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Pd spaccato sul riarmo Ue, ora la gestione unitaria è in bilico

Pd spaccato sul riarmo Ue, ora la gestione unitaria è in bilicoRoma, 12 mar. (askanews) – Il Pd si spacca in due al Parlamento europeo, metà delegazione non segue le indicazioni della segreteria e Elly Schlein riesce a limitare i danni solo grazie al ‘soccorso’ degli indipendenti, superando di un voto la pattuglia ‘riformista’. Il risultato è la prima vera crepa nel partito da quando è segretaria, con Schlein che viene descritta da più di un parlamentare come molto irritata con il presidente Pd Stefano Bonaccini, che ha ‘disobbedito’ alla linea ufficiale votando a favore della risoluzione sulla difesa Ue che contine anche un apprezzamento al piano di riarmo di Ursula von der Leyen. E molti dei dirigenti a lei vicini che ora invocano un “chiarimento”, mettendo anche in discussione la gestione unitaria, qualcuno arriva ad evocare un congresso anticipato per chiudere i conti con la minoranza.


Giorni di riunioni e mediazioni non sono bastati ad evitare una divisione pesante e la leader Pd, raccontano diversi europarlamentari, avrebbe contattato un po tutti – a cominciare appunto dagli ‘indipendenti’ – facendo appello ad un comportamento unitario su un voto che stava diventando una sorta di mozione di fiducia nei suoi confronti. Perché – sono convinti i dirigenti che la sostengono – il distinguo dei moderati va letto come “un’operazione politica, il clima è cambiato con l’uscita di Paolo Gentiloni…”. Il merito, insomma, c’entra poco secondo il gruppo dirigente che appoggia la segretaria, l’affondo punta dritto alla leader, per metterla in discussione almeno come possibile candidata premier alle prossime politiche, un’offensiva per screditarla come guida di un possibile governo progressista.


Marco Tarquinio, che era per il ‘no’, in qualche modo lo fa capire anche parlando alla radio: “Io mi sono astenuto. Se avessi votato no sarebbe mancato quel po’ di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein”. Appunto, una scelta politica, per proteggere la segretaria da quella “operazione” che al quartier generale molti temono. Un vero e proprio voto di fiducia. Ma la rottura “avrà delle conseguenze”, diceva poco dopo il voto un fedelissimo della segretaria alla Camera. Perché, appunto, “come si fa ora a continuare con la gestione unitaria?”, chiede un altro dirigente della maggioranza. Bonaccini, viene spiegato, “doveva garantire l’unità del partito e invece si sfila proprio mentre parte questo attacco a lei!”.


Tra i più vicini alla Schlein, raccontano, qualcuno a caldo avrebbe persino evocato l’idea giocare in contropiede: chiediamo noi il congresso anticipato. Una mossa che ha anche una logica, perché come ammette un dirigente della minoranza “se andiamo al congresso ora lei vince col 60%”. Non a caso dalla minoranza si alza sì la richiesta di un “chiarimento”, ma “non un congresso”, bensì una discussione sui temi di politica internazionale. Questione che però rilanciano anche a sinistra, figure come Andrea Orlando e Gianni Cuperlo evocano un dibattito. Di sicuro, il voto di oggi è solo l’antipasto di un problema che si ripeterà spesso d’ora in poi. Già la prossima settimana ci sarà il dibattito in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo e scrivere una risoluzione che tenga unito il partito richiederà un lavoro ancora più complicato del solito, dopo la spaccatura di oggi. Ma la parte più difficile sarà poi decidere come comportarsi sugli altri documenti, quelli di maggioranza e – soprattutto – quelli dei 5 stelle.

Meloni valuta partecipazione a call Starmer (e maggioranza si spacca in Ue)

Meloni valuta partecipazione a call Starmer (e maggioranza si spacca in Ue)Roma, 12 mar. (askanews) – Giorgia Meloni non ha ancora deciso se parteciperà alla video-conferenza dei “volenterosi” convocata per sabato prossimo dal primo ministro britannico Keir Starmer. La questione è legata all’agenda del summit, su cui ancora gli sherpa sono al lavoro. Se si parlerà di sicurezza e difesa europea in senso ampio – sottolineano fonti di Palazzo Chigi – la premier interverrà, se invece l’obiettivo è discutere solo dell’eventuale invio di truppe europee in Ucraina, non si collegherà. Del resto, viene ricordato, Meloni ha più volte detto di ritenere “complessa e meno efficace” questa opzione e se al summit dei vertici militari di Parigi l’Italia ha partecipato è stato solo con la qualifica di ‘osservatore’. Cosa che non è possibile quando a riunirsi sono i leader.


