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Domani vertice Italia-Romania, focus su rafforzamento partenariato

Domani vertice Italia-Romania, focus su rafforzamento partenariatoRoma, 14 feb. (askanews) – Dopo 13 anni Italia e Romania tornano a incontrarsi ai massimi livelli con l’obiettivo di rafforzare e ampliare il partenariato strategico tra i due Paesi. Domani a Villa Doria Pamphilj si terrà il vertice intergovernativo, presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il primo ministro Marcel Ciolacu e un’ampia delegazione di ministri: Esteri, Interni, Difesa, Imprese e Made in Italy, Ambiente e Sicurezza Energetica, Infrastrutture e Trasporti. Nell’ambito del summit – quello precedente si tenne a Bucarest nel 2011, governo Berlusconi – è prevista la firma di una Dichiarazione congiunta, che amplia la portata della collaborazione in molteplici settori di comune interesse, con la sottoscrizione di diverse intese. Al termine del Vertice si terrà un Business Forum alla Farnesina, con la partecipazione di oltre duecento imprese italiane e romene.


L’Italia – viene sottolineato – attribuisce grande importanza ai rapporti con la Romania, in virtù anche dei profondi legami storico-culturali, della presenza di oltre un milione di cittadini romeni in Italia (la maggior comunità straniera residente in Italia), dell’accresciuta intensità del dialogo politico e delle eccellenti relazioni economico-commerciali. I rapporti bilaterali tra Roma e Bucarest sono caratterizzati da “ampie sintonie e convergenze di vedute” sui principali temi dell’agenda europea e internazionale. Da parte italiana si evidenzia il “forte impegno” di Roma alla sicurezza del fianco orientale e alla stabilizzazione dei Balcani occidentali. La Romania rappresenta, inoltre, un importante partner in ambito Nato e Ue. Per quanto riguarda i rapporti economici, l’interscambio commerciale è in forte crescita (+20,8% nel 2022, circa 20 mld) e conferma l’Italia quale il secondo fornitore e secondo cliente della Romania. L’Italia è anche primo investitore in Romania per numero di imprese registrate (oltre 23mila attive), pari al 21% del totale delle imprese straniere. La presenza italiana – che genera nel complesso circa 130mila posti di lavoro – è fondamentale in comparti strategici, dall’energia alle grandi infrastrutture, dall’agroalimentare all’acciaio, dai servizi bancari alla sanità. Nonostante una presenza così diffusa, vi è ancora un ampio potenziale per espandere il nostro sistema produttivo in vari settori: difesa, digitalizzazione, agroindustria. In particolare il settore energetico è considerato tra quelli più promettenti per lo sviluppo del partenariato. In questo ambito vanno registrate la partecipazione di Ansaldo Nucleare al progetto di ammodernamento e ampliamento della centrale di Cernavoda; la firma in occasione del Vertice di un’intesa tra la stessa Ansaldo Nucleare, Sace e l’impresa romena Nuclearelectrica; la recente aggiudicazione da parte di Saipem della gara per lavori di progettazione, approvvigionamento, costruzione, installazione e collaudo per il progetto Neptun Deep nel Mar Nero, principale progetto di sfruttamento di gas naturale in Romania, del valore di 1,6 miliardi di euro. Il Paese è strategico per l’Italia, visto che si sta sempre più affermando come hub energetico con un mix ben bilanciato che oltre al gas vede anche la produzione da rinnovabili, il nucleare, l’accordo con l’Azerbaigian e la Georgia per il cavo sottomarino di traporto di energia elettrica verde da Baku e il gasdotto che collegherà Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria (Brua) un accesso quasi diretto al gas del Tap.


