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Ddl sicurezza, Camera boccia gli emendamenti sullo ius scholae

Ddl sicurezza, Camera boccia gli emendamenti sullo ius scholaeRoma, 11 set. (askanews) – L’aula della Camera ha bocciato tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni al ddl sicurezza sulla possibilità di dare la cittadinanza ai bambini e ai ragazzi che hanno frequentato un ciclo scolastico di cinque anni, il cosiddetto ius scholae. Agli emendamenti era stato dato parere negativo sia dal governo che dal relatore.


Bocciato anche l’emendamento di Azione che proponeva di dare la cittadinanza a chi avesse frequentato le scuole in Italia per almeno dieci anni. Le opposizioni hanno criticato Forza Italia che ha votato contro gli emendamenti richiamando le dichiarazioni fatte nei mesi scorsi dal leader Antonio Tajani a favore della cittadinanza agli stranieri.

11 settembre, Meloni: prosegue l’impegno nella lotta al terrorismo

11 settembre, Meloni: prosegue l’impegno nella lotta al terrorismoRoma, 11 set. (askanews) – “Ci sono giorni che rimarranno per sempre scolpiti nelle nostre menti. Avvenimenti che cambiano per sempre il corso della storia e con essa anche le vite di molti cittadini. L’#11settembre 2001 fu una di queste date. Un attacco terroristico devastante che colpì al cuore gli Stati Uniti d’America e l’intero Occidente. A distanza di 23 anni il nostro pensiero va alle migliaia di vittime innocenti e ai loro familiari”. E’ quanto scrive sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


“Anche nel loro ricordo prosegue il nostro impegno nella lotta al fondamentalismo islamico e a ogni forma di terrorismo, a difesa dei valori di libertà e democrazia, pilastri della nostra Costituzione e della nostra cultura. Non dimentichiamo”, conclude.

11 settembre, Meloni: prosegue impegno in lotta a terrorismo

11 settembre, Meloni: prosegue impegno in lotta a terrorismoRoma, 11 set. (askanews) – “Ci sono giorni che rimarranno per sempre scolpiti nelle nostre menti. Avvenimenti che cambiano per sempre il corso della storia e con essa anche le vite di molti cittadini. L’#11settembre 2001 fu una di queste date. Un attacco terroristico devastante che colpì al cuore gli Stati Uniti d’America e l’intero Occidente. A distanza di 23 anni il nostro pensiero va alle migliaia di vittime innocenti e ai loro familiari”. E’ quanto scrive sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


“Anche nel loro ricordo prosegue il nostro impegno nella lotta al fondamentalismo islamico e a ogni forma di terrorismo, a difesa dei valori di libertà e democrazia, pilastri della nostra Costituzione e della nostra cultura. Non dimentichiamo”, conclude.

Ue, Zingaretti: bene ruolo peso a Fitto ma deve aderire a programma europeista

Ue, Zingaretti: bene ruolo peso a Fitto ma deve aderire a programma europeistaBruxelles, 10 set. (askanews) – La delegazione italiana del Pd al Parlamento europeo sostiene il richiamo del gruppo S&D, di cui fa parte, alla necessità di rispettare il programma politico europeista alla base del mandato che è stato dato a luglio a Ursula von der Leyen dalla maggioranza dell’Assemblea di Strasburgo quando fu eletta per un secondo mandato alla guida della Commissione. Allo stesso tempo, gli eurodeputati del Pd sono favorevoli al fatto che al nuovo commissario designato italiano, Raffaele Fitto, venga affidato un ruolo importante nel nuovo Esecutivo comunitario, e chiedono semplicemente che lo stesso Fitto confermi la sua adesione a quel programma europeista in base al quale von der Leyen ha ottenuto il suo secondo mandato, seppure Fratelli d’Italia ha votato contro.