Del tema della difesa europea oggi ha parlato, al question time, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sottolineando – tra le altre cose – che “il finanziamento della difesa non potrà avvenire a scapito di settori fondamentali per i cittadini, quali ad esempio la sanità e i servizi pubblici”. Una posizione su cui, assicurano le fonti, c’è “piena condivisione” con la premier. A Palazzo Chigi Meloni ha incontrato oggi il primo ministro olandere Dick Schoof. Non è invece prevista a breve una missione a Washington per incontrare Donald Trump. Secondo quanto risulta da alcune fonti, ci sarebbero stati contatti per fissare un incontro alla Casa Bianca ma al momento non si sono concretizzati. “Si sono già visti due volte, è stata l’unica leader europea all’Inauguration day. Prima o poi si vedranno, ma non c’è fretta”, assicurano dal suo entourage. Intanto la premier lavora al discorso che terrà al Senato martedì pomeriggio (alla Camera mercoledì mattina), nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì a Bruxelles. Nel suo intervento, Meloni toccherà i temi della competitività (che è il punto centrale del summit) ma naturalmente anche quelli di stretta attualità: l’Ucraina e la difesa europea. Argomenti delicati per la maggioranza, con la Lega e Matteo Salvini che stanno tenendo una linea nettamente diversa (e contraria) rispetto a quella dell’esecutivo. Per questo – secondo quanto si apprende – è in corso una ‘trattativa’ sulla risoluzione che sarà presentata dalla maggioranza. “Ma non c’è e non ci sarà un problema Lega”, garantiscono fonti di governo.


Le divisioni nella maggioranza sul tema dell’Ucraina e della difesa sono però state certificate oggi (ma non è una notizia), all’Europarlamento, che ha dato il via libera non vincolante alla risoluzione a favore di una difesa europea. Si sono espressi a favore tutti i deputati presenti di Fdi (22 su 24), appartenenti al gruppo dei Conservatori (Ecr), che invece si è spaccato in tre, con metà dei suoi membri favorevoli e l’altra metà contraria o astenuta. Tutti favorevoli anche gli eurodeputati italiani presenti del Ppe (otto su nove, sette di Fi e uno della Svp), mentre quelli della Lega (presenti sette su otto) hanno votato tutti contro, insieme a tutto il loro gruppo, i “Patrioti per l’Europa”. I Fratelli d’Italia si sono invece astenuti su un’altra risoluzione, relativa al sostegno all’Ucraina. “La maggioranza – viene precisato – ha sempre votato, in ogni occasione, a favore dell’Ucraina. In questo caso il testo della risoluzione aveva un’impronta politicizzata, contro gli Usa, che non è opportuna in un momento in cui è necessario lavorare per far cessare un conflitto che va avanti da troppo tempo. E del resto anche l’ipotesi di una tregua, su cui ieri è arrivato il sì di Kiev, ha influito nella valutazione. Per questo è stata decisa l’astensione, in piena coerenza con la posizione del governo e del partito”.

Difesa Ue, Conte: da M5s no corente granitico e compatto a riarmo

Difesa Ue, Conte: da M5s no corente granitico e compatto a riarmoRoma, 12 mar. (askanews) – “Durante l’ultima campagna elettorale per le europee avevo garantito che i nostri candidati, una volta eletti, sarebbero stati ‘costruttori di pace’. Ebbene, pochi minuti fa in Parlamento europeo è stata votata una risoluzione a favore del folle Piano di Riarmo da 800 miliardi di euro voluto da Von der Leyen e Giorgia Meloni. Il Movimento 5 Stelle ha votato no, in piena coerenza, in modo granitico e compatto”. Lo scrive sui social Giuseppe Conte, leader M5s.


