Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Italia-Cina, Meloni: con Xi dialogo franco e trasparente

Italia-Cina, Meloni: con Xi dialogo franco e trasparentePechino, 30 lug. (askanews) – “Con il presidente Xi Jinping il dibattito è stato ampio e chiaramente ha coinvolto anche tutte le materie dell’agenda internazionale, è stato un confronto franco, trasparente, rispettoso su tutte le materie sulle quali la Cina rimane un interlocutore indispensabile, dalla guerra di aggressione russa all’Ucraina, alle tensioni che si vanno moltiplicando, dal governo dell’intelligenza artificiale fino alla riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, alle questioni climatiche”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un punto stampa a Pechino all’indomani dell’incontro con il presidente Xi Jinping.


“Insomma sono moltissime le materie che abbiamo trattato e lo abbiamo fatto con trasparenza, con lealtà, con franchezza. Penso e spero che possa essere utile per ingaggiare un interlocutore che è sicuramente molto molto importante in questa fase”, ha concluso.

Meloni: con Xi confronto franco, chiesto stop sostegno a Russia

Meloni: con Xi confronto franco, chiesto stop sostegno a RussiaPechino, 30 lug. (askanews) – Un colloquio “franco” e “trasparente”. Giorgia Meloni usa il vecchio gergo del partito comunista per definire il colloquio di ieri con Xi Jinping, durato un’ora e mezza. Colloquio che, soprattutto sui temi internazionali, vede distanti l’Italia (e l’Occidente) e la Cina, in particolare per il sostegno industriale alla Russia nella guerra contro l’Ucraina.


Meloni, in un punto stampa con i giornalisti a Pechino, non rivela quel che le ha detto Xi sul conflitto, ma assicura di essere stata “abbastanza chiara” nel porre la questione dell’aiuto a Mosca. “Penso – ha spiegato – che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa. Anche se come sappiamo non interviene direttamente è evidente che questo crea una frizione”. L’auspicio della premier è che “ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente. Il presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli: ecco, mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso”. Sull’Ucraina, ma anche sul Medio Oriente, la Cina è per Meloni un “interlocutore molto importante”. Si è detta “molto preoccupata” per “quello che sta accadendo in Libano” e “per il rischio di una escalation regionale” a cui puntano “diversi soggetti”. Una “trappola” in cui Israele non deve “cadere”. In questo scenario, Pechino può contribuire alla “normalizzazione nei rapporti particolarmente tra Paesi Arabi e Israele” grazie ai suoi “rapporti solidi” con Teheran e Riad.


Al centro del colloquio, le relazioni bilaterali, con una ‘ricucitura’ del rapporto dopo l’uscita dell’Italia dal Memorandum sulla Via della Seta. Il Piano triennale d’azione siglato a Pechino, rivendica, è “un approccio alternativo alla Via della Seta”, che non ha “mai condiviso”. Dunque “nessuna giravolta”, come accusa Giuseppe Conte, che è “in difficoltà”. Al contrario, per lei l’intesa è un “risultato concreto” su “materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali”. Adesso l’obiettivo è “rafforzare la nostra cooperazione ma farlo in un’ottica di riequilibrio: riequilibrio della bilancia commerciale” su cui “c’è un importante disavanzo per l’Italia che è andato crescendo negli anni” e sugli “investimenti esteri diretti” perché “oggi gli investimenti italiani in Cina sono circa tre volte quelli cinesi in Italia”. E poi “vogliamo lavorare per rimuovere gli ostacoli relativi alla possibilità dei nostri prodotti di accedere al mercato cinese e chiaramente garantire parità di trattamento per le nostre imprese”. Sul tavolo c’è il tema molto importante dell’auto elettrica, con eventuali investimenti in Italia. Di “stabilimenti” con Xi non hanno parlato: “Ci siamo limitati a definire accordi di cornice, poi non sta a noi entrare nel merito delle singole intese che si possono sviluppare, dei singoli investimenti” ma “saranno i tavoli tecnici e i ministri competenti a lavorare nello specifico sulla realizzazione di questa intesa”. Nessun accenno, negli incontri di questi giorni, al tema dell’esercizio del Golden Power, che “l’Italia ha utilizzato quando ha ritenuto che fosse necessario utilizzarlo”.


