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Rai, Conte apre a presidente garanzia. No Tajani, ma Fdi vede sponda

Rai, Conte apre a presidente garanzia. No Tajani, ma Fdi vede spondaRoma, 18 set. (askanews) – Non è la prima volta che lo dice. Già dieci giorni fa, parlando alla festa del ‘Fatto quotidiano’, Giuseppe Conte aveva aperto alla possibilità di votare un presidente di garanzia per la Rai. Ed è vero che la chiosa odierna è “non mi sembra che siano i nomi di cui si parla…”, ma il tempismo in alcuni casi è tutto. E nella maggioranza, soprattutto in Fratelli d’Italia, la scelta del presidente del M5s di ribadire il concetto all’indomani del comunicato in cui tutti i leader del centrodestra si sono detti disponibili a discutere di riforma della governance Rai – pur chiedendo intanto di procedere “senza indugi” al rinnovo del cda – viene visto come una sponda su cui provare a poggiare le basi della trattativa.


Di fatto, la maggioranza considera la posizione di Conte come una breccia nella compattezza mostrata dalle opposizioni in ben due comunicati congiunti, uno del 6 agosto e l’altro del 10 settembre, nei quali si minacciava l’Aventino in Vigilanza se si fosse andati avanti con il rinnovo dei consiglieri prima di una modifica della legge. Non è una pistola scarica poiché è da lì che passa il voto sul presidente su cui è necessario raccogliere, a scrutinio segreto, i due terzi dei consensi: alla maggioranza sulla carta ne mancano tre. Giorgia Meloni – viene riferito – non avrebbe alcun problema a provare a individuare un presidente di garanzia. Il ragionamento, dentro Fratelli d’Italia, è più o meno questo: a noi interessa che Giampaolo Rossi venga nominato amministratore delegato al più presto. Inoltre, si va verso uno scambio di ruoli con Roberto Sergio (ricevuto oggi a palazzo Chigi) che andrebbe a ricoprire la casella di dg (facendo contenta la Lega). Il fatto è che Forza Italia continua a chiedere che la poltrona di presidente vada invece a Simona Agnes, fortemente sponsorizzata da Gianni Letta. Antonio Tajani lo ha ribadito oggi ancora una volta. “Non abbiamo mai cambiato idea, credo – dice – che sia il miglior candidato possibile” per quel ruolo.


Per Fratelli d’Italia – perché così ha chiesto la presidente del Consiglio – il tempo per trattare scade il 26 settembre, data in cui Camera e Senato sono chiamate a eleggere due consiglieri di nomina parlamentare a testa (due tra Lega e Fdi, gli altri a M5s e Pd). La convinzione è che, a differenza di quanto vanno ipotizzando i dem, alla fine il resto dell’opposizione non accetterà di disertare quell’appuntamento rimandendo fuori dall’aula. D’altra parte anche chi è vicino alla segretaria Elly Schlein ammette che la mossa di Conte non è passata inosservata. “Prova a tenere il filo con Fdi per incassare qualcosa in più”, è il ragionamento. Ossia, qualche posticino al sole quando si tratterà di rinnovare le varie direzioni. “Una trattativa tra Meloni e Conte c’è”, è la versione di Fdi. Il Pd è tuttavia convinto che il prezzo politico sarebbe troppo alto per il presidente del M5s, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali e della costituente già infiammata dallo scontro con Beppe Grillo. Non è un caso – viene però fatto notare – che oggi, nella riunione informale fatta dagli esponenti dei vari partiti in Vigilanza, la maggioranza si sia detta disponibile a convocare gli Stati generali per discutere di riforma della Rai, appuntamento fortemente caldeggiato anche dalla presidente della commissione, la pentastellata Barbara Floridia. L’alternativa, per il centrodestra, è procedere anche senza accordo con le opposizioni, mettendo in conto pure la possibilità che alla fine a ricoprire il ruolo di presidente sia il consigliere più anziano.

