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Rai, ‘campo largo’ riflette su ‘Aventino’, colloqui tra i leader

Rai, ‘campo largo’ riflette su ‘Aventino’, colloqui tra i leaderRoma, 18 set. (askanews) – L’accelerazione del centrodestra sulla Rai rischia di diventare un problema per il “campo progressista”. All’apertura di lunedì della maggioranza ad una riforma della tv pubblica la risposta era stata di chiusura, Elly Schlein aveva detto un fermo “no” al rinnovo del Cda prima di cambiare le regole del gioco ma Giuseppe Conte oggi schiude uno spiraglio e non a caso per tutto il giorno alla Camera si sono susseguiti colloqui tra i leader del centrosinistra. La leader Pd ha parlato a lungo con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i leader di Avs.


Bonelli, poi, ha colloquiato in Transatlantico per diversi minuti con il leader M5s Conte, senza contare che tra gli stessi parlamentari Pd sono in parecchi a dire che la linea aventiniana non può durare a lungo, soprattutto se davvero la maggioranza vorrà andare al voto il 26 settembre. E, racconta un dirigente del centrosinistra, della questione a breve dovrebbero parlare direttamente Schlein e Conte. In molti sono al lavoro per evitare che si rompa il fronte delle opposizioni che è stato unito nelle scorse settimane, cosa che rischierebbe di accadere se i 5 stelle dovessero davvero sedersi al tavolo per la scelta di un “presidente di garanzia”. Peraltro, ragionano in diversi sia dentro che fuori il Pd, la scelta di restare fuori dalla trattativa non fermerebbe comunque il centrodestra. Già ieri sera un dirigente democratico spiegava di non fidarsi fino in fondo della tenuta dei 5 stelle sulla linea del “no”, ma fino a questa mattina la chiosa era: “Non crediamo che M5s si smarchi mentre andiamo alleati alle regionali in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna”.


Ma le parole di Conte sono state chiaramente registrate da tutti: “Ci fosse un presidente autorevole – ha detto il leader 5 stelle – assolutamente non riconducibile a logiche partitiche, certo nell’interesse del servizio pubblico, certamente lo voteremmo”. Certo, Conte ha aggiunto: “Ma non mi sembra che siano i nomi di cui si parla…”. Ma il tono è ben diverso dal “no” secco pronunciato ieri dalla leader Pd. “Abbiamo fatto bene a dire al centrodestra che si deve affrontare la riforma prima di parlare del cda – dice un esponente democratico della Vigilanza – Ma se loro insistono per votare secondo me va fatta una discussione su quale linea tenere”. Una voce non isolata, “la linea dell’Aventino non mi convince, ne parleremo con la segretaria”, aggiunge un altro parlamentare. E, commenta un deputato alleato, “sarebbe meglio evitare di andare al voto in ordine sparsoà”.


Perché, appunto, la maggioranza potrebbe anche andare avanti da sola, seppure con l’inconveniente di dover poi rassegnarsi ad un presidente scelto secondo la regola della maggiore anzianità. Uno dei parlamentari Pd insiste a chiedere “una discussione” in caso di voto e ricorda che ci sono due opzioni: la scheda bianca, con il rischio che non tutti siano allineati su questa scelta, o lo “schema-Bersani”, cioè l’indicazione non di “candidati del Pd” ma di nomi autorevoli, presi dal mondo della cultura, del giornalismo, dell’impresa e indicati in base al curriculum. L’idea, sui cui si cerca di lavorare in vista del colloquio Schlein-Conte, è quella di subordinare un dialogo su un “presidente di garanzia” all’avvio di un percorso di riforma della governance della Rai. Non ci si accontenterebbe di una dichiarazione come quella di ieri, insomma, ma per avviare un confronto verrebbe chiesto al centrodestra almeno di incardinare la riforma in Parlamento. Uno schema che potrebbe interessare anche a Giorgia Meloni per evitare di arrivare ad un presidente scelto col criterio della maggiore anzianità. Si vedrà nei prossimi giorni se il fronte delle opposizioni riuscirà a tenere una linea comune.

