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Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a Palazzo

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a PalazzoRoma, 30 set. (askanews) – Quando il principe Alberto di Monaco ha ricevuto a pranzo il presidente del Sudafrica Nelson Mandela, fu servito del caviale con aceto balsamico di Modena invecchiato 150 anni. A Monaco, del resto la cucina è un mix tra francese e italiano e ciò che il principe ama sono proprio i piatti della Riviera. Il protagonista di questo racconto è Christian Garcia, lo Chef di Sua Altezza il Principe Alberto II di Monaco che oggi insieme ai suoi colleghi del Club Chefs de Chefs sono stati ricevuti al Quirinale in occasione di una manifestazione che li vedrà girare per l’Italia per una settimana con iniziative benefiche.


Dallo chef dell’Eliseo con Macron da quattro anni è difficile ricavare aneddoti, non è autorizzato a riferire cosa prediliga mangiare il Presidente francese. Ma se gli si chiede quali siano stati i suoi momenti professionalmente più importanti risponde le cene “per il presidente cinese Xi Jinping e per il presidente degli Stati uniti Joe Biden”. Lo chef del Quirinale, Fabrizio Boca, affezionatissimo a Sergio Mattarella ha invece piacere a condividere l’entusiasmo per il suo lavoro e per il nostro capo dello Stato: “sono qui da 33 anni ma quando il Presidente andrà via io lo seguirò”, assicura. “Serviamo sempre piatti della tradizione italiana, unendo innovazione e tradizione e cercando i prodotti di piccole aziende dimenticate che fanno un lavoro di qualità”, racconta. La sua “cena più impegnativa è stata quella per il G7” ma anche quelle subito dopo la pandemia. Va fiero di aver deliziato la Regina Elisabetta con il suo “risotto alle erbe. Mi disse che non aveva mai mangiato nulla di così interessante e fresco”. Tra i tanti leader per cui ha cucinato c’è stato anche chi gli ha chiesto “una video ricetta della mia torta alle pere”. Cristeta Comerford, chef dei presidenti Usa, racconta che proprio Biden ha fatto entrare la cucina tricolore alla Casa bianca. Lui e anche la candidata presidente Kamala Harris hanno un debole infatti per i piatti italiani: “sono persone semplici che lavorano molto. Amano il cibo semplice e sostanzioso, anche spaghetti e pomodoro”. A Buckingham Palace i piatti seguono molto l’andamento delle stagioni e Re Carlo è noto per la sua attenzione al cibo salutare, anche lui ama molto il cibo italiano, racconta Mark Flanagan lo Chef di Sua Maestà per il quale uno degli impegni più prestigiosi è stato, ovviamente, il pasto offerto per l’incoronazione.

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a Palazzo

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a PalazzoRoma, 30 set. (askanews) – Quando il principe Alberto di Monaco ha ricevuto a pranzo il presidente del Sudafrica Nelson Mandela, fu servito del caviale con aceto balsamico di Modena invecchiato 150 anni. A Monaco, del resto la cucina è un mix tra francese e italiano e ciò che il principe ama sono proprio i piatti della Riviera. Il protagonista di questo racconto è Christian Garcia, lo Chef di Sua Altezza il Principe Alberto II di Monaco che oggi insieme ai suoi colleghi del Club Chefs de Chefs sono stati ricevuti al Quirinale in occasione di una manifestazione che li vedrà girare per l’Italia per una settimana con iniziative benefiche.


