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Autogol Lega su Autonomia, assente manda sotto maggioranza. E’ caos

Autogol Lega su Autonomia, assente manda sotto maggioranza. E’ caosRoma, 24 apr. (askanews) – Autogol della Lega sul ddl autonomia differenziata: in commissione Affari costituzionali alla Camera la maggioranza viene battuta a sorpresa su uno delle centinaia di emendamenti M5s proprio a causa delle assenze del gruppo del Carroccio, sotto gli occhi di un impassibile ministro Roberto Calderoli. Per il centrodestra il voto non è valido e va ripetuto. Scoppia il caos, volano parole grosse e dopo una sospensione e un’accesa discussione, il presidente Nazario Pagano (Fi) decide di rinviare l’esame a venerdì. L’opposizione si appella al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, affinché eviti “una forzatura” che incrinerebbe “il rapporto di fiducia” e farebbe venire meno “la terzietà” che ha sempre contraddistinto il Presidente Pagano.


Nonostante la prudenza di Fi, ribadita anche oggi da Antonio Tajani, l’esame in Commissione non avrebbe dovuto riservare sorprese anche perché il patto è che il ddl arrivi in aula blindato il 29 aprile per la discussione generale anche se il voto finale arriverà solo dopo le Europee. La maggioranza, infatti, non ha presentato emendamenti e l’accordo è per un calendario serrato in modo da chiudere in commissione sabato, sacrificando anche il ponte del 25 aprile pur di tenere fede all’impegno caro alla Lega. Provando una ricostruzione di quanto accaduto, mettendo faticosamente in fila i fatti, tra le accuse incrociate di “ricostruzioni false” e “mistificazioni della realtà” emerge che l’inciampo avviene in apertura di seduta, alle 15, sul primo voto. Il Presidente Pagano inizia puntualissimo e, nessuno chiedendo di intervenire, passa al voto sull’emendamento 1.19 della pentastellata Carmela Auriemma che cancella la parola autonomia dai principi generali del primo articolo del ddl. Il parere di governo e relatore è contrario ma la votazione finisce 10 a favore a 7 contrari. Del centrodestra sono presenti 5 su 8 componenti di Fdi, uno di Fi, e solo un leghista su 5 (ovvero uno dei relatori del ddl Alberto Stefani). I voti li conta l’unico segretario di commissione presente, il pentastellato Pasqualino Penza. L’altra, la leghista Simona Bordonali, non è presente. L’opposizione esulta, uno dei tre relatori Alessandro Urzì (Fdi) chiede la parola, Pagano (Fi) cerca di correre ai ripari e non chiude la votazione. A quel punto è caos. Urla e proteste sono udibili dai corridoi antistanti la commissione, tanto che i commessi, intervenuti vista la situazione incandescente, allontanano i cronisti. Accorre anche il capogruppo Fdi Tommaso Foti ma da subito la posizione della maggioranza è di fare quadrato negando la validità del voto: “L’opposizione ha proclamato il risultato che il presidente non ha proclamato, quindi ha molta fantasia”, dice Foti. “Non è accaduto nulla, l’opposizione sbaglia. Il relatore Urzì aveva chiesto la parola, io sono esattamente entrato in quel momento e quindi il voto era stato sospeso. C’è poco da polemizzare, riprenderemo a votare. Come al solito l’opposizione della sinistra è farlocca, fanno cagnara inutile”, difende la linea il leghista Iezzi. “Siamo stanchi di un’opposizione che ormai si spinge fino alla mistificazione della realtà dichiarando numeri di fantasia e certificando votazioni mai esistite”, dichiara Urzì.


Dopo una sospensione della seduta durante la quale Pagano si informa sui precedenti con la presidenza della Camera, alla ripresa il Presidente annuncia l’intenzione di far ripetere il voto. È di nuovo bagarre. Per l’opposizione il voto è regolare e una eventuale ripetizione andava fatta semmai immediatamente. Spiega il dem Federico Fornaro: “Il Presidente avrebbe dovuto chiudere le porte immediatamente e ripetere per appello nominale la votazione, questo dice il Regolamento”. Alla fine le opposizioni spuntano un rinvio a venerdì. Pagano, di umore nero, intercettato dai cronisti, si limita a dire: “Non si è conclusa la procedura di voto. La Commissione è rinviata a venerdì”. Il paradosso è che il Presidente della Commissione finisce nel mirino delle opposizioni per difendere un ddl che la Lega vuole a tutti i costi e su cui invece il suo partito tiene alta la vigilanza tanto che Tajani oggi ha fatto sapere che pretenderà l’impegno sui Lep attraverso l’approvazione di ordini del giorno in aula.


