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Autonomia, la Consulta dichiara parzialmente illegittima la legge

Autonomia, la Consulta dichiara parzialmente illegittima la leggeRoma, 14 nov. (askanews) – La Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, considerando invece illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo. E’ quanto annuncia la stessa Consulta in attesa del deposito della sentenza.  La Corte, nell’esaminare i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, ha ravvisato l’incostituzionalità dei seguenti profili della legge:
– la possibilità che l’intesa tra lo Stato e la regione e la successiva legge di differenziazione trasferiscano materie o ambiti di materie, laddove la Corte ritiene che la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla luce del richiamato principio di sussidiarietà;
– il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP) priva di idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento;
– la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (dPCm) a determinare l’aggiornamento dei LEP;
– il ricorso alla procedura prevista dalla legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) per la determinazione dei LEP con dPCm, sino all’entrata in vigore dei decreti legislativi previsti dalla stessa legge per definire i LEP;
– la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni;
– la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica;
– l’estensione della legge n. 86 del 2024, e dunque dell’art. 116, terzo comma, Cost. alle regioni a statuto speciale, che invece, per ottenere maggiori forme di autonomia, possono ricorrere alle procedure previste dai loro statuti speciali.


La Corte ha interpretato in modo costituzionalmente orientato altre previsioni della legge:
– l’iniziativa legislativa relativa alla legge di differenziazione non va intesa come riservata unicamente al Governo;
– la legge di differenziazione non è di mera approvazione dell’intesa (“prendere o lasciare”) ma implica il potere di emendamento delle Camere; in tal caso l’intesa potrà essere eventualmente rinegoziata;
– la limitazione della necessità di predeterminare i LEP ad alcune materie (distinzione tra “materie LEP” e “materie-no LEP”) va intesa nel senso che, se il legislatore qualifica una materia come “no-LEP”, i relativi trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali;
– l’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi erariali, delle risorse destinate alle funzioni trasferite dovrà avvenire non sulla base della spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard e criteri di efficienza, liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la copertura delle spese che, nonostante la devoluzione, restano comunque a carico dello stesso;
– la clausola di invarianza finanziaria richiede – oltre a quanto precisato al punto precedente – che, al momento della conclusione dell’intesa e dell’individuazione delle relative risorse, si tenga conto del quadro generale della finanza pubblica, degli andamenti del ciclo economico, del rispetto degli obblighi eurounitari.Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge.
La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale.


 

Frode Iva, Meloni: grazie a GdF, il contrasto all’evasione è una priorità

Frode Iva, Meloni: grazie a GdF, il contrasto all’evasione è una prioritàRoma, 14 nov. (askanews) – “Desidero esprimere il mio apprezzamento e ringraziamento alla Guardia di Finanza per l’eccellente operazione condotta contro una vasta frode all’Iva, estesa su diversi Stati dell’Unione Europea. Questo successo conferma la dedizione delle Fiamme Gialle e il fermo impegno del Governo nel contrastare l’evasione, una delle nostre massime priorità”. Lo afferma il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