Altro segmento da non sottovalutare per le opportunità che si aprono per le aziende italiane in Romania è quello delle infrastrutture: Bucarest punta buona parte del suo Piano nazionale di ripresa e resilienza sul tema, con 3,9 miliardi di euro per la modernizzazione della rete ferroviaria attraverso la costruzione di nuove tratte, l’acquisto di materiale rotabile, il rinnovamento di oltre 110 stazioni e la costruzione di oltre 400 chilometri di nuove strade a scorrimento veloce, oltre a stazioni di carica per veicoli elettrici. Su questo fronte in Romania operano aziende italiane leader nel settore come Astaldi-Webuild, Pizzarotti, Todini, e Rizzani de Eccher, molte delle quali si sono aggiudicate importanti commesse negli ultimi anni: a luglio scorso Webuild ha inaugurato il ponte di Braila, realizzato da un consorzio internazionale di imprese guidato dal gruppo italiano. Altre opportunità possono essere esplorate e realizzate anche nel settore della digitalizzazione, dell’ICT dell’aerospaziale e delle biotecnologie. La Romania, infatti, offre un ambiente molto ricettivo, la presenza dei colossi dell’innovazione, migliaia di start-up e un capitale umano da valorizzare anche grazie al know-how italiano. E infine, ma non meno importante, l’agroindustria, con la necessità romena di modernizzare la rete di irrigazione e il parco dei macchinari e nello stesso tempo le opportunità per la creazione della catena di trasformazione degli alimenti e quella del freddo. La Romania, infatti, è uno dei maggiori produttori ed esportatori di materie prime agricole in Europa, ma allo stesso tempo è un importatore netto di prodotti alimentari.

Europee, Santoro presenta lista pace: puntiamo a chi non vota

Europee, Santoro presenta lista pace: puntiamo a chi non votaRoma, 14 feb. (askanews) – Una colomba bianca con un ramo d’ulivo nel becco in campo rosso con tre parole: pace terra dignità. L’ambizione alla semplicità e alla chiarezza del messaggio è dichiarata fin dal simbolo esposto nella conferenza stampa di presentazione della lista elettorale per le europee promossa da Michele Santoro e da un arcipelago di personalità e gruppi pacifisti. “Non vogliamo togliere voti al Pd, al M5S, ad altri ma prendere quelli di chi non vota”, chiarisce il giornalista ed ex eurodeputato, secondo il quale la competizione elettorale è diventata un “reality”.


“Ho sentito i sondaggisti – spiega – e confermano la crescita dell’area del non voto che rischia di superare il 50 per cento, che non c’è travaso fra centrosinistra e centrodestra, che avremo piccoli spostamenti fra Pd e M5S, piccoli spostamenti tra i gruppi che si contendono la definizione di centristi, piccoli spostamenti nel centrodestra. Quindi dovrei appassionarmi a una campagna elettorale dove l’obiettivo massimo è che Schlein o Conte prendano il 20 per cento dei voti?”. Il tema dei rapporti a sinistra non turba la nascente coalizione pacifista: “Non stiamo costruendo un partito – scandisce Santoro – ma un vettore per portare al centro della campagna elettorale europea la parola pace”. In caso di accordi con altre forze chi dovesse essere eletto con questa lista “il giorno dopo non deve tornare a rappresentare il suo partito ma rimanere fedele a queste istanze”. Sulla base di un programma che “non è la Bibbia ma è costruito con un metodo nuovo: mettere da parte ciò che ci divide e tenere quello che ci unisce. Non serve riproporre la logica dei gruppi extraparlamentari a chi grida una parola più forte. Sono coi ragazzi di Napoli (che hanno manifestato sotto la sede della Rai dopo la censura pubblica dell’Ad Roberto Sergio sulle parole del cantante Ghali su Gaza, ndr) ma non dobbiamo attardarci a discutere se ci sia una strage o un genocidio; lasciamo che sia la Corte dell’Aja a decidere ma non dimentichiamo quello che la Corte ha già detto: Israele deve smettere di fare quello che fa. E il nostro governo e l’Unione europea non hanno assunto questa posizione”.


