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Europee, da Santoro a Renzi: gli esclusi eccellenti e il caso Reguzzoni

Europee, da Santoro a Renzi: gli esclusi eccellenti e il caso ReguzzoniRoma, 10 giu. (askanews) – Non solo Matteo Renzi, Emma Bonino e Carlo Calenda esclusi dal Parlamento europeo perchè le loro liste non hanno raggiunto la soglia del 4%: la lista di chi non ce la fa a conquistare un seggio in Ue è lunga e ricca.


Non sembra aver pagato l’endorsement di Umberto Bossi verso Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega Nord alla Camera, che correva alle Europee nelle file di Forza Italia e ottiene 7.293 preferenze nel Nord Ovest (mancano una ventina di sezioni da scrutinare). Ancora peggio, nella stessa circoscrizione, un altro ex leghista Roberto Cota, ex parlamentare e governatore del Piemonte: 3.851 preferenze. Potrebbe non approdare in Ue neanche Marco Tarquio, ex direttore di Avvenire e promotore di posizioni pacifiste, che ha ottenuto nella circoscrizione Centro con il Pd circa 28mila preferenze, arrivando settimo in lista. Ma mancano ancora oltre 2500 sezioni da scrutinare. Futuro incerto anche per Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana e l’europarlamentare uscente Beatrice Covassi.


L’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi arriva decimo nella lista di Fratelli d’Italia al Sud con quasi 23mila preferenze. E’ rimasta sotto la soglia di sbarramento del 4% anche la lista ideata da Michele Santoro “Pace, terra, dignità” che aveva candidato tra l’altro la scrittrice Ginevra Bompiani e l’attore Paolo Rossi. Santoro, candidato in tutte le circoscrizioni, ha ottenuto oltre 160mila preferenze.

Liguria, Toti chiede la revoca degli arresti domiciliari

Liguria, Toti chiede la revoca degli arresti domiciliariGenova, 10 giu. (askanews) – “Questa mattina ho presentato agli uffici del gip presso il Tribunale di Genova una istanza per la revoca degli arresti domiciliari del presidente della giunta regionale Giovanni Toti. L’istanza è stata firmata, oltre che dal sottoscritto, anche dallo stesso Toti, che ne fa propri tutti i contenuti”. Lo annuncia in una nota, all’indomani delle elezioni europee, l’avvocato Stefano Savi, difensore del governatore della Liguria, attualmente sospeso, Giovanni Toti, che si trova agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio con l’accusa di corruzione e falso.


“Senza entrare nel merito della vicenda e delle ragioni della misura cautelare – aggiunge l’avvocato – riteniamo che, in ogni caso, oggi vi siano le condizioni per la revoca della misura, o, in subordine, per una sua attenuazione. Quanto al rischio di reiterazione del reato, la celebrazione della tornata elettorale supera una delle motivazioni addotte per la misura cautelare. Peraltro, la lista Toti non ha partecipato né alle elezioni europee né alle concomitanti amministrative”. “Le prossime consultazioni elettorali in Liguria – sottolinea Savi – si terranno infatti tra circa un anno e mezzo e riguarderanno proprio il rinnovo del Consiglio regionale. Ove si prendesse a riferimento tale futuro impegno politico, appare evidente che la sospensione dalla funzione di presidente legata alla misura cautelare andrebbe a connotarsi come una vera e propria decadenza, non prevista dalla legge proprio per tutelare la volontà popolare espressa con libere elezioni”.


“Per quanto attiene al rischio di reiterazione del reato – spiega il difensore – tenuto conto del lunghissimo periodo delle indagini, quattro anni, i fatti contestati non potrebbero che risultare episodici rispetto al numero di campagne elettorali affrontate e all’attività di raccolta fondi per finalità politiche. Ciò solo dimostra l’inesistenza dell’asserito ‘sistema’”. “La sistematica e meticolosa registrazione di ogni movimento di denaro – prosegue la nota – da parte dei movimenti facenti capo a Giovanni Toti, senza alcun artificio volto a celarne tempistica e provenienza, dimostra, ove necessario, la volontà di seguire pedissequamente il percorso normativo stabilito dalla legge per le elargizioni liberali. Nell’interrogatorio reso davanti ai pubblici ministeri, il presidente Toti, lungi dal negare la realtà fattuale evidenziata dalle indagini, anzi, confermandola, ha esposto la sua ricostruzione dei fatti, sostenendo la sua buona fede”.