Rispondendo ai giornalisti, Meloni parla anche di Unione europea. Sulle deleghe da affidare al commissario italiano, spiega, “sto parlando con Ursula von der Leyen, ci sono contatti in divenire” ma ancora non ha inviato i due nomi (un uomo e una donna) alla presidente della Commissione: “C’è tempo fino al 30 agosto, me ne occupo al rientro, bisogna fare una valutazione con i partiti di maggioranza”. Comunque, assicura, i rapporti con l’esecutivo di Bruxelles “non stanno peggiorando” dopo la lettera inviata in risposta alle critiche contenute nel rapporto sullo Stato di diritto, in particolare per quel che riguarda la libertà di stampa. “Non ritengo – assicura – che ci siano ripercussioni negative”, anche perché la missiva “non è una risposta alla Commissione europea o a un momento di frizione con la Commissione europea” ma una “riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico”, anche da una sinistra italiana che vorrebbe usare la Rai “come fosse una sezione di partito”. A proposito di Rai, il governo procederà alle nomine “nelle prossime settimane”. Quanto a una eventuale riforma della governance, si dice “laica”: “Se quelli che l’hanno scritta oggi dicono che è pessima, possiamo parlarne”. “Niente da dire” invece sulle indiscrezioni su un eventuale piano di privatizzazione dell’azienda: “Posso solamente confermare rispetto a quello che ho letto, che mi è stato attribuito, di non avere bisogno di una Telemeloni: non ne ho bisogno, non mi interessa, non la voglio”.


Infine una nota di colore. A chi le chiede quale sia stato il piatto preferito nelle cene ufficiali di questi giorni in Cina, la premier cita il salmone e “lo spaghetto, quello con il brodo”, mimando il gesto della forchetta.

Meloni da Xi rilancia il rapporto, amarezza di Pechino per la via della Seta

Meloni da Xi rilancia il rapporto, amarezza di Pechino per la via della SetaPechino, 29 lug. (askanews) – Un incontro di un’ora e mezza, proseguito a cena, che ha spaziato dai rapporti bilaterali ai temi di politica internazionale. Il presidente cinese Xi Jinping e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si sono incontrati oggi a Pechino, nel secondo faccia a faccia dopo l’incontro a margine del G20 di Bali lo scorso anno.


Per Meloni il primo obiettivo da raggiungere nell’incontro avvenuto nella residenza della Diaoyutai State House – a cui i media italiani non hanno avuto accesso a differenza dei circuiti internazionali – era quello di ricucire i rapporti dopo il ‘gelo’ di Pechino per la decisione del governo italiano di non rinnovare l’intesa sulla Via della Seta. Risultato non completamente colto, se nel resoconto ufficiale diffuso dalla presidenza cinese viene rimarcato che Xi ha ribadito la convinzione che Cina e Italia “dovrebbero sostenere e promuovere lo spirito della Via della Seta” che è un “tesoro condiviso” da entrambi i Paesi. Nello stringato comunicato diffuso da Palazzo Chigi viene sottolineato che entrambi “hanno condiviso il positivo sviluppo delle relazioni fra Italia e Cina nel contesto del ventennale del Partenariato strategico globale, ponendo l’accento sull’importanza di una cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa e basata sulla reciproca fiducia. Nel corso dei colloqui sono stati discussi i principali temi del rapporto bilaterale, dalle questioni economico-commerciali alla collaborazione in ambito scientifico e culturale”. Nelle dichiarazioni iniziali dell’incontro, diffuse dai media presenti, Meloni aveva sottolineato che la Cina è “un partner economico, commerciale, culturale di grande rilievo” e che va tenuto “aperto” il canale tracciato da Marco Polo (di cui ricorrono i 700 anni dalla morte), per “favorire le relazioni economiche, commerciali, culturali e scientifiche, ma anche il dialogo a livello multilaterale in un tempo molto complesso”. In questo senso va il Piano d’azione triennale siglato ieri, che prevede di “valorizzare il lavoro che abbiamo già fatto ma anche di esplorare nuove forme di cooperazione lavorando allo stesso tempo per un bilanciamento dei rapporti commerciali”. Su questo Xi si è detto “disposto a collaborare” con l’Italia “per promuovere l’ottimizzazione e il miglioramento della cooperazione negli investimenti economici e commerciali, nella produzione industriale, nell’innovazione tecnologica e nei mercati terzi, nonché per esplorare la cooperazione in aree emergenti come i veicoli elettrici e l’intelligenza artificiale”. E se la Cina “accoglie con favore le aziende italiane che investono” nel Paese “ed è disposta a importare più prodotti italiani di alta qualità”, da parte sua auspica “che l’Italia fornisca anche un ambiente imprenditoriale equo, trasparente, sicuro e non discriminatorio affinché le aziende cinesi possano svilupparsi in Italia”. Sul tavolo del colloquio anche i grandi temi della situazione geopolitica internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina, con la Cina che potrebbe giocare un ruolo determinante nella ricerca di una soluzione al conflitto. Certo, nel confronto tra i due, avrà pesato la posizione della Nato, che appena poche settimane fa ha accusato Pechino di sostenere la Russia, anche con le forniture di armi. Sui contenuti di questa parte del colloquio, però, non sono trapelate informazioni. Sempre in apertura di bilaterale però la premier, a questo proposito, aveva evidenziato come Pechino sia un “interlocutore molto importante” per affrontare i dossier aperti “partendo dai rispettivi punti di vista per ragionare insieme di come garantire stabilità e pace”. Una apertura di credito raccolta dal leader cinese, secondo cui i Paesi devono sviluppare “collaborazione e unità oppure si ritireranno nella chiusura e nella divisione”. Tra le altre questioni affrontate, secondo Palazzo Chigi, anche i “rischi di un ulteriore aggravamento della situazione in Medio Oriente”, le “crescenti tensioni” nell’Indo-Pacifico e alcune “grandi questioni della governance globale di comune interesse, dall’Intelligenza artificiale alla lotta contro il cambiamento climatico, al processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Discussi anche i rapporti con l’Ue, che attraversano un periodo di particolare difficoltà con i nuovi dazi sulle auto decisi da Bruxelles. A questo proposito, Xi ha auspicato che l’Italia svolga “un ruolo costruttivo nella promozione del dialogo e della cooperazione Cina-Ue e nello sviluppo positivo e stabile delle relazioni” tra Pechino e l’Unione europea. Un pensiero condiviso dalla premier, secondo cui l’Italia può “avere un ruolo importante anche per quello che riguarda le relazioni con l’Unione Europea” con “il tentativo di creare rapporti commerciali che siano il più possibile equilibrati”.


