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Riforme, presidio Pd con Schlein a Roma contro aggressione a studenti

Riforme, presidio Pd con Schlein a Roma contro aggressione a studentiRoma, 20 giu. (askanews) – “Oggi a piazza Vittorio si terrà il presidio per protestare contro le aggressioni ai ragazzi che tornavano dalla manifestazione contro il premierato e l’autonomia: il Pd ci sarà”. Lo annuncia la segreteria del partito democratico, Elly Schlein. “Quanto tempo – afferma- ancora dobbiamo aspettare perché il ministro Piantedosi faccia il suo dovere e prenda provvedimenti per sciogliere i movimenti di matrice fascista? Le violenze sono ormai quotidiane, i campanelli di allarme stanno suonando forte, l’indifferenza è complice”.

Piano Mattei,Meloni:diverso per concretezza da ogni iniziativa passata

Piano Mattei,Meloni:diverso per concretezza da ogni iniziativa passataRoma, 20 giu. (askanews) – “Ciò che distingue il Piano Mattei da tutte le altre iniziative del passato è proprio la sua concretezza. Noi non abbiamo scritto un elenco di buone intenzioni, di dichiarazioni di principio. Abbiamo scritto un piano di obiettivi fattibili e realizzabili, accompagnato da un cronoprogramma ben delineato”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video messaggio in occasione di un’iniziativa di Confcommercio dedicata al contributo del settore privato italiano al Piano Mattei per l’Africa.


“Non avremmo potuto affrontare da soli questa sfida, chiaramente. Per questo, quando abbiamo costruito la governance del Piano, abbiamo deciso di coinvolgere nella Cabina di Regia una rappresentanza del Sistema Italia molto ampia e articolata – ha aggiunto Meloni ringraziando il presidente Carlo Sangalli -. Confcommercio è ovviamente una delle realtà alle quali abbiamo chiesto di darci una mano, e ringrazio ancora tutti voi per il contributo e le proposte che avete condiviso con noi – a partire dall’attenzione nei confronti della formazione professionale – e per ciò che continuerete a fare nei prossimi mesi”. (Segue)

Grillo contro Conte su linea e regole, ma forse non ha truppe

Grillo contro Conte su linea e regole, ma forse non ha truppeRoma, 19 giu. (askanews) – “Ma vedrai che Grillo si farà risentire magari fra un anno, dopo queste battute fatte in teatro su Conte…”: mai profezia fu meno azzeccata di questa. A pronunciarla un “grillino” di antica fede, intercettato ieri in piazza santi Apostoli a Roma (luogo storico per l’Ulivo di Romano Prodi) nella manifestazione che più di ogni altra ha simbolicamente suggellato il legame fra il Movimento 5 stelle e un centrosinistra che con il risultato delle europee è tornato, per la forza dei numeri, a guida Pd.


Invece Beppe Grillo, pur confinato da anni, peraltro per sua stessa volontà, nel ruolo poco più che cerimoniale di “garante” del M5S, mette i piedi nel piatto e fa sapere di avere tutta l’intenzione di svolgere un ruolo nella gestione della crisi apertasi dopo il deludente risultato delle elezioni europee: 9,99 per cento e meno di due milioni e mezzo di voti per una forza politica che era arrivata a sfiorare gli 11 milioni di consensi. Era il 2018, sembra un secolo fa. Il fondatore del Movimento sceglie l’antico sistema: un post sul suo blog, per dire la sua sulla discussione aperta dal presidente M5S Giuseppe Conte riunendo sia il Consiglio nazionale che (per due volte in tre giorni) l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari. La forma scelta da Grillo è una surreale auto-intervista che da un lato supera la canzonatura personale di Conte, accusato qualche giorno fa di aver preso meno voti lui da vivo che Berlusconi da morto, dall’altro però avanza una brusca e radicale richiesta di correzione della linea politica e fa segnare un secco altolà alle ipotesi di cambiamenti delle regole interne sulle candidature. “Dobbiamo tornare a proporre idee radicali e visionarie, smarcandoci da una collocazione che è vecchia e superata da decenni. Parlare di sinistra e destra è come parlare di ghibellini e guelfi”, è la scomunica che il fondatore del Movimento indirizza al “campo largo” perseguito, sia pure un po’ a singhiozzo negli ultimi mesi, da Conte e dalla leader del Pd Elly Schlein. L’affondo più pesante è quello a difesa della regola che impedisce a qualunque esponente dei 5 stelle di andare oltre i due mandati elettivi. La richiesta di modificarla è stata fra le proposte più gettonate nelle assemblee dei parlamentari stellati, ma Grillo la liquida in modo sprezzante: “L’istinto di sopravvivenza proviene dalla nostra natura animale, ed è insopprimibile. Ma lo scopo di ogni regola, in fondo, è di arginare i nostri istinti animali nell’interesse comune. Il limite alla durata dei mandati è non solo un principio fondativo del Movimento, ma è anche un presidio di democrazia fin dai tempi dell’antica Atene”.


