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Ue, Meloni: ingenuo o folle dividere l’Europa dagli Usa

Ue, Meloni: ingenuo o folle dividere l’Europa dagli UsaRoma, 18 mar. (askanews) – “Intendiamo continuare a insistere su quello che per noi non è solo un pilastro culturale e di civiltà ma un banale dato di realtà: non è possibile costruire garanzie di sicurezza dividendo l’Europa dagli Stati Uniti. È giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma sarebbe nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che possa fare da sola senza la cornice euroatlantica che per 75 anni ha garantito la sicurezza dell’Europa”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle sue comunicazioni in aula al Senato in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.

Ucraina, Meloni: siamo a fianco Kiev, maggioranza su stessa linea

Ucraina, Meloni: siamo a fianco Kiev, maggioranza su stessa lineaRoma, 18 mar. (askanews) – “Il sostegno al popolo ucraino non è mai stato in discussione”, “lo facemmo senza tentennamenti” quando scoppiò la guerra “e a distanza di oltre tre anni quella scelta è rimasta immutata, non solo per Fratelli d’Italia, ma per l’intera coalizione di governo, questo impegno lo rivendichiamo davanti al mondo, siamo una nazione che rispetta i propri impegni internazionali e proprio per questo il suo parere conta”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le comunicazioni in Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.

Dazi, Meloni: no rappresaglie, guerra non avvantaggia nessuno

Dazi, Meloni: no rappresaglie, guerra non avvantaggia nessunoRoma, 18 mar. (askanews) – Sul tema dei dazi “il quadro è complesso e in costante evoluzione, tenuto conto che gli Stati Uniti hanno attivato misure simili anche nei confronti di altre Nazioni”, “ma io sono convinta che si debba continuare a lavorare, con concretezza e pragmatismo, per trovare un possibile terreno d’intesa e scongiurare una ‘guerra commerciale’ che non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l’Europa. E credo che non sia saggio cadere nella tentazione delle rappresaglie che diventano un circolo vizioso nel quale tutti perdono”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni nell’aula del Senato in vista del Consiglio Ue del 20 e 21 marzo.


“Se è vero che i dazi imposti sulle merci extra Ue possono teoricamente favorire la produzione interna – ha proseguito la premier -, in un contesto fortemente interconnesso come quello delle economie europea e statunitense, il quadro si complica. I dazi possono facilmente tradursi in inflazione indotta, con la conseguente riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e il successivo innalzamento dei tassi da parte della Bce per contrastare il fenomeno inflattivo, come abbiamo già visto. Risultato: inflazione e stretta monetaria che frena la crescita economica. Non sono certa, insomma, che sia necessariamente un buon affare rispondere ai dazi con altri dazi. Per questo, credo che le energie dell’Italia debbano essere spese alla ricerca di soluzioni di buon senso tra Stati Uniti ed Europa”.

Ue, Schlein: sì a difesa europea, no al riarmo dei singoli Stati

Ue, Schlein: sì a difesa europea, no al riarmo dei singoli StatiRoma, 18 mar. (askanews) – “Siamo gli unici che in tutta questa vicenda entriamo nel merito delle questioni: dicendo sì alla difesa comune – e come dobbiamo costruirla – e dicendo no a ciò che va a sostegno del riarmo dei singoli 27”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando ai gruppi parlamentari democratici. Il Pd, ha aggiunto, spiega “quali sono le critiche puntuali e come chiediamo di cambiare le proposte che non vanno nella direzione di creare una vera difesa comune”.

Ddl sicurezza, allarme opposizioni: Servizi potranno schedare tutti

Ddl sicurezza, allarme opposizioni: Servizi potranno schedare tuttiRoma, 18 mar. (askanews) – Il ddl sicurezza apre la strada a “una schedatura di massa dei cittadini” da parte dei Servizi segreti. È l’allarme lanciato dalle opposizioni in una conferenza stampa in cui M5s, Pd, Avs e Iv hanno chiesto al governo di stralciare l’articolo 31 del provvedimento, già approvato alla Camera, e in dirittura d’arrivo nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.