Meloni vede Draghi: in report importanti spunti e priorità condivise

Meloni vede Draghi: in report importanti spunti e priorità condiviseRoma, 18 set. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricevuto questo pomeriggio a Palazzo Chigi Mario Draghi.


Al centro del lungo colloquio, ha riferito Palazzo Chigi in una nota, “un confronto approfondito sul Rapporto sul futuro della competitività europea presentato da Draghi, che contiene secondo il Governo diversi importanti spunti, tra cui la necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie – dal rafforzamento dell’industria della difesa fino alle doppie transizioni – senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune. Priorità condivise che rispecchiano anche il lavoro portato avanti dal Governo in Italia e nelle Istituzioni europee”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Mario Draghi “sono rimasti d’accordo di tenersi in contatto per continuare ad approfondire” le materie relative alla competitività europea, contenute nel rapporto sull’Ue redatto dall’ex premier.

Covid, Conte: commissione strumento per colpirmi ma non scappo

Covid, Conte: commissione strumento per colpirmi ma non scappoRoma, 18 set. (askanews) – “La commissione d’inchiesta sul Covid è stata costruita da questa maggioranza non per far tesoro della dura esperienza maturata durante la pandemia e per evitare difficoltà future, ma come strumento politico per colpire me e la squadra di governo che ha lavorato per salvare il Paese. Pensano di mettermi in difficoltà. Ebbene, eccomi qui: stamattina, alla prima riunione della commissione, mi sono presentato personalmente. Puntuale, a testa alta. Io non scappo di certo”. Lo ha scritto sui suoi canali social il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.


“Allo stesso modo in passato – ha sottolineato – sono andato di fronte al Tribunale a spiegare le scelte fatte in emergenza e le accuse sono state tutte archiviate. A scappare sono altri. Perché la maggioranza di Meloni – con la complicità di Renzi – ha fatto partire una Commissione d’inchiesta così palesemente viziata, che tiene fuori dalle attività di indagine le Regioni, che hanno gestito per gran parte l’emergenza Covid. Non vogliono che si indaghi sulle scelte dei Governatori che hanno le tessere dei loro stessi partiti. Di cosa hanno paura? Cosa hanno da nascondere agli italiani?” “In altri partiti – ha proseguito il leader stellato – ci si difende dai processi attaccando la magistratura. E sì, perché quando a sbagliare sono i poveracci nel centrodestra si indignano e invocano pene esemplari. Quando i reati li commettono loro e i loro sodali di partito accusano i giudici di finalità politiche e arrivano persino a cambiare le leggi. Noi siamo invece sempre disponibili a chiarire le nostre scelte, a spiegarle in massima trasparenza. E soprattutto crediamo nel principio fondamentale di ogni democrazia: la legge è uguale per tutti”.


“Andiamo avanti. Ci interessa fare chiarezza e capire – ha affermato l’ex premier – come mai nel 2020 mi sono trovato ad affrontare il Covid con gravi carenze della sanità dopo decenni di politiche di tagli ai nostri ospedali. Vogliamo anche sapere perché questo Governo sceglie di disinvestire sulla sanità rispetto al Pil mentre non tassa gli extraprofitti delle banche e dell’industria delle armi. Su questo nessuno risponderà, vedrete”, ha concluso.

M5S, tra temi al voto simbolo, alleanze, mandati e ruoli di vertice

M5S, tra temi al voto simbolo, alleanze, mandati e ruoli di verticeRoma, 18 set. (askanews) – “Si discute di tutto”: questo l’input che il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha dato all’intera organizzazione alla parte del “processo costituente”. E le risultanze della prima fase di scrematura delle circa 22mila proposte politiche e organizzative caricate sul sito del M5S confermano la linea che l’ex premier ha ribadito più volte, replicando anche in modo molto secco alle richieste del fondatore e garante Beppe Grillo di delimitare l’ambito dell discussione escludendo nome, simbolo e limite dei due mandati elettivi nelle istituzioni.