Per arrivare a presentare le liste Santoro annuncia di voler raccogliere le firme e non volersi appoggiare ad altri che potrebbero (come Rifondazione) prestare il loro per evitare l’onere. Ma lascia aperta la porta ad ipotetici accordi “fino all’ultimo” sia con Unione popolare (Prc+Potere al Popolo) sia ad Alleanza Verdi-Sinistra (Si+Europa Verde). Insieme a questi ultimi, afferma, “possiamo raggiungere il 6 per cento ed avere una posizione ragguardevole nel sistema politico”. In ogni caso, se gli accordi, come pare a questo punto probabile, non ci saranno, “non siamo certo noi a spaccare il fronte della sinistra, non siamo diventati Nembo Kid, loro sono già in frantumi”, chiosa l’ex volto televisivo. Quanto alle critiche di qualche esponente del Pd nei suoi confronti, “adesso ci dicono che c’è l’editto bulgaro… io – rivendica Santoro – sono rientrato in Rai perché ho vinto la causa, non perché lo ha voluto un partito che aveva i presidenti e non hanno rimosso la causa contro di me. Gratitudine? Mi hanno chiesto in ginocchio di candidarmi, e ho portato 750mila preferenze, lo sa il giovane dirigente del Pd? Qualcuno glielo racconti…”. Quanto ai contenuti, il manifesto della nuova formazione politica lo traccia Raniero La Valle, storico esponente della sinistra cattolica e pacifista, per tre legislature in Parlamento con la Sinistra indipendente a cavallo fra gli anni 70 e 80 del secolo scorso. “L’intero sistema globale – afferma – è costruito sul dominio e sulla guerra. Netanyahu ha detto che non si ferma ma Gaza è punto di svolta fra salvezza e catastrofe” e quello israeliano non è “un diritto di difesa ma una vendetta per lo scempio del 7 ottobre”. Secondo La Valle “ora si fa una specie di calcolo su quanti morti civili sono accettabili ma finora questo prezzo è stato accettato e quando si arriva a questa contabilità l’anima del mondo è perduta. Se allarghiamo lo sguardo alla crisi mondiale vediamo che l’intera umanità a rischio. Forse è possibile sottrarre il consenso degli elettorati a questo orrore”, spiega. “Chiediamo – prosegue l’esponente pacifista – di chiamare la guerra con il suo nome, che tutte le guerre siano assimilate al genocidio e represse con le norme della convenzione internazionale contro il genocidio. E’ contro la sua natura che l’Unione europea si doti di un esercito europeo e che contribuisca alle guerre altrui con l’invio di armi e con le sanzioni, che colpendo indiscriminatamente interi popoli sono anch’esse genocidio”, ammonisce ancora La Valle.

In aula Senato prosegue esame legge delegazione Ue, bocciato salario minimo

In aula Senato prosegue esame legge delegazione Ue, bocciato salario minimoRoma, 14 feb. (askanews) – Prosegue in aula al Senato l’esame della legge di delegazione europea 2022-2023, il provvedimento che contiene la norma – ribattezzata dal sindacato dei giornalisti “legge bavaglio” – che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare.


L’Assemblea ha bocciato finora tutti gli emendamenti, compresi i soppressivi della norma bavaglio, e – questa mattina – l’emendamento di Pd, M5s, Avs e Azione che puntava all’introduzione di un salario minimo. I sì sono stati 54, i no 87, gli astenuti 6. Italia Viva ha votato contro, come annunciato da Enrico Borghi, che ha citato una frase dell’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Il salario minimo indebolisce i lavoratori, non li rinforza”. “Sostenere che con questo governo i salari si sono impoveriti – ha detto il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, in Aula – si scontra con la realtà: di fatto col taglio del cuneo fiscale abbiamo innalzato in manovra i salari. Abbiamo rinnovato i contratti della scuola, aumentato i salari del pubblico impiego”.


A sostenere il no all’emendamento sul salario minimo contestando i dati sull’abbassamento dei salari anche il presidente della commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Francesco Zaffini (Fdi), che ha ricordato come “il 97% della contrattazione collettiva è stata firmata e sottoscritta quantomeno da Cgil, Cisl e Uil”.