“Speriamo che questo rinvio porti Pagano a riconsiderare la forzatura in termini di regolamento che vorrebbe fare. Abbiamo chiesto di interloquire con il presidente Fontana. Non vogliamo venga meno il ruolo di terzietà di Pagano. Se viene meno non si può andare avanti su un provvedimento così delicato. Si prenda atto della realtà dei fatti: la maggioranza è stata battuta”, dice Simona Bonafè (Pd). Filiberto Zaratti fa sapere che “Avs non è disposta a riprendere l’esame del ddl fino al pronunciamento della Giunta per il Regolamento e della presidenza della Camera sull’accaduto”.

Autonomia, maggioranza battuta, caos in commissione: “Voto va ripetuto”

Autonomia, maggioranza battuta, caos in commissione: “Voto va ripetuto”Roma, 24 apr. (askanews) – E’ caos in commissione Affari costituzionali della Camera sull’Autonomia.


La maggioranza è infatti stata battuta, 10 a 8, su un emendamento che aveva ricevuto il parere negativo di governo e relatore. Il centrodestra ritiene tuttavia che il voto non sia valido e vada ripetuto. Secondo la loro ricostruzione, infatti, alcuni leghisti erano fuori dalla porta, il voto era iniziato ma la procedura non era finita. Di fronte alle polemiche, il presidente della commissione, Nazario Pagano, ha sospeso la seduta, si è informato sui precedenti con la presidenza della Camera. E alla ripresa ha annunciato l’intenzione di far ripetere il voto.


Protesta l’opposizione secondo cui il voto è regolare. “La ripetizione – ha osservato Alfonso Colucci del M5s – andava fatta immediatamente nelle medesime condizioni. Con i medesimi soggetti, non ora che dopo la sospensione sono arrivati altri deputati”. Colucci ha ribadito che “il risultato del voto non è competenza del presidente ma del segretario. Il segretario presente era Penza del nostro gruppo, era assente Bordonali”, ha aggiunto.

Europee, Roberto Salis: mia figlia determinata, contenta di candidatura

Europee, Roberto Salis: mia figlia determinata, contenta di candidaturaStrasburgo, 24 apr. (askanews) – “Mia figlia è determinata, motivata e abbastanza contenta, per aver preso la giusta decisione di candidarsi” alle elezioni europee. Se sarà eletta, questo le consentirà di avere l’immunità parlamentare, e di avere finalmente un giusto processo e il rispetto della sua dignità, anche in Ungheria”. In ogni caso “lei non scappa” dal processo. Lo ha affermato a Strasburgo Roberto Salis, padre di Ilaria, la cittadina italiana in carcere in Ungheria dall’11 febbraio 2023 e in attesa di giudizio con l’imputazione di aggressione violenta contro manifestanti neonazisti a Budapest.


Roberto Salis ha partecipato a una conferenza stampa insieme a esponenti dei due gruppi politici (i Verdi e la Sinistra) di cui sua figlia potrebbe decidere di far parte se verrà eletta in Italia nell’alleanza Verdi e Sinistra che l’ha candidata per le elezioni europee di giugno, presente anche l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Ilaria, ha raccontato il padre, “ha sempre fatto politica da quando aveva 15 anni; se avrà questa opportunità, farà quello che riterrà più giusto” riguardo alla sua collocazione politica nel Parlamento europeo. In ogni caso, saranno “scelte dettate dalla coerenza del suo percorso politico”.


Inoltre, viste le condizioni di detenzione, Ilaria Salis non è in grado di prendere oggi la decisione. “Mia figlia è in condizioni di carcere duro da 14 mesi: può parlare al telefono solo con tre numeri abilitati per 70 minuti a settimana; è difficoltoso parlare con lei, e decidere la candidatura alle elezioni europee è stata una missione quasi impossibile. Lei non ha contezza di ciò che succede in Italia. Per il momento erano altre le priorità, e non abbiamo ancora deciso in quale gruppo andrebbe se fosse eletta”. “In questo momento – ha continuato Roberto Salis – io non mi considero in campagna elettorale: sono il papà di Ilaria Salis, e sono qui per difendere i diritti di mia figlia. Mia figlia si candida per aver diritto a un processo giusto”. E certo non potrà fare campagna Ilaria, che “è chiusa in una cella per 23 ore al giorno , con un’ora d’aria, e 70 minuti di telefonate alla settimana”.