Meloni vede Draghi, messaggio a Ue su priorità dopo nomina Fitto

Meloni vede Draghi, messaggio a Ue su priorità dopo nomina FittoRoma, 18 set. (askanews) – Baci, una stretta di mano a favore di fotografi e un colloquio di poco più di un’ora tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Mario Draghi. Il giorno dopo l’investitura di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione, la premier ha ricevuto il suo predecessore in un incontro – che lei stessa aveva sollecitato – che è anche un messaggio a Bruxelles. Sul tavolo un confronto “approfondito” sul Rapporto sul futuro della competitività europea redatto dall’ex numero uno della Bce su incarico di Ursula von der Leyen.


Nel report, sottolinea Palazzo Chigi in una nota, ci sono “diversi importanti spunti” per il governo, tra cui “la necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie – dal rafforzamento dell’industria della difesa fino alle doppie transizioni – senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune”. Una necessità, quello di strumenti di finanziamenti comuni, sempre affermata da Meloni e che potrebbe rilanciare con maggior forza proprio facendo leva sul report (non a caso criticato da alcuni Paesi ‘frugali’). Infatti, nella nota si sottolinea che le priorità indicate da Draghi sono “condivise” e “rispecchiano anche il lavoro portato avanti dal Governo in Italia e nelle Istituzioni europee”. Meloni e Draghi continueranno a tenersi “in contatto” per “continuare ad approfondire queste materie”. Proprio in mattinata, intervenendo all’assemblea di Confindustria, Meloni aveva sottolineato i “rischi che l’economia italiana ed europea corrono se non si invertono alcune tendenze”. Ad esempio sulla transizione green che a causa di un’impostazione “ideologica” e autodistruttiva” mette a rischio le imprese. E proprio citando Draghi, aveva sollecitato “investimenti e risorse adeguati”. Agli industriali Meloni ha promesso un confronto sulla manovra “da subito” per lavorare “insieme” a una legge di bilancio che sarà “seria e di buon senso”, senza più bonus ma con sostegno a famiglie, in particolare quelle con figli, imprese che assumono e risorse per la sanità.


Il colloquio con Draghi arriva a pochi giorni dalla visita dell’ex premier a Marina Berlusconi. Un incontro, organizzato da Gianni Letta, che aveva creato qualche malumore dalle parti di piazza Colonna e via della Scrofa, sede di Fdi, alimentando rumors e retroscena su una ‘distanza’ tra la famiglia Berlusconi e la premier. Distanza oggi smentita, con una lettera a ‘La Repubblica’, dalla stessa Marina: nessuna “disistima”, assicura, per Meloni né “scontentezza” per l’operato di Antonio Tajani. In particolare per quanto riguarda il colloquio con Draghi – scrive – si è voluto “deformare il contenuto di incontri che fanno parte del mio ruolo e del mio lavoro, trasformandoli in assurde riunioni carbonare che nasconderebbero trame politiche da fantascienza”. Parole però che, secondo quanto riferiscono più parlamentari del centrodestra, non sgombrano completamente il campo dai ‘dubbi’.

Rai, Conte apre a presidente garanzia. No Tajani, ma Fdi vede sponda

Rai, Conte apre a presidente garanzia. No Tajani, ma Fdi vede spondaRoma, 18 set. (askanews) – Non è la prima volta che lo dice. Già dieci giorni fa, parlando alla festa del ‘Fatto quotidiano’, Giuseppe Conte aveva aperto alla possibilità di votare un presidente di garanzia per la Rai. Ed è vero che la chiosa odierna è “non mi sembra che siano i nomi di cui si parla…”, ma il tempismo in alcuni casi è tutto. E nella maggioranza, soprattutto in Fratelli d’Italia, la scelta del presidente del M5s di ribadire il concetto all’indomani del comunicato in cui tutti i leader del centrodestra si sono detti disponibili a discutere di riforma della governance Rai – pur chiedendo intanto di procedere “senza indugi” al rinnovo del cda – viene visto come una sponda su cui provare a poggiare le basi della trattativa.


