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Ue, Meloni riceve Fitto e assicura: da Italia contributo pragmatico

Ue, Meloni riceve Fitto e assicura: da Italia contributo pragmaticoRoma, 5 dic. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il neo vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la Coesione e le riforme, Raffaele Fitto. È la prima volta – ricorda Palazzo Chigi in una nota – che la premier Meloni incontra Raffaele Fitto nelle nuove funzioni di vicepresidente della Commissione europea.


Al centro del colloquio – prosegue la nota -, le sfide future della Commissione europea, a partire dalla realizzazione delle riforme e degli investimenti di lunga durata che contribuiscano a rafforzare la crescita europea. La presidente Meloni ha assicurato il contributo pragmatico dell’Italia al lavoro che la Commissione dovrà svolgere per i prossimi cinque anni.

Conte: alternativa alla destra ha bisogno di tempo e coerenza

Conte: alternativa alla destra ha bisogno di tempo e coerenzaRoma, 5 dic. (askanews) – “Assolutamente sì. Il nostro obiettivo è proprio costruire un’alternativa a questa destra reazionaria”. Così Giuseppoe Conte, leader del Movimento 5 stelle, ha risposto a chi gli ha chiesto se la prospettiva di un’alleanza delle forze di opposizione sia ancora possibile. “Un’alternativa di governo seria, forte, credibile: è per questo – ha precisato – che rivendichiamo la necessità di essere chiari, di elaborare un programma puntuale, preciso, coerente, che sia davvero di miglioramento per tutte le ingiustizie e le disuguaglianze di questo paese”.


“La nostra è una volontà autentica, genuina – ha spiegato l’ex premier – di costruire un’alternativa e ovviamente di essere coerenti, sul piano della politica interna e della politica estera. Quando denunciamo che non può essere una politica progressista quella che abbraccia l’eventualità di una terza guerra mondiale, per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, per noi è progressista impegnarsi con la massima tenacia per una svolta negoziale. Allo stesso modo riteniamo che la Commissione Von der Leyen 2 abbia spostato l’asse politico a destra e questo non doveva essere consentito”. “Per fortuna – ha concluso Conte – non c’è oggi una responsabilità di governo: effettivamente questa alternativa va costruita e per costruire un progetto serio, credibile, abbiamo bisogno di tempo”.

Dl fiscale, ok definitivo: più soldi ai partiti, rinvio acconto Irpef

Dl fiscale, ok definitivo: più soldi ai partiti, rinvio acconto IrpefRoma, 5 dic. (askanews) – Il dl fiscale ‘collegato’ alla manovra, dopo un lungo e contrastato esame in prima lettura al Senato, è giunto alla Camera blindato. Montecitorio lo ha approvato definitivamente oggi, a seguito di un rapido esame e un altro ricorso al voto di fiducia. E’ così convertito in legge. Ora governo e maggioranza guardano al disegno di legge di bilancio con le votazioni sugli emendamenti in Commissione che dovrebbero iniziare martedì 10 dicembre.


Forti critiche dalle opposizioni che parlano di un decreto “senza visione”, mentre il governo è “in attesa messianica” delle entrate dal concordato fiscale. Nel frattempo “le tasse sul ceto medio sono aumentate”. Nel decreto fiscale, trasformato di fatto in un ‘omnibus’ ha trovato spazio l’aumento del fondi del 2×1000 dell’Irpef destinati al finanziamento dei partiti politici, passati per il 2024 da 25 a 29,6 milioni di euro. Niente da fare per il taglio del canome Rai da 90 a 70 euro, fortemente richiesto dalla Lega ma osteggiato da Forza Italia. Misura su cui il governo è stato battuto in Commissione al Senato.


Sono confluiti nel decreto la riapertura al 12 dicembre dei termini per aderire al concordato fiscale e l’ampliamento della platea dei beneficiari del bonus di Natale di 100 euro (con l’esclusione del requisito del coniuge a carico). Entrambe le misure erano contenute in un provvedimento ad hoc ‘trasferito’ nel dl. Via libera al rinvio a gennaio 2025 del versamento del secondo accordo Irpef (che si pagherebbe a novembre 2024), con possibilità di rateizzare in cinque rate, da gennaio a maggio. La misura riguarda i contribuenti titolari di partita Iva, che nell’anno precedente hanno dichiarato ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro.