Dallo chef dell’Eliseo con Macron da quattro anni è difficile ricavare aneddoti, non è autorizzato a riferire cosa prediliga mangiare il Presidente francese. Ma se gli si chiede quali siano stati i suoi momenti professionalmente più importanti risponde le cene “per il presidente cinese Xi Jinping e per il presidente degli Stati uniti Joe Biden”. Lo chef del Quirinale, Fabrizio Boca, affezionatissimo a Sergio Mattarella ha invece piacere a condividere l’entusiasmo per il suo lavoro e per il nostro capo dello Stato: “sono qui da 33 anni ma quando il Presidente andrà via io lo seguirò”, assicura. “Serviamo sempre piatti della tradizione italiana, unendo innovazione e tradizione e cercando i prodotti di piccole aziende dimenticate che fanno un lavoro di qualità”, racconta. La sua “cena più impegnativa è stata quella per il G7” ma anche quelle subito dopo la pandemia. Va fiero di aver deliziato la Regina Elisabetta con il suo “risotto alle erbe. Mi disse che non aveva mai mangiato nulla di così interessante e fresco”. Tra i tanti leader per cui ha cucinato c’è stato anche chi gli ha chiesto “una video ricetta della mia torta alle pere”. Cristeta Comerford, chef dei presidenti Usa, racconta che proprio Biden ha fatto entrare la cucina tricolore alla Casa bianca. Lui e anche la candidata presidente Kamala Harris hanno un debole infatti per i piatti italiani: “sono persone semplici che lavorano molto. Amano il cibo semplice e sostanzioso, anche spaghetti e pomodoro”. A Buckingham Palace i piatti seguono molto l’andamento delle stagioni e Re Carlo è noto per la sua attenzione al cibo salutare, anche lui ama molto il cibo italiano, racconta Mark Flanagan lo Chef di Sua Maestà per il quale uno degli impegni più prestigiosi è stato, ovviamente, il pasto offerto per l’incoronazione.

Cittadinanza, le firme in Cassazione. “Numeri record, atto di resistenza”

Cittadinanza, le firme in Cassazione. “Numeri record, atto di resistenza”Roma, 30 set. (askanews) – Dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni. Con la consegna in Cassazione di quasi 640mila firme, il referendum promosso da +Europa, Possibile, Psi, Radicali e Rifondazione comunista e da una lunga lista di associazioni di stranieri per la cittadinanza, ha compiuto il primo passo. Ora il quesito deve passare il vaglio della Consulta e poi affrontare la sfida ambiziosa di riuscire a portare gli italiani ad esprimersi nelle urne a primavera.


Le “figlie” e i “figli d’Italia”, ha detto il segretario di +Europa Riccardo Magi uscendo dal Palazzaccio dopo aver consegnato la chiavetta con le firme raccolte sulla piattaforma digitale, chiedono che il Paese si esprima su una “questione urgente su cui il Parlamento” non è intervenuto malgrado sia “folle” che “ragazzi nati e cresciuti in Italia, laureati qui, non possano fare concorsi pubblici e non possano votare”. “Abbiamo depositato in Cassazione 637.487 firme, 150mila firme sono state raccolte in 24 ore, piú di 9mila persone hanno lasciato la disponibilità a diventare attivisti digitali, venticinque personalità del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport, della letteratura, dell’accademia hanno messo a disposizione la loro voce per invitare i cittadini a firmare. Non sono solamente dei numeri record – ha sottolineato Magi – sono numeri che dimostrano in un momento di grande sfiducia nei confronti della politica che c’è stata una mobilitazione straordinaria”. E’ un “gesto di resistenza e opposizione” al “governo e alla maggioranza che sul tema usano toni di propaganda violenta e aggressiva e non prendono atto della realtà sociale del Paese”.


Tra Camera e Senato ci sono a bagnomaria una decina di proposte delle opposizioni, alcune depositate dopo l’estate anche per intercettare il dibattito innescato da Forza Italia sullo Ius Scholae, su cui Fdi e Lega hanno alzato un muro. Il testo di Fi ancora non è stato ufficializzato. “E’ dalle Olimpiadi che sentiamo annunci” ma “una cosa l’ho capita bene, da Tajani e Barelli, e non mi piace: Fi intende proporre uno ius Scholae restrittivo rispetto alla legge vigente. Non si capisce perché le opposizioni progressiste dovrebbero convergere in una direzione opposta a quella che auspicano”, ha fatto notare Magi che alla proposta di snellire invece le procedure arrivata dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, ha ricordato: ai tempi del “dl Salvini ha votato per aumentarli i tempi, ha cambiato idea…”. Nel campo del centrosinistra la traversata è stata sinora quasi in solitaria. La segretaria del Pd Elly Schlein ha firmato due settimane fa, a ridosso della consegna in Cassazione dove oggi c’era la deputata Ouidad Bakkali, firmataria di una proposta di legge. Hanno aderito, in progress, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. Anche Matteo Renzi ha detto che si spenderà. Il presidente M5S Giuseppe Conte invece no, precisando che i Cinque Stelle puntano sull’iter ancora ai nastri di partenza in Parlamento. “Il referendum è bello perché si deve dire come la si pensa e finisce il gioco del posizionamento, finisce la questione dei personalismi, dei leader, dei leaderini”, ha chiosato Magi.