Gli iscritti e i non iscritti che si sono aggregati alla carovana che dovrebbe concludersi con una assemblea costituente nazionale sono infatti chiamati a votare per scegliere 12 su 20 testi tematici che sono ii frutto della sintesi delle questioni principali e delle assonanze riscontrate in quelle 22mila proposte: e fra questi 20 temi ci sono anche quelli che secondo Grillo non possono essere messi in questione: nome, simbolo, mandati elettivi, e anche ruoli e competenze del presidente e del garante. Il capitolo dedicato alla “Revisione della Carta dei principi e dei valori” spiega che “lo Stato sociale, la solidarietà in tutte le sue declinazioni politiche, sociali ed economiche, la centralità delle persone, la difesa della Costituzione italiana e delle libertà che in essa vivono, un benessere equo e sostenibile per tutti, devono essere i principi guida del Movimento, da far valere anche per eventuali alleanze”.


Cruciale il quesito numero 18 sottoposto al voto: “Revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il nome e il simbolo del Movimento e la riorganizzazione dei Gruppi territoriali”. “Risulta prioritario – si legge – verificare se la struttura di governo del Movimento sia ancora attuale o se vadano modificati alcuni ruoli e funzioni, in particolare quelli del Presidente e del Garante dei valori, i loro rispettivi ambiti di intervento e la durata del loro mandato. Assieme a questo è necessario aprire una riflessione sul cambio di simbolo e di denominazione del Movimento, sulla definizione delle responsabilità dei Coordinatori regionali e provinciali, sulla possibile reintroduzione dei Gruppi di lavoro e sul funzionamento dei Gruppi territoriali, che sono da considerare elemento chiave per la crescita del Movimento”. Tra le indicazioni che, se passeranno fra le 12 più votate, verranno sottoposte alla seconda fase del “confronto deliberativo” (con 300 iscritti sorteggiati appositamente) c’è – innovazione davvero significativa per chi ha memoria dell’atteggiamento dei primi 5 stelle sui temi dell’informazione – l’ipotesi da valutare della “creazione di un organo di informazione del Movimento”. Più in linea con le modalità del M5S delle origini la richiesta di “una maggiore digitalizzazione del Movimento, come ad esempio un documento digitale che dimostri l’avvenuta iscrizione al partito, la creazione di piattaforme digitali innovative, forum digitali di discussione, etc”. Al punto 19 gli iscritti potrenno scegliere di privilegiare la “Revisione del Codice etico per candidature e alleanze”. Si tratta, si legge, di “aspetti, tra loro collegati, di particolare importanza nel dibattito sul futuro del Movimento. Il primo è relativo al limite dei due mandati, per il quale va discusso se mantenerlo, prevederne dei casi di deroga o allungarlo. Il secondo aspetto è relativo alle qualità etico-morali dei candidati, che potrebbero essere rafforzate nel Codice sui fronti dell’integrità, dell’onestà, della trasparenza, e del legame col territorio. Il terzo aspetto è relativo al territorio di appartenenza e provenienza dei candidati e alla effettiva partecipazione alla vita del Movimento locale. Il quarto aspetto è relativo al posizionamento nell’arco parlamentare. Il dibattito vede posizioni variabili tra una posizione di autonomia e indipendenza, capace di affrontare tematiche sfidanti per la società tralasciate dalle altre forze politiche, fino ad una propensione alle alleanze con altri partiti. In quest’ultimo caso ci si deve chiedere se servano candidati con maggiore esperienza politica per assumere ruoli di vertice, oppure se sia piuttosto una questione di compromessi che comunque rischierebbero di snaturare il Movimento”.

Governo, Marina Berlusconi: nessuna disistima per Meloni o Tajani

Governo, Marina Berlusconi: nessuna disistima per Meloni o TajaniRoma, 18 set. (askanews) – Marina Berlusconi scrive una lettera a ‘Repubblica’ per smentire i retroscena che attribuiscono ai figli dell’ex premier trame contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, o il segretario di Fi, Antonio Tajani.