Ok al riequilibrio regionale del payback farmaceutico, misura che introduce criteri diversi per la redistribuzione delle risorse del payback. Con la nuova misura si tiene conto anche dell’entità dello sforamento delle regioni e non solo il criterio ‘pro capite’ che fino ad ora ha avvantaggiato la Lombardia. Tra le novità, anche l’aumento di 4,7 miliardi di euro della dotazione per il credito di imposta sugli investimenti di Transizione 4.0 e la possibilità di usare i fondi Covid del 2020 e 2021 ancora presenti sui bilanci dei servizi sanitari regionali per il recupero delle liste d’attesa.


Confermati gli interventi previsti nel testo originale del decreto, tra cui il rifinanziamento di Rfi, Anas e servizio civile, l’aumento delle risorse per soddisare le richieste dell’Ape sociale del 2024, per i grandi eventi tra cui il Giubileo, per gli straordinati delle Forze di Polizia e dei Vigili del fuoco.

M5S, al via la nuova votazione sullo statuto e sul garante Grillo

M5S, al via la nuova votazione sullo statuto e sul garante GrilloRoma, 5 dic. (askanews) – Si è aperta questa mattina alle 10, e si chiude alle 22 di domenica prossima, 8 dicembre, la nuova votazione on line degli iscritti al Movimento 5 stelle, imposta da Grillo a norma di statuto, sui nodi più delicati dello scontro politico interno, appunto le modifiche statutarie radicali già approvate in prima lettura al termine del “processo costituente” avviato la scorsa estate dal leader M5S Giuseppe Conte dopo la sconfitta elettorale delle europee. Dopo che il fondatore e garante, Beppe Grillo, ha chiesto, a norma del vecchio statuto, la ripetizione del voto, i circa 89mila aventi diritto si pronunceranno sulle norme per la modifica del simbolo, sugli organismi di garanzia, sui ruoli di presidente e garante. Questa, in particolare, è la questione più calda: l’abolizione della figura del garante, rivestita finora con poteri piuttosto ampi proprio dal fondatore del M5S, era stata approvata con un largo 63,24 per cento dai votanti e accolta da un boato dell’assemblea nazionale Nova.


La sfida di Grillo, che ha invitato i suoi vecchi seguaci ad “andare per funghi” piuttosto che votare, è legata alla speranza che i contrari e gli astenuti (rispettivamente 29,09 e 7,67 per cento) non partecipino proprio al voto, facendo mancare il quorum richiesto appunto per approvare le modifiche statutarie, superato facilmente al primo spoglio conclusosi il 24 novembre scorso: in quel caso infatti votarono in 54.452, il 61,23% degli aventi diritto. Per sconfiggere nuovamente Grillo e rimanere saldamente in sella al Movimento per gestire la “nuova fase” che ha più volte rivendicato di voler aprire, stavolta Conte avrà bisogno di 44.467 votanti.

Mattarella: il volontariato è una risorsa preziosa per la coesione sociale

Mattarella: il volontariato è una risorsa preziosa per la coesione socialeRoma, 5 dic. (askanews) – “Il volontariato rappresenta una preziosa risorsa per la coesione sociale della comunità. Sfide di portata sempre più ampia sono di fronte a noi e l’azione dei volontari si propone come un’efficace componente per affrontare scenari che rendono le nostre società più fragili. Il volontariato è generosa espressione dei doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale sanciti dalla Costituzione. Come anche affermato dalle Nazioni Unite, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile necessita del contributo di ciascuna persona, che tramite il suo impegno volontario ‘diventa parte delle soluzioni’. L’impegno a migliorare le società contemporanee, proprio a tante espressioni associative del volontariato, indica e restituisce speranza e prospettive di rinascita anche nelle situazioni di avversità e calamità”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato per lo Sviluppo Economico e Sociale.


“La Repubblica è grata per l’operato dei volontari che, con mirabile spirito di altruismo e collaborazione, prestano ogni giorno il loro inestimabile supporto”, ha affermato il Capo dello Stato.

