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Meloni: due anni fa la fiducia degli italiani, avanti con determinazione

Meloni: due anni fa la fiducia degli italiani, avanti con determinazioneNew York, 25 set. (askanews) – “Due anni fa milioni di italiani hanno riposto in Fratelli d’Italia e nel centrodestra la loro fiducia. Oggi, come allora, sentiamo la stessa responsabilità sulle nostre spalle. Non abbiamo mai smesso di ascoltare, di agire, di combattere per difendere i valori in cui crediamo e per mantenere le promesse fatte”. Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


“A tutti voi che avete creduto e che continuate a credere in noi, a tutti gli italiani – aggiunge – il nostro impegno non verrà mai meno. Due anni dopo, continuiamo a guardare avanti con la stessa determinazione. Non tradiremo mai la vostra fiducia”.

Meloni: due anni fa fiducia italiani, avanti con determinazione

Meloni: due anni fa fiducia italiani, avanti con determinazioneNew York, 25 set. (askanews) – “Due anni fa milioni di italiani hanno riposto in Fratelli d’Italia e nel centrodestra la loro fiducia. Oggi, come allora, sentiamo la stessa responsabilità sulle nostre spalle. Non abbiamo mai smesso di ascoltare, di agire, di combattere per difendere i valori in cui crediamo e per mantenere le promesse fatte”. Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


“A tutti voi che avete creduto e che continuate a credere in noi, a tutti gli italiani – aggiunge – il nostro impegno non verrà mai meno. Due anni dopo, continuiamo a guardare avanti con la stessa determinazione. Non tradiremo mai la vostra fiducia”.

Petizione contro smartphone e social a minori in Commissione Infanzia

Petizione contro smartphone e social a minori in Commissione InfanziaRoma, 25 set. (askanews) – Si è svolta in Senato la presentazione della petizione “Stop Smartphone e social sotto i 16 e 14 anni”. Oltre a Daniele Novara, sono intervenute la senatrice Simona Malpezzi (Pd) e l’onorevole Marianna Madia (Pd), la senatrice Lavinia Mennuni (Fdi), il senatore Carlo Calenda (Azione), la senatrice Elena Sironi (M5S), l’onorevole Filippo Scerra (M5S) e Andrea Cangini, direttore dell’Osservatorio Carta, Penna e Digitale.


In conclusione, Malpezzi ha proposto di continuare il percorso di collaborazione con una audizione in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza. “Il vento sta cambiando. Finalmente si stanno iniziando a prendere in considerazione le necessità dei bambini e delle bambine, e non le mode più o meno indotte. Benissimo continuare il percorso in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza, aspettiamo le firme dell’appello da parte di chi si è detto favorevole”, commenta Daniele Novara, pedagogista e autore di best seller. “Ottima notizia che gli smartphone non entrino nelle aule, ma dobbiamo renderci conto che è improbabile bloccarli a scuola e lasciare che i nostri ragazzi e le nostre ragazze stiano attaccati a uno schermo per le restanti 16 ore”, aggiunge.


“È in questo quadro che ribadisco come la nostra proposta non sia proibizionista, come non lo è il divieto per i minori su alcol, tabacco e guida automobilistica”, ha affermato Novara. “Il punto è evitare di attribuire ai genitori un ruolo poliziesco e dare loro un sostegno perché possano svolgere al meglio il loro ruolo educativo. Così come gli insegnanti. Le norme pubbliche non possono appartenere ai genitori, deve essere lo Stato a dotare tutti e tutte di una cornice normativa chiara dentro cui tutta la comunità educante può svolgere al meglio il suo ruolo”.


“Un genitore non può opporsi come un titano alle grandi multinazionali e non possiamo trasformare i figli in clienti aziendali. Diamo ai genitori e agli insegnanti uno strumento per educare all’uso delle tecnologie nel giusto modo e tempo. Non vogliamo eliminare gli smartphone, ma usarli al meglio e nelle età adeguate”. “Gli smartphone sono arrivati con la promessa di abbattere le barriere e creare una grande comunità. Ora ci ritroviamo con una situazione ribaltata, nella quale i nostri ragazzi sono vittime di isolamento, di ansie, di incapacità relazionale”. Conclude Novara: “Saremo il primo Paese al mondo? Bene, saremo i primi a mettere i ragazzi e le ragazze in sicurezza, restituire ai genitori la possibilità di educare e permettere alle scuole di guidare gli alunni verso un giusto uso della tecnologia”.

