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25 Aprile, Mattarella a Civitella: eccidio pianificati a freddo

25 Aprile, Mattarella a Civitella: eccidio pianificati a freddoCivitella, 25 apr. (askanews) – “Come è attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere sicuri di poter effettuare un più numeroso rastrellamento di popolazione civile”. Lo ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella celebrando a Civitella in Val di Chiana, paese teatro di un eccidio nazifascista, la festa della Liberazione.


“La tragica contabilità del 29 giugno del ’44, in queste terre racconta di circa 250 persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci minorenni. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva solo un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita, per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi, insieme agli altri” ha osservato Mattarella.  

25 aprile, Meloni: fine fascismo pose basi per ritorno democrazia

25 aprile, Meloni: fine fascismo pose basi per ritorno democraziaRoma, 25 apr. (askanews) – “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio.”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal suo profilo ufficiale Instagram.


“Continueremo a lavorare – conclude Meloni – per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!”.

25 Aprile,Fontana: Camera al lavoro su dedica seggio a Matteotti

25 Aprile,Fontana: Camera al lavoro su dedica seggio a MatteottiRoma, 25 apr. (askanews) – “Ci stiamo lavorando, è una proposta interessante”. Lo dice il presidente della Camera Lorenzo Fontana a proposito della richiesta delle opposizioni di dedicare a Giacomo Matteotti il seggio dell’aula di Montecitorio da cui pronunciò il sui je accuse al regime fascista instaurato dal capo del governo Benito Mussolini.


“Di sicuro – afferma il presidente leghista del Parlamento- siamo orgogliosi di aver organizzato alla Camera una commemorazione a lui dedicata alla presenza del presidente della Repubblica. Lo faremo giovedì 30 maggio: data non casuale, perché proprio il 30 maggio di 100 anni fa Matteotti pronunciava un celebre discorso nell’Aula di Montecitorio contro il regime fascista: quello che gli costerà la vita”.

Europarlamento approva direttiva Ue contro violenza di genere

Europarlamento approva direttiva Ue contro violenza di genereStrasburgo, 24 apr. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato in via definitiva oggi a Strasburgo, on 522 voti a favore, 27 contrari e 72 astensioni, la prima direttiva dell’Ue sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica.


La direttiva, che la Commissione aveva proposto simbolicamente nella giornata internazionale delle donne, l’8 marzo 2022, ha l’obiettivo di prevenire e punire la violenza di genere, anche armonizzando con norme minime o misure coordinate le definizioni e le pene irrogabili per determinati reati. Una volta applicata, garantirà in tutti gli Stati membri l’applicazione della “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, dell’11 maggio 2011 (“Convenzione di Istanbul”). La direttiva renderà più severe le leggi nazionali per contrastare la violenza informatica, richiederà una migliore assistenza e protezione delle vittime e misure per prevenire gli stupri, vieterà le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati, e stabilisce linee guida particolari per i reati commessi online, come la divulgazione di informazioni private e il “cyberflashing”.


Viene introdotta una lista di circostanze aggravanti per certi reati, in particolare per i crimini contro personaggi pubblici, giornalisti o difensori dei diritti umani. Le nuove aggravanti colpiranno anche l’intenzione di punire le vittime per il loro genere, l’orientamento sessuale, il colore della pelle, la religione, l’origine sociale o le convinzioni politiche, e il desiderio di mantenere o ristabilire “l’onore”. La direttiva dispone che sia data priorità alla sicurezza e al benessere delle vittime, anche attraverso l’accesso ad alloggi protetti. Sarà obbligatorio rendere loro accessibile l’assistenza sanitaria, compresi i servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Inoltre, le autorità nazionali avranno maggiori obblighi di segnalazione e di raccolta delle prove e dovranno sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il sesso non consensuale è considerato un reato.