I contrari e i perplessi hanno puntato il dito sul quesito su cui la Corte costituzionale dovrà valutare l’ammissibilità e che interviene sulla legge attuale con la tecnica del ‘ritaglio’ per estendere quanto previsto per gli stranieri maggiorenni che risiedono legalmente in Italia da almeno cinque anni e vengono adottati da italiani e ad una platea di circa due milioni e mezzo di persone. “Il quesito non innova la legge – è la replica – e lasciamo il compito ai costituzionalisti”. Tra questi l’ex giudice della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha firmato e ieri si è espresso in questi termini: “l’obiettivo non è di sconvolgere chissà cosa, si tratta di un correttivo su una legge che esiste” e che “agevola l’integrazione”. Al di là del percorso a ostacoli in un Paese dove l’astensione ha superato la metà dei votanti e dove il tetto necessario del 50% più uno degli aventi diritto negli ultimi anni spesso non è stato sfondato, il referendum sulla cittadinanza potrebbe contare sull’effetto trascinamento degli altri due ‘capitoli’, autonomia e jobs act, che hanno visto in campo la Cgil e i principali partiti di opposizione.


“Questa battaglia non si fermerà qua, anzi proseguirà con più forza. L’Italia è cambiata, l’Italia è pronta e noi siamo parte di questa Italia”, ha affermato la giovane Deepika Salhan dell’associazione ‘Dalla parte giusta della storia’.

Cittadinanza, firme in Cassazione. “Numeri record, atto resistenza”

Cittadinanza, firme in Cassazione. “Numeri record, atto resistenza”Roma, 30 set. (askanews) – Dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni. Con la consegna in Cassazione di quasi 640mila firme, il referendum promosso da +Europa, Possibile, Psi, Radicali e Rifondazione comunista e da una lunga lista di associazioni di stranieri per la cittadinanza, ha compiuto il primo passo. Ora il quesito deve passare il vaglio della Consulta e poi affrontare la sfida ambiziosa di riuscire a portare gli italiani ad esprimersi nelle urne a primavera.


Le “figlie” e i “figli d’Italia”, ha detto il segretario di +Europa Riccardo Magi uscendo dal Palazzaccio dopo aver consegnato la chiavetta con le firme raccolte sulla piattaforma digitale, chiedono che il Paese si esprima su una “questione urgente su cui il Parlamento” non è intervenuto malgrado sia “folle” che “ragazzi nati e cresciuti in Italia, laureati qui, non possano fare concorsi pubblici e non possano votare”. “Abbiamo depositato in Cassazione 637.487 firme, 150mila firme sono state raccolte in 24 ore, piú di 9mila persone hanno lasciato la disponibilità a diventare attivisti digitali, venticinque personalità del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport, della letteratura, dell’accademia hanno messo a disposizione la loro voce per invitare i cittadini a firmare. Non sono solamente dei numeri record – ha sottolineato Magi – sono numeri che dimostrano in un momento di grande sfiducia nei confronti della politica che c’è stata una mobilitazione straordinaria”. E’ un “gesto di resistenza e opposizione” al “governo e alla maggioranza che sul tema usano toni di propaganda violenta e aggressiva e non prendono atto della realtà sociale del Paese”.


