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Il Presidente Mattarella in Costa d’Avorio, domani il benvenuto

Il Presidente Mattarella in Costa d’Avorio, domani il benvenutoMilano, 2 apr. (askanews) – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è in Visita Ufficiale nella Repubblica della Costa d’Avorio dal 2 al 4 aprile. La mattina del 3 aprile, il Capo dello Stato incontrerà, al Palazzo Presidenziale di Abidjan, il Presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Dopo la cerimonia di benvenuto e gli onori militari, i due Presidenti avranno un colloquio cui seguiranno dichiarazioni alla stampa.


Nel pomeriggio il Presidente Mattarella si recherà al Municipio per la cerimonia di consegna delle Chiavi del Distretto di Abidjan. Prima del Pranzo ufficiale offerto dal Presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Mattarella incontrerà il personale dell’Ambasciata d’Italia ad Abidjan e una rappresentanza della collettività italiana. Giovedì 4 aprile gli ultimi impegni del Presidente Mattarella in Costa d’Avorio: la visita all’impianto della stazione a terra del giacimento ENI di Baleine e, successivamente, al Complesso scolastico di Canal Vridi e alla Casa della Comunità di Sant’Egidio.

Premierato,primo sì a elezione diretta.Dopo Pera anche dubbi Lega

Premierato,primo sì a elezione diretta.Dopo Pera anche dubbi LegaRoma, 2 apr. (askanews) – Le critiche sono un venticello. Perché il voto alla fine è sempre allineato, ma i dubbi si insinuano e cominciano a sussurrare che le perplessità sul testo della riforma del premierato non arrivano soltanto da un buon numero di costituzionalisti e dalle opposizioni, ma anche dall’interno della maggioranza. La settimana scorsa era stato il senatore Marcello Pera, pur eletto con Fdi, a mettere in fila una serie di criticità, a pronunciare il suo sì accompagnato da molti “mugugni”. Oggi è il leghista Paolo Tosato a chiedere, pur con un giro di parole, se non sia il caso di fare un supplemento di riflessione, se non si debba ragionare su ulteriori correzioni. In entrambi i casi, il riferimento non è a una norma qualsiasi ma all’emendamento del governo che riscrive l’articolo 92 della Costituzione e che contiene il principio cardine dell’elezione diretta.


Dopo settimane di discussione alquanto a rilento, infatti, la commissione Affari costituzionali ha approvato oggi la proposta di modifica che porta la firma del ministro Casellati e che di fatto rappresenta il cuore della ribattezzata “madre di tutte le riforme”. Non è un caso se, pur trattandosi solo di un primo sì e pur essendo la trattazione del provvedimento ancora in corso, Fratelli d’Italia esulta con una serie di dichiarazioni in batteria. Peraltro, domani sempre in Senato, verranno presentati i primi comitati per il referendum che, pur essendo una iniziativa che parte dalla società civile, ha sopra il cappello del partito della premier. L’emendamento approvato in commissione è anche quello che parla di nomina e revoca dei ministri e stabilisce il limite dei mandati per il capo del governo eletto, stabilendo che debbano essere al massimo due, elevabili a tre se la somma dei precedenti incarichi sia inferiore a sette anni e sei mesi. Ma è anche lo stesso emendamento con il quale si cancella il riferimento al 55% del premio di maggioranza che era invece contemplato nel testo originario e che rimanda a un nodo che in queste settimane è diventato centrale: quello della legge elettorale. La formulazione approvata si limita a parlare di un “sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio” attraverso cui si assegna “un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio”.


