Terzo mandato, la Lega: ci riproveremo, la partita non è chiusaRoma, 22 feb. (askanews) – “Ci riproveremo: per noi la partita non è chiusa. Siamo convinti che l’ineleggibilità di un rappresentante dei cittadini deve passare solo da un voto popolare. Non può essere una norma a dire che un governatore che ha fatto bene, gradito ai cittadini, non può essere eletto a causa della decisione dei partiti”. Lo ha detto il senatore della Lega Paolo Tosato al termine della commissione Affari costituzionali che ha bocciato l’emendamento del Carroccio al decreto elezioni che chiedeva il terzo mandato per i governatori di Regione.
Il fatto che la maggioranza si sia divisa, ha aggiunto, “non è un problema, il governo ha lasciato libertà di voto correttamente, non c’è frattura né ripercussione sulle attività di governo, riproporremo il tema in futuro in altri provvedimenti. In Aula sul decreto elezioni non avrebbe senso vista la bocciatura registrata in commissione”.
Terzo mandato, Lega: ci riproveremo, la partita non è chiusaRoma, 22 feb. (askanews) – “Ci riproveremo: per noi la partita non è chiusa. Siamo convinti che l’ineleggibilità di un rappresentante dei cittadini deve passare solo da un voto popolare. Non può essere una norma a dire che un governatore che ha fatto bene, gradito ai cittadini, non può essere eletto a causa della decisione dei partiti”. Lo ha detto il senatore della Lega Paolo Tosato al termine della commissione Affari costituzionali che ha bocciato l’emendamento del Carroccio al decreto elezioni che chiedeva il terzo mandato per i governatori di Regione.
Il fatto che la maggioranza si sia divisa, ha aggiunto, “non è un problema, il governo ha lasciato libertà di voto correttamente, non c’è frattura né ripercussione sulle attività di governo, riproporremo il tema in futuro in altri provvedimenti. In Aula sul decreto elezioni non avrebbe senso vista la bocciatura registrata in commissione”.
Schlein: sgravi a chi riduce orario di lavoro a parità salarioRoma, 22 feb. (askanews) – “La scelta è tra il passato e il futuro. L’Italia è uno dei pochi paesi dove non c’è alcuna iniziativa legislativa che incentivi la sperimentazione sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”. Ad affermarlo la segretaria del Pd Elly Schlein, la quale lancia una proposta.
“Noi – afferma Schlein su Facebook – facciamo una proposta molto semplice: allarghiamo il Fondo nuove competenze – cofinanziato dal Fondo sociale europeo – introducendo anche la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Scommettiamo sul modello della contrattazione collettiva tra imprese e sindacati per incentivare la settimana corta. Un fondo che aiuti chi stipula contratti per la riduzione dell’orario di lavoro attraverso un esonero contributivo del 30 per cento dei contributi previdenziali che si allarga al 40 per le prestazioni lavorative usuranti e gravose. Si può fare”. (segue)
Terzo mandato governatori, no della commissione Senato a emendamento LegaRoma, 22 feb. (askanews) – La commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato, con 16 voti contrari, 4 favorevoli e un astenuto, l’emendamento al decreto elezioni presentato dalla Lega e mirato a garantire la possibilità di un terzo mandato ai presidenti di regione. Il governo si era rimesso alla commissione, il relatore Alberto Balboni (FdI) aveva dato parere contrario. Hanno votato contro Pd, M5S, AVS, FdI FI, a favore Lega e Italia viva. Astenuto il senatore del gruppo di Autonomie, non ha partecipato al voto il rappresentante di Azione.
Terzo mandato, no commissione Senato a emendamento Lega governatoriRoma, 22 feb. (askanews) – La commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato, con 16 voti contrari, 4 favorevoli e un astenuto, l’emendamento al decreto elezioni presentato dalla Lega e mirato a garantire la possibilità di un terzo mandato ai presidenti di regione. Il governo si era rimesso alla commissione, il relatore Alberto Balboni (FdI) aveva dato parere contrario.
Hanno votato contro Pd, M5S, AVS, FdI FI, a favore Lega e Italia viva. Astenuto il senatore del gruppo di Autonomie, non ha partecipato al voto il rappresentante di Azione.
Pnrr, Meloni: nuovi investimenti e riforme per rispondere alle sfideRoma, 22 feb. (askanews) – L’introduzione nel Pnrr “di nuovi investimenti e riforme permetterà all’Italia di rispondere alle sfide del mutato scenario internazionale e di salvaguardare le risorse e la realizzazione delle opere già pianificate. Il tutto inserito in una visione di crescita e di sviluppo di lungo periodo della Nazione”. Lo scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nell’introduzione della bozza di relazione sul Pnrr.