Cittadinanza, Tajani: contrari a concederla dopo 5 anni

Cittadinanza, Tajani: contrari a concederla dopo 5 anniNapoli, 25 set. (askanews) – “Stiamo lavorando, ci sarà una riunione a breve dei nostri gruppi parlamentari per discutere i contenuti. Sarà una proposta che riguarderà la cittadinanza nel suo complesso”. Lo ha ribadito il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, segretario di Fi, a margine della convention del Ppe a Napoli.


“Siamo assolutamente contrari a qualunque ipotesi di concedere la cittadinanza dopo 5 anni, ne servono almeno 10 perché si è troppo piccoli dopo 5 anni, bisogna aver maturato la coscienza e l’italianità, ma allo stesso tempo bisogna avere anche criteri un po’ più stretti per concedere la cittadinanza per ius sanguinis, perché troppe cittadinanze sono state concesse soltanto a chi voleva un passaporto per andare negli Stati Uniti o venire in Europa e non voleva essere italiano” conclude Tajani.

Papa: il mondo di oggi pullula di maghi, astrologi e sette sataniche. Il diavolo esiste

Papa: il mondo di oggi pullula di maghi, astrologi e sette sataniche. Il diavolo esisteCittà del Vaticano, 25 set. (askanews) – “Oggi assistiamo a uno strano fenomeno riguardo al demonio. A un certo livello culturale, si ritiene che semplicemente non esista. Sarebbe un simbolo dell’inconscio collettivo, o dell’alienazione, insomma una metafora. Ma la più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste, come ha scritto qualcuno”. Ha citato Charles Baudelaire, Papa Francesco per mettere in guardia i fedeli dalle nuove presenze del male nella società d’oggi. Nella sua catechesi in piazza San Pietro per l’udienza generale del mercoledì, Francesco ha toccato il tema del demonio, notando come anche oggi “il nostro mondo tecnologico e secolarizzato pullula di maghi, di occultismo, spiritismo, astrologi, venditori di fatture e di amuleti, e purtroppo di sette sataniche vere e proprie”.


“Scacciato dalla porta, il diavolo è rientrato, si direbbe, dalla finestra”, ha fatto notare Francesco aggiungendo, parlando a braccio, che “scacciato dalla fede rientra con la superstizione se sei superstizioso significa che stati dialogando con il diavolo e con il diavolo non si dialoga”.

Meloni all’Onu: riforma per una nuova cooperazione. Il destino ci sfida. L’Italia pronta a fare la sua parte

Meloni all’Onu: riforma per una nuova cooperazione. Il destino ci sfida. L’Italia pronta a fare la sua parteNew York, 25 set. (askanews) – La riforma dell’Onu, che l’Italia sostiene, deve servire “a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcuni”. Giorgia Meloni prende la parola all’Assemblea generale delle Nazioni Unite poco dopo le 19 e affronta con chiarezza il tema che in questi giorni è al centro dei lavori al Palazzo di Vetro, in particolare dopo l”accelerazione’ impressa dagli Stati Uniti alla revisione dell’assetto istituzionale dell’organizzazione. Una proposta, quella Usa, che l’Italia non apprezza. Meloni sollecita una “riflessione seria sul multilateralismo” partendo “da ciò che è utile e necessario, e non da ciò che è più facile”. Per l’Italia, scandisce, una riforma non può “prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività” e dunque “sarebbe un errore creare nuove gerarchie, con nuovi seggi permanenti. Siamo aperti a discutere la riforma senza alcun pregiudizio, ma vogliamo una riforma che serva a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcuni”.


Nel suo intervento, la premier tocca molti dei temi già anticipati ieri nel ‘Vertice del Futuro”: la guerra in Ucraina, la crisi in Medio Oriente, i rapporti con il Sud del mondo e la questione delle migrazioni, l’Intelligenza artificiale. L’aggressione russa, su cui “non possiamo voltarci dall’altra parte”, è stata una “ferita” al sistema internazionale fondato sulle regole con “effetti destabilizzanti” in tutto il mondo perché “come un domino sta contribuendo a riaccendere, o far detonare, altri focolai di crisi”. E’ quanto accaduto in Medio Oriente. La presidente del Consiglio ribadisce “il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch’essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive”. E allo stesso tempo l’Italia sostiene “anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato” ma affidato “a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia”. Questa è la prospettiva con “l’imperativo” di raggiungere “senza ulteriori ritardi un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani”, perché “non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini”.


