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Schlein: l’accordo con l’Albania sui migranti è una grande presa in giro

Schlein: l’accordo con l’Albania sui migranti è una grande presa in giroRoma, 5 giu. (askanews) – L’accordo sui centri per migranti in Albania “lede il diritto d’asilo che sta in Costituzione” ed è “una grande presa in giro”. Lo ha detto la segretaria del Partito democratico Elly Schlein durante la registrazione di ‘Cinque minuti’, in onda su Raiuno.


“C’è una deportazione in un altro Stato. Meloni va a quattro giorni dal voto a fare un costosissimo spot elettorale in Albania, doveva costare 650 milioni di euro, stanno diventando 800 milioni. Non ci facciamo più dire che non ci sono i soldi per assumere gli infermieri e i medici che mancano nella sanità pubblica”.

Migranti, Schlein: accordo con Albania è una grande presa in giro

Migranti, Schlein: accordo con Albania è una grande presa in giroRoma, 5 giu. (askanews) – L’accordo sui centri per migranti in Albania “lede il diritto d’asilo che sta in Costituzione” ed è “una grande presa in giro”. Lo ha detto la segretaria del Partito democratico Elly Schlein durante la registrazione di ‘Cinque minuti’, in onda su Raiuno.


“C’è una deportazione in un altro Stato. Meloni va a quattro giorni dal voto a fare un costosissimo spot elettorale in Albania, doveva costare 650 milioni di euro, stanno diventando 800 milioni. Non ci facciamo più dire che non ci sono i soldi per assumere gli infermieri e i medici che mancano nella sanità pubblica”.

Magi strattonato dalla sicurezza albanese. Lite con Meloni

Magi strattonato dalla sicurezza albanese. Lite con MeloniShenjin, 5 giu. (askanews) – Il segretario di +Europa Riccardo Magi è stato strattonato dalla sicurezza albanese fuori dal centro di Shenjin in Albania. All’uscita dalla struttura della premier Giorgia Meloni, Magi si è messo di fronte all’auto della premier bloccando il passaggio dell’auto con un cartello con la scritta ‘No alla Guantanamo italiana’. Magi è stato quindi bloccato e strattonato dalla sicurezza albanese. A quel punto Meloni è scesa dall’auto e l’ha raggiunto e ne è nato un battibecco.


“Ho fatto un sacco di campagna elettorale e non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento. Le sono totalmente solidale. Le do una mano volentieri”, gli ha detto Meloni. “Se accade questo a un parlamentare italiano potete immaginare cosa accadrà ai poveri cristi che saranno chiusi qui”, ha accusato Magi. “Seeee poveri cristi…. C’è una legislazione italiana ed europea, lei non è il segretario di +Europa? Non voleva +Europa? Che +Europa è?”, ha tagliato corto Meloni risalendo in macchina. Prima, parlando con i giornalisti, Magi aveva denunciato la visita di Meloni come un “hotspot elettorale”. “La struttura in cui siamo – chiede Magi – è un hotspot? È un centro di prima accoglienza? Quali persone ci arriveranno? Dove verrà fatto lo screening per valutare i vulnerabili che in base alla legge non dovranno essere portati in Albania? Chi sono le figure istituzionali che faranno questo screening? Ricordiamo che qui ci sarà una vera e propria discriminazione perché arriveranno delle persone che hanno la stessa condizione giuridica che altre persone in Italia le vede accolte nel sistema d’accoglienza. Quindi a seconda se si viene salvati da una ONG e si viene portati in Italia, si entra nel circuito di accoglienza come richiedenti asilo, se si viene salvati da una nave dell’autorità italiana si entra nel circuito di detenzione in Albania. E questo ovviamente è una discriminazione inaccettabile”.

Migranti, Meloni annuncia centri in Albania da agosto e attacca le opposizioni

Migranti, Meloni annuncia centri in Albania da agosto e attacca le opposizioniShenjin, 5 giu. (askanews) – I centri per migranti di Shenjin e Gjader in Albania “saranno operativi dal primo agosto”, non saranno una “Guantanamo” e non rappresenteranno un costo ma un “investimento” per l’Italia.