Schlein sente Meloni e riesce a far approvare mozione Pd su M.O.

Schlein sente Meloni e riesce a far approvare mozione Pd su M.O.Roma, 13 feb. (askanews) – Elly Schlein stavolta è davvero soddisfatta, la mossa della mozione sul Medio oriente funziona, la Camera approva il documento Pd grazie all’astensione del governo e con i voti di tutte le opposizioni e la richiesta di un “cessate il fuoco” a Gaza è ora la posizione del Parlamento italiano. La telefonata con Giorgia Meloni arriva all’ora di pranzo, poco prima della discussione in aula: il governo chiede una riformulazione del passaggio che chiede la sospensione delle ostilità e il Pd acconsente, incassando appunto l’astensione della maggioranza, fondamentale per poter approvare la mozione.


Dopo la limatura, la mozione impegna il governo “a sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza al fine di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi e sicuri all’interno della Striscia”. Non tutto il documento Pd passa, la maggioranza non accetta per esempio il punto in cui si chiede di lavorare perché l’Europa proceda al riconoscimento dello Stato di Israele, ma “su questo noi insisteremo”, assicura la Schlein ai giornalisti. Ma sono dettagli, oggi, la leader Pd è contenta: “È un momento importante, il Parlamento ha approvato il primo punto della mozione del Pd, così come riformulato, per chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario. Di questo siamo molto felici”. E la soddisfazione è doppia, perché i democratici riescono appunto ad ottenere anche l’ok delle altre opposizioni.


Certo, le distinzioni restano, la riunione del gruppo Pd durante la quale è stata definita la linea da tenere è stata “piuttosto complicata”, ammette uno dei dirigenti del partito. Ma alla fine il ragionamento ha convinto tutti, o perlomeno ha evitato le distinzioni che si sono viste altre volte. La mozione di Verdi e Sinistra, per esempio, su suggerimento di Matteo Orfini è stata votata per parti separate: il Pd non ha sostenuto due passaggi, quello sul sostegno all’iniziativa del Sud Africa contro Israele alla Corte penale internazionale, e uno sul Mar Rosso. Nella mozione M5s, poi, c’era il passaggio sulle armi a Israele, ma dopo le trattative degli ultimi giorni è stato scritto in una formula che poteva essere accettata dal Pd, sia pure con qualche perplessità. Ma, appunto, per la segretaria tutto questo oggi passa in secondo piano. Certo, è presto per dire che il governo ha corretto la rotta sul Medio oriente, “lo misureremo col tempo – dice la Schlein – a noi non interessano i derby interni. A noi interessa contribuire come Italia alla fine di questo conflitto e a un’iniziativa più forte dell’Ue per riuscire a raggiungere una conferenza di pace e una soluzione politica. Per noi il primo passo è questo cessate il fuoco che chiediamo da mesi”. Di sicuro, sottolinea, “in aula pur non avendo noi la maggioranza siamo riusciti a far approvare questo punto per noi dirimente. Con una posizione avanzata, importante”.

Protesta dei trattori, Lollobrigida: esenzione e taglio Irpef agricola per 2 anni. Meloni: solo a chi in difficoltà

Protesta dei trattori, Lollobrigida: esenzione e taglio Irpef agricola per 2 anni. Meloni: solo a chi in difficoltàRoma, 13 feb. (askanews) – “L’esenzione dell’Irpef agricola per i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro, e la riduzione del 50% dell’importo per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro, saranno prorogate per due anni”. Lo annuncia in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, spiegando che si tratta di una “esenzione più giusta che esclude i ricchi da un beneficio che per alcuni risultava un privilegio. Inoltre garantisce per due anni un sostegno che risultava prima estremamente precario non permettendo alcuna programmazione rispetto a questo dato”.


