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”Offese a Valditara”, Christian Raimo sospeso dalla docenza

”Offese a Valditara”, Christian Raimo sospeso dalla docenzaRoma, 7 nov. (askanews) – Sospensione per tre mesi dall’insegnamento con una decurtazione del 50% dello stipendio. E’ il provvedimento disciplinare che l’Ufficio scolastico regionale del Lazio ha inflitto a Christian Raimo per le sue “offese” contro il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.


Come spiega Anna Paola Sabatini, Direttore Generale dell’USR Lazio, quelle del docente, già candidato alle Europee con Avs, sono state “dichiarazioni pubbliche offensive”, con cui ha definito Valditara “‘cialtrone’ e ‘lurido’ e che ‘va colpito come la Morte Nera’”, per cui “non possono essere considerate una critica costruttiva; al contrario, si configurano come un’offesa che viola i principi fondamentali di rispetto reciproco e dialogo civile”. “Preme ricordare – prosegue Sabatini in una nota – che il docente era stato già precedentemente oggetto di sanzione perché, in occasione di un suo intervento in una trasmissione televisiva, aveva affermato di incitare i giovani alla violenza. L’offensività delle dichiarazioni assume un carattere di particolare gravità quando sono indirizzate a un rappresentante delle istituzioni. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che tali affermazioni sono state proferite da un docente. I docenti ricoprono un ruolo fondamentale nella formazione delle giovani generazioni e dovrebbero rappresentare un esempio di comportamento etico e civile per gli studenti. Incoraggiare il rispetto e la tolleranza è parte integrante della loro missione educativa”.

Rai, Tajani: no a ridurre canone, non voteremo proposta Lega

Rai, Tajani: no a ridurre canone, non voteremo proposta LegaPechino, 7 nov. (askanews) – Il taglio del canone Rai “non fa parte del programma di governo del centrodestra e quindi è una proposta che noi non condividiamo perché si rischia di fare un danno alla televisione pubblica, che altrimenti dovrebbe essere finanziata diversamente”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antoni Tajani risponde ai giornalisti che gli chiedono della proposta della Lega.


“Tagliare fondi alla Rai significa anche tagliare tanti posti di lavoro – insiste Tajani a margine della visita di Stato a Pechino con il presidente della Repubblica -. La nostra posizione è assolutamente contraria a questa proposta e non la voteremo perché non fa parte del programma di governo”.

Telefonata Meloni-Trump, P.Chigi: confermata solida alleanza

Telefonata Meloni-Trump, P.Chigi: confermata solida alleanzaMilano, 6 nov. (askanews) – Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto stasera un primo colloquio telefonico con il presidente-eletto degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, per congratularsi della vittoria elettorale. Lo ha riferito Palazzo Chigi in una nota. La conversazione, ha fatto sapere il governo italiano, “ha costituito l’occasione per confermare la solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda e storica amicizia che da sempre legano Roma e Washington”.


Nel corso della telefonata Meloni e Trump “hanno espresso la volontà di lavorare in stretto coordinamento su tutti i principali dossier internazionali, a partire dalla guerra in Ucraina e dalla crisi in Medio Oriente, con l’obiettivo comune di promuovere stabilità e sicurezza, anche nel quadro dei rapporti con l’Unione europea”. “In conclusione, hanno affermato l’intenzione di proseguire il percorso di rafforzamento delle già eccellenti relazioni bilaterali, fondate su valori e principi condivisi, concordando sull’opportunità di mantenersi in stretto contatto” si legge ancora nella nota.

Usa 2024, esultano Salvini e la Lega: “E ora anche Ue cambi rotta”

Usa 2024, esultano Salvini e la Lega: “E ora anche Ue cambi rotta”Milano, 6 nov. (askanews) – Esulta la Lega per la vittoria di Donald Trump, ed esulta il segretario Matteo Salvini, convinto di poter beneficiare del ritorno alla Casa Bianca dell’alleato. Protezionismo dell’industria, scetticismo verso la transizione green e soprattutto impegno a trovare una soluzione per il conflitto tra Russia e Ucraina. E poi “lotta all’immigrazione clandestina e taglio delle tasse, difesa delle radici cristiane e ritorno alla pace, protezione della libertà di pensiero e no ai processi politici. Questi i temi su cui la Lega invoca un cambiamento di rotta da parte della Ue. E rispetto ai quali il vice premier rivendica una sintonia particolare con Trump, per il quale preconizza addirittura il Nobel per la pace. “Non c’è nessuna gara di ‘trumpianità’” con Meloni, assicura, ma intanto fa sapere di stare lavorando a un viaggio negli Usa.


