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Difesa Ue, Conte: Schlein? Spero che riesca a compattare il Pd

Difesa Ue, Conte: Schlein? Spero che riesca a compattare il PdRoma, 14 mar. (askanews) – “Il piano da 800 miliardi di von der Leyen è una follia, nessuna persona ragionevole dilapiderebbe, peraltro senza un vero progetto organico, una montagna di miliardi per avere più armi, mentre gli italiani sono alle prese con l’aumento delle bollette e del carrello della spesa e con una sanità al collasso. Eppure Meloni ha firmato questo disastro sulla pelle dei cittadini. Per questo il 5 aprile scenderemo in piazza a Roma per dire basta, fermiamo questo governo”. Con queste parole il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ribadisce in una intervista al quotidiano Avvenire il suo no al piano ReArm Europe.


Alla domanda se su questo tema si possa allargare la forbice con il potenziale alleato-chiave del centrosinistra, il Pd, l’ex premier replica: “La nostra posizione è sempre stata chiara, nella campagna elettorale per le elezioni europee prendemmo un impegno con i nostri elettori e lo abbiamo rispettato: dicevamo che avremmo portato a Bruxelles dei ‘costruttori di pace’ e così è stato. Naturalmente ho apprezzato la presa di posizione personale di Schlein contro il piano di riarmo e dispiace che poi questa a Strasburgo si sia tradotta in una astensione, ma il mio auspicio è che la segretaria riesca a compattare tutto il Pd su questa sua contrarietà al piano”.

Difesa Ue, Bonaccini: ora confronto nel Pd ma no a conta interna

Difesa Ue, Bonaccini: ora confronto nel Pd ma no a conta internaRoma, 14 mar. (askanews) – Dopo la spaccatura del gruppo del Pd nel voto all’Europarlamento sul piano di riarmo europeo, nel partito serve aprire “un confronto intelligente e responsabile, né muscolare né tanto più di conta interna. Serve la volontà e la capacità di ascoltarsi e di costruire sintesi”. Lo dice, intervistato dal Corriere della sera, Stefano Bonaccini, eurodeputato, presidente de Partito democratico e punto di riferimento dell’area che a Strasburgo ha votato a favore della risoluzione invece di astenersi secondo le indicazioni della segretaria Elly Schlein. “Il mondo è in subbuglio, le opinioni pubbliche sono smarrite e impaurite, abbondano le offerte populiste e le scorciatoie sovraniste, anche antidemocratiche. Mandare per aria anche il Pd – afferma – non mi sembra un gran contributo alla causa dell’europeismo, del progressismo e del campo democratico”.


Bonaccini tuttavia prende le distanze dall’ex capogruppo al Senato dei democratici, Luigi Zanda, che, intervistato da Lilli Gruber su La7, ha sostenuto che la decisione di astenersi all’Europarlamento dimostra che Elly Schlein non può essere la candidata premier. “È un giudizio personale, che non condivido, più che un contributo politico alla sintesi. A me pare – commenta l’ex presidente dell’Emilia Romagna – che oggi il nostro compito, più che dare pagelle, sia quello di incalzare il governo della destra a non isolare l’Italia dall’Europa e la Commissione europea a rafforzare la difesa comune, anziché assecondare spinte sovraniste e schizofreniche”.

Difesa Ue, Picierno: Schlein non è in discussione ma faccia sintesi

Difesa Ue, Picierno: Schlein non è in discussione ma faccia sintesiRoma, 14 mar. (askanews) – “Quello sulla difesa Ue è stato un voto cruciale, fondativo per l’Europa che verrà. È come se il Pd avesse deciso di astenersi su Schengen, o sull’introduzione dell’euro: impensabile”. Intervistata dal Giornale, la vicepresidente del Parlamento europeo ribadisce le ragioni di quella metà della delegazione del Partito democratico che ha votato a favore di ReArm Eu e contro le indicazioni del partito: il Pd, afferma, è finito su un “binario sbagliato”.