“Purtroppo la maggioranza degli europarlamentari italiani ha sostenuto questa pazzia collettiva col proprio voto. Fratelli d’Italia ha proposto furbescamente di cambiargli nome per far sparire la parola ‘armi’ dal titolo: ovviamente la proposta non è passata, e comunque i cittadini non sono stupidi. E poi c’è la Lega, che sta nel Governo Meloni – che questa follia sulle armi l’ha condivisa e approvata- ma ora fa finta di opporsi – osserva Conte -. Meloni e soci hanno condannano l’Italia a tagli e vincoli su sanità, buste paga, imprese e carovita mentre consegnano montagne di miliardi senza i limiti di spesa europei all’industria militare. Peraltro senza uno straccio di progetto di difesa comune. Non ci vengano più a dire che non ci sono i soldi mentre gli italiani sono in fila per un esame medico da mesi o per pagare bollette da far girare la testa. Il 5 aprile a Roma con i cittadini scenderemo in piazza contro tutto questo. Fermiamoli”.

Il voto all’Europarlamento sulla difesa Ue frantuma maggioranza e opposizioni

Il voto all’Europarlamento sulla difesa Ue frantuma maggioranza e opposizioniBruxelles, 12 mar. (askanews) – Sia i partiti italiani della maggioranza di governo che quelli dell’opposizione si sono divisi al loro interno frantumandosi, nel voto dell’Europarlamento non vincolante sulla risoluzione a favore in futuro di una difesa europea.


Nel testo, che costituisce un contributo al cosiddetto “libro bianco” sulla difesa Ue, che la Commissione e l’Alta Rappresentante per la Politica estera comune dovrebbero presentare la prossima settimana, il Parlamento europeo chiede misure concrete per avviare “sforzi realmente innovativi” e azioni “simili a quelle utilizzate in tempo di guerra” per garantire la sicurezza dell’Unione. La risoluzione, adottata dalla plenaria con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni, giudica favorevolmente il piano “ReArm Europe”, che la Commissione ha già annunciato a grandi linee (ma che non è ancora stato presentato formalmente con tutti i dettagli). In più, a integrazione di “ReArm Europe”, il Parlamento europeo chiede di verificare la possibilità di introdurre un sistema di obbligazioni europee per finanziare investimenti nell’industria della difesa su larga scala, e di fare ricorso ai “coronabond” inutilizzati, ovvero le emissioni di debito previste dal piano di rilancio post pandemico “NextGenerationEU” per essere destinate a prestiti agli Stati membri, che però in parte non sono stati richiesti. Inoltre, nel testo adottato si invita la Banca europea per gli investimenti (Bei) a investire più attivamente nell’industria europea della difesa, abolendo le restrizioni esistenti per questo tipo di finanziamenti.


Nel voto sul testo finale della risoluzione si sono espressi a favore massicciamente tutti i deputati presenti di Fdi (22 su 24), appartenenti al gruppo dei Conservatori (Ecr), che invece si è spaccato in tre, con metà dei suoi membri favorevoli e l’altra metà contraria o astenuta. Tutti favorevoli anche gli eurodeputati italiani presenti del Ppe (otto su nove, sette di Fi e uno della Svp), mentre quelli della Lega (presenti sette su otto) hanno votato tutti contro, insieme a tutto il loro gruppo, i “Patrioti per l’Europa”. Tra i partiti dell’opposizione, il Pd si è spaccato esattamente a metà fra sì e astensioni: 10 i favorevoli e 11 gli astenuti. Bonaccini, Decaro, Giorgio Gori, Gualmini, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli e Topo hanno votato a favore. Si sono astenuti invece Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, il capo delegazione Zingaretti e anche Lucia Annunziata, che si era espressa inizialmente a favore e ha corretto poi il suo voto in astensione. Di contro hanno detto no i suoi compagni di campo largo Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistre. Senza sorprese, nel gruppo della Sinistra, è arrivato il voto contrario del M5S (otto su otto) e di Mimmo Lucano di Avs (era assente Ilaria Salis). Tra i Verdi -che come gruppo europeo si sono spaccati tra una forte maggioranza favorevole, otto astenuti e tre contrari- i quattro italiani hanno tutti votato no:Guarda, Marino, Orlando e Scuderi.