E’ quanto ha spiegato, in sostanza, il capo delegazione del Pd al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, in un incontro con al alcuni giornalisti questo pomeriggio a Bruxelles. “Posso parlare davvero con serenità a nome di tutti” gli eurodeputati del Pd “e dire cose che è giusto ribadire: innanzitutto – ha spiegato Zingaretti – noi ci siamo sempre augurati, e continuiamo a farlo anche dopo le scelte del governo italiano, che l’Italia abbia il giusto peso che merita e spetta a un grande paese fondatore” nel’assegnazione del portafogli al commissario designato, in questo caso Raffaele Fitto. Da questo punto di vista, sul tema della rappresentanza del nostro paese, noi non abbiamo cambiato idea e non la cambiamo. Anzi ci aspettiamo che d’Italia continui” a svolgere il suo ruolo europeo.


“Poi spetterà anche a chi farà il commissario – ha continuato il capo delegazione del Pd – far pesare e svolgere all’interno della Commissione il ruolo che gli spetta. Con Paolo Gentiloni questo ruolo è stato garantito e si è visto nel corso degli ultimi cinque anni”. Per quanto riguarda l’avvertimento di oggi dei Socialisti e Democratici a von der Leyen, “secondo me entro le dinamiche parlamentari il Pse svolge il ruolo che deve svolgere un grande gruppo della sinistra Europea: chiede coerenza con un programma politico, votato non dieci anni fa ma 90 giorni fa, nelle aule del Parlamento, che la presidente von der Leyen ha presentato con dei pilastri molto chiari, con un impianto europeista, nell’intento di proseguire una stagione di riforme e di cambiamento; di un’Europa che fa investimenti comuni rispetto alle politiche economiche; e che rilanci e rinnovi un patto sociale”, ha continuato Zingaretti.


E ha aggiunto: “La preoccupazione che oggi è stata ribadita (dal Pse, ndr) è che ci sia una coerenza tra la Commissione che si sta formando e il mandato che il Parlamento europeo ha dato a questa presidente della Commissione per attuare ora quel programma. È evidente che i trattati danno ai governi il compito di indicare i commissari, che non rappresentano poi direttamente i paesi – ha puntualizzato -, ma rappresentano un unicum che poi deve garantire però esattamente quel programma politico che è alla base della elezione di Ursula von der Leyen. Quindi è un tema, il richiamo del Pse, che riguarda a mio giudizio tutto l’equilibrio che si ritroverà, figlio, ripeto, delle notizie che stanno uscendo” sulla composizione della nuova Commissione. “Io non posso che ribadire – ha precisato poi Zingaretti – che giudicheremo il commissario Fitto senza nessun pregiudizio da parte della delegazione italiana” del Pd. “Facciamo appello, questo sì, a Fitto, visto che proviene da un gruppo che 60 giorni fa ha espresso delle posizioni (contro il secondo mandato a von der Leyen, ndr), e anche stamattina in un’intervista, che a mio giudizio non sono condivisibili. Facciamo un appello al commissario Fitto affinché venga nel corso delle audizioni” che i commissari designati faranno nel Parlamento europeo “a presentare i suoi programmi, i suoi intenti, nello spirito del voto di luglio, cioè di un passo in avanti dell’Europa che metta al bando l’eurosetticismo. Confidiamo che questo avverrà, conoscendo il commissario Fitto. E’ evidente che noi ci auguriamo che la figura del commissario Fitto venga a confermare, nel corso delle audizioni, quello spirito europeista che ha costruito quella maggioranza parlamentare intorno all’attuale presidente della Commissione”.