“Noi dem europei – rivendica – abbiamo discusso e lavorato insieme, e con il Pse, per migliorare il testo, ottenendo risultati importanti. Poi da Roma è arrivata la doccia fredda, con la decisione di astenersi. È il dialogo con il Nazareno che è mancato, ed è singolare che si sia deciso lì come votare, scavalcando le posizioni nel gruppo. Così alla fine sono emerse due linee, di peso equivalente”. Secondo Picierno “il voto non mette in discussione Elly Schlein, che ha vinto il congresso. Faccia la segretaria, ma ricordi che il compito di un leader è fare sintesi: questa spaccatura segnala che nel Pd c’èun’anima riformista ed europeista forte, che non si può ignorare e annichilire, scambiando i propri desideri per la realtà”. Inoltre, “la decisione di non votare la risoluzione ha creato un problema assai serio: per questo, con molti altri colleghi, abbiamo deciso di votare sì. Per evitare che il Pd si staccasse dal Pse e smentisse la sua vocazione europeista. Se la risoluzione non fosse passata, avremmo messo una pietra tombale sulla difesa comune europea. C’è stata una frattura interna profonda, su una scelta fondamentale per la nostra collocazione europea, e ora – conclude Picierno – bisogna rifletterci e cercare di raddrizzare la rotta”.

Su difesa Ue tensione Meloni-Lega, Palazzo Chigi nega contrasti

Su difesa Ue tensione Meloni-Lega, Palazzo Chigi nega contrastiRoma, 13 mar. (askanews) – Se non c’è stato nessun “contrasto” o scontro tra Giorgia Meloni e i leghisti Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (come assicurano insieme Palazzo Chigi e Mef), sicuramente la difesa comune europea e il piano “ReArm Europe” continuano a creare tensione tra gli alleati di governo. In particolare in vista delle comunicazioni di Giorgia Meloni martedì prossimo in Senato, prima del Consiglio europeo, quando ci sarà da presentare una risoluzione su cui è molto difficile trovare la quadra.


Certo non ha contribuito a distendere il clima la riunione del Consiglio federale della Lega convocata in concomitanza del Cdm per discutere, tra l’altro, proprio del tema della pace in Ucraina e della difesa. Motivo per cui Salvini si è trattenuto poco alla seduta e avrebbe avuto solo un breve scambio di opinioni con la premier. Più lungo e approfondito, invece, sarebbe stato il colloquio (“acceso” secondo alcuni, “franco” secondo altri) con Giorgetti sul tema della difesa. Rumors che costringono fonti di Palazzo Chigi e del Mef a intervenire congiuntamente smentendo “categoricamente qualsiasi ipotesi di contrasto” tra la premier e il ministro, che “continuano a lavorare in piena sintonia e con la massima condivisione sui vari dossier aperti, inclusa la difesa europea”. Certo è che la premier non può aver gradito la nota diffusa dalla Lega al termine del Consiglio federale che invita, tra l’altro, “alla prudenza” senza “deleghe in bianco su imprecisati eserciti europei”, concludendo che “l’Europa non ha bisogno di ulteriori debiti, di riarmo nucleare o di ulteriori cessioni di sovranità bensì di sostegno a famiglie, sanità e lavoro”. Parole che non facilitano la premier nell’affrontare il passaggio di martedì e soprattutto i tavoli internazionali.

Referendum, Magi: scelta data dimostra la paura del governo

Referendum, Magi: scelta data dimostra la paura del governoRoma, 13 mar. (askanews) – “I referendum si terranno l’8 e il 9 giugno e la scelta di questa data da parte del governo dimostra tutta la paura che l’esecutivo ha per il voto perché tra le due possibilità è stata scelta quella più sfavorevole alla partecipazione popolare”. Lo ha detto Riccardo Magi, segretario di +Europa, nel corso di un flash mob del comitato referendario davanti a Palazzo Chigi.