Giorgia Meloni è arrivata questa mattina in Albania per un sopralluogo ai due siti: Shenjin, pronto da ieri, sarà un hotspot, Gjader, ancora in via di realizzazione, un Cpr. Per le opposizioni la sua è solo una “passerella” a pochi giorni dalle europee, un “hotspot elettorale”, ironizza il segretario di +Europa Riccardo Magi, arrivato questa mattina nella struttura albanese e strattonato dalla sicurezza locale. Accuse a cui Meloni replica a muso duro: “Non ho fatto campagna elettorale, continuo a fare il mio lavoro. Quello che non posso fare è scomparire. Vado a Caivano ed è uno spot elettorale, vado in Albania ed è uno spot elettorale…non posso sospendere il mio lavoro per un mese”. Dopo un sopralluogo nell’area di Gjader (con i cantieri ancora aperti) la premier visita rapidamente la struttura di Shenjin prima di un punto stampa insieme al ‘collega’ Edi Rama. Nel complesso dei due centri – spiega – saranno portate inizialmente circa mille persone per arrivare poi alla capienza di 3 mila previste dall’accordo. Un accordo “di respiro europeo” che “funzionerà”, si dice certa, che aprirà una “fase nuova” e che sarà “replicabile in molti Paesi”. Lo testimonia, per la premier, la lettera inviata nelle scorse settimane alla Commissione Ue da 15 Paesi su 27. Nel dettaglio, la struttura di Shenjin, situata all’interno del porto, funzionerà come hotspot, per effettuare “screeening sanitario, identificazione, formalizzazione della domanda di asilo” per migranti “salvati in acque internazionali, da navi italiane ufficiali” esclusi “minori, donne, anziani e fragili”. A Gjader, nell’entroterra, invece saranno eseguite le “procedure accelerate di frontiera, in massimo 28 giorni” per quelli che “provengono da Paesi sicuri”, la cui lista è stata appena ampliata. Avrà dunque anche “funzioni di Cpr per coloro che non hanno titolo a entrare e sono in attesa del rimpatrio”. Ci sarà anche “un’area di detenzione per i reati eventualmente commessi all’interno dei centri”. In entrambi la “giurisdizione è italiana, con personale italiano” mentre l’Albania collaborerà per la “sicurezza e sorveglianza” all’esterno. La gestione è stata affidata a Medihospes mentre il trasporto verrà effettuato “da navi governative italiane” ma “da settebre” ci sarà il noleggio di un traghetto, un “hotspot flottante” per 13,5 mln. “Il ricorso al noleggio di navi private – ha precisato – è una misura cautelare dovuta alla situazione internazionale” che potrebbe non consentire la piena disponibilità di navi ‘ufficiali’. Per quanto riguarda i costi, l’opposizione calcola una spesa che arriverà a un miliardo di euro. Per Meloni i fondi previsti sono “670 mln euro per 5 annni, 134 mln all’anno” pari al “7,5% delle spese di accoglienza” sostenute dall’Italia. E non sarà, per lei, “un costo aggiuntivo” perchè i migranti dovrebbero “comunque essere accolti in Italia”. E’ anzi, rivendica la premier, un “investimento” perchè “può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza”, riducendo quindi gli arrivi. Per lei, quindi, “a pieno regime in Italia risparmieremmo 136 mln”. Alle opposizioni che le chiedono di destinare i soldi previsti per i centri, Meloni replica attaccando: “Sono contrari perchè non vogliono risolvere il problema. Io ho diritto di spendere le risorse dei cittadini per fare quello che mi hanno chiesto. Sto facendo il mio lavoro. Piuttosto si potevano spendere in sanità i 17 mld spesi per le truffe sul superbonus, risorse tolte a malati per darle ai truffatori, gettate dalla finestra a causa di norme scritte male”.


