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Ue, Salvini: quanto accade in queste ore puzza di colpo di Stato

Ue, Salvini: quanto accade in queste ore puzza di colpo di StatoRoma, 27 giu. (askanews) – “Quello che sta accadendo in queste ore puzza di colpo di Stato. Milioni di europei hanno votato e hanno chiesto di cambiare l’Europa da tutti i punti di vista e invece cosa ripropongono? Le stesse facce: Ursula von der Leyen alla Commissione, un socialista al Consiglio europeo, una indicata da Macron per la politica estera. I partiti che hanno perso non possono far nascere una Commissione fregandosene del voto degli italiani, dei francesi, dei tedeschi e degli spagnoli. E’ irrispettoso, arrogante: se preferiscono la loro poltrona al voto popolare assicuro a nome dell’Italia e della Lega che li marcheremo centimentro per centimetro. Se i cittadini chiedono cambiamento a Bruxelles non possono fregarsene”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, vicepremier e ministro per i Trasporti e le Infrastrutture in una intervista a Dritto e Rovescio, in onda stasera su Rete4.

Fdi, Crosetto: vanno presi provvedimenti immediati ed esemplari

Fdi, Crosetto: vanno presi provvedimenti immediati ed esemplariRoma, 27 giu. (askanews) – “Voglio esprimere la mia totale solidarietà e vicinanza alla senatrice Ester Mieli, vittima di offese intollerabili, che non possono passare sotto silenzio. Nel partito di cui sono stato con orgoglio uno dei fondatori non può esserci spazio per persone, parole e pensieri come quelli che ho ascoltato. Vanno presi provvedimenti immediati ed esemplari come ha già ha preannunciato la dirigenza FDI. È imperativo reagire con durezza. Scusa, Ester, a nome di tutti noi”. Lo scrive il ministro della Difesa Guido Crosetto su X all’indomani della diffusione della seconda parte dell’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale.

Meloni a Bruxelles, tratta top jobs e commissario (le ipotesi)

Meloni a Bruxelles, tratta top jobs e commissario (le ipotesi)Bruxelles, 27 giu. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata al Justus Lipsius Building di Bruxelles, dove sta per iniziare il Consiglio europeo. I lavori saranno aperti da una sessione a cui partecipa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.


Successivamente i leader parleranno di Medio Oriente, sicurezza, difesa. A cena poi il ‘piatto forte’: i capi di Stato e di governo dell’Ue affronteranno la discussione sull’agenda strategica e sui ‘top jobs’. I negoziatori di Ppe, S&D e Renew hanno raggiunto l’accordo due giorni fa: Antonio Costa, ex premier socialista portoghese, sarà indicato come presidente del Consiglio europeo; Ursula von der Leyen per un bis alla guida della Commissione; la premier estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per la politica estera. Una scelta contestata “nel merito e nel metodo” da Meloni che ieri, in Parlamento, ha denunciato la volontà di “nascondere la polvere sotto il tappeto” con “vecchie e deludenti logiche” a fronte di un “messaggio chiaro” venuto dai cittadini. La premier lo ribadirà di fronte ai colleghi, ben sapendo però che molto difficilmente potrà far saltare il banco. Del resto una maggioranza alternativa a quella attuale, numeri alla mano, non c’è e la stessa premier, nei giorni scorsi, alla festa del Giornale, aveva ammesso che “non si profila il cambio di passo che era stato immaginato” e “per onestà intellettuale bisogna dire che è anche frutto delle elezioni perché le elezioni in Europa hanno dato un segnale di diversificazione non sufficiente a modificare il quadro”. Altra partita – in cui il governo sembra poter incidere di più – è quella della trattativa (che sarà fatta direttamente con von der Leyen) sul programma della prossima legislatura e sulle deleghe che saranno attribuite al commissario italiano. La presidente del Consiglio chiede una vicepresidenza – ma è molto difficile se non impossibile che possa essere ‘esecutiva’ – e un ruolo di peso. Tra le ipotesi gradite all’Italia, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, ci sono le deleghe a Pnrr, Industria, Concorrenza, Commercio. Peraltro, secondo quanto scrive il Financial Times, “Francia e Italia si contendono un posto economico di alto livello nella prossima Commissione europea, una lotta accentuata dall’animosità personale tra i leader dei due Paesi”. “Noi riteniamo – ha ribadito questa mattina il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della riunione del Ppe – che per l’Italia debba esserci un vicepresidente e un portafoglio di rilievo, che spetta alla seconda manifattura d’Europa, a un paese fondatore, e con una stabilità di governo per i prossimi tre anni e mezzo. A differenza di altri, credo che l’Italia possa svolgere un ruolo fondamentale nel contesto comunitario nei prossimi anni”. Per quanto riguarda il voto italiano sui top jobs, Tajani ha sottolineato che “ancora devono cominciare le trattative”, “non c’è nessuna decisione di votare contro; finché non comincia il Consiglio non si può dire ciò che farà l’Italia”.