Ilaria “è una ragazza molto forte, molto determinata. All’inizio della sua detenzione (dall’11 febbraio 2023, ndr) per molti tempo non ha potuto parlare con noi”, con la famiglia, “e mi aspettavo seri problemi psicologici. Il 7 settembre, quando abbiamo finalmente potuto parlarle, l’abbiamo trovata molto forte, motivata, era lei a essere preoccupata per noi”. (Segue)

Prodi: Draghi al Consiglio europeo? Dipende da lui e da elezioni

Prodi: Draghi al Consiglio europeo? Dipende da lui e da elezioniStrasburgo, 24 apr. (askanews) – Sull’ipotesi di Mario Draghi prossimo presidente del Consiglio europeo, bisogna innanzitutto vedere cosa ne pensi lui, e comunque bisogna aspettare il risultato delle elezioni europee, ma ci sono dei momenti in cui anche ai leader dell’Ue potrebbe far piacere avere una forte personalità come l’ex presidente della Bce ed ex premier italiano alla guida.


E’ quanto ha detto, in sostanza, un altro ex premier italiano, ed ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, oggi a Strasburgo, a margine del suo intervento nella plenaria del Parlamento europeo, per il ventesimo anniversario del “grande allargamento” dell’Ue ai paesi dell’Est, Cipro e Malta. A un giornalista che sottolineava il ruolo che Draghi potrebbe avere, se fosse nominato presidente del Consiglio europeo, per realizzare il cambiamento oggi necessario delle regole dell’Ue, Prodi ha risposto: “Certamente il discorso che Draghi ha fatto” la settimana scorsa “è un discorso in questa direzione. Ma non ho la minima idea se lui ne abbia voglia, e di come andranno a finire le elezioni europee. Queste cose si decidono dopo le elezioni. L’Europa è ancora una struttura democratica, non è che uno possa fare delle previsioni su come andranno le cose dopo giugno”.


Quanto al fatto che Draghi sarebbe forse una personalità troppo ingombrante per gli altri leader europei, Prodi ha osservato: “Beh, ci sono dei momenti in cui si ha anche piacere di avere una personalità ingombrante; è per quello che dico che dipende dal momento politico”. “Io penso – ha aggiunto l’ex presidente della Commissione rispondendo poi a un’altra domanda dei giornalisti – che la divisione in blocchi obblighi l’Europa a un rafforzamento. Cioè, questa divisione del mondo, con Cina e Stati Uniti” che sono le due superpotenze, “questa crisi dell’universalismo della globalizzazione, chiamiamolo così, penso sia una forte spinta per andare avanti. Ora è sempre più diffusa la sensazione che con l’unanimità siamo morti. Sono morti tutti, i grandi, i piccoli. In questo senso sono io ottimista”.


Alla domanda sugli effetti che potrebbe avere sull’Ue un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Prodi ha replicato: “Non lo so, perché Trump è imprevedibile, è assolutamente imprevedibile; uno potrebbe anche pensare che possa spingere una maggiore Unione; poi però può darsi che frammenti di più l’Europa. Guardate che Trump è Trump”, ha avvertito. Infine, sul ruolo dell’Italia nell’Ue, l’ultimo presidente italiano della Commissione ha sottolineato: “Il suo ruolo è molto più importante di quanto non pensiate; è chiaro che i due cilindri del motore europeo sono Francia e Germania. Ma non c’è mai stata nella storia europea una grande decisione in cui l’Italia non sia stata determinante. Non è la retorica del ‘socio fondatore’; è che siamo uno dei grandi paesi dell’Europa. Tra l’altro sostanzialmente coerente alla sua storia pro europea; e non mi sembra possibile un cambiamento”, ha concluso Prodi.

