 con la seguente articolazione per fonti: fotovoltaico (+35,3%), termico (+11,2%) eolico (+8,2%), idrico (-35,4%) e geotermico (-1,5%). Il dato del saldo import-export è in diminuzione del 3,6% per effetto di un aumento dell’export (+12,9%) e una diminuzione dell’import (-2,2%). L’indice Imcei relativo ai consumi industriali ha fatto registrare nel mese di dicembre 2024 una variazione del -6,5% rispetto a dicembre 2023: in crescita cartaria, alimentari, cemento calce e gesso, ceramiche e vetrarie, meccanica; in flessione chimica, siderurgia, metalli non ferrosi e mezzi di trasporto. Il dato destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario porta ad una variazione stazionaria pari rispetto al mese precedente (-0,1%). L’indice Imser del mese di ottobre mostra, per la seconda volta nell’anno, una variazione leggermente negativa: -0,4% rispetto a ottobre 2023. I primi dieci mesi dell’anno risultano comunque in aumento con una variazione del +3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ita, nominato il nuovo cda: Pappalardo presidente e Eberhart AD

Ita, nominato il nuovo cda: Pappalardo presidente e Eberhart ADMilano, 15 gen. (askanews) – L’assemblea degli azionisti di Ita ha nominato il nuovo cda della compagnia, composto da cinque membri: Antonella Ballone, Joerg Eberhart, Lorenza Maggio, Sandro Pappalardo e Efrem Angelo Valeriani. L’assemblea ha indicato Pappalardo come presidente e Eberhart come amministratore delegato.


“Sono orgoglioso e onorato di essere stato indicato per questo prestigioso incarico – ha dichiarato Eberhart – Dopo oltre due anni di duro lavoro, questa nuova fase della storia della compagnia ci consentirà di rafforzare la nostra posizione e di sviluppare sinergie strategiche che valorizzeranno la crescita e la solidità di Ita Airways come vettore italiano di riferimento, pronto a garantire al Paese una maggiore connettività e ai passeggeri una più ampia scelta di destinazioni, con una rinnovata visione di sviluppo, innovazione e sostenibilità”. Nominato anche il nuovo Collegio sindacale, nelle persone di Paolo Ciabattoni, Angela Florio e Federico Testa. Florio è stata nominata presidente del sindaci.


L’assemblea ha ringraziato il presidente uscente Antonino Turicchi, unitamente a tutti i componenti del cda e il Collegio sindacale uscenti, per il lavoro svolto durante il loro mandato.