Meloni ribadisce la necessità di un nuovo rapporto con il Sud globale, i cui problemi “sono anche i problemi del Nord del mondo”. Serve dunque “un cambio deciso di paradigma nei rapporti tra le nazioni” costruendo “un modello di cooperazione completamente nuovo” fondato sul “rispetto reciproco, la condivisione, la concretezza. Significa relazionarsi con l’altro da pari a pari, recuperare quella capacità di saper ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro che è alla base di qualsiasi fiducia reciproca”. Per questo l’Italia ha voluto in G7 “in formato aperto” e ha impresso una “svolta” ai rapporti con l’Africa con il Piano Mattei, il cui “intento non è imporre, ma condividere”. Un modo, questo, per affrontare anche il problema delle migrazioni, una nuova forma di “schiavitù” contro cui l’Onu deve “fare di più”. “Il nostro obiettivo, di fronte di decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa – ha assicurato – è garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perché non hanno altra scelta. Una disperazione sulla quale lucrano organizzazioni di criminali senza scrupoli sempre più potenti e ramificate”. Nel suo intervento, durato tredici minuti, Meloni parla anche della situazione in Venezuela, dove la comunità internazionale “non può rimanere a guardare” una “brutale repressione”; della riduzione delle emissioni ambientali (su cui ci sono “approcci ideologici e scarsa solidarietà”); dell’Intelligenza artificiale, una tecnologia “dirompente” le cui conseguenze possono essere “drammatiche soprattutto nel mercato del lavoro”.


“Tutto intorno a noi – conclude – sembra cambiare, tutto viene messo in discussione, e le poche certezze che pensavamo di avere non sono più tali. Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte”. (di Alberto Ferrarese)

Meloni ha “saltato” la cena con Biden e il vertice per l’Ucraina ma la “posizione non cambia”

Meloni ha “saltato” la cena con Biden e il vertice per l’Ucraina ma la “posizione non cambia”New York, 25 set. (askanews) – Al termine del suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu, nella notte italiana, Giorgia Meloni è salita sul volo di Stato per tornare a Roma, in ‘anticipo’, rispetto al piano originario che prevedeva di trattenersi fino al 25. Dunque oggi (mercoledì) non sarà – come anche lo scorso anno – alla tradizionale cena di gala offerta da Joe e Jill Biden al Metropolitan Museum né al vertice convocato dal presidente Usa per ribadire il sostegno all’Ucraina, presente il presidente Volodymyr Zelensky. Al summit (che dovrebbe essere in un formato G7 allargato) la premier interverrà in collegamento da Roma, ma la scelta non ha mancato di sollevare dubbi in Italia su un possibile cambio di linea del governo su Kiev.


“Non” è una scelta politica, ha assicurato rispondendo ai giornalisti. “Poi – ha aggiunto – capisco che si cerchi di sostenere tesi anche contro l’evidenza. L’incontro era previsto per oggi e abbiamo tarato il nostro programma a New York anche sulla base di quell’incontro. E’ stato spostato su richiesta degli Usa a domani, parteciperemo lo stesso e penso che al di là del tentativo di cercare di dimostrare cose indimostrabili la posizione italiana non cambia e non stia cambiando come dimostra anche l’incontro di stamani con Zelensky”. Nel colloquio Meloni ha ribadito il “convinto sostegno” dell’Italia “per tutto il tempo necessario”, ricevendo i ringraziamenti del presidente ucraino. La stessa cosa ha fatto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che l’ha sostituita nella seduta straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu su Kiev. Per questo, secondo Meloni, non è “utile per la nazione che ha il pregio che tutti riconoscono al mondo della chiarezza e della sua determinazione nel sostenere l’Ucraina cercare di raccontare un’altra storia. Non lo dico per il governo ma per l’Italia, per una volta considerata una nazione seria, affidabile, che non cambia posizione quando cambia il vento. E’ qualcosa che ci riconoscono tutti e penso che sia un elemento di cui tutti dovremmo andare fieri”. Il tema dell’Ucraina è strettamente intrecciato con la campagna elettorale americana, viste le posizioni sul tema del candidato repubblicano Donald Trump, ma anche di uno dei suoi più convinti sostenitori: quell’Elon Musk che Meloni ha scelto per farsi consegnare, ieri sera, il premio dell’Atlantic Council. La premier, rispondendo ai giornalisti, afferma di non aver avuto, in questi giorni, “contatti con Donald Trump o con potenziali membri della sua amministrazione” e nega ogni lettura “politica” del rapporto con Musk. Il numero uno di Tesla e X è “una personalità tra le più interessanti del nostro tempo”, è una scelta “che abbiamo fatto mesi fa” e “non c’entra niente con la campagna elettorale americana”. Dunque “il tentativo di schierare l’Italia nella campagna americana credo sia un tentativo italiano ma non mi pare sia particolarmente intelligente. Non sono una sostenitrice dell’ingerenza straniera nelle questioni interne delle nazioni sovrane, non sono tra quei leader che pensano di avere la facoltà di dire a un cittadino che vive in un’altra nazione cosa sia meglio per il futuro. Queste sono cose che piacciono alla sinistra, a me non sono mai piaciute”.