M5S, Conte-Grillo alla conta, da domani si rivota sullo Statuto

M5S, Conte-Grillo alla conta, da domani si rivota sullo StatutoRoma, 4 dic. (askanews) – La conta finale, nella sfida fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, si apre domani mattina, giovedì 5 dicembre, alle 10, e si chiude alle 22 di domenica prossima, 8 dicembre. È la nuova votazione on line degli iscritti al Movimento 5 stelle, imposta da Grillo a norma di statuto, sui nodi più delicati dello scontro politico interno, e in particolare sull’arma “fine di mondo”, l’abolizione della figura del garante, rivestita finora con poteri piuttosto ampi proprio dal fondatore del M5S. Il quesito era stato approvato con un largo 63,24 per cento dai votanti e da un boato dell’assemblea nazionale Nova che aveva messo in imbarazzo qualche esponente storico che con Grillo aveva condiviso i primi passi del Movimento. La sfida di Grillo, che ha invitato i suoi vecchi seguaci ad “andare per funghi” piuttosto che votare, è legata alla speranza che i contrari e gli astenuti (rispettivamente 29,09 e 7,67 per cento) non partecipino proprio al voto, facendo mancare il quorum richiesto appunto per approvare le modifiche statutarie, superato alquanto largamente al primo spoglio conclusosi il 24 novembre scorso: in quel caso infatti votarono in 54.452, il 61,23% degli aventi diritto che sono circa 89mila. Per sconfiggere nuovamente Grillo e rimanere saldamente in sella al Movimento per gestire la “nuova fase” che ha più volte rivendicato di voler aprire, stavolta Conte avrà bisogno di 44.467 votanti. Quindi, a meno che non si mobiliti una parte della base rimasta indifferente in occasione della prima consultazione, una quota dei contrari e degli astenuti dovrà comunque accettare di partecipare rilegittimando tutto il procedimento.


Il peso gettato dal fondatore nella contesa, con il video alla guida di un carro funebre, simbolo della “morte” del M5S nelle mani di Conte, ufficialmente non preoccupa i vertici stellati, che ostentano fiducia nella partecipazione degli iscritti, riattivata anche attraverso la campagna social con l’hashtag #eiorivoto. L’ex premier tuttavia non trascura le necessità della comunicazione, e fin dalla mattina bombarda polemicamente il fondatore ricordandogli qualche passo falso del passato: “Si è rotto qualcosa, altrimenti la comunità degli iscritti non avrebbe mai votato per l’abolizione del garante”, ed è successo “quando ha detto ‘Draghi grillino, Cingolani l’elevato che realizzerà la transizione ecologica’”. Nel campo di chi ha condiviso la battaglia di Grillo, c’è chi garantisce che nulla si muoverà fino a votazione conclusa, quindi almeno fino a lunedì mattina. Nei retroscena di giornali e siti di informazione è tornata di attualità l’ipotesi di un futuro partito di Grillo, la cui nascita potrebbe essere accompagnata dal contenzioso legale sul simbolo a 5 stelle, finora solo minacciato dal garante e sul quale Conte risponde ostentando le sue competenze giuridiche: “Per i partiti politici – garantisce – vale l’utilizzo consolidato”. Quanto ai “grillini” pronti a seguire il fondatore nel toto-nomi vengono rilanciati sempre gli stessi: l’ex ministro Danilo Toninelli, l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi e l’ex parlamentare Alessandro Di Battista, oggi convertito a una carriera da giornalista-opinionista e alla guida di una sua associazione politica che si chiama Schierarsi. Profili politicamente non del tutto compatibili, specie dopo l’evoluzione marcatamente pacifista e terzomondista di Di Battista, il quale peraltro non è dato sapere se abbia del tutto perdonato Grillo per la spinta data a favore dell’adesione al governo Draghi, che portò invece lo stesso “Dibba” a dissociarsi dal Movimento. Nei gruppi parlamentari qualcuno in sonno c’è, ma chi avrebbe voluto condurre una battaglia a viso aperto contro Conte, a mezza voce fa notare che “al momento di girarmi non ho trovato più nessuno”: non esattamente il miglior viatico per il lancio di una nuova formazione politica. Perfino il più esposto dei filo-Grillo, Toninelli, in questo scenario per ora dichiara a Radiouno: “Un possibile nuovo movimento insieme a Virginia Raggi e Alessandro Di Battista? Io sicuramente non ci sarò”. Le risposte vere, però, arriveranno più in là: non prima del risultato del nuovo voto degli iscritti, e probabilmente solo dopo che Grillo avrà “rivelato” i suoi piani per il futuro, quelli che dal carro funebre ha garantito di avere in mente.