Intanto, prima dell’inizio dei lavori, un messaggio di ‘distensione’ è arrivato da Donald Tusk, primo ministro polacco e negoziatore sui top jobs per il Ppe. “Nessuno più di me – ha detto arrivando in Consiglio – rispetta la premier Giorgia Meloni e l’Italia. C’è stata un’incomprensione. L’unica intenzione e ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare il processo. Non c’è Europa senza Italia e non c’è decisione senza la premier italiana”.

Ue, Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza Italia

Ue, Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza ItaliaBruxelles, 27 giu. (askanews) – “Nessuno più di me rispetta la premier Giorgia Meloni e l’Italia. C’è stata un’incomprensione. Qualche volte servono piattaforme politiche per semplificare il processo. La posizione comune dei tre grandi gruppi nel Consiglio europeo, in cui abbiamo completato i negoziati, è solo per facilitare il processo. La decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo”. Lo ha detto il premier polacco Donald Tusk, arrivando al Consiglio europeo di Bruxelles che discuterà i nuovi vertici Ue.


“L’unica intenzione e ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare il processo. Non c’è Europa senza Italia e non c’è decisione senza la premier italiana. Questo per me è ovvio”, ha concluso Tusk, che è anche negoziatore per il Ppe.

Strage di Ustica, Mattarella: i Paesi amici collaborino per una piena verità

Strage di Ustica, Mattarella: i Paesi amici collaborino per una piena veritàRoma, 27 giu. (askanews) – “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica. “Nel cielo di Ustica, 44 anni or sono, si compì una strage di dimensioni immani. Rimasero uccise tutte le 81 persone a bordo del DC9 in volo da Bologna a Palermo. La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica – ricorda il capo dello Stato -. Nel giorno dell’anniversario, desidero anzitutto rinnovare i sensi di una profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizione di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia”.


“La loro opera, unita a quella di uomini dello Stato che hanno compiuto con capacità e dedizione il loro dovere, ha contribuito a diradare nebbie e a ricostruire lo scenario di quel tragico evento”, sottolinea Mattarella secondo il quale “la memoria è anche trasmissione, ai più giovani, dei valori di impegno civile che sorreggono la dignità e la forza di una comunità e le consentono di affrontare le circostanze più dolorose e difficili”. Sulla strada della ricostruzione della verità, passi significativi sono stati compiuti. Ne offre testimonianza il Museo per la Memoria di Ustica, aperto a Bologna.

Ustica: Mattarella: collaborazione paesi amici per piena verità

Ustica: Mattarella: collaborazione paesi amici per piena veritàRoma, 27 giu. (askanews) – “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica.


“Nel cielo di Ustica, 44 anni or sono, si compì una strage di dimensioni immani. Rimasero uccise tutte le 81 persone a bordo del DC9 in volo da Bologna a Palermo. La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica – ricorda il capo dello Stato -. Nel giorno dell’anniversario, desidero anzitutto rinnovare i sensi di una profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizione di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia”. “La loro opera, unita a quella di uomini dello Stato che hanno compiuto con capacità e dedizione il loro dovere, ha contribuito a diradare nebbie e a ricostruire lo scenario di quel tragico evento”, sottolinea Mattarella secondo il quale “la memoria è anche trasmissione, ai più giovani, dei valori di impegno civile che sorreggono la dignità e la forza di una comunità e le consentono di affrontare le circostanze più dolorose e difficili”.


Sulla strada della ricostruzione della verità, passi significativi sono stati compiuti. Ne offre testimonianza il Museo per la Memoria di Ustica, aperto a Bologna.

Consiglio europeo per la quadra sui top jobs, Meloni alza i toni in vista della trattativa

Consiglio europeo per la quadra sui top jobs, Meloni alza i toni in vista della trattativaBruxelles, 26 giu. (askanews) – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del Consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Kaja Kallas alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.


Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”. In particolare – elenca – l’Europa dovrebbe “aumentare la propria autonomia strategica”; incrementare gli investimenti con “strumenti comuni adeguati” perché nessun singolo Stato membro può farcela da solo; “disboscare pesantemente” la “selva burocratica e amministrativa”, creando anche una nuova delega ad hoc; combattere la concorrenza sleale. Naturalmente una priorità per l’Italia è la questione migratoria con la “difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani” perché l’Europa non può “più tollerare un crimine universale come la schiavitù”. E questo si fa con gli accordi come quelli come Egitto e Tunisia e affrontando le cause profonde delle migrazioni, come l’Italia fa con il Piano Mattei “che stiamo progressivamente implementando”. Altro tema strategico è quello della sicurezza e della difesa comune: occorre “accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa” ma per finanziarla bisogna “immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee”.


Meloni ribadisce anche il sostegno italiano al “processo di allargamento” ad Est nel “rispetto dei valori europei” e l’impegno dell’Italia nella transizione green, ma se “siamo i primi difensori della natura” la “vogliamo difendere con l’uomo dentro”. Dunque scelte pragmatiche dopo anni di “follia ideologica, che lavoreremo per correggere”. Altra sfida a cui l’Italia tiene particolarmente è quella demografica, a sostegno della natalità. Alle ultime elezioni secondo la premier i cittadini hanno detto “chiaramente qual è il modello che preferiscono” con “la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee”. Il riferimento è a Francia, Germania, Spagna, con solo il governo italiano che ha avuto un risultato “positivo”. Alla democrazia, però, l’Europa sta preferendo “una visione oligarchica” in cui “la logica del consenso” è stata sostituita dalla “logica dei caminetti”, da una “sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea”. Su questa base, contesta, Ppe, S&D e Renew (una “maggioranza fragile”) alla prima riunione si sono presentati “direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.


La realtà è che Meloni sa bene che l’unica maggioranza possibile, numeri alla mano, è quella attuale, di cui Ecr non può far parte per l’opposizione del Pse ma anche di parte del Ppe. Ma sa anche che come leader di Fdi il suo posto sarà all’opposizione nel Parlamento di Strasburgo (dove comunque non di rado le maggioranze sono a geometria variabile), ma come presidente del Consiglio dovrà trattare sul commissario e poi far partire, più o meno esplicitamente, l’esecutivo comunitario. Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti europee, Ursula von der Leyen sarebbe assai ben disposta ad accogliere le sue richieste, fin dove possibile, in cambio di una ‘non opposizione’ in Consiglio e in occasione del voto all’Europarlamento per ridurre il rischio di essere impallinata dai franchi tiratori. “Dobbiamo lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla nazione”, è stata la conclusione di Meloni, che ha chiesto all’opposizione di “fare gioco di squadra”, salvo poi assestare una ‘stoccata’ al Pd: “La collega Madia spera che avremo un ruolo importate come quello di ora”, il commissario all’economia Paolo Gentiloni, “io spero di riuscire a far meglio”. Anzi, si dice sicura, andrà a Bruxelles a “testa alta” e non come una “cheerleader” di qualcuno, portando a casa il risultato.


(di Alberto Ferrarese)

Meloni a Bruxelles per top jobs, alza toni per trattativa Commissario

Meloni a Bruxelles per top jobs, alza toni per trattativa CommissarioBruxelles, 26 giu. (askanews) – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del Consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Kaja Kallas alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.


Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”. In particolare – elenca – l’Europa dovrebbe “aumentare la propria autonomia strategica”; incrementare gli investimenti con “strumenti comuni adeguati” perché nessun singolo Stato membro può farcela da solo; “disboscare pesantemente” la “selva burocratica e amministrativa”, creando anche una nuova delega ad hoc; combattere la concorrenza sleale. Naturalmente una priorità per l’Italia è la questione migratoria con la “difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani” perché l’Europa non può “più tollerare un crimine universale come la schiavitù”. E questo si fa con gli accordi come quelli come Egitto e Tunisia e affrontando le cause profonde delle migrazioni, come l’Italia fa con il Piano Mattei “che stiamo progressivamente implementando”. Altro tema strategico è quello della sicurezza e della difesa comune: occorre “accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa” ma per finanziarla bisogna “immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee”.