Europee, Tajani: Fi oltre il 10% con l’accordo con i Riformatori sardi

Europee, Tajani: Fi oltre il 10% con l’accordo con i Riformatori sardiRoma, 24 apr. (askanews) – “Oggi presentiamo un’altra tappa” verso le elezioni europee, “un importante accordo con i Riformatori sardi”, con cui “condividiamo la battaglia per l’insularità, tant’è che abbiamo un dipartimento dedicato guidato da Ugo Cappellacci”. Così Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, nonchè segretario di Forza Italia, ha presentato in conferenza stampa, insieme ai vertici dei Riformatori sardi, il candidato alle elezioni europee Michele Cossa, che correrà nella circoscrizione Isole. Tra Forza Italia e Riformatori sardi, ha aggiunto Tajani, “c’è perfetta sintonia e lavoriamo perché si trasformi il principio dell’insularità in scelte concrete e siamo disposti a fare tutto ciò che possiamo a livello parlamentare italiano europeo perché il tema sia portato all’ordine del giorno e ottenere risultati concreti e vantaggi per i cittadini della Sardegna e di tutte le altre isole italiane”.


Secondo Tajani, “l’accordo permetterà di avere risultati lusinghieri alle elezioni europee nella circoscrizione delle isole ma vogliamo, anche dopo il voto, continuare a lavorare insieme perché condividiamo i valori liberali, europeisti e quindi continueremo ad agire con una identità di vedute, fermo restando l’autonomia che loro avranno come forza politica. Noi non facciamo liste solo per fare eleggere qualcuno ma per vincere, e grazie alla collaborazione di oggi la nostra lista potrà superare il 10% a livello nazionale”. “Nel simbolo dei riformatori sardi – ha spiegato Michele Cossa – ci sono le stelle dell’Europa e la parola liberal democratici e questo dice già tutto su quella che è la nostra collocazione. Devo dire che siamo un po un’anomalia delle liste regionali perché siamo un partito identitario, fortemente radicato e anche geloso di questa sua appartenenza territoriale ma inserito in un filone ideale ben preciso: quello della liberaldemocrazia. E questo ha reso tutto più facile con Forza Italia”.

25 aprile, Tajani: sia festa pace, insieme bandiere palestinesi e israeliane

25 aprile, Tajani: sia festa pace, insieme bandiere palestinesi e israelianeRoma, 24 apr. (askanews) – “Domani mi piacerebbe vedere insieme bandiere palestinesi e bandiere dello Stato di Israele perché l’obiettivo di una festa come quella della libertà deve essere la festa anche della pace”. Lo ha detto Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, nonchè segretario di Forza Italia, a margine di una conferenza stampa insieme ai vertici dei Riformatori sardi per presentare il candidato alle europee Michele Cossa.


“Il nostro obiettivo – ha proseguito Tajani – è di portare la pace in Medioriente, con due popoli e due Stati, credo che sia profondamente giusto non voler la brigata ebraica” nelle manifestazioni del 25 aprile, “perché dopo aver avuto 6 milioni di morti ed essersi battuti prima per l’unità nazionale e poi per la liberazione del nostro paese dal nazifascismo, gli ebrei abbiano diritto a sfilare in tutte le manifestazioni. Non si può confondere il cittadino ebreo con un governo che si può pure criticare ma non si può impedire a un ebreo di entrare a un’università perché ebreo, così come successo al direttore della Repubblica o” al giornalista David “Parenzo, che sono stati cacciati dall’università perché ebrei. Questo è il razzismo e noi siamo contro ogni forma di razzismo”, ha sottolineato Tajani.

Corsini-Bortone in Vigilanza su caso Scurati, no della maggioranza

Corsini-Bortone in Vigilanza su caso Scurati, no della maggioranzaRoma, 24 apr. (askanews) – La commissione bicamerale di Vigilanza Rai ha deciso a maggioranza di non audire il responsabile approfondimento, Paolo Corsini, e la conduttrice Serena Bortone sul “caso Scurati”. La richiesta di audizione era stata formalizzata alla presidente Barbara Floridia dal capogruppo Pd, Stefano Graziano, e sostenuta da tutte le opposizioni.


