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Federmeccanica ai sindacati: no a ulteriori aumenti salariali

Federmeccanica ai sindacati: no a ulteriori aumenti salarialiRoma, 10 ott. (askanews) – No ad ulteriori aumenti salariali per i metalmeccanici. Gli effetti e i risultati del modello già in essere, con adeguamenti retributivi dei minimi di garanzia pari a 310 euro riconosciuti nella vigenza del contratto (2021-2024), “non hanno precedenti ed eguali”. E’ stata questa la risposta di Federmeccanica ai sindacati, che chiedono invece incrementi mensili sui minimi tabellari pari a 280 euro a regime. “Tutte le garanzie e i benefici previsti nell’ultimo contratto vengono confermati in questa proposta – dice la federazione delle aziende metalmeccaniche – che aggiunge ulteriori trattamenti migliorativi: più sostenibilità, più solidarietà, più tutele, più inclusione, più benefici economici. L’idea della aziende metalmeccaniche è di puntare soprattutto sul secondo livello di contrattazione, con l’obiettivo di “realizzare il primo contratto nazionale in chiave Esg, così che l’adempimento della norma contrattuale diventi esso stesso un’azione utile per realizzare standard qualificati ai fini Esg”.

Pnrr, rapporto da Commissione Ue su attuazione in tutti i paesi

Pnrr, rapporto da Commissione Ue su attuazione in tutti i paesiBruxelles, 10 ott. (askanews) – La Commissione europea ha pubblicato, oggi a Bruxelles, la sua la terza relazione annuale sull’attuazione del Fondo Rrf (“Recovery and Resilience Facility”), che con 648 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti è il principale strumento per il finanziamento dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) del programma post pandemico di rilancio dell’economia nell’Ue “NextGenerationEU”.  


Secondo la Commissione, dopo un rallentamento subìto nel 2023 a causa delle modifiche che tutti i paesi Ue hanno apportato ai loro Pnrr con la revisione introdotta dalla nuova iniziativa “RePowerEU”, a seguito della crisi energetica e delle fiammate inflazionistiche causate dall’invasione russa dell’Ucraina, l’attuazione delle misure finanziate dal Fondo Rrf ora “sta accelerando, promuovendo riforme e continui progressi negli investimenti negli Stati membri”. Secondo la relazione, “la Commissione sta supportando gli Stati membri nell’attuazione completa e tempestiva dei loro piani attraverso processi più snelli e ha ulteriormente migliorato sia la trasparenza che i meccanismi per proteggere gli interessi finanziari dell’Ue”, spiega una nota dell’Esecutivo comunitario.


Il Fondo Rrf, ricorda la nota, “è un motore fondamentale per investimenti e riforme ambiziosi negli Stati membri, in iniziative che promuovono la transizione verde e digitale e rafforzano la resilienza e la competitività dell’Ue. Fin dalla sua istituzione, il Fondo ha generato oltre 82 miliardi di euro di investimenti a sostegno diretto delle imprese. Sono state realizzate oltre 900 riforme per ridurre gli oneri burocratici, e in particolare per accelerare i processi per ottenere permessi e licenze da parte delle aziende, aiutando l’industria dell’Ue a diventare più competitiva”. Con il supporto del Fondo Rrf, rileva la Commissione, “sono stati risparmiati 34 milioni di megawattora di consumo energetico, oltre 11,8 milioni di persone hanno potuto partecipare a programmi di istruzione e formazione, e 9,8 milioni di persone hanno beneficiato di misure di protezione contro i disastri naturali connessi al cambiamento climatico”. Inoltre, “si prevede che oltre 300 miliardi di euro di nuovi finanziamenti del Fondo Rrf saranno erogati entro la fine del 2024”.