M5S, Conte-Grillo alla conta, da giovedì si rivota sullo Statuto

M5S, Conte-Grillo alla conta, da giovedì si rivota sullo StatutoRoma, 4 dic. (askanews) – La conta finale, nella sfida fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, si apre giovedì alle 10, e si chiude alle 22 di domenica prossima, 8 dicembre. È la nuova votazione on line degli iscritti al Movimento 5 stelle, imposta da Grillo a norma di statuto, sui nodi più delicati dello scontro politico interno, e in particolare sull’arma “fine di mondo”, l’abolizione della figura del garante, rivestita finora con poteri piuttosto ampi proprio dal fondatore del M5S. Il quesito era stato approvato con un largo 63,24 per cento dai votanti e da un boato dell’assemblea nazionale Nova che aveva messo in imbarazzo qualche esponente storico che con Grillo aveva condiviso i primi passi del Movimento. La sfida di Grillo, che ha invitato i suoi vecchi seguaci ad “andare per funghi” piuttosto che votare, è legata alla speranza che i contrari e gli astenuti (rispettivamente 29,09 e 7,67 per cento) non partecipino proprio al voto, facendo mancare il quorum richiesto appunto per approvare le modifiche statutarie, superato alquanto largamente al primo spoglio conclusosi il 24 novembre scorso: in quel caso infatti votarono in 54.452, il 61,23% degli aventi diritto che sono circa 89mila.


Per sconfiggere nuovamente Grillo e rimanere saldamente in sella al Movimento per gestire la “nuova fase” che ha più volte rivendicato di voler aprire, stavolta Conte avrà bisogno di 44.467 votanti. Quindi, a meno che non si mobiliti una parte della base rimasta indifferente in occasione della prima consultazione, una quota dei contrari e degli astenuti dovrà comunque accettare di partecipare rilegittimando tutto il procedimento. Il peso gettato dal fondatore nella contesa, con il video alla guida di un carro funebre, simbolo della “morte” del M5S nelle mani di Conte, ufficialmente non preoccupa i vertici stellati, che ostentano fiducia nella partecipazione degli iscritti, riattivata anche attraverso la campagna social con l’hashtag #eiorivoto. L’ex premier tuttavia non trascura le necessità della comunicazione, e fin dalla mattina bombarda polemicamente il fondatore ricordandogli qualche passo falso del passato: “Si è rotto qualcosa, altrimenti la comunità degli iscritti non avrebbe mai votato per l’abolizione del garante”, ed è successo “quando ha detto ‘Draghi grillino, Cingolani l’elevato che realizzerà la transizione ecologica’”. Nel campo di chi ha condiviso la battaglia di Grillo, c’è chi garantisce che nulla si muoverà fino a votazione conclusa, quindi almeno fino a lunedì mattina. Nei retroscena di giornali e siti di informazione è tornata di attualità l’ipotesi di un futuro partito di Grillo, la cui nascita potrebbe essere accompagnata dal contenzioso legale sul simbolo a 5 stelle, finora solo minacciato dal garante e sul quale Conte risponde ostentando le sue competenze giuridiche: “Per i partiti politici – garantisce – vale l’utilizzo consolidato”.


Quanto ai “grillini” pronti a seguire il fondatore nel toto-nomi vengono rilanciati sempre gli stessi: l’ex ministro Danilo Toninelli, l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi e l’ex parlamentare Alessandro Di Battista, oggi convertito a una carriera da giornalista-opinionista e alla guida di una sua associazione politica che si chiama Schierarsi. Profili politicamente non del tutto compatibili, specie dopo l’evoluzione marcatamente pacifista e terzomondista di Di Battista, il quale peraltro non è dato sapere se abbia del tutto perdonato Grillo per la spinta data a favore dell’adesione al governo Draghi, che portò invece lo stesso “Dibba” a dissociarsi dal Movimento. Nei gruppi parlamentari qualcuno in sonno c’è, ma chi avrebbe voluto condurre una battaglia a viso aperto contro Conte, a mezza voce fa notare che “al momento di girarmi non ho trovato più nessuno”: non esattamente il miglior viatico per il lancio di una nuova formazione politica. Perfino il più esposto dei filo-Grillo, Toninelli, in questo scenario per ora dichiara a Radiouno: “Un possibile nuovo movimento insieme a Virginia Raggi e Alessandro Di Battista? Io sicuramente non ci sarò”. Le risposte vere, però, arriveranno più in là: non prima del risultato del nuovo voto degli iscritti, e probabilmente solo dopo che Grillo avrà “rivelato” i suoi piani per il futuro, quelli che dal carro funebre ha garantito di avere in mente.

