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Bce, De Guindos: salgono rischi su conti pubblici ma sono gestibili

Bce, De Guindos: salgono rischi su conti pubblici ma sono gestibiliRoma, 20 nov. (askanews) – In questa fase il maggiore elemento di rischio per la stabilità finanziaria nell’area euro è “la fragilità della crescita economica”, vi sono anche accresciute preoccupazione sulla sostenibilità dei debiti pubblici “ma siamo molto lontani dalla situazione di rischio di ridenominazioni (uscita dall’euro) in alcuni paesi” osservata nel 2020. E sebbene ci siano “delle sfide per le politiche di bilancio, si tratta di questioni che possono essere gestite. E penso che oggi, se guardiamo alla crisi dei debiti di 10-15 anni fa direi che la situazione è totalmente differente”. Lo ha affermato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, nella conferenza stampa di presentaizone del rapporto sulla stabilità finanziaria.


“La fragilità della crescita è probabilmente il maggiore rischio che stiamo fronteggiando ora, anche come economia globale – ha detto -. Ma questo va combinato anche con l’incertezza politica di quello che potrebbe accadere su politiche di bilancio e politiche commerciali, specialmente se dovessero innescare ulteriori tensioni. Penso che questo avrebbe chiari riflessi sulla crescita e potrebbe peggiorare le prospettive e pesare sulla stabilità finanziaria”. (fonte immagine: ECB 2024).

Le preoccupazioni della Banca centrale europea

Le preoccupazioni della Banca centrale europeaRoma, 20 nov. (askanews) – Si fa più cupo il quadro dei rischi sulla stabilità finanziaria nell’area euro, secondo l’ultimo rapporto stilato dalla Banca centrale europea. Gli elevati livelli di valutazione di alcuni titoli e la concentrazione dei rischi rendono “i mercati sono più suscettibili a improvvise correzioni”, avverte l’istituzione, in un contesto di crescita economica che resta fragile e con dinamiche preoccupanti su commercio internazionale, geopolitica e incertezza delle scelte politiche.


Nel frattempo le vulnerabilità sui conti in alcuni Paesi e il potenziale di crescita a rilento sollevano inquietudini sulla sostenibilità dei debiti pubblici. E le potenziali difficoltà a onorare i pagamenti per alcune imprese e famiglie potrebbero innescare un indebolimento della qualità degli attivi delle banche e degli intermediari non bancari, specialmente se dovessero materializzarsi rischi sulla crescita economica. In questo studio semestrale (Financial stability review) la Bce parla di “elevate vulnerabilità alla stabilità finanziaria in un contesto volatile”. Sulla crescita economica e i rischi si sono acresciuti nella direzione dell’indebolimento, mentre l’inflazione si è avvicinata al 2% (l’obiettivo perseguito dalla politica monetaria della stessa Bce). Nel frattempo negli ultimi mesi sui mercati finanziari si sono verificati diverse episodi di marcata volatilità, finora di breve periodo.


“Le prospettive per la stabilità sono offuscate dalle incertezze macro finanziarie e geopolitiche, assieme alla crescente incertezza sulle politiche del commercio internazionale”, spiega il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos nell’editoriale del rapporto. Con ogni probabilità il riferimento è alla recente vittoria alle presidenziali Usa di Donald Trump. Ma anche prima di questo sviluppo stavano già accrescendo potenziali attriti sugli scambi commerciali tra Ue e Cina, così come tra Usa e Cina, per non parlare dell’alta tensione con la Russia.


Secondo l’analisi della Bce, finora i mercati finanziari si sono dimostrati resilienti ma sarebbe sbagliato abbassare la guardia. Le vulnerabilità di fondo rendono i mercati azionari e i mercati del credito potenzialmente propensi a ulteriori volatilità. E soprattutto nei mercati azionari le elevate valutazioni e la concentrazione del rischio aumentano le possibilità di bruschi aggiustamenti. Se dovessero materializzarsi scenari avversi, avverte l’analisi, il settore finanziario non bancario potrebbe amplificare le tensioni di mercato, date le sue fragilità a livello di liquidità, che in alcuni casi si combinano con un elevato ricorso alla leva finanziaria e con esposizioni al rischio concentrate su alcuni segmenti. Passando all’esame dei conti pubblici, nonostante il declino dei rapporti tra debito e Pil – dopo i forti rialzi seguiti a restrizioni, lockdown e misure compensatorie operati dai governi a motivo del Covid – secondo la BCE i fondamentali restano deboli in alcuni paesi. I costi di servizio del debito continueranno a salire, mentre verranno rinnovati i titoli in scadenza a tassi più alti di quelli a cui erano stati emessi. Gli elevati livelli di indebitamento combinati con prospettive di crescita deboli e con politiche incerte aumentano il rischio di dinamiche di spesa che sforerebbero le previsioni, creando allarmismi di mercato sulla sostenibilità dei debiti.