Indossa la cravatta rossa dei Repubblicani, Salvini, per festeggiare quella che il suo vice Andrea Crippa definisce “la vittoria del popolo contro l’establishment. Ha vinto la libertà contro il mainstream mondialista, buonista e globalista”. La vittoria “del buonsenso”, insiste il vice premier per il quale non c’è il timore che il protezionismo trumpiano possa danneggiare l’economia Ue: “Il ritorno alla pace sicuramente è una vittoria per tutti, per la vita e anche per la libertà dei commerci. La Cina protegge i suoi mercati, l’America lo stesso, l’Europa si deve svegliare, spero che Bruxelles tragga una lezione da questa elezione, penso al settore dell’auto con la decisione di mettere al bando tutte le auto del mondo… Non è colpa di Trump, non è lui il cattivo, è colpa di qualche fesso di Bruxelles che mette a rischio il settore e i posti di lavoro”. E anche i leghisti di Bruxelles auspicano un cambio di rotta, che possa dare centralità alle istanze dei Patrioti: “Dopo i risultati di molti Paesi europei, arriva il voto degli Usa: una linea di continuità abbastanza chiara. La Commissione deve capire se ha senso continuare in maniera acritica senza ascoltare nessuno nel percorso che ha portato la Ue a essere nel mondo l’economia che cresce di meno o se vale la pena di dare un giro di vite andando incontro al sentimento diffuso nell’elettorato”, spiegano dall’eurodelegazione leghista.


Un cambiamento che Salvini già immagina sull’Ucraina: “Conto che l’elezione, la vittoria e l’insediamento di Trump riportino la pace e che non ci sia bisogno di undicesimi, dodicesimi o tredicesimi pacchetti di invio di armi. Aiuteremo l’Ucraina a difendersi finché sarà necessario. Conto che l’arrivo dei repubblicani alla Casa Bianca porti alla fine dei due conflitti”. Glissando sulla richiesta di Trump alla Ue di aumentare la quota di partecipazione alle spese Nato: “Una cosa per volta, se non ci sono più guerre serve anche meno spesa”.

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette sulla carta Musk

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette sulla carta MuskRoma, 6 nov. (askanews) – Era il candidato politicamente più vicino, ma anche il presidente da cui potrebbero venire più problemi. All’indomani della vittoria di Donald Trump, Giorgia Meloni si congratula su X per l’elezione del 47esimo presidente degli Stati Uniti, ma senza che dal suo messaggio traspaia particolare entusiasmo. Anzi, è cauta per ora la premier, racconta chi ha avuto modo di parlarle.


La vittoria – almeno nelle dimensioni – non era attesa, visti i sondaggi che prevedevano un testa a testa tra il tycoon e Kamala Harris. Per questo Meloni, pur ribadendo sempre la sua vicinanza ai Repubblicani, nei mesi scorsi non aveva mai preso una posizione netta in favore di Trump, anche per non guastare l’ottimo rapporto instaurato con Joe Biden. “A nome mio e del governo italiano – ha scritto questa mattina su X – le più sincere congratulazioni al Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente”. Parole da “protocollo”, ammette un parlamentare di Fdi. Del resto, spiega un collega di partito, “con Harris ci sarebbe stata una continuità sui principali temi, non ci sarebbero state sorprese, con Trump ci sono delle incognite che dovranno essere valutate”. In particolare a preoccupare è la posizione sulla guerra in Ucraina, con un possibile (se non probabile) disimpegno Usa nel contrasto alla Russia, e l’annunciato rafforzamento della politica sui dazi, che colpirebbe l’export italiano sia direttamente che indirettamente, visto il riflesso negativo che il protezionismo avrebbe sulla Germania, nostro principale mercato di sbocco (il secondo sono proprio gli States). Rischiano di essere “dazi amari”, ha scherzato Giorgio Mulè di Forza Italia, che però confida nel “pragmatismo” di Trump. Una linea in cui crede anche un ministro. “Le elezioni americane – spiega – non vanno valutate con il nostro metro. Hanno un sistema con una resilienza molto alta e programmi di lungo periodo e non prevedo che sulle grandi questioni i programmi stabiliti cambieranno di molto”.