“Noi – ha aggiunto – avevamo richiesto che fosse in abbinamento con il primo turno delle amministrative, il 25 e 26 maggio. La strada è in salita ma noi sapremo difendere il voto degli elettori, anche degli elettori fuori sede perché una notizia positiva c’è ed è un successo parziale rispetto alle nostre richieste. Il voto per i fuori sede da quello che abbiamo letto sarà garantito anche ai lavoratori e non solo agli studenti: è un importante passo in avanti che noi salutiamo”. “Abbiamo poco più di ottanta giorni – ha detto ancora – per rompere il muro del silenzio. Il prossimo appuntamento è lunedì prossimo quando incontreremo l’amministratore delegato della Rai per cominciare a porre la gravissima questione dell’informazione ai cittadini sul referendum. C’è una situazione di paralisi della Commissione di vigilanza Rai per responsabilità della maggioranza, la commissione deve approvare il regolamento per gli spazi durante la campagna referendaria. Sono tutte cose che non sono tecniche, sono esattamente il modo con cui si neutralizza la volontà popolare e pensare che questo è un governo che vorrebbe talmente esaltarla da fare eleggere direttamente il presidente del consiglio e poi però hanno paura del voto referendario”.


Quanto al ministro Foti, secondo cui la partecipazione dipende dai quesiti e non dalle date, Magi replica che “non so dove il ministro Foti ha vissuto, è anche un politico di lunga esperienza. Storicamente i referendum nel nostro Paese sono stati ‘fottuti’ esattamente con la scelta estiva, al termine dell’anno scolastico quindi quando c’è una maggiore mobilità delle famiglie. Questa è la storia di questo Paese”.

Michele Serra: sabato una grande polis di diversi che spero si sopportino

Michele Serra: sabato una grande polis di diversi che spero si sopportinoRoma, 13 mar. (askanews) – “Il fatto ci sia la possibilità di una piazza plurale non mi preoccupa, mi farebbe piacere, vuol dire che ci troviamo tutti intorno a un sentimento europeo, a domande e necessità” anche se “le risposte non sono univoche”. Lo ha detto Michele Serra, giornalista di Repubblica, nel corso della conferenza stampa di presentazione della manifestazione di sabato in piazza del Popolo a Roma. “Sarà una grande polis di diversi che spero si sopportino, sul palco saranno rappresentate diverse idee di Europa ma tutte europeiste”, ha specificato.


Intervenendo insieme al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Serra ha sottolineato la grande adesione dei sindaci alla manifestazione “anche qualche sindaco di centrodestra a dimostrazione che in questo momento l’argomento Europa è sentito”. Il giornalista di Repubblica ha ribadito che “non ci saranno simboli di partito, solo bandiere dell’Europa, e niente esponenti politici sul palco con l’eccezione dei sindaci”. “Sul palco – ha detto Serra – ci saranno artisti, scrittori, intellettuali, volontari, rifugiati politici: un palco di persone che verranno ognuna a dire cosa rappresenta per loro l’Europa o cosa dovrebbe rappresentare e non rappresenta affatto. Il sentimento di Europa come mancanza è diffuso, non solo nel mondo politico ma tra gli ordinary people”. Infatti “la reazione della gente comune è stata molto empatica e senza troppi distinguo. Mentre molti distinguo sono arrivati da chi fa politica di mestiere. Essendo una manifestazione sentimentale è stata molto capita dalle persone che mi fermano e mi scrivono”.


“Mi rendo conto che la piattaforma della manifestazione è indeterminata e plurale: vogliamo l’Europa, gli europei ci sono e vorrebbero ci fosse di più anche l’Europa. Ho rivendicato l’ingenuità della manifestazione, mi rendo conto che dopo le polemiche sul riarmo il tema è caldissimo, ma stiamo cercando di non fare schiacciare il palco solo dalla questione guerra-pace perché c’è anche la questione dei diritti”, ha sottolineato Serra. Il giornalista ha quindi elencato i nomi di chi interverrà sul palco “o in presenza o in video”: ci saranno tre senatori a vita Renzo Piano, Liliana Segre ed Elena Cattaneo. E ancora: Antonio Albanese, Claudio Amendola, Corrado Augias, Fabrizio Bentivoglio, Claudio Bisio “che farà da cerimoniere”, Luca Bizzarri, Gianrico Carofiglio, Javier Cercas, il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni Cuadrado, Renata Colorni “cresciuta da Altiero Spinelli”, Lella Costa, Alessia Crocini (Famiglie Arcobaleno), Maurizio De Giovanni, Corrado Formigli, Roberto Gualtieri, Jovanotti, Luciana Littizetto, Gaetano Manfredi, Alice Manone (Acli giovani), Stefano Massini, Emma Nicolazzi, Mauro Pagani, Daniel Pennac, Pif, Andrea Riccardi (fondatore di Sant’Egidio), Renzo Rubino che “canterà Lucio Dalla”, Francesco Sansone, Rahel Saya, Antonio Scurati, Benedetta Tobagi, Francesca Vecchioni, Roberto Vecchioni, Paolo Virzì, Gustavo Zagrebelsky.

