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Alla Camera Meloni duella con Conte e Schlein su conti e sanità

Alla Camera Meloni duella con Conte e Schlein su conti e sanitàRoma, 24 gen. (askanews) – Diventa uno scontro con Elly Schlein e Giuseppe Conte, il question time della Camera con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con uno scambio di accuse su gestione dei conti pubblici e sanità che prosegue anche in Transatlantico, dove i leader di Pd e M5s sfruttano la possibilità di avere l’ultima parola.

In Aula il dibattito è rovente: ad aprire le ostilità il M5s, con una interrogazione sul Patto di stabilità che prova a mettere in luce le contraddizioni tra quanto promesso in campagna elettorale dalla leader dei FdI e quanto poi accettato in Europa sul patto di stabilità. Meloni risponde nel merito, rivendicando che “con il nuovo patto di stabilità si liberano per l’Italia 35 miliardi di euro l’anno” e contrattaccando: “Noi li useremo per sanità e redditi, qualcun altro li avrebbe utilizzati per un altro anno di superbonus, così magari questa volta ristrutturiamo le magioni con la piscina”. È sempre il superbonus il bersaglio di Meloni, secondo lei una difficoltà in più in Europa perchè “quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3% che è causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e cerchi di spiegare che ti servirebbe maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”. Tanto che Conte ribatte sarcastico: “Se le chiedi che ora è ti risponde ‘ma il superbonus…’”. Mentre per il leader M5s “la più grande truffa del secolo è il programma farlocco presentato agli elettori”, con Meloni che “ha illuso gli italiani dicendo che a Bruxelles avrebbe fatto tremare l’Europa e qui a tremare è l’Italia”. Insomma “un re Mida al contrario – accusa l’ex premier – tutto quello che tocca distrugge”. Tocca poi ad Elly Schlein, che già presentando la sua interrogazione sulla difficoltà del Servizio sanitario nazionale mette le mani avanti: “Non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”. Attacco cui Meloni risponde così: “Il tetto alla spesa per il personale sanitario è stato introdotto nel 2009 e ci troviamo a fare i conti con una situazione che si è stratificata negli ultimi 14 anni. Non le dirò perchè non l’avete fatto voi: le dirò, collega Schlein, che considero una implicita attestazione di stima il fatto che oggi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei 10 anni che siete stati al governo. Grazie per fidarvi di noi”.

Argomento cui Schlein ribatte in sede di replica: “Il tetto alle assunzioni è stato messo nel 2009. E sa chi era ministro in quel governo? Lei! Questo specifico problema l’ha creato lei e non certo noi”. E allora chiede: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. Nel merito, Meloni aveva rivendicato l’intervento sui gettonisti, il rinnovo del contratto del comparto, e l’aver portato “il fondo sanitario ai massimi storici, anni del Covid compresi”. Ma Schlein ribatte: “Voi avete toccato solo un tetto di spesa, quello per aumentare la sanità privata e avete lasciato intatto quello per il personale. Secondo voi ci vuole più sanità privata e meno sanità pubblica”. Quindi “non racconti la solita balla del più grande investimento della storia, sono i vostri numeri, nero su bianco, a smentirla. La sua idea di sanità, lo ammetta, è quella in cui chi è ricco può saltare la lista di attesa andando a curarsi dal privato e chi è povero invece sta rinunciando a curarsi. Non esiste nessuna destra sociale, questa è una destra letale sul diritto alla salute”.

Migranti, Consiglio d’Europa: basta elezioni ‘giocate’ sull’odio

Migranti, Consiglio d’Europa: basta elezioni ‘giocate’ sull’odioRoma, 24 gen. (askanews) – Basta linguaggio d’odio ed elezioni ‘giocate’ sulla strumentalizzazione del tema dei migranti e dell’asilo. Stop a ridurlo solo a questione di sicurezza, con una narrazione che arriva a manifestazioni di “intolleranza” verso difensori dei diritti, funzionari, giornalisti o verso università che sono favorevoli all’accoglienza e all’integrazione. E’ quanto chiede l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, in una risoluzione approvata a larga maggioranza.

