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Ue, Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza Italia

Ue, Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza ItaliaBruxelles, 27 giu. (askanews) – “Nessuno più di me rispetta la premier Giorgia Meloni e l’Italia. C’è stata un’incomprensione. Qualche volte servono piattaforme politiche per semplificare il processo. La posizione comune dei tre grandi gruppi nel Consiglio europeo, in cui abbiamo completato i negoziati, è solo per facilitare il processo. La decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo”. Lo ha detto il premier polacco Donald Tusk, arrivando al Consiglio europeo di Bruxelles che discuterà i nuovi vertici Ue.


“L’unica intenzione e ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare il processo. Non c’è Europa senza Italia e non c’è decisione senza la premier italiana. Questo per me è ovvio”, ha concluso Tusk, che è anche negoziatore per il Ppe.

Strage di Ustica, Mattarella: i Paesi amici collaborino per una piena verità

Strage di Ustica, Mattarella: i Paesi amici collaborino per una piena veritàRoma, 27 giu. (askanews) – “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica. “Nel cielo di Ustica, 44 anni or sono, si compì una strage di dimensioni immani. Rimasero uccise tutte le 81 persone a bordo del DC9 in volo da Bologna a Palermo. La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica – ricorda il capo dello Stato -. Nel giorno dell’anniversario, desidero anzitutto rinnovare i sensi di una profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizione di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia”.


“La loro opera, unita a quella di uomini dello Stato che hanno compiuto con capacità e dedizione il loro dovere, ha contribuito a diradare nebbie e a ricostruire lo scenario di quel tragico evento”, sottolinea Mattarella secondo il quale “la memoria è anche trasmissione, ai più giovani, dei valori di impegno civile che sorreggono la dignità e la forza di una comunità e le consentono di affrontare le circostanze più dolorose e difficili”. Sulla strada della ricostruzione della verità, passi significativi sono stati compiuti. Ne offre testimonianza il Museo per la Memoria di Ustica, aperto a Bologna.

Ustica: Mattarella: collaborazione paesi amici per piena verità

Ustica: Mattarella: collaborazione paesi amici per piena veritàRoma, 27 giu. (askanews) – “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica.


“Nel cielo di Ustica, 44 anni or sono, si compì una strage di dimensioni immani. Rimasero uccise tutte le 81 persone a bordo del DC9 in volo da Bologna a Palermo. La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica – ricorda il capo dello Stato -. Nel giorno dell’anniversario, desidero anzitutto rinnovare i sensi di una profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizione di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia”. “La loro opera, unita a quella di uomini dello Stato che hanno compiuto con capacità e dedizione il loro dovere, ha contribuito a diradare nebbie e a ricostruire lo scenario di quel tragico evento”, sottolinea Mattarella secondo il quale “la memoria è anche trasmissione, ai più giovani, dei valori di impegno civile che sorreggono la dignità e la forza di una comunità e le consentono di affrontare le circostanze più dolorose e difficili”.


Sulla strada della ricostruzione della verità, passi significativi sono stati compiuti. Ne offre testimonianza il Museo per la Memoria di Ustica, aperto a Bologna.

Consiglio europeo per la quadra sui top jobs, Meloni alza i toni in vista della trattativa

Consiglio europeo per la quadra sui top jobs, Meloni alza i toni in vista della trattativaBruxelles, 26 giu. (askanews) – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del Consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Kaja Kallas alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.


Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”. In particolare – elenca – l’Europa dovrebbe “aumentare la propria autonomia strategica”; incrementare gli investimenti con “strumenti comuni adeguati” perché nessun singolo Stato membro può farcela da solo; “disboscare pesantemente” la “selva burocratica e amministrativa”, creando anche una nuova delega ad hoc; combattere la concorrenza sleale. Naturalmente una priorità per l’Italia è la questione migratoria con la “difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani” perché l’Europa non può “più tollerare un crimine universale come la schiavitù”. E questo si fa con gli accordi come quelli come Egitto e Tunisia e affrontando le cause profonde delle migrazioni, come l’Italia fa con il Piano Mattei “che stiamo progressivamente implementando”. Altro tema strategico è quello della sicurezza e della difesa comune: occorre “accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa” ma per finanziarla bisogna “immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee”.