Tra Camera e Senato ci sono a bagnomaria una decina di proposte delle opposizioni, alcune depositate dopo l’estate anche per intercettare il dibattito innescato da Forza Italia sullo Ius Scholae, su cui Fdi e Lega hanno alzato un muro. Il testo di Fi ancora non è stato ufficializzato. “E’ dalle Olimpiadi che sentiamo annunci” ma “una cosa l’ho capita bene, da Tajani e Barelli, e non mi piace: Fi intende proporre uno ius Scholae restrittivo rispetto alla legge vigente. Non si capisce perché le opposizioni progressiste dovrebbero convergere in una direzione opposta a quella che auspicano”, ha fatto notare Magi che alla proposta di snellire invece le procedure arrivata dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, ha ricordato: ai tempi del “dl Salvini ha votato per aumentarli i tempi, ha cambiato idea…”. Nel campo del centrosinistra la traversata è stata sinora quasi in solitaria. La segretaria del Pd Elly Schlein ha firmato due settimane fa, a ridosso della consegna in Cassazione dove oggi c’era la deputata Ouidad Bakkali, firmataria di una proposta di legge. Hanno aderito, in progress, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. Anche Matteo Renzi ha detto che si spenderà.


Il presidente M5S Giuseppe Conte invece no, precisando che i Cinque Stelle puntano sull’iter ancora ai nastri di partenza in Parlamento. “Il referendum è bello perché si deve dire come la si pensa e finisce il gioco del posizionamento, finisce la questione dei personalismi, dei leader, dei leaderini”, ha chiosato Magi. I contrari e i perplessi hanno puntato il dito sul quesito su cui la Corte costituzionale dovrà valutare l’ammissibilità e che interviene sulla legge attuale con la tecnica del ‘ritaglio’ per estendere quanto previsto per gli stranieri maggiorenni che risiedono legalmente in Italia da almeno cinque anni e vengono adottati da italiani e ad una platea di circa due milioni e mezzo di persone. “Il quesito non innova la legge – è la replica – e lasciamo il compito ai costituzionalisti”. Tra questi l’ex giudice della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha firmato e ieri si è espresso in questi termini: “l’obiettivo non è di sconvolgere chissà cosa, si tratta di un correttivo su una legge che esiste” e che “agevola l’integrazione”.


Al di là del percorso a ostacoli in un Paese dove l’astensione ha superato la metà dei votanti e dove il tetto necessario del 50% più uno degli aventi diritto negli ultimi anni spesso non è stato sfondato, il referendum sulla cittadinanza potrebbe contare sull’effetto trascinamento degli altri due ‘capitoli’, autonomia e jobs act, che hanno visto in campo la Cgil e i principali partiti di opposizione. “Questa battaglia non si fermerà qua, anzi proseguirà con più forza. L’Italia è cambiata, l’Italia è pronta e noi siamo parte di questa Italia”, ha affermato la giovane Deepika Salhan dell’associazione ‘Dalla parte giusta della storia’.

Cittadinanza, in Cassazione 637.487 firme per il referendum

Cittadinanza, in Cassazione 637.487 firme per il referendumRoma, 30 set. (askanews) – Il leader di +Europa Riccardo Magi e le associazioni di stranieri per la cittadinanza hanno consegnato alla Corte di Cassazione oltre 637 mila firme raccolte online per il referendum che punta a ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza da 10 a 5 anni. Accanto a Magi anche il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova, la deputata del Pd Ouidad Bakkali e il segretario del Psi Enzo Maraio.


“Abbiamo depositato 637.487 firme di cittadini che chiedono che si tenga il referendum sulla cittadinanza questa primavera, 150mila firme sono state raccolte in 24 ore, piú di 9mila persone hanno lasciato la disponibilità a diventare attivisti digitali, ventincinque personalità del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport, della letteratura, dell’accademia hanno messo a disposizione la loro voce per invitare i cittadini a firmare. Non sono solamente dei numeri record – ha detto Magi – sono numeri che dimostrano in un momento di grande sfiducia nei confronti della politica che c’è stata una mobilitazione straordinaria per usare uno strumento previsto dalla Costituzione” per porre al “Paese una questione urgente su cui il Parlamento non si esprime da tempo”.