Per Graziano si tratta di un “grave strappo, una forzatura incomprensibile: metodi già visti. La commissione di Vigilanza Rai viene silenziata a colpi di maggioranza. Cosa ancor più grave che avvenga alla vigilia della festa della Liberazione. Il Parlamento deve essere messo nelle condizioni di fare luce su un caso grave di gestione della Rai. Di cosa hanno paura? Non saranno le sempre più insistenti indiscrezioni sui contatti diretti tra palazzo Chigi e i vertici Rai per la gestione del ‘caso Scurati’ a preoccupare Meloni?”. “I meloniani – accusa Dario Carotenuto (M5s) – hanno alzato un muro impedendo a colpi di maggioranza l’audizione della Bortone dopo averla beceramente attaccata nei giorni scorsi. A nulla è valso il nostro appello al buonsenso e a portare il dibattito che è in corso in tutto il Paese nel luogo istituzionale deputato a discuterne: hanno preferito fare censura anche in vigilanza. Non gli basta fare un uso privato della RAI, si spingono a fare altrettanto con la commissione di vigilanza utilizzandola a loro uso e consumo. Quando si è trattato di convocare Sigfrido Ranucci per intimidirlo dopo le sue inchieste, lo hanno fatto. Adesso si nascondono dietro pretestuose formalità per impedire alla commissione di approfondire un tema dibattuto in tutto il Paese. Così si manda un messaggio sbagliatissimo e si colpisce l’autorevolezza dell’istituzione”.


Il presidente dei deputati di Forza Italia, Maurizio Gasparri, e il capogruppo azzurro in Vigilanza Rai, Roberto Rosso, difendono la scelta: “Il caso Bortone appare chiaro. Sarà necessario comunque approfondire la vicenda quando l’8 maggio saranno ascoltati in Commissione parlamentare di vigilanza l’amministratore delegato e il direttore generale della Rai. In quella occasione potremo conoscere il primo esito delle verifiche in corso in Rai. Ma già fin d’ora le cose appaiono chiare. La trasmissione di Rai Tre, la sera prima del programma ha inviato alla direzione competente la scaletta della puntata indicando la presenza di Scurati, specificando nel gergo aziendale la qualifica TG, ovvero ‘titolo gratuito’. La trasmissione ha inviato anche il comunicato stampa con la scaletta comprendente l’intervento di Scurati, con immediata approvazione della direzione approfondimenti. Il tutto immaginiamo sia ampiamente documentato. È chiaro che non c’è stata nessuna censura e che qualcuno non dice cose vere. Siamo di fronte a una strumentalizzazione, dovuta più alla preoccupazione di palinsesti futuri che a censure inesistenti. Insomma più spettacolo che informazione”.

Schlein: il mio nome sul simbolo sarebbe stato divisivo

Schlein: il mio nome sul simbolo sarebbe stato divisivoRoma, 24 apr. (askanews) – “Credo che sia positivo che siamo l’unico partito che discute in chiaro: non c’è qualcuno che si chiude in una stanza e decide. Io ho ascoltato il dibattito di questi mesi sulla mia candidatura, ho ascoltato quello sulla proposta del simbolo. E mi è sembrato che il modo migliore per rafforzare questa squadra e spingere il partito più in alto fosse quello di correre anche io, mentre l’altra proposta mi è parsa divisiva e l’ho accantonata. Io ascolto sempre e poi da segretaria mi prendo la responsabilità di fare le scelte che ritengo più utili ed efficaci per questo progetto collettivo”. Così, sul Corriere della Sera, la segretaria del Pd, Elly Schlein, spiega la scelta di non mettere il proprio nome sul simbolo del Pd per le elezioni europee.

Voto Basilicata e liste, nel M5S torna il tema dei due mandati

Voto Basilicata e liste, nel M5S torna il tema dei due mandatiRoma, 23 apr. (askanews) – Le liste elettorali le decide Giuseppe Conte, che nei mesi scorsi per riempire la quota dei candidati “esterni” da presentare alle elezioni europee ha sollecitato i suoi a segnalare personalità da valutare. “Ma ad esempio – racconta a taccuini chiusi un parlamentare stellato di grande esperienza – Carolina Morace non sappiamo da dove sia venuta fuori, l’avrà sentita lui”. Qualche malumore rimane sempre dopo la composizione delle liste, ma, racconta una fonte di sicura fede “contiana”, le scelte “bloccate” dal leader del M5S, a parte gli uscenti “che non aveva certo messo lui” sono sette dei quali uno solo l’ex premier conosceva da qualche anno. Tutti dotati di robusti curriculum “che inviterei” spiega, “a confrontare con quello di eventuali scontenti”.