Meloni ribadisce anche il sostegno italiano al “processo di allargamento” ad Est nel “rispetto dei valori europei” e l’impegno dell’Italia nella transizione green, ma se “siamo i primi difensori della natura” la “vogliamo difendere con l’uomo dentro”. Dunque scelte pragmatiche dopo anni di “follia ideologica, che lavoreremo per correggere”. Altra sfida a cui l’Italia tiene particolarmente è quella demografica, a sostegno della natalità. Alle ultime elezioni secondo la premier i cittadini hanno detto “chiaramente qual è il modello che preferiscono” con “la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee”. Il riferimento è a Francia, Germania, Spagna, con solo il governo italiano che ha avuto un risultato “positivo”. Alla democrazia, però, l’Europa sta preferendo “una visione oligarchica” in cui “la logica del consenso” è stata sostituita dalla “logica dei caminetti”, da una “sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea”. Su questa base, contesta, Ppe, S&D e Renew (una “maggioranza fragile”) alla prima riunione si sono presentati “direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.


La realtà è che Meloni sa bene che l’unica maggioranza possibile, numeri alla mano, è quella attuale, di cui Ecr non può far parte per l’opposizione del Pse ma anche di parte del Ppe. Ma sa anche che come leader di Fdi il suo posto sarà all’opposizione nel Parlamento di Strasburgo (dove comunque non di rado le maggioranze sono a geometria variabile), ma come presidente del Consiglio dovrà trattare sul commissario e poi far partire, più o meno esplicitamente, l’esecutivo comunitario. Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti europee, Ursula von der Leyen sarebbe assai ben disposta ad accogliere le sue richieste, fin dove possibile, in cambio di una ‘non opposizione’ in Consiglio e in occasione del voto all’Europarlamento per ridurre il rischio di essere impallinata dai franchi tiratori. “Dobbiamo lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla nazione”, è stata la conclusione di Meloni, che ha chiesto all’opposizione di “fare gioco di squadra”, salvo poi assestare una ‘stoccata’ al Pd: “La collega Madia spera che avremo un ruolo importate come quello di ora”, il commissario all’economia Paolo Gentiloni, “io spero di riuscire a far meglio”. Anzi, si dice sicura, andrà a Bruxelles a “testa alta” e non come una “cheerleader” di qualcuno, portando a casa il risultato.


(di Alberto Ferrarese)

Meloni a Bruxelles per top jobs, alza toni per trattativa Commissario

Meloni a Bruxelles per top jobs, alza toni per trattativa CommissarioBruxelles, 26 giu. (askanews) – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del Consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Kaja Kallas alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.


Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”. In particolare – elenca – l’Europa dovrebbe “aumentare la propria autonomia strategica”; incrementare gli investimenti con “strumenti comuni adeguati” perché nessun singolo Stato membro può farcela da solo; “disboscare pesantemente” la “selva burocratica e amministrativa”, creando anche una nuova delega ad hoc; combattere la concorrenza sleale. Naturalmente una priorità per l’Italia è la questione migratoria con la “difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani” perché l’Europa non può “più tollerare un crimine universale come la schiavitù”. E questo si fa con gli accordi come quelli come Egitto e Tunisia e affrontando le cause profonde delle migrazioni, come l’Italia fa con il Piano Mattei “che stiamo progressivamente implementando”. Altro tema strategico è quello della sicurezza e della difesa comune: occorre “accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa” ma per finanziarla bisogna “immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee”.


Meloni ribadisce anche il sostegno italiano al “processo di allargamento” ad Est nel “rispetto dei valori europei” e l’impegno dell’Italia nella transizione green, ma se “siamo i primi difensori della natura” la “vogliamo difendere con l’uomo dentro”. Dunque scelte pragmatiche dopo anni di “follia ideologica, che lavoreremo per correggere”. Altra sfida a cui l’Italia tiene particolarmente è quella demografica, a sostegno della natalità. Alle ultime elezioni secondo la premier i cittadini hanno detto “chiaramente qual è il modello che preferiscono” con “la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee”. Il riferimento è a Francia, Germania, Spagna, con solo il governo italiano che ha avuto un risultato “positivo”. Alla democrazia, però, l’Europa sta preferendo “una visione oligarchica” in cui “la logica del consenso” è stata sostituita dalla “logica dei caminetti”, da una “sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea”. Su questa base, contesta, Ppe, S&D e Renew (una “maggioranza fragile”) alla prima riunione si sono presentati “direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.