“Beppe ha ribadito il codice genetico del M5S. E il codice genetico non può mutare, perché morirebbe il ‘corpo politico’ che lo contiene”, è il commento molto positivo di Danilo Toninelli, ex ministro, oggi componente dei probiviri M5S, evidentemente convinto che la presenza di Grillo e il richiamo all’identità originaria possano aiutare l’organizzazione a ritrovare la bussola. Conte invece rimane silente, Campo Marzio non reagisce neppure con il classico “a quanto si apprende” e non enfatizza l’episodio. Resta quindi valida, per ora, la contro-battuta dell’ex premier che a Grillo aveva replicato in questi giorni ricordandogli le sue responsabilità per l’entusiastico endorsement a favore di Mario Draghi. Gli umori maggioritari nei gruppi parlamentari e negli esponenti più in vista del Movimento non sono entusiasti della sortita del comico genovese. Una presa di posizione che un parlamentare di lungo corso definisce “molto interventista, pare che voglia dire ‘questa è casa mia e qui comando io’, solo che non è più come una volta che bastava un post…”. E a Montecitorio c’è chi fa notare che Grillo fa sponda alla recente intervista al Corsera dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che non era stata molto ben accolta sui social dalla comunità stellata. Malumori vistosi, che del resto si registrano anche sui canali social di Grillo dopo la pubblicazione dell’auto-intervista. Anche scavando fra qualche sostenitore del Movimento della prima ora, in ogni caso, lo scetticismo la fa da padrone: “Beppe non potrà cambiare nulla, passata la buriana – prevede un ex fedelissimo – si andrà avanti senza scossoni, ormai il Movimento è in mano a gente che non sa nemmeno cos’è, per convenienza o per ignoranza resteranno incollati a Conte”. Lettura che fa eco, in qualche modo a quella di Luigi Di Maio, l’ex di maggior peso, tornato in tv a occuparsi di 5 stelle dopo un lungo silenzio: “Non credo allo storytelling che cambino le leadership. Quello è un partito a immagine e somiglianza del leader e Grillo ha tantissime ragioni per continuare a sostenerlo, le ragioni sono così tante che non riesco a elencarle”, commenta ospite di La7.