Ue, Serra: sabato grande polis di diversi che spero si sopportino

Ue, Serra: sabato grande polis di diversi che spero si sopportinoRoma, 13 mar. (askanews) – “Il fatto ci sia la possibilità di una piazza plurale non mi preoccupa, mi farebbe piacere, vuol dire che ci troviamo tutti intorno a un sentimento europeo, a domande e necessità” anche se “le risposte non sono univoche”. Lo ha detto Michele Serra, giornalista di Repubblica, nel corso della conferenza stampa di presentazione della manifestazione di sabato in piazza del Popolo a Roma. “Sarà una grande polis di diversi che spero si sopportino, sul palco saranno rappresentate diverse idee di Europa ma tutte europeiste”, ha specificato.


Intervenendo insieme al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Serra ha sottolineato la grande adesione dei sindaci alla manifestazione “anche qualche sindaco di centrodestra a dimostrazione che in questo momento l’argomento Europa è sentito”. Il giornalista di Repubblica ha ribadito che “non ci saranno simboli di partito, solo bandiere dell’Europa, e niente esponenti politici sul palco con l’eccezione dei sindaci”. “Sul palco – ha detto Serra – ci saranno artisti, scrittori, intellettuali, volontari, rifugiati politici: un palco di persone che verranno ognuna a dire cosa rappresenta per loro l’Europa o cosa dovrebbe rappresentare e non rappresenta affatto. Il sentimento di Europa come mancanza è diffuso, non solo nel mondo politico ma tra gli ordinary people”. Infatti “la reazione della gente comune è stata molto empatica e senza troppi distinguo. Mentre molti distinguo sono arrivati da chi fa politica di mestiere. Essendo una manifestazione sentimentale è stata molto capita dalle persone che mi fermano e mi scrivono”.


“Mi rendo conto che la piattaforma della manifestazione è indeterminata e plurale: vogliamo l’Europa, gli europei ci sono e vorrebbero ci fosse di più anche l’Europa. Ho rivendicato l’ingenuità della manifestazione, mi rendo conto che dopo le polemiche sul riarmo il tema è caldissimo, ma stiamo cercando di non fare schiacciare il palco solo dalla questione guerra-pace perché c’è anche la questione dei diritti”, ha sottolineato Serra. Il giornalista ha quindi elencato i nomi di chi interverrà sul palco “o in presenza o in video”: ci saranno tre senatori a vita Renzo Piano, Liliana Segre ed Elena Cattaneo. E ancora: Antonio Albanese, Claudio Amendola, Corrado Augias, Fabrizio Bentivoglio, Claudio Bisio “che farà da cerimoniere”, Luca Bizzarri, Gianrico Carofiglio, Javier Cercas, il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni Cuadrado, Renata Colorni “cresciuta da Altiero Spinelli”, Lella Costa, Alessia Crocini (Famiglie Arcobaleno), Maurizio De Giovanni, Corrado Formigli, Roberto Gualtieri, Jovanotti, Luciana Littizetto, Gaetano Manfredi, Alice Manone (Acli giovani), Stefano Massini, Emma Nicolazzi, Mauro Pagani, Daniel Pennac, Pif, Andrea Riccardi (fondatore di Sant’Egidio), Renzo Rubino che “canterà Lucio Dalla”, Francesco Sansone, Rahel Saya, Antonio Scurati, Benedetta Tobagi, Francesca Vecchioni, Roberto Vecchioni, Paolo Virzì, Gustavo Zagrebelsky.