Nel mirino del centrosinistra la norma del testo che obbliga le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico a collaborare con i servizi segreti anche in deroga alla legge sulla privacy. A scovarla tra le pieghe dei 38 articoli del ddl che M5s ha ribattezzato “ddl repressione” per via delle norme che prevedono una stretta sulle manifestazioni, è stato il senatore pentastellato Roberto Scarpinato, ex magistrato, che ne evidenzia senza mezzi termini la portata: “Per la legge del 2007, i Servizi possono chiedere alle Pa collaborazione e assistenza per l’espletamento delle loro funzioni e possono formulare delle convenzioni nelle quali stabilire clausole di salvaguardia ad esempio invocando il Garante per la Privacy. Con l’articolo 31 del ddl sicurezza si fa una rivoluzione: si stabilisce che tutte le P.a. e tutti gli enti che svolgono funzione pubblica siano assoggettati al potere unilaterale dei servizi. Devono prestare collaborazione, non possono. Non hanno nessuna possibilità di porre limiti alle richieste perché per la norma stabilisce che i Servizi devono ottenere informazioni anche in violazione delle norme sulla privacy”. Secondo Scarpinato “è una norma di una indeterminatezza e genericità totale: basta invocare il principio della sicurezza nazionale, un concetto contenitore che può essere riempito con le più varie motivazioni. È pass partout”. Ma cosa significa concretamente? “Per esempio – spiega l’ex pm – all’interno delle università i professori possono essere obbligati a fornire informazioni sull’orientamento politico degli studenti, sulla loro partecipazione a movimenti antagonisti; all’interno degli ospedali i medici possono essere obbligati a fornire informazioni sulle cartelle cliniche attualmente coperte da privacy, devono consentire l’accesso alle banche dati che riguardano i propri dipendenti. Si crea la possibilità di una schedatura di massa dei cittadini, un ritorno alla vecchia Ovra fascista che funzionava allo stesso modo: si obbligavano i cittadini a collaborare, a diventare informatori dei servizi senza limiti”.


Nello stesso articolo c’è un’altra norma “inquietante” che ha suscitato la reazione dell’Associazione dei familiari vittime delle stragi: “Questo provvedimento prevede che i Servizi possano organizzare e dirigere associazioni finalizzate al sovvertimento dell’organo costituzionale. Si passa dall’uomo dei Servizi che fa l’infiltrato allo 007 che organizza un’associazione sovversiva e si prevede anche la possibilità di commettere reati come la fabbricazione e il trasporto degli esplosivi. Sono le condotte poste in essere dai Servizi per la strategia della tensione quando uomini dei Servizi si sono inseriti negli organi direttivi delle associazioni sovversive per fare stragi e destabilizzare il paese. È un ritorno al passato che inquieta soprattutto visto l’album di famiglia di alcuni componenti della classe dirigente: Meloni ha ripetutto più volte che tra le sue figure di riferimento c’è Pino Rauti, uno dei protagonisti della strategia della tensione”. Per Alfredo Bazoli, senatore Pd, l’articolo 31 del ddl sicurezza “è l’ennesimo tassello di una politica che sta attribuendo poteri sempre più invasivi ai Servizi, quindi all’esecutivo, smantellando i poteri di controllo dell’autorità giudiziaria”. Il dem Andrea Giorgis fa sapere che le opposizioni “hanno chiesto al governo di illustrare la portata innovativa della norma, di fare un dibattito alla luce del sole”. Ma dal governo e dalla maggioranza finora c’è stato un muro di gomma. “Non è passato neanche il nostro emendamento che chiedeva più poteri di controllo al Copasir”, sottolinea Scarpinato.


Si tratta di “norme liberticide fatte apposta per intimidire le persone, scoraggiarle a prendere parte alla vita politica”, attacca Dafne Musolino, senatrice Iv, che con Alessandra Maiorino (M5s) e Peppe De Cristofaro (Avs) hanno dato battaglia nelle commissioni del Senato: “Attaccano la separazione dei poteri, ossia il caposaldo della civiltà giuridica. È inquietante nel paese di Gladio e delle stragi di Stato”, osserva De Cristofaro.

M.O., Conte: riprende il massacro a Gaza, Italia e Ue spettatori

M.O., Conte: riprende il massacro a Gaza, Italia e Ue spettatoriRoma, 18 mar. (askanews) – “Non possiamo permetterci che riparta il massacro a Gaza di cui Italia e Europa sono spettatori da mesi”. Lo ha scritto sui suoi canali social il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, rilanciando dal sito del quotidiano Avvenire la notizia dei 400 morti palestinesi di oggi in seguito alla ripresa dei bombardamenti israeliani.