In chiaro, da leggere la dura la reazione di Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, recente protagonista di uno dei rari successi elettorali a 5 stelle: “Il Movimento 5 stelle non è padronale”, avverte, ma “una comunità di persone, una classe dirigente che deciderà liberamente cosa fare del proprio futuro. Adesso qualcuno, in maniera estemporanea, propone ricette, ma sono gli stessi personaggi che non ho visto in campagna elettorale e forse non sono neanche andate a votare. Francamente per me il confronto politico è una cosa diversa”, ha aggiunto, con un riferimento che potrebbe valere non solo per grillo ma anche per l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, tornata anche lei a far sentire la sua voce critica. Più diplomatico ma altrettanto netto il presidente dei senatori del M5S, Stefano Patuanelli: “L’ancoraggio nel campo progressista – commenta al telefono – è nel nostro statuto, non è pensabile disarcionarlo da quello, altrimenti si cambiano lo statuto e la carta dei principi e dei valori che questo dicono. Punto. Quindi la discussione va fatta nei luoghi giusti, nel rispetto di Beppe, che non è certamente uno qualsiasi di noi, ma anche di tutta la comunità del Movimento 5 stelle”. “Mi piacerebbe riprendere a fare gli stessi incontri che facevamo con Casaleggio. Quindi non solo con Conte, ma anche chi vuole darci una mano a tracciare la rotta dei prossimi anni”, avverte Grillo, che promette quindi di farsi sentire – e vedere – come ai vecchi tempi. Un tempo c’era chi si interrogava su quante divisioni avesse il Papa, oggi nel M5S ci si interroga su quante truppe possa schierare il fondatore in vista di quella assemblea costituente annunciata da Conte come percorso per uscire dalle secche della crisi di consensi. E c’è chi giura che sono poche, troppo poche per cambiare il corso degli eventi.

Crescono le quotazioni di Fitto Commissario Ue, per Meloni nodo governo

Crescono le quotazioni di Fitto Commissario Ue, per Meloni nodo governoRoma, 19 giu. (askanews) – Se la metafora della partita di poker è quanto mai azzeccata, si può ben dire che la trattativa per i futuri vertici delle istitituzioni europee non è ancora arrivata alla mano decisiva. Il tempo, però, è una variabile non secondaria: il prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno è l’unica occasione per formalizzare un accordo sulla presidenza della Commissione prima dell’estate e, dunque, per scongiurare il rischio che tutto slitti a settembre. Ed è per questo che all’indomani della cena informale di lunedì scorso a Bruxelles che si è conclusa con un nulla di fatto, la trattativa è immediatamente ricominciata. I nomi sul campo attualmente restano gli stessi: un bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, Roberta Metsola al Parlamento europeo, la liberale estone Kaja Kallas al ministero degli Esteri Ue mentre più traballante sembra la nomina, che spetta ai Socialisti, del portoghese Antonio Costa per il Consiglio.


La richiesta di Giorgia Meloni è sempre che all’Italia, in virtù dell’esito elettorale, venga conferito un commissario con una delega di peso oltre che con una vice presidenza operativa. In queste ore, spiegano fonti governative, sembra prendere sempre più piedi l’ipotesi che si possa trattare di un portafoglio economico, a cui potrebbero essere accorpate le competenze su fondi di Coesione e Pnrr. Ed è anche per questo che l’identikit del commissario assume sempre di più le sembianze del ministro Raffaele Fitto. In realtà il suo è un nome da sempre in campo, visto anche il ruolo di cerniera di Meloni con il mondo europeo che svolge da anni. E, tuttavia, un trasloco del suo ministro a Bruxelles apre almeno due problemi non da poco: il primo è appunto la gestione dei fondi del Pnrr per gli anni futuri, la seconda è sostituirlo senza correre il rischio che si apra la casella ‘rimpasto’. Su questi due punti la riflessione è aperta e, in una serie di riunioni che si sono susseguite nella sede del governo, si sarebbe profilata una possibile via d’uscita: ovvero non nominare nessun sostituto, almeno in una fase iniziale, ma portare le deleghe del Pnrr e dei fondi di Coesione direttamente a palazzo Chigi, affidandole a uno dei due sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano o (più probabilmente) Giovanbattista Fazzolari. La premier, dopo aver definito anche oggi “surreale” che si sia tentata una definizione dei top jobs “a tavolino”, giocherà questa mano di poker sapendo di avere contro i veti del socialista Olaf Scholz ma provando anche a fare sponda con quella parte del Ppe che, a differenza del polacco Donald Tusk, chiede di guardare verso i Conservatori, soprattutto se l’obiettivo è quello di blindare Ursula von der Leyen senza rischiare che venga impallinata dal voto segreto nel momento in cui toccherà al Parlamento esprimersi. La convinzione di chi sta seguendo da vicino la trattativa per conto dell’Italia è infatti che la presidente uscente voglia evitare un bis sul filo dei voti.E da oggi, Giorgia Meloni è pronta a mettere sul tavolo un altra carta: il gruppo Ecr, infatti, è diventato ufficialmente il terzo per numero di deputati all’interno del Parlamento europeo, scavalcando dunque i liberali di Renew. Sono stati infatti annunciati 11 nuovi ingressi che portano il gruppo dei Conservatori a 83 eletti.