Associazione per delinquere finalizzata alle frodi fiscali e al riciclaggio, aggravata dal metodo mafioso. È l’accusa nei confronti di 47 persone a carico delle quali sono scattatate oggi altrettante misure cautelari personali, sequestri di beni, valori e denaro per 520 milioni di euro, ricostruite false fatturazioni per 1,3 miliardi di euro. Su richiesta degli Uffici di Milano e Palermo della Procura Europea (EPPO), il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Milano ha infatti emesso i provvedimenti restrittivi – 34 in carcere 9 agli arresti domiciliari e 4 misure interdittive. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva intracomunitaria nel commercio di prodotti informatici e al riciclaggio dei relativi profitti. In relazione alla gestione di alcune società per le quali sono in corso procedure concorsuali, i provvedimenti restrittivi riguardano anche reati fallimentari. Tra i destinatari delle misure custodiali in carcere figurano anche 7 indagati per i quali è stato emesso il Mandato di Arresto Europeo, 4 dei quali localizzati in Repubblica Ceca, Olanda, Spagna e Bulgaria. È stato, altresì, disposto nei confronti delle persone e delle società indagate il sequestro preventivo, anche per equivalente, di beni, valori e denaro per oltre 520 milioni di euro, individuato quale profitto complessivo della frode, pari all’Iva evasa, ed il sequestro preventivo per riciclaggio di alcuni complessi residenziali ed immobiliari del valore complessivo di oltre 10 mln di euro siti a Cefalù (PA), nonché di altri compendi immobiliari riconducibili ad alcune delle società, ricadenti nei territori di Chiavari (GE), Bellano (LC), Noli (SV), Cinisello Balsamo (MI) e Milano e Cefalù (PA), Il Giudice ha riconosciuto a fini cautelari per i vertici del sodalizio criminale la circostanza aggravante di aver agevolato, investendone i profitti nel settore delle frodi all’Iva, consorterie criminali camorristiche e mafiose e di essersi avvalsi del metodo mafioso, soprattutto in chiave di composizione di conflitti nati all’interno del sodalizio multilivello tra esponenti delle diverse organizzazioni criminali. L’indagine, si legge in una nota, è il frutto della convergenza di due distinti filoni investigativi originati dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Varese e Milano con Eppo Milano in tema di frodi carosello, e dalla Polizia di Stato – Squadra Mobile di Palermo e Sisco, con il coordinamento investigativo ed operativo del Servizio Centrale Operativo – e dal Nucleo Pef di Palermo, con Eppo Palermo, nell’ambito del quale emergeva la finalizzazione e partecipazione alla commissione di frodi carosello di esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso e camorristico, gestori di alcune delle filiere di società utilizzate nei circuiti già oggetto di indagine di Milano e incaricati, anche, del rinvestimento dei profitti illeciti. I due procedimenti venivano riuniti, consentendo una eccellente sinergia investigativa grazie alla operatività della Procura Europea sull’intero territorio nazionale, consentendo ai Procuratori Europei Delegati di Milano e Palermo di avanzare unitaria richiesta di applicazione di misure cautelari reali e personali, poi accolta dal GIP del Tribunale di Milano.


Sono attualmente in corso oltre 160 perquisizioni in 30 diverse Province presso abitazioni, uffici e aziende riconducibili agli indagati, effettuate anche con l’ausilio di unità cinofile cash dogs della Guardia di Finanza, specializzate nel rinvenimento di banconote nascoste. Sono in tutto 200 le persone fisiche indagate e oltre 400 le società coinvolte, a molte delle quali cui viene contestato l’illecito amministrativo dipendente da tali reati, come previsto dal decreto legislativo 231/2001. Contestuali attività di esecuzione dei provvedimenti restrittivi, perquisizione e sequestro sono in corso nei Paesi UE interessati dalla frode e, in particolare, in Spagna, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Bulgaria, Cipro, Olanda, e in paesi extra UE, come la Svizzera e gli Emirati Arabi.


L’indagine ha riguardato una strutturata frode carosello all’Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici/informatici che ha investito diversi Paesi UE (Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania), coinvolgendo anche 20 società estere, e ha riguardato altresì taluni esponenti della criminalità organizzata siciliana e campana i quali, intravedendo gli ingenti profitti del business delle frodi carosello, ne sono entrati a far parte fornendo provviste finanziarie, così riciclando altresì i proventi di altre attività criminali. Le frodi carosello vengono realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, interponendo in un’operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, c.d. “cartiera” (o società fantasma o missing trader), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l’applicazione dell’Iva per poi rivenderla ad un’impresa nazionale (anch’essa coinvolta nella frode) con l’applicazione dell’Iva ordinaria italiana. È in questa fase si realizza la condotta fraudolenta, in quanto la società “cartiera”, invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l’Iva incassata dalla sua cessione, la vende sottocosto senza versare all’Erario l’imposta indicata sulla relativa fattura emessa. La missing trader, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale, oltre quello di emettere fatture soggettivamente false, dopo una breve vita (massimo 2 anni) viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.