Mentre in Cina spopola il video diffuso su Tik Tok della presidente del Consiglio che partecipa insieme alla figlia Ginevra e al suo staff a una cena con uno spettacolo di canti tipici cinesi eseguiti da un gruppo di donne in abiti tradizionali, Meloni riparte domani da Pechino per Shanghai, ultima tappa della missione. Prima però è previsto un punto stampa, quando in Italia saranno le 4.30 di notte. (dall’inviato Alberto Ferrarese).

Xi a Meloni: pronti a collaborare sull’auto elettrica e l’IA

Xi a Meloni: pronti a collaborare sull’auto elettrica e l’IAPechino, 29 lug. (askanews) – “La Cina è disposta a collaborare” con l’Italia “per promuovere l’ottimizzazione e il miglioramento della cooperazione negli investimenti economici e commerciali, nella produzione industriale, nell’innovazione tecnologica e nei mercati terzi, nonché per esplorare la cooperazione in aree emergenti come i veicoli elettrici e lintelligenza artificiale”. Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping alla premier Giorgia Meloni, secondo il resoconto della Tv di Stato CCTV.


“La Cina – ha aggiunto – accoglie con favore le aziende italiane che investono” nel Paese “ed è disposta a importare più prodotti italiani di alta qualità” auspicando “che l’Italia fornisca anche un ambiente imprenditoriale equo, trasparente, sicuro e non discriminatorio affinché le aziende cinesi possano svilupparsi in Italia”.

Italia-Cina, Meloni-Xi: avanti con una cooperazione equilibrata

Italia-Cina, Meloni-Xi: avanti con una cooperazione equilibrataPechino, 29 lug. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato oggi a Pechino il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Meloni e Xi, riferisce Palazzo Chigi, “hanno condiviso il positivo sviluppo delle relazioni fra Italia e Cina nel contesto del ventennale del Partenariato Strategico Globale, ponendo l’accento sull’importanza di una cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa e basata sulla reciproca fiducia. Nel corso dei colloqui sono stati discussi i principali temi del rapporto bilaterale, dalle questioni economico-commerciali alla collaborazione in ambito scientifico e culturale”.

Rai, Tajani: nessuna dittatura culturale nè in Italia stato diritto a rischio

Rai, Tajani: nessuna dittatura culturale nè in Italia stato diritto a rischioRoma, 29 lug. (askanews) – “La risposta di Meloni a Ursula von der Leyen è sulla libertà di stampa nel nostro paese, e mi pare, e lo dico da giornalista, che la libertà di stampa nel nostro paese non sia assolutamente violata, perché in Italia ognuno dice quello che vuole. Poi ci sono le strumentalizzazioni politiche, va bene, ma non mi pare che la Rai sia un luogo dove c’è una dittatura culturale”. Lo ha detto il vicepremier e segretario di Fi, Antonio Tajani, rispondendo a margine di una conferenza nella sede del partito.