Tutto liscio? Niente affatto. Stavolta, nel gioco delle votazioni on line parlamentarie, è stato introdotto qualche controllo informatico più rigido che, sospettano ai piani alti del Movimento, “ha magari sorpreso qualcuno che si preparava da anni per la corsa al posto in lista”. Ma la rete, la “base”, la democrazia diretta delle origini mitiche di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio? “Dalla base – giura la stessa fonte – in tanti pensano che sia tempo di farla finita con questi click, ‘le liste le decida Conte’, ci dicono”. Mito della base o sistema verticistico, però, qualche strascico i risultati spesso deludenti delle consultazioni locali lo lasciano. Alle regionali della Basilicata, dopo il tira e molla interminabile sul candidato presidente, del campo non più tanto largo, il M5S ha rimediato un modesto 7,7 per cento con due consiglieri eletti contro il 20,3 e tre consiglieri delle precedenti regionali, e con circa un terzo dei voti rispetto a quelle e alle più recenti politiche di settembre 2022. Ecco che si riapre, allora, il dibattito sulle regole interne troppo rigide: “Nessun malumore vero su Conte, ma sento molti ragionamenti sul tema dei limiti ai mandati elettivi. Certo, nessuno – racconta ancora un’autorevole voce interna – vuole litigare con Grillo in questo momento, ma la verità è che è solo lui che non accetta di allentare il vincolo sui due mandati: nessuno pone veramente il problema di allungare le carriere parlamentari ma che senso ha presentare sempre sconosciuti anche alle comunali e alle regionali? Mentre i nostri alleati presentano gente radicata sul territorio, conosciuta, affidabile, che magari di mandati ne ha fatti quattro o cinque… Allora il compromesso ci sarebbe: consentire almeno la formazione di liste civiche con i nostri esponenti di maggiore esperienza”.


Discussione tutta da fare, quindi, probabilmente però se ne riparlerà dopo le europee (e l’election day che coinvolge nello stesso giorno città importanti). Il M5S di oggi non è quello sempre in fibrillazione, pronto a scannarsi in interminabili assemblee notturne segretissime, la cui cronaca dettagliata veniva fatta in tempo reale sulle agenzie di stampa.

Con l’approvazione del Senato il Dl Pnrr è legge. Queste le misure

Con l’approvazione del Senato il Dl Pnrr è legge. Queste le misureRoma, 23 apr. (askanews) – Misure per migliorare la sicurezza nei cantieri come la patente a punti, più tutele nel sistema degli appalti e subappalti, ma anche disposizioni per evitare che la cessione della quota di PagoPa a Poste Italiane comporti una “influenza dominante” di quest’ultima società, misure per favorire la decarbonizzazione dell’ex Ilva, interventi per le guide turistiche, possibilità per gli enti del Terzo Settore di operare nei consultori, con particolare riferimento alle associazioni a sostegno della maternità (pro-life). Misura questa che ha fatto insorgere le opposizioni, che temono il rischio di un passo indietro sull’aborto.


Sono le principali misure del decreto sul Pnrr, un provvedimento ‘omnibus’ che è diventato legge con il voto definitivo del Senato allo stesso testo già approvato alla Camera. I voti a favore sono stati 95, quelli contrari 68 mentre un senatore si è astenuto. Il decreto nasce dall’esigenza di adeguare il Pnrr alle novità approvate a dicembre scorso dall’Ecofin, che ha aumentato la dotazione finanziaria del Piano di 2,9 miliardi di euro per l’Italia, contributi a fondo perduto per l’inserimento del nuovo capitolo RepowerEu.


Con lo stesso decreto, il Pnrr viene rimodulato con l’uscita di interventi già finanziati ma che hanno manifestato criticità attuative nei tempi previsti e il reperimento per essi di nuove coperture attraverso altri canali, tra cui le risorse della politica di coesione. Nel complesso la revisione del Pnrr ha comportato il finanziamento di investimenti aggiuntivi per circa 25 miliardi di euro, di cui 11,17 miliardi relativi al RepowerEu, e il definanziamento di interventi per circa 22 miliardi.Ha fatto molto discutere la decisione di definanziare per 1,2 miliardi il progetto per la messa in sicurezza sismica degli ospedali e di trasferire la copertura su vecchio fondo per l’edilizia ospedaliera (conosciuto come articolo 20 di una legge del 1988) che secondo Fitto dispone ancora di risorse non impegnate. Aspre critiche da parte delle Regioni che invece denunciano tagli alla sanità. Tutela negli appalti – Al personale impiegato in appalti e subappalti si applica un trattamento “economico e normativo” complessivamente non inferiore a quello previsto “dal contratto collettivo nazionale e territoriale stipulato dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale applicato nel settore”.