(di Alberto Ferrarese)

Rai, dubbi ‘campo largo’ e Pd su Aventino, pressing su Schlein

Rai, dubbi ‘campo largo’ e Pd su Aventino, pressing su SchleinRoma, 24 set. (askanews) – Si deciderà domani la linea del Pd e del ‘campo largo’ sul rinnovo del Cda Rai e ancora in queste ore sono in molti al lavoro per evitare che il centrosinistra si presenti in ordine sparso all’appuntamento. La linea dell’Aventino seguita fin qui da Elly Schlein lascia perplessi in tanti, sia dentro al suo partito, sia tra gli alleati, senza contare che M5s pare determinato a votare il proprio consigliere di amministrazione.


Domani mattina si riunirà la commissione di Vigilanza, incontro che però non dovrebbe riservare sorprese da parte del centrodestra, prevede un parlamentare democratico: “Loro andranno avanti”. Molti senatori e deputati Pd da giorni chiedevano una riunione sulla Rai, ma l’appuntamento è stato fissato solo oggi nel tardo pomeriggio, una riunione dei gruppi parlamentari fissata per le 20.30 di domani sera. Prima la Schlein farà il punto anche con Giuseppe Conte, dopo che oggi ha parlato a lungo sia con Angelo Bonelli che con Nicola Fratoianni e dopo aver sentito anche Iv. Tutti gli alleati ascoltati finora hanno provato a scoraggiare la scelta di non partecipare alle votazioni, accarezzata invece dalla segretaria finora. “Meglio fare la battaglia da dentro il cda”, insiste anche la maggior parte dei parlamentari democratici.


Con Conte si proverà a fissare almeno un minimo comune denominatore, cioé il no a Simona Agnes presidente, il nome scelto da Forza Italia. Un modo, secondo il vertice Pd, per creare un problema alla maggioranza, visto che Fdi incasserà la ‘promozione’ di Giampaolo Rossi ad amministratore delegato mentre il partito di Antonio Tajani resterebbe a mani vuote. La figura del presidente, infatti, deve essere ratificata dalla commissione di Vigilanza con i 2/3 dei voti e il centrodestra non può raggiungere il quorum senza la partecipazione almeno di parte delle opposizioni. Conte nei giorni scorsi si era detto disponibile a ragionare su un “presidente di garanzia”, aggiungendo però che i nomi finora sul tavolo non rispondevano a questi requisiti. Insomma, M5s non dovrebbe dare il proprio ok.


Ma i 5 stelle voteranno il consigliere di amministrazione che spetta loro, cosa che invece potrebbe non fare il Pd. Avs avrebbe già pronto il nome di Roberto Natale, ma molti tra i democratici pensano che questa potrebbe essere una scelta opportuna anche per il Nazareno: il Pd non indicherebbe un proprio nome, ma favorirebbe comunque l’elezione di un uomo indicato dagli alleati. Si vedrà domani quale orientamento porterà la Schlein all’assemblea dei gruppi.