Tale schema fraudolento consente di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevede, di norma, ulteriori passaggi in cui la merce viene venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane (c.d. filtro o buffer), inserite nel circuito con l’esclusiva finalità di rendere più difficile l’identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società c.d. broker, ovvero le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto dalla buffer con applicazione dell’Iva, vantano nei confronti dell’Erario il credito Iva corrispondente. L’effetto finale è quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d’acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all’estero spesso alle stesse aziende comunitarie (c.d. conduit) che hanno originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominci. Il danno per l’Unione Europea è costituito dall’Iva indicata nelle fatture emesse dalle missing traders o “cartiere”, che hanno acquistato la merce senza applicare l’imposta e che la collocano sul mercato nazionale applicandola invece al compratore, senza però versarla all’Erario, ma ripartendola tra i complici della frode. Imponenti i numeri delle imprese coinvolte nella frode scoperta: 269 missing traders, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere, per un volume complessivo di fatture soggettivamene false pari a 1,3 miliardi di euro, nel solo quadriennio 2020-2023.

Migranti, Meloni sente Musk e tenta di chiudere polemica

Migranti, Meloni sente Musk e tenta di chiudere polemicaRoma, 13 nov. (askanews) – Nel pomeriggio di oggi, quando la polemica era ormai giunta oltre il livello di guardia, Giorgia Meloni ha alzato il telefono per chiamare Elon Musk e cercare di chiudere il ‘caso’ nato dai post su X del miliardario – da oggi membro della futura amministrazione Trump – contro i giudici italiani che hanno negato il trasferimento di migranti in Albania. Un colloquio definito “cordiale e amichevole” tra i due, necessario per un chiarimento e per gettare acqua sul fuoco.


Questa mattina era stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire con fermezza, diramando una nota per affermare che “l’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che ‘sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione’. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Da Palazzo Chigi non trapelano dettagli sul confronto, ma è Elon Musk stesso a svelarne il contenuto, affidandolo a un post del suo referente in Italia, Andrea Stroppa. “L’imprenditore Elon Musk – scrive – esprime il suo rispetto per il Presidente Mattarella e la Costituzione italiana” ma “sottolinea che la libertà di espressione è protetta dal Primo Emendamento e dalla stessa Costituzione italiana pertanto da cittadino continuerà a esprimere liberamente le proprie opinioni”. Musk, conclude Stroppa, “si augura che le relazioni Stati Uniti-Italia siano sempre più forti e auspica di incontrare presto il Presidente della Repubblica”.

Migranti, Meloni sente Musk e tenta di chiudere la polemica

Migranti, Meloni sente Musk e tenta di chiudere la polemicaRoma, 13 nov. (askanews) – Nel pomeriggio di oggi, quando la polemica era ormai giunta oltre il livello di guardia, Giorgia Meloni ha alzato il telefono per chiamare Elon Musk e cercare di chiudere il ‘caso’ nato dai post su X del miliardario – da oggi membro della futura amministrazione Trump – contro i giudici italiani che hanno negato il trasferimento di migranti in Albania. Un colloquio definito “cordiale e amichevole” tra i due, necessario per un chiarimento e per gettare acqua sul fuoco.