Il Parlamento europeo ha chiesto e ottenuto che la Commissione europea riferisca ogni cinque anni sull’opportunità di rivedere la normativa. Il testo era già stato concordato informalmente con il Consiglio Ue il 6 febbraio a Strasburgo, dopo un lungo negoziato (cinque round dal luglio scorso). In quell’occasione, i negoziatori del Parlamento europeo non erano riusciti a convincere un gruppo nutrito di Stati membri (tra cui Francia, Germania, Olanda, Austria e Ungheria) a concordare una definizione comune europea del reato di stupro come atto basato sulla costrizione, non necessariamente violenta, a un atto sessuale non consensuale. La revisione periodica della direttiva da parte della Commissione potrebbe servire, almeno così si spera, a ritornare su questa definizione, quando le circostanze saranno più favorevoli.


Le nuove norme entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Gli Stati membri hanno tre anni per recepire la direttiva.

Autogol Lega su Autonomia, assente manda sotto maggioranza. E’ caos

Autogol Lega su Autonomia, assente manda sotto maggioranza. E’ caosRoma, 24 apr. (askanews) – Autogol della Lega sul ddl autonomia differenziata: in commissione Affari costituzionali alla Camera la maggioranza viene battuta a sorpresa su uno delle centinaia di emendamenti M5s proprio a causa delle assenze del gruppo del Carroccio, sotto gli occhi di un impassibile ministro Roberto Calderoli. Per il centrodestra il voto non è valido e va ripetuto. Scoppia il caos, volano parole grosse e dopo una sospensione e un’accesa discussione, il presidente Nazario Pagano (Fi) decide di rinviare l’esame a venerdì. L’opposizione si appella al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, affinché eviti “una forzatura” che incrinerebbe “il rapporto di fiducia” e farebbe venire meno “la terzietà” che ha sempre contraddistinto il Presidente Pagano.


Nonostante la prudenza di Fi, ribadita anche oggi da Antonio Tajani, l’esame in Commissione non avrebbe dovuto riservare sorprese anche perché il patto è che il ddl arrivi in aula blindato il 29 aprile per la discussione generale anche se il voto finale arriverà solo dopo le Europee. La maggioranza, infatti, non ha presentato emendamenti e l’accordo è per un calendario serrato in modo da chiudere in commissione sabato, sacrificando anche il ponte del 25 aprile pur di tenere fede all’impegno caro alla Lega. Provando una ricostruzione di quanto accaduto, mettendo faticosamente in fila i fatti, tra le accuse incrociate di “ricostruzioni false” e “mistificazioni della realtà” emerge che l’inciampo avviene in apertura di seduta, alle 15, sul primo voto. Il Presidente Pagano inizia puntualissimo e, nessuno chiedendo di intervenire, passa al voto sull’emendamento 1.19 della pentastellata Carmela Auriemma che cancella la parola autonomia dai principi generali del primo articolo del ddl. Il parere di governo e relatore è contrario ma la votazione finisce 10 a favore a 7 contrari. Del centrodestra sono presenti 5 su 8 componenti di Fdi, uno di Fi, e solo un leghista su 5 (ovvero uno dei relatori del ddl Alberto Stefani). I voti li conta l’unico segretario di commissione presente, il pentastellato Pasqualino Penza. L’altra, la leghista Simona Bordonali, non è presente. L’opposizione esulta, uno dei tre relatori Alessandro Urzì (Fdi) chiede la parola, Pagano (Fi) cerca di correre ai ripari e non chiude la votazione. A quel punto è caos. Urla e proteste sono udibili dai corridoi antistanti la commissione, tanto che i commessi, intervenuti vista la situazione incandescente, allontanano i cronisti. Accorre anche il capogruppo Fdi Tommaso Foti ma da subito la posizione della maggioranza è di fare quadrato negando la validità del voto: “L’opposizione ha proclamato il risultato che il presidente non ha proclamato, quindi ha molta fantasia”, dice Foti. “Non è accaduto nulla, l’opposizione sbaglia. Il relatore Urzì aveva chiesto la parola, io sono esattamente entrato in quel momento e quindi il voto era stato sospeso. C’è poco da polemizzare, riprenderemo a votare. Come al solito l’opposizione della sinistra è farlocca, fanno cagnara inutile”, difende la linea il leghista Iezzi. “Siamo stanchi di un’opposizione che ormai si spinge fino alla mistificazione della realtà dichiarando numeri di fantasia e certificando votazioni mai esistite”, dichiara Urzì.