Marzabotto, il “mai più’ di Mattarella e Steinmeier: memoria è responsabilità

Marzabotto, il “mai più’ di Mattarella e Steinmeier: memoria è responsabilitàMarzabotto, 29 set. (askanews) – “Mai più”. Da San Martino e da Monte Sole – oggi luoghi ameni a pochi chilometri da Bologna, tra le valli del fiume Reno e Setta – come da Marzabotto giunge il monito affinché mai più si ripeta quanto accaduto qui tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 quando i nazifascisti uccisero 770 persone. “Ferocia disumana”, violenza impastata di ideologia, “terrorismo delle SS e dei brigatisti neri fascisti”: di questo si è trattato, precisa Sergio Mattarella. E per dirlo ancora una volta e riempire di significati vecchi e nuovi l’avvertimento, di cui i volti e le storie di 770 innocenti, raccontate nel sacrario di Marzabotto, sono anche oggi portatori, sono saliti fin qui due presidenti, Sergio Mattarella e il tedesco Frank Walter Steinmeier. Amici di lunga data, confortati da una comunanza di visioni su molti dossier.


Ma come si fa a raccogliere l’eredità di Marzabotto, così come di Sant’Anna di Stazzema e dei tanti luoghi dove la ferocia del nazifascismo trovò sfogo, ora che, osserva Mattarella, “quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo” perché “i fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia”? Ora che, ammette Steinmeier, “anche nel mio paese assistiamo a una recrudescenza di forze nazionaliste”? Serve la memoria, certo. Ma non una memoria polverosa e vuota. “Siamo qui per ricordare – spiega Mattarella – perché la memoria richiama responsabilità”. E’ con memoria responsabile che si deve guardare al tempo presente, ai “conflitti in corso” rispetto ai quali, dice Mattarella con parole dolosamente attuali per il Medioriente, il Libano, l’Ucraina, non si può essere “né ciechi, né addormentati, né immemori. Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere”. Un discorso che, in qualche modo, richiama le parole pronunciate stamani, nella messa, dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che ha ricordato come proprio la memoria “ci aiuti a entrare nel nostro tempo, chiedendoci di non vivere inconsapevoli, sempre preoccupati della propria felicità individuale, un po’ spensierati e non po’ disperati”.


E, ancora, sottolinea Mattarella, se Primo Levi ammoniva “e’ accaduto, quindi può di nuovo accadere”, l’unica risposta, per quanto molte domande restino senza soluzione, è: “Può accadere se dimentichiamo”. Anche il presidente tedesco tesse il suo discorso sul filo della memoria, della “responsabilità davanti alla storia” che non può essere “archiviata”, confidando a voce alta di provare “dolore e vergogna” per quanto fecero i tedeschi contro civili inermi, perlopiu’ donne e bambini. “Vi chiedo perdono” scandisce tra gli applausi Steinmeier. L’ultimo pensiero è per l’oggi: “I nostri due paesi – dice rivolgendosi a Mattarella – sanno che la democrazia anche dopo essere stata conquistata non è mai scontata”.

Strage di Marzabotto, Mattarella: chiniamo il capo, qui per ricordare. La memoria richiama responsabilità

Strage di Marzabotto, Mattarella: chiniamo il capo, qui per ricordare. La memoria richiama responsabilitàMarzabotto, 29 set. (askanews) – “Siamo qui per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate, per riempire con i sentimenti più intensi di solidarietà quelle voragini che la disumana ferocia nazifascista ha aperto in queste terre, in queste comunità”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso a Marzabotto per l’anniversario degli ottanta anni dall’eccidio nazifascista. A fianco a lui il presidente tedesco Steinmeier. “Siamo qui per ricordare – ha aggiunto – perché la memoria richiama responsabilità”.