“Non va strumentalizzata ogni volta politicamente la posizione della Rai. Mi pare che tutte le forze politiche e tutte le forze di governo abbiano ampio spazio in tutti i telegiornali, in tutte le trasmissioni, questo vale anche per le televisioni private. Ecco, non vedo in Italia rischi per lo stato di diritto, e chi lo dice non conosce la situazione italiana”, ha concluso

Meloni a Xi: Cina partner molto rilevando, mantenere scambi e dialogo

Meloni a Xi: Cina partner molto rilevando, mantenere scambi e dialogoPechino, 29 lug. (askanews) – “La Cina per noi è un partner economico, commerciale, culturale di grande rilievo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, incontrando il presidente cinese Xi Jinping a Pechino.


Meloni ha ricordato che la visita cade nel ventesimo anniversario del partenariato strategico e a 700 anni dalla morte di Marco Polo, un anniversario che “definisce l’antichità, la profondità dei nostri rapporti, dei rapporti tra due civiltà che sono eredi di una cultura millenaria e che chiaramente la capacità di conoscersi ha anche aiutato e contribuito ad affrontare tanti problemi e questo è molto importante soprattutto in una fase come quella nella quale viviamo”.Per Meloni “il modo migliore per celebrare questi due anniversari è mantenere aperto quel canale che è stato iniziato proprio 700 anni fa da Marco Polo, favorire le relazioni economiche, commerciali, culturali e scientifiche, ma anche il dialogo a livello multilaterale in un tempo molto complesso come quello nel quale viviamo, perché il mondo intorno a noi sta cambiando: il sistema internazionale basato sulle regole è messo in discussione, ci sono nuove tecnologie che impattano e che possono avere risultati incredibili sul futuro delle nostre società, penso all’intelligenza artificiale, quelle che lei ha definito le nuove forze produttive, facendo forse riferimento proprio a come la produzione può cambiare, all’impatto che queste tecnologie possono avere ad esempio sul mercato del lavoro”, ha concluso.


 

Autonomia, Conte: già 200mila firme per referendum, avviso a governo

Autonomia, Conte: già 200mila firme per referendum, avviso a governoRoma, 29 lug. (askanews) – “Oltre 200 mila firme raccolte in appena 72 ore per il referendum contro l’autonomia differenziata, un boom di partecipazione che testimonia la determinazione e l’opposizione dei cittadini a una legge che mina la coesione sociale e l’unità del Paese”. Lo fa sapere il leader M5s Giuseppe Conte, che sui social aggiunge: “Un segnale importante, un chiaro avviso al Governo che dice senza mezzi termini: l’Italia non si spacca, non resteremo a guardare inermi”.

Meloni scrive a von der Leyen: fake news su libertà di stampa e Rai

Meloni scrive a von der Leyen: fake news su libertà di stampa e RaiPechino, 28 lug. (askanews) – Le critiche riservate al governo italiano nel Rapporto annuale sullo Stato di diritto della Commissione Ue, in particolare sulla libertà d’informazione e la Rai, sono inquinate “dai professionisti della disinformazione e della mistificazione” e “strumentali”. A qualche giorno dalla pubblicazione del report (e dalle polemiche che ne sono seguite) la presidente del Consiglio Giorgia Meloni mette nero su bianco la sua secca replica in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.


La missiva, diffusa mentre Meloni è a Pechino alla vigilia dell’incontro con Xi Jinping, arriva in un momento ‘caldo’ su più fronti. Su quello interno proprio negli ultimi giorni si é alzata la tensione nella maggioranza in vista delle nomine Rai. Il voto parlamentare sul Cda non è stato ancora fissato e tra i partiti di centrodestra manca un accordo. Anzi, sull’argomento i nervi sono scoperti: proprio pochi giorni fa il capogruppo Fdi alla Camera Tommaso Foti aveva tentato di far calendarizzare il voto sul board. Tentativo stoppato, con la Lega che ha chiesto un tavolo di maggioranza per dipanare la matassa. Sul fronte europeo, la lettera si inserisce nel contesto della trattativa per il commissario italiano: dopo il mancato voto di Fdi in Parlamento per il bis di von der Leyen (che ha puntato sui Verdi) il potere negoziale dell’Italia sembra essersi ridotto e le critiche sullo Stato di diritto certo non giovano ad avere un occhio di riguardo per Roma. Venendo al contenuto della lettera, per Meloni, anche se “le raccomandazioni finali nei confronti dell’Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti, per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano” con “qualcuno” che “si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, in particolare con riferimento alla libertà di informazione e al servizio pubblico radiotelevisivo”.