Dopo una sospensione della seduta durante la quale Pagano si informa sui precedenti con la presidenza della Camera, alla ripresa il Presidente annuncia l’intenzione di far ripetere il voto. È di nuovo bagarre. Per l’opposizione il voto è regolare e una eventuale ripetizione andava fatta semmai immediatamente. Spiega il dem Federico Fornaro: “Il Presidente avrebbe dovuto chiudere le porte immediatamente e ripetere per appello nominale la votazione, questo dice il Regolamento”. Alla fine le opposizioni spuntano un rinvio a venerdì. Pagano, di umore nero, intercettato dai cronisti, si limita a dire: “Non si è conclusa la procedura di voto. La Commissione è rinviata a venerdì”. Il paradosso è che il Presidente della Commissione finisce nel mirino delle opposizioni per difendere un ddl che la Lega vuole a tutti i costi e su cui invece il suo partito tiene alta la vigilanza tanto che Tajani oggi ha fatto sapere che pretenderà l’impegno sui Lep attraverso l’approvazione di ordini del giorno in aula.


“Speriamo che questo rinvio porti Pagano a riconsiderare la forzatura in termini di regolamento che vorrebbe fare. Abbiamo chiesto di interloquire con il presidente Fontana. Non vogliamo venga meno il ruolo di terzietà di Pagano. Se viene meno non si può andare avanti su un provvedimento così delicato. Si prenda atto della realtà dei fatti: la maggioranza è stata battuta”, dice Simona Bonafè (Pd). Filiberto Zaratti fa sapere che “Avs non è disposta a riprendere l’esame del ddl fino al pronunciamento della Giunta per il Regolamento e della presidenza della Camera sull’accaduto”.

Autonomia, maggioranza battuta, caos in commissione: “Voto va ripetuto”

Autonomia, maggioranza battuta, caos in commissione: “Voto va ripetuto”Roma, 24 apr. (askanews) – E’ caos in commissione Affari costituzionali della Camera sull’Autonomia.


La maggioranza è infatti stata battuta, 10 a 8, su un emendamento che aveva ricevuto il parere negativo di governo e relatore. Il centrodestra ritiene tuttavia che il voto non sia valido e vada ripetuto. Secondo la loro ricostruzione, infatti, alcuni leghisti erano fuori dalla porta, il voto era iniziato ma la procedura non era finita. Di fronte alle polemiche, il presidente della commissione, Nazario Pagano, ha sospeso la seduta, si è informato sui precedenti con la presidenza della Camera. E alla ripresa ha annunciato l’intenzione di far ripetere il voto.


Protesta l’opposizione secondo cui il voto è regolare. “La ripetizione – ha osservato Alfonso Colucci del M5s – andava fatta immediatamente nelle medesime condizioni. Con i medesimi soggetti, non ora che dopo la sospensione sono arrivati altri deputati”. Colucci ha ribadito che “il risultato del voto non è competenza del presidente ma del segretario. Il segretario presente era Penza del nostro gruppo, era assente Bordonali”, ha aggiunto.

Europee, Roberto Salis: mia figlia determinata, contenta di candidatura

Europee, Roberto Salis: mia figlia determinata, contenta di candidaturaStrasburgo, 24 apr. (askanews) – “Mia figlia è determinata, motivata e abbastanza contenta, per aver preso la giusta decisione di candidarsi” alle elezioni europee. Se sarà eletta, questo le consentirà di avere l’immunità parlamentare, e di avere finalmente un giusto processo e il rispetto della sua dignità, anche in Ungheria”. In ogni caso “lei non scappa” dal processo. Lo ha affermato a Strasburgo Roberto Salis, padre di Ilaria, la cittadina italiana in carcere in Ungheria dall’11 febbraio 2023 e in attesa di giudizio con l’imputazione di aggressione violenta contro manifestanti neonazisti a Budapest.


Roberto Salis ha partecipato a una conferenza stampa insieme a esponenti dei due gruppi politici (i Verdi e la Sinistra) di cui sua figlia potrebbe decidere di far parte se verrà eletta in Italia nell’alleanza Verdi e Sinistra che l’ha candidata per le elezioni europee di giugno, presente anche l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Ilaria, ha raccontato il padre, “ha sempre fatto politica da quando aveva 15 anni; se avrà questa opportunità, farà quello che riterrà più giusto” riguardo alla sua collocazione politica nel Parlamento europeo. In ogni caso, saranno “scelte dettate dalla coerenza del suo percorso politico”.