“Pertanto – afferma Savi – appare oggi evidente che, certa la volontà passata e presente di non compiere illeciti, la stessa presenza dell’indagine, con le contestazioni mosse dai Pm, sia tale da inibire ogni reiterazione di azioni simili a quelle contestate, in attesa del giudizio. Le indagini svolte in questi quattro anni, le recenti audizioni di indagati e persone informate sui fatti e le ulteriori attività effettuate, portano a ritenere l’insussistenza della necessità di ogni ulteriore protrazione della misura finalizzata a tutelare la prova”. “Alla luce di ciò – conclude il difensore del governatore ligure – si ritengono non più sussistenti le esigenze cautelari indicate dal Gip. Se il ritorno in carica del presidente di Regione, come previsto dalla legge, venisse considerato ex se come elemento determinante per la previsione di nuovi reati e per l’inquinamento probatorio, ciò si tradurrebbe in una sospensione dall’incarico, trasformandolo di fatto in decadenza già nella fase delle indagini, cosa non prevista dalla legge. Occorre tener conto del giusto equilibrio costituzionale tra tutela del processo, tutela della volontà popolare e necessità amministrative della regione”.

Lega dietro Fi ma Salvini tira dritto: scelta nazionale è futuro

Lega dietro Fi ma Salvini tira dritto: scelta nazionale è futuroMilano, 10 giu. (askanews) – L’obiettivo di superare il dato delle Politiche è raggiunto, e il “suo” candidato Roberto Vannacci è il più votato “anche in Lombardia e Veneto”. Matteo Salvini è convinto di aver vinto lo scontro – neanche tanto sotterraneo – sul futuro della Lega. E prepara i prossimi passaggi per sancirlo ulteriormente: sul futuro di Umberto Bossi che vota contro il partito “sentirò i militanti” perchè “ha mancato di rispetto a una comunità” e “a me non piacciono i fuggiaschi e coloro che tradiscono”, mentre in autunno si terrà il congresso nazionale per “confermare che la scelta della Lega nazionale è quella del futuro”, come dicono anche “i risultati del Sud”.


Passata la grande paura delle prime ore di scrutinio, Salvini si ripresenta in sala stampa di prima mattina, e il sollievo è evidente. Nega di aver mai considerato l’ipotesi di un passo indeitro (“Andrò avanti finchè ho la passione di farlo”) e poi si sforza di presentare il quadro più roseo possibile. Gli aspetti negativi del voto li minimizza tutti: il sorpasso di Forza Italia (“Complimenti, ma cresciamo tutti”); l’emorragia di voti in termini assoluti, meno 400mila rispetto alle Politiche (“Contano le percentuali, l’astensionismo riguarda tutti”); il crollo rispetto alle Europee 2019, con un terzo degli europarlamentari eletti (“Conta il contesto, oggi si può cambiare l’Europa, cinque anni fa no”). Il refrain riguarda la differenza rispetto ai primi exit poll: “Ci davano per morti, ci svegliamo sopra il 9%”; e il clima europeo che per Salvini è positivo: “I portavoce con l’elmetto, Macron e Scholz, sono stati puniti in Francia e Germania. E oggi la pace è più forte: le urne dicono che i cittadini vogliono una soluzione ai conflitti, non la terza guerra mondiale”. Nessun accenno al fatto che la “maggioranza Ursula” alla fine è sempre l’unica possibile. Profilo basso anche con gli alleati di governo, senza attacchi particolari a Forza Italia: “Il governo è l’unico in Europa che si rafforza. A Bruxelles io lavoro per il cambiamento in Europa, se qualcuno preferisce i Socialiti e Macron è libero di farlo”.