Questa mattina era stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire con fermezza, diramando una nota per affermare che “l’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che ‘sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione’. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Da Palazzo Chigi non trapelano dettagli sul confronto, ma è Elon Musk stesso a svelarne il contenuto, affidandolo a un post del suo referente in Italia, Andrea Stroppa. “L’imprenditore Elon Musk – scrive – esprime il suo rispetto per il Presidente Mattarella e la Costituzione italiana” ma “sottolinea che la libertà di espressione è protetta dal Primo Emendamento e dalla stessa Costituzione italiana pertanto da cittadino continuerà a esprimere liberamente le proprie opinioni”. Musk, conclude Stroppa, “si augura che le relazioni Stati Uniti-Italia siano sempre più forti e auspica di incontrare presto il Presidente della Repubblica”.

Salvini: rispetto Mattarella ma Musk ha diritto esprimere idee

Salvini: rispetto Mattarella ma Musk ha diritto esprimere ideeRoma, 13 nov. (askanews) – “Quando si tratta di difendere la sovranità nazionale, l’interesse nazionale, la sicurezza nazionale io sono assolutamente in prima fila, quindi grande rispetto per le parole del Presidente della Repubblica. Per quello che riguarda Musk è un signore che paga 200.000 stipendi e che ha mandato 6mila satelliti in aria, alcuni dei quali usati ad esempio in Emilia Romagna durante l’alluvione, quindi ritengo che abbia diritto di esprimere il suo parere sulla Cina, sull’Italia, sull’India, sulla politica estera, su quant’altro”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini a Otto e mezzo su La7.


“Poi gli italiani si gestiscono senza aver bisogno di aver lezioni né da Soros, né da Macron, né da nessun altro”, quindi “neanche da Musk”, ha aggiunto Salvini.

Ue, Crosetto: il no del Pd a Fitto è solo livore ideologico

Ue, Crosetto: il no del Pd a Fitto è solo livore ideologicoRoma, 13 nov. (askanews) – “Ricordo come se fosse oggi quando Fratelli d’Italia chiese al gruppo dell’Ecr di votare a favore del Commissario Italiano. Era Paolo Gentiloni, uno degli esponenti di maggior spicco del Pd, già ministro degli Esteri e Presidente del Consiglio in diversi Governi dei quali Fdi era il maggior, se non l’unico, oppositore. Ma si trattava, in quel caso, del rappresentante dell’Italia in senso alla Commissione Europea e il nostro unico obiettivo, oltre che dovere, era quello di tutelare l’Italia prima del partito e lo si poteva e doveva fare votando per lui. Non ci pensammo nemmeno un minuto. Oggi, a parti invertite, il Pd non solo non vota per Raffaele Fitto, ma chiede di non dargli un ruolo importante. Un ruolo importante per l’Italia, non per Raffaele. Questa non è politica, né tantomeno un modo per difendere l’interesse nazionale, ma solo una manifestazione di livore politico e ideologico”. Lo scrive su X il ministro della Difesa Guido Crosetto.


“Un tale comportamento – prosegue Crosetto – non mi appartiene, non è mai appartenuto al mio modo di vedere i rapporti con gli avversari, neppure i più accaniti. Questo modo di ‘fare’ politica umilia la Politica, quella con la P maiuscola, tutta, ma soprattutto danneggia l’Italia”.

Musk sente Meloni: rispetto per Mattarella ma esprimo opinioni

Musk sente Meloni: rispetto per Mattarella ma esprimo opinioniRoma, 13 nov. (askanews) – “L’imprenditore Elon Musk esprime il suo rispetto per il Presidente Mattarella e la Costituzione italiana. Cosi come ribadito in una amichevole conversazione avvenuta con la presidente del Consiglio Meloni nel pomeriggio”. Lo scrive su X Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia.


“Tuttavia – aggiunge – l’imprenditore sottolinea che la libertà di espressione è protetta dal Primo Emendamento e dalla stessa Costituzione italiana pertanto da cittadino continuerà a esprimere liberamente le proprie opinioni”. “Nel 2023 – ricorda Stroppa – ancor prima di conoscere il Presidente Meloni, l’imprenditore ha dato connettività satellitare gratuita all’Emilia-Romagna colpita da una grave alluvione garantendo connessioni immediate e sicure a soccorritori, forze di pubblica sicurezza, ospedali, scuole e privati cittadini con il solo obiettivo di aiutare un Paese amico. L’imprenditore si augura che le relazioni Stati Uniti-Italia siano sempre più forti e auspica di incontrare presto il Presidente della Repubblica”.