Inoltre, viste le condizioni di detenzione, Ilaria Salis non è in grado di prendere oggi la decisione. “Mia figlia è in condizioni di carcere duro da 14 mesi: può parlare al telefono solo con tre numeri abilitati per 70 minuti a settimana; è difficoltoso parlare con lei, e decidere la candidatura alle elezioni europee è stata una missione quasi impossibile. Lei non ha contezza di ciò che succede in Italia. Per il momento erano altre le priorità, e non abbiamo ancora deciso in quale gruppo andrebbe se fosse eletta”. “In questo momento – ha continuato Roberto Salis – io non mi considero in campagna elettorale: sono il papà di Ilaria Salis, e sono qui per difendere i diritti di mia figlia. Mia figlia si candida per aver diritto a un processo giusto”. E certo non potrà fare campagna Ilaria, che “è chiusa in una cella per 23 ore al giorno , con un’ora d’aria, e 70 minuti di telefonate alla settimana”.


Ilaria “è una ragazza molto forte, molto determinata. All’inizio della sua detenzione (dall’11 febbraio 2023, ndr) per molti tempo non ha potuto parlare con noi”, con la famiglia, “e mi aspettavo seri problemi psicologici. Il 7 settembre, quando abbiamo finalmente potuto parlarle, l’abbiamo trovata molto forte, motivata, era lei a essere preoccupata per noi”. (Segue)

Prodi: Draghi al Consiglio europeo? Dipende da lui e da elezioni

Prodi: Draghi al Consiglio europeo? Dipende da lui e da elezioniStrasburgo, 24 apr. (askanews) – Sull’ipotesi di Mario Draghi prossimo presidente del Consiglio europeo, bisogna innanzitutto vedere cosa ne pensi lui, e comunque bisogna aspettare il risultato delle elezioni europee, ma ci sono dei momenti in cui anche ai leader dell’Ue potrebbe far piacere avere una forte personalità come l’ex presidente della Bce ed ex premier italiano alla guida.


E’ quanto ha detto, in sostanza, un altro ex premier italiano, ed ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, oggi a Strasburgo, a margine del suo intervento nella plenaria del Parlamento europeo, per il ventesimo anniversario del “grande allargamento” dell’Ue ai paesi dell’Est, Cipro e Malta. A un giornalista che sottolineava il ruolo che Draghi potrebbe avere, se fosse nominato presidente del Consiglio europeo, per realizzare il cambiamento oggi necessario delle regole dell’Ue, Prodi ha risposto: “Certamente il discorso che Draghi ha fatto” la settimana scorsa “è un discorso in questa direzione. Ma non ho la minima idea se lui ne abbia voglia, e di come andranno a finire le elezioni europee. Queste cose si decidono dopo le elezioni. L’Europa è ancora una struttura democratica, non è che uno possa fare delle previsioni su come andranno le cose dopo giugno”.


Quanto al fatto che Draghi sarebbe forse una personalità troppo ingombrante per gli altri leader europei, Prodi ha osservato: “Beh, ci sono dei momenti in cui si ha anche piacere di avere una personalità ingombrante; è per quello che dico che dipende dal momento politico”. “Io penso – ha aggiunto l’ex presidente della Commissione rispondendo poi a un’altra domanda dei giornalisti – che la divisione in blocchi obblighi l’Europa a un rafforzamento. Cioè, questa divisione del mondo, con Cina e Stati Uniti” che sono le due superpotenze, “questa crisi dell’universalismo della globalizzazione, chiamiamolo così, penso sia una forte spinta per andare avanti. Ora è sempre più diffusa la sensazione che con l’unanimità siamo morti. Sono morti tutti, i grandi, i piccoli. In questo senso sono io ottimista”.