Starlink, Ciriani: interlocuzioni in corso su aree remote Italia

Starlink, Ciriani: interlocuzioni in corso su aree remote ItaliaRoma, 13 mar. (askanews) – Per le “aree più remote, il Governo sta valutando, con Starlink e altri operatori, l’ipotesi di integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti. Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune Regioni italiane del Nord, del Centro e del Sud, per sperimentare la fornitura di un servizio space-based rivolto a dare reti remote o prive di infrastrutture terrestri. In ogni caso, come già riportato nella nota di Palazzo Chigi pubblicata lo scorso 6 gennaio, si ribadisce che non sono stati firmati contratti né sono stati conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX per l’uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink per coprire le aree più remote del territorio”. Così il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, rispondendo ad una interrogazione del Pd, nell’aula del Senato, sull’utilizzo della Rete Starlink per la copertura delle aree non raggiunte dalla banda larga.

Pd spaccato sul riarmo Ue, ora la gestione unitaria è in bilico

Pd spaccato sul riarmo Ue, ora la gestione unitaria è in bilicoRoma, 12 mar. (askanews) – Il Pd si spacca in due al Parlamento europeo, metà delegazione non segue le indicazioni della segreteria e Elly Schlein riesce a limitare i danni solo grazie al ‘soccorso’ degli indipendenti, superando di un voto la pattuglia ‘riformista’. Il risultato è la prima vera crepa nel partito da quando è segretaria, con Schlein che viene descritta da più di un parlamentare come molto irritata con il presidente Pd Stefano Bonaccini, che ha ‘disobbedito’ alla linea ufficiale votando a favore della risoluzione sulla difesa Ue che contine anche un apprezzamento al piano di riarmo di Ursula von der Leyen. E molti dei dirigenti a lei vicini che ora invocano un “chiarimento”, mettendo anche in discussione la gestione unitaria, qualcuno arriva ad evocare un congresso anticipato per chiudere i conti con la minoranza.


Giorni di riunioni e mediazioni non sono bastati ad evitare una divisione pesante e la leader Pd, raccontano diversi europarlamentari, avrebbe contattato un po tutti – a cominciare appunto dagli ‘indipendenti’ – facendo appello ad un comportamento unitario su un voto che stava diventando una sorta di mozione di fiducia nei suoi confronti. Perché – sono convinti i dirigenti che la sostengono – il distinguo dei moderati va letto come “un’operazione politica, il clima è cambiato con l’uscita di Paolo Gentiloni…”. Il merito, insomma, c’entra poco secondo il gruppo dirigente che appoggia la segretaria, l’affondo punta dritto alla leader, per metterla in discussione almeno come possibile candidata premier alle prossime politiche, un’offensiva per screditarla come guida di un possibile governo progressista.


Marco Tarquinio, che era per il ‘no’, in qualche modo lo fa capire anche parlando alla radio: “Io mi sono astenuto. Se avessi votato no sarebbe mancato quel po’ di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein”. Appunto, una scelta politica, per proteggere la segretaria da quella “operazione” che al quartier generale molti temono. Un vero e proprio voto di fiducia. Ma la rottura “avrà delle conseguenze”, diceva poco dopo il voto un fedelissimo della segretaria alla Camera. Perché, appunto, “come si fa ora a continuare con la gestione unitaria?”, chiede un altro dirigente della maggioranza. Bonaccini, viene spiegato, “doveva garantire l’unità del partito e invece si sfila proprio mentre parte questo attacco a lei!”.


Tra i più vicini alla Schlein, raccontano, qualcuno a caldo avrebbe persino evocato l’idea giocare in contropiede: chiediamo noi il congresso anticipato. Una mossa che ha anche una logica, perché come ammette un dirigente della minoranza “se andiamo al congresso ora lei vince col 60%”. Non a caso dalla minoranza si alza sì la richiesta di un “chiarimento”, ma “non un congresso”, bensì una discussione sui temi di politica internazionale. Questione che però rilanciano anche a sinistra, figure come Andrea Orlando e Gianni Cuperlo evocano un dibattito. Di sicuro, il voto di oggi è solo l’antipasto di un problema che si ripeterà spesso d’ora in poi. Già la prossima settimana ci sarà il dibattito in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo e scrivere una risoluzione che tenga unito il partito richiederà un lavoro ancora più complicato del solito, dopo la spaccatura di oggi. Ma la parte più difficile sarà poi decidere come comportarsi sugli altri documenti, quelli di maggioranza e – soprattutto – quelli dei 5 stelle.