Di fatto, la maggioranza considera la posizione di Conte come una breccia nella compattezza mostrata dalle opposizioni in ben due comunicati congiunti, uno del 6 agosto e l’altro del 10 settembre, nei quali si minacciava l’Aventino in Vigilanza se si fosse andati avanti con il rinnovo dei consiglieri prima di una modifica della legge. Non è una pistola scarica poiché è da lì che passa il voto sul presidente su cui è necessario raccogliere, a scrutinio segreto, i due terzi dei consensi: alla maggioranza sulla carta ne mancano tre. Giorgia Meloni – viene riferito – non avrebbe alcun problema a provare a individuare un presidente di garanzia. Il ragionamento, dentro Fratelli d’Italia, è più o meno questo: a noi interessa che Giampaolo Rossi venga nominato amministratore delegato al più presto. Inoltre, si va verso uno scambio di ruoli con Roberto Sergio (ricevuto oggi a palazzo Chigi) che andrebbe a ricoprire la casella di dg (facendo contenta la Lega). Il fatto è che Forza Italia continua a chiedere che la poltrona di presidente vada invece a Simona Agnes, fortemente sponsorizzata da Gianni Letta. Antonio Tajani lo ha ribadito oggi ancora una volta. “Non abbiamo mai cambiato idea, credo – dice – che sia il miglior candidato possibile” per quel ruolo.


Per Fratelli d’Italia – perché così ha chiesto la presidente del Consiglio – il tempo per trattare scade il 26 settembre, data in cui Camera e Senato sono chiamate a eleggere due consiglieri di nomina parlamentare a testa (due tra Lega e Fdi, gli altri a M5s e Pd). La convinzione è che, a differenza di quanto vanno ipotizzando i dem, alla fine il resto dell’opposizione non accetterà di disertare quell’appuntamento rimandendo fuori dall’aula. D’altra parte anche chi è vicino alla segretaria Elly Schlein ammette che la mossa di Conte non è passata inosservata. “Prova a tenere il filo con Fdi per incassare qualcosa in più”, è il ragionamento. Ossia, qualche posticino al sole quando si tratterà di rinnovare le varie direzioni. “Una trattativa tra Meloni e Conte c’è”, è la versione di Fdi. Il Pd è tuttavia convinto che il prezzo politico sarebbe troppo alto per il presidente del M5s, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali e della costituente già infiammata dallo scontro con Beppe Grillo. Non è un caso – viene però fatto notare – che oggi, nella riunione informale fatta dagli esponenti dei vari partiti in Vigilanza, la maggioranza si sia detta disponibile a convocare gli Stati generali per discutere di riforma della Rai, appuntamento fortemente caldeggiato anche dalla presidente della commissione, la pentastellata Barbara Floridia. L’alternativa, per il centrodestra, è procedere anche senza accordo con le opposizioni, mettendo in conto pure la possibilità che alla fine a ricoprire il ruolo di presidente sia il consigliere più anziano.

Meloni vede Draghi: in report importanti spunti e priorità condivise

Meloni vede Draghi: in report importanti spunti e priorità condiviseRoma, 18 set. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricevuto questo pomeriggio a Palazzo Chigi Mario Draghi.


Al centro del lungo colloquio, ha riferito Palazzo Chigi in una nota, “un confronto approfondito sul Rapporto sul futuro della competitività europea presentato da Draghi, che contiene secondo il Governo diversi importanti spunti, tra cui la necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie – dal rafforzamento dell’industria della difesa fino alle doppie transizioni – senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune. Priorità condivise che rispecchiano anche il lavoro portato avanti dal Governo in Italia e nelle Istituzioni europee”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Mario Draghi “sono rimasti d’accordo di tenersi in contatto per continuare ad approfondire” le materie relative alla competitività europea, contenute nel rapporto sull’Ue redatto dall’ex premier.