“So bene – afferma – che arginare il fiume delle voci e delle indiscrezioni è pratica molto difficile, se non impossibile, ma io non posso continuare a tollerare presunte ricostruzioni che non hanno il minimo contatto con la realtà”. In particolare, Marina Berlusconi nega che da parte della famiglia ci sia “‘disistima’ nei confronti di Giorgia Meloni e ‘scontentezza’ per l’operato di Antonio Tajani alla guida di Forza Italia, quando in entrambi i casi è vero esattamente il contrario” e fa riferimento a “pensieri e progetti che non ho, né ho mai avuto”. “Arriva addirittura a deformare il contenuto di incontri che fanno parte del mio ruolo e del mio lavoro, trasformandoli in assurde riunioni carbonare che nasconderebbero trame politiche da fantascienza”, spiega in merito al recente colloquio con Mario Draghi.


“Tutto molto affascinante, lo ammetto: quasi intrigante. Ma anche – osserva – distante ventimila leghe dalla verità. Già, la verità… In un’epoca di fake news e di chiacchiere incontrollabili, conta ancora qualcosa?”. Da qui, la decisione di siglare la lettera “per rispetto del lavoro che fate e per rispetto del suo giornale. Ancor prima, però, per rispetto e per amor di verità. Forse sarò ostinata, e di certo le parrò all’antica, ma continuo a pensare che la realtà dei fatti conservi un valore. E che i ‘retroscena’ possano avere un senso soltanto quando e se, da dietro il palcoscenico, descrivono una scena reale. Non un teatro – anzi un teatrino – che non c’è”, conclude.

Manovra, Meloni a Confindustria: lavoriamo insieme. E sull’Ue “sono d’accordo con Draghi”

Manovra, Meloni a Confindustria: lavoriamo insieme. E sull’Ue “sono d’accordo con Draghi”Roma, 18 set. (askanews) – “Propongo di vederci da subito, c’è molto lavoro da fare, con la legge di bilancio, cerchiamo di organizzare prima possibile. Confido che continueremo a lavorare insieme. Avrete un confronto leale e regole certe, non andremo sempre d’accordo ma la penseremo sempre sullo stesso modo su un punto: l’Italia può ancora stupire e lasciare tutti a bocca aperta. A lungo abbiamo rincorso gli altri, ci dobbiamo far rincorrere dagli altri”, lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo all’assemblea di Confindustria, rivolgendosi al presidente Orsini. E se da un lato propone un lavoro con Confindustria, dall’altro rilancia con Draghi: in Unione europea servono “investimenti” per la transizione ecologica, come indicato anche da Mario Draghi nel suo report, ha detto Meloni, rivolgendosi al presidente di Confindustria Orsini.


“Come correttamente ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea – ha detto Meloni – gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungere, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita. Anche questa è una cosa che mi sono permessa di far notare varie volte in pensieri europei, e cioè che non ha molto senso dotarsi di alcune strategie e poi non creare gli strumenti per realizzare quelle strategie. Perché senza gli strumenti, banalmente, le cose alla fine non si riescono a fare”. E la premier e il suo predecessore si incontreranno oggi a Palazzo Chigi, proprio per discutere del rapporto Draghi.

Meloni a Confindustria: vediamoci subito, lavoriamo insieme su manovra

Meloni a Confindustria: vediamoci subito, lavoriamo insieme su manovraRoma, 18 set. (askanews) – “Propongo di vederci da subito, c’è molto lavoro da fare, con la legge di bilancio, cerchiamo di organizzare prima possibile. Confido che continueremo a lavorare insieme. Avrete un confronto leale e regole certe, non andremo sempre d’accordo ma la penseremo sempre sullo stesso modo su un punto: l’Italia può ancora stupire e lasciare tutti a bocca aperta. A lungo abbiamo rincorso gli altri, ci dobbiamo far rincorrere dagli altri”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo all’assemblea di Confindustria, rivolgendosi al presidente Orsini.