Musk attacca ancora giudici, Mattarella interviene a difesa Italia

Musk attacca ancora giudici, Mattarella interviene a difesa ItaliaRoma, 13 nov. (askanews) – Dettare l’agenda, ingerenze al limite della rottura diplomatica, termini offensivi. Questo evidentemente il senso, ma anche il contenuto senza dubbio, delle dichiarazioni di Elon Musk sulla magistratura italiana e sulle decisioni prese dai tribunali nelle ultime settimane sul trasferimento dei migranti raccolti in mare nei centri costruiti in Albania. Centri di fatto ancora vuoti per i pronunciamenti di alcuni giudici che hanno sospeso, di fronte ai ricorsi presentati dagli stessi immigrati, la loro collocazione in Albania e chiesto alla Corte di giustizia europea lumi su come debbano comportarsi. E capire quale sia la primazia della norma, avendo sulla scrivania sia l’ultimo decreto del governo italiano sulla lista dei paesi sicuri sia la determinazione Ue su cosa debba essere inteso per paese sicuro in cui poter rimandare l’immigrato. Ed è al tycoon australiano nei fatti che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha oggi risposto.


Una replica – quella del Quirinale che arriva dopo le ultime dichiarazioni di Musk – che rappresenta la posizione del nostro Paese, visto il silenzio imbarazzato da parte di Giorgia Meloni. Di fronte al messaggio su X di Musk di ieri – “Questi giudici devono andarsene”, riferito appunto alle toghe che si sono occupate dei trasferimenti di migranti in Albania e senza dimenticare nei giorni scorsi lo “è scandaloso che (Salvini – ndr) sia sotto processo per aver fatto rispettare le leggi” – Mattarella ha risposto: “L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Fino a ieri la linea di Palazzo Chigi era di evitare commenti e che comunque “Musk è un privato cittadino” ma oggi – dopo la nomina annunciata a titolare del Ministero per l’efficienza governativa e dopo l’intervento del Capo dello Stato – non poteva essere mantenuto il silenzio. Per questo è stato fatto trapelare il pensiero “ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del Presidente della Repubblica”, attribuito alla stessa Meloni. Quindi è stato il sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari, vero e proprio braccio destro della premier, a intervenire per dire che è “sempre utile l’intervento del Presidente della Repubblica nel ribadire l’importanza del rispetto della sovranità nazionale”, un tema che da sempre sta a cuore a Fratelli d’Italia che respinge “qualsiasi tentativo di ingerenza straniera nei nostri affari interni”. Piuttosto, attacca Fazzolari, “stupisce il sovranismo ‘à la carte’ della sinistra, la stessa che in passato non ha esitato a cavalcare posizioni anti-italiane e anche oggi in Europa trama per tentare di far perdere la vicepresidenza della Commissione europea all’Italia per il proprio tornaconto”.