Covid, Conte: commissione strumento per colpirmi ma non scappo

Covid, Conte: commissione strumento per colpirmi ma non scappoRoma, 18 set. (askanews) – “La commissione d’inchiesta sul Covid è stata costruita da questa maggioranza non per far tesoro della dura esperienza maturata durante la pandemia e per evitare difficoltà future, ma come strumento politico per colpire me e la squadra di governo che ha lavorato per salvare il Paese. Pensano di mettermi in difficoltà. Ebbene, eccomi qui: stamattina, alla prima riunione della commissione, mi sono presentato personalmente. Puntuale, a testa alta. Io non scappo di certo”. Lo ha scritto sui suoi canali social il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.


“Allo stesso modo in passato – ha sottolineato – sono andato di fronte al Tribunale a spiegare le scelte fatte in emergenza e le accuse sono state tutte archiviate. A scappare sono altri. Perché la maggioranza di Meloni – con la complicità di Renzi – ha fatto partire una Commissione d’inchiesta così palesemente viziata, che tiene fuori dalle attività di indagine le Regioni, che hanno gestito per gran parte l’emergenza Covid. Non vogliono che si indaghi sulle scelte dei Governatori che hanno le tessere dei loro stessi partiti. Di cosa hanno paura? Cosa hanno da nascondere agli italiani?” “In altri partiti – ha proseguito il leader stellato – ci si difende dai processi attaccando la magistratura. E sì, perché quando a sbagliare sono i poveracci nel centrodestra si indignano e invocano pene esemplari. Quando i reati li commettono loro e i loro sodali di partito accusano i giudici di finalità politiche e arrivano persino a cambiare le leggi. Noi siamo invece sempre disponibili a chiarire le nostre scelte, a spiegarle in massima trasparenza. E soprattutto crediamo nel principio fondamentale di ogni democrazia: la legge è uguale per tutti”.


“Andiamo avanti. Ci interessa fare chiarezza e capire – ha affermato l’ex premier – come mai nel 2020 mi sono trovato ad affrontare il Covid con gravi carenze della sanità dopo decenni di politiche di tagli ai nostri ospedali. Vogliamo anche sapere perché questo Governo sceglie di disinvestire sulla sanità rispetto al Pil mentre non tassa gli extraprofitti delle banche e dell’industria delle armi. Su questo nessuno risponderà, vedrete”, ha concluso.

M5S, tra temi al voto simbolo, alleanze, mandati e ruoli di vertice

M5S, tra temi al voto simbolo, alleanze, mandati e ruoli di verticeRoma, 18 set. (askanews) – “Si discute di tutto”: questo l’input che il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha dato all’intera organizzazione alla parte del “processo costituente”. E le risultanze della prima fase di scrematura delle circa 22mila proposte politiche e organizzative caricate sul sito del M5S confermano la linea che l’ex premier ha ribadito più volte, replicando anche in modo molto secco alle richieste del fondatore e garante Beppe Grillo di delimitare l’ambito dell discussione escludendo nome, simbolo e limite dei due mandati elettivi nelle istituzioni.


Gli iscritti e i non iscritti che si sono aggregati alla carovana che dovrebbe concludersi con una assemblea costituente nazionale sono infatti chiamati a votare per scegliere 12 su 20 testi tematici che sono ii frutto della sintesi delle questioni principali e delle assonanze riscontrate in quelle 22mila proposte: e fra questi 20 temi ci sono anche quelli che secondo Grillo non possono essere messi in questione: nome, simbolo, mandati elettivi, e anche ruoli e competenze del presidente e del garante. Il capitolo dedicato alla “Revisione della Carta dei principi e dei valori” spiega che “lo Stato sociale, la solidarietà in tutte le sue declinazioni politiche, sociali ed economiche, la centralità delle persone, la difesa della Costituzione italiana e delle libertà che in essa vivono, un benessere equo e sostenibile per tutti, devono essere i principi guida del Movimento, da far valere anche per eventuali alleanze”.