I ‘sì’ sono stati 52, sette i ‘no’ e le astensioni nove. Tra i membri italiani, si sono astenuti Simone Billi, Graziano Pizzimenti e Marco Dreosto della Lega, Elisabetta Gardini e Fabio Pietrella di Fdi. A favore del testo si sono espressi Andrea Orlando e Francesco Verducci del Pd, Aurora Floridia e Alessandra Maiorino di M5S ed Elena Bonetti di Azione-Per. Voto di astensione anche di Sandra Zampa (Pd), la quale ha però tenuto a precisare che “intendeva votare a favore” e di aver commesso “purtroppo” un “errore formale”. Le elezioni, si afferma nella risoluzione, “costituiscono momenti strutturanti della democrazia” e “l’Assemblea è preoccupata per l’intensificarsi di un trattamento parziale e distorto dei temi della migrazione e dell’asilo durante le campagne elettorali che legittimano proposte politiche volte a ostacolare l’accesso ai diritti da parte dei migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo, in violazione delle norme” dell’organizzazione internazionale che gode dello status di osservatore Onu e che persegue lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei Paesi membri.

L’Assemblea, prosegue la risoluzione, “riconosce l’importanza di garantire” opinioni “plurali e anche divergenti” durante le campagne elettorali ma “sottolinea con fermezza che l’incitamento all’odio e le misure discriminatorie non possono costituire un’agenda politica rispettoso dei principi e delle norme del Consiglio d’Europa”. Si invitano quindi i governi degli Stati membri ad attuare la Raccomandazione sulla lotta all’incitamento all’odio e si sottolinea “l’urgenza di un forte attivismo politico per porre fine alla strumentalizzazione del tema della migrazione e dell’asilo a fini elettorali”.

Il tema, per il Consiglio d’Europa, “non può essere ridotto a questioni sicurezza” i “politici e i media” dovrebbero “agire urgentemente” sulla “coesione sociale e sull’ordine pubblico”. “Profonda preoccupazione” viene espressa per “l’aumento della violenza verbale e fisica contro le persone straniere o percepite come tali”. La “banalizzazione è accompagnata da un aumento d’intolleranza verso individui (difensori dei diritti, funzionari eletti, giornalisti) e istituzioni (università, organi di stampa) favorevoli all’accoglienza e all’integrazione dei migranti, dei rifugiati e richiedenti asilo”. Si chiede infine di “sanzionare le manifestazioni di intolleranza che ostacoliano le libertà fondamentali, in particolare quelle di di riunione e associazione, di espressione e stampa, o addirittura attentati all’integrità fisica e morale delle persone”.

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altri

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altriRoma, 24 gen. (askanews) – Giorgia Meloni dovrebbe governare anziché “scaricare i problemi sugli altri”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein durante il question time con Giorgia Meloni, parlando della questione della sanità. “Ormai – ricorda la leader Pd – ci sono persone costrette a sperare che propria malattia corra meno delle liste di attesa che si allungano, questa è la situazione”.

“I reparti si stanno svuotando – ha aggiunto – nei pronto soccorso la situazione è insostenibile, il personale è stremato. Come pensate presidente di abbattere le liste di attesa chiedendo loro di lavorare ancora di più? L’unico modo è sbloccare i tetti alle assunzioni, una norma obsoleta del 2004. Le chiedo quindi se il governo intenda finalmente togliere il blocco alle assunzioni e mettere le risorse per piano straordinario”. E, ha proseguito, “non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”.