Parole – quelle di Meloni e Fazzolari – certamente non comparabili con la presa di posizione di Mattarella, che ha voluto in tutta evidenza rispondere ad una scelta strategica di comunicazione politica che sembra essere stata avviata, attraverso Musk, dal neo presidente degli Usa Donald Trump: imporre un determinato tema (l’opposizione agli immigrati in questo caso, che è stato forse il primo tema della campagna elettorale di “The Donald”) all’attenzione dell’ascoltatore, degli elettori, dei social, in questo caso del mondo, per creare il problema e soprattutto paura, fastidio, repulsione. E giustificare conseguenti azioni. Non è la prima volta che Mattarella si muove a difesa dell’autonomia dell’Italia davanti alle ingerenze di diversi alleati, indipendentemente dal loro colore politico e da chi fosse alla guida del nostro paese. L’ultima uscita su questo del presidente della Repubblica, che si espose per difendere il nascente esecutivo Meloni, prendeva spunto – ha ricordato oggi il Quirinale – dalle parole (in una intervista a Repubblica del 7 ottobre 2022) della ministra per gli Affari Europei del governo francese Laurence Boone: “Saremo molto attenti al rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto. L’Ue – diceva la ministra – ha già dimostrato di essere vigile nei confronti di altri Paesi come l’Ungheria e la Polonia”. Immediata la reazione del presidente della Repubblica: “L’Italia sa badare a se stessa, nel rispetto della Costituzione e dei valori europei”.


Un attacco potente, e politico, a quei Paesi (all’Ue?) che sembrano essere tentennanti nell’assumere un atteggiamento duro e senza scampo – come parrebbe invece essere quello del futuro presidente Usa – verso il fenomeno migratorio. Insomma Mattarella è intervenuto, non solo in difesa dell’Italia ma da europeista convinto a tutela dell’Unione europea e della civiltà democratica e di accoglienza che la caratterizza, per contestare quello che sembra essere un dettare da parte degli Usa l’agenda di comportamento ad un paese alleato. E’ una cosa enorme, in effetti una grande ingerenza quella di Musk, che prima poteva essere derubricata alle affermazioni di un privato cittadino ma che oggi viene dal futuro ‘capo dipartimento per l’efficienza governativa’ del prossimo esecutivo Trump. Visto l’attivismo del patron di Tesla fra l’altro è probabilmente certo che analogo comportamento, sia pure su temi diversi, ci sia stato verso altri paesi. Un capo dello Stato, non dobbiamo inoltre dimenticare, che è di fatto il capo della magistratura italiana, essendo presidente del Csm e che certamente non può accettare attachi ai magistrati italiani, a maggior ragione se provengono dall’estero e da un paese fortemente legato all’Italia. In questo senso si legge anche la reazione della Anm che ringrazia Mattarella per avere stigmatizzato queste intromissioni su faccende italiane. Se ieri le dichiarazioni di Musk mettevano comunque in imbarazzo l’esecutivo di Meloni (che non dimentichiamoci nei mesi scorsi ha scelto di farsi premiare dallo stesso Musk ad un evento alla cerimonia per i ‘Global citizen awards’ dell’Atlantic Council a New York) le parole oggi di Mattarella aggiungono difficoltà. Dal canto suo Musk non ha voluto (nè forse potuto visto l’annuncio del suo incarico nel governo Trump, altrimenti lo scontro diplomatico sarebbe stato inevitabile) commentare le parole del presidente della Repubblica. Ha però ritwittato – un modo sui social per dire e non dire – il post di Eva Vlaardingerbroek, opinionista olandese di destra e molto vicina a Tucker Carlson, giornalista trumpiano di Fox News, nel quale si scrive che “elonmusk & PM @GiorgiaMeloni hanno ragione. Il fatto che i giudici del tribunale di Roma ritengano di essere al di sopra del governo e del processo democratico è una follia. Non sono una Corte costituzionale, quindi stanno oltrepassando la loro competenza in violazione della separazione dei poteri”.


In ogni caso la nota del presidente sembra colmare un vuoto istituzionale, una mancata reazione a delle parole che, seppure pronunciate da un “amico” e rappresentante di un governo, quello statunitense, vicino per ideologia al nostro esecutivo attuale, rappresentano comunque una invasione di campo. Una invasione che in uno schieramento nazionalista, patriottico impegnato nella difesa culturale, economica, politica, sociale, dei confini della Nazione rischia di non avere giustificazioni.