Nel suo intervento, Rama ha tenuto un lungo ‘sfogo’ nei confronti della stampa italiana, trovando il sostegno di Meloni. “Provo sollievo nel vedervi tutti qui sani e salvi, in quest’area dove secondo il giornale italiano ‘Domani’ c’è il cuore della malavita albanese – ha ironizzato -. Abbiamo preso molto sul serio questa scoperta inquietante e siccome ‘Domani’ ha detto che la procura sta indagando, abbiamo chiesto informazioni alla procura speciale che ci ha rassicurato che tagliagole malavitosi non esistono: in Albania ci sono criminali ma non ci sono i presupposti per parlare di una mafia albanese”. Con le loro inchieste, dunque alcuni media italiani “anche nel servizio pubblico” (un riferimento a ‘Report’ che però Rama non cita) vogliono “gettare fango sull’Albania per la cooperazione tra i nostri due governi nella lotta all’emigrazione clandestina. Il diritto a opporsi è stato trasformato in un abuso del quarto potere sulla pelle dell’Albania, degli albanesi e anche degli italiani”. E anche la sinistra italiana dovrebbe capire, per Rama, che “la tessera di partito non c’entra un bel niente”. Parole a cui fa eco Meloni: “Rinnovo tutta la solidarietà e vicinanza, mia, del governo italiano e del popolo italiano per gli attacchi che hanno ricevuto da quando hanno deciso di offrire questo aiuto. C’è stata una grandissima campagna denigratoria, è stato dipinto un narco-Stato controllato dalla criminalità ma è un racconto che non torna. Penso che la vera ragione non sia attaccare il governo albanese” ma il governo italiano. Ma così, ammonisce, “quando si mette in mezzo, per attaccare il governo, un partner internazionale, si rischia di fare non un danno al governo ma un danno all’Italia: il rischio è che domani ci siano meno nazioni disposte a stringere accordi con noi”.

La denuncia di Meloni: c’è la mafia dietro i “flussi in apparenza regolari” dei migranti

La denuncia di Meloni: c’è la mafia dietro i “flussi in apparenza regolari” dei migrantiRoma, 4 giu. (askanews) – Alla vigilia della visita ‘lampo’ in Albania insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per verificare l’avanzamento dei lavori di costruzione dei due centri per l’accoglienza dei migranti soccorsi nel Mediterraneo dai mezzi dello Stato – previsti dall’accordo siglato a Roma col premier albanese Edi Rama lo scorso 6 novembre – la premier Giorgia Meloni ha aperto oggi un fronte contro l’immigrazione illegale costituita dai “flussi migratori in apparenza regolari”, che nascondono in realtà “un meccanismo di frode” grazie alla “pesante interferenza del crimine organizzato”. E per questo in mattinata ha consegnato un esposto alla Direzione nazionale Antimafia.


Svolgendo un’informativa in Consiglio dei ministri sul numero degli extracomunitari che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al ‘Decreto Flussi’ e segnalando i “dati allarmanti” emersi dal tavolo tecnico che ne monitora l’applicazione, la premier ha spiegato che “durante il click day abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro. Dato ancora più preoccupante – ha rivelato la premier – è che a fronte del numero esorbitante di domande, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro”. “Il numero di richieste enorme rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto produttivo” e lo “scarto significativo tra chi entra per finalità di lavoro e chi effettivamente poi sottoscrive un contratto” fanno ritenere, ha detto Meloni, “che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengano utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare”. Dunque, “ragionevolmente”, ha aggiunto Meloni, “la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i ‘decreti flussi’ sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”.


Secondo la premier “l’ipotesi di infiltrazioni criminali sembra” inoltre “avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del ‘Decreto Flussi’ proviene dal Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro”. “Per questa ragione, raccolti questi dati, stamattina – ha rivelato Meloni – mi sono recata dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnare un esposto”.


Per affrontare il problema la presidente del Consiglio ha promesso ai colleghi del governo che “in uno dei primi Cdm che terremo dopo il G7” verrà presentato “un articolato ampio e dettagliato, costituito da un duplice intervento, normativo e amministrativo”, atto a modificare “i tratti operativi che hanno portato a queste storture. Lo faremo – ha concluso Meloni – nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro”.

Meloni: mafia dietro ‘flussi regolari’ migranti, irregolarità in click day

Meloni: mafia dietro ‘flussi regolari’ migranti, irregolarità in click dayRoma, 4 giu. (askanews) – Alla vigilia della visita ‘lampo’ in Albania insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per verificare l’avanzamento dei lavori di costruzione dei due centri per l’accoglienza dei migranti soccorsi nel Mediterraneo dai mezzi dello Stato – previsti dall’accordo siglato a Roma col premier albanese Edi Rama lo scorso 6 novembre – la premier Giorgia Meloni ha aperto un fronte contro l’immigrazione illegale costituita dai “flussi migratori in apparenza regolari”, che nascondono in realtà “un meccanismo di frode” grazie alla “pesante interferenza del crimine organizzato”. E per questo in mattinata ha consegnato un esposto alla Direzione nazionale Antimafia.