Ue, Meloni: no tentennamenti e ritardi, trovare soluzioni

Ue, Meloni: no tentennamenti e ritardi, trovare soluzioniRoma, 4 dic. (askanews) – “Oggi, in un mondo che corre veloce, l’Europa non può più permettersi tentennamenti e ritardi”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video messaggio inviato all’evento organizzato a Bruxelles per presentare la squadra e le priorità di legislatura della nuova delegazione di Fratelli d’Italia-ECR al Parlamento europeo.


“Ecco perché – aggiunge – potrei sintetizzare l’enorme lavoro che il governo italiano sta conducendo a Bruxelles in due parole: trovare soluzioni. Soluzioni europee naturalmente, nelle quali però l’interesse dell’Italia sia sempre tutelato e rappresentato al massimo. Ed è in fondo la stessa cosa che ci aspettiamo dalla nostra delegazione al Parlamento europeo, a cui rinnovo gli auguri di buon lavoro”.

Meloni-Orban: asse in Ue su Paesi sicuri e “modello” Albania per migranti

Meloni-Orban: asse in Ue su Paesi sicuri e “modello” Albania per migrantiRoma, 4 dic. (askanews) – Nel giorno in cui il Parlamento approva definitivamente il decreto flussi (che contiene anche le norme sui Paesi sicuri), ma arrivano due nuovi stop al governo sui centri in Albania, Giorgia Meloni incassa l’”appoggio” di Viktor Orban in tema di migranti. Il primo ministro ungherese, ricevuto questa mattina dal Papa, è stato a colloquio per oltre un’ora nel pomeriggio con la presidente del Consiglio a Palazzo Chigi.


Orban sta per chiudere il semestre di presidenza ungherese, un mandato che è stato contestato (anche con il ‘boicottaggio’ di riunioni) per alcune decisioni del premier, in particolare sul rispetto dello stato di diritto, e di cui alcuni avevano ipotizzato lo ‘slittamento’. Una richiesta che non era stata poi raccolta dalle istituzioni comunitarie, anche perchè in realtà il semestre è caduto in un periodo – con le elezioni e le nomine dei nuovi top jobs – in cui il ruolo della Presidenza è stato assai limitato. Meloni, da parte sua, ha invece espresso le “congratulazioni” all’amico Orban “per la riuscita della Presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’Unione europea, in particolare per l’adozione della dichiarazione di Budapest sulla competitività, oltre all’apertura del primo capitolo dei negoziati di adesione con l’Albania e i progressi fatti con Bulgaria e Romania per quanto riguarda l’ampliamento dell’area Schengen”. I due hanno quindi ribadito la volontà di “continuare a rafforzare il dialogo politico” e di “coordinarsi reciprocamente sui principali temi internazionali”, oltre all’intenzione di rafforzare ulteriormente i rapporti commerciali ed economici tra i due Paesi.


Ma il ‘piatto forte’ è stato il tema dei migranti, su cui Orban e Meloni si trovano allineati per “contrastare la migrazione irregolare”. In particolare, hanno condiviso “l’urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare ed accelerare i rimpatri dall’Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri”. Un tema particolarmente sensibile per Meloni, che deve fronteggiare lo stop all’operatività dei centri in Albania. Proprio oggi il Parlamento ha dato via libera definitivo al decreto flussi (con l’indicazione della lista dei Paesi sicuri), ma il Csm ha detto “no” all’assegnazione alle Corti d’Appello della competenza sui procedimenti di trattenimento dei migranti richiedenti asilo e la Cassazione ha rinviato la decisione sul ricorso del governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre scorso. Il pg ha chiesto di sospendere il giudizio in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia dell’Unione europea e la decisione arriverà nelle prossime settimane. I centri di Gjader e Shengjin resteranno dunque ancora vuoti, anche se come detto da Meloni nei giorni scorsi e ribadito oggi dal ministro Matteo Piantedosi, il governo è “al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli incontrati”. Per la premier e per Orban, però, quello albanese resta un ‘modello’ da “esplorare” nell’ambito di “nuove modalità per prevenire e contrastare la migrazione irregolare, nel rispetto del diritto Ue e internazionale”. Magari – è questo il progetto – riuscendo ad anticipare l’entrata in funzione del Patto sulla migrazione e l’asilo, attualmente prevista a giugno 2026.