L’emendamento depositato, concordato con il ministro Giorgetti, rappresenta quindi “l’ennesima conferma dell’attenzione del governo Meloni verso le istanze degli agricoltori e nei confronti di un settore fondamentale per la nostra Nazione. Ringrazio i colleghi – prosegue il ministro – e in particolare il vice ministro Leo che hanno lavorato per sintetizzare le nostre proposte e individuare le coperture finanziarie per raggiungere questo importante obiettivo, senza proclami e slogan, dimostrando con provvedimenti concreti che altri governi non hanno mai adottato, la propria vicinanza a tutto il mondo agricolo”. In una nota la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha sottolineato: “Il provvedimento sull’Irpef, che è stato proposto dal Governo su mio preciso indirizzo, garantisce un intervento progressivo che esenta maggiormente gli agricoltori che si trovano più in difficoltà ed esclude dal beneficio coloro che oggettivamente non ne hanno bisogno, ai quali invece negli anni passati è stato concesso, creando una disparità di trattamento rispetto ad altri italiani nelle loro stesse condizioni”.


“In questi anni, infatti – spiega Meloni -, sono state esentate dall’Irpef immotivatamente anche persone particolarmente ricche”. “Inoltre – aggiunge la premier -, l’intervento garantisce per due anni un nuovo modello fiscale permettendo agli agricoltori di fare scelte di natura imprenditoriale con una prospettiva più ampia rispetto alla sola annualità prevista in precedenza”.

Primo sì al ddl Nordio: dalla cancellazione dell’abuso d’ufficio alla stretta sulle intercettazioni, ecco cosa prevede

Primo sì al ddl Nordio: dalla cancellazione dell’abuso d’ufficio alla stretta sulle intercettazioni, ecco cosa prevedeRoma, 13 feb. (askanews) – Primo sì dal Senato al ddl Nordio di riforma della giustizia penale. Il testo che si compone di nove articoli. Ha ricevuto 104 voti a favore e 56 contrari. Il reato d’abuso d’ufficio spazzato via, il perimetro del traffico di influenze illecite notevolmente ridimensionato e un giro di vite sulla pubblicazione delle intercettazioni. Sono queste le principali misure introdotte dal ddl Nordio che ha incassato il via libera dell’aula del Senato e che ora passa all’esame della Camera.


E’ l’articolo 1 del disegno di legge firmato dal Guadasigilli a contenere la modifica al codice penale più discussa del provvedimento: l’abolizione dell’abuso d’ufficio, reato commesso da chi abusa del proprio potere mentre ricopre un incarico pubblico e proprio per questo finito da anni nel mirino di sindaci e amministratori locali di tutti gli schieramenti colori politici.Particolarmente contestato dalle opposizioni anche l’articolo 2, quello che introduce una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni, ammessa “solo nel caso in cui il contenuto delle stesse sia stato riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento e venga utilizzato nel corso del dibattimento”, si legge sul portale Altalex. Pertanto per la polizia giudiziaria sarà vietato “riportare nei verbali d’intercettazione i dati relativi a soggetti diversi dalle parti, salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini”, così come “per il giudice è vietato acquisire nello stralcio le registrazioni e i verbali di intercettazione che coinvolgano soggetti diversi dalle parti, salva la dimostrazione della loro rilevanza” e pure per il pubblico ministero “è vietato indicare nella richiesta di misura cautelare i dati personali di soggetti diversi dalle parti coinvolti in conversazioni intercettate, salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione. Stesso divieto è previsto per il giudice nell’ordinanza di misura cautelare”.


