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Autonomia, Salvini: è legge, giornata stiorica per l’Italia

Autonomia, Salvini: è legge, giornata stiorica per l’ItaliaRoma, 19 giu. (askanews) – “Per un’Italia più efficiente e più moderna, con meno sprechi e più servizi a tutti i cittadini, da Nord a Sud: dopo tanti anni di battaglie e di impegno, nonostante le bugie e gli attacchi della sinistra, grazie alla Lega ed al governo l’Autonomia richiesta da milioni di Italiani è stata approvata questa mattina anche alla Camera ed è finalmente legge. Una vittoria di tutti gli italiani: GRAZIE a tutti!”Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini, segretario della Lega, postando il festeggiamento della Lega con le bandiere delle Regioni fuori da Montecitorio, dopo il sì definitivo del Parlamento all’Autonomia regionale differenziata.

Autonomia, Calderoli: con via libera mi tremano le gambe per emozione

Autonomia, Calderoli: con via libera mi tremano le gambe per emozioneRoma, 19 giu. (askanews) – “A dirlo mi tremano le gambe per l’emozione… c’è il via libera definitivo della Camera all’Autonomia differenziata!”. Così sui social il ministro per gli Affari Regionali e l’Autonomia, Roberto Calderoli (Lega), al termine dell’approvazione alla Camera del ddl autonomia differenziata.


“E’ il coronamento di anni e anni di battaglie politiche della Lega, all’interno delle istituzioni e nelle piazze insieme ai militanti, con un voto che scrive una pagina di storia per tutto il Paese. Un percorso che mi rende particolarmente orgoglioso, quando penso al mio caro nonno Guido e al suo progetto del Movimento Autonomista Bergamasco. Nel mio cuore scorre un sangue autonomista fin da prima che io nascessi, è bello pensare di aver coronato anche il suo sogno”, aggiunge. “Da questo momento in avanti c’è un iter tracciato e ben definito, che permetterà alle Regioni di valorizzare le proprie eccellenze e garantire servizi sempre migliori ai cittadini, nel segno della responsabilità e della trasparenza. Sbaglia chi dice che questo provvedimento spaccherà l’Italia, perché farà l’esatto contrario. L’obiettivo è permettere a tutte le Regioni di correre sempre più veloce, riducendo i divari territoriali e realizzando quell’unità che c’è solo sulla carta. L’orizzonte è davanti a noi e la via da intraprendere è definita, ora non resta che avere il coraggio di percorrerla. Si apre una fase nuova, il Governo sarà al fianco di chi vorrà cogliere questa storica sfida”, conclude.

Autonomia differenziata,così le Regioni potranno ottenerla in 23 materie

Autonomia differenziata,così le Regioni potranno ottenerla in 23 materieRoma, 19 giu. (askanews) – La riforma del Governo approvata definitivamente dalla Camera che attua la possibilità di riconoscere livelli diversi di Autonomia alle diverse Regioni italiane a statuto ordinario e speciale e alla Province Autonome di Trento e Bolzano è una legge puramente procedurale di attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione approvata oltre 20 anni fa: nel 2001.


In 11 articoli, la riforma definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Regola cioè le procedure per intese Stato e quelle Regioni che decideranno di chiedere un livello di autonomia differenziata rispetto alle altre Regioni in 23 materie. Prima di presentare la richiesta ogni singola Regione dovrà acquisire pareri di Comuni Province ed enti regionali del suo territorio. – 23 MATERIE DI POSSIBILE AUTONOMIA DIFFERENZIATA Ci sono le altre: tutela della salute, Istruzione, Sport Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero. Quattrodici sono le materie definite dai Lep, Livelli Essenziali di Prestazione.


-ACCORDI DECENNALI IN 5 MESI FRA STATO E REGIONI – Stato e singole Regioni avranno tempo 5 mesi dalla richiesta della Regione per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Potranno essere interrotte prima della scadenza da Stato o Regione con preavviso di almeno 12 mesi. – DETERMINAZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI DI PRESTAZIONE (LEP) PER OGNI REGIONE. Il riconoscimento di una o più “forme di autonomia” è subordinata alla determinazione di Lep: criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep avviene sulla base di una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio.