Adesso la premier punterà a stringere un rapporto con la nuova amministrazione, magari proponendosi come ‘mediatrice’ nei rapporti con l’Ue. Intanto ha inviato al comitato Trump in Florida Andrea Di Giuseppe, deputato Fdi eletto in America, “link” con lo staff del miliardario. Ma soprattutto punterà sul rapporto privilegiato con Elon Musk, che avrà un ruolo di rilievo nella prossima amministrazione. Lei e il proprietario di X e Tesla – che ha anche interessi economici in Italia – si stimano: lui le aveva fatto visita a Palazzo Chigi nel giugno dello scorso anno, poi a dicembre era stato invitato ad Atreju, la festa dei giovani Fdi, e appena lo scorso 24 settembre la premier lo aveva scelto per farsi consegnare il “Global Citizen Award” dell’Atlantic Council a New York e il miliardario l’aveva elogiata: “Ha fatto un lavoro incredibile come premier”. Il tema dei rapporti con gli Usa sarà giocoforza al centro del doppio summit europeo in programma domani e venerdì a Budapest. I leader saranno ospiti di Viktor Orban, unico vero sostenitore di Trump nel Consiglio europeo e spina nel fianco dei 27 su molte questioni, a partire dall’Ucraina. “E’ una vittoria straordinaria, forse il più grande recupero e della più grande lotta nella storia politica occidentale”, ha commentato il premier ungherese. Che proprio su Trump punta per ‘scardinare’ gli equilibri europei con i suoi Patriots, di cui fa parte anche Matteo Salvini, oggi in versione “ultrà” Maga. Un piano che potrebbe creare problemi a Meloni, sia nella politica continentale che in quella interna.

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette su carta Musk

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette su carta MuskRoma, 6 nov. (askanews) – Era il candidato politicamente più vicino, ma anche il presidente da cui potrebbero venire più problemi. All’indomani della vittoria di Donald Trump, Giorgia Meloni si congratula su X per l’elezione del 47esimo presidente degli Stati Uniti, ma senza che dal suo messaggio traspaia particolare entusiasmo. Anzi, è cauta per ora la premier, racconta chi ha avuto modo di parlarle.


La vittoria – almeno nelle dimensioni – non era attesa, visti i sondaggi che prevedevano un testa a testa tra il tycoon e Kamala Harris. Per questo Meloni, pur ribadendo sempre la sua vicinanza ai Repubblicani, nei mesi scorsi non aveva mai preso una posizione netta in favore di Trump, anche per non guastare l’ottimo rapporto instaurato con Joe Biden. “A nome mio e del governo italiano – ha scritto questa mattina su X – le più sincere congratulazioni al Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente”. Parole da “protocollo”, ammette un parlamentare di Fdi. Del resto, spiega un collega di partito, “con Harris ci sarebbe stata una continuità sui principali temi, non ci sarebbero state sorprese, con Trump ci sono delle incognite che dovranno essere valutate”. In particolare a preoccupare è la posizione sulla guerra in Ucraina, con un possibile (se non probabile) disimpegno Usa nel contrasto alla Russia, e l’annunciato rafforzamento della politica sui dazi, che colpirebbe l’export italiano sia direttamente che indirettamente, visto il riflesso negativo che il protezionismo avrebbe sulla Germania, nostro principale mercato di sbocco (il secondo sono proprio gli States). Rischiano di essere “dazi amari”, ha scherzato Giorgio Mulè di Forza Italia, che però confida nel “pragmatismo” di Trump. Una linea in cui crede anche un ministro. “Le elezioni americane – spiega – non vanno valutate con il nostro metro. Hanno un sistema con una resilienza molto alta e programmi di lungo periodo e non prevedo che sulle grandi questioni i programmi stabiliti cambieranno di molto”.