L’aumento dei costi di rifinanziamento legato ai rialzi dei tassi di interesse e la debolezza della crescita economica al tempo stesso pesano anche sui bilanci delle imprese, che riportano un indebolimento degli utili. Guardando al settore dell’immobiliare, la Bce vede un quadro misto, con una stabilizzazione dei prezzi delle case mentre l’immobiliare commerciale è ancora sotto tensione dopo che l’esplosione del lavoro da remoto e dell’e-commerce seguito al Covid e a tutte le sue sfaccettature non sembra destinato a rientrare. Più positivo il quadro sulle famiglie, che traggono beneficio della solidità del mercato del lavoro e che hanno aumentato il livello di risparmio e ridotto l’indebitamento. Su prestiti e credito, finora l’aumento dei rischi è stato graduale, dice la Bce, ma Pmi e famiglie a basso reddito potrebbero trovarsi in affanno se la crescita dovesse indebolirsi più del previsto, dinamica che influirebbe in maniera negativa sulla qualità del credito di banche e intermediari finanziari. Un altro possibile canale di rischio è sulle esposizioni all’immobiliare commerciale. La Bce tuttavia rileva che la capacità delle banche di assorbire altri deterioramenti del credito viene sostenuta dagli elevati livelli di redditività e dalla solidità delle posizioni patrimoniali e di liquidità. In questo quadro è necessario mantenere gli attuali margini prudenziali sui requisiti patrimoniali, per preservare la solidità e la resilienza del sistema finanziario, dice la Bce. Inoltre la crescente rilevanza degli intermediari finanziari non bancari e la loro interconnessione con il sistema rende necessarie misure generalizzate per rafforzarne la resilienza. Questo dovrebbe sostenere la stabilità finanziaria e muoversi nella direzione degli obiettivi dell’unione dei mercati dei capitali, che punta a sostenere produttività e crescita economica in Europa.

De Guindos: fusioni Ue positive anche se Unione banche incompleta

De Guindos: fusioni Ue positive anche se Unione banche incompletaRoma, 20 nov. (askanews) – Un colpo al cerchio e uno alla botte. Alla Bce “penso che siamo stati abbastanza espliciti sul fatto che le fusioni trans frontaliere tra banche in Europa sono positive, anche se l’Unione bancaria non è completa. E io sono a favore del consolidamento trans frontaliero”. Così il vicepresidente della Bce, Luid de Guindos, rispondendo ad una domanda durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto sulla stabilità finanziaria. Ma ha anche aggiunto che la ratifica della riforma del Mes sarebbe “un passo importante” per l’integrazione del settore bancario nell’Ue.


Per quanto non sia stato esplicitamente citato in questa occasione, il caso UniCredit-Commerzbank era di sottofondo, dopo che ha riacceso il dibattito sulle aggregazioni transeuropee. “Difenderò sempre un approccio pro europeo e ritengo che dovrebbe prevalere sull’approccio nazionalistico sulle fusioni. Ma lasciatemi dire che è anche importante che se dobbiamo difendere l’integrazione europea delle banche, questo deve essere fatto in maniera generale, coprendo tutte le sfaccettature e tutte le componenti dell’Unione bancaria. E penso che simultaneamente la ratifica (della riforma) del trattato del Mes – ha aggiunto – sarebbe un passo importante in questa direzione”.


Una posizione che cerca di essere equidistante, quindi, quella assunta dal numero due della Bce. Da quando il gruppo italiano si è fatto avanti come pretendente per la banca tedesca, in Germania si sono create forti resistenze. E se da un lato da ambienti italiani è stata messa in rilievo l’ipocrisia di una Germania che si dice a favore dell’Unione bancaria ma poi si mette di traverso a una possibile aggregazione transeuropea, dall’altro dalla Germania – e anche dal presidente del Mes, il lussemburghese Pierre Gramegna all’ultima riunione dell’Eurogruppo – è stato osservato che l’Italia non ha ratificato la riforma di questo strumento, che avrebbe anche ricadute per i meccanismi di sicurezza sul sistema bancario. (fonte immagine: ECB 2024).