Il fronte su cui Salvini insiste è quello interno, con la sortita di Bossi a favore dell’ex leghista Marco Reguzzoni che diventa ora il pretesto per chiudere i conti con la fronda interna e con chi Ma anche con chi la scelta della Lega nazionale non l’ha mai digerita, e ancora meno quella di affidarsi a Roberto Vannacci per risollevare le sorti del partito, con la definitiva trasformazione del Carroccio in un partito della destra estrema. Ovvero Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia, che hanno fatto sapere a più riprese di non votare per Vannacci preferendo i candidati del territorio. “Sia Zaia che Giorgetti hanno votato Lega, con le preferenze che hanno voluto. Il problema è di chi non vota Lega, non di chi fa le sue scelte sulle preferenze”, minimizza Salvini. Che poi però i suoi messaggi li manda chiaramente: “Il mezzo milione di voti per Vannacci arrivano in buona parte da Lombardia e Veneto e sono in buona parte elettori dalla Lega”. E per Zaia, prossimo alla scadenza del mandato in Veneto e impossibilitato a ricandidarsi, Salvini non chiede un posto al governo: “Per me non cambia nulla nella squadra del governo, poi c’è una presidente del Consiglio che farà le sue valutazioni. Zaia nel governo? Per me non è all’ordine del giorno: ha ancora parecchi mesi di mandato di fronte a sè, l’Autonomia da attuare, ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina da portare avanti. Per me non cambia nulla”. Del resto, per Salvini il 13% del Veneto non è poi così tanto in più rispetto al 9,1% della Calabria che rivendica in sala stampa. Nessun timore che la coabitazione con Vanancci possa risultare alla lunga faticosa: “Gli elettori leghisti hanno approvato l’idea di fare un pezzo di strada insieme, non so se prenderà le tessera ma non gliel’ho mai chiesto”.

Europee, Calenda ammette: “dura sconfitta, non ce l’aspettavamo”

Europee, Calenda ammette: “dura sconfitta, non ce l’aspettavamo”Roma, 10 giu. (askanews) – “È una dura sconfitta che non ci aspettavamo. Avevamo una Lista di candidati straordinaria, la migliore in termini di competenze tecniche che mai sia stata fatta. Li ringrazio, li ho chiamati tutti stamattina. Non è stato sufficiente perché c’è una violentissima polarizzazione che prescinde da ogni altra considerazione”. Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda commentando l’esito del voto che ha visto il suo partito non superare lo sbarramento.


“Sono i risultati di Vannacci, Salis, della Francia e della Germania. C’è un’onda forte e potente e azione è nata per contrastarla. Rimarranno macerie se si andrà avanti così. C’è una Battaglia fatta a colpi di slogan violenti, Rinascono espressioni omofobiche e nessuna proposta”, ha aggiunto.

Europee, Meloni: risultato del governo clamoroso. Bassa affluenza? Ue lontana dai cittadini

Europee, Meloni: risultato del governo clamoroso. Bassa affluenza? Ue lontana dai cittadiniRoma, 10 giu. (askanews) – “La partecipazione alle urne apre una riflessione sul ruolo dell’Europa. L’affluenza bassa è un dato che non riguarda solo l’Italia ma è un tema che colpisce tutto il continente. È un dato che fa riflettere. L’Europa viene percepita come distante con politiche non condivise dai cittadini, si vede dai risultati”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervistata a Rtl 102.5.


“Le forze alternative alla sinistra crescono praticamente in tutta Europa, il partito dei conservatori, che ho l’onore di guidare, è attualmente il partito che cresce di più. Questo è un richiamo a politiche più pragmatiche e meno ideologiche. Penso che serva un’Europa più capace di ascoltare i cittadini, meno invadente nella vita delle persone, ma che si occupi delle grandi materie che le competono. Penso che il dato di affluenza non vada visto tanto in rapporto alla nostra politica nazionale ma in rapporto a un’Europa che molti cittadini non considerano importante. Non viene percepita come una cosa che riguarda tutti i cittadini, e questa è una riflessione che l’Europa deve fare”, ha sottolineato. La premier ha poi rivendicato il successo elettorale: “Non era scontato, penso sia un risultato clamoroso, è molto importante politicamente e commovente dal punto di vista personale. Penso sia chiaro come in Europa tutti i partiti di governo, in un momento così difficile, abbiano sofferto. L’Italia va in controtendenza, con il risultato di Fratelli d’Italia ma anche per quanto riguarda la maggioranza, perché tutti i partiti della maggioranza che sostiene questo governo continuano a crescere”.