La Commissione sottolinea l’accelerazione in corso nell’attuazione dei piani finanziati dal Fondo Rrf, dopo “i ritardi nel 2023 in gran parte legati all’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia, all’elevata inflazione, ai problemi emersi nelle catene di approvvigionamento e alla necessità di adottare i capitoli ‘RePowerEU’” nei Pnrr degli Stati membri. Ad oggi, il Consiglio Ue ha approvato 26 nuovi capitoli “RePowerEU”, che forniscono fondi aggiuntivi per attuare riforme e investimenti mirati a diversificare le forniture energetiche dell’Ue, accelerare la transizione verde e sostenere le famiglie vulnerabili. Finora, la Commissione ha ricevuto 69 richieste di pagamento da 25 Stati membri e ha erogato 265,4 miliardi di euro, ovvero il 41% dei finanziamenti Rrf disponibili. Di questi fondi già erogati, 170,8 miliardi sono sovvenzioni (il 50% circa del totale disponibile pari a 357 miliardi) e 94,6 miliardi sono prestiti (su un totale disponibile di 291 miliardi). Entro la fine dell’anno, si prevede che saranno erogati oltre 300 miliardi di euro di fondi.


La Commissione, infine, sottolinea di aver “continuato a raccogliere con successo fondi sui mercati dei capitali per finanziare lo strumento Rrf”, e ricorda di aver emesso finora in particolare “60,2 miliardi di euro in obbligazioni verdi NextGenerationEU”. Il Fondo Rrf ha una durata limitata nel tempo: “Tutti gli sforzi – avverte la Commissione – dovranno rimanere concentrati sulla piena e tempestiva attuazione dei piani nazionali entro il 2026”. In questo contesto, la Commissione ricorda di “aver ha adottato ulteriori misure nel 2024 per supportare gli Stati membri nell’attuazione”. Lo scorso luglio, l’Esecutivo comunitario ha introdotto “processi più semplici, con linee guida aggiornate per gli Stati membri, con un’attenzione particolare alle modalità di revisione dei piani, che rimarranno pertinenti per affrontare i colli di bottiglia nell’attuazione. Sono stati inoltre semplificati i requisiti di rendicontazione per gli Stati membri”. La Commissione ha poi chiarito ulteriormente “i modi per combinare il Fondo Rrf con altri fondi Ue e migliorare le sinergie”. La relazione adottata oggi include un’analisi approfondita dei dati degli Stati membri sui 100 maggiori destinatari finali dei finanziamenti nell’ambito del Fondo Rrf. Negli allegati alla relazione, tra l’altro, la Commissione fornisce ulteriori chiarimenti su due concetti chiave del regolamento Rrf, che sono stati al centro di controversie con la Corte dei Conti europea (Eca): il primo punto riguarda le modalità con cui la Commissione determina quando una riforma o un investimento ha avuto inizio, per decidere se è ammissibile o no nell’ambito del Fondo Rrf (“clausola di retroattività”; il secondo punto concerne la corretta definizione di “spesa ricorrente” nel bilancio di uno Stato membro, essenziale per determinare se un investimento debba essere escluso dai finanziamenti Rrf.   Nel primo caso, la Commissione considera, ad esempio, che una misura per la quale i lavori sono cominciati nel 2020 era ammissibile anche se i contratti erano stati conclusi nel 2019. Nel secondo caso, la Commissione considera che la regola generale che vieta di sostituire con il Fondo Rrf il finanziamento di misure previste nella spesa corrente di un paese, si applica in particolare ai salari pagati dallo Stato o ad altre spese costanti, ma non, ad esempio, a una misura anti-corruzione, anche quando una iniziativa simile era già stata presa in passato.       Altri chiarimenti riportati negli allegati della relazione riguardano il concetto di doppio finanziamento nel contesto del Fondo Rrf e la nozione di destinatari finali dei finanziamenti. La Commissione, infine, sostiene di stare “rafforzando costantemente il suo quadro di audit e controllo, tenendo conto anche delle raccomandazioni del Parlamento europeo, del Consiglio e della Corte dei conti europea”, e precisa di  effettuato 17 audit ex-post nel periodo settembre 2023-agosto 2024 sul soddisfacente adempimento di traguardo parziali e obiettivi finali (“milestones” e “targets”). Sono stati inoltre effettuati quattro “audit di sistema” degli apparati di controllo nazionali. Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, la Commissione riporta due casi di misure esemplari finanziate dal Fondo Rrf: il sostegno alla collaborazione industriale di 25 aziende nel quadro di un Ipcei (“Importanti progetti di comune interesse europeo”), con focus sulle tecnologie dell’idrogeno, la microelettronica, i servizi cloud di prossima generazione, che contribuiscono alla competitività e sostenibilità dell’Ue; e il miglioramento dei servizi e infrastrutture su 172 chilometri di linee ferroviarie nel Meridione. 