Bce vede mercati finanziari più inclini a “brusche correzioni”

Bce vede mercati finanziari più inclini a “brusche correzioni”Roma, 20 nov. (askanews) – Si fa più cupo il quadro dei rischi sulla stabilità finanziaria nell’area euro, secondo l’ultimo rapporto stilato dalla Banca centrale europea. Gli elevati livelli di valutazione di alcuni titoli e la concentrazione dei rischi rendono “i mercati sono più suscettibili a improvvise correzioni”, avverte l’istituzione, in un contesto di crescita economica che resta fragile e con dinamiche preoccupanti su commercio internazionale, geopolitica e incertezza delle scelte politiche.


Nel frattempo le vulnerabilità sui conti in alcuni Paesi e il potenziale di crescita a rilento sollevano inquietudini sulla sostenibilità dei debiti pubblici. E le potenziali difficoltà a onorare i pagamenti per alcune imprese e famiglie potrebbero innescare un indebolimento della qualità degli attivi delle banche e degli intermediari non bancari, specialmente se dovessero materializzarsi rischi sulla crescita economica. In questo studio semestrale (Financial stability review) la Bce parla di “elevate vulnerabilità alla stabilità finanziaria in un contesto volatile”. Sulla crescita economica e i rischi si sono acresciuti nella direzione dell’indebolimento, mentre l’inflazione si è avvicinata al 2% (l’obiettivo perseguito dalla politica monetaria della stessa Bce). Nel frattempo negli ultimi mesi sui mercati finanziari si sono verificati diverse episodi di marcata volatilità, finora di breve periodo.


“Le prospettive per la stabilità sono offuscate dalle incertezze macro finanziarie e geopolitiche, assieme alla crescente incertezza sulle politiche del commercio internazionale”, spiega il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos nell’editoriale del rapporto. Con ogni probabilità il riferimento è alla recente vittoria alle presidenziali Usa di Donald Trump. Ma anche prima di questo sviluppo stavano già accrescendo potenziali attriti sugli scambi commerciali tra Ue e Cina, così come tra Usa e Cina, per non parlare dell’alta tensione con la Russia.


Secondo l’analisi della Bce, finora i mercati finanziari si sono dimostrati resilienti ma sarebbe sbagliato abbassare la guardia. Le vulnerabilità di fondo rendono i mercati azionari e i mercati del credito potenzialmente propensi a ulteriori volatilità. E soprattutto nei mercati azionari le elevate valutazioni e la concentrazione del rischio aumentano le possibilità di bruschi aggiustamenti. Se dovessero materializzarsi scenari avversi, avverte l’analisi, il settore finanziario non bancario potrebbe amplificare le tensioni di mercato, date le sue fragilità a livello di liquidità, che in alcuni casi si combinano con un elevato ricorso alla leva finanziaria e con esposizioni al rischio concentrate su alcuni segmenti. Passando all’esame dei conti pubblici, nonostante il declino dei rapporti tra debito e Pil – dopo i forti rialzi seguiti a restrizioni, lockdown e misure compensatorie operati dai governi a motivo del Covid – secondo la BCE i fondamentali restano deboli in alcuni paesi. I costi di servizio del debito continueranno a salire, mentre verranno rinnovati i titoli in scadenza a tassi più alti di quelli a cui erano stati emessi. Gli elevati livelli di indebitamento combinati con prospettive di crescita deboli e con politiche incerte aumentano il rischio di dinamiche di spesa che sforerebbero le previsioni, creando allarmismi di mercato sulla sostenibilità dei debiti.