Le opposizioni da giorni vanno chiedendo che il governo e la maggioranza non giochino “a carte coperte” sulla legge elettorale spiegando che il sistema di voto scelto non può prescindere dalla trattazione della riforma. La posizione del ministro Casellati, e del presidente della commissione Alberto Balboni, tuttavia, è che “non si può cominciare a costruire la casa del tetto” e che se ne parlerà, aprendo un tavolo con tutti i partiti, ma soltanto dopo la prima lettura. Qualche particolare non di poco conto, tuttavia, lo svela proprio l’ipermeloniano Balboni: ci sarà una soglia minima e, in caso di mancato superamento, il ballottaggio. Un riferimento, quello alla necessità di pensare a un doppio turno, che già la settimana scorsa e ancora oggi, è stato fatto proprio dal leghista Tosato. Che, praticamente unico della maggioranza a intervenire nella seduta, ha anche posto un problema più complessivo di efficacia della norma. L’esponente del Carroccio si è infatti chiesto se, così com’è scritta, non possa determinare “una circostanza in cui si abbia la certezza dell’elezione di un presidente del Consiglio, ma senza la certezza che abbia una maggioranza di uguale segno politico per sostenerlo”. Da qui l’invito a valutare se “ci sia margine per migliorare il testo”. Con una postilla che, visti i rapporti attuali tra i due partiti di maggioranza, diventa d’obbligo: “Non ho intenzioni dilatorie, la Lega non ha intenzioni dilatorie”.

Sfiducia Santanchè-Salvini, governo vuole chiudere entro giovedì

Sfiducia Santanchè-Salvini, governo vuole chiudere entro giovedìRoma, 2 apr. (askanews) – “I propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina”. “Dispiace che l’aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall’opposizione”. A due giorni dal voto della Camera, con queste parole, una nota della Lega prova a liquidare la mozione di sfiducia nei confronti del suo leader Matteo Salvini, presentata da tutta l’opposizione (tranne Iv). “Menzogne, andiamo avanti con la sfiducia”, è la replica di Matteo Richetti, capogruppo di Azione e primo firmatario della mozione contro il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti. Un botta e risposta che è solo l’antipasto della vigilia dei due giorni intensi che attendono il governo Meloni e l’alleanza di centrodestra a Montecitorio.


In aula verranno discusse e votate le mozioni di sfiducia nei confronti dei Ministri Daniela Santanché e Matteo Salvini. Si vota per appello nominale e nessuno dei due, come è ovvio, rischia alcunché ma inevitabilmente gli occhi saranno puntati sui voti e sulle assenze tra i banchi della maggioranza che per 48 ore dovrà incassare le accuse dell’opposizione su due casi di non poco conto. Quello che riguarda la ministra del Turismo, indagata per truffa aggravata nei confronti dell’Inps, e quello del ministro per le Infrastrutture e Trasporti sui rapporti del suo partito, la Lega, con il presidente russo Vladimir Putin. E’ per questa ragione che il governo vorrebbe sbrigare in fretta la pratica: si farà di tutto per chiudere su entrambe le mozioni entro giovedì sera. Domani e dopodomani sono previste, se dovessero servire, anche le sedute notturne e addirittura una inedita seduta con votazioni di venerdì mattina (extrema ratio). C’è da fare i conti però con un calendario dell’aula di Montecitorio abbastanza fitto: si comincia domani alle 10 con la discussione generale sulla mozione di sfiducia presentata da M5s nei confronti di Santanché che, salvo soprese, non sarà in aula. D’altronde i firmatari si limiteranno a illustrare il contenuto del documento, ci sarà un dibattito senza votazioni, poi si passerà alle 13 all’esame della proposta di legge per il riconoscimento dei teatri monumento nazionale. Alle 15, e per un’ora e mezza circa, si terrà il question time. Quindi riprenderanno le votazioni sui provvedimenti in calendario: ben tre. Teatri, terzo settore e contratti di cessione dei prodotti agroalimentari. Insomma domani non dovrebbe esserci spazio per alcun voto sulle mozioni di sfiducia che quindi entreranno nel vivo giovedì: prima si voterà quella che punta ad affossare Salvini, su cui l’Aula ha già svolto lo scorso 25 marzo la discussione generale, e se resta tempo quella su Santanchè.