Musk attacca ancora i giudici, Mattarella interviene a difesa dell’Italia

Musk attacca ancora i giudici, Mattarella interviene a difesa dell’ItaliaRoma, 13 nov. (askanews) – Dettare l’agenda, ingerenze al limite della rottura diplomatica, termini offensivi. Questo evidentemente il senso, ma anche il contenuto senza dubbio, delle dichiarazioni di Elon Musk sulla magistratura italiana e sulle decisioni prese dai tribunali nelle ultime settimane sul trasferimento dei migranti raccolti in mare nei centri costruiti in Albania. Centri di fatto ancora vuoti per i pronunciamenti di alcuni giudici che hanno sospeso, di fronte ai ricorsi presentati dagli stessi immigrati, la loro collocazione in Albania e chiesto alla Corte di giustizia europea lumi su come debbano comportarsi. E capire quale sia la primazia della norma, avendo sulla scrivania sia l’ultimo decreto del governo italiano sulla lista dei paesi sicuri sia la determinazione Ue su cosa debba essere inteso per paese sicuro in cui poter rimandare l’immigrato. Ed è al tycoon australiano nei fatti che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha oggi risposto.


Una replica – quella del Quirinale che arriva dopo le ultime dichiarazioni di Musk – che rappresenta la posizione del nostro Paese, visto il silenzio imbarazzato da parte di Giorgia Meloni. Di fronte al messaggio su X di Musk di ieri – “Questi giudici devono andarsene”, riferito appunto alle toghe che si sono occupate dei trasferimenti di migranti in Albania e senza dimenticare nei giorni scorsi lo “è scandaloso che (Salvini – ndr) sia sotto processo per aver fatto rispettare le leggi” – Mattarella ha risposto: “L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Fino a ieri la linea di Palazzo Chigi era di evitare commenti e che comunque “Musk è un privato cittadino” ma oggi – dopo la nomina annunciata a titolare del Ministero per l’efficienza governativa e dopo l’intervento del Capo dello Stato – non poteva essere mantenuto il silenzio. Per questo è stato fatto trapelare il pensiero “ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del Presidente della Repubblica”, attribuito alla stessa Meloni. Quindi è stato il sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari, vero e proprio braccio destro della premier, a intervenire per dire che è “sempre utile l’intervento del Presidente della Repubblica nel ribadire l’importanza del rispetto della sovranità nazionale”, un tema che da sempre sta a cuore a Fratelli d’Italia che respinge “qualsiasi tentativo di ingerenza straniera nei nostri affari interni”. Piuttosto, attacca Fazzolari, “stupisce il sovranismo ‘à la carte’ della sinistra, la stessa che in passato non ha esitato a cavalcare posizioni anti-italiane e anche oggi in Europa trama per tentare di far perdere la vicepresidenza della Commissione europea all’Italia per il proprio tornaconto”. Parole – quelle di Meloni e Fazzolari – certamente non comparabili con la presa di posizione di Mattarella, che ha voluto in tutta evidenza rispondere ad una scelta strategica di comunicazione politica che sembra essere stata avviata, attraverso Musk, dal neo presidente degli Usa Donald Trump: imporre un determinato tema (l’opposizione agli immigrati in questo caso, che è stato forse il primo tema della campagna elettorale di “The Donald”) all’attenzione dell’ascoltatore, degli elettori, dei social, in questo caso del mondo, per creare il problema e soprattutto paura, fastidio, repulsione. E giustificare conseguenti azioni.