A margine della visita di Orban va registrata la contestazione di +Europa. In piazza Colonna si sono presentati il segretario Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova e alcuni militanti, esponendo cartelli con scritte come “No ai servi di Putin in Europa” e “No al modello Ungheria”. “Diciamo no al modello ungherese, un modello liberticida, contro la libertà di stampa, contro le libertà individuali, contro i diritti civili. E’ il modello della democrazia illiberale e di coloro che vogliono disgregare e distruggere l’Ue nel momento in cui invece ne abbiamo più bisogno”, ha detto Della Vedova.

Migranti, Meloni-Orban: asse in Ue su Paesi sicuri e “modello” Albania

Migranti, Meloni-Orban: asse in Ue su Paesi sicuri e “modello” AlbaniaRoma, 4 dic. (askanews) – Nel giorno in cui il Parlamento approva definitivamente il decreto flussi (che contiene anche le norme sui Paesi sicuri), ma arrivano due nuovi stop al governo sui centri in Albania, Giorgia Meloni incassa l’”appoggio” di Viktor Orban in tema di migranti. Il primo ministro ungherese, ricevuto questa mattina dal Papa, è stato a colloquio per oltre un’ora nel pomeriggio con la presidente del Consiglio a Palazzo Chigi.


Orban sta per chiudere il semestre di presidenza ungherese, un mandato che è stato contestato (anche con il ‘boicottaggio’ di riunioni) per alcune decisioni del premier, in particolare sul rispetto dello stato di diritto, e di cui alcuni avevano ipotizzato lo ‘slittamento’. Una richiesta che non era stata poi raccolta dalle istituzioni comunitarie, anche perchè in realtà il semestre è caduto in un periodo – con le elezioni e le nomine dei nuovi top jobs – in cui il ruolo della Presidenza è stato assai limitato. Meloni, da parte sua, ha invece espresso le “congratulazioni” all’amico Orban “per la riuscita della Presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’Unione europea, in particolare per l’adozione della dichiarazione di Budapest sulla competitività, oltre all’apertura del primo capitolo dei negoziati di adesione con l’Albania e i progressi fatti con Bulgaria e Romania per quanto riguarda l’ampliamento dell’area Schengen”. I due hanno quindi ribadito la volontà di “continuare a rafforzare il dialogo politico” e di “coordinarsi reciprocamente sui principali temi internazionali”, oltre all’intenzione di rafforzare ulteriormente i rapporti commerciali ed economici tra i due Paesi.


Ma il ‘piatto forte’ è stato il tema dei migranti, su cui Orban e Meloni si trovano allineati per “contrastare la migrazione irregolare”. In particolare, hanno condiviso “l’urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare ed accelerare i rimpatri dall’Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri”. Un tema particolarmente sensibile per Meloni, che deve fronteggiare lo stop all’operatività dei centri in Albania. Proprio oggi il Parlamento ha dato via libera definitivo al decreto flussi (con l’indicazione della lista dei Paesi sicuri), ma il Csm ha detto “no” all’assegnazione alle Corti d’Appello della competenza sui procedimenti di trattenimento dei migranti richiedenti asilo e la Cassazione ha rinviato la decisione sul ricorso del governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre scorso. Il pg ha chiesto di sospendere il giudizio in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia dell’Unione europea e la decisione arriverà nelle prossime settimane. I centri di Gjader e Shengjin resteranno dunque ancora vuoti, anche se come detto da Meloni nei giorni scorsi e ribadito oggi dal ministro Matteo Piantedosi, il governo è “al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli incontrati”. Per la premier e per Orban, però, quello albanese resta un ‘modello’ da “esplorare” nell’ambito di “nuove modalità per prevenire e contrastare la migrazione irregolare, nel rispetto del diritto Ue e internazionale”. Magari – è questo il progetto – riuscendo ad anticipare l’entrata in funzione del Patto sulla migrazione e l’asilo, attualmente prevista a giugno 2026.


A margine della visita di Orban va registrata la contestazione di +Europa. In piazza Colonna si sono presentati il segretario Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova e alcuni militanti, esponendo cartelli con scritte come “No ai servi di Putin in Europa” e “No al modello Ungheria”. “Diciamo no al modello ungherese, un modello liberticida, contro la libertà di stampa, contro le libertà individuali, contro i diritti civili. E’ il modello della democrazia illiberale e di coloro che vogliono disgregare e distruggere l’Ue nel momento in cui invece ne abbiamo più bisogno”, ha detto Della Vedova.