Dalla Lega, si diceva, già oggi è arrivata una nota che anticipa quella che potrebbe essere una eventuale difesa (non confermata) di Salvini in aula alla Camera. Una nota in cui si ricorda che “la guerra ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti politici con la Russia”. Infatti “prima dell’invasione” Putin “era un importante interlocutore di tutti i governi italiani” da Enrico Letta a Matteo Renzi a Paolo Gentiloni. I leghisti citano anche “la missione in Russia del giugno 2017 dell’allora ministro Carlo Calenda per confermare contratti da almeno 4 miliardi”. Parole che non fanno demordere il partito di Calenda, Azione, che per primo ha presentato la mozione di sfiducia a Salvini (poi sottoscritta da Pd, M5s e Avs): “Le parole della Lega di oggi confermano che siamo di fronte a un problema che mette in imbarazzo l’intera maggioranza: abbiamo chiesto a Salvini il documento con cui rescinde dall’accordo con Putin. Ebbene, questo documento non esiste ma soprattutto la dichiarazione della Lega contiene una nuova menzogna: ora ci spiegano che dopo l’invasione dell’Ucraina a opera di Putin quel testo non vale più, in realtà quell’accordo contiene una clausola automatica di rinnovo. Andiamo avanti convinti con la nostra mozione di sfiducia”, dichiara il capogruppo Matteo Richetti, primo firmatario del documento.


Sulla sfiducia a Salvini, l’opposizione è compatta. Ad eccezione del partito di Matteo Renzi, Italia Viva, che domani ha in programma una riunione per discutere il da farsi. Sulla mozione nei confronti di Daniela Santanchè, presentata dal capogruppo M5s Francesco Silvestri, invece, proprio al centro, nel partito di Azione, si registrano i distinguo di Maria Stella Gelmini ed Enrico Costa che, in nome del garantismo, annunciano il voto contrario. La premier Giorgia Meloni non dovrebbe essere in aula in nessuna delle due occasioni. Per Fdi è il vicecapogruppo al Senato Raffaele Speranzon ad assicurare che “le mozioni di sfiducia a Salvini e Santanchè verranno respinte nettamente e senza problemi. In caso di rinvio a giudizio sarà Santanchè a decidere che fare. Se in quel caso dovesse fare un passo indietro sarà il Presidente del Consiglio a decidere il da farsi mantenendo invariati gli equilibri nella maggioranza”. Per il deputato Fi Alessandro Cattaneo “le mozioni di sfiducia compattano la maggioranza, non la dividono, e così sarà anche questa volta. Io credo che sia un atto politico legittimo da parte delle opposizioni presentare una mozione di sfiducia, ma da parte nostra faremo fronte comune e la rimanderemo al mittente, perché ha solo il sapore di campagna elettorale”.

Salvini,Lega: accordo Russia senza valore,voto sfiducia perdita tempo

Salvini,Lega: accordo Russia senza valore,voto sfiducia perdita tempoRoma, 2 apr. (askanews) – “Come già ribadito, i propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina. Di più. Anche negli anni precedenti non c’erano state iniziative comuni. La linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento: dispiace che l’aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall’opposizione”. Così una nota della Lega.


“La guerra – si legge nella nota – ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti politici con la Russia, che prima dell’invasione era un importante interlocutore di tutti i governi italiani: lo dimostrano, per esempio, i 28 accordi multimiliardari siglati a Trieste nel novembre 2013 dall’esecutivo di Enrico Letta alla presenza di Vladimir Putin, la missione dell’allora Premier Matteo Renzi a San Pietroburgo nel giugno 2016 per ‘intese da oltre un miliardo’, gli accordi di Sochi siglati dall’allora Premier Paolo Gentiloni e Vladimir Putin nel maggio 2017, la missione in Russia del giugno 2017 dell’allora ministro Carlo Calenda per confermare contratti da almeno 4 miliardi. Il tutto senza dimenticare che perfino importanti gruppi editoriali italiani hanno siglato accordi con la Russia per distribuire in Italia alcuni allegati”.