L’aumento dei costi di rifinanziamento legato ai rialzi dei tassi di interesse e la debolezza della crescita economica al tempo stesso pesano anche sui bilanci delle imprese, che riportano un indebolimento degli utili. Guardando al settore dell’immobiliare, la Bce vede un quadro misto, con una stabilizzazione dei prezzi delle case mentre l’immobiliare commerciale è ancora sotto tensione dopo che l’esplosione del lavoro da remoto e dell’e-commerce seguito al Covid e a tutte le sue sfaccettature non sembra destinato a rientrare. Più positivo il quadro sulle famiglie, che traggono beneficio della solidità del mercato del lavoro e che hanno aumentato il livello di risparmio e ridotto l’indebitamento. Su prestiti e credito, finora l’aumento dei rischi è stato graduale, dice la Bce, ma Pmi e famiglie a basso reddito potrebbero trovarsi in affanno se la crescita dovesse indebolirsi più del previsto, dinamica che influirebbe in maniera negativa sulla qualità del credito di banche e intermediari finanziari. Un altro possibile canale di rischio è sulle esposizioni all’immobiliare commerciale. La Bce tuttavia rileva che la capacità delle banche di assorbire altri deterioramenti del credito viene sostenuta dagli elevati livelli di redditività e dalla solidità delle posizioni patrimoniali e di liquidità. In questo quadro è necessario mantenere gli attuali margini prudenziali sui requisiti patrimoniali, per preservare la solidità e la resilienza del sistema finanziario, dice la Bce. Inoltre la crescente rilevanza degli intermediari finanziari non bancari e la loro interconnessione con il sistema rende necessarie misure generalizzate per rafforzarne la resilienza. Questo dovrebbe sostenere la stabilità finanziaria e muoversi nella direzione degli obiettivi dell’unione dei mercati dei capitali, che punta a sostenere produttività e crescita economica in Europa.

Ue, Panetta: svanita la distinzione tra “periferici” e “centrali”

Ue, Panetta: svanita la distinzione tra “periferici” e “centrali”Roma, 19 nov. (askanews) – Nell’Unione europea la distinzione tra paesi “centrali” e paesi “periferici” non è più valida, non tanto perché i secondi siano riusciti a raggiungere tassi di crescita analoghi ai primi ma piuttosto perché gli ex centrali hanno visto declinare le loro performance economiche. Ma questo ha anche riallineato gli incentivi ad attuare le riforme di cui si discute da tanti anni. Lo ha sostenuto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta durante un dibattito a seguito del suo intervento alla fondazione Pinardi, a Milano.


Panetta ha citato i casi di Germania e Francia, le due prime economie dell’eurozona. “Quello che sta succedendo in Germania non è un problema congiunturale, che si cura con la politica monetaria: in Germania è emersa la consapevolezza dell’inadeguatezza del modello di crescita tedesco, che oggi non funziona più. Come è cresciuta la Germania nei 20 anni scorsi? Con basso costo dell’energia e energia fossile importata dalla Russia – ha proseguito Panetta – concentrazione sul settore manifatturiero, delocalizzazione della produzione in Russia e in Cina e vendite negli stessi mercati di sbocco in cui delocalizzava. Tutte queste cose oggi non ci sono più”. “La Francia non credo che abbia un problema congiunturale di eccesso di domanda. La Francia ha un problema che deve fare come noi un aggiustamento dei conti ed è emerso che le condizioni politiche lo rendono, rispetto al passato, un po’ più complicato. Quindi gli investitori chiedono un compenso maggiore per detenere passività di quel Paese”.


Guardando a quello che andrebbe fatto, Panetta ha citato la lunga lista di riforme e interventi che da anni vengono elencate. E su questo “in passato avevamo degli incentivi diversi, divaricati. C’era chi diceva che c’era un centro virtuoso e una periferia” in ritardo “quest’oggi non è vero, l’economia va a cambiare la posizione nel tempo. Adesso ci sono degli incentivi che sono più allineati, non perché noi abbiamo cominciato a crescere come razzi ma perché altri paesi che prima avevano un’economia più forte stanno rallentando”. “Questa cosa è diventata chiarissimo dopo la guerra e la crisi energetica”. La lista delle misure da adottare è stata delineata dai rapporto di Enrico Letta e Mario Draghi. “La Commissione europea ne sta discutendo, nella lettera scritta dalla presidente Ursula von der Leyen al Parlamento europeo quella è la discussione. Ci vorrà il tempo che ci vorrà, credo che sarà complicato. Però è una necessità: quelle riforme, quegli investimenti in campo energetico e nella tecnologia, le riforme della concorrenza e poi in termini anche più politici, un esercito Ue”. (fonte immagine: streaming Fondazione Pinardi).

Eurozona, si conferma la risalita dell’inflazione al 2% a ottobre

Eurozona, si conferma la risalita dell’inflazione al 2% a ottobreRoma, 19 nov. (askanews) – Si conferma la risalita dell’inflazione media nell’eurozona al 2% annuo ad ottobre, a fronte dell’1,7% cui era calata a settembre. Lo riporta Eurostat, secondo cui nell’intera Unione Europea l’inflazione è risalita al 2,3%, dal 2,1% di settembre.