La realtà è che Meloni sa bene che l’unica maggioranza possibile, numeri alla mano, è quella attuale, di cui Ecr non può far parte per l’opposizione del Pse ma anche di parte del Ppe. Ma sa anche che come leader di Fdi il suo posto sarà all’opposizione nel Parlamento di Strasburgo (dove comunque non di rado le maggioranze sono a geometria variabile), ma come presidente del Consiglio dovrà trattare sul commissario e poi far partire, più o meno esplicitamente, l’esecutivo comunitario. Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti europee, Ursula von der Leyen sarebbe assai ben disposta ad accogliere le sue richieste, fin dove possibile, in cambio di una ‘non opposizione’ in Consiglio e in occasione del voto all’Europarlamento per ridurre il rischio di essere impallinata dai franchi tiratori. “Dobbiamo lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla nazione”, è stata la conclusione di Meloni, che ha chiesto all’opposizione di “fare gioco di squadra”, salvo poi assestare una ‘stoccata’ al Pd: “La collega Madia spera che avremo un ruolo importate come quello di ora”, il commissario all’economia Paolo Gentiloni, “io spero di riuscire a far meglio”. Anzi, si dice sicura, andrà a Bruxelles a “testa alta” e non come una “cheerleader” di qualcuno, portando a casa il risultato.

All’Europarlamento rinviata la sessione costitutiva del gruppo Ecr prevista per oggi

All’Europarlamento rinviata la sessione costitutiva del gruppo Ecr prevista per oggiBruxelles, 26 giu. (askanews) – La riunione costitutiva del gruppo politico dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo (Ecr, 83 seggi), che doveva svolgersi questo pomeriggio a Bruxelles, è stata rinviata al 3 luglio. Lo hanno comunicato fonti dell’Ecr, il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia, che dopo le elezioni ne è diventata la delegazione nazionale più numerosa (24 eurodeputati). Il 3 luglio è anche il giorno in cui si svolgerà la riunione costitutiva dell’altro gruppo di destra al Parlamento europeo, Identità e Democrazia (Id), di cui fa parte la Lega, che era la delegazione nazionale più numerosa prima delle elezioni. Dopo le elezioni, la delegazione nazionale più importante del gruppo Id è diventata quella del Rassemblement national francese (30 eurodeputati).

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono la vita delle persone

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono la vita delle personeRoma, 26 giu. (askanews) – “La lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo Governo. Fin dal nostro insediamento, siamo al lavoro, con costanza e determinazione, per ribadire alcuni messaggi chiari, per troppo tempo dimenticati: la droga distrugge la vita delle persone e le rende schiave e succubi; tutte le droghe fanno male, senza distinzioni, e sostenere il contrario è un inganno, che colpisce in particolare le giovani generazioni; il Governo e le Istituzioni, ad ogni livello, non devono voltarsi dall’altra parte ma fare tutto quello che è nelle loro possibilità per combattere il traffico di droga e lo spaccio, investire nella prevenzione e sostenere i servizi pubblici e le comunità terapeutiche nella loro insostituibile azione di cura e recupero”. Lo ha affermato in una dichiarazione in occasione della Giornata mondiale contro le droghe la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


“Il Governo – ha sottolineato la premier- ha puntato sulla prevenzione, ha promosso diverse campagne di comunicazione come quella in corso in questi giorni sulla RAI, l’Italia è tra le prime Nazioni in Europa ad attivare un piano a 360 gradi contro la diffusione del fentanyl e ha attivato nuovi strumenti per finanziare gli interventi in questo ambito, come la possibilità data ai cittadini di destinare l’8xmille dell’IRPEF a diretta gestione statale”. “Abbiamo davanti a noi – ha concluso Meloni- tanto lavoro da fare per affrontare un’emergenza da troppo ignorata o sottovalutata, ma il cambio di passo c’è e siamo in prima linea per consolidarlo e renderlo strutturale, con un gioco di squadra tra Dipartimento Politiche Antidroga, Ser.D., comunità e società scientifiche”.

