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Autonomia, Pd si mobilita: referendum possibile ma con prudenza

Autonomia, Pd si mobilita: referendum possibile ma con prudenzaRoma, 25 gen. (askanews) – Una “mobilitazione” contro l’autonomia il Pd l’ha annunciata già martedì scorso, subito dopo il voto del Senato, ed è stata proprio la segretaria Elly Schlein a parlarne. Per i democratici il disegno di legge di Calderoli è un colpo devastante alle regioni del sud e, dunque, anche un’ottima occasione per mettere in difficoltà il partito della premier Giorgia Meloni. Per questo della questione si è parlato anche mercoledì sera, nella segreteria riunita per mettere a punto la mozione sul Medio Oriente, arrivando intanto ad ipotizzare un’iniziativa a livello nazionale, in tutte le città italiane, per coinvolgere anche “le altre forze politiche e sociali”, come ha detto Schlein martedì. Una strategia che prende in considerazione anche il referendum (“Non escludiamo nulla”, ripete Schlein a chi gliene parla) anche se questo argomento viene affrontato con grande prudenza.

L’idea di fare della battaglia sull’autonomia il ‘nuovo salario minimo’, prende sempre più piede. Come spiega più di un esponente della segreteria “tutte le opposizioni sono contrarie, da M5s a Iv… Solo Azione è più cauta perché c’è Gelmini che frena”. Gelmini però è senatrice, mentre ora lo scontro passa alla Camera “dove c’è Carfagna”. Una convergenza delle opposizioni, insomma, sembra possibile, almeno sulla carta. Contro l’autonomia, del resto, si stanno mobilitando i sindacati, a cominciare dalla Cgil, ma anche associazioni e amministratori locali, come oggi Vincenzo De Luca. Tutti pronti anche ad un referendum. Per questo i democratici ripetono che ogni strumento è possibile, sarebbe un errore – spiega ancora un esponente della segreteria – perdere l’occasione di convogliare tutte queste realtà su una battaglia contro il governo.

D’altro canto, raccontano, la prudenza è necessaria, per due motivi molto pratici. Il primo è che il ddl Calderoli è una legge ordinaria e il referendum possibile sarebbe quello abrogativo previsto dall’articolo 75 della Costituzione, che prevede il quorum. Un ostacolo non da poco, se si considera che dal 1995 la soglia del 50% è stata raggiunta solo una volta, nel 2011. Inoltre, è stato il ragionamento in segreteria Pd, “l’autonomia differenziata è un tema molto tecnico, bisogna trovare il modo di far comprendere bene quali sarebbero le conseguenze sulla vita delle persone, soprattutto nelle regioni che rischiano di essere svantaggiate”. Per questo la linea è: non escludiamo niente, possibile anche la raccolta delle firme, ma intanto avviamo la mobilitazione, per far capire bene alle persone cosa c’è in ballo. E la prima, appunto, dovrebbe essere un’iniziativa nazionale, in tutte le città. Le priorità, ora, sono tenere insieme tutto il fronte contrario alla riforma e spiegare i rischi con concetti “facili”. Il resto si vedrà strada facendo.

Meloni si collega con Iss: Italia grande squadra se riesce a percepirsi così

Meloni si collega con Iss: Italia grande squadra se riesce a percepirsi cosìRoma, 25 gen. (askanews) – “I simboli” come la bandiera italiana “alle sue spalle e sulla sua tuta” e come il motto della missione, ‘Voluntas’, “sono i simboli di una nazione che idealmente è con lei in questo momento, che tifa per lei e che spera che si possa fare sempre di più, che si possa sempre andare avanti, continuare con l’entusiasmo che lei ci sta raccontando a non immaginare che ci debbano essere dei limiti precostituiti”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel corso di un videocollegamento dal Colosseo con l’astronauta italiano Walter Villadei, dalla Stazione spaziale internazionale.