“Voglio fare – ha proseguito Meloni – i complimenti a Forza Italia e alla Lega perché la maggioranza esce più forte e più coesa; abbiamo dimostrato ancora una volta che tutti i partiti di centrodestra possono crescere insieme, penso che questo rappresenti per noi uno sprone a continuare. Gli italiani hanno dato un messaggio chiaro: bisogna andare avanti con questo lavoro e io intendo farlo con ancora maggiore determinazione perché per me il messaggio è chiaro. Certi metodi e certi attacchi scomposti non funzionano, gli italiani capiscono se governi con buon senso anche quando devi fare scelte difficili. La propaganda facile non funziona. Al di là della soddisfazione, per me ora prevale la responsabilità. Capisco quale responsabilità questa conferma degli italiani comporti. Sapere che per loro siamo sulla strada giusta è molto importante”. Commentando i risultati degli altri Paesi Ue, la premier si è soffermata sul ritorno alle urne in Francia: “Mi pare che il risultato di Marine Le Pen sia stato molto importante. Il percorso che sta facendo è molto interessante e dimostra ciò che accade in Francia e in altri paesi d’Europa. Dimostra come i partiti di governo abbiano sofferto e per questo il nostro risultato è molto importante”.


Mentre sui futuri vertici dell’Ue e il secondo mandato di Ursula von der Leyen, la premier prende tempo: “Penso che sia presto per parlarne ora. Stiamo ancora raccogliendo i dati per capire le maggioranze, c’è una parte della maggioranza che ha sostenuto Ursula che tiene bene ma crescono bene anche i partiti che non hanno fatto parte di questa maggioranza. Comunque dovesse andare ci sono due dati: il responso dei cittadini impone che l’Europa guardi più verso il centrodestra, questo è il risultato e questo è ciò che i cittadini chiedono. Il secondo dato è che l’Italia avrà un ruolo fondamentale in Europa”.

Mattarella: Matteotti testimone perenne dell’antifascismo e della libertà del Parlamento

Mattarella: Matteotti testimone perenne dell’antifascismo e della libertà del ParlamentoRoma, 10 giu. (askanews) – “La Repubblica si inchina alla memoria di Giacomo Matteotti, difensore dei ceti subordinati e martire della democrazia”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in una dichiarazione, ricordando, 100 anni dopo, il rapimento di Giacomo Matteotti concluso con il suo omicidio per mano fascista “Il rapimento, cento anni or sono, del Deputato socialista Giacomo Matteotti, a cui fece seguito la sua crudele, barbara, uccisione, fu un attacco al Parlamento e alla libertà di tutti gli italiani e rappresentò uno spartiacque della storia nazionale. La violenza che, da subito, aveva caratterizzato le azioni del movimento fascista, dopo le aggressioni ai lavoratori organizzati nei sindacati e nelle cooperative, contro le Istituzioni, dai Comuni si rivolse al Parlamento. Quell’assassinio politico assunse una peculiare portata storica e simbolica. Lo Stato – sottolinea Mattarella- veniva asservito a un partito armato che si faceva regime, con la complicità della monarchia”.


“Giacomo Matteotti segretario del Partito Socialista Unitario, impegnato com’era per il riscatto dei ceti più poveri – prosegue il Presidente della Repubblica – apparteneva al gruppo di coloro che sapevano come le libertà dello Stato liberale dovevano sapersi tradurre in effettivi diritti per tutti gli italiani. Il suo antifascismo poggiava su questa visione, opponendosi alle violenze esercitate contro i lavoratori dalle azioni squadriste. Manifestazione di un impegno che avrebbe trovato poi eco nella lotta di Liberazione e nella scelta repubblicana da parte del popolo italiano”. “Con lucidità – conclude Mattarella- Matteotti vide la progressiva demolizione delle libertà garantite dallo Statuto Albertino da parte del fascismo e ne denunciò conseguenze e implicazioni, mentre nelle classi dirigenti italiane non si faceva strada analoga coscienza.Il coraggio che animò la sua ultima, drammatica denuncia dai banchi di Montecitorio costituisce non soltanto un inno alla libertà e un testamento politico di perenne validità ma, altresì, un atto di fedeltà al Parlamento. Quel Parlamento che costituisce il cuore di ogni democrazia viva e che venne umiliato dal regime, sino alla sua soppressione”.

Europee, Salvini: Zaia nel governo? Non è all’ordine del giorno

Europee, Salvini: Zaia nel governo? Non è all’ordine del giornoMilano, 10 giu. (askanews) – “Per me non cambia nulla nella squadra del governo, poi c’è una presidente del Consiglio che farà le sue valutazioni. Zaia nel governo? Chiedete al presidente del COnsiglio. Per me non è all’ordine del giorno: ha ancora parecchi mesi di mandato di fronte a sè, l’Autonomia da attuare, ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina da portare avanti. Per me non cambia nulla”. Lo ha detto Matteo Salvini, rispondendo ad una domanda in conferenza stampa in via Bellerio.