“Nella seconda guerra mondiale si toccò il fondo dell’abisso. La barbarie, la cancellazione di ogni dignità umana. Italia, Germania ed Europa sono state capaci di risorgere da quell’inferno, costruendo libertà, pace, democrazia, diritti, comunità, una nuova sicurezza”, ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, ricordando: “I nostri genitori, i nostri nonni non si abbandonarono alla rassegnazione. Furono capaci di trasformare il dolore più indicibile e inspiegabile in una forza generatrice. In una nuova epoca – ha aggiunto -. In un sistema che, benché imperfetto, intendeva guardare al rispetto della dignità di ogni persona. Non è stato facile ricostruire un continente dalle macerie materiali e morali cui nazismo e fascismo l’avevano condannato. Ha richiesto coraggio e sacrificio”. “Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare? Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali. Le domande penetrano le nostre coscienze, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, definitiva, segnalando, piuttosto, una irrisolta inquietudine. “E’ accaduto, quindi può di nuovo accadere”, ci ammonì Primo Levi. Può accadere se dimentichiamo”, ha sottolineato Mattarella durante la commemorazione per gli ottanta anni della strage di Marzabotto e Monte Sole.

Strage di Marzabotto, l’omaggio di Mattarella e Steinmeier alle vittime di San Martino

Strage di Marzabotto, l’omaggio di Mattarella e Steinmeier alle vittime di San MartinoRoma, 29 set. (askanews) – Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica Federale tedesca Frank-Walter Steinmeier sono giunti a San Martino per un omaggio privato a uno dei luoghi dell’eccidio nazifascista del 1944.


Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica Federale tedesca Frank-Walter Steinmeier hanno deposto a Monte Sole una corona alla memoria dei 770 caduti nell’eccidio nella strage nazifascista di Marzabotto. I due presidenti, accompagnati dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, hanno prima visitato i luoghi della strage a San Martino e Monte Sole. Poi nella tensostruttura nella piazza principale del Paese gli interventi per la cerimonia dell’ottantesimo anniversario della strage.

Strage di Marzabotto, Zuppi: senza giustizia il male è più pericoloso

Strage di Marzabotto, Zuppi: senza giustizia il male è più pericolosoRoma, 29 set. (askanews) – La giustizia “ripara” al male, “se non c’è la giustizia il male e’ più pericoloso, le tenebre entrano nel cuore dell’uomo e si diventa seminatori di morte e di altro male”. Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi nella sua omelia a Marzabotto in occasione della cerimonia per gli 80 anni dell’eccidio nazifascista.


“Molti non hanno mai chiesto perdono” ha osservato Zuppi ma “il Il male si vince con l’amore”. Nel paese sulle colline bolognesi per la commemorazione dell’eccidio anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il collega tedesco Steinmeier.

Mattarella: la transizione energetica è urgente, sia pragmatica

Mattarella: la transizione energetica è urgente, sia pragmaticaBonn, 28 set. (askanews) – “Esiste l’urgenza di una transizione energetica che sia concreta, pragmatica, sostenibile ed efficace”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al seminario delle Nazioni unite sul cambiamento climatico che si svolge a Bonn. “Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico, opponendo artificiosamente fra loro le ragioni della gestione dell’esistente a quelle del futuro dei nostri figli e nipoti”, così anche Mattarella. “Inadeguato – ha insistito il capo dello Stato -. Perché abbiamo pensato di poterla affrontare procedendo in ordine sparso, con lo sguardo rivolto alle scoperte del passato, con risorse ordinarie, con strumenti obsoleti”.


“Le conseguenze dei nostri ritardi sono sotto gli occhi di tutti e sempre nefaste. L’intensificazione della frequenza delle catastrofi naturali è sotto gli occhi di tutti e condiziona ogni aspetto della nostra vita, devastando interi territori, mietendo vittime”, ha aggiunto. “Le conseguenze del cambiamento climatico, e dei nostri ritardi nella sua mitigazione, privano dell’elementare diritto alla vita molte persone, costringendole spesso alla fuga dai luoghi che abitano, in cerca di sopravvivenza”, ha avvertito il capo dello Stato.