Nella zona euro, i maggiori contributi alla crescita dei prezzi al consumo sono arrivati dai servizi, seguiti da alimentari, alcolici e tabacchi e dai beni industriali non energetici. Secondo l’ente di statistica comunitario l’inflazione di fondo, l’indice depurato da alimentari, alcolici e tabacchi e dall’energia ha mostrato una dinamica stabile al 2,7%. Tra settembre e ottobre i prezzi sono aumentati dello 0,3%.


Eurostat segnala che nei servizi l’inflazione è risalita al 4% a ottobre, dal 3,9% annuo di settembre. Questa risalita dell’indice generale era attesa a causa di effetti paragone su base statistica ma secondo la Banca centrale europea il carovita dovrebbe tornare ad attenuarsi nel prossimo anno. Dalla Bce è atteso un nuovo taglio dei tassi di interesse al direttorio che si svolgerà il prossimo 12 dicembre.


Oggi su queste tematiche è intervenuto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta secondo cui il freno monetario all’economia andrebbe completamente rimosso, portando i tassi a livello di neutralità.

Giubileo, accordo franchigie straordinarie scioperi con no Cgil

Giubileo, accordo franchigie straordinarie scioperi con no CgilRoma, 19 nov. (askanews) – Questa mattina è stato sottoscritto, su iniziativa della commissione di garanzia sugli scioperi, il protocollo tra le parti sociali per il Giubileo 2025 che contempla, relativamente ad alcuni eventi in cui si prevede una significativa partecipazione di pubblico, franchigie straordinarie durante le quali evitare astensioni dal servizio (nei settori trasporti, sicurezza, igiene ambientale e sanità), in un arco temporale in cui si consideri anche il giorno precedente e successivo all’evento. La Cgil ha non firmato il protocollo.


Nel corso delle riunioni svoltesi presso la sede dell’autorità (con la partecipazione della presidenza del consiglio dei ministri, del Comune di Roma il cui sindaco è il commissario straordinario per il Giubileo, e dei ministeri dei Trasporti, dell’Interno e della Salute) sono stati individuati nove eventi strategici per la Capitale nei quali è previsto un grande flusso di partecipanti: 23-24-25 dicembre 2024 apertura Porta santa Basilica di San Pietro; 4-5-6-7 aprile 2025 Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità; 24-25-27-28 aprile 2025 Giubileo degli adolescenti; 27-28-29-30 aprile 2025 Giubileo delle persone con disabilità; 30 aprile-1-4-5 maggio 2025 Giubileo dei lavoratori; 15-16-18-19 maggio 2025 Giubileo delle Confraternite; 29-30 maggio-1-2 giugno 2025 Giubileo delle famiglie, nonni e anziani; 27 luglio-5 agosto 2025 Giubileo dei giovani; 5-6-7 gennaio 2026 chiusura Porta santa Basilica di San Pietro. “L’intesa tra le parti sociali siglata oggi presso la nostra commissione rappresenta un momento davvero importante, cruciale non solo per la città di Roma”, commenta Paola Bellocchi, presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi. “L’impegno comune di istituzioni, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali, per garantire, in determinati specifici eventi, una regolare fruizione dei servizi pubblici essenziali a milioni di pellegrini attesi nell’arco del prossimo anno giubilare – aggiunge – rappresenta un esempio virtuoso da evidenziare e da portare ad esempio per il senso di responsabilità espresso da tutti i soggetti firmatari, che ringrazio a nome di tutta la Commissione. Dispiace che la Cgil e qualche altra organizzazione sindacale abbiano ritenuto di non sottoscrivere, dimostrando di non cogliere lo spirito di questo documento”.


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Panetta: 10 anni Italia era il malato d’Europa, oggi è la Germania

Panetta: 10 anni Italia era il malato d’Europa, oggi è la GermaniaRoma, 19 nov. (askanews) – “Dieci anni fa l’Italia era ‘il malato d’Europa’. Oggi se devi ridefinire chi sia il malato d’Europa non è l’Italia, probabilmente è la Germania, secondo quanto si legge sulla stampa. Ma non durerà per sempre, le cose cambiano e sono il risultato di scelte e di politiche”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento durante un dibattito a seguito del suo intervento all’università Bocconi, a Milano.