Proprio sulla Rai la presidente del Consiglio si sofferma a lungo, analizzando punto per punto tre diverse questioni che per lei sono state “strumentalmente” sollevate. In primo luogo, assicura, da parte dell’esecutivo non c’è “una ingerenza politica nella governance”. Infatti, come ha detto già più volte in passato, la riforma della Rai “è stata ideata e realizzata nel 2015 dall’allora partito di maggioranza relativa (il Partito Democratico) durante il governo guidato da Matteo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato (Fratelli d’Italia)” e se “esiste un problema di ingerenza politica dovuta alla normativa esistente, questo non può certo essere imputato a chi quella norma l’ha subìta”. Dunque, “salvo la nomina obbligata di un nuovo amministratore delegato nel 2023 a seguito delle dimissioni del suo predecessore, l’attuale Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali”, che “sono stati nominati nella scorsa legislatura da una maggioranza di cui Fratelli d’Italia non era parte” Anche le dimissioni di giornalisti e conduttori, che sarebbero state determinate dal cambiamento della linea editoriale della Rai, è “una dinamica – per la premier – che in ogni caso non può essere imputata all’attuale Governo” perché “i rapporti di lavoro si sono interrotti per normali dinamiche di mercato”. La critica “più strumentale” per la premier è però quella in base alla quale la Rai avrebbe violato le regole della par condicio in favore della maggioranza di governo in occasione del voto per il Parlamento europeo, un argomento “mistificato a uso politico”. “A ridosso delle elezioni europee del 2024, la Commissione parlamentare Vigilanza Rai, nell’esercizio delle sue prerogative, ha adottato una delibera – dichiarata peraltro dall’Agcom conforme alla disciplina vigente in materia – che prevedeva l’esclusione dalle regole della par condicio dei rappresentanti delle istituzioni che affrontavano questioni inerenti alle loro funzioni istituzionali”. Cosa – evidenzia – avvenuta “durante ogni passata competizione elettorale” e “viene da chiedersi perché questo principio, che si è sempre reputato valido in passato, non debba valere per l’attuale Governo”. In definitiva, per Meloni, quelli portati contro l’Italia sono “attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa” e “dispiace” che “neppure” la Relazione della Commissione “sia stata risparmiata dai professionisti della disinformazione e della mistificazione”. Da parte sua, garantisce la premier, “confermo ogni sforzo per assicurare in Italia e in Europa il pieno rispetto dei valori fondanti alla base dell’Unione Europea e l’assiduo impegno a far progredire l’Italia nell’ambito della libera informazione, del contrasto alle fake news e del pluralismo del servizio pubblico radio televisivo dopo decenni di sfacciata lottizzazione politica”.

Rai, Meloni a von der Leyen: nessuna ingerenza del governo sulla governance

Rai, Meloni a von der Leyen: nessuna ingerenza del governo sulla governancePechino, 28 lug. (askanews) – Da parte del governo non c’è nessuna “ingerenza” sulla governance Rai. Lo scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in una lettera alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen dopo la pubblicazione del rapporto sulla libertà d’informazione.


“La riforma della Rai, che ha disegnato l’attuale sistema di governance dell’azienda – scrive Meloni – è stata ideata e realizzata nel 2015 dall’allora partito di maggioranza relativa (il Partito Democratico) durante il governo guidato da Matteo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato (Fratelli d’Italia). Se dunque esiste un problema di ingerenza politica dovuta alla normativa esistente, questo non può certo essere imputato a chi quella norma l’ha subita. Soprattutto – sottolinea la premier – si tratterebbe di una criticità che si trascina da quasi dieci anni e che avrebbe, nel caso, sfavorito le forze di opposizione, e nello specifico Fratelli d’Italia, e favorito le forze di Governo che hanno governato in questo periodo. Anche l’attuale governance è stata determinata dal Governo precedente (Governo Draghi), con Fratelli d’Italia unico partito di opposizione che si è reputato allora di escludere perfino dal Consiglio di Amministrazione della Rai creando, questa volta sì, una anomalia senza precedenti in Italia e in violazione di ogni principio di pluralismo del servizio pubblico”. “È bene ricordare che – prosegue Meloni -, salvo la nomina obbligata di un nuovo Amministratore Delegato nel 2023 a seguito delle dimissioni del suo predecessore, l’attuale Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali. Gli attuali componenti del Cda della Rai, come ricordato, sono stati nominati nella scorsa legislatura da una maggioranza di cui Fratelli d’Italia non era parte, non si comprende dunque come si possa imputare a questo Governo una presunta ingerenza politica nella governance della Rai”, conclude Meloni.