Nella risoluzione si afferma che l’Europa sta affrontando “la più profonda minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della guerra fredda” e si invitano i paesi Ue, i partner internazionali e gli alleati della Nato a rimuovere tutte le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo. Il Parlamento europeo chiede anche di rafforzare le relazioni con i paesi “like minded”, ovvero che condividono gli stessi principi dei paesi Ue. La Russia, sostenuta dai suoi alleati Bielorussia, Cina, Corea del Nord e Iran, rappresenta “la minaccia diretta e indiretta più significativa per l’UE e la sua sicurezza”, si afferma nel testo. Gli eurodeputati sottolineano come le recenti dichiarazioni e azioni dell’amministrazione Trump abbiano aumentato le preoccupazioni sul futuro atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Russia, della Nato e della sicurezza europea. Inoltre, il Parlamento europeo condanna fermamente le minacce degli Stati Uniti nei confronti della Groenlandia.


Alla luce di questo scenario, il Parlamento europeo evidenzia che gli sforzi di difesa dell’Ue “non possono rimanere di dimensioni limitate, frammentati in termini di portata e lenti nei risultati”. I deputati chiedono quindi maggiori sforzi non solo nel settore militare, ma anche in quello industriale, tecnologico e dell’intelligence. Il testo sottolinea che l’Ue deve essere in grado di muoversi e prendere decisioni molto più rapidamente in caso di guerra o di altre crisi di sicurezza su larga scala. Pur evidenziando l’importanza della cooperazione tra Ue e Nato, gli eurodeputati chiedono lo sviluppo di un pilastro europeo pienamente operativo all’interno della Nato, capace di agire autonomamente quando necessario. Gli eurodeputati ritengono che l’Ue debba definire una visione unitaria e chiara per l’industria della difesa europea, basata nel lungo termine sulla cosiddetta “preferenza europea”, senza tuttavia che tale preferenza pregiudichi la prontezza alla difesa dell’Unione. La risoluzione insiste anche sulla necessità di semplificare il processo decisionale, e chiede che si passi dall’unanimità alla maggioranza qualificata per le decisioni dell’Ue nel settore della Difesa, ad eccezione delle operazioni militari con mandato esecutivo (per questo sarebbe necessaria, comunque, una modifica dei Trattati Ue). Il Parlamento avverte infine che, senza un aumento sostanziale degli investimenti, gli obiettivi di sicurezza e difesa dell’Ue non potranno essere raggiunti, sia per quanto riguarda il supporto militare all’Ucraina, sia per il miglioramento della sicurezza comune europea.

Difesa Ue, il voto all’Europarlamento frantuma maggioranza e opposizioni italiane

Difesa Ue, il voto all’Europarlamento frantuma maggioranza e opposizioni italianeBruxelles, 12 mar. (askanews) – Sia i partiti italiani della maggioranza di governo che quelli dell’opposizione si sono divisi al loro interno frantumandosi, nel voto dell’Europarlamento non vincolante sulla risoluzione a favore in futuro di una difesa europea.


Nel testo, che costituisce un contributo al cosiddetto “libro bianco” sulla difesa Ue, che la Commissione e l’Alta Rappresentante per la Politica estera comune dovrebbero presentare la prossima settimana, il Parlamento europeo chiede misure concrete per avviare “sforzi realmente innovativi” e azioni “simili a quelle utilizzate in tempo di guerra” per garantire la sicurezza dell’Unione. La risoluzione, adottata dalla plenaria con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni, giudica favorevolmente il piano “ReArm Europe”, che la Commissione ha già annunciato a grandi linee (ma che non è ancora stato presentato formalmente con tutti i dettagli). In più, a integrazione di “ReArm Europe”, il Parlamento europeo chiede di verificare la possibilità di introdurre un sistema di obbligazioni europee per finanziare investimenti nell’industria della difesa su larga scala, e di fare ricorso ai “coronabond” inutilizzati, ovvero le emissioni di debito previste dal piano di rilancio post pandemico “NextGenerationEU” per essere destinate a prestiti agli Stati membri, che però in parte non sono stati richiesti. Inoltre, nel testo adottato si invita la Banca europea per gli investimenti (Bei) a investire più attivamente nell’industria europea della difesa, abolendo le restrizioni esistenti per questo tipo di finanziamenti.