“Questa missione – ha proseguito Meloni parlando della ‘Ax-3′ di Axiom Space – consente all’Italia di rafforzare la propria posizione nell’ambito dell’economia spaziale e nell’ambito delle attività in orbita bassa, permette alla nostra comunità scientifica, accademica, industriale di fare progressi che sono estremamente significativi. E’ un progetto nel quale crediamo fermamente, che coinvolge la Presidenza del Consiglio, diversi ministeri, l’Agenzia spaziale italiana, il mondo accademico, la filiera spaziale italiana e vederle sintetizzati nelle sue parole, nella bandiera italiana che campeggia le sue spalle e sulla sua tuta, è davvero il risultato di un grande lavoro di squadra”. “Che poi – ha sottolineato la premier – è quello che una nazione è: soprattutto una grande squadra se riesce a percepirsi così. Noi ogni tanto ci dobbiamo un po’ lavorare ma in questo caso siamo riusciti a raccontare molto bene il valore di quella squadra. Viva l’Italia, Colonnello”, ha concluso Meloni salutando Villadei.

Tajani: ora bisogna lavorare per la pace in Medioriente

Tajani: ora bisogna lavorare per la pace in MediorienteRoma, 25 gen. (askanews) – In Medio Oriente “non bisogna demordere” e adesso “bisogna lavorare per la pace”. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, conversando con i giornalisti durante la visita a Gerusalemme.

“Non bisogna demordere e questa è la soluzione che riguarda il futuro”, ha detto il capo della diplomazia italiana alludendo a un incontro con Abu Mazen e alla soluzione dei due stati. “Tutto questo non significa che bisogna allentare la sicurezza attorno a Israele”, ha chiarito, “Israele deve poter vivere in sicurezza e non devono esserci rischi per la sopravvivenza di questo Paese. Nessuno deve dire che Israele può essere cancellato dalla carta geografica e Hamas è un’organizzazione terroristica, che ha compiuto degli atti quasi, addirittura, peggiori di quelli che compirono i nazisti. Bambini messi nei forni mentre si violentava la madre del bambino sono cose che non si sono viste da nessuna parte al mondo, quindi sono scene, quelle che abbiamo visto, che lasciano veramente senza parole…” “Ora però bisogna lavorare per la pace e ho trovato invece disponibilità da parte israeliana per aiutare la popolazione civile di Gaza, soprattutto i bambini”, ha indicato il titolare della Farnesina, “Stiamo lavorando con l’autorizzazione del governo israeliano – che deve dare l’autorizzazione a uscire da Gaza – per portare un centinaio di bambini palestinesi per essere curati in Italia. Lo stiamo organizzando con l’Unità di crisi del ministero degli Esteri, con il sostegno dell’Aeronautica militare, lavorando con gli egiziani e naturalmente lavorando anche con Israele che ci sta aiutando a far uscire i bambini dalla Striscia di Gaza”.

Decaro (Anci): la norma sui mandati dei sindaci è una vittoria democratica

Decaro (Anci): la norma sui mandati dei sindaci è una vittoria democraticaRoma, 25 gen. (askanews) – “La norma che estende il numero dei mandati dei Comuni fino a 15 mila abitanti e toglie ogni limite ai Comuni sotto i 5 mila è un passo avanti molto importante”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.

“Finalmente viene data una risposta positiva alla richiesta che da anni viene da tutti i sindaci e si sana, almeno in parte, un vulnus democratico che abbiamo sempre giudicato gravissimo”, ha aggiunto. “A questo punto diventa inevitabile andare fino in fondo, estendendo il numero dei mandati anche per i sindaci dei Comuni sopra ai 15 mila abitanti. Una volta chiarito che soltanto gli elettori devono avere il diritto di giudicare se i propri sindaci devono essere confermati o mandati a casa, una disparità di trattamento nei confronti di soli 730 comuni più grandi, sul totale dei 7896 comuni italiani, appare davvero incomprensibile, e probabilmente anticostituzionale”, ha sottolineato.