“Per troppi anni – ha aggiunto – noi ci siamo accontentati di rincorrere gli altri, è arrivato il momento che ci facciamo rincorrere noi e lo possiamo fare, lo possiamo fare soprattutto se ci lavoriamo insieme, se ci rimbocchiamo le maniche insieme, se crediamo un po più a noi stessi, se riusciamo a valorizzare un po di più le cose belle che accadono in questa nazione, invece di valorizzare sempre solo quello che va male, perché alla fine se non ci crediamo noi non possiamo convincere neanche gli altri. Io credo e vedo un’Italia amata, stimata, ricercata nel mondo. So che quell’Italia stimata, amata e ricercata nel mondo ce l’ho dietro alle spalle, sono pronta a aprire tutte le porte che è necessario aprire, ma poi ci dobbiamo credere insieme e dobbiamo camminare mano nella mano”. Davanti alla platea degli industriali Meloni ha ribadito che “è finita la stagione dei bonus”, la stagione in cui si “gettano soldi dalla finestra per ottenere consenso”. E si è detta d’accordo con Mario Draghi: “Come correttamente ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea – ha detto – gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungere, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita. Anche questa è una cosa che mi sono permessa di far notare varie volte in pensieri europei, e cioè che non ha molto senso dotarsi di alcune strategie e poi non creare gli strumenti per realizzare quelle strategie. Perché senza gli strumenti, banalmente, le cose alla fine non si riescono a fare”.


La premier e il suo predecessore si incontrano oggi a Palazzo Chigi, proprio per discutere del rapporto Draghi.

Fdi e Fi voteranno sì alla nuova Commissione Ue, Lega verso il no

Fdi e Fi voteranno sì alla nuova Commissione Ue, Lega verso il noRoma, 17 set. (askanews) – Sì alla Commissione europea da Fratelli d’Italia e, naturalmente, da Forza Italia, no dalla Lega. Questo il quadro del centrodestra italiano sul nuovo esecutivo comunitario che nell’arco di un mese e mezzo, salvo intoppi, dovrebbe presentarsi al Parlamento europeo per la ‘fiducia’. La nomina di Raffaele Fitto, con la vicepresidenza esecutiva e la responsabilità sulla Coesione, le riforme e il Pnrr (in coabitazione con Valdis Dombrovskis) soddisfa pienamente Giorgia Meloni: “Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue. L’Italia torna finalmente protagonista in Europa”, ha scritto su X la premier. Quindi, secondo quanto spiegano fonti a Bruxelles, la pattuglia di Fratelli d’Italia non negherà il suo voto per far decollare la Commissione che vede all’interno un membro del partito. Ma questo, si precisa, non vuol dire un “ingresso in maggioranza”.


Come sempre a Bruxelles, infatti, viene fatta una distinzione tra il voto come Paese (dunque l’ok alla Commissione) e quello sui provvedimenti che via via saranno portati in esame. In quel caso la pattuglia di Fdi – all’opposizione con i conservatori di Ecr – farà una valutazione sui testi, con possibili maggioranze variabili come spesso accade a Strasburgo. Certo è che il ruolo assegnato a Fitto crea una diversa disponibilità di massima nei confronti di von der Leyen, che appena due mesi fa aveva avuto il voto contrario di Fdi. Scontato il sì alla Commissione di Forza Italia – che fa parte del Ppe, il primo partito della maggioranza che regge la presidente tedesca – è la Lega che marcherà una differenza. Non sul voto a Fitto, che “ha il curriculum, le relazioni e le competenze per essere un buon commissario”, dice il capo delegazione Paolo Borchia; ma sulla Commissione al momento la Lega non ravvisa la “discontinuità” invocata: “A leggere i nomi dei commissari, la possibilità che possiamo votare a favore è molto, molto teorica… Non c’è la discontinuità rispetto agli ultimoi 5 anni che sarebbe necessaria”, dicono fonti leghiste all’Europarlamento. Anche perchè il caso Vannacci, sospeso da vice presidente del gruppo dei Patrioti, e l’intenzione del generale di dare vita a un suo movimento, non consentono ai leghisti posizioni più morbide verso la tanto contestata von der Leyen.