Europee, Salvini rivendica il successo di Vannacci e accusa Bossi: ha mancato di rispetto

Europee, Salvini rivendica il successo di Vannacci e accusa Bossi: ha mancato di rispettoMilano, 10 giu. (askanews) – “Non voglio male a nessuno, ma dovrò ascoltare i militanti perchè per rispetto verso i militanti che magari sono ancora al lavoro. Rispetto la passione di migliaia di volontari, dei nostri consiglieri, ascolterò il movimento: è chiaro ed evidente che se qualcuno dice che voterà per un altro partito manca di rispetto non al segretario in carica ma ad un’intera comunità”. Lo ha detto Matteo Salvini, a proposito di Umberto Bossi, fondatore della lega, e della sua possibile espulsione dal partito.


Salvini ha poi rivendicato con soddisfazione il successo di Vannacci: “Vorrei averne di problemi che prendono 500mila voti. Con due-tre candidati problematici da 500mila voti siamo il terzo partito in Italia… I cittadini scelgono con la propria testa: quando ho candidato Vannacci ero un fesso e la base si sarebbe rivoltata. Questo mezzo milione di voti che arrivano in buona parte da Lombardia e Veneto sono in buona parte elettori dalla Lega e in parte anche di chi si è avvicinato adesso”. “L’ho sentito stanotte – ha aggiunto – ho sentito altri candidati eletti, poi per una analisi del voto dettagliata bisognerà aspettare, ma l’obiettivo di prendere uno zero virgola in più della Lega l’abbiamo raggiunto, nonostante i problemi interni ed esterni”.

Europee, Meloni: presto per parlare secondo mandato von der Leyn

Europee, Meloni: presto per parlare secondo mandato von der LeynRoma, 10 giu. (askanews) – “Secondo mandato di Ursula von der Leyen? Penso che sia presto per parlarne ora. Stiamo ancora raccogliendo i dati per capire le maggioranze, c’è una parte della maggioranza che ha sostenuto Ursula che tiene bene ma crescono bene anche i partiti che non hanno fatto parte di questa maggioranza. Comunque dovesse andare ci sono due dati: il responso dei cittadini impone che l’Europa guardi più verso il centrodestra, questo è il risultato e questo è ciò che i cittadini chiedono. Il secondo dato è che l’Italia avrà un ruolo fondamentale in Europa”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervistata a Rtl 102.5.


“Ne usciamo come governo in assoluto più rafforzato, in controtendenza rispetto ai partiti del resto d’Europa. Questo risultato non è un traguardo per me stessa ma per trasformare ogni singola croce fatta sui partiti del centrodestra in risultati per gli italiani, che come sempre è l’unica cosa che mi interessa. E mi interessa fare la mia parte per un’Europa diversa da quella che abbiamo conosciuto in questi anni. Che faccia cose che spesso non ha fatto e che non si infili in materie che non le competono, lasciandole alle competenze degli Stati nazionali. L’Italia avrà un ruolo determinante” ha concluso.

Europee, Meloni: risultato mio Governo clamoroso e non scontato

Europee, Meloni: risultato mio Governo clamoroso e non scontatoRoma, 10 giu. (askanews) – “Non era scontato, penso sia un risultato clamoroso, è molto importante politicamente e commovente dal punto di vista personale. Penso sia chiaro come in Europa tutti i partiti di governo, in un momento così difficile, abbiano sofferto. L’Italia va in controtendenza, con il risultato di Fratelli d’Italia ma anche per quanto riguarda la maggioranza, perché tutti i partiti della maggioranza che sostiene questo governo continuano a crescere”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervistata a Rtl 102.5.


“Voglio fare i complimenti a Forza Italia e alla Lega perché la maggioranza esce più forte e più coesa; abbiamo dimostrato ancora una volta che tutti i partiti di centrodestra possono crescere insieme, penso che questo rappresenti per noi uno sprone a continuare. Gli italiani hanno dato un messaggio chiaro: bisogna andare avanti con questo lavoro e io intendo farlo con ancora maggiore determinazione perché per me il messaggio è chiaro. Certi metodi e certi attacchi scomposti non funzionano, gli italiani capiscono se governi con buon senso anche quando devi fare scelte difficili. La propaganda facile non funziona. Al di là della soddisfazione, per me ora prevale la responsabilità. Capisco quale responsabilità questa conferma degli italiani comporti. Sapere che per loro siamo sulla strada giusta è molto importante”, ha concluso.