Il capo delegazione del Pd ha poi ribadito di volere “un ruolo di peso italiano” nella nuova Commissione “Difendiamo questa prerogativa”, nonostante quanto è scritto nella nota di oggi del Ps. Ma, ha ripetuto, “come tutto il Pse chiediamo a coerenza tra quello che abbiamo votato a giugno e quello che dovrà fare questa Commissione”. “Dopo quello che ha detto Mario Draghi nel suo rapporto depositato ieri nelle mani della presidente von der Leyen questo tema della coerenza è ancora più importante”. Secondo Zingaretti, “il rapporto Draghi ieri è stato una sana e giusta frustata nel giudizio nei confronti della politica, delle istituzioni e dei governi nazionali, della Commissione e del Parlamento europeo, affinché non solo non si torni indietro, ma non ci si fermi. E quindi chiedere coerenza secondo me è il modo giusto di avviare questa fase”. “Io penso – ha affermato il capo delegazione del Pd rispondendo alla domanda di un giornalista – che la personalità di Fitto possa garantire” questo. “Quello che noi chiediamo è che questa possibilità diventi una disponibilità, e che sia chiaro. Ma mi permetto di dire al commissario Fitto di venire in questo Parlamento”, per esprimersi “in coerenza con la maggioranza che si è espressa e che ha votato in questo Parlamento. Nel quale alcuni hanno votato invece contro quella maggioranza e quella piattaforma, proprio perché non condividevano l’impianto europeista”. Alla chi chiedeva se il Pd sia d’accordo con il punto del comunicato del Pse in cui c’è una critica all’assegnazione di una vicepresidenza esecutiva a Fitto nella nuova Commissione, Zingaretti ha risposto: “No. Io inserisco questo nelle preoccupazioni che ci sia una svolta rispetto agli impegni presi da Ursula von der Leyen nel mese di luglio. Quindi ai nastri di partenza giustamente si chiede che ci sia coerenza. Poi ci saranno delle trattative, non si conoscono ancora le deleghe, non si conosce la formazione della Commissione. Siamo esattamente dentro una dialettica in cui secondo me la sinistra fa bene a dire: noi abbiamo votato un programma, ora vogliamo garanzie che questo programma sia rispettato”. “Lo ripeto: per noi quello che ora prevale è la coerenza politica degli impegni che si prendono di fronte al Parlamento; e per quanto ci riguarda, come Italia, ben venga un ruolo importante per l’Italia. Ora trovare l’equilibrio spetta alla presidente von der Leyen, quando sarà”. Zingaretti ha poi ricordato che la volta scorsa, quando lui era segretario nazionale del Pd, “la lega e Fratelli d’Italia votarono contro la Commissione europea della quale faceva parte il commissario Paolo Gentiloni. Io adesso lo dico non per evocare mostri, ma per riportare tutto a quanto è accaduto”. “Sapendo chi sono attualmente i governanti dei paesi membri e i nomi che stanno uscendo per la Commissione – ha concluso il capo delegazione del Pd -, io credo che un richiamo alla presidente von der Leyen alla coerenza sul programma sia più che legittimo, e forse anche giusto per evitare che ci si trovi dopo in situazioni più complicate”.

Ue, Schlein: su Fitto valuteremo, ma von der Leyen sia coerente

Ue, Schlein: su Fitto valuteremo, ma von der Leyen sia coerenteRoma, 10 set. (askanews) – “Noi ci aspettiamo un portafoglio di peso per l’Italia, che è un paese fondatore. E’ altrettanto chiaro che nella proposta complessiva che farà la presidente von der Leyen dovrà tenere conto della maggioranza che l’ha votata. Tutti ci aspettiamo coerenza della proposta con la maggioranza che ha votato e anche con l’impianto programmatico che ha presentato. Valuteremo”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando alla presentazione del libro-intervista ‘L’imprevista’.


“Abbiamo detto dall’inizio – ha aggiunto – che avremmo valutato con grande attenzione deleghe e portafoglio, ma che vogliamo subito sapere da parte del governo italiano su che fine fanno i dossier che oggi gestisce il ministro Fitto: Pnrr, sua attuazione e programmazione dei fondi europei”.

Ue, Schlein: su Fitto valuteremo, von der Leyen sia coerente

Ue, Schlein: su Fitto valuteremo, von der Leyen sia coerenteRoma, 10 set. (askanews) – “Noi ci aspettiamo un portafoglio di peso per l’Italia, che è un paese fondatore. E’ altrettanto chiaro che nella proposta complessiva che farà la presidente von der Leyen dovrà tenere conto della maggioranza che l’ha votata. Tutti ci aspettiamo coerenza della proposta con la maggioranza che ha votato e anche con l’impianto programmatico che ha presentato. Valuteremo”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando alla presentazione del libro-intervista ‘L’imprevista’.