Quindi, in replica, Schlein si è detta “insoddisfatta” delle risposte della premier: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. (segue)

Alla Camera tensione sulla riforma del regolamento, la maggioranza punta ad ampliarla

Alla Camera tensione sulla riforma del regolamento, la maggioranza punta ad ampliarlaRoma, 24 gen. (askanews) – Si potrebbe aprire un nuovo fronte di scontro tra maggioranza e opposizione in Parlamento: la riforma del regolamento della Camera. La riduzione del numero dei parlamentari ha reso necessario rinnovare i meccanismi di lavoro ma nella scorsa legislatura solo il Senato è riuscito ad approvare il progetto di riforma che ha portato, tra l’altro, alla riduzione del numero delle commissioni parlamentari in ragione del ridotto numero dei senatori. A Montecitorio la riforma non è ancora stata fatta e si è ripreso il lavoro con l’avvio della nuova legislatura. Ora c’è un testo base formulato dai due relatori: Igor Iezzi (Lega) e Federico Fornaro (Pd), esito del lavoro del comitato ristretto in seno alla Giunta per il Regolamento.

Il metodo di lavoro scelto per poter arrivare a un’intesa, “espresso a più riprese dal Presidente, è che il regolamento è la carta della convivenza civile e quindi va condivisa – spiega Fornaro – perciò l’impostazione era il doppio binario: andare avanti con le modifiche su cui c’è condivisione, ad esempio la bozza interviene sui tempi degli iter legislativi per dare più spazio ai provvedimenti di iniziativa parlamentare”. La novità è che da parte della maggioranza è stata espressa la volontà di “ampliare i temi inserendo anche quelli più divisivi”, come quello di abolire lo stop di 24 ore quando il governo pone la fiducia, una innovazione che per la minoranza deve avere come contraltare lo statuto delle opposizioni. “Valuteremo come procedere – spiega Iezzi – se limitarci a i temi condivisi ora presenti nella bozza o allargare anche a quei temi non condivisi”. Racconta Francesca Ghirra di Avs: “Il tavolo è stato interrotto la scorsa seduta perché Fdi ha posto il tema delle 24 ore e valuta di presentare emendamenti che vanno oltre la proposta dei relatori sovvertendo il metodo che ci eravamo dati. Il Presidente ha detto che valuterà in funzione di quanto intendono fare i gruppi se estendere i termini per gli emendamenti ma noi di Avs abbiamo osservazioni da fare – avverte – perchè c’è una restrizione eccessiva dei poteri delle opposizioni, insomma vogliamo capire se si vuole attenersi alle regole che ci siamo dati o forzare rischiando così di vanificare tutto il lavoro fatto finora”.

Al termine della seduta della Giunta per il Regolamento – informa Montecitorio – il Presidente Fontana ha fissato come termine il 16 febbraio per la presentazione di emendamenti da parte dei componenti della Giunta. Fino a quella data la maggioranza intende sondare il terreno su un possibile ampliamento della riforma ed eventualmente “contarsi”. Il rischio, fa notare un esponente dell’opposizione, è che “se si affiancano nuovi elementi si rischia di ripartire da zero, perciò noi auspichiamo non ci siano forzature”.

Giovedì in Consiglio dei ministri il decreto legislativo che stanzia oltre 1 miliardo per la terza età

Giovedì in Consiglio dei ministri il decreto legislativo che stanzia oltre 1 miliardo per la terza etàRoma, 24 gen. (askanews) – “Il Pnrr prevede che il decreto attuativo della legge” delega per la terza età, licenziato dal Parlamento a larghissima maggioranza, “venga esaminato entro il primo trimestre di quest’anno e allora voglio dirle che centreremo anche questo obiettivo e annuncio che il decreto legislativo arriverà domani in Consiglio dei ministri per l’approvazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso del Question Time alla Camera rispondendo a un’interrogazione sulle politiche per gli anziani presentata dal capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari.

“Il decreto – ha proseguito Meloni – stanzia complessivamente oltre 1 miliardo di euro per i primi due anni, risorse che servono a garantire all’anziano una vita serena, attiva, dignitosa, nello specifico garantendo dove possibile il diritto di continuare a vivere a curarsi nella propria casa”.

Meloni: non condivido il no di Netanyahu allo Stato palestinese

Meloni: non condivido il no di Netanyahu allo Stato palestineseMilano, 24 gen. (askanews) – Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato “è una posizione che questo governo ha ribadito perchè giusta, necessaria e, sì, nell’interesse dei palestinesi ma a nostro avviso anche di Israele. Per questo posso dire che non condivido la posizione espressa dal primo ministro di Israele sulla materia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo ad una interrogazione durante il question time in corso alla Camera.