Il disegno di legge introduce sempre all’articolo 1 una modifica del reato del traffico di influenze illecite: da un lato sono esclusi tutti casi di “millanteria”, dall’altro viene aumentato il minimo della pena che sale a 1 anno e 6 mesi. Nella nuova configurazione, riporta sempre Altalex, il reato prevede “che le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale debbano essere effettivamente sfruttate e non solo vantate, e debbano essere esistenti e non solo asserite”. Inoltre “l’utilità data o promessa deve essere di natura economica, il denaro o altra utilità deve essere data o promessa per remunerare il pubblico ufficiale o per far realizzare al mediatore una mediazione illecita”.Il testo approvato dal consiglio dei ministri a fine giugno scorso prevedeva anche una ‘stretta’ sulla custodia cautelare in carcere: a stabilirla non sarà più un unico gip, ma un collegio di tre giudici. La misura resterà tuttavia “congelata” per due anni perchè legata all’assunzione straordinaria di 250 nuovi magistrati. Novità anche sull’avviso di garanzia, che dovrà limitarsi a una “descrizione sommaria del fatto” e dovrà essere notificato con modalità a tutela dell’indagato. Per la pubblica accusa, inoltre, non sarà possibile ricorrere in appello contro sentenza di assoluzione per reati a citazione diretta. Infine scatta l’obbligo per il pm di “interrogatorio preventivo” prima che scatti l’arresto dell’indagato.


 

Aula Senato approva in prima lettura il ddl Nordio

Aula Senato approva in prima lettura il ddl NordioRoma, 13 feb. (askanews) – L’aula del Senato ha approvato il disegno di legge Nordio di riforma della giustizia (Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare). I voti favorevoli sono stati 104, 56 i contrari, nessun astenuto. Il provvedimento era in prima lettura, passa quindi all’esame della Camera.


L’assemblea è quindi passata al voto degli emendamenti alla legge di delegazione europea 2022-2023.

Ex-Ilva, Riondino-Diodato a Conte-Schlein: delusi da tutti

Ex-Ilva, Riondino-Diodato a Conte-Schlein: delusi da tuttiRoma, 13 feb. (askanews) – Vicini ma lontani. Alla proiezione del film di Michele Riondino sull’ex Ilva, ‘Palazzina Laf’, la segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente M5S Giuseppe Conte, sono seduti in prima fila, distanti di qualche sedia, ma non si scambiano neanche uno sguardo. L’occasione è la proiezione del film di Michele Riondino, nella sala capitolare della biblioteca del Senato, su una delle vicende legate all’ex Ilva di Taranto. Una vicenda dalle sfaccettature devastanti sul fronte del lavoro, della salute, dell’ambiente, e che richiama anche le responsabilità dei partiti che rappresentano.


Entrambi arrivano a film cominciato. Conte mezz’ora dopo. Schlein a proiezione quasi finita. Entrambi ascoltano le parole di Riondino e di Diodato (che per ‘Palazzina Laf’ ha scritto il brano ‘La mia terra’) che esprimono tutta la loro delusione per una politica che non è stata in grado di trovare nessuna soluzione per l’ex Ilva e per il territorio tarantino. “Dovrò condizionare il mio intervento per non renderlo troppo politico. Perché altrimenti dovrei dire quanto in qualità di cittadino sono deluso di essere stato sedotto e abbandonato dal M5S e quanto sono deluso di essere stato deriso dal Pd con diversi decreti Salva-Ilva prodotti dai suoi governi. Come sono deluso di essere totalmente ignorato dal governo di destra”, afferma Riondino, davanti a Schlein e Conte. ‘Palazzina Laf’ racconta una vicenda che risale ai tempi dei Riva quando l’azienda mise in atto un feroce mobbing nei confronti di chi, ingegneri o amministrativi, si era opposto alla richiesta di essere demansionato e trasformato in operaio e fu confinato in una palazzina in disuso senza alcun compito da svolgere. “Oggi – dice Riondino – i confinati sono i circa 5mila cassintegrati a cui è stata tolta la dignità” del lavoro. “Il reddito di cittadinanza non andava bene, non sono d’accordo ma posso capire il dibattito attorno al suo uso. Ma allora non capisco perché non si può gridare allo scandalo anche per tutti questi cassintegrati”. E poi: “ci sono discorsi che vanno affrontati con coraggio, quella fabbrica non può più produrre acciaio, non ci sono le condizioni perché quegli impianti possano produrre senza ammazzare gente. Non accetto che non si fa minimanene cenno al fatto che quegli impianti sono sotto sequestro. Il futuro di Taranto – conclude – sta nelle bonifiche”. Al termine del suo intervento, Schlein gli riserva un breve applauso, Conte invece resta immobile.