21 leghisti a Salvini: Lega ha ruolo residuale, via da estremismi

21 leghisti a Salvini: Lega ha ruolo residuale, via da estremismiRoma, 2 apr. (askanews) – “Caro Matteo, l’approssimarsi delle elezioni europee ci impone l’obbligo di condividere con te una serie di osservazioni di interesse per il futuro del nostro amato movimento. In questi cinque anni, nonostante la storica affermazione elettorale conseguita, la Lega è stata relegata ad un ruolo di importanza residuale sia nell’assemblea parlamentare che nelle altre istituzioni europee. Questo isolamento politico non ci ha consentito di incidere concretamente nella ricerca di soluzioni a problematiche di interesse del movimento, siano esse di natura storica o attuale”. Comincia così la lettera che ventuno esponenti della Lega, molti ex parlamentari, hanno scritto al segretario Matteo Salvini in vista delle elezioni europee.


“Riteniamo importante, su tematiche come l’immigrazione, la qualità dell’alimentazione, l’agricoltura, le politiche ambientali, industriali e la sfida energetica, riuscire a dare risposte concrete ai cittadini, evitando l’appannamento dell’interesse degli iscritti e un affievolimento della loro partecipazione. È inevitabile dunque chiedersi dove sia finito il tradizionale pragmatismo che ci ha sempre portati alla ricerca di collocazioni utili al raggiungimento degli obiettivi”, osservano i leghisti. “Ti chiediamo inoltre dove sia finita, caro segretario – proseguono – la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi. La scelta per alcuni aspetti anche condivisibile, di non aderire ad una delle grandi famiglie politiche europee non può comunque portare la Lega a condividere un cammino con partiti e movimenti che NULLA HANNO A CHE FARE con la nostra storia culturale e politica. Ci e ti chiediamo: Perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?”.


Nella lettera, i leghisti criticano anche l’eventualità di candidature come quelle di Roberto Vannacci alle prossime elezioni europee: “Infine – concludono – siamo convinti che, se le indiscrezioni sulla candidatura nelle nostre liste di personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento, fossero veritiere, renderebbero ancor più difficile il perseguimento degli obiettivi storici del partito. Non comprendiamo neppure come sia possibile coniugare l’alleanza elettorale con l’UDC di Cesa e quella strutturale in Europa con l’AFD tedesca. Due alleanze obiettivamente inconciliabili. Abbiamo ritenuto opportuno e doveroso, in virtù dell’amore comune per il nostro partito, sottoporti queste urgenti riflessioni. Auspicando di essere ascoltati, ci auguriamo dunque, di continuare come da sempre il nostro Movimento ha fatto, a condividere strategie comuni e sostenerle in modo concreto”. La lettera è firmata dagli ex parlamentari del Carroccio Cristian Invernizzi, Ugo Parolo, Paolo Grimoldi, fondatore del coordinamento Federale MGP, Daniele Belotti, Donina Giuseppe, Francesco Ghiroldi, Jari Colla, Dario Galli, Marco Rondini, Luca Paolini, Matteo Micheli. E da Andrea Monti, attuale sindaco di Lazzate, Fabio Bozzo, attuale Segretario provinciale Lega salvini Premier Tigullio, Marco Mariani, ex sindaco di Monza, Alex Galizzi, Monica Mazzoleni, Magda Beretta, sindaco in carica di Cartigliano, Olivari Lorenzo, Sindaco di Quinzano d’Oglio (BS), Tiziano Belotti, Sindaco di Rovato, Renato Pasinetti Sindaco di Travagliato.

Premierato,Casellati: legge .elettorale sarà sottoposta a opposizioni

Premierato,Casellati: legge .elettorale sarà sottoposta a opposizioniRoma, 2 apr. (askanews) – “Non si è mai visto che si faccia una legge elettorale prima di avere uno scheletro, quanto meno, della riforma costituzionale. Quindi ho detto, e ripeto, che la legge elettorale si farà dopo una prima approvazione perché diversamente, se l’avessi fatto prima, il testo oggi in discussione sarebbe stato un testo che avrebbe avuto dei paletti magari insormontabili, paletti che la legge elettorale costruisce a danno di una riforma”. Lo ha detto la ministra delle Riforme, Elisabetta Casellati, prima della ripresa dei lavori della prima commissione del Senato sul premierato.


“Ho già detto – ha aggiunto – che questo testo sarà sottoposto prima, come faccio sempre, come ho fatto per la riforma costituzionale, anche alle opposizioni e sempre per cercare una possibilità di incontro”.