– ENTRO 24 MESI GOVERNO DEVE DECRETARE I LEP – il Governo nazionale entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge approvata oggi dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. – PRINCIPI DI TRASFERIMENTO FUNZIONI DELLO STATO ALLE REGIONI- Il trasferimento sarà possibile solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Senza determinazione di Lep e loro finanziamento non sarà possibile per una Regione ottenere un livello maggiore di Autonomia.


– CABINA REGIA NAZIONALE DEL GOVERNO – Una cabina di regia del governo nazionale dovrà effettuare periodica ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e individuare materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti allo stesso modo in tutto il territorio nazionale. Ne fanno parte tutti i ministri competenti, assistiti da una segreteria tecnica presso il Dipartimento Affari Regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio. – CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA – Il Governo nazionale può sostituirsi a organi di Regioni, Città metropolitane, Province Comuni quando verifichi loro inadempienze rispetto a trattati internazionali, normative comunitarie oppure riscontri un pericolo grave per la sicurezza pubblica inclusa la garanzia di diritti civili e sociali e occorra tutelare l’unità giuridica o quella economica della Repubblica

Maturità, Valditara: tracce del tema sono interessanti e abbordabili

Maturità, Valditara: tracce del tema sono interessanti e abbordabiliRoma, 19 giu. (askanews) – “Le tracce saranno interessanti e abbordabili. Credo che non ci saranno traumi o particolari preoccupazioni al termine di questi elaborati. I ragazzi devono, prima di scrivere, riflettere, usare la brutta copia per impostare il ragionamento e poi esprimere i propri sentimenti, cercando soprattutto di cogliere il significato profondo delle tracce”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, a ‘Non Stop News’, su RTL 102.5 a pochi minuti dal via della prima prova.

Autonomia, M5s canta in aula Inno Mameli e sventolaTtricolore

Autonomia, M5s canta in aula Inno Mameli e sventolaTtricoloreRoma, 19 giu. (askanews) – Si chiude con l’inno di Mameli e il convinto richiamo all’unità nazionale la seduta fiume alla Camera sull’Autonomia. Al termine delle dichiarazioni di voto, dopo che Alfonso Colucci aveva già tuonato contro il malefico di disegno della maggioranza, il gruppo M5S ha cantato tra i banchi di Montecitorio l’inno nazionale, sventolando i tricolori che molti deputati avevano al collo e sui banchi sin dalla partecipazione ieri alla piazza delle opposizioni a Santi A

Autonomia, Conte in aula: alle 7,39 provano a spaccare Italia

Autonomia, Conte in aula: alle 7,39 provano a spaccare ItaliaRoma, 19 giu. (askanews) – “Sono le 7.39: da ieri e per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare, in questa seduta fiume alla Camera, il disegno di legge Spacca-Italia, che condanna il Sud e le aree più in difficoltà del Paese al peggioramento delle proprie condizioni riguardanti la sanità, l’istruzione, i trasporti. Continueremo a contrastarli in tutti i modi: in Parlamento e nelle piazze”. Lo scrive dall’aula della Camera dove ha parteciopato al voto finale sull’autonomia il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte.

Autonomia, Schlein: no Pd al cinico baratto Fdi-Lega consumato di notte

Autonomia, Schlein: no Pd al cinico baratto Fdi-Lega consumato di notteRoma, 19 giu. (askanews) – “Ci avete obbligato a stare qui tutta la notta per il secondo tempo de cinico baratto con il premierato votato ieri del Senato, di notte perchè voi stessi ve ne vergognate. Noi diciamo no a questo scalpo che avete bisogno di brandire per tenere buoni Salvini e la Lega. Noi continuiamo ad opporci e a denunciarlo come abbiamo fatto ieri sera nella bellissima piazza di santi Apostoli”. Lo ha affermato la segretaria del Pd Elly Schlein parlando in dichiarazione di voto finale alla Camera contro l’Autonomia.


“Giustamente – ha attaccato fra l’altro Schlein- avete imposto votazioni di corsa e di notte per non far vedere quellocxhe state facendo: spaccare il Paese che la Resistenza e l’antifascismo ha unito. Noi siamo orgogliosi di esporre anche in quest’aula e ovunque il Tricolore e di cantare ovunque, anche in quest’aula, Bella ciao. A voi in questa orrenda pagina parlamentare abbiamo visto rispolverare simboli fascisti e addirittura neonazisti rievocando la Decima Mas. Avete praticato violenza anche contro la nostra capogruppo Braga per aver semplicemente espresso in Parlamento il suo e il nostro pensiero. E il collega deputato Donno al quale va tutta la nostra solidarietà in quest’aula è stato vittima di un’aggressione squadrista”. “Non avete visto quello che è successo alle elezioni europei. Mezzo Paese vi ha voltato le spalle. Da primo partito del Mezzogiorno ve lo diciamo noi: il Paese non vuole dividersi in due. Noi stiamo arrivando”.