Meloni valuta partecipazione a call Starmer (e maggioranza si spacca in Ue)

Meloni valuta partecipazione a call Starmer (e maggioranza si spacca in Ue)Roma, 12 mar. (askanews) – Giorgia Meloni non ha ancora deciso se parteciperà alla video-conferenza dei “volenterosi” convocata per sabato prossimo dal primo ministro britannico Keir Starmer. La questione è legata all’agenda del summit, su cui ancora gli sherpa sono al lavoro. Se si parlerà di sicurezza e difesa europea in senso ampio – sottolineano fonti di Palazzo Chigi – la premier interverrà, se invece l’obiettivo è discutere solo dell’eventuale invio di truppe europee in Ucraina, non si collegherà. Del resto, viene ricordato, Meloni ha più volte detto di ritenere “complessa e meno efficace” questa opzione e se al summit dei vertici militari di Parigi l’Italia ha partecipato è stato solo con la qualifica di ‘osservatore’. Cosa che non è possibile quando a riunirsi sono i leader.


Del tema della difesa europea oggi ha parlato, al question time, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sottolineando – tra le altre cose – che “il finanziamento della difesa non potrà avvenire a scapito di settori fondamentali per i cittadini, quali ad esempio la sanità e i servizi pubblici”. Una posizione su cui, assicurano le fonti, c’è “piena condivisione” con la premier. A Palazzo Chigi Meloni ha incontrato oggi il primo ministro olandere Dick Schoof. Non è invece prevista a breve una missione a Washington per incontrare Donald Trump. Secondo quanto risulta da alcune fonti, ci sarebbero stati contatti per fissare un incontro alla Casa Bianca ma al momento non si sono concretizzati. “Si sono già visti due volte, è stata l’unica leader europea all’Inauguration day. Prima o poi si vedranno, ma non c’è fretta”, assicurano dal suo entourage. Intanto la premier lavora al discorso che terrà al Senato martedì pomeriggio (alla Camera mercoledì mattina), nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì a Bruxelles. Nel suo intervento, Meloni toccherà i temi della competitività (che è il punto centrale del summit) ma naturalmente anche quelli di stretta attualità: l’Ucraina e la difesa europea. Argomenti delicati per la maggioranza, con la Lega e Matteo Salvini che stanno tenendo una linea nettamente diversa (e contraria) rispetto a quella dell’esecutivo. Per questo – secondo quanto si apprende – è in corso una ‘trattativa’ sulla risoluzione che sarà presentata dalla maggioranza. “Ma non c’è e non ci sarà un problema Lega”, garantiscono fonti di governo.


Le divisioni nella maggioranza sul tema dell’Ucraina e della difesa sono però state certificate oggi (ma non è una notizia), all’Europarlamento, che ha dato il via libera non vincolante alla risoluzione a favore di una difesa europea. Si sono espressi a favore tutti i deputati presenti di Fdi (22 su 24), appartenenti al gruppo dei Conservatori (Ecr), che invece si è spaccato in tre, con metà dei suoi membri favorevoli e l’altra metà contraria o astenuta. Tutti favorevoli anche gli eurodeputati italiani presenti del Ppe (otto su nove, sette di Fi e uno della Svp), mentre quelli della Lega (presenti sette su otto) hanno votato tutti contro, insieme a tutto il loro gruppo, i “Patrioti per l’Europa”. I Fratelli d’Italia si sono invece astenuti su un’altra risoluzione, relativa al sostegno all’Ucraina. “La maggioranza – viene precisato – ha sempre votato, in ogni occasione, a favore dell’Ucraina. In questo caso il testo della risoluzione aveva un’impronta politicizzata, contro gli Usa, che non è opportuna in un momento in cui è necessario lavorare per far cessare un conflitto che va avanti da troppo tempo. E del resto anche l’ipotesi di una tregua, su cui ieri è arrivato il sì di Kiev, ha influito nella valutazione. Per questo è stata decisa l’astensione, in piena coerenza con la posizione del governo e del partito”.