Non è la prima volta che Mattarella si muove a difesa dell’autonomia dell’Italia davanti alle ingerenze di diversi alleati, indipendentemente dal loro colore politico e da chi fosse alla guida del nostro paese. L’ultima uscita su questo del presidente della Repubblica, che si espose per difendere il nascente esecutivo Meloni, prendeva spunto – ha ricordato oggi il Quirinale – dalle parole (in una intervista a Repubblica del 7 ottobre 2022) della ministra per gli Affari Europei del governo francese Laurence Boone: “Saremo molto attenti al rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto. L’Ue – diceva la ministra – ha già dimostrato di essere vigile nei confronti di altri Paesi come l’Ungheria e la Polonia”. Immediata la reazione del presidente della Repubblica: “L’Italia sa badare a se stessa, nel rispetto della Costituzione e dei valori europei”. Un attacco potente, e politico, a quei Paesi (all’Ue?) che sembrano essere tentennanti nell’assumere un atteggiamento duro e senza scampo – come parrebbe invece essere quello del futuro presidente Usa – verso il fenomeno migratorio. Insomma Mattarella è intervenuto, non solo in difesa dell’Italia ma da europeista convinto a tutela dell’Unione europea e della civiltà democratica e di accoglienza che la caratterizza, per contestare quello che sembra essere un dettare da parte degli Usa l’agenda di comportamento ad un paese alleato. E’ una cosa enorme, in effetti una grande ingerenza quella di Musk, che prima poteva essere derubricata alle affermazioni di un privato cittadino ma che oggi viene dal futuro ‘capo dipartimento per l’efficienza governativa del prossimo esecutivo Trump. Visto l’attivismo del patron di Tesla fra l’altro è probabilmente certo che analogo comportamento, sia pure su temi diversi, ci sia stato verso altri paesi. Un capo dello Stato, non dobbiamo inoltre dimenticare, che è di fatto il capo della magistratura italiana, essendo presidente del Csm e che certamente non può accettare attachi ai magistrati italiani, a maggior ragione se provengono dall’estero e da un paese fortemente legato all’Italia. In questo senso si legge anche la reazione della Anm che ringrazia Mattarella per avere stigmatizzato queste intromissioni su faccende italiane.


Se ieri le dichiarazioni di Musk mettevano comunque in imbarazzo l’esecutivo di Meloni (che non dimentichiamoci nei mesi scorsi ha scelto di farsi premiare dallo stesso Musk ad un evento alla cerimonia per i ‘Global citizen awards’ dell’Atlantic Council a New York) le parole oggi di Mattarella aggiungono difficoltà. Dal canto suo Musk non ha voluto (nè forse potuto visto l’annuncio del suo incarico nel governo Trump, altrimenti lo scontro diplomatico sarebbe stato inevitabile) commentare le parole del presidente della Repubblica. Ha però ritwittato – un modo sui social per dire e non dire – il post di Eva Vlaardingerbroek, opinionista olandese di destra e molto vicina a Tucker Carlson, giornalista trumpiano di Fox News, nel quale si scrive che “elonmusk & PM @GiorgiaMeloni hanno ragione. Il fatto che i giudici del tribunale di Roma ritengano di essere al di sopra del governo e del processo democratico è una follia. Non sono una Corte costituzionale, quindi stanno oltrepassando la loro competenza in violazione della separazione dei poteri”. In ogni caso la nota del presidente sembra colmare un vuoto istituzionale, una mancata reazione a delle parole che, seppure pronunciate da un “amico” e rappresentante di un governo, quello statunitense, vicino per ideologia al nostro esecutivo attuale, rappresentano comunque una invasione di campo. Una invasione che in uno schieramento nazionalista, patriottico impegnato nella difesa culturale, economica, politica, sociale, dei confini della Nazione rischia di non avere giustificazioni.

Separazione carriere,commissione Camera conferma testo Governo

Separazione carriere,commissione Camera conferma testo GovernoRoma, 13 nov. (askanews) – La commissione Affari Costituzionali della Camera ha bocciato tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni all’articolo 2 del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere per i magistrati finalizzati a consentire carriere indiffrenziate fra magistrati inquirenti e giudicanti . Resta dunque invariato il testo presentato dal governo che prevede la modifica dell’art.102 della Costituzione, primo comma, con l’aggiunta della frase: “le quali disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti”. Le votazioni sugli altri emendamenti proseguiranno in commissione oggi e domani.