Ecco allora che il Carroccio punta a Bruxelles a condizionare le politiche comunitarie sui vari dossier, magari aggiungendo i propri voti sui provvedimenti più invisi ai Socialisti e provando a spaccare la maggioranza Ursula, a partire dal ripensamento del Green Deal: “La Lega non sarà prevenuta, valuteremo ogni provvedimento sul merito. Se si vorrà proseguire sulla stessa strada degli ultimi anni, noi continueremo a dire no. Se invece ci sarà voglia di dialogo, noi ci saremo”.

Il centrodestra apre su riforma governance. E punta a sponda M5s

Il centrodestra apre su riforma governance. E punta a sponda M5sRoma, 17 set. (askanews) – In teoria è un ramoscello d’olivo. La maggioranza fa la sua mossa per provare a sbloccare l’impasse sul rinnovo del cda Rai in vista della convocazione di Camera e Senato già fissata per il 26 settembre. E lo fa con un comunicato che, per la prima volta, risponde pubblicamente a ben due prese di posizione – una del 6 agosto, l’altra di una settimana fa – in cui l’opposizione unita minacciava l’aventino in commissione di Vigilanza (da cui passa il voto sul presidente, per cui servono i due terzi dei consensi) se non si fosse proceduto a una riforma della governance di viale Mazzini prima di fare le nomine.


A firmare la nota, e non è un caso, sono tutti i leader dei partiti di maggioranza: Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi. E’, o almeno dovrebbe essere, quel “segnale politico” che chiedevano le opposizioni. Da una parte, appunto, si dice che è “opportuno avviare in Parlamento il confronto per definire una nuova legge di sistema” e si fa riferimento al recepimento del Media Freedom Act costantemente invocato dai partiti di minoranza, dall’altra, però si insiste sul fatto che, in attesa delle nuove regole, “debbano essere applicate le norme vigenti senza indugi, a tutela delle prerogative del Parlamento”. “Ora non hanno più alibi”, sintetizza chi in Fratelli d’Italia si sta occupando della questione. E, tuttavia, il reale obiettivo della mossa fatta dalla maggioranza sarebbe quello di provare a spaccare il fronte comune delle opposizioni, sperando di riuscire a fare breccia nel M5s. “Il Pd ha molto da perdere ma loro hanno solo da guadagnare”, si sottolinea nel centrodestra. Il sottinteso è che, di fronte a un atteggiamento di maggiore benevolenza, si aprirebbero per i pentastellati più opportunità di ottenere posizioni importanti al momento in cui si procederà al rinnovo delle direzioni.


Domani mattina la commissione di Vigilanza è convocata alle 8 per il varo delle disposizioni di par condicio per le elezioni in Liguria e per decidere su alcune audizioni. Nel corso della giornata si dovrebbe svolgere, come anticipato dalla presidente Barbara Floridia, un incontro dei rappresentati dei partiti per cominciare a discutere. “Ne approfittiamo per vedere cosa hanno intenzione di fare nella maggioranza”, fanno sapere i dem. Le prime reazioni dei partiti di opposizione, in realtà, non sembrano offrire particolari sponde. Il Pd, pur riconoscendo che ci sia stato “un passo avanti” chiede di passare “dalle parole ai fatti”. La segretaria Elly Schlein lo dice nettamente. “Pare che finalmente abbiamo convinto la maggioranza della necessità di procedere alla riforma della Rai” ma “voglio chiarire che noi non siamo disponibili a nomine, lottizzazioni, rinnovi di Cda che praticamente sarebbero già in scadenza prima di aver proceduto alla riforma della governance complessiva”. Anche Avs – alla quale però non spetterebbe un consigliere – si chiama fuori. Il M5s, a sua volta, chiede la convocazione di “stati generali” per discutere della riforma prima che si parli di nomi. Ed è proprio in questa sfumatura che Fratelli d’Italia pensa di potersi inserire, convinta che la richiesta sia meno perentoria di quella dem ma anche che i pentastellati non abbiano detto un no esplicito a procedere intanto al rinnovo con le vecchie regole.