Svolgendo un’informativa in Consiglio dei ministri sul numero degli extracomunitari che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al ‘Decreto Flussi’ e segnalando i “dati allarmanti” emersi dal tavolo tecnico che ne monitora l’applicazione, la premier ha spiegato che “durante il click day abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro. Dato ancora più preoccupante – ha rivelato la premier – è che a fronte del numero esorbitante di domande, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro”. “Il numero di richieste enorme rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto produttivo” e lo “scarto significativo tra chi entra per finalità di lavoro e chi effettivamente poi sottoscrive un contratto” fanno ritenere, ha detto Meloni, “che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengano utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare”. Dunque, “ragionevolmente”, ha aggiunto Meloni, “la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i ‘decreti flussi’ sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”.


Secondo la premier “l’ipotesi di infiltrazioni criminali sembra” inoltre “avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del ‘Decreto Flussi’ proviene dal Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro”. “Per questa ragione, raccolti questi dati, stamattina – ha rivelato Meloni – mi sono recata dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnare un esposto”.


Per affrontare il problema la presidente del Consiglio ha promesso ai colleghi del governo che “in uno dei primi Cdm che terremo dopo il G7” verrà presentato “un articolato ampio e dettagliato, costituito da un duplice intervento, normativo e amministrativo”, atto a modificare “i tratti operativi che hanno portato a queste storture. Lo faremo – ha concluso Meloni – nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro”.

Sanità, Meloni: iniziamo ad affrontare bene problemi, finora mai fatto

Sanità, Meloni: iniziamo ad affrontare bene problemi, finora mai fattoRoma, 4 giu. (askanews) – “Il Cdm ha approvato due importanti provvedimenti che riguardano la sanità: avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario. Questa mattina lo abbiamo fatto”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video pubblicato sui social.


“La sanità chiaramente è di competenza delle Regioni dalla riforma del Titolo V del 2001 fatta dalla sinistra e quindi le liste d’attesa competono alle Regioni, ma noi – ha spiegato la premier – abbiamo deciso di fare la nostra parte per aiutare le Regioni ad affrontare questo problema. Con la legge di bilancio avevamo portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre, con 134 miliardi di euro nel 2024, e avevamo destinato oltre 500 milioni di euro per l’abbattimento delle liste d’attesa. Con i provvedimenti che abbiamo portato oggi in Consiglio dei ministri facciamo dei passi in avanti molto significativi: prima di tutto istituiamo un sistema nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa regione per regione, prestazione per prestazione, per capire dove sia necessario intervenire e in che modo. Dal nostro punto di vista è uno strumento fondamentale ma che incredibilmente non esisteva perché evidentemente nessuno prima di noi ci aveva pensato”. “L’altra novità fondamentale – ha sottolineato Meloni – è che rendiamo obbligatorio per legge il meccanismo per il quale il medico che fa la prescrizione deve anche indicare la priorità e il tempo massimo di attesa possibile per cui la prescrizione le regioni non potranno più chiudere le liste d’attesa e dovranno organizzarsi per rispettare queste tempistiche. Chiaramente aiutiamo le regioni a fare questo lavoro prevedendo che le regioni possano fare ricorso, se non riescono a rispettare i tempi, anche alle prestazioni intramoenia, cioè quelle che i medici fanno a livello ambulatoriale nelle strutture pubbliche e alle strutture private accreditate”.


“I cittadini pagheranno solo il ticket e la differenza in termini di costo che dovranno sostenere le regioni sarà coperta dalle risorse che lo Stato ha stanziato in legge di bilancio per l’abbattimento delle liste d’attesa. Allo stesso tempo prevediamo delle enorme per evitare abusi nell’attività di intramoenia, stabiliamo cioè che le ore di attività libero professionale non possano in nessun caso superare le ore di attività in ospedale”, ha aggiunto Meloni.