Nessun accordo, seduta fiume Camera fino a ok finale ad Autonomia

Nessun accordo, seduta fiume Camera fino a ok finale ad AutonomiaRoma, 18 giu. (askanews) – L’aula della Camera ha approvato con 54 voti differenza la seduta fiume sul ddl autonomia che dunque verrà esaminato senza interruzioni fino all’approvazione finale. La richiesta è arrivata dal capogruppo Fdi Tommaso Foti alla ripresa della seduta dopo la conferenza dei capigruppo in cui “non è stato possibile trovare un accordo sull’ordine dei lavori”.


“E’ una forzatura inaccettabile che risponde a logiche politiche, non istituzionali: avete fatto un accordo di scambio, uno sfregio nei confronti delle istituzioni. Che bisogno c’era? Avete i numeri, perché fare queste forzature?. Credo si sia superato il limite. Si alterano i rapporti tra maggioranza e opposizione. È un un errore, uno sfregio della Costituzione, è dittatura della maggioranza”, ha detto Federico Fornaro (Pd) prendendo in aula la parola contro la richiesta di seduta fiume. “Nessun accordo con chi non rispetta il Parlamento. Vogliono chiudere il patto scellerato con il premierato e, con questa ossessione, la destra impone ritmi forsennati e inutili per chiudere lo Spacca Italia. Seduta fiume sia, hanno deciso loro, non ci sono mediazioni possibili”, ha osservato il vicepresidente di AVS Marco Grimaldi. Contro alla seduta fiume si è espresso anche i gruppi M5s e Azione. “Questa forzatura notturna che ci avete imposto dice la pochezza con la quale state vivendo le istituzioni”, ha sottolineato Elena Bonetti (Az).


“Vergogna, vergogna”, il coro all’indirizzo della maggioranza, con cui i gruppi di opposizione hanno protestato contro la decisione di andare avanti con una seduta fiume sul ddl autonomia sino al voto finale. A dare il ‘La’ alla protesta la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, subito ripresa dal vicepresidente di turno Giorgio Mulè che l’ha richiamata all’ordine: “Vergogna non lo dice nessuno, rispetti la presidenza. Non mi costringa a fare quello che non voglio fare”. A difesa di Serracchiani è intervenuto Claudio Mancini (Pd): “Lei non può richiamare in maniera intimidatoria i parlamentari, abbiamo grande stima per lei ma non si deve prestare a rappresentare la maggioranza tifosa”.


“La parola intimidatoria non appartiene al mio vocabolario, è inaccettabile. Ho solo richiamato Serracchiani a essere rispettosa dell’aula”, ha replicato Mulè. Il deputato dem Federico Fornaro ha chiesto di intervenire per sottolineare che “vergogna dopo quello che è successo, è un giudizio politico, non è stato dato un giudizio personale, la scelta di mettere la seduta fiume su un provvedimento già contingentato è una scelta vergognosa”.

Schlein in piazza con Conte Avs e Più Europa: “unità, unità”

Schlein in piazza con Conte Avs e Più Europa: “unità, unità”Roma, 18 giu. (askanews) – “Unità! Unità! Unità”. Scandiscono la parola i partecipanti alla manifestazione organizzata da Pd, M5S, Avs e +Europa. E tutti i leader la rilanciano dal palco, nel giorno in cui c’è stato il primo via libera al premierato. “Basta divisioni, teniamoci strette le nostre differenze che ci sono e sono preziose se sappiamo metterle a valore nelle tante battaglie comuni, facciamoci trovare pronti, uniti e compatti”, dice la segretaria Dem Elly Schlein che definisce “meravigliosa” piazza Santi Apostoli “con tutte queste bandiere diverse unite per difendere la Costituzione e l’unità nazionale. Voglio ringraziare M5s, Avs e +E – sottolinea – per aver sentito insieme a noi l’esigenza di una piazza unitaria”. Piazza che accoglie i leader che arrivano dal Parlamento alla spicciolata intonando “Bello Ciao” in coro.