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono vita persone

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono vita personeRoma, 26 giu. (askanews) – “La lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo Governo. Fin dal nostro insediamento, siamo al lavoro, con costanza e determinazione, per ribadire alcuni messaggi chiari, per troppo tempo dimenticati: la droga distrugge la vita delle persone e le rende schiave e succubi; tutte le droghe fanno male, senza distinzioni, e sostenere il contrario è un inganno, che colpisce in particolare le giovani generazioni; il Governo e le Istituzioni, ad ogni livello, non devono voltarsi dall’altra parte ma fare tutto quello che è nelle loro possibilità per combattere il traffico di droga e lo spaccio, investire nella prevenzione e sostenere i servizi pubblici e le comunità terapeutiche nella loro insostituibile azione di cura e recupero”. Lo ha affermato in una dichiarazione in occasione della Giornata mondiale contro le droghe la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


“Il Governo – ha sottolineato la premier- ha puntato sulla prevenzione, ha promosso diverse campagne di comunicazione come quella in corso in questi giorni sulla RAI, l’Italia è tra le prime Nazioni in Europa ad attivare un piano a 360 gradi contro la diffusione del fentanyl e ha attivato nuovi strumenti per finanziare gli interventi in questo ambito, come la possibilità data ai cittadini di destinare l’8xmille dell’IRPEF a diretta gestione statale”. “Abbiamo davanti a noi – ha concluso Meloni- tanto lavoro da fare per affrontare un’emergenza da troppo ignorata o sottovalutata, ma il cambio di passo c’è e siamo in prima linea per consolidarlo e renderlo strutturale, con un gioco di squadra tra Dipartimento Politiche Antidroga, Ser.D., comunità e società scientifiche”.

Meloni:stop Ue su assegno unico o rischiano 6 mln famiglie italiane

Meloni:stop Ue su assegno unico o rischiano 6 mln famiglie italianeRoma, 26 giu. (askanews) – Se la commissione europea non farà marcia indietro sulla procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia sull’assegno unico il governo potrebbe essere costretto a togliere il sostegno dato a 6 milioni di famiglie italiane. Così la premier Giorgia Meloni, in sede di replica sulle comunicazioni in vista del consiglio europeo.


La commisisone europea – ha detto Meloni – ha deciso di aprire una procedura di infrazione contro l’assegno unico ritenendo che così come formulato sia discriminatorio nei confronti dei lavoratori stranieri extracomunitari e persino per chi ha i figli in patria”, ad esempio in Pakistan, cosa che non renderebbe agevole individuare “l’Isee” di una famiglia all’estero. “Voi capite che se seguissimo l’impostazione molto irragionavole e ideologica” di Bruxelles “sarebbe per noi insostenibile. L’unico riusutato sarebbe quello di togliere il sostegno a 6 milioni famiglie italiane. A nome del governo italiano intendo dare battaglia contro questa iniziativa irragionevole della commissione europea e mi auguro che su questo si trovi il consenso dell’intero Parlamento”.

Tajani: siamo pronti a votare von der Leyen, ma senza i Verdi

Tajani: siamo pronti a votare von der Leyen, ma senza i VerdiRoma, 26 giu. (askanews) – Forza Italia è “pronta a votare Ursula von der Leyen ma questo impegno esclude qualsiasi accordo con i Verdi: sì alla von der Leyen, ma senza i Verdi”. Così il segretario Nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani in una conferenza stampa nella sede del partito a Roma.


“Domani mattina sarò al vertice del Ppe e ribadirò la mia posizione: occorre rispettare l’esito del voto. Se c’è un accordo a tre, Ppe, Renew e Socialisti non si può certamente aprire ai Verdi e al loro fondamentalismo ambientale. Se si vuole avere una stabilità bisogna cercare il dialogo con i conservatori”, ha aggiunto il vice premier.