Il problema, tutto interno alla maggioranza, resta poi quello della presidenza per la quale in pole position il nome è quello di Simona Agnes in quota Forza Italia. E, tuttavia, alla maggioranza mancano tre voti in Vigilanza per ottenere il quorum, dunque serve un ‘aiutino’ dall’opposizione. L’addio di Mariastella Gelmini ad Azione sulla carta potrebbe far guadagnare un voto, ma è probabile che Calenda proceda alla sostituzione in tempi rapidi. Diversamente l’ipotesi è che si indichi un nome di garanzia, ma questo comporterebbe un cambio di cavallo del partito azzurro che al momento Antonio Tajani non sembrerebbe intenzionato a fare. “A noi cambia poco”, chiosano da Fdi, a cui interessa soltanto che si proceda finalmente alla nomina di Giampaolo Rossi come Ad. L’ordine consegnato da Giorgia Meloni ai suoi è comunque quello di non andare oltre la data del 26 settembre e di procedere anche alla prova di forza, se necessario. Anche a costo che il ruolo di presidente finisca per essere ricoperto dal consigliere più anziano.

Ue, Meloni: a Fitto deleghe fondamentali per interessi Italia

Ue, Meloni: a Fitto deleghe fondamentali per interessi ItaliaRoma, 17 set. (askanews) – “Io penso che Fitto e l’Italia abbiano avuto una delega molto importante: una vicepresidenza esecutiva, che era la nostra grande ambizione, vuol dire chiaramente avere uno dei ruoli più influenti all’interno della Commissione europea, con una delega molto importante che è riforme e fondi di coesione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella registrazione della puntata di ‘Cinque minuti’ in onda stasera.


“Nella lettera di incarico che Ursula von der Leyen scrive a Raffaele Fitto – ha aggiunto – quando si parla di riforme si dice di garantire che l’Europa metta in campo gli adeguati investimenti e le adeguate riforme per la sua crescita, quindi va inteso come materia di competenza economica. I fondi di coesione sono quasi 400 miliardi di euro di competenza del commissario Fitto per questa programmazione che finisce nel 2027, dopodiché c’è quella che inizierà nel 2028 e sono altri 400 miliardi. Sono fondi molto importanti: l’Italia ha 47 miliardi di fondi di coesione in questa programmazione, sono quelli che servono a combattere il divario tra i territori. Quindi per esempio in Italia sono importantissimi per il Mezzogiorno, per le aree interne, ma sono in generale importanti in Europa”. “Il Pnrr che prima aveva solamente commissario Dombrovskis e adesso hanno insieme Dombrovskis e Fitto – ha ripreso – sono altri 600 miliardi di euro di competenza. Dopodiché Fitto come vicepresidente della commissione coordina il lavoro di alcuni altri commissari. Quali sono le materie che vengono affidate a Raffaele? Agricoltura, trasporti, turismo, pesca, economia del mare. Tutte deleghe fondamentali per gli interessi italiani. L’Agricoltura è molto importante, c’è attenzione particolare ai nostri agricoltori, al loro sviluppo, al loro futuro. Sull’economia del mare, noi siamo stati il primo governo che in Italia ha istituito un ministero che si occupava di mare. Perché? E vuol dire anche che Fitto ha un ruolo molto importante secondo me per quelle che sono le nazioni mediterranee d’Europa. Ci siamo detti tante volte che forse il Mediterraneo dovrebbe far sentire un po’ più il suo ruolo e il suo peso. Quel momento arriva ed è un momento nel quale l’Italia ha un ruolo particolarmente centrale”, ha concluso.