Usa, inflazione settembre frena meno di attese, +0,2% mese +2,4% anno

Usa, inflazione settembre frena meno di attese, +0,2% mese +2,4% annoNew York, 10 ott. (askanews) – A settembre, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati dello 0,2% come nel mese precedente, secondo quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro. Le stime erano per un dato a +0,1%. Il dato annuale ha rallentato dal 2,5% di agosto al 2,4% di settembre. Gli analisti stimavano un dato al 2,3%.


Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto dello 0,3%, come in agosto, contro attese per un +0,2%. Rispetto a un anno prima, il dato “core” è cresciuto al 3,3%, oltre il +3,2% di agosto. Le attese erano per un dato a +3,2%. I prezzi energetici sono diminuiti dell’1,9% rispetto al mese precedente, quelli dei generi alimentari sono aumentati dello 0,4%.

Bce, “Il vero banco di prova per l’inflazione sarà il 2025″

Bce, “Il vero banco di prova per l’inflazione sarà il 2025″Roma, 10 ott. (askanews) – Per la Bce “guardando avanti un approccio di graduale rimozione della restrizione monetaria sarà appropriato, se i dati che perverranno risulteranno in linea con le previsioni di base. Al tempo stesso, va mantenuta l’opzionalità riguardo alla velocità dell’aggiustamento”. Perché “da un lato se i dati dovessero indicare una sostenuta accelerazione nella velocità della disinflazione o un rallentamento consistente della velocità della ripresa economica, un ritmo di aggiustamento più rapido sarebbe opportuno”. E specularmente, nella situazione opposta sarebbe invece opportuno un approccio più lento. Sono le considerazioni per le mosse a venire proposte dal capo economista della Bce, Philip Lane in occasione del consiglio direttivo che si è svolto l’11 e 12, secondo i verbali pubblicati oggi.


Contiene una frase indicativa, sul fatto che “il vero banco di prova” per la rotta monetaria sarà vedere cosa accadrà nel 2025. Nelle settimane più recenti sono lievitate le aspettative, alimentate da esponenti della stessa Bce, che al Consiglio della prossima settimana (16-17 ottobre) possa essere operato un nuovo taglio dei tassi di interesse, in particolare a seguito dei nuovi cali dell’inflazione e dei segnali di indebolimento dell’economia. Ma negli ultimissimi giorni i rialzi dei prezzi del petrolio hanno apportato un nuovo elemento che potrebbe creare ulteriori discussioni.


Secondo i verbali diffusi oggi, a inizio settembre i componenti del Consiglio “concordavavano ampiamente sul fatto che un approccio di graduale rimozione del freno monetario sarebbe stata appropriata se i dati si fossero rivelati in linea con le previsioni”. Al tempo stesso però è stato sottolineato che restava necessaria la cautela, perché al momento non si era ancora in grado di “cantare vittoria” sull’inflazione, visti anche i lievi ritocchi a rialzo delle previsioni sull’inflazione di fondo e la recente risalita dell’inflazione nei servizi. Secondo il consiglio Bce “il vero test sarà nel 2025 – avvertono i verbali – quando diventerà più chiaro se la crescita salariale sarà rallentata, se la produttività si sarà ripresa e se il trasferimento dei rialzi del costo del lavoro sarà stato moderato abbastanza da mantenere contenute le pressioni sui prezzi”.

Istat: la spesa mensile delle famiglie 2023 giù, pesa l’inflazione

Istat: la spesa mensile delle famiglie 2023 giù, pesa l’inflazioneRoma, 10 ott. (askanews) – Nel 2023 la spesa media mensile per consumi delle famiglie in valori correnti è pari a 2.738 euro, in aumento (+4,3%) rispetto al 2022 (2.625 euro), ma in termini reali si riduce dell’1,5% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo). E’ quanto emerge da un report dell’Istat. Anche la spesa equivalente diminuisce in termini reali per tutte le famiglie e quasi nella stessa misura per le famiglie meno abbienti (-1,6%) e per quelle più abbienti (-1,7%). In leggera flessione i divari territoriali: la differenza relativa tra la spesa massima del Nord-ovest e quella minima del Sud scende dal 36,9% del 2022 al 35,2% del 2023. Stabile la differenza in termini relativi dei livelli di spesa tra le famiglie composte soltanto da italiani e quelle con stranieri (32%; 32,4% nel 2022).