La precedente versione della norma faceva invece riferimento all’applicazione del “contratto maggiormente applicato nel settore” e non conteneva il riferimento anche alla parte normativa. Patente a punti settore edile – Novità per questo strumento finalizzato alla qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi. Si ottiene con autocertificazione dei requisiti e potrà essere estesa ad altri ambiti con un decreto ministeriale sentiti i sindacati e le organizzazioni datoriali. Le opposizioni hanno votato contro l’emendamento criticando la nuova tabella sul taglio dei punti, giudicata alleggerita, e quella che considerano una ‘delega in bianco’ al governo per la fissazione dell’ammontare dei punti aggiuntivi e per le modalità di recupero.La patente, che si applica dal primo ottobre 2024 e parte con 30 punti, è obbligatoria per le imprese e i lavoratori autonomi che operano in cantieri edili temporanei o mobili. Sono esclusi dall’obbligo le imprese che effettuano soltanto forniture o prestazioni di natura intellettuale, ad esempio ingegneristiche. Con un numero di punti inferiore a 15 le imprese non possono operare.


In mancanza della patente, o del documento equivalente in caso di imprese straniere, o con una patente con meno di 15 punti, si applica una sanzione amministrativa pari al 10% del valore dei lavori e comunque non inferiore a 6.000 euro. PagoPa – Poste italiane spa, se acquisirà dal Mef il 49% di PagoPa (che gestisce la piattaforma digitale per i pagamenti della Pubblica amministrazione), non potrà stipulare patti di sindacato che hanno per effetto l’esercizio di una influenza dominante sulla società. Resta fermo, per operazioni di questo tipo, il controllo preventivo dell’Antitrust. Ex Ilva – Sarà la Dri d’Italia spa, la società per la produzione del preridotto- direct reduced iron partecipata al 100% da Invitalia, a provvedere alla parziale decarbonizzazione dell’ex Ilva. La norma del decreto prevede di destinare investimenti per un miliardo di euro dal 2024 al 2029 all’utilizzo dell’idrogeno nei settori ‘hard-to-abate. Con l’emendamento dei relatori approvato si aggiunge che questi interventi saranno realizzati attraverso la società Dri. In questo modo è possibile per l’ex Ilva inserire nel piano industriale, in fase di elaborazioe dai commissari, il progetto di decarbonizzazione prevedendo l’utilizzo di forni diversi da quelli convenzionali.Residenze universitarie – La Cassa Depositi e Prestiti e le sue controllate supporteranno il Ministero dell’Università e della Ricerca nelle attività di “verifica e controllo sull’attuazione esulla rendicontazione degli interventi” del Pnrr per il potenziamento degli alloggi universitari “al fine di accelerare le procedure di erogazione dei finanziamenti”. La norma affida a Cdp anche anche “la gestione dei fondi statali” per gli interventi ritenuti ammissibili ai fini degli obiettivi del Pnrr. I rapporti tra MUR e Cdp “sono regolati da apposita convenzione”. Guide turistiche – Stop al requisito della seconda lingua e all’obbligo di sottoscrivere una copertura assicurativa a garanzia della responsabilità civile professionale. Eliminato anche l’obbligo della laurea triennale per sostenere l’esame di abilitazione alla professione per il quale basterà un diploma di istruzione secondaria di secondo grado titolo equivalente. Sisma Marche e Umbria – è prevista la ricognizione, affidata al Commissario straordinario, dei fabbisogni per la ricostruzione, la riparazione o il ripristino delle strutture, pubbliche e private, danneggiate a seguito del sisma che ha colpito le Marche (9 novembre 2022) e l’Umbria (9 marzo 2023).Metropolitana di Torino – il Commissario straordinario per la realizzazione della linea 2 della metropolitana di Torino, entro 30 giorni, dovrà presentare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la rimodulazione del progetto in lotti funzionali “al fine di garantirne la realizzazione con le risorse disponibili”. La rimodulazione in lotti funzionali si rende necessaria per poter avviare l’intervento anche a seguito dell’aumento dei prezzi dei materiali, nelle more dell’individuazione delle risorse aggiuntive. Con lo stesso emendamento viene autorizzata la spesa di 150.000 euro per l’anno 2024 di cui 100.000 per il compenso del Commissario e 50.000 per l’eventuale supporto tecnico. Consultori – Con un emendamento di FdI alla Camera è stato previsto che potranno avvalersi delle associazioni del Terzo Settore “che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Per il Pd si tratta di “un affronto diretto alla dignità e all’autonomia delle donne”.