Il presidente M5S Giuseppe Conte ricorda i “calci e i pugni” alla Camera a “un nostro parlamentare”, Leonardo Donno, la scorsa settimana e assicura che la “reazione per un’Italia più democratica, a difesa della Costituzione, contro l’autonomia differenziata spacca-Italia, contro questo premierato che vuole insediare una donna sola al comando, un uomo solo al comando per cinque anni, la nostra risposta è forte, è unitaria: non passeranno”. Conte aggiunge: “quando si tocca la Costituzione bisogna unire le forze di tutta l’Italia che si riconosce in questa Costituzione”. Solidarietà contro “l’aggressione squadrista”, la esprime anche Schlein dal palco poco dopo. “Oggi comincia quel piccolo passo ma significativo per costruire l’unità delle opposizioni e mandare Giorgia Meloni a casa”, osserva Angelo Bonelli che insieme a Nicola Fratoianni da tempo si propongono come “cerniera” nella costruzione dell’alternativa. Fratoianni puntualizza: “questa piazza è repubblicana e antifascista. Loro non lo sono”. “Non è normale un paese dove se a teatro gridi ‘viva l’Italia antifascista’ ti fermano ma se in tre mesi profanano la tomba di Berlinguer e Matteotti nessuno dice nulla”, “non è normale che si faccia il simbolo della Decima Mas in Parlamento” e “che Crippa vice segretario della Lega dica che è più grave cantare Bella ciao che fare questi gesti”. Dopo l’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale, Schlein si rivolge alla Meloni: “che cosa aspetta a cacciarli dal suo partito, a prendere le distanze da quelle immagini che hanno fatto il giro d’Europa?”. “Questa piazza bellissima di Roma – fa eco il segretario di Nuova Europa Riccardo Magi- oggi ci dice una cosa: siamo in tanti e non accettiamo che il confronto e lo scontro politico diventino aggressione fisica. Oggi siamo qui per dimostrare che esiste un’altra Italia, un paese che dice no all’obbrobrio delle riforme costituzionali che vogliono Meloni e Salvini”.


Schlein e Conte, dietro il palco, si erano abbracciati e baciati sulle guance e poi si erano intrattenuti in un breve colloquio, poco prima di prendere la parola per il loro intervento. Nel backstage c’è lo stato maggiore dei partiti, in piazza le bandiere del Pd, dei Cinque Stelle, di Avs e +Europa sventolate dai militanti, qualche bandiera palestinese, l’Arci. Ma la manifestazione è vestita in verde, bianca e rossa, tra bandiere, cappellini e fulard. Una piazza Santi Apostoli piena, tanto che c’è chi si lamenta perché non riesce a spostarsi. “In questa piazza è nato l’Ulivo e in questa piazza potrebbe rinascere l’unità del centrosinistra”, si sbilancia la capogruppo Avs a Montecitorio Luana Zanella che non è l’unica a ricordare quella storia. Sull’assenza di Italia Viva e Azione la segretaria precisa: “c’è sempre tempo di allagare quando gli obiettivi sono comuni”. Al cronista che chiede cosa divide ancora il campo che si oppone al governo Meloni, Fratoianni risponde tagliando corto: “oggi le opposizioni sono unite”.


“La prossima volta una piazza più grande, questa è la prima ma non sarà l’ultima, consideriamoci tutti mobilitati in modo permanente perchè non si fermeranno e noi non li faremo passare. No al premierato e all’autonomia differenziata, viva la Costituzione e l’Italia antifascista”, afferma in conclusione Schlein e subito dopo la piazza canta ‘Bella ciao’. Quando l’attrice Monica Guerritore finisce di leggere l’appello scritto da 180 giuristi contro le “contraddizioni insanabili” del premierato, sullo sfondo parte ‘Viva l’Italia’ di Francesco de Gregori.