Cruciale il quesito numero 18 sottoposto al voto: “Revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il nome e il simbolo del Movimento e la riorganizzazione dei Gruppi territoriali”. “Risulta prioritario – si legge – verificare se la struttura di governo del Movimento sia ancora attuale o se vadano modificati alcuni ruoli e funzioni, in particolare quelli del Presidente e del Garante dei valori, i loro rispettivi ambiti di intervento e la durata del loro mandato. Assieme a questo è necessario aprire una riflessione sul cambio di simbolo e di denominazione del Movimento, sulla definizione delle responsabilità dei Coordinatori regionali e provinciali, sulla possibile reintroduzione dei Gruppi di lavoro e sul funzionamento dei Gruppi territoriali, che sono da considerare elemento chiave per la crescita del Movimento”. Tra le indicazioni che, se passeranno fra le 12 più votate, verranno sottoposte alla seconda fase del “confronto deliberativo” (con 300 iscritti sorteggiati appositamente) c’è – innovazione davvero significativa per chi ha memoria dell’atteggiamento dei primi 5 stelle sui temi dell’informazione – l’ipotesi da valutare della “creazione di un organo di informazione del Movimento”. Più in linea con le modalità del M5S delle origini la richiesta di “una maggiore digitalizzazione del Movimento, come ad esempio un documento digitale che dimostri l’avvenuta iscrizione al partito, la creazione di piattaforme digitali innovative, forum digitali di discussione, etc”. Al punto 19 gli iscritti potrenno scegliere di privilegiare la “Revisione del Codice etico per candidature e alleanze”. Si tratta, si legge, di “aspetti, tra loro collegati, di particolare importanza nel dibattito sul futuro del Movimento. Il primo è relativo al limite dei due mandati, per il quale va discusso se mantenerlo, prevederne dei casi di deroga o allungarlo. Il secondo aspetto è relativo alle qualità etico-morali dei candidati, che potrebbero essere rafforzate nel Codice sui fronti dell’integrità, dell’onestà, della trasparenza, e del legame col territorio. Il terzo aspetto è relativo al territorio di appartenenza e provenienza dei candidati e alla effettiva partecipazione alla vita del Movimento locale. Il quarto aspetto è relativo al posizionamento nell’arco parlamentare. Il dibattito vede posizioni variabili tra una posizione di autonomia e indipendenza, capace di affrontare tematiche sfidanti per la società tralasciate dalle altre forze politiche, fino ad una propensione alle alleanze con altri partiti. In quest’ultimo caso ci si deve chiedere se servano candidati con maggiore esperienza politica per assumere ruoli di vertice, oppure se sia piuttosto una questione di compromessi che comunque rischierebbero di snaturare il Movimento”.

Governo, Marina Berlusconi: nessuna disistima per Meloni o Tajani

Governo, Marina Berlusconi: nessuna disistima per Meloni o TajaniRoma, 18 set. (askanews) – Marina Berlusconi scrive una lettera a ‘Repubblica’ per smentire i retroscena che attribuiscono ai figli dell’ex premier trame contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, o il segretario di Fi, Antonio Tajani.


“So bene – afferma – che arginare il fiume delle voci e delle indiscrezioni è pratica molto difficile, se non impossibile, ma io non posso continuare a tollerare presunte ricostruzioni che non hanno il minimo contatto con la realtà”. In particolare, Marina Berlusconi nega che da parte della famiglia ci sia “‘disistima’ nei confronti di Giorgia Meloni e ‘scontentezza’ per l’operato di Antonio Tajani alla guida di Forza Italia, quando in entrambi i casi è vero esattamente il contrario” e fa riferimento a “pensieri e progetti che non ho, né ho mai avuto”. “Arriva addirittura a deformare il contenuto di incontri che fanno parte del mio ruolo e del mio lavoro, trasformandoli in assurde riunioni carbonare che nasconderebbero trame politiche da fantascienza”, spiega in merito al recente colloquio con Mario Draghi.