M.O., mozione Pd: missione Onu a Gaza, Ue riconosca Stato Palestina

M.O., mozione Pd: missione Onu a Gaza, Ue riconosca Stato PalestinaRoma, 25 gen. (askanews) – “Una missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto l’egida delle Nazioni Unite”; “promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele”; “ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele”; “accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario”; “sostenere le iniziative Ue volte a garantire la sicurezza della navigazione marittima nel Mar Rosso”. Sono gli impegni chiesti al governo nella mozione del Pd sulla situazione in Medio Oriente che sarà discussa in aula alla Camera il 29 gennaio.

Dopo tre pagine e mezzo di premesse, tra i nove punti del dispositivo all’esame questa mattina dell’assemblea congiunta dei gruppi dem, si chiede al governo l’impegno “a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia” “Sostenere – si legge ancora nella mozione – un’azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all’Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l’obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei ‘due popoli, due Stati’, in linea con le risoluzioni dell’ONU, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento”.

Il Pd chiede al governo anche di attivarsi “per promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto l’egida delle Nazioni Unite, che coinvolga i paesi arabi che possono assumersi la responsabilità della ricostruzione della Striscia, in linea con la lunga e consolidata tradizione diplomatica conquistata dall’Italia nelle molteplici missioni di pace nel mondo; a promuovere – forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo e nel 2015 dal Parlamento italiano, per preservare nell’ambito del processo di pace la prospettiva dei ‘due popoli, due Stati’ – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele”. Il governo, secondo il testo dem, deve impegnarsi anche a “ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell’anno in corso all’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l’accesso illimitato alle cure”. Ancora “a sostenere ogni iniziativa utile, nelle sedi giurisdizionali internazionali, volta ad accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario, autorizzando il lavoro di Commissioni d’inchiesta indipendenti; a sostenere, all’interno di una cornice europea, con un mandato definito e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza della navigazione marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente e la pace in Terra Santa”.

Meloni: la Ue ha erogato 551 milioni per REPowerEU, un’altra buona notizia

Meloni: la Ue ha erogato 551 milioni per REPowerEU, un’altra buona notiziaRoma, 25 gen. (askanews) – “Un’altra buona notizia sul fronte Pnrr con l’erogazione avvenuta oggi da parte della Commissione europea dell’anticipo pari a circa 551 milioni di euro del contributo a fondo perduto relativo al nuovo capitolo REPowerEU, inserito nel Piano al momento della sua revisione”. Lo dichiara in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Consideriamo quello di oggi – sottolinea la premier – un ulteriore ed importante passo avanti sull’attuazione del Pnrr che il Governo sta portando avanti con efficacia e determinazione”.

Pnrr, Meloni: 551 mln da Ue per REPowerEU.Un’altra buona notizia

Pnrr, Meloni: 551 mln da Ue per REPowerEU.Un’altra buona notiziaRoma, 25 gen. (askanews) – “Un’altra buona notizia sul fronte Pnrr con l’erogazione avvenuta oggi da parte della Commissione europea dell’anticipo pari a circa 551 milioni di euro del contributo a fondo perduto relativo al nuovo capitolo REPowerEU, inserito nel Piano al momento della sua revisione”. Lo dichiara in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“Consideriamo quello di oggi – sottolinea la premier – un ulteriore ed importante passo avanti sull’attuazione del Pnrr che il Governo sta portando avanti con efficacia e determinazione”.

Autonomia, De Luca: pronti a ricorrere alla Corte costituzionale

Autonomia, De Luca: pronti a ricorrere alla Corte costituzionaleNapoli, 25 gen. (askanews) – La Regione Campania, se necessario, farà ricorso alla Corte Costituzionale contro la riforma dell’autonomia differenziata. Ad annunciarlo, in conferenza stampa a Napoli, il governatore Vincenzo De Luca. “Ci prepariamo a una guerra su tutti i piani per contrastare una riforma che è contraria agli interessi dell’unità di Italia e del Mezzogiorno d’Italia. Riteniamo che ci sia materiale per presentare ricorso alla Corte costituzionale”, ha spiegato il presidente della Regione. “Stiamo combattendo una battaglia democratica nell’interesse dei nostri figli e della Nazione”, ha aggiunto De Luca.