Rai, centrodestra tira dritto su cda. E punta dito su divisioni Pd-M5s

Rai, centrodestra tira dritto su cda. E punta dito su divisioni Pd-M5sRoma, 24 set. (askanews) – La risposta alle voci di un rinvio che cominciano a circolare a metà mattina arriva in pochi secondi direttamente sui telefonini dei deputati di Fdi. “Obbligo di presenza giovedì 26 alle 9.30 per l’elezione di n.2 membri del cda Rai”. Dunque, come da giorni ha deciso Giorgia Meloni, questa volta per l’elezione dei 4 consiglieri di nomina parlamentare (due per ciascuna Camera) non è previsto nessuno slittamento. Lo certifica ufficialmente la capigruppo del Senato, che conferma la votazione a palazzo Madama nella stessa giornata, a partire dalle 10. Il Pd ci prova a chiedere più tempo, ma la risposta della maggioranza è un no secco.


Per il centrodestra, d’altra parte, i giochi sono sostanzialmente fatti: i voti di Fratelli d’Italia dovrebbero convergere su Federica Frangi (ma circola ancora anche il nome di Valeria Falcone), quelli della Lega su Antonio Marano (classe 1956) mentre tra giovedì e venerdì il Mef indicherà i suoi due consiglieri: Giampaolo Rossi, destinato a diventare amministratore delegato (di fatto il vero obiettivo della presidente del Consiglio), e poi quello di Simona Agnes. Dovrebbe essere lei, nei desiderata di Forza Italia, a ricoprire il ruolo di presidente. Ma è esattamente su questo punto che da settimane le trame della maggioranza si intrecciano con quelle delle opposizioni, visto che quel ruolo per essere effettivo necessita di due terzi dei voti della Vigilanza (e al centrodestra ne mancano due). La novità degli ultimi giorni è la rottura del fronte dei partiti di minoranza. I dem hanno provato a convincere tutti gli altri a seguirli nell’idea non soltanto di un Aventino in Vigilanza, ma addirittura a disertare lo stesso voto parlamentare. Giuseppe Conte, tuttavia, pur avendo posto come condizione la scelta di un presidente di garanzia (che al momento non è sul piatto), non sembra intenzionato a rinunciare all’elezione del ‘suo’ Alessandro di Majo. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, continua a sostenere che prima di procedere al rinnovo bisogna fare la riforma della governance. Il M5s, invece, sembra aver colto favorevolmente l’apertura della settimana scorsa da parte della maggioranza sulla convocazione di Stati generali dedicati proprio alla scrittura della nuova legge.


Ed è in questa crepa che il centrodestra ha deciso di incunearsi per portare a casa la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Certo, per Forza Italia c’è ancora il rischio che Simona Agnes non abbia i voti necessari per essere indicata come presidente ma in quel caso la legge prevede che a fare le funzioni sia il consigliere più anziano (dovrebbe essere Marano). Dunque intanto il nuovo cda sarebbe operativo, solo dopo si aprirebbe la questione della Vigilanza che – ci sperano gi azzurri – a quel punto potrebbe essere una partita completamente diversa. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, lo dice chiaramente con parole che suonano più come un avvertimento che come un consiglio. “Noi – dice – abbiamo aperto agli stati generali e alla riforma” della governance, “se non ci saranno i due terzi sul presidente, se non c’è un atteggiamento costruttivo, non si può pretendere di fare gli stati generali o la riforma”. Insomma, se c’è un approccio “collaborativo” bene, altrimenti “andiamo avanti, tanto la Rai va in onda pure in questo momento”. Nell’opposizione in queste ore si lavora per evitare una spaccatura. Come ammette uno dei pontieri della sinistra, “stiamo cercando di spiegare al Pd che fare l’aventino da soli sarebbe un gesto politicamente poco utile”. Ad ogni modo, dalla maggioranza non hanno nessuna intenzione di approfittare dell’impasse nell’altro fronte per provare a eleggersi un consigliere in più. “Noi andiamo per la nostra strada, decidano loro cosa vogliono fare”, spiega un alto dirigente meloniano. Così, però, in teoria, potrebbe essere il M5s a provare a raddoppiare il numero di suoi eletti in cda. Nella maggioranza non credono a questa ipotesi, ma ad ogni modo la risposta resta sempre la stessa. “Non è un problema nostro”.