Decreto su liste d’attesa, Schillaci: cittadini avranno prestazioni nei tempi che servono

Decreto su liste d’attesa, Schillaci: cittadini avranno prestazioni nei tempi che servonoMilano, 4 giu. (askanews) – “I cittadini potranno avere le prestazioni nei tempi che servono. Se un paziente deve fare risonanza magnetica entro 72 ore” la potrà fare entro 72 con il sistema sanitario nazionale “pagando il ticket oppure gratuitamente se appartiene a una categoria che ne è esente”. Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci parlando in conferenza stampa dei contenuti del decreto legge contenente “misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie”, approvato oggi in Consiglio dei Ministri che contiene, ha detto Schillaci, “misure urgenti che non erano più rimandabili”. Se il cittadino non riceve la prestazione nelle 72 ore, cioè nel caso in cui il medico la ritenga prioritaria, potrà rivolgersi “in intramoenia o al
privato accreditato, ma tutto a carico del servizio sanitario nazionale”, ha spiegato il ministro della Salute,  rispondendo alle domande dei giornalisti. Il ministro ha sottolineato che “i cittadini finalmente avranno le prestazioni di cui necessitano nei tempi giusti e a carico del Servizio sanitario nazionale. La seconda è che andiamo verso l’abolizione del tetto di spesa, questo vuol dire che le Regioni potranno assumere più medici e personale sanitario e questo vuol dire immettere forze nuove nel sistema”. “Non è più accettabile che in tante realtà ci siano liste chiuse, devono rimanere sempre aperte”. Il ministro ha sottolineato che il professionista sanitario non deve fare più prestazioni in intramoenia che prestazioni pubbliche e ha aggiunto che “da monitoraggi a campione” risulta che ci sono casi in cui si fanno 9 prestazioni nel sistema sanitario pubblico rispetto a 90 in intramoenia. Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario e verrà introdotto un nuovo metodo di calcolo basato sui fabbisogni, ha aggiunto il ministro della Salute Orazio Schillaci, concludendo: “C’è qualche decreto che il ministero dovrà attuare ma siamo assolutamente convinti che in brevissimo ciò che è contenuto nel decreto legge possa essere applicato su tutto il territorio nazionale”.


 

Migranti, Meloni: in Italia entrerà solo chi ha un contratto di lavoro

Migranti, Meloni: in Italia entrerà solo chi ha un contratto di lavoroRoma, 4 giu. (askanews) – “Noi modificheremo i tratti operativi che hanno portato a queste storture, e lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella sua informativa in Cdm, parlando delle possibili soluzioni al “problema” dei flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro, che, a dire della premier, vengono utilizzati dalla criminalità organizzata come canale ulteriore di immigrazione irregolare.

Sanità, Schlein: dl governo è fuffa, ma così ci danno ragione

Sanità, Schlein: dl governo è fuffa, ma così ci danno ragioneRoma, 4 giu. (askanews) – “Sono felice che ancora prima del voto dell’8 e 9 giugno la nostra campagna sulla sanità pubblica abbia già ottenuto un primo risultato: costringere il governo di Giorgia Meloni che avevamo ragione noi, e cioè che non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein a margine di una iniziativa elettorale.


“Oggi a 4 giorni dal voto – ha sottolineato – portano in Consiglio dei ministri una norma che peraltro è già stata contestata dalle Regioni della destra perché in realtà sembra fuffa. Non si affronta il nodo vero: se vogliamo abbattere le liste di attesa bisogna sbloccare il tetto alle assunzioni che il governo Berlusconi – con Meloni ministra – mise nel 2009”. Per Schlein “con le liste di attesa attuali chi ha i soldi va dal privato, chi non ce l’ha rinuncia a curarsi. Le altre soluzioni sono tampone, favoriscono il privato e continuano nel solco dell’indebolimento e smantellamento della sanità pubblica. Se vogliono fare una cosa concreta per salvarla c’è una cosa semplice da fare: votare insieme a noi la nostra proposta di legge a mia prima firma che chiede più risorse sulla sanità pubblica e naturalmente un piano straordinario di assunzione di personale”.