Premierato, Casellati: dialogo con opposizioni ma nessuna risposta

Premierato, Casellati: dialogo con opposizioni ma nessuna rispostaRoma, 2 apr. (askanews) – “Io mi auguro che nel prosieguo dei lavori ci sia questa consapevolezza da parte delle opposizioni di un dialogo che io ho tenuto sempre aperto e di arrivare ad un punto di caduta che è necessario quando si discute una legge importante come la legge costituzionale”. Lo ha detto la ministra delle Riforme, Elisabetta Casellati, prima della ripresa dei lavori della prima commissione del Senato sul premierato.


“Ad oggi non abbiamo avuto risposte, io mi auguro che queste verranno prossimamente, il più presto possibile chiaramente”, ha aggiunto.

Giovanni Paolo II, Meloni: una figura immensa e indimenticambile

Giovanni Paolo II, Meloni: una figura immensa e indimenticambileRoma, 2 apr. (askanews) – “Un grande Papa, un Santo, ma anche uno statista. “L’attività politica – disse – viene dall’uomo, si esercita mediante l’uomo ed è per l’uomo”.Porto sempre nel cuore gli insegnamenti che ha lasciato a tutti noi, con la sua opera, i suoi gesti, le sue parole. Sono grata di aver avuto l’onore di incontrarlo e conoscerlo. Una figura immensa e indimenticabile. Per sempre nel cuore”. Lo dichiara via social la premier Giorgia Meloni, ricordando Giovanni Paolo II a 19 anni dalla morte.


“Il 2 aprile 2005 – afferma Meloni- saliva al cielo Karol Józef Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II. Un uomo di Dio vicino alla gente, un Pontefice dallo spirito missionario che ha saputo promuovere il dialogo interreligioso, entrare nel cuore delle persone con la sua umanità e avvicinare molti giovani alla fede”.

Meloni: il 2 aprile 2005 moriva Giovanni Paolo II, sempre nel mio cuore

Meloni: il 2 aprile 2005 moriva Giovanni Paolo II, sempre nel mio cuoreRoma, 2 apr. (askanews) – “Il 2 aprile 2005 saliva al cielo Karol Józef Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II. Un uomo di Dio vicino alla gente, un Pontefice dallo spirito missionario che ha saputo promuovere il dialogo interreligioso, entrare nel cuore delle persone con la sua umanità e avvicinare molti giovani alla fede”. Così in un post su X la premier Giorgia Meloni.


“Un grande Papa, un Santo, ma anche uno statista. ‘L’attività politica – disse – viene dall’uomo, si esercita mediante l’uomo ed è per l’uomo. Porto sempre nel cuore gli insegnamenti che ha lasciato a tutti noi, con la sua opera, i suoi gesti, le sue parole. Sono grata di aver avuto l’onore di incontrarlo e conoscerlo. Una figura immensa e indimenticabile. Per sempre nel cuore”, conclude Meloni.

Mattarella ha chiamato il padre di Ilaria Salis, “vicinanza”

Mattarella ha chiamato il padre di Ilaria Salis, “vicinanza”Roma, 30 mar. (askanews) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha risposto all’appello lanciato ieri dal padre di Ilaria Salis, la cittadina italiana detenuta in Ungheria. Roberto Salis aveva reso noto ieri di aver spedito una Pec al capo dello Stato.


Secondo quanto si è appreso oggi, Mattarella ha detto stamattina al telefono a Roberto Salis che sperava fossero giorni diversi, che comprendeva bene il suo stato d’animo, esprimendogli vicinanza. Gli ha assicurato che farà quanto è nelle sue possibilità, che non sono ampie sul piano operativo e passano attraverso il Governo. Salis ha ringraziato molto per la chiamata e la velocità del riscontro e ha spiegato che, con la sua lettera, voleva segnalare la disparità di trattamento tra due cittadini italiani. Il presidente gli ha risposto che si tratta della differenza tra il nostro sistema, ispirato ai valori europei, e il loro sistema; e che questa disparità colpisce la nostra pubblica opinione. Salis ha ringraziato e il presidente Mattarella gli ha detto che più avanti si potranno risentire.