Meloni ribadisce anche il sostegno italiano al “processo di allargamento” ad Est nel “rispetto dei valori europei” e l’impegno dell’Italia nella transizione green, ma se “siamo i primi difensori della natura” la “vogliamo difendere con l’uomo dentro”. Dunque scelte pragmatiche dopo anni di “follia ideologica, che lavoreremo per correggere”. Altra sfida a cui l’Italia tiene particolarmente è quella demografica, a sostegno della natalità. Alle ultime elezioni secondo la premier i cittadini hanno detto “chiaramente qual è il modello che preferiscono” con “la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee”. Il riferimento è a Francia, Germania, Spagna, con solo il governo italiano che ha avuto un risultato “positivo”. Alla democrazia, però, l’Europa sta preferendo “una visione oligarchica” in cui “la logica del consenso” è stata sostituita dalla “logica dei caminetti”, da una “sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea”. Su questa base, contesta, Ppe, S&D e Renew (una “maggioranza fragile”) alla prima riunione si sono presentati “direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.


La realtà è che Meloni sa bene che l’unica maggioranza possibile, numeri alla mano, è quella attuale, di cui Ecr non può far parte per l’opposizione del Pse ma anche di parte del Ppe. Ma sa anche che come leader di Fdi il suo posto sarà all’opposizione nel Parlamento di Strasburgo (dove comunque non di rado le maggioranze sono a geometria variabile), ma come presidente del Consiglio dovrà trattare sul commissario e poi far partire, più o meno esplicitamente, l’esecutivo comunitario. Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti europee, Ursula von der Leyen sarebbe assai ben disposta ad accogliere le sue richieste, fin dove possibile, in cambio di una ‘non opposizione’ in Consiglio e in occasione del voto all’Europarlamento per ridurre il rischio di essere impallinata dai franchi tiratori. “Dobbiamo lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla nazione”, è stata la conclusione di Meloni, che ha chiesto all’opposizione di “fare gioco di squadra”, salvo poi assestare una ‘stoccata’ al Pd: “La collega Madia spera che avremo un ruolo importate come quello di ora”, il commissario all’economia Paolo Gentiloni, “io spero di riuscire a far meglio”. Anzi, si dice sicura, andrà a Bruxelles a “testa alta” e non come una “cheerleader” di qualcuno, portando a casa il risultato.

All’Europarlamento rinviata la sessione costitutiva del gruppo Ecr prevista per oggi

All’Europarlamento rinviata la sessione costitutiva del gruppo Ecr prevista per oggiBruxelles, 26 giu. (askanews) – La riunione costitutiva del gruppo politico dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo (Ecr, 83 seggi), che doveva svolgersi questo pomeriggio a Bruxelles, è stata rinviata al 3 luglio. Lo hanno comunicato fonti dell’Ecr, il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia, che dopo le elezioni ne è diventata la delegazione nazionale più numerosa (24 eurodeputati). Il 3 luglio è anche il giorno in cui si svolgerà la riunione costitutiva dell’altro gruppo di destra al Parlamento europeo, Identità e Democrazia (Id), di cui fa parte la Lega, che era la delegazione nazionale più numerosa prima delle elezioni. Dopo le elezioni, la delegazione nazionale più importante del gruppo Id è diventata quella del Rassemblement national francese (30 eurodeputati).

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono la vita delle persone

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono la vita delle personeRoma, 26 giu. (askanews) – “La lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo Governo. Fin dal nostro insediamento, siamo al lavoro, con costanza e determinazione, per ribadire alcuni messaggi chiari, per troppo tempo dimenticati: la droga distrugge la vita delle persone e le rende schiave e succubi; tutte le droghe fanno male, senza distinzioni, e sostenere il contrario è un inganno, che colpisce in particolare le giovani generazioni; il Governo e le Istituzioni, ad ogni livello, non devono voltarsi dall’altra parte ma fare tutto quello che è nelle loro possibilità per combattere il traffico di droga e lo spaccio, investire nella prevenzione e sostenere i servizi pubblici e le comunità terapeutiche nella loro insostituibile azione di cura e recupero”. Lo ha affermato in una dichiarazione in occasione della Giornata mondiale contro le droghe la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


“Il Governo – ha sottolineato la premier- ha puntato sulla prevenzione, ha promosso diverse campagne di comunicazione come quella in corso in questi giorni sulla RAI, l’Italia è tra le prime Nazioni in Europa ad attivare un piano a 360 gradi contro la diffusione del fentanyl e ha attivato nuovi strumenti per finanziare gli interventi in questo ambito, come la possibilità data ai cittadini di destinare l’8xmille dell’IRPEF a diretta gestione statale”. “Abbiamo davanti a noi – ha concluso Meloni- tanto lavoro da fare per affrontare un’emergenza da troppo ignorata o sottovalutata, ma il cambio di passo c’è e siamo in prima linea per consolidarlo e renderlo strutturale, con un gioco di squadra tra Dipartimento Politiche Antidroga, Ser.D., comunità e società scientifiche”.