“Con la revisione del PNRR – aggiunge – l’Italia si è dotata a tutti gli effetti di un nuovo Piano caratterizzato dall’introduzione della missione REPowerEU, da sette ulteriori riforme mirate all’ammodernamento e alla semplificazione normativa e dal finanziamento di investimenti aggiuntivi per circa 25 miliardi di euro, volti a rafforzare la competitività del tessuto produttivo, favorendo la transizione verso energie pulite e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia e dell’Europa”.
La Lega ha ritirato l’emendamento per consentire un terzo mandato ai sindaci delle grandi cittàRoma, 22 feb. (askanews) – La Lega ha ritirato l’emendamento al decreto elezioni che chiedeva il terzo mandato per i sindaci delle grandi città. Lo riferisce Andrea Giorgis, senatore Pd, a margine dei lavori della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.
Resta sul tavolo, invece, la proposta sul terzo mandato ai governatori. Sull`emendamento per il terzo mandato ai sindaci delle grandi città il governo e il relatore hanno espresso parere negativo, secondo quanto si apprende. .
Centrodestra ritova unità (a parole) per Truzzu. Ma tensione restaCagliari, 21 feb. (askanews) – Ci sono le parole. E ad ascoltare quelle pronunciate dal palco del comizio a sostegno del candidato presidente della Sardegna Paolo Truzzu si direbbe che nel centrodestra si vada davvero d’amore e d’accordo. E poi ci sono i fatti, come l’insistenza della Lega sull’emendamento che prevede il terzo mandato per i governatori che giovedì (salvo sorprese) sarà sottoposto al voto della commissione Affari costituzionali del Senato e su cui gli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia si esprimeranno in modo contrario.
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani sbarcano alla Fiera di Cagliari e cercano di allontanare quell’immagine di famiglia litigiosa che fin troppi dossier nelle ultime settimane hanno mostrato. Come se non ci fossero stati i pubblici distinguo rispetto alle proteste degli agricoltori o di fronte alle responsabilità di Putin per la morte di Aleksei Navalny – solo per citare gli ultimi casi – la premier e i suoi vice provano a identificare in certi giornali e nell’opposizione il colpevole perfetto. Il più netto di tutti è proprio Matteo Salvini. Dentro Fratelli d’Italia continuano a tenere il conto dei fronti che il leader leghista, o esponenti del suo partito, aprono di giorno in giorno, lui pronuncia una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti della presidente del Consiglio. Più provano ad allontanarci, dice, “più io e Giorgia andiamo avanti insieme, compatti, come una sola persona”, in lei “non solo ho trovato un’alleata e un ottimo presidente del Consiglio ma sto trovando un’amica e in politica questo fa la differenza”. Parole nel segno dell’unità anche da Tajani e dalla stessa premier. “Possono dire quello che vogliono. Noi non stiamo insieme per costrizione, stiamo insieme da trent’anni per scelta”, rassicura Meloni. Peccato che poche ore prima la Lega, per bocca del suo capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, abbia confermato l’intenzione di tenere il punto sull’emendamento per il terzo mandato, nonostante espliciti inviti al ritiro, come quello formulato dal ministro Luca Ciriani. Sul punto, raccontano, la presidente del Consiglio, non ha cambiato idea: se non fanno marcia indietro si va al voto con il serio rischio che venga bocciato e che la questione venga seppellita. Il tentativo delle ultime ore è quello di minimizzare la portata di un voto che porterebbe a spaccatura certa del centrodestra: la decisione del governo di rimettersi alla commissione – è il ragionamento – allontana il problema per l’esecutivo collocandolo in una dimensione di dinamica parlamentare. E, tuttavia, sarebbe la prima volta. Per questo c’è chi si aspetta una ritirata last minute ma anche chi insinua che l’insistenza del Carroccio sia solo un modo per ‘tenere buono’ Luca Zaia.
Di certo, nella giornata non sono mancate le occasioni per Giorgia Meloni e Matteo Salvini di chiarirsi, tra il Cdm di questa mattina, il volo preso assieme (sebbene non seduti vicini) e le chiacchiere nel retropalco del comizio. Ma c’è un altro punto, viene spiegato, che alla premier sta molto più a cuore della questione del terzo mandato ed è la sua credibilità in politica estera. E proprio su questo ci sarebbe stato un confronto tra la presidente del Consiglio e il suo vice. In particolare, Meloni avrebbe chiesto di evitare di prestare il fianco ad ambiguità sul caso Navalny e sulle responsabilità della Russia. Anche perché se c’è una cosa su cui è concentrata in questo momento, questo è il primo appuntamento del G7 a guida italiana che la premier presiederà da Kiev sabato.