Adesso la premier punterà a stringere un rapporto con la nuova amministrazione, magari proponendosi come ‘mediatrice’ nei rapporti con l’Ue. Intanto ha inviato al comitato Trump in Florida Andrea Di Giuseppe, deputato Fdi eletto in America, “link” con lo staff del miliardario. Ma soprattutto punterà sul rapporto privilegiato con Elon Musk, che avrà un ruolo di rilievo nella prossima amministrazione. Lei e il proprietario di X e Tesla – che ha anche interessi economici in Italia – si stimano: lui le aveva fatto visita a Palazzo Chigi nel giugno dello scorso anno, poi a dicembre era stato invitato ad Atreju, la festa dei giovani Fdi, e appena lo scorso 24 settembre la premier lo aveva scelto per farsi consegnare il “Global Citizen Award” dell’Atlantic Council a New York e il miliardario l’aveva elogiata: “Ha fatto un lavoro incredibile come premier”. Il tema dei rapporti con gli Usa sarà giocoforza al centro del doppio summit europeo in programma giovedì e venerdì a Budapest. I leader saranno ospiti di Viktor Orban, unico vero sostenitore di Trump nel Consiglio europeo e spina nel fianco dei 27 su molte questioni, a partire dall’Ucraina. “E’ una vittoria straordinaria, forse il più grande recupero e della più grande lotta nella storia politica occidentale”, ha commentato il premier ungherese. Che proprio su Trump punta per ‘scardinare’ gli equilibri europei con i suoi Patriots, di cui fa parte anche Matteo Salvini, in versione “ultrà” Maga. Un piano che potrebbe creare problemi a Meloni, sia nella politica continentale che in quella interna.

Schlein: chi festeggia la vittoria di Trump se ne pentirà

Schlein: chi festeggia la vittoria di Trump se ne pentiràMilano, 6 nov. (askanews) – La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti “è una brutta notizia per l’Europa e una brutta notizia per l’Italia. Non solo perché anche in questi ultimi giorni ha dichiarato di nuovo la sua ostilità verso l’Unione europea, ma anche per quello che ne conseguirà in termini di politiche economiche”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, rispondendo ai giornalisti nel corso di una sua visita a Terni.


“Chi oggi lo festeggia per ragioni di bandiera – ha aggiunto Schlein – smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e in lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese”. “Chiaramente – ha osservato – prima che questo accada serve uno slancio forte dell’Unione europea, in modo coeso, in modo unito, che rimetta al centro una politica di investimenti comuni come è stata quello del Next generation Eu, in grado di generare una vera politica industriale europea che possa migliorare le condizioni di vita, di lavoro e i salari delle persone, che possa guidare l’innovazione e anche la conversione ecologica perché chi ha vinto negli Stati Uniti nega apertamente l’emergenza climatica che sta colpendo molto duramente l’Europa. Lo abbiamo visto anche in queste settimane”.


“Noi speravamo che andasse in un altro modo – ha continuato la segretaria del Pd – perché non ci riconosciamo né mai ci riconosceremo in una idea di società dove i miliardari che ieri festeggiavano chiusi in una stanza con Trump si ergono a paladini del ceto medio che si è impoverito quando sono loro stessi quelli che si sono arricchiti sfruttando il lavoro in un modello economico sbagliato e da cambiare ed hanno usato il loro potere mediatico ed economico per fare promesse che poi come già è accaduto non saranno in grado di mantenere. Noi continuiamo ostinatamente a costruire un’alternativa a questa idea di società qui in Italia. Devo dire – ha aggiunto – che quello che vediamo non è molto diverso da quello che già stiamo vedendo con l’estrema destra al governo in questo Paese che prometteva di abbattere le accise, invece le alzerà, che prometteva di fare i blocchi navali invece butta 800 milioni degli italiani per deportare otto persone alla volta per poi doverle anche riportare indietro e intanto taglia la sanità pubblica mentre la gente anche qui in Umbria non riesce più a curarsi e intanto blocca il salario minimo in un Paese che ha i salari più bassi d’Europa”.