Nessun rappresentante dell’esecutivo Meloni è presente e quando tocca a Diodato le sue parole sono: “porto la mia testimonianza da cittadino tarantino che ha visto amici e parenti morire e che si è sentito sempre abbandonato e umiliato anche dalle istituzioni. Non vedere ora nessuno del governo qui non può che confermare la mia disillusione”. L’invito di Diodato è quello di sostenere i protagonisti della “rivoluzione in atto a Taranto” che puntano “sulla cultura, l’accoglienza, valori che portano luce in una città offuscata da nubi che ci ammazzavano. E chiederei a chi è presente di fare qualcosa per questi giovani che lottano e che credono nella loro terra. C’è tanto dolore, ma incredibilemnte tanta speranza. Consideratela questa speranza, per favore”. “Michele Riondino oggi ha voluto mettere la politica tutta di fronte alle proprie responsabilità. Diverse forze politiche di opposizione a partire da noi del M5s hanno deciso di metterci la faccia. Sorprende e rammarica la totale assenza di membri del governo e dei colleghi di maggioranza, puntualmente invitati. Ascoltare quanto si è detto oggi non avrebbe fatto loro male”, tiene a sottolineare il senatore tarantino del M5s Mario Turco che ha organizzato l’evento.


“A Taranto si muore di lavoro, non si vive di lavoro”, precisa l’attore e regista. E sul palco sono chiamati coloro che si sono spesi per il futuro della popolazione di Taranto, per il futuro del territorio: da Alessandro Marescotti di Peacelink al primario di oncologia della Asl di Taranto Salvatore Pisconti che riporta i dati dei tumori e delle morti premature causate in questi decenni dall’acciaieria. La Schlein non finisce di ascoltarli. Ha una conferenza stampa con i leader di Avs sul Ponte sullo Stretto di Messina e deve andare, va a stringere le mani a Riondino, con cui scambia qualche parola, e a Diodato. Con Conte una stretta di mano e due baci sulle guance.

Protesta trattori, Salvini: su Irpef agricola vittoria Lega

Protesta trattori, Salvini: su Irpef agricola vittoria LegaMilano, 13 feb. (askanews) – “Irpef per gli agricoltori, vittoria Lega”. Lo scrive il vicepremier, Matteo Salvini, su Instagram, a corredo di un fotomontaggio con un trattore verde davanti al Colosseo. “Inserita nel decreto Milleproroghe la norma per l’esenzione dell’Irpef agraria per i redditi fino a 10mila euro e il dimezzamento per quelli fino a 15mila euro. Una vittoria per agricoltori, allevatori e produttori – aggiunge -. È un risultato importante, soprattutto perché fino a pochi giorni fa sembrava impossibile. La Lega è e sarà sempre al fianco di chi porta i sani prodotti italiani sulle nostre tavole”, conclude il segretario leghista.

Sgarbi, Mattarella ha accolto le sue dimissioni dal Governo

Sgarbi, Mattarella ha accolto le sue dimissioni dal GovernoMilano, 13 feb. (askanews) – Il poresidente della Repubblica ha accettato le dimissioni di Vittorio Sgarbi dalla carica di sottosegretario alla Cultura. Lo ha comunicato in Aula la presidenza della Camera, leggendo una lettera inviata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Il presidente della Repubblica con proprio decreto, adottato su mia proposta di concerto con il ministro della Cultura, ha accettato le dimissioni rassegnate dal professor Vittorio Sgarbi dalla carica di sottosegretario di Stato per la Cultura”. Il presidente di turno dell’assemblea Giorgio Mulè ha fatto quindi cancellare dall’ordine del giorno della Camera perchè decaduta la mozione parlamentare delle opposizioni per la revoca di Sgarbi, in programma per la seduta della Camera di domani.