Autonomia, Castelli (ScN): riforma è disastro, spacca l’Italia

Autonomia, Castelli (ScN): riforma è disastro, spacca l’ItaliaRoma, 19 giu. (askanews) – “Meloni, Salvini e Tajani hanno fatto a gara per far votare in 24 ore le due pseudo riforme su premierato e autonomia differenziata. Al netto dei disastri che produrranno le due riforme, perché questo governo non ha fatto a gara per fronteggiare i problemi che affliggono questo Paese? Oggi gli italiani non chiedono premierato e autonomia, oggi da nord a sud c’è forte bisogno di sanità e acqua. Chiedete ad agricoltori e allevatori, chiedete a tutte quelle famiglie che hanno bisogno di farsi curare. Questo è il problema di un governo che si è rinchiuso dentro il palazzo e non ha la minima idea di ciò che succede nei territori. E nel frattempo i governatori Occhiuto e Schifani sostengono un governo (targato Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) che prima ha scippato i fondi Fsc destinati alla Calabria e alla Sicilia per dirottarli sul Ponte e oggi con questa pseudo Autonomia spacca l’Italia. Con Cateno De Luca e tutta la comunità di Sud chiama Nord andremo avanti mettendoci tutte le forze per cambiare questo sistema folle”. Lo afferma Laura Castelli, presidente di Sud chiama Nord.

Ue, Meloni: rivendicherò ruolo di massimo rango per l’Italia

Ue, Meloni: rivendicherò ruolo di massimo rango per l’ItaliaRoma, 19 giu. (askanews) – Sulla formazione di una nuova maggioranza ‘Ursula’ in Ue “credo che ci sia la tentazione di correre perché i protagonisti di questo tentativo di accordo si rendono conto che può essere un accordo fragile”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervistata a Milano dal direttore Alessandro Sallusti per i 50 anni de Il Giornale.


“Comunque vada – ha proseguito Meloni – chiunque ricoprirà questi incarichi apicali tutti sanno qual è il ruolo che spetta all’Italia, a una nazione che è fondatrice dell’Unione Europea che è la seconda manifattura d’Europa e che ha il governo più solido di tutti, è un ruolo di massimo rango che io intendo rivendicare per l’Italia”.

Governo,Meloni: in 20 mesi più riforme di quelle fatte in anni e anni

Governo,Meloni: in 20 mesi più riforme di quelle fatte in anni e anniRoma, 19 giu. (askanews) – “In questo anno e mezzo abbiamo dato il massimo, ma sicuramente il segnale che arriva dai cittadini è un segnale di andare avanti con ancora maggiore determinazione ed è quello che intendiamo fare”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervistata a Milano dal direttore Alessandro Sallusti per i 50 anni de Il Giornale.


“Ricordo – ha proseguito Meloni – che in 20 mesi questo governo ha fatto più riforme di quanto non ne siano state fatte negli ultimi… anni e anni, riforme coraggiose, e ricordo che dall’altra parte abbiamo un’opposizione che invece è contraria a modificare qualsiasi cosa”. “Credo – ha sottolineato la premier – che gli italiani debbano scegliere da che parte stare, io non penso che questa sia una nazione nella quale le cose vanno tutte bene e penso che sulle cose che vanno male ci si deve assumere la responsabilità di cambiarle”.