Alla domanda sugli effetti che potrebbe avere sull’Ue un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Prodi ha replicato: “Non lo so, perché Trump è imprevedibile, è assolutamente imprevedibile; uno potrebbe anche pensare che possa spingere una maggiore Unione; poi però può darsi che frammenti di più l’Europa. Guardate che Trump è Trump”, ha avvertito. Infine, sul ruolo dell’Italia nell’Ue, l’ultimo presidente italiano della Commissione ha sottolineato: “Il suo ruolo è molto più importante di quanto non pensiate; è chiaro che i due cilindri del motore europeo sono Francia e Germania. Ma non c’è mai stata nella storia europea una grande decisione in cui l’Italia non sia stata determinante. Non è la retorica del ‘socio fondatore’; è che siamo uno dei grandi paesi dell’Europa. Tra l’altro sostanzialmente coerente alla sua storia pro europea; e non mi sembra possibile un cambiamento”, ha concluso Prodi.

Europee, Tajani: Fi oltre il 10% con l’accordo con i Riformatori sardi

Europee, Tajani: Fi oltre il 10% con l’accordo con i Riformatori sardiRoma, 24 apr. (askanews) – “Oggi presentiamo un’altra tappa” verso le elezioni europee, “un importante accordo con i Riformatori sardi”, con cui “condividiamo la battaglia per l’insularità, tant’è che abbiamo un dipartimento dedicato guidato da Ugo Cappellacci”. Così Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, nonchè segretario di Forza Italia, ha presentato in conferenza stampa, insieme ai vertici dei Riformatori sardi, il candidato alle elezioni europee Michele Cossa, che correrà nella circoscrizione Isole. Tra Forza Italia e Riformatori sardi, ha aggiunto Tajani, “c’è perfetta sintonia e lavoriamo perché si trasformi il principio dell’insularità in scelte concrete e siamo disposti a fare tutto ciò che possiamo a livello parlamentare italiano europeo perché il tema sia portato all’ordine del giorno e ottenere risultati concreti e vantaggi per i cittadini della Sardegna e di tutte le altre isole italiane”.


Secondo Tajani, “l’accordo permetterà di avere risultati lusinghieri alle elezioni europee nella circoscrizione delle isole ma vogliamo, anche dopo il voto, continuare a lavorare insieme perché condividiamo i valori liberali, europeisti e quindi continueremo ad agire con una identità di vedute, fermo restando l’autonomia che loro avranno come forza politica. Noi non facciamo liste solo per fare eleggere qualcuno ma per vincere, e grazie alla collaborazione di oggi la nostra lista potrà superare il 10% a livello nazionale”. “Nel simbolo dei riformatori sardi – ha spiegato Michele Cossa – ci sono le stelle dell’Europa e la parola liberal democratici e questo dice già tutto su quella che è la nostra collocazione. Devo dire che siamo un po un’anomalia delle liste regionali perché siamo un partito identitario, fortemente radicato e anche geloso di questa sua appartenenza territoriale ma inserito in un filone ideale ben preciso: quello della liberaldemocrazia. E questo ha reso tutto più facile con Forza Italia”.

25 aprile, Tajani: sia festa pace, insieme bandiere palestinesi e israeliane

25 aprile, Tajani: sia festa pace, insieme bandiere palestinesi e israelianeRoma, 24 apr. (askanews) – “Domani mi piacerebbe vedere insieme bandiere palestinesi e bandiere dello Stato di Israele perché l’obiettivo di una festa come quella della libertà deve essere la festa anche della pace”. Lo ha detto Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, nonchè segretario di Forza Italia, a margine di una conferenza stampa insieme ai vertici dei Riformatori sardi per presentare il candidato alle europee Michele Cossa.


“Il nostro obiettivo – ha proseguito Tajani – è di portare la pace in Medioriente, con due popoli e due Stati, credo che sia profondamente giusto non voler la brigata ebraica” nelle manifestazioni del 25 aprile, “perché dopo aver avuto 6 milioni di morti ed essersi battuti prima per l’unità nazionale e poi per la liberazione del nostro paese dal nazifascismo, gli ebrei abbiano diritto a sfilare in tutte le manifestazioni. Non si può confondere il cittadino ebreo con un governo che si può pure criticare ma non si può impedire a un ebreo di entrare a un’università perché ebreo, così come successo al direttore della Repubblica o” al giornalista David “Parenzo, che sono stati cacciati dall’università perché ebrei. Questo è il razzismo e noi siamo contro ogni forma di razzismo”, ha sottolineato Tajani.