“Mentre venivano trucidati decine di migliaia di palestinesi – ha sottolineato l’ex premier – il governo italiano era impegnato a proteggere Netanyahu e a stringere le mani a lui e al suo Governo criminale. A livello europeo è mancata una presa di posizione forte con misure concrete quali embargo sulle armi e sanzioni a Israele. Adesso è ripartito il massacro che coinvolge, ancora una volta, donne e bambini. Un solerte funzionario israeliano ha dichiarato che quest’ultimo raid ha una funzione ‘preventiva’ perché c’erano ‘movimenti insoliti’ a Gaza”. “Ma in tutto questo come si colloca l’Europa dei diritti, che si vanta costantemente della sua ‘superiore’ civiltà giuridica? L’Europa che abbiamo in mente noi non si gira dall’altra parte. Questa persistente indifferenza ha macchiato la nostra storia. Ora basta!”, ha concluso Conte.

Ue, nel Pd mediazione difficile su risoluzione, il nodo ‘Rearm Eu’

Ue, nel Pd mediazione difficile su risoluzione, il nodo ‘Rearm Eu’Roma, 17 mar. (askanews) – E’ difficile la mediazione nel Pd sul testo di risoluzione da presentare per il dibattito sul Consiglio Ue, la riunione iniziata alle 15.30 non ha ancora portato ad un’intesa ed è stata aggiornata a stasera. Il nodo resta sempre lo stesso: il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen, che Elly Schlein ha criticato seccamente e al quale invece ha detto sì metà delegazione Pd al Parlamento europeo. La leader democratica, racconta un parlamentare, vuole un testo che riprenda sostanzialmente le linee da lei esposte nella direzione del 27 febbraio scorso. Una relazione che, però, non è stata votata da buona parte della minoranza. L’ala riformista, dal canto suo, chiede che la risoluzione non contenga un secco ‘no’ al piano della Commissione Ue.


La bozza di documento su cui si lavora, racconta chi è al corrente della trattativa, è stata elaborata dai due capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, insieme a Peppe Provenzano e poi portata alla riunione di oggi alla quale partcipano anche Alessandro Alfieri, Piero De Luca, Stefano Graziano, Enzo Amendola. Nel testo non ci sarebbe appunto un ‘no’ esplicito al piano von der Leyen, né un dispositivo tipo “la risoluzione impegna il governo a votare no a ‘Rearm Eu’”. D’altro canto, secondo quanto racconta chi ha seguito il dossier, verrebbe appunto ribadito tutto l’elenco di critiche e distinguo rispetto al piano, con una formula che per i ‘riformisti’ non sarebbe accettabile. Ai Tg il capogruppo al Senato Francesco Boccia, uno dei più duri nello scontro scoppiato la scorsa settimana con la minoranza, ha spiegato: “Il Pd vuole un’Europa federale e un sistema di difesa comune, ma dice no al piano di riarmo degli Stati nazionali”.


La minoranza, viene spiegato, avrebbe chiesto di limare il testo della mozione. Il no al riarmo degli Stati nazionali è condiviso anche dall’ala moderata, ma “bisogna anche capire che vuol dire”, spiega un parlamentare. “Soprattutto in una prima fase è inevitabile che si cominci a livello nazionale…”. Insomma, il discorso va bene se è un ragionamento di prospettiva, ma non si può che iniziare dalla dimensione nazionale, se si vuole avviare un processo. E, in questo senso, per la minoranza non è possibile dire no al piano von der Leyen. Idee diverse sul fronte della maggioranza. “Molti – spiega un parlamentare della sinistra – sono determinati ad andare fino in fondo nel chiarimento. La direzione ha votato una linea, se ora la minoranza dice di non avere partecipato al voto quella linea la rimettiamo nella risoluzione”.


I pontieri, da un lato e dall’altro, sono al lavoro per evitare una nuova conta. Una nuova spaccatura, dopo quella della scorsa settimana, rafforzerebbe molto l’ipotesi di un congresso anticipato caldeggiata da diversi dirigenti vicini alla segretaria. Gran parte della minoranza non intende andare a nuove assise ora, anche considerando i rapporti di forza. Ma pure in maggioranza, raccontano, l’ipotesi di congresso anticipato è stata sconsigliata durante la riunione di venerdì scorso con Schlein sia dall’area che fa capo a Dario Franceschini sia da quella di Andrea Orlando e Provenzano, che spingono invece per un chiarimento “tematico”, magari anche coinvolgendo la base del partito sulla politica estera.