Testo premierato già pronto a cambiare. Nodi sono tempi e referendum

Testo premierato già pronto a cambiare. Nodi sono tempi e referendumRoma, 18 giu. (askanews) – Il primo via libera è appena arrivato, ma la “madre di tutte le riforme” è già pronta per essere modificata. Ci sono almeno un paio di paradossi nel via libera che oggi il Senato ha dato al premierato all’italiana by Giorgia Meloni. Il primo è che, nonostante sei mesi di discussione tra commissione e aula e la lunga trattativa interna alla maggioranza per cercare un punto di caduta, tutti danno per scontato che nel passaggio alla Camera saranno necessarie delle modifiche. Il secondo è che, proprio nella giornata in cui le opposizioni scendono in piazza in dissenso, da Fratelli d’Italia si fa filtrare una volontà di considerare correzioni che possano essere lette come una apertura almeno da una parte dei partiti di minoranza. In tutto questo, a pesare ci sono le incognite sui tempi. I nodi da sciogliere sul timing sono molti tanto che nei prossimi giorni il dossier verrà affrontato direttamente dalla presidente del Consiglio.


Uno dei punti critici sui quali con ogni probabilità si metterà mano nel secondo passaggio parlamentare è quello del consenso degli italiani all’estero. Si tratta di milioni di voti che, in quanto tali, in termini percentuali possono addirittura essere decisivi per l’elezione diretta del premier. Allo stesso tempo, però, la loro rappresentanza è fissa, ovvero – dopo il taglio dei parlamentari – di 8 deputati e 4 senatori. C’è poi una questione che riguarda il modo in cui è stata scritta la norma anti-ribaltone. Nonostante una operazione di drafting fatta durante l’esame dell’aula del Senato, infatti, mantiene dei rischi interpretativi che sono stati sollevati anche da un senatore di maggioranza come Marcello Pera. Non si tratta di cambiare il meccanismo fissato per i casi di crisi, frutto di un delicatissimo punto di equilibrio con la Lega, ma poiché quando si mette mano alla Costituzione “anche una virgola conta”, la questione potrebbe non essere meramente lessicale. Ma il vero punto politico potrebbe essere quello di un’apertura verso un riconoscimento delle minoranze, per esempio attraverso l’inserimento di uno statuto ad hoc o della figura del capo dell’opposizione. Ancora una volta, era stato Marcello Pera a presentare un emendamento in tal senso in commissione. Alla fine aveva deciso di ritirarlo e di trasformarlo in un ordine del giorno per l’aula. Non è dunque escluso che si riparta da lì per cercare di tendere la mano ai partiti di opposizione, almeno ai centristi di Italia viva e Azione che, per esempio, oggi non si sono uniti alla piazza con Pd, Avs, M5s e Più Europa. Lo dice quasi esplicitamente il presidente del gruppo della Lega, Massimiliano Romeo.


“Molto – spiega – dipenderà dalla disponibilità di Fratelli d’Italia” di poter “apportare miglioramenti e togliere qualche freccia all’arco delle opposizioni in vista del referendum”. Un esponente di spicco dei meloniani fa anche un altro ragionamento. “Diciamo sempre che questa riforma non è per noi, ha senso fare ragionamenti pensando a quando non saremo più al governo”. Eventuali modifiche si portano inevitabilmente dietro un allungamento dei tempi. Ma non è l’unica incognita con cui la madre di tutte le riforme dovrà avere a che fare. Il governo ha infatti trasmesso giovedì scorso alla Camera un’altra riforma costituzionale, il ddl Nordio che contiene anche la separazione delle carriere tanto cara al partito di Antonio Tajani. La presidenza di Montecitorio dovrà decidere se assegnarlo alla prima commissione o in congiunta con la commissione Giustizia. Comunque sia, si profila un rischio ingorgo per chi siede nell’organismo parlamentare presieduto da Nazario Pagano di Forza Italia. Per questo, nei prossimi giorni dovrà essere proprio Giorgia Meloni a decidere se le due riforma dovranno viaggiare in parallelo o se una delle due avrà la precedenza e quale. La decisione dipenderà anche da un’altra domanda: quando bisognerà tenere l’eventuale referendum e, visto che si tratta di due riforme costituzionali, può essere più utile che vengano celebrati insieme o meglio in tempi diversi? C’è poi un’altra incognita che pesa sulla tempistica, ossia quello della nuova legge elettorale senza la quale di fatto la riforma costituzionale non è applicabile. Nella maggioranza le visioni non sono univoche e l’avversione della Lega per il ballottaggio potrebbe essere uno scoglio non da poco.


Per ora la presidente del Consiglio festeggia il primo sì: “Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”.