Nel voto sul testo finale della risoluzione si sono espressi a favore massicciamente tutti i deputati presenti di Fdi (22 su 24), appartenenti al gruppo dei Conservatori (Ecr), che invece si è spaccato in tre, con metà dei suoi membri favorevoli e l’altra metà contraria o astenuta. Tutti favorevoli anche gli eurodeputati italiani presenti del Ppe (otto su nove, sette di Fi e uno della Svp), mentre quelli della Lega (presenti sette su otto) hanno votato tutti contro, insieme a tutto il loro gruppo, i “Patrioti per l’Europa”. Tra i partiti dell’opposizione, il Pd si è spaccato esattamente a metà fra sì e astensioni: 10 i favorevoli e 11 gli astenuti. Bonaccini, Decaro, Giorgio Gori, Gualmini, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli e Topo hanno votato a favore. Si sono astenuti invece Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, il capo delegazione Zingaretti e anche Lucia Annunziata, che si era espressa inizialmente a favore e ha corretto poi il suo voto in astensione. Di contro hanno detto no i suoi compagni di campo largo Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistre. Senza sorprese, nel gruppo della Sinistra, è arrivato il voto contrario del M5S (otto su otto) e di Mimmo Lucano di Avs (era assente Ilaria Salis). Tra i Verdi -che come gruppo europeo si sono spaccati tra una forte maggioranza favorevole, otto astenuti e tre contrari- i quattro italiani hanno tutti votato no:Guarda, Marino, Orlando e Scuderi. Nella risoluzione si afferma che l’Europa sta affrontando “la più profonda minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della guerra fredda” e si invitano i paesi Ue, i partner internazionali e gli alleati della Nato a rimuovere tutte le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo. Il Parlamento europeo chiede anche di rafforzare le relazioni con i paesi “like minded”, ovvero che condividono gli stessi principi dei paesi Ue. La Russia, sostenuta dai suoi alleati Bielorussia, Cina, Corea del Nord e Iran, rappresenta “la minaccia diretta e indiretta più significativa per l’UE e la sua sicurezza”, si afferma nel testo. Gli eurodeputati sottolineano come le recenti dichiarazioni e azioni dell’amministrazione Trump abbiano aumentato le preoccupazioni sul futuro atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Russia, della Nato e della sicurezza europea. Inoltre, il Parlamento europeo condanna fermamente le minacce degli Stati Uniti nei confronti della Groenlandia.


Alla luce di questo scenario, il Parlamento europeo evidenzia che gli sforzi di difesa dell’Ue “non possono rimanere di dimensioni limitate, frammentati in termini di portata e lenti nei risultati”. I deputati chiedono quindi maggiori sforzi non solo nel settore militare, ma anche in quello industriale, tecnologico e dell’intelligence. Il testo sottolinea che l’Ue deve essere in grado di muoversi e prendere decisioni molto più rapidamente in caso di guerra o di altre crisi di sicurezza su larga scala. Pur evidenziando l’importanza della cooperazione tra Ue e Nato, gli eurodeputati chiedono lo sviluppo di un pilastro europeo pienamente operativo all’interno della Nato, capace di agire autonomamente quando necessario. Gli eurodeputati ritengono che l’Ue debba definire una visione unitaria e chiara per l’industria della difesa europea, basata nel lungo termine sulla cosiddetta “preferenza europea”, senza tuttavia che tale preferenza pregiudichi la prontezza alla difesa dell’Unione. La risoluzione insiste anche sulla necessità di semplificare il processo decisionale, e chiede che si passi dall’unanimità alla maggioranza qualificata per le decisioni dell’Ue nel settore della Difesa, ad eccezione delle operazioni militari con mandato esecutivo (per questo sarebbe necessaria, comunque, una modifica dei Trattati Ue).


Il Parlamento avverte infine che, senza un aumento sostanziale degli investimenti, gli obiettivi di sicurezza e difesa dell’Ue non potranno essere raggiunti, sia per quanto riguarda il supporto militare all’Ucraina, sia per il miglioramento della sicurezza comune europea.