“Abbiamo detto dall’inizio – ha aggiunto – che avremmo valutato con grande attenzione deleghe e portafoglio, ma che vogliamo subito sapere da parte del governo italiano su che fine fanno i dossier che oggi gestisce il ministro Fitto: Pnrr, sua attuazione e programmazione dei fondi europei”.

Apple, Schlein: bene la Ue, le tasse si pagano dove si fa profitto

Apple, Schlein: bene la Ue, le tasse si pagano dove si fa profittoRoma, 10 set. (askanews) – “Le tasse si devono pagare dove si fanno i profitti, non dove conviene”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein parlando a margine della presentazione del libro ‘L’imprevista’. “Non vorrei passasse in sordina sentenza corte giustizia europea che dà ragione alla Commissione europea quando disse che Apple doveva restituire 13 miliardi di euro”.


“Un fatto – precisa – che non riguarda solo quell’azienda. Abbiamo 27 sistemi fiscali diversi in europa e in queste differenze si infilano con schemi elusivi le multinazionali”. In questo modo si sottraggono “risorse fondamentali per la sanità, le pensioni, la scuola, la ricerca, la conversione ecologica”. Per la leader Pd “quello che è successo oggi è estremamente significativo. Il principio che deve passare è che le tasse si pagano dove si fanno i profitti, non dove conviene per accordi fatti con governi compiacenti. Quello fiscale è uno dei temi su cui serve superare l’unanimità”.

Sanità, Conte: aggressioni in ospedali, tradite promesse del 2020

Sanità, Conte: aggressioni in ospedali, tradite promesse del 2020Roma, 10 set. (askanews) – “‘Finiremo per chiudere il pronto soccorso perché rimarremo senza medici, infermieri ed operatori sanitari’. Sono le parole del direttore del policlinico di Foggia dopo le tre aggressioni in pochi giorni in ospedale. Medici, infermieri e tutto il personale sanitario sono oggi l’ultima ruota del carro: spremuti in corsia, esposti continuamente a rischi per la loro incolumità e all’esasperazione dei cittadini per la situazione in cui versa la nostra sanità”. Lo ha sottolineato in un post sui suoi canali social il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.


“È stato tradito – ha aggiunto – quello che tutti ci eravamo detti nel 2020, quando ci eravamo ripromessi mai più tagli alla sanità, mai più carenza di personale, strumenti e mezzi, mai più medici e infermieri sottopagati e costretti a turni massacranti. Dopo decenni di tagli avevamo riportato l’Italia sopra la media Ue nella spesa sanitaria, alzato le indennità del personale e stanziato oltre 15 miliardi di euro nel Pnrr da destinare alla missione Salute”. “Poi – ha affermato ancora l’ex presidente del Consiglio – è arrivato questo Governo con le mani di forbice. Siamo l’ultimo Paese del G7 nella spesa sanitaria pro capite, sul Pnrr siamo fermi a una spesa del solo 12% delle risorse assegnate alla missione salute, i regali ai privati si moltiplicano e l’autonomia differenziata punta a spaccare l’Italia. A partire da questa manovra di bilancio dobbiamo tornare a dirlo, con forza. MAI PIÙ”, ha concluso Conte.

Rai, opposizioni: no a nuovi vertici prima di riforma governance

Rai, opposizioni: no a nuovi vertici prima di riforma governanceRoma, 10 set. (askanews) – “Le opposizioni sono indisponibili a rinnovare il Cda Rai in assenza della riforma della governance”. È quanto emerge al termine dell’incontro di tutti i capigruppo di opposizione in commissione di vigilanza Rai.


“Come abbiamo già dichiarato il 6 agosto – sottolineano Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5s), Maria Elena Boschi (Iv), Angelo Bonelli (Avs), Giuseppe De Cristofaro (Avs), Maria Stella Gelmini (Azione) – invitiamo la maggioranza a lavorare subito alla riforma della governance Rai recependo le nuove disposizioni europee per la libertà dei media. Il recepimento del media Freedom act nel nostro Paese è fondamentale proprio in relazione al futuro della Rai considerato che, quand’anche la maggioranza nominasse i nuovi vertici con gli attuali criteri, entro agosto 2025, comunque bisognerebbe procedere ad una revisione della normativa per evitare di andare in infrazione: altro che riduzione del canone il mancato intervento avrebbe effetti diretti sull’aumento delle tasse”. “Per queste ragioni – proseguono i capogruppo delle opposizioni che si sono incontrati oggi alla Camera – rivolgiamo un invito a tutte le forze politiche a procedere ad un confronto in commissione per una riforma organica della governance della Rai nella direzione del Media freedom act prima di procedere alla nomina dei nuovi vertici. Si tratta di una sfida dalla quale nessuno può sottrarsi”.