“Dovremmo davvero mettere i nostri sforzi nel modernizzare la nostra economia, nel migliorare la nostra capacità di usare la tecnologia e di sostenere la concorrenza. Non ripeterò la lunga lista di riforme che ho fatto in diversi interventi. A volte cerco di essere più specifico, ma è questa la sfida che fronteggiamo – ha concluso – e che l’Europa fronteggia”.

Sicurezza stradale, per 51% non pericoloso superare limiti velocità

Sicurezza stradale, per 51% non pericoloso superare limiti velocitàRoma, 19 nov. (askanews) – Per il 51% degli italiani non è pericoloso superare i limiti di velocità. Soltanto il 34,7% ritiene utile rispettarli mentre il 16,4% ritiene che un guidatore esperto possa superarli. E’ quanto emerge dalla quarta edizione della ricerca sugli stili di guida degli utenti commissionata da Anas, società del Gruppo Fs e condotta da CSA Research – Centro Statistica Aziendale, con interviste su un campione di 4mila persone e oltre 3.500 osservazioni dirette su strada.


Fra gli intervistati l’11,4% ritiene che durante la guida “si possa fare altro” mentre soltanto il 55,4% del campione è convinto che gli incidenti stradali dipendano da comportamenti errati. Il 60,1% degli intervistati ritiene che il Codice della Strada, ormai all’approvazione definitiva del Parlamento in questi giorni, sia utile. Solo il 72,5% pensa che alcol e stupefacenti siano sempre pericolosi mentre l’8,4% ritiene siano irrilevanti alla guida. Migliora il comportamento sull’uso del cellulare alla guida: si osserva un utilizzo alla guida pari a 7,4% contro il 9,6% del 2023 e il 10,3% del 2022. Gli under 40 tuttavia peggiorano il dato: il 9,9% lo usa contro il 5,6% degli over 60.


“I dati emersi quest’anno dalla Ricerca Anas sugli Stili di Guida – ha dichiarato l’ad di Anas Aldo Isi – dimostrano la necessità di sempre più investimenti sull’educazione stradale e sulla consapevolezza di rischi e pericoli al volante. Oltre a un grande impegno nel continuare a sensibilizzare gli utenti sull’importanza di una guida prudente, sicura e senza distrazioni, Anas sta lavorando per potenziare ancor di più gli standard di sicurezza della propria rete nella garanzia, come sempre, della manutenzione ordinaria delle infrastrutture ma puntando anche sull’innovazione tecnologica. Gli investimenti in manutenzione programmata sono ormai sempre più rilevanti – sottolinea l’ingegner Isi – nel primo semestre del 2024 sono stati circa 780 milioni, 115 milioni in più rispetto all’analogo periodo del 2023. In dettaglio, nei primi sei mesi 2024 per la manutenzione programmata sono stati spesi 318 milioni di euro in opere d’arte maggiori (ponti e viadotti); 184 milioni di euro in rifacimenti del piano viabile; 129 milioni di euro in opere complementari; 88 milioni di euro per le barriere di sicurezza; 62 milioni di euro per gli impianti”.

Banche, Panetta: attuare regole Basilea, no a gara al ribasso

Banche, Panetta: attuare regole Basilea, no a gara al ribassoRoma, 19 nov. (askanews) – Le regole di Basilea III sul rafforzamento dei criteri patrimoniali delle banche “vanno attuate, renderanno il settore bancario e in generale quello finanziario più forti e sarebbe un errore se ora iniziassimo una gara a ribasso”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento durante un dibattito a seguito del suo intervento all’università Bocconi, a Milano.


“Penso che dovremmo attuare regole sane e che il sistema di Basilea sia un sistema sano, che andrebbe attuato”. L’attuazione di queste regole e la possibilità che gli Usa non le applichino appieno “è una questione complicata. Abbiamo già fatto questa esperienza: gli Usa non hanno applicato su alcune delle loro banche tutte le regole di Basilea, in particolare sulle liquidità su quelle piccole e regionali. E poi abbiamo avuto la crisi del 2023 e quello che all’inizio sembrava un vantaggio competitivo si è rivelato un problema, che ha reso alcune banche più deboli e soggette al grande shock. E che ha rafforzato le autorità a intervenire in maniera massiccia”.


“Quindi – ha concluso – penso che le regole di Basilea siano state preparate molto attentamente dai policy maker di tanti paesi,inclusi quelli che ora stanno valutando se applicarle. E penso che sarebbe un errore se iniziassimo ora una gara al ribasso. Penso che andrebbero attuate e che renderanno il settore bancario e finanziario in generale più forti”.