“Tutto molto affascinante, lo ammetto: quasi intrigante. Ma anche – osserva – distante ventimila leghe dalla verità. Già, la verità… In un’epoca di fake news e di chiacchiere incontrollabili, conta ancora qualcosa?”. Da qui, la decisione di siglare la lettera “per rispetto del lavoro che fate e per rispetto del suo giornale. Ancor prima, però, per rispetto e per amor di verità. Forse sarò ostinata, e di certo le parrò all’antica, ma continuo a pensare che la realtà dei fatti conservi un valore. E che i ‘retroscena’ possano avere un senso soltanto quando e se, da dietro il palcoscenico, descrivono una scena reale. Non un teatro – anzi un teatrino – che non c’è”, conclude.

Manovra, Meloni a Confindustria: lavoriamo insieme. E sull’Ue “sono d’accordo con Draghi”

Manovra, Meloni a Confindustria: lavoriamo insieme. E sull’Ue “sono d’accordo con Draghi”Roma, 18 set. (askanews) – “Propongo di vederci da subito, c’è molto lavoro da fare, con la legge di bilancio, cerchiamo di organizzare prima possibile. Confido che continueremo a lavorare insieme. Avrete un confronto leale e regole certe, non andremo sempre d’accordo ma la penseremo sempre sullo stesso modo su un punto: l’Italia può ancora stupire e lasciare tutti a bocca aperta. A lungo abbiamo rincorso gli altri, ci dobbiamo far rincorrere dagli altri”, lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo all’assemblea di Confindustria, rivolgendosi al presidente Orsini. E se da un lato propone un lavoro con Confindustria, dall’altro rilancia con Draghi: in Unione europea servono “investimenti” per la transizione ecologica, come indicato anche da Mario Draghi nel suo report, ha detto Meloni, rivolgendosi al presidente di Confindustria Orsini.


“Come correttamente ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea – ha detto Meloni – gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungere, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita. Anche questa è una cosa che mi sono permessa di far notare varie volte in pensieri europei, e cioè che non ha molto senso dotarsi di alcune strategie e poi non creare gli strumenti per realizzare quelle strategie. Perché senza gli strumenti, banalmente, le cose alla fine non si riescono a fare”. E la premier e il suo predecessore si incontreranno oggi a Palazzo Chigi, proprio per discutere del rapporto Draghi.

Meloni a Confindustria: vediamoci subito, lavoriamo insieme su manovra

Meloni a Confindustria: vediamoci subito, lavoriamo insieme su manovraRoma, 18 set. (askanews) – “Propongo di vederci da subito, c’è molto lavoro da fare, con la legge di bilancio, cerchiamo di organizzare prima possibile. Confido che continueremo a lavorare insieme. Avrete un confronto leale e regole certe, non andremo sempre d’accordo ma la penseremo sempre sullo stesso modo su un punto: l’Italia può ancora stupire e lasciare tutti a bocca aperta. A lungo abbiamo rincorso gli altri, ci dobbiamo far rincorrere dagli altri”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo all’assemblea di Confindustria, rivolgendosi al presidente Orsini.


“Per troppi anni – ha aggiunto – noi ci siamo accontentati di rincorrere gli altri, è arrivato il momento che ci facciamo rincorrere noi e lo possiamo fare, lo possiamo fare soprattutto se ci lavoriamo insieme, se ci rimbocchiamo le maniche insieme, se crediamo un po più a noi stessi, se riusciamo a valorizzare un po di più le cose belle che accadono in questa nazione, invece di valorizzare sempre solo quello che va male, perché alla fine se non ci crediamo noi non possiamo convincere neanche gli altri. Io credo e vedo un’Italia amata, stimata, ricercata nel mondo. So che quell’Italia stimata, amata e ricercata nel mondo ce l’ho dietro alle spalle, sono pronta a aprire tutte le porte che è necessario aprire, ma poi ci dobbiamo credere insieme e dobbiamo camminare mano nella mano”. Davanti alla platea degli industriali Meloni ha ribadito che “è finita la stagione dei bonus”, la stagione in cui si “gettano soldi dalla finestra per ottenere consenso”. E si è detta d’accordo con Mario Draghi: “Come correttamente ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea – ha detto – gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungere, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita. Anche questa è una cosa che mi sono permessa di far notare varie volte in pensieri europei, e cioè che non ha molto senso dotarsi di alcune strategie e poi non creare gli strumenti per realizzare quelle strategie. Perché senza gli strumenti, banalmente, le cose alla fine non si riescono a fare”.