Schlein, spiegano più parlamentari di maggioranza, si è riservata di decidere sul congresso, ribadendo però che ci deve essere chiarezza sulla linea di politica estera. Stasera si proverà di nuovo a trovare un punto di equilibrio e, se necessario, si continuerà domattina prima della riunione congiunta di senatori e deputati Pd fissata per le 11.30. Da definire, peraltro, anche la linea da tenere sulle altre risoluzioni che verranno presentate. Quasi scontato il no al documento del centrodestra, mentre si pensa all’astensione sui testi delle altre opposizioni. Ma anche su questo c’è da ragionare a fondo, perché è probabile che molti riformisti finiranno per dire ‘no’ alla risoluzione M5s e forse anche a quella Avs, e diversi esponenti della sinistra Pd potrebbero fare lo stesso sui documenti di Azione, Iv e Più Europa.

Verso l’intesa nella maggioranza sulla risoluzione Ue, eviterà temi divisivi

Verso l’intesa nella maggioranza sulla risoluzione Ue, eviterà temi divisiviRoma, 17 mar. (askanews) – Una risoluzione di maggioranza ‘minimal’, strettamente aderente all’ordine del giorno del Consiglio europeo (che non prevede, per esempio, di parlare della coalizione dei “volenterosi”), stando alla larga da tutti i temi divisivi. E’ questa, secondo quanto si apprende da varie fonti, la via scelta in vista delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni domani al Senato e mercoledì alla Camera, prima del summit Ue che vedrà i leader riuniti a Bruxelles giovedì e venerdì prossimi.


Nei giorni scorsi le posizioni della Lega hanno mostrato chiaramente le divisioni nella maggioranza sui temi della politica estera: Matteo Salvini ha schierato il partito totalmente sulla linea di Donald Trump sull’Ucraina e criticato duramente il piano ‘ReArm Europe’, con pesanti giudizi nei confronti di Ursula von der Leyen. Un atteggiamento che aveva portato Meloni a un “chiarimento” con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell’ultimo Cdm, ma anche con lo stesso vice premier. Il doppio passaggio parlamentare, con una risoluzione di maggioranza da votare, aveva dunque creato apprensione e aperto un complesso lavoro diplomatico per arrivare a una sintesi. Al momento sembra accantonata l’ipotesi di limitarsi a una formulazione stringatissima (una cosa tipo “sentita la comunicazione del presidente del Consiglio, si approva…”) in favore di quello che è un po’ un escamotage, ovvero attenersi strettamente all’ordine del giorno del Consiglio europeo, già deciso da tempo, che vede al centro la competitività e il bilancio pluriennale, con un confronto anche sull’Ucraina e un “follow up” sul piano von der Leyen. Ribadendo il principio sempre sottolineato da Meloni della necessità di non dividere l’Occidente, mantenendo un rapporto con gli Usa, senza tuttavia citare direttamente Trump. “Domani – ha assicurato in tv il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri – avremo certamente una risoluzione unitaria, il documento riguarderà l’ordine del giorno del Consiglio Europeo di giovedì, che non include il piano dell’Inghilterra”. Fiducioso anche Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, convinto che “come è sempre stato in questi due anni e mezzo, il centrodestra si dimostrerà compatto, trovando la sintesi migliore e votando un’unica risoluzione sulla politica estera del Governo”, mentre fonti leghiste escludono ‘incidenti di percorso’ come anche l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, che i parlamentari del partito di Salvini possano essere tentati dalla risoluzione pacifista di M5s: “Voteremo solo le risoluzioni che avranno il parere favorevole del governo”, assicura un senatore.


Intanto proseguono (pur tra le smentite di rito) i contatti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca, con protagonista l’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia, per fissare in tempi stretti un incontro tra Trump e Meloni. Al momento, però, una data non è stata ancora individuata.

Verso intesa maggioranza su risoluzione Ue, eviterà temi divisivi

Verso intesa maggioranza su risoluzione Ue, eviterà temi divisiviRoma, 17 mar. (askanews) – Una risoluzione di maggioranza ‘minimal’, strettamente aderente all’ordine del giorno del Consiglio europeo (che non prevede, per esempio, di parlare della coalizione dei “volenterosi”), stando alla larga da tutti i temi divisivi. E’ questa, secondo quanto si apprende da varie fonti, la via scelta in vista delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni martedì al Senato e mercoledì alla Camera, prima del summit Ue che vedrà i leader riuniti a Bruxelles giovedì e venerdì prossimi.