Prodi: ne ho vissute tante ma questa fase politica è un casino

Prodi: ne ho vissute tante ma questa fase politica è un casinoFirenze, 12 mar. (askanews) – “Questa fase politica può essere definita solo con la definizione di casino… ne ho vissute tante in vita mia ma come in questi giorni mai”, “nemmeno con la crisi dei missili a Cuba”. Lo ha detto Romano Prodi, ex premier ed ex presidente della Commissione Ue, nella sua lectio magitralis al campus delle Scienze sociali a Firenze, parlando del nuovo ordine mondiale tra guerre e nuovo corso dell’Amministrazione Usa.


“In questo mondo diviso abbiamo due grandi protagonisti, la Cina e gli Stati Uniti che si sono sempre più distanziati tra di loro fino a diventare avversari” ha aggiunto Prodi.

Schlein: “Rearm Eu” va cambiato, la posizione Pd resta questa

Schlein: “Rearm Eu” va cambiato, la posizione Pd resta questaRoma, 12 mar. (askanews) – Il voto del gruppo dem in Europa non cambia la linea del Pd, il piano “Rearm Eu” va cambiato e “la posizione del Pd “è e resta questa”. Lo dice la segretaria democratica Elly Schlein in una nota.


La segretaria democratica ribadisce quanto detto nei giorni scorsi: “All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd”. “Oggi – aggiunge – al Parlamento si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano ‘Rearm Eu’ proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla”.


Insomma, “quel piano va cambiato. All’Unione europea serve una svolta di integrazione politica e di investimenti comuni – per un piano industriale, sociale, ambientale, digitale e per la difesa comune, ma non solo e non a scapito del sociale e della coesione – serve aumentare capacità industriale e coordinamento, con l’orizzonte federalista di un esercito comune al servizio di una politica estera comune e di un progetto di pace. Obiettivi per cui continueremo a impegnarci ogni giorno”.

L’eurogruppo Pd si è diviso nel voto sulla difesa Ue

L’eurogruppo Pd si è diviso nel voto sulla difesa UeBruxelles, 12 mar. (askanews) – L’eurogruppo Pd si è diviso a metà nel voto sulla risoluzione dell’Europarlamento sul riarmo dell’Europa come proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen: 11 europarlamentari dem si sono astenuti e 10 hanno votato a favore. Hanno detto sì Bonaccini, Decaro, Giorgio Gori,Gualmini,Lupo, Maran,Moretti, Picierno,Tinagli, Topo. Si sono astenuti Zingaretti, Corrado,Zan,Benifei, Nardella, Ricci, Ruotolo, Laureti, Strada, Tarquinio e Lucia Annunziata che ha corretto in astensione un voto per errore risultato a favore.

Difesa Ue, europarlamentari Pd divisi: 11 astensioni e 10 sì a von der Leyen

Difesa Ue, europarlamentari Pd divisi: 11 astensioni e 10 sì a von der LeyenBruxelles, 12 mar. (askanews) – L’eurogruppo Pd si è diviso a metà nel voto sulla risoluzione dell’Europarlamento sul riarmo dell’Europa come proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen: 11 europarlamentari dem si sono astenuti e 10 hanno votato a favore. Hanno detto sì Bonaccini, Decaro, Giorgio Gori,Gualmini,Lupo, Maran,Moretti, Picierno,Tinagli, Topo. Si sono astenuti Zingaretti, Corrado,Zan,Benifei, Nardella, Ricci, Ruotolo,Laureti,Strada, Tarquinio e Lucia Annunziata che ha corretto in astensione un voto per errore risultato a favore.

Meloni presiede riunione su Piano contro degrado periferie

Meloni presiede riunione su Piano contro degrado periferieRoma, 12 mar. (askanews) – È in corso a Palazzo Chigi un incontro, presieduto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per fare il punto sulla definizione del Piano straordinario contro il degrado delle periferie previsto dal Decreto Caivano-bis e che deve essere finalizzato entro il prossimo 31 marzo, per poi essere portato in Consiglio dei ministri per il suo via libera.


Alla riunione – informano fonti di Palazzo Chigi – partecipano i ministri competenti (Piantedosi, Abodi, Foti e rappresentanti del ministero dell’Università e la ricerca e del ministero per le Disabilità), il sottosegretario Mantovano, il Commissario Ciciliano, i sindaci di Roma, Napoli, Rosarno, San Ferdinando, Palermo e Catania, il vicesindaco di Rozzano, la Commissione prefettizia di Orta Nova e gli amministratori di Sport e Salute e di Invitalia.