La premier e il suo predecessore si incontrano oggi a Palazzo Chigi, proprio per discutere del rapporto Draghi.

Fdi e Fi voteranno sì alla nuova Commissione Ue, Lega verso il no

Fdi e Fi voteranno sì alla nuova Commissione Ue, Lega verso il noRoma, 17 set. (askanews) – Sì alla Commissione europea da Fratelli d’Italia e, naturalmente, da Forza Italia, no dalla Lega. Questo il quadro del centrodestra italiano sul nuovo esecutivo comunitario che nell’arco di un mese e mezzo, salvo intoppi, dovrebbe presentarsi al Parlamento europeo per la ‘fiducia’. La nomina di Raffaele Fitto, con la vicepresidenza esecutiva e la responsabilità sulla Coesione, le riforme e il Pnrr (in coabitazione con Valdis Dombrovskis) soddisfa pienamente Giorgia Meloni: “Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue. L’Italia torna finalmente protagonista in Europa”, ha scritto su X la premier. Quindi, secondo quanto spiegano fonti a Bruxelles, la pattuglia di Fratelli d’Italia non negherà il suo voto per far decollare la Commissione che vede all’interno un membro del partito. Ma questo, si precisa, non vuol dire un “ingresso in maggioranza”.


Come sempre a Bruxelles, infatti, viene fatta una distinzione tra il voto come Paese (dunque l’ok alla Commissione) e quello sui provvedimenti che via via saranno portati in esame. In quel caso la pattuglia di Fdi – all’opposizione con i conservatori di Ecr – farà una valutazione sui testi, con possibili maggioranze variabili come spesso accade a Strasburgo. Certo è che il ruolo assegnato a Fitto crea una diversa disponibilità di massima nei confronti di von der Leyen, che appena due mesi fa aveva avuto il voto contrario di Fdi. Scontato il sì alla Commissione di Forza Italia – che fa parte del Ppe, il primo partito della maggioranza che regge la presidente tedesca – è la Lega che marcherà una differenza. Non sul voto a Fitto, che “ha il curriculum, le relazioni e le competenze per essere un buon commissario”, dice il capo delegazione Paolo Borchia; ma sulla Commissione al momento la Lega non ravvisa la “discontinuità” invocata: “A leggere i nomi dei commissari, la possibilità che possiamo votare a favore è molto, molto teorica… Non c’è la discontinuità rispetto agli ultimoi 5 anni che sarebbe necessaria”, dicono fonti leghiste all’Europarlamento. Anche perchè il caso Vannacci, sospeso da vice presidente del gruppo dei Patrioti, e l’intenzione del generale di dare vita a un suo movimento, non consentono ai leghisti posizioni più morbide verso la tanto contestata von der Leyen.


Ecco allora che il Carroccio punta a Bruxelles a condizionare le politiche comunitarie sui vari dossier, magari aggiungendo i propri voti sui provvedimenti più invisi ai Socialisti e provando a spaccare la maggioranza Ursula, a partire dal ripensamento del Green Deal: “La Lega non sarà prevenuta, valuteremo ogni provvedimento sul merito. Se si vorrà proseguire sulla stessa strada degli ultimi anni, noi continueremo a dire no. Se invece ci sarà voglia di dialogo, noi ci saremo”.