Sardegna, Schlein: Meloni sa che per 5 anni hanno fatto disastriRoma, 21 feb. (askanews) – Giorgia Meloni in Sardegna ha “attaccato le opposizioni, i governi precedenti, Alessandra Todde, ma non è riuscita a rivendicare un solo risultato del governo della destra in questi cinque anni”. Lo dice la segretaria Pd Elly Schlein, commentando il comizio della presidente del Consiglio di questo pomeriggio a Cagliari.
“Mi ha colpito – ha aggiunto – che andasse lì fare il solito comizio contro le opposizioni e non avesse da rivendicare mezzo risultato. Ma lo sanno anche loro di avere fatto un disastro, lo sanno talmente bene che hanno cambiato all’ultimo il candidato provando a nascondersi – gli stessi partiti – dietro a Truzzu. Che hanno sfilato da Cagliari perché anche a Cagliari ha combinato disastri”. Ma, assicura la segretaria Pd, anche nel centrodestra “lo sanno, tanto che hanno cambiato Solinas. E i partiti cercano di nascondersi dietro a Truzzu. Siamo colpiti, ma non particolarmente stupiti dal fatto che non abbia da dire nulla su quello che hanno fatto in questi 5 anni in Sardegna. Ma credo che i sardi non dimenticano e non si faranno prendere in giro. E domenica votando Alessandra Todde potranno dare la migliore risposta a questa destra e riprendere in mano il proprio futuro”.
Si accelera sul terzo mandato, maggioranza minimizza spaccaturaRoma, 21 feb. (askanews) – Sul braccio di ferro in maggioranza la parola fine la metterà il Parlamento: la commissione Affari Costituzionali del Senato voterà giovedì mattina sull’emendamento della Lega che chiede il terzo mandato per i governatori delle regioni e che divide il centrodestra con Fdi, Fi e Noi Moderati contrari. L’epilogo è scontato, già scritto: sarà bocciato perché anche tra i partiti dell’opposizione prevale il no ad andare oltre l’attuale tetto delle due legislature.
Non ci sarà dunque il rinvio alla prossima settimana che si era profilato martedì, un rinvio a dopo il voto in Sardegna dove nel pomeriggio i leader del centrodestra Meloni, Tajani, Salvini e Lupi si sono riuniti sul palco di Cagliari per sostenere il loro candidato Paolo Truzzu. Il mantra è che la spaccatura che si registrerà in Commissione non avrà ripercussioni sul governo né sull’alleanza. Lo dice la Lega: “Domani mattina (giovedì, ndr) – sono le parole di Massimiliano Romeo – si inizia a votare in commissione, c’è stata una accelerazione. Sarà il Parlamento a decidere e comunque non ci saranno frizioni nel Governo”. Stessa analisi da Stefano Locatelli, responsabile enti locali della Lega: “Non ci sarà alcuna ripercussione né sul governo né sulla maggioranza. E’ un tema sul quale ci battiamo da anni e che riteniamo giusto, ma la bocciatura, eventuale, del nostro emendamento non mette certo in discussione nulla”. Anche il presidente della Commissione Alberto Balboni (Fdi) assicura: “Non ci saranno problemi per l’esecutivo e la maggioranza”. Gli fa eco Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Fi: “Non ci saranno né lacerazioni, né sorprese. Le cose andranno come ho sempre detto e il testo del decreto su quel punto resterà invariato”. Il governo, per evitare di andare palesemente contro alla richiesta leghista, come emerso già martedì dopo la riunione di maggioranza con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, si rimetterà al voto della Commissione. Ma a fotografare la divisione nella maggioranza è il parere contrario del relatore Balboni.
Nel frattempo l’opposizione prova a studiare qualche contromossa. Il Pd, che l’altro giorno ha avviato una discussione in Direzione su un tema che scalda diversi sindaci dem, dopo aver riunito il tavolo interno sulla riforma degli enti locali, ribadisce che “il decreto elezioni non è lo strumento corretto per affrontare il tema e che quindi non si presterà al braccio di ferro tra Fdi e Lega” valutando il non voto domani. M5s con Giuseppe Conte ribadisce il no, Avs è contraria. Mentre Italia Viva, col capogruppo al Senato Enrico Borghi, lancia una proposta: “Ho scritto a tutti i capigruppo di opposizione per proporre un incontro congiunto delle minoranze al fine di stabilire una unità di azione, fare emergere tutte le contraddizioni della maggioranza e, in linea di principio, anche mettere il governo in minoranza. Noi, in vista dell’interesse politico superiore costituito dal mettere il governo in minoranza, siamo pronti ad una iniziativa. Auspichiamo possa essere un tema condiviso”.