Meloni: il risultato dell Europee per me è stato importante, è un voto di conferma

Meloni: il risultato dell Europee per me è stato importante, è un voto di confermaRoma, 19 giu. (askanews) – “Ribadisco” che il risultato delle elezioni europee, “per me è stato un risultato più importante delle elezioni politiche perché il voto del 2022 poteva anche essere un voto di protesta, di aspettative, di speranza. Dopo quasi 20 mesi di governo, tra l’altro in una situazione impossibile come quella che ci troviamo ad affrontare, il voto degli italiani diventa un voto di conferma, un voto più concreto, più meditato. È quindi per me è stata una grande soddisfazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervistata a Milano dal direttore Alessandro Sallusti per i 50 anni de Il Giornale.


Inoltre, “sono estremamente fiera del risultato della maggioranza, non semplicemente di Fratelli d’Italia, si dimostra ancora una volta che il centrodestra può crescere insieme, che non è vero il racconto che se un partito va bene può essere un cannibale dell’altro. Tutti i partiti della maggioranza sono cresciuti e questo per me è estremamente prezioso. Infine si riavvicina un pochino il bipolarismo, nel centrodestra c’è una coalizione coesa, nel centrosinistra no”, ma “sicuramente c’è stata una semplificazione del quadro”. “La morale – ha concluso Meloni – è che gli italiani ci chiedono di andare avanti e noi intendiamo farlo con ancora maggiore determinazione”.

Mattarella fa appello a unità su vertici Ue e striglia deputati:rissa Camera indecorosa

Mattarella fa appello a unità su vertici Ue e striglia deputati:rissa Camera indecorosaBucarest, 19 giu. (askanews) – Un appello alla coesione e ad evitare fratture rivolto ai leader che in questi giorni lavorano per la composizione della nuova governance dell’Unione europea ma anche un giudizio severo, espresso per la prima volta, sulla rissa scoppiata in Parlamento sull’autonomia differenziata definita “scena indecorosa”. Sono le due riflessioni offerte da Sergio Mattarella che si trova a Bucarest in visita ufficiale per parlare di Ucraina e di allargamento dell’Ue insieme all’amico presidente della Romania Klaus Iohannis.


“L’Unione europea si troverà di fronte a decisioni importanti da assumere sulla politica internazionale, della difesa, dell’economia, della vita sociale, del lavoro, della condizione dei cittadini – risponde quando gli viene chiesto se teme tempi lunghi per la formazione della nuova commissione Ue -, mi auguro che la soluzione che dà vita ai vertici esprima, garantisca e promuova serenità nei rapporti nell’Unione e non fratture o conflittualità che renderebbero difficile risolvere e affrontare in maniera adeguata quei problemi così rilevanti. E quindi che si possa garantire a queste scelte che andranno fatte una convergenza ampia”. Mentre a Bruxelles le trattative sembrano arenarsi per i veti incrociati delle diverse famiglie politiche, spesso influenzate dagli interessi dei paesi in cui hanno raccolto maggiori consensi, il Presidente della Repubblica sembra voler ricordare a tutti, e a nessuno in particolare, che l’interesse da difendere è più alto ed è quello dell’Unione nel suo complesso. E a chi gli domanda se la rissa in Parlamento della settimana scorsa non rischi di compromettere le aspettative italiane in questa fase così delicata di trattative risponde secco: “vorrei subito togliere dal tavolo un problema: non credo che abbia alcun rilievo, alcun ruolo, quella scena indecorosa che è avvenuta in una delle nostre Assemblee parlamentari qualche giorno addietro, che tutti hanno condannato. E che mi auguro sia una reazione che faccia comprendere a chi l’ha attivata che non sono questi i comportamenti parlamentari. E, d’altronde – assicura – , la tradizione del nostro Parlamento è talmente nobile che questo non può essere però un episodio di rilievo, che abbia qualunque tipo di influenza”.