Nei giorni scorsi le posizioni della Lega hanno mostrato chiaramente le divisioni nella maggioranza sui temi della politica estera: Matteo Salvini ha schierato il partito totalmente sulla linea di Donald Trump sull’Ucraina e criticato duramente il piano ‘ReArm Europe’, con pesanti giudizi nei confronti di Ursula von der Leyen. Un atteggiamento che aveva portato Meloni a un “chiarimento” con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell’ultimo Cdm, ma anche con lo stesso vice premier. Il doppio passaggio parlamentare, con una risoluzione di maggioranza da votare, aveva dunque creato apprensione e aperto un complesso lavoro diplomatico per arrivare a una sintesi. Al momento sembra accantonata l’ipotesi di limitarsi a una formulazione stringatissima (una cosa tipo “sentita la comunicazione del presidente del Consiglio, si approva…”) in favore di quello che è un po’ un escamotage, ovvero attenersi strettamente all’ordine del giorno del Consiglio europeo, già deciso da tempo, che vede al centro la competitività e il bilancio pluriennale, con un confronto anche sull’Ucraina e un “follow up” sul piano von der Leyen. Ribadendo il principio sempre sottolineato da Meloni della necessità di non dividere l’Occidente, mantenendo un rapporto con gli Usa, senza tuttavia citare direttamente Trump. Ha assicurato in tv il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Avremo certamente una risoluzione unitaria, il documento riguarderà l’ordine del giorno del Consiglio Europeo di giovedì, che non include il piano dell’Inghilterra”. Fiducioso anche Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, convinto che “come è sempre stato in questi due anni e mezzo, il centrodestra si dimostrerà compatto, trovando la sintesi migliore e votando un’unica risoluzione sulla politica estera del Governo”, mentre fonti leghiste escludono ‘incidenti di percorso’ come anche l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, che i parlamentari del partito di Salvini possano essere tentati dalla risoluzione pacifista di M5s: “Voteremo solo le risoluzioni che avranno il parere favorevole del governo”, assicura un senatore.


Intanto proseguono (pur tra le smentite di rito) i contatti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca, con protagonista l’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia, per fissare in tempi stretti un incontro tra Trump e Meloni. Al momento, però, una data non è stata ancora individuata.

Ue, risoluzione M5S: no a ReArm Eu, stop armi all’Ucraina

Ue, risoluzione M5S: no a ReArm Eu, stop armi all’UcrainaRoma, 17 mar. (askanews) – Sono già stati elaborati, a grandi linee, gli impegni che la risoluzione del Movimento 5 stelle proporrà domani in Parlamento sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.


Il testo è ancora in corso di elaborazione, si tratta di una bozza non definitiva, dicono le fonti parlamentari stellate, ma conferma gli orientamenti ribaditi più volte dal leader M5S Giuseppe Conte di forte critica alla linea assunta dalla Commissione europea e dall’Europarlamento e di rifiuto del piano ReArm Eu annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen. In sintesi: sull’Ucraina c’è la richiesta di una svolta diplomatica (che i 5 stelle reiterano fin dai tempi del governo Draghi, in realtà) e sull’opportunità di coinvolgere, nelle iniziative per la tregua, le Nazioni Unite e l’Unione europea con l’obiettivo “di una soluzione negoziale del conflitto”, ragionamento che dovrebbe portare con sé anche la sospensione deolla componente militare degli aiuti a Kiev e il rigetto dell’ipotesi di allargare all’Ucraina, Paese non Nato, la copertura dell’articolo 5 del trattato atlantico sulla difesa comune in caso di attacchi esterni. I 5 stelle ribadiranno il loro no secco al piano ReArm Europe rilanciando la richiesta di una difesa delle filiere industriali maggiormente in difficoltà, a partire dall’automotive, e di investimenti sociali e ambientali. In ogni caso, il M5S si propone di vincolare il Governo a subordinare l’eventuale adesione italiana a un confronto con il Parlamento.


Tra gli altri temi in agenda, nel documento che i 5 stelle proporranno alle aule parlamentari, il presente drammatico e il futuro dei palestinesi di Gaza, da sottrarre ai piani di evacuazione forzata ventilati dal presidente degli Stati Uniti Trump, con una ripresa degli aiuti umanitari e nella prospettiva di una futura conferenza di pace.