Trump dà fiato a “Mega” di Orban, Ue rischia divisioni a Budapest

Trump dà fiato a “Mega” di Orban, Ue rischia divisioni a BudapestBudapest, 6 nov. (askanews) – Le inquietudini si erano manifestate sin da quando, mesi fa, il primo ministro ungherese Viktor Orban, detenendo il suo paese la presidenza di turno dell’Ue, aveva deciso di fissare la riunione della Comunità politica europea subito dopo le elezioni Usa, come a rendere esplicito che le sorti del Continente dipendono dalle oscillazioni della politica americana. Ma ora, con la netta vittoria di Donald Trump, il rischio che il format pensato “per affrontare questioni di interesse comune e rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo” possa trasformarsi nel palcoscenico di profonde divisioni geostrategiche, appare praticamente una certezza. Una scommessa vinta, quella di Orban, da sempre fervido sostenitore di Trump e da sempre voce critica, se non vera e propria spina nel fianco, delle istituzioni europee. Tanto da attirarsi la definizione di “cavallo di Troia” di Vladimir Putin in Europa.


La quinta riunione della Comunità politica europea, piattaforma voluta dal presidente francese Emmanuel Macron all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, si svolgerà giovedì alla Puskas Arena di Budapest, a cui seguirà, il giorno successivo, un Consiglio europeo informale dal quale si attende un “Nuovo patto europeo per la competitività” sulla base dei rapporti redatti dagli ex premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi. Al summit sono invitati 47 capi di Stato e di governo dei Ventisette e dei loro vicini, dalla Turchia, all’Ucraina, al Regno Unito (escluse Russia e Bielorussia). Unico assente ‘giustificato’, il premier spagnolo Pedro Sanchez, alle prese con il post alluvione nella Generalitat di Valencia. Le istituzioni Ue saranno rappresentate dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dall’Alto rappresentante per gli affari esteri, Josep Borrell.


Se la precedente amministrazione Trump aveva destabilizzato non poco le relazioni politiche ed economiche transatlantiche, con i dazi imposti ad alcuni prodotti europei, lo spostamento dell’attenzione Usa verso il contenimento strategico della Cina, il disappunto mostrato verso i Paesi Ue che spendono poco per la difesa e non contribuiscono come potrebbero alla Nato, è sulla guerra in Ucraina che le divisioni tra Europa e Usa, e all’interno della stessa Ue, potrebbero assumere dimensioni rilevanti, avendo Trump promesso in campagna elettorale di porre fine alla guerra “entro 24 ore” dall’elezione, cosa che lascerebbe presagire un repentino disimpegno statunitense nei confronti di Kiev. Non è un caso se stamane Orban (il quale aveva declinato, come slogan per il semestre di presidenza ungherese dell’Ue, il “Make America Great Again” di Trump in “Make Europe Great Again”) si è affrettato a dichiarare che la vittoria di Trump solleva la questione se l’Europa può continuare ad aiutare l’Ucraina da sola. “Per noi leader europei – ha sottolineato Orban al vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi a Bishkek – la questione è se l’Europa da sola sia in grado di mantenere il sostegno finanziario e militare all’Ucraina che c’è stato finora. Ne dubito fortemente, quindi sarà necessaria una nuova strategia europea”.


Per scongiurare una fase di tensione con gli Usa e all’interno della stessa Ue, la presidente della Commissione Von der Leyen, congratulandosi con Trump, ha sottolineato che “Unione europea e Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da un vero partenariato tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Questo legame è profondo, radicato nella nostra storia comune, nell’impegno per la libertà e la democrazia e negli obiettivi comuni di sicurezza e opportunità per tutti. Lavoriamo insieme – è stato l’invito di Von der Leyen a Trump – a un partnerariato transatlantico che continui a dare risultati per i nostri cittadini”. Stessa preoccupazione deve aver colto il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, i quali, a risultati non ancora definitivi, hanno avuto un colloquio nel quale hanno concordato di “lavorare per un’Europa più unita, più forte e più sovrana. Lavoreremo – ha assicurato Macron su X – per un’Europa più unita, più forte e più sovrana in questo nuovo contesto. Cooperando con gli Stati Uniti e difendendo i nostri interessi e i nostri valori”.