Sul cda della Rai il centrodestra tira dritto. E punta il dito sulle divisioni Pd-M5s

Sul cda della Rai il centrodestra tira dritto. E punta il dito sulle divisioni Pd-M5sRoma, 24 set. (askanews) – La risposta alle voci di un rinvio che cominciano a circolare a metà mattina arriva in pochi secondi direttamente sui telefonini dei deputati di Fdi. “Obbligo di presenza giovedì 26 alle 9.30 per l’elezione di n.2 membri del cda Rai”. Dunque, come da giorni ha deciso Giorgia Meloni, questa volta per l’elezione dei 4 consiglieri di nomina parlamentare (due per ciascuna Camera) non è previsto nessuno slittamento. Lo certifica ufficialmente la capigruppo del Senato, che conferma la votazione a palazzo Madama nella stessa giornata, a partire dalle 10. Il Pd ci prova a chiedere più tempo, ma la risposta della maggioranza è un no secco.


Per il centrodestra, d’altra parte, i giochi sono sostanzialmente fatti: i voti di Fratelli d’Italia dovrebbero convergere su Federica Frangi (ma circola ancora anche il nome di Valeria Falcone), quelli della Lega su Antonio Marano (classe 1956) mentre tra giovedì e venerdì il Mef indicherà i suoi due consiglieri: Giampaolo Rossi, destinato a diventare amministratore delegato (di fatto il vero obiettivo della presidente del Consiglio), e poi quello di Simona Agnes. Dovrebbe essere lei, nei desiderata di Forza Italia, a ricoprire il ruolo di presidente. Ma è esattamente su questo punto che da settimane le trame della maggioranza si intrecciano con quelle delle opposizioni, visto che quel ruolo per essere effettivo necessita di due terzi dei voti della Vigilanza (e al centrodestra ne mancano due). La novità degli ultimi giorni è la rottura del fronte dei partiti di minoranza. I dem hanno provato a convincere tutti gli altri a seguirli nell’idea non soltanto di un Aventino in Vigilanza, ma addirittura a disertare lo stesso voto parlamentare. Giuseppe Conte, tuttavia, pur avendo posto come condizione la scelta di un presidente di garanzia (che al momento non è sul piatto), non sembra intenzionato a rinunciare all’elezione del ‘suo’ Alessandro di Majo. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, continua a sostenere che prima di procedere al rinnovo bisogna fare la riforma della governance. Il M5s, invece, sembra aver colto favorevolmente l’apertura della settimana scorsa da parte della maggioranza sulla convocazione di Stati generali dedicati proprio alla scrittura della nuova legge.


Ed è in questa crepa che il centrodestra ha deciso di incunearsi per portare a casa la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Certo, per Forza Italia c’è ancora il rischio che Simona Agnes non abbia i voti necessari per essere indicata come presidente ma in quel caso la legge prevede che a fare le funzioni sia il consigliere più anziano (dovrebbe essere Marano). Dunque intanto il nuovo cda sarebbe operativo, solo dopo si aprirebbe la questione della Vigilanza che – ci sperano gi azzurri – a quel punto potrebbe essere una partita completamente diversa. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, lo dice chiaramente con parole che suonano più come un avvertimento che come un consiglio. “Noi – dice – abbiamo aperto agli stati generali e alla riforma” della governance, “se non ci saranno i due terzi sul presidente, se non c’è un atteggiamento costruttivo, non si può pretendere di fare gli stati generali o la riforma”. Insomma, se c’è un approccio “collaborativo” bene, altrimenti “andiamo avanti, tanto la Rai va in onda pure in questo momento”. Nell’opposizione in queste ore si lavora per evitare una spaccatura. Come ammette uno dei pontieri della sinistra, “stiamo cercando di spiegare al Pd che fare l’aventino da soli sarebbe un gesto politicamente poco utile”. Ad ogni modo, dalla maggioranza non hanno nessuna intenzione di approfittare dell’impasse nell’altro fronte per provare a eleggersi un consigliere in più. “Noi andiamo per la nostra strada, decidano loro cosa vogliono fare”, spiega un alto dirigente meloniano. Così, però, in teoria, potrebbe essere il M5s a provare a raddoppiare il numero di suoi eletti in cda. Nella maggioranza non credono a questa ipotesi, ma ad ogni modo la risposta resta sempre la stessa. “Non è un problema nostro”.