Domani in Cdm norme per agevolare missione militare in mar Rosso

Domani in Cdm norme per agevolare missione militare in mar RossoRoma, 24 gen. (askanews) – La missione militare nel mar Rosso approderà domani in Consiglio dei ministri. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari di maggioranza, il Governo si appresta a modificare nel senso di una maggiore flessibilità la legge 145 del 2016, strumento che regola le missioni militari all’estero. Missioni già in atto potranno essere impiegate “nella medesima area” e ci potranno essere forze di “prontezza operativa” a disposizione per nuove crisi o situazioni di emergenza senza passare per un nuovo decreto. Il tutto potrebbe quindi “agevolare” si spiega negli stessi ambienti, lo svolgimento della prevista missione militare nel mar Rosso.

Nella bozza approdata in pre-Consiglio, fra le modifiche c’è quella relativa all’articolo 2, comma 2 della legge 145/2016. Nel testo attualmente in vigore si specifica che nell’informare le Camere “il Governo indica, per ciascuna missione, l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte (…)”, qui si inserirebbero le parole “anche in modalità interoperabile con altre missioni nella medesima area geografica”. Un comma aggiuntivo al medesimo articolo 2 della legge, sempre secondo la bozza che circola negli ambienti governativi e di maggioranza, indica la possibilità per il Governo di “individuare forze ad alta e altissima prontezza operativa, da impiegare all’estero al verificarsi di crisi o situazioni di emergenza”, forze il cui “effettivo impiego” è deliberato dal Consiglio dei ministri, previa comunicazione al presidente della Repubblica. “La deliberazione è trasmessa dal Governo alle Camere, le quali, entro cinque giorni, con appositi atti di indirizzo, secondo i rispettivi regolamenti, ne autorizzano l’impiego o ne negano l’autorizzazione”.

Migranti, ok Camera a intesa con l’Albania, maggioranza compatta

Migranti, ok Camera a intesa con l’Albania, maggioranza compattaRoma, 24 gen. (askanews) – Con l’ok della Camera è arrivato il primo via libera del Parlamento al ddl di ratifica del protocollo Italia-Albania (155 voti a favore, 115 contrari, 2 astensioni). Il protocollo, fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni come uno dei tasselli della politica del governo di destra sui migranti, prevede la creazione di un hotspot presso il porto di Shengjin e un Cpr nell’entroterra presso Gjder.

Nelle due strutture, con una capienza complessiva per non più di 3mila migranti, saranno condotti stranieri salvati in operazioni di soccorso in acque extra-Ue e il primo screening sarà effettuato, secondo quanto riferito dall’esecutivo durante i lavori sul provvedimento, in alto mare. Non dovranno essere portati in Albania soggetti vulnerabili (“minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali”, ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Edmondo Cirielli di Fdi) e dunque la scelta dovrebbe cadere su uomini provenienti da Paesi considerati “sicuri”. Uno screening non banale e non privo di incognite.