Tornando alla riunione della Comunità politica europea, giovedì alle 10 è previsto l’arrivo delle delegazioni. Attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale con Trump, oltre a diverse affinità di carattere politico, ha in comune il fatto di avere un rapporto privilegiato con Elon Musk, primo sponsor del candidato repubblicano, che l’anno scorso fu ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi e poi fu addirittura ospite d’eccezione ad Atreju, la festa nazionale di Fdi. La riunione della Comunità politica europea entrerà dunque nel vivo con una sessione plenaria sulle sfide alla sicurezza, seguita da quattro sessioni di discussione su migrazione sicurezza economica. I presidenti di ciascuna tavola rotonda riferiranno sulle discussioni nella seconda sessione plenaria, prevista nel primo pomeriggio. Intorno alle 17,30 la conferenza stampa del primo ministro ungherese Viktor Orban e del primo ministro dell’Albania Edi Rama, il cui Paese ospiterà la prossima riunione della Cpe. Poi, giovedì sera, i leader europei si incontreranno di nuovo per una cena informale al Parlamento ungherese, dove si discuterà proprio dei risultati delle presidenziali Usa. E già qualcuno teme che Orban possa sfruttare l’occasione per una nuova provocazione contro l’Ue, magari un video collegamento con Trump.

Schlein: vittoria Trump brutta notizia, chi festeggia si pentirà

Schlein: vittoria Trump brutta notizia, chi festeggia si pentiràMilano, 6 nov. (askanews) – La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti “è una brutta notizia per l’Europa e una brutta notizia per l’Italia. Non solo perché anche in questi ultimi giorni ha dichiarato di nuovo la sua ostilità verso l’Unione europea, ma anche per quello che ne conseguirà in termini di politiche economiche”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, rispondendo ai giornalisti nel corso di una sua visita a Terni.


“Chi oggi lo festeggia per ragioni di bandiera – ha aggiunto Schlein – smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e in lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese”. “Chiaramente – ha osservato – prima che questo accada serve uno slancio forte dell’Unione europea, in modo coeso, in modo unito, che rimetta al centro una politica di investimenti comuni come è stata quello del Next generation Eu, in grado di generare una vera politica industriale europea che possa migliorare le condizioni di vita, di lavoro e i salari delle persone, che possa guidare l’innovazione e anche la conversione ecologica perché chi ha vinto negli Stati Uniti nega apertamente l’emergenza climatica che sta colpendo molto duramente l’Europa. Lo abbiamo visto anche in queste settimane”.


“Noi speravamo che andasse in un altro modo – ha continuato la segretaria del Pd – perché non ci riconosciamo né mai ci riconosceremo in una idea di società dove i miliardari che ieri festeggiavano chiusi in una stanza con Trump si ergono a paladini del ceto medio che si è impoverito quando sono loro stessi quelli che si sono arricchiti sfruttando il lavoro in un modello economico sbagliato e da cambiare ed hanno usato il loro potere mediatico ed economico per fare promesse che poi come già è accaduto non saranno in grado di mantenere. Noi continuiamo ostinatamente a costruire un’alternativa a questa idea di società qui in Italia. Devo dire – ha aggiunto – che quello che vediamo non è molto diverso da quello che già stiamo vedendo con l’estrema destra al governo in questo Paese che prometteva di abbattere le accise, invece le alzerà, che prometteva di fare i blocchi navali invece butta 800 milioni degli italiani per deportare otto persone alla volta per poi doverle anche riportare indietro e intanto taglia la sanità pubblica mentre la gente anche qui in Umbria non riesce più a curarsi e intanto blocca il salario minimo in un Paese che ha i salari più bassi d’Europa”.

Ucraina, Salvini: con Trump non ci sarà bisogno di inviare altre armi

Ucraina, Salvini: con Trump non ci sarà bisogno di inviare altre armiRoma, 6 nov. (askanews) – “L’Ucraina l’abbiamo sempre aiutata e sempre l’aiuteremo finché si tratterà di aiuti per difendersi, mai per attaccare. Conto che l’elezione, la vittoria e l’insediamento di Trump riportino la pace e che non ci sia bisogno di undicesimi, dodicesimi o tredicesimi pacchetti di invio di armi”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, interpellato alla Camera dopo il question time.


“Aiuteremo l’Ucraina a difendersi finché sarà necessario. Conto che l’arrivo dei repubblicani alla Casa Bianca porti alla fine dei due conflitti”, ha aggiunto. E a chi gli chiedeva dell’aumento delle spese militari chiesto dalla Nato, Salvini ha risposto: “Una cosa per volta, se non ci sono più guerre serve anche meno spesa”.