“Ma il riconoscimento non può essere chiesto unilateralmente, spero si convenga sul fatto – ha aggiunto Meloni – che la precondizione per qualsiasi ipotesi di trattativa in questa direzione è il riconoscimento da parte degli interlocutori di Israele del diritto all’esistenza dello Stato ebraico e del diritto per i suoi cittadini a vivere in pace e in sicurezza”. 

M.O., Meloni: non condivido no di Netanyahu a Stato palestinese

M.O., Meloni: non condivido no di Netanyahu a Stato palestineseMilano, 24 gen. (askanews) – Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato “è una posizione che questo governo ha ribadito perchè giusta, necessaria e, sì, nell’interesse dei palestinesi ma a nostro avviso anche di Israele. Per questo posso dire che non condivido la posizione espressa dal primo ministro di Israele sulla materia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo ad una interrogazione durante il question time in corso alla Camera.

“Ma il riconoscimento non può essere chiesto unilateralmente, spero si convenga sul fatto – ha aggiunto Meloni – che la precondizione per qualsiasi ipotesi di trattativa in questa direzione è il riconoscimento da parte degli interlocutori di Israele del diritto all’esistenza dello Stato ebraico e del diritto per i suoi cittadini a vivere in pace e in sicurezza”.

Regionali, Tajani: no capricci ma FI non sacrifica Cirio e Bardi

Regionali, Tajani: no capricci ma FI non sacrifica Cirio e BardiRoma, 24 gen. (askanews) – “Siamo sempre pronti a confrontarci, ma non è questione di sventolare la bandierina del partito ma avere la candidatura migliore per governare la Regione, Cirio e Bardi sono stati due eccellenti presidenti di Regione. Difendo questi due candidati perchè sono bravi candidati, mettiamo a disposizione degli alleati per il Piemonte e la Basilicata due presidenti che hanno lavorato bene, credo che i nostri alleati si stiano rendendo conto che sono due candidati che vinceranno ancora”. Lo ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, intervistato a Start su Sky Tg24.

“Non siamo disposti a sacrificare questi due candidati perchè sono bravi, a Perugia, invece, dove il sindaco uscente di Forza Italia per legge non si può candidare una terza volta, abbiamo rinunciato a piazzare la nostra bandiera, ci sarà una brava candidata di Fdi. Noi dove c’è ragionevolezza siamo pronti a fare la nostra parte, non abbiamo il capriccio” ha concluso Tajani.

Scuola, Mattarella: una educazione equa e inclusiva è una sfida urgente

Scuola, Mattarella: una educazione equa e inclusiva è una sfida urgenteRoma, 24 gen. (askanews) – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione, ha osservato che “all’alba del terzo millennio, centinaia di milioni di bambini e adolescenti ancora non hanno l’opportunità di iniziare o completare un percorso scolastico”.

“La povertà, le guerre, i divari sociali e i diritti negati sono fattori che ostacolano l’accesso all’istruzione. L’inserimento, ad opera della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, del diritto all’istruzione tra i diritti fondamentali della persona è il punto di partenza intorno a cui costruire efficaci percorsi educativi – ha sottolineato il Capo dello Stato – che includano l’accesso all’informazione e alla conoscenza, il rispetto della libertà di espressione e di opinione, la garanzia della libertà accademica e scientifica”. “È una sfida urgente. La Comunità internazionale si è impegnata a realizzare, entro il 2030, l’obiettivo di un’educazione di qualità, equa e inclusiva per tutti, nella convinzione che un’istruzione adeguata sia la condizione imprescindibile per migliorare la vita delle persone e raggiungere lo sviluppo sostenibile”, ha rilevato Mattarella.

Dopo ok a Autonomia Fdi corre sul Premierato: via l’antirbaltone

Dopo ok a Autