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Autonomia, Calderoli: legge nel suo impianto regge e reggerà

Autonomia, Calderoli: legge nel suo impianto regge e reggeràRoma, 16 nov. (askanews) – “Sono 11 articoli, 45 commi, 43 sono quelli oggetto di messa in discussione di incostituzionalità con un centinaio di motivazioni. Se sono stati accolti 7 punti rispetto a 45 commi e si dovesse concludere la partita, dico la partita è finita 45 a 7. Al di là del fatto che non credo si debba dire chi ha vinto o chi ha perso. Se il numero di commi prevalenti è sopravvissuto all’esame della Consulta, vuol dire che la legge nel suo impianto regge e reggerà e questa è la cosa più importante”. Lo ha detto il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli (Lega), a un incontro a Rovato.


“Abbiamo sbagliato in alcuni punti? Può darsi, se lo dice la Consulta è inappellabile posto che stiamo discutendo in un comunicato ancora. Perché abbiamo sbagliato? Perché è una terra ignota, abbiamo preso esempi sulla prassi legislativa del passato”, ha aggiunto.

Autonomia, Nordio: la sentenza della Consulta eliminerà il referendum

Autonomia, Nordio: la sentenza della Consulta eliminerà il referendumRoma, 16 nov. (askanews) – “La sentenza della Consulta sull’autonomia differenziata, letta così a spanne, è più che equilibrata, la condivido. Per dare una interpretazione tecnicamente corretta occorre leggere la motivazione che sarà articolata. Sicuramente produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso una soluzione definitiva, magari referendaria”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo al Forum di Fondazione Iniziativa Europa a Stresa.


“Per sapere se questa pronuncia impedirà o no il referendum abrogativo – ha aggiunto – bisogna leggere le motivazioni ma a spanne direi di sì: è intervenuta pesantemente su alcuni settori che erano quelli tipici del referendum. Innanzitutto il Parlamento ora dovrà rivederla, poi andrà alla Cassazione, poi non lo so, direi a spanne, con prudenza, sì la sentenza dovrebbe eliminare la possibilità del referendum almeno per ora”.

Autonomia, Nordio: condivido sentenza Consulta, impedirà referendum

Autonomia, Nordio: condivido sentenza Consulta, impedirà referendumRoma, 16 nov. (askanews) – “La sentenza della Consulta sull’autonomia differenziata, letta così a spanne, è più che equilibrata, la condivido. Per dare una interpretazione tecnicamente corretta occorre leggere la motivazione che sarà articolata. Sicuramente produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso una soluzione definitiva, magari referendaria”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo al Forum di Fondazione Iniziativa Europa a Stresa.


“Per sapere se questa pronuncia impedirà o no il referendum abrogativo – ha aggiunto – bisogna leggere le motivazioni ma a spanne direi di sì: è intervenuta pesantemente su alcuni settori che erano quelli tipici del referendum. Innanzitutto il Parlamento ora dovrà rivederla, poi andrà alla Cassazione, poi non lo so, direi a spanne, con prudenza, sì la sentenza dovrebbe eliminare la possibilità del referendum almeno per ora”.

Meloni a Rio per il G20, si tratta sulla dichiarazione per Ucraina e M.O.

Meloni a Rio per il G20, si tratta sulla dichiarazione per Ucraina e M.O.Rio de Janeiro, 16 nov. (askanews) – Lotta alla fame e alla povertà, riforma della governance internazionale, sviluppo sostenibile e transizione energetica. Sono questi i temi al centro del G20 in programma a Rio de Janeiro lunedì e martedì. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa già oggi nella città brasiliana, dove in questi giorni, a margine del summit, incontrerà il presidente Lula e avrà ulteriori colloqui bilaterali ancora in via di definizione.


Il Brasile ha assunto la Presidenza del G20 il primo dicembre 2023 con il motto “Building a just world and a sustainable planet” e ha presentato un programma di lavoro, in linea di continuità con le precedenti Presidenze di India e Indonesia, attento alle sensibilità delle economie emergenti. La Presidenza brasiliana ha invitato, nella sessione outreach, i principali Stati lusofoni (Angola, Mozambico e Portogallo), alcuni Paesi sudamericani (Bolivia, Cile, Colombia, Paraguay e Uruguay) e numerose Organizzazioni internazionali e Banche Multilaterali di Sviluppo: le Nazioni Unite, il Fondo Monetario internazionale, la Banca Mondiale, la Banca Africana di Sviluppo, la CAF, la FAO, la Banca Interamericana di Sviluppo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, la Lega Araba, la Nuova Banca di Sviluppo (NDB BRICS), la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, l’UNESCO, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Mondiale del Commercio.


Tra le iniziative della Presidenza brasiliana il lancio dell’Alleanza globale contro la Fame e la Povertà, per raccogliere e mettere a disposizione risorse, capacità tecniche e migliori prassi. Secondo i dati della Banca Mondiale, infatti, 700 milioni di persone, la metà delle quali bambini, vivono in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 2,15 dollari al giorno: un livello di reddito che non basta neanche a garantire il cibo necessario per una dieta sufficiente e l’acqua potabile. Gli sherpa sono al lavoro sulla Dichiarazione finale, con l’obiettivo – non semplice, viste le diverse posizioni – di raggiungere un linguaggio condiviso relativo alla guerra in Ucraina e al conflitto in Medio Oriente. Dopo la telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che è tornato a chiedere il ritiro delle truppe di Mosca, proprio oggi, su iniziativa di Meloni, i leader G7 hanno adottato una dichiarazione di sostegno a Kiev in vista del millesimo giorno dall’inizio della guerra. Nella dichiarazione è riaffermato, tra le altre cose, il “fermo sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario. Rimaniamo solidali nel contribuire alla sua lotta per la sovranità, la libertà, l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sua ricostruzione” e viene sottolineato “l’impatto dell’aggressione della Russia sulle persone vulnerabili in tutto il mondo”.


Tra gli altri punti in agenda figurano sicurezza alimentare, debito e tassazione internazionale, clima ed energia, empowerment femminile e intelligenza artificiale. Ogni leader potrà intervenire in due sessioni su tre. Meloni parlerà, il 18 novembre, nella prima e nella terza sessione di lavoro: la prima dedicata alla lotta alla fame e alla povertà; la terza allo sviluppo sostenibile e transizione energetica. Sarà l’occasione per ricordare, sottolineano fonti italiane, anche “lo storico impegno dell’Italia per garantire la sicurezza alimentare delle nazioni più vulnerabili”. Roma ospita, infatti, le tre Agenzie del Polo agroalimentare delle Nazioni Unite (FAO, PAM e IFAD) e la sicurezza alimentare è, da sempre, una delle direttrici strategiche della politica estera italiana e un’area prioritaria della cooperazione allo sviluppo.


Nel luglio 2023 l’Italia ha ospitato anche il secondo Vertice sui Sistemi Alimentari dell’ONU e la sicurezza alimentare è entrata tra le priorità della Presidenza italiana del G7. Agricoltura e acqua – viene ricordato – sono anche due delle direttrici di intervento del Piano Mattei per l’Africa. Meloni illustrerà anche le iniziative assunte in ambito G7. Tra queste l’Apulia Food System Initiative, lanciata durante il Vertice di Borgo Egnazia e che si pone l’obiettivo di rafforzare la produzione agricola nel Continente africano, sia in termini di quantità che di qualità, e rendere più resilienti i suoi sistemi alimentari. Oltre a queste iniziative lanciate nel corso della Presidenza del G7, l’Italia ha lavorato anche nell’ambito energetico per lanciare iniziative come “Energy for Growth” in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita. Sarà infine ricordato l’impegno dell’Italia nella cornice del Piano Mattei per sostenere progetti strategici per l’Africa come il corridoio di Lobito che nel futuro potranno cambiare la vita di milioni di persone. Nel pomeriggio del 19 Meloni lascerà Rio diretta a Buenos Aires, dove il giorno dopo incontrerà il presidente argentino Javier Milei.

Gestazione per altri, Mattarella firma la legge. In vigore da lunedì

Gestazione per altri, Mattarella firma la legge. In vigore da lunedìRoma, 16 nov. (askanews) – La legge che rende il reato di gestazione per altri perseguibile anche se commesso da cittadini italiani all’estero sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale lunedì. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, infatti, ha firmato la legge sulla cosiddetta maternità surrogata il 4 novembre scorso. Il disegno di legge era stato approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 16 ottobre.


In Italia, la gestazione per altri (GPA) è già vietata dalla legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Le modifiche approvate aggiungono una nuova disposizione: “Se i fatti di cui al periodo precedente, con riferimento alla maternità surrogata, sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana”. Secondo il segretario di PiùEuropa, Riccardo Magi, “il reato universale di gestazione per altri, promulgato oggi e in vigore da lunedì, è l’ennesima legge incostituzionale varata da questo governo che sarà abbattuta dai tribunali, non perché i giudici sono brutti e cattivi, ma perché il nostro esecutivo è incapace, oltre che ideologico e miseramente crudele. Un obbrobrio giuridico palesemente incostituzionale, peraltro, visto che questa norma si scontra con l’articolo 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.


Esulta invece il capogruppo Fi al Senato, Maurizio Gasparri: “Il Presidente della Repubblica ha firmato, come era logico e prevedibile, la legge contro la vergogna dell’utero in affitto. Si rassegnino i gazzettieri che oggi avevano scritto che il presidente aveva dei dubbi e che non avrebbe firmato la legge. Capisco che ci sono giornali che trovano la vendita di bambini una pratica normale e la condizione di disperazione delle donne, costrette dalla povertà a questa scelta, qualcosa con cui si possa convivere. Ma si tratta di una pratica turpe e vergognosa. E la legge che abbiamo approvato e che il Presidente della Repubblica ha firmato assume una valenza non solo giuridica, ma anche morale. Gli sconfitti di ogni giorno prendano atto di questa prima sconfitta della giornata odierna”.

Testa a testa Tesei-Proietti, Umbria ago della bilancia nelle Regionali

Testa a testa Tesei-Proietti, Umbria ago della bilancia nelle RegionaliRoma, 16 nov. (askanews) – L’Umbria è quella terra in cui (a volte) i sogni si avverano. Sogni diversissimi, opposti, diventati realtà nel giro di pochi anni per la destra e per la sinistra in un’alternanza che non si è vista in altre regioni ex ‘rosse’. Certo, il centrodestra ha vinto anche nei Comuni toscani e in quelli emiliani e romagnoli, espugnando amministrazioni da sempre di sinistra, ma non è mai arrivato a prendersi la guida di Firenze o – e stavolta la sfida è questa, ma i sondaggi certificano un solido vantaggio per Michele de Pascale – la presidenza della regione Emilia Romagna. In Umbria no, le amministrazioni, anche al livello più alto, sono cambiate, vorticosamente. E, ora, dopo un ciclo di destra durato circa dieci anni c’è la prova del nove: dove batte il cuore degli umbri?


Dopo la rovinosa uscita di scena della giunta di centrosinistra guidata dalla Dem Catiuscia Marini – che si dimise per un’inchiesta sui concorsi pubblici sulla sanità locale – la Lega nel 2019 è arrivata alla guida della Regione con Donatella Tesei, eletta a grande maggioranza con venti punti di vantaggio su Vincenzo Bianconi. Nel frattempo il centrodestra ha espugnato diversi Comuni tra cui Terni – il cui sindaco Stefano Bandecchi ha siglato in extremis un’alleanza con Giorgia Meloni ritirando il suo candidato alla Regione – e anche il capoluogo, Perugia. Ma poi la ruota è girata ancora e a giugno scorso il centrosinistra, con Vittoria Ferdinandi – sostenuta da Pd, M5s, Azione e una parte di Italia Viva – ha riconquistato Perugia, facendo volare le speranze di un ritorno a palazzo Broletto. Ora la sfida tra Donatella Tesei per il centrodestra, governatrice uscente ed ex senatrice della Lega, e Stefania Proietti, sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia dal 2021, confermerà o smentirà le aspirazioni degli uni e degli altri. Alla vigilia del voto, domani e dopodomani, secondo gli ultimi sondaggi si annuncia un altro testa a testa tra le due candidate. Partita sul filo di lana, almeno all’inizio, che inevitabilmente fa pensare a quanto accaduto in Liguria a fine ottobre, quando il centrodestra con Marco Bucci è riuscito a consolidare il vantaggio, inizialmente di pochi punti percentuali, sconfiggendo il Dem Andrea Orlando. Dunque, con i pronostici a favore del centrosinistra in Emilia Romagna, l’Umbria diventa l’ago della bilancia per stabilire chi tra i due schieramenti avrà vinto questa tornata elettorale portando a casa due governatori eletti su tre.


I leader sono scesi in campo a sostegno di Tesei e di Proietti. La ex senatrice è stata sostenuta ampiamente dal Carroccio, anche con una conferenza stampa con Matteo Salvini e con tutti i ministri leghisti del governo e giovedì scorso a Perugia sono accorsi la premier Giorgia Meloni e il vice Antonio Tajani, che hanno ribadito la coesione dello schieramento di centrodestra. Non senza una stoccata agli avversari. “A due giorni dal voto non si sono ancora visti insieme… Si vergognano uno dell’altro”, ha detto Meloni riferendosi alla coalizione progressista. Nell’ultimo giorno di campagna elettorale – dopo varie tappe del viaggio in Umbria a cui ha partecipato, insieme a Proietti, anche la segretaria Dem – il campo largo del centrosinistra si è ritrovato al completo al presidio per la sanità pubblica davanti all’ospedale Santa Maria di Terni. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli a sostegno della corsa della sindaca di Assisi. Uniti? “Non facciamo polemiche inutili e sciocche, qui siamo con un progetto politico serio. In Umbria, come in Emilia Romagna, siamo uniti e convinti di poter presentare ai cittadini una proposta molto seria”, ha tagliato corto Conte mentre Schlein ha ricordato come l’Umbria sia “l’unica regione da quando sono segretaria nella quale tutte le forze alternative alla destra sono andate insieme da una persona a chiederle di guidare questo progetto collettivo”.


Argomento principe della campagna elettorale è stata la sanità con accuse reciproche tra le due candidate. Tesei ha sostenuto di aver ereditato dal centrosinistra una regione “in ginocchio” dove “c’era un grande lavoro da fare”, “con le macerie della sanità commissariata” e “con le macerie vere”, perché “c’erano le macerie del terremoto del 2016, era tutto lì, non si era per niente iniziata la ricostruzione”. Insomma la sanità pubblica è distrutta? “E’ l’ora di dire che è a causa dei 50 anni passati”, ha attaccato Tesei. Idem per le infrastrutture, perchè “dopo trenta anni stiamo uscendo dall’isolamento di una sinistra che non ha voluto far crescere questa regione: è stata tenuta chiusa da un sistema infrastrutturale inesistente e oggi abbiamo cantieri aperti per strade e ferrovie”. Proietti, invece, ha ricordato che negli ultimi cinque anni “il governo regionale non ha difeso i diritti degli umbri, a cominciare dalla sanità, ma si è fatto eterodirigere non dal governo ma da un partito, la Lega, con un assessore che qui non c’era mai ma che non si poteva toccare”. La Regione “ha bisogno di una svolta” e di una guida che “difenda la sanità pubblica invece di smantellarla”. L’autonomia differenziata? “Porterebbe l’Umbria in un precipizio peggio che nelle regioni del Sud”, ha concluso la candidata del centrosinistra.

Emilia Romagna al voto per eleggere il successore di Bonaccini

Emilia Romagna al voto per eleggere il successore di BonacciniBologna, 16 nov. (askanews) – Le infrastrutture: in particolare il nodo autostradale di Bologna, sempre più congestionato. La sanità e l’istruzione: per la sinistra devono essere “pubbliche” e vanno finanziate con maggiori fondi dal governo centrale; a destra, invece, chiedono un coinvolgimento fattivo del privato convenzionato per recuperare le lunghe lista d’attesa in una regione che ogni anno accoglie migliaia di “migranti delle cure”.


Poi la sicurezza, in particolare nelle città più grandi. Ma soprattutto la tutela dell’ambiente e la gestione del territorio messo alla prova delle recenti alluvioni che hanno devastato metà Romagna e messo a dura prova il capoluogo di regione. Sono i temi della campagna elettorale in vista della votazione in Emilia-Romagna, anticipata rispetto ai tempi previsti, dopo le dimissioni di Stefano Bonaccini eletto al Parlamento europeo. Domenica 17 e lunedì 18 novembre i 3,5 milioni di cittadini chiamati alle urne potranno scegliere tra quattro candidati alla presidenza della Regione. Michele de Pascale è a capo di una coalizione che comprendere Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, i riformisti di Emilia-Romagna Futura (con Azione, Psi, +Europa e Repubblicani) e la lista civica de Pascale presidente. Un campo “larghissimo” auspicato a livello nazionale che il dem ha già sperimentato a Ravenna, la città che ha amministrato per due mandati durante una parte dei quali ha ricoperto anche la carica di presidente nazionale dell’Unione delle Province.


Tutti i partiti di centrodestra hanno scelto di appoggiare la candidatura – inizialmente civica – di Elena Ugolini, docente di filosofia, direttrice di un’importante scuola di Bologna, ex sottosegretaria all’Istruzione ai tempi del governo Monti, alla sua prima esperienza politica ed elettorale. Federico Serra, dipendente di una cooperativa sociale, è il candidato di una lista che tiene insieme Potere al Popolo, Rifondazione e Partito comunista. Infine Luca Teodori, commerciante di Ferrara, ex capogruppo della Lega Nord da cui è fuggito ai tempi del Covid per fondare il partito 3V (Verità sui Vaccini Vogliamo). de Pascale, indicato dal Pd all’unanimità come candidato senza bisogno di ricorrere alle primarie, è l’erede designato per raccogliere lo scettro nella Regione rossa per antonomaisa . Al suo fianco, nella gestione della Fabbrica del Programma, Vincenzo Colla, ex dirigente della Cgil, assessore regionale alle Attività produttive, che in caso di vittoria avrà di sicuro un incarico “di peso” dentro la nuova giunta. “Abbiamo fatto una campagna elettorale pacata – sottolinea de Pascale -; i confronti pubblici con la sfidante sono stati pochissimi, io ne avrei fatti molti di più, ma pazienza. Però non sono mai volate offese e non si sono mai alzati i toni”. Ben altra “musica” rispetto alla campagna elettorale di quattro anni fa, trasformata in un”ring” tra Bonaccini in cerca di conferma per il secondo mandato e il leader della Lega Matteo Salvini, trasferitosi di fatto a Bologna per sostenere quotidianamente Lucia Borgorzoni. Uno degli episodi più noti quando il leghista si recò in un quartiere popolare, con le telecamere al seguito, per suonare i campanelli e “stanare gli spacciatori”. Di scene simili non se ne sono viste in questi mesi. La tensione si è alzata durante le giornate più drammatiche dell’alluvione di settembre che ha provocato danni in Appennino ma anche nel centro storico di Bologna, danni che si sommano a quelli provocati dall’alluvione di un anno e mezzo fa in Romagna.


Una campagna molto più “moderata” quella di Ugolini che lunedì scorso ha chiuso con un incontro con i suoi sostenitori in un hotel della periferia di Bologna alla quale avrebbero dovuto partecipare tutti i ‘big’ nazionali. “Impegni istituzionali” hanno costretto la premier Giorgia Meloni a ripiegare su un videomessaggio e lasciare la gestione della serata ai colleghi Antonio Tajani di Forza Italia, Maurizio Lupi di Noi moderati, che ci sono alternati sul palco assieme a Salvini. “Andiamo a governare questa Regione che è in mano alla sinistra da settant’anni” è lo slogan che ha accompagnato la kermesse. Oltre non si è andati. A sinistra l’incognita che fa tremare anche i più ottimisti è l’affluenza. Nel 2014, quando in Emilia-Romagna si andò al voto per le dimissioni di Vasco Errani per un “polverone” sollevato dalla magistratura che ha cominciato a indagare sulle “spese pazze” dei partiti di tutti gli schieramenti, andò a votare poco più del 37% degli aventi diritto. Per il secondo mandato di Bonaccini, quattro anni dopo, l’affluenza sfiorò il 71% grazie anche alla mobilitazione delle Sardine.


Da Piacenza a Rimini si vota anche per i 50 seggi dell’Assemblea legislativa regionale: si potrà scegliere tra 547 candidati consiglieri. In calo rispetto ai 739 del 2020.

Fdi fa quadrato a difesa Delmastro, Donzelli: polemiche surreali sinistra

Fdi fa quadrato a difesa Delmastro, Donzelli: polemiche surreali sinistraRoma, 15 nov. (askanews) – Fratelli d’Italia fa quadrato a difeda del proprio sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri Andrea Delmastro del quale le opposizioni chiedono l’allontanamento dal governo per aver dichiarato alla presentazione delle nuove auto della polizia penitenziaria per detenuti al 41 bis di “provare gioia a non lasciare respiro a chi sta sull’auto della penitenziaria”-


“Le parole di Delmastro nel presentare le vetture per il trasferimento di mafiosi e terroristi a regime di carcere duro – difende Delmastro il responsabile organizzativo del partito della premier Giovanni Donzelli- hanno il chiarissimo significato di non dare tregua e fiato ai mafiosi al 41 bis e quindi alla criminalità organizzata nel suo complesso. La sinistra solleva polemiche surreali per cercare ancora una volta di inquinare il dibattito politico per indebolire la difesa del 41 bis da parte del governo Meloni. Siamo invece orgogliosi di non aver lasciato fiato alla criminalità organizzata, di non aver dato tregua ai mafiosi e di continuare a portare avanti una lotta alla mafia determinata e senza tentennamenti”. “Le parole del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sono state evidentemente strumentalizzate. In lui – afferma Andrea Pellicini, deputato di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia- vi era solo la volontà di conferire stima e prestigio alla polizia penitenziaria, chiamata ad assolvere una funzione importantissima e delicata nel trasporto di detenuti sottoposti al regime del 41 bis. Il sottosegretario ha voluto rimarcare con le sue parole la determinazione del governo nella lotta alla criminalità organizzata, un’azione costante che non da’ respiro alla mafia. Affermare che Delmastro ha mancato di rispetto alle conduzioni dei detenuti significa stravolgere il suo pensiero per cercare di colpirlo ingiustamente”.


“Dunque per Renzi e compagni – dichiara la capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia della Camera Carolina Varchi- questo governo dovrebbe dare ‘respiro alla mafia’ e magari anche creargli condizioni piacevoli per scontare la pena, fuori ovviamente dal 41 bis. Ci dispiace informare la squadra di Italia Viva che hanno sbagliato destinatario della richiesta, Fratelli d’Italia non intende indietreggiare e quindi non intende dare respiro alla criminalità organizzata. E di questo noi siamo orgogliosi. Bene ha fatto il sottosegretario Delmastro a ribadire questo concetto a dispetto di una sinistra imbarazzata e ormai senza credibilità. Invece di scrivere mozioni di censura e chiederne dimissioni, Italia Viva dovrebbe consegnare un plauso alle cronache perché finalmente la polizia Penitenziaria oggi è dotata di una macchina di massima sicurezza. Ma questa, ci rendiamo conto, sarebbe troppa grazia”. ” Le parole del Sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro – assicura il presidente Fdi della commissione Trasporti Salvatore Deidda- sono state mal interpretate e in qualche caso strumentalizzate ma non si possono avere dubbi sul suo sincero impegno a favore della lotta contro il crimine organizzato e la Mafia e a favore della Polizia penitenziaria e della legalità. Una tempesta in un bicchier d’acqua”.

Dai fedeli di Grillo parte il tam tam per l’astensione

Dai fedeli di Grillo parte il tam tam per l’astensioneRoma, 15 nov. (askanews) – “Beppe sta aspettando che si schiantino sul quorum della maggioranza degli aventi diritto: se non succede, sarà battaglia legale”: visto dal lato di chi tifa per il fondatore e garante Grillo, è questo l’esito prevedibile della fase conclusiva del “processo costituente” del Movimento 5 stelle. Chi conosce bene il comico genovese giura che non accetterà supinamente il risultato finale della costituente interna e farà ripetere le votazioni sfruttando i suoi poteri e scommettendo sul mancato raggiungimento del quorum sulle modifiche statutarie. Dal 21 al 24 di novembre gli iscritti voteranno sia sulle proposte programmatiche emerse nel corso delle varie fasi della consultazione, sia sulle altre, sulle quali si è consumato in questi mesi lo scontro fra il garante e il presidente Giuseppe Conte: simbolo, ruoli dirigenziali compresi presidente e garante, limite ai mandati per gli eletti, alleanze. Nella tarda serata di giovedì sono stati pubblicati questi quesiti, gli altri, relativi ai contenuti programmatici, “a causa della grande complessità – spiegano le fonti ufficiali – sono già in corso di pubblicazione, man mano che si conclude il lavoro”.


Nel frattempo sono partite, con la diretta YouTube dedicata alla sanità pubblica, le “Agorà” dibattiti on line riservati agli iscritti, che possono prenotarsi per due minuti di intervento ciascuno sui temi che saranno poi sottoposti al voto. Le discussioni sui temi cruciali dello scontro interno sono in programma lunedì (su ruoli e dei poteri di garante e presidente) e mercoledì (candidature e limite dei mandati, alleanze). Ma si tratta, accusano esponenti della fazione vicina a Grillo, di “un tentativo di mettere una pezza su un dibattito che è stato limitato ai 300 (sorteggiati, ndr), e chi c’era racconta che non erano nemmeno tutti presenti, le sessioni al massimo sono state partecipate da 250 persone”. Da Campo Marzio era stata anticipata nelle scorse settimane l’intenzione di aprire altri spazi di dibattito, che del resto, dice un parlamentare da sempre vicino all’ex premier, “fungerà da campagna elettorale interna, visto che alle Agorà partecipano solo gli iscritti e che i quesiti sono già stati resi noti o lo saranno in questi giorni”. Ma nella gestione della costituente, accusa un esponente autorevole dell’area più “grillina”, ci sono “cose che gridano vendetta”. Fra queste, ad esempio, spiega, una qualificazione non corretta del quesito numero 12 sulle alleanze, indicato come non bisognoso di maggioranza qualificata ma in realtà finalizzato a modificare l’articolo 11 dello Statuto; o della proposta di far pagare l’iscrizione, finora un tabù per il “non partito” a suo tempo inventato da Grillo e da Gianroberto Casaleggio. “Una vera e propria vendetta, perché nessuno della base l’aveva chiesto”, dicono ancora negli ambienti che condividono la battaglia di Grillo “è la richiesta di cambiare la composizione di comitato di garanzia e collegio dei probiviri: è chiaro che se passa la modifica i vecchi componenti decadono e guarda caso fra quelli che decadono ci sono Danilo Toninelli e Virginia Raggi (ex ministro ed ex sindaca di Roma, ndr) che non sono ‘contiani’”.


Dito puntato, da parte dei “dissidenti”, anche sulla “mancanza di trasparenza sugli iscritti, dopo che ne sono stati cancellati moltissimi: Beppe aveva chiesto quanti sono ora ma ancora non è possibile avere il dato”. E comunque, radio Grillo calcola che “sono passati da 170mila a 90 mila, se applichiamo a tutta Italia la percentuale di riduzione che si è vista nell’ultima votazione limitata agli iscritti del Sud”. Su questo, però, le fonti vicine a Conte ricordano che la procedura delle cancellazioni è stata super-garantista, sono state inviate email agli iscritti “in sonno” consentendo a tutti gli interessati di manifestare il loro eventuale interesse a partecipare alla vita del Movimento. E considerato che i 5 stelle sono passati attraverso un paio di scissioni (la più rilevante, quella guidata dall’ex ministro e capo politico Luigi Di Maio) un declino del tesseramento, in parallelo peraltro con il calo dei consensi elettorali, è più che giustificato. Al più tardi quando si concluderanno le votazioni, il notaio certificherà il numero degli aventi diritto, ma da Campo Marzio non è escludo del tutto che questa cifra possa essere ufficializzata anche prima. Il dato è rilevante, posto che la linea degli oppositori di Conte è puntare tutto sul flop dei votanti. Linea confermata in una sorta di appello che l’ex deputato Marco Bella ha lanciato sul suo blog personale, ospitato dalla piattaforma del Fatto quotidiano: di fronte alla crisi del Movimento, sostiene, la soluzione che Conte propone è “tutelare la carriera politica di alcune figure del M5S con un ipotetico terzo, quarto, quinto mandato e rimuovere chiunque si possa opporre. Che possono fare gli iscritti M5s per salvare il Movimento? Rifiutarsi di avallare l’ennesima ratifica”, dice, far mancare il quorum e sconfiggere così il tentativo di Conte. E poi? Agli iscritti l’ardua sentenza.

Richiamo Mattarella: le regole della democrazia non vanno violate, io arbitro

Richiamo Mattarella: le regole della democrazia non vanno violate, io arbitroRoma, 15 nov. (askanews) – Un richiamo a 360 gradi alle regole della democrazia, che “non devono mai essere violate”, una puntualizzazione forte del ruolo di “arbitro” ma anche di “meccanico” che interviene “quando il sistema si blocca” e per “ricordare a tutti gli organi dello Stato i loro limiti”. Sergio Mattarella rispondendo alle domande degli studenti al convegno dell’Osservatorio giovani editori esplicita, come raramente gli accade, le ragioni e lo spirito che lo muove dal Quirinale.


Forse non è un caso che il presidente della Repubblica parli con questo tono in giornate delicate e convulse per la vita politica e istituzionale del paese. Lo scontro tra magistrati e governo sui migranti, la pronuncia della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata, le tensioni tra i partiti sulla nuova commissione europea e gli attacchi “esterni” come quello di Elon Musk. Sono tanti i temi oggetto di interesse e preoccupazione al Colle sui quali Mattarella è intervenuto in questi giorni ma sempre nei limiti previsti dalla Costituzione come quando spiega che non comprende i tentativi di tirarlo per la giacca sulla promulgazione delle leggi: “Mi è capitato di promulgare leggi che ritenevo sbagliate, inopportune ma è dovere del Presidente della Repubblica di promulgarle. Solo nel caso di evidente incostituzionalità ho il dovere di non promulgarle”, ha chiarito. Il capo dello Stato spiega di conoscere bene il meccanismo della politica: “Sono stato 25 anni in Parlamento, ho avuto una posizione politica ma il Presidente della Repubblica deve essere al di fuori delle competizioni politiche e quindi accantonare le sue opinioni”, ha spiegato Mattarella secondo il quale essere “arbitro significa sollecitare al rispetto del regole tutti gli altri organi dello Stato, significa anche ricordare a tutti i limiti delle sfere in cui operano, legislativo, esecutivo, giudiziario, ciascun organo deve sapere che ha dei limiti da rispettare” e a farlo per primo è proprio l’inquilino del Colle perchè “per fortuna la nostra non è una monarchia ma una Repubblica: il Capo dello Stato ha i suoi limiti e la democrazia vive di regole che non devono essere violate”. I poteri dello Stato, avverte, “non sono fortilizi contrapposti che cercano di sottrarre territorio l’uno all’altro ma devono collaborare ciascuno nel suo compito, rispettando quello degli altri”.


L’occasione dell’anniversario dell’Osservatorio giovani editori è utile poi a richiamare il tema della libertà di informazione e della necessità che l’informazione sia “libera, indipendente e plurale, in cui la funzione professionale dei giornalisti, è quella di certificatori di verità” sapendo che “non esiste un ministero della Verità”. “C’è una distinzione fondamentale tra utente e cittadino”, puntualizza Mattarella e dobbiamo fare in modo che “la democrazia non venga messa in discussione o ridotta da strumenti tecnologici che non si governano”, e che utilizzano “la manipolazione per diffondere notizie false o artefatte e provenienti da fonti oscure”. “L’informazione non è un prodotto – insiste -, ma un bene essenziale. Saper distinguere il vero dal falso è indispensabile, così come scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l’informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica”. L’appello alle giovani generazioni protagoniste del futuro è affinchè le nuove tecnologie e l’Intelligenza artificiale siano messe al servizio dell’uomo per migliorarne la vita. “Se saremo in grado di impiegare le straordinarie potenzialità delle innovazioni per affrontare le transizioni necessarie a garantirci un futuro sostenibile e inclusivo, per combattere disuguaglianze e povertà economiche e culturali, per perseguire il benessere individuale e sociale e la pacifica convivenza, allora sì l’AI e tutte le altre applicazioni che deriveranno da nuove scoperte saranno al servizio dell’umanità”.