“Quel che posso dire su cosa occorra fare è molto poco perché in Italia questa è materia che riguarda il Governo non il Presidente della Repubblica”, puntualizza Mattarella sempre attento a non invadere ambiti che non siano di sua competenza, anche mentre in Italia infuria la polemica politica sulle scelte della presidente del consiglio di privilegiare alcuni interlocutori europei che appartengono al gruppo parlamentare dei conservatori rispetto ai leader dei paesi fondatori che però provengono da partiti avversari o competitori rispetto a quello a cui fa riferimento Meloni, ossia Ecr. Mattarella anzi coglie l’occasione della conferenza stampa dopo il colloquio nel Palazzo presidenziale Cotroceni, per precisare un concetto già espresso ieri da Chisinau, in Moldavia, quando ha esortato l’Ue ad assumere decisioni in modo più rapido e tempestivo: “vorrei evitare che si confondessero piani diversi: io ho parlato qui, come altrove, di velocità riferendomi all’esigenza che l’Unione europea possa affrontare i problemi che si pongono di fronte ad essa in maniera veloce – dice il capo dello Stato -. Non ho parlato di velocità nella formazione degli organi dell’Unione, che è un altro capitolo, molto diverso. La velocità di cui parlo è quella che riguarda l’esigenza di abbandonare processi decisionali lenti, che arrivano tardi sui problemi quando questi sono già risolti”. Al termine del colloquio istituzionale il Presidente della Repubblica ha posto l’accento “sulla convinzione forte dell’Italia per l’ingresso della Moldova nell’Unione europea e per il contributo a rendere i tempi più veloci possibili. Così come intendiamo che avvenga per i Paesi dei Balcani occidentali e per l’Ucraina”. Altro tema centrale per i due paesi è quello della sicurezza, Italia e Romania sono membri della Nato e Iohannis ci tiene a far sapere che per entrambi è fondamentale rafforzare il ruolo della Nato come fattore di deterrenza sia sul confine orientale che su quello meridionale. Mentre Mattarella ha rilanciato l’esigenza che l’Unione si doti di una difesa comune che può rafforzare anche l’alleanza Atlantica.


I giornalisti chiedono poi al Presidente Mattarella cosa pensa dell’avanzata delle destre in Europa e in Italia in particolare e lui non si sottrae ad offrire il suo ragionamento, partendo però da una premessa: “io abitualmente non commento i risultati elettorali, non soltanto perché in Italia il mio compito, il mio ruolo, è di assoluta imparzialità tra le forze politiche, ma anche perché la coscienza democratica impone di rispettare sempre il voto degli elettori”. Per Mattarella però “quello che è importante è che si ricordi sempre che vi è un carattere irrinunziabile dell’Unione europea, che è nata da un patto di pace e di democrazia. L’Unione europea è nata all’insegna di alcuni valori, che sono la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto della dignità di ogni persona, la volontà di accrescimento del livello sociale di ciascuno – e quindi la coesione sociale – e la pace”. Questi, ribadisce “sono i principi, i valori che contrassegnano l’Unione europea e chiunque ne faccia parte deve averli sempre come elemento di riferimento invalicabile”.

Migranti,Schlein: silenzio ignobile Governo su tragedia Roccella Ionica

Migranti,Schlein: silenzio ignobile Governo su tragedia Roccella IonicaRoma, 19 giu. (askanews) – “Passano i giorni ma continua l’assordante silenzio del governo di fronte all’ennesima tragedia dell’immigrazione: sono almeno 60 le persone morte, tra cui -secondo il racconto dei sopravvissuti- 26 bambini, nel naufragio accaduto a 120 miglia dalla costa della Calabria. Alcuni sono rimasti attaccati per giorni ai resti della barca. I racconti dei soccorritori di Medici senza frontiere lasciano atterriti eppure, per il governo, sono morti invisibili. Morti che non pesano. E’ intollerabile ed è un silenzio ignobile”. Lo dichiara la segretaria del Pd Elly Schlein.