Industria, Istat: produzione agosto +0,1% mese, -3,2% su anno

Industria, Istat: produzione agosto +0,1% mese, -3,2% su annoRoma, 10 ott. (askanews) – Ad agosto si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,1% rispetto a luglio. Al netto degli effetti di calendario, ad l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 22 di agosto 2023). Lo ha reso noto l’Istat.


Nella media del periodo giugno-agosto si registra un calo del livello della produzione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale per i beni di consumo (+2,8%) e l’energia (+2,3%); diminuiscono invece i beni strumentali (-2,5%) e i beni intermedi (-2,8%).


Flessioni tendenziali caratterizzano quasi tutti i comparti: la riduzione è meno pronunciata per i beni di consumo (-2,0%), più marcata per i beni intermedi (-7,2%) e quelli strumentali (-7,3%); in crescita solo l’energia (+6,0%). I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+7,9%), la fabbricazione di prodotti chimici (+5,2%) e le altre industrie manifatturiere (+2,5%). Le flessioni maggiori si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,2%), nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-11,6%) e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,8%).

Bper: nel nuovo piano dividendi per 3,2 miliardi, utile 2027 a 1,5 mld

Bper: nel nuovo piano dividendi per 3,2 miliardi, utile 2027 a 1,5 mldMilano, 10 ott. (askanews) – Utile netto cumulato di 4,3 miliardi nel periodo 2025-2027, dividendo cumulato cash pari a 3,2 miliardi, con un dividend yield superiore al 15% e un payout ratio medio che sale al 75%, Rote superiore al 16% e Cet1 ratio superiore al 14,5% nel 2027. Sono questi i principali obiettivi finanziari del nuovo piano industriale di Bper “B:Dynamic|Full Value 2027” predisposto dal nuovo amministratore delegato Gianni Franco Papa.


Nel dettaglio, il risultato netto è previsto in aumento da 1,3 miliardi a 1,5 miliardi (+15% 2024-27; Cagr +5%). Ammonta a 5,5 miliardi il target dei ricavi nel 2027 (+1,5% 2024-27) positivamente impattati dall’effetto combinato della crescita degli impieghi e delle maggiori commissioni (+12% 2024-27) per un totale di 550 milioni, che più che compensano il calo di 450 milioni del margine di interesse dovuto alle prudenziali aspettative sui tassi e al calo effetto ecobonus. La raccolta gestita è vista in crescita del 7% l’anno a 81 miliardi, facendo leva sul nuovo assetto del wealth management e su Banca Private Cesare Ponti. Grazie anche al supporto del Gruppo Unipol, Bper prevede di incrementare la penetrazione assicurativa dal 15% al 25%. Sul fronte della qualità degli attivi, è stimato un Npe ratio netto all’1,4% e best-in-class coverage ratio superiore al 52% nel 2027, con costo del rischio inferiore a 45 punti base nel 2027. Gli oneri operativi, esclusi svalutazioni e ammortamenti, diminuiranno del 7% tra il 2024 e il 2027 (Cagr -2,3%) attestandosi a 2,4 miliardi a fine piano. L’organico del gruppo scenderà di circa il 10% a circa 18.500 risorse per fine 2027. Le uscite volontarie, già concordate, ammonteranno a circa 1.600. Il turnover organico riguarderà circa 1.500 persone in arco di piano. Il gruppo farà 1.100 assunzioni mirate attraendo talenti con competenze specialistiche e ampia esperienza in aree strategiche (es. IT). A tal proposito, Bper prevede significativi investimenti per 650 milioni in arco di piano per accelerare lo sviluppo di tecnologia, sicurezza e Ai/GenAi.