Polizia “allontanata” da piano Meloni ma palazzo Chigi smentisce

Polizia “allontanata” da piano Meloni ma palazzo Chigi smentisceRoma, 10 set. (askanews) – La sicurezza del primo piano di Palazzo Chigi – quello dell’ufficio di Giorgia Meloni e del suo staff – è un caso. Questa mattina il quotidiano ‘La Stampa’ affermava che la premier avrebbe disposto l’allontanamento degli agenti di Polizia a cui è affidata la sicurezza del Palazzo dallo spazio adiacente alla sua stanza, limitando la presenza agli agenti della sua scorta.


Fonti interne a diretta conoscenza della questione questa mattina confermavano l’indiscrezione, spiegando che l’indicazione del nuovo ‘assetto’ era stata comunicata ieri pomeriggio con un ordine di servizio. Anche Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, afferma di aver “verificato che le poliziotte e i poliziotti in servizio all’Ispettorato di Ps Palazzo Chigi sono stati allontanati dal piano dove si trovano gli uffici della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, probabilmente per mancanza di fiducia nei loro confronti. Meloni sul suo piano vorrebbe soltanto la scorta, ma non può essere lei a decidere chi e come deve garantire la propria sicurezza. Si tratta di una cosa gravissima, mai accaduta in questi termini nella storia della nostra Repubblica”. Da Palazzo Chigi, però, è arrivata la smentita: “Non è cambiato nulla. La polizia rimane quindi al primo piano. Non cambia il dispositivo di sicurezza”, ha spiegato il capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, Fabrizio Alfano. “L’unica variazione che potrebbe aver innescato questa assurda ricostruzione – ha spiegato – è il fatto che la presidente del Consiglio ha fatto presente al direttore dell’Ispettorato di Palazzo Chigi di rivalutare la presenza di un agente di polizia destinato esclusivamente agli accompagnamenti in ascensore”. Inoltre è “priva di fondamento” la parte dell’articolo secondo cui “la sicurezza al primo piano di Palazzo Chigi sia stata affidata agli agenti di scorta del Presidente del Consiglio. La sicurezza al primo piano rimane quindi affidata agli agenti di polizia di Palazzo Chigi”. Infine, è stato precisato, il personale addetto all’anticamera non ha nulla a che vedere con la gestione della sicurezza e la sua ordinaria organizzazione è di competenza dell’amministrazione”, ha sottolineato il capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, aggiungendo che sulla questione non è stato diffuso alcun ordine di servizio.


L’opposizione però chiede di fare chiarezza sulla vicenda. Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato e componente del Copasir, annuncia un’interrogazione e accusa: “La nostra premier vive ormai dentro una sorta di ‘sindrome del bunker’”. Per Debora Serracchiani (Pd) la premier considera “spioni” gli agenti e li “allontana” dal primo piano “perché non si fida”, ma “forse le andrebbe spiegato meglio il ruolo che con orgoglio e responsabilità svolge la Polizia”. L’esponente di Avs Filiberto Zaratti con un’interrogazione chiede che “il ministro Piantedosi spieghi al Parlamento e al Paese la notizia”. “Togliere gli agenti di polizia dall’ ascensore dedicato del Premier è un atto gravissimo – attacca Matteo Renzi -. Dimostra che Giorgia Meloni non si fida della Polizia di Stato. Offro la mia solidarietà alle donne e gli uomini della PS che hanno sempre lavorato con professionalità e il cui rigore viene messo in discussione da una Presidente del consiglio che tra un complotto e l’altro continua a vedere i fantasmi e a non occuparsi degli italiani”.