Il ddl di ratifica equipara le aree concesse in uso all’Italia, di cui il nostro Paese avrà la concessione, la responsabilità e la gestione, e di cui sosterrà tutti i costi, a zone di frontiera e di transito dove è prevista la procedura accelerata di identificazione ed espulsione. Nel caso in cui venisse riconosciuto a qualcuno dei migranti il titolo di rifugiato, la persona in questione dovrà essere condotta in Italia, così come coloro per i quali si dovessero oltrepassare i tempi massimi di detenzione amministrativa senza aver terminato le procedure necessarie. L’iter a Montecitorio ha visto la maggioranza compatta, sia in commissione che in aula, dove si è proceduto voto dopo voto, bocciando tutti gli emendamenti e anche gli ordini del giorno delle opposizioni, senza la questione di fiducia. Con i gruppi di minoranza che hanno protestato contro un “metodo” che ha “impedito il confronto nel merito”, che ha lasciato “senza risposte” i “dubbi e gli interrogativi” sui rischi sotto il profilo del “rispetto delle normative internazionali, europee e nazionali sui diritti umani” e contro un centrodestra che si è piegato “ai diktat di Palazzo Chigi”. Questa operazione produrrà “discriminazioni di trattamento tra chi è salvato in acque nazionali e chi è salvato in acque internazionali, tra i richiedenti asilo in Italia e coloro che andranno in Albania”, dove il diritto di difesa sarà espletabile “solo da remoto”.

“Il governo non ha il controllo di quello che accadrà in Albania e dovrà assumersi anche la responsabilità penale di quanto farà”, ha detto Riccardo Magi di +Europa, il quale ritiene che l’operazione si sgonfierà dopo la “foto opportunity” in occasione della posa della prima pietra. Per Filiberto Zaratti (Avs) “Fdi è ormai una fortezza e in Albania ci sarà una Guantanamo italiana, inutile, costosissima e dannosa”. Maria Elena Boschi (Iv) ha parlato di un’intesa “inattuabile”: una “grande campagna elettorale sulle spalle di disperati che costerà 675 milioni di euro ai cittadini italiani per portare 3mila migranti sugli oltre 157mila arrivati lo scorso anno, risorse che potevano essere impiegate per assumere forze dell’ordine, migliorare i centri o anche solo per alimentare il fondo per i disturbi alimentari tagliato nella Legge di Bilancio”. O per “costruire una politica migratoria più umana, incentrata sull’accoglienza e sull’apertura di percorsi sicuri e regolari per i migranti”, ha osservato il verde Angelo Bonelli. Con il protocollo Italia-Albania “siamo passati dal facile e vuoto slogan ‘aiutiamoli a casa loro’ allo slogan ‘aiutiamoli a casa di altri, a spese nostre, purché non li vediamo’”, ha detto in aula Carmela Auriemma (M5S). “Si dice che ai migranti si applicano, ma solo in quanto compatibili, le norme italiane ed europee sull’ammissione e la permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Eh no – ha rilevato Laura Boldrini del Pd – le norme applicate fuori del territorio nazionale devono essere identiche a quelle applicate nel territorio italiano, cioè non possono essere compatibili, come dite voi, altrimenti sono illegittime”. “Con l’approvazione del ddl di ratifica dell’accordo Italia-Albania – è stata la replica del capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti – si traccia la rotta per nuove politiche migratorie e per la difesa dei confini. Questo darà fastidio alla sinistra. La strada intrapresa dal presidente Giorgia Meloni sull’immigrazione convince l’Ue e sta portando buoni risultati, come dimostra il calo degli sbarchi dalla Tunisia, confermati ed apprezzati anche dalla Commissione Europea”.

Preoccupazione è stata espressa in queste settimane dalle organizzazioni che si occupano di migranti e che sono state ascoltate in audizione, come l’Asgi, il tavolo Asilo e Amnesty international. Oggi Emergency ha definito “inaccettabile” il protocollo che “conferma la politica di esternalizzazione delle frontiere” e fa prevalere “l’approccio securitario al fenomeno migratorio” con il rischio per il Paese di “generare ulteriori violazioni dei diritti umani e creare disparità di trattamento tra persone che approdano in Italia e persone portate in Albania”. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato dove si annuncia un iter ancora più rapido per l’ok definitivo. In attesa della ratifica del protocollo nel Paese delle Aquile, dopo lo stop impresso dalla corte costituzionale albanese che dovrà pronunciarsi entro i primi di marzo.