“Questo piano è realistico e chiaro e siamo pienamente impegnati nella realizzazione di tutti gli obiettivi, continuando a creare valore per tutti i nostri stakeholder”, ha commentato l’amministratore delegato, Gianni Franco Papa. “Abbiamo fondamentali forti, una posizione solida e distintiva, ma anche un enorme potenziale per la creazione di valore per tutti i nostri stakeholder, che questo nuovo piano saprà cogliere”.

Germania verso calo Pil per 2°anno consecutivo, Governo taglia stime

Germania verso calo Pil per 2°anno consecutivo, Governo taglia stimeRoma, 9 ott. (askanews) – L’economia tedesca, che da sola conta circa un terzo del Pil dell’Eurozona, si avvia a contrarsi anche quest’anno dopo il calo del 2023. Il governo tedesco ha rivisto al ribasso le sue previsioni sul prodotto interno lordo per il 2024 a una contrazione dello 0,2%. Un calo della produzione quest’anno dopo un calo dello 0,3% l’anno scorso, segnerebbe il secondo caso di anni consecutivi di contrazione del Pil da quando la Germania Ovest e la Germania Est sono state riunificate nel 1990. Il ministro dell’Economia Robert Habeck aveva previsto un’espansione dello 0,3% per quest’anno nelle previsioni biennali del governo pubblicate alla fine di aprile.


È probabile che una lenta ripresa attecchisca l’anno prossimo, con una crescita annuale dell’1,1% nel 2025, prima che l’espansione acceleri all’1,6% nel 2026, ha affermato Habeck mercoledì in una dichiarazione via e-mail riportata da Bloomberg. Habeck ha rimarcato l’urgenza di andare avanti nell’affrontare i persistenti “problemi strutturali” della Germania come la mancanza di sicurezza energetica, l’eccessiva burocrazia e la carenza di lavoratori qualificati, che, a suo parere, insieme all’incertezza geopolitica, stanno pesando sul clima economico. “Nel mezzo della crisi, la Germania e l’Europa sono schiacciate tra la Cina e gli Stati Uniti e devono imparare a farsi valere”, ha affermato Habeck. Negli ultimi mesi sono aumentate le preoccupazioni per il declino economico della Germania, con il settore automobilistico chiave particolarmente colpito. Una serie di notizie negative, dalla minaccia della Volkswagen di chiudere le fabbriche nazionali alla decisione della Intel di posticipare un nuovo stabilimento di semiconduttori da 30 miliardi di euro (33 miliardi di dollari) nell’ex Est comunista, ha evidenziato le numerose sfide che la Germania deve affrontare.


L’economia peraltro potrebbe già essere in recessione tecnica, con un’altra possibile contrazione nel terzo trimestre dopo un calo dello 0,1% della produzione nel periodo da aprile a giugno.

Manovra, Confcommercio: no all’aumento delle accise sul gasolio

Manovra, Confcommercio: no all’aumento delle accise sul gasolioRoma, 9 ott. (askanews) – “Se fossero confermate le ipotesi allo studio del Governo sull’aumento delle accise sul gasolio, questo eventuale provvedimento danneggerebbe non solo il sistema dell’autotrasporto, ma peserebbe negativamente sul complesso delle attività economiche”. A lanciare l’allarme è Confcommercio auspicando che “si apra un tavolo di confronto con le categorie interessate, proprio per evitare incrementi della tassazione in un frangente di grave debolezza dei consumi delle famiglie. È davvero l’ultima cosa di cui c’è bisogno”.

Giorgetti: aumenta il potere d’acquisto ma non i consumi

Giorgetti: aumenta il potere d’acquisto ma non i consumiRoma, 9 ott. (askanews) – Secondo i dati Istat “aumenta il potere d’acquisto delle famiglie, ma questo non si traduce in consumi ma in risparmio”. Lo ha detto il ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, svolgendo in Aula alla Camera la replica del governo al termine della discussione generale sul Piano strutturale di bilancio. Secondo Giorgetti, la situazione geopolitica con le guerre e l’incertezza che generano “hanno un impatto psicologico sulle scelte. Quello che leggiamo o vediamo in tv o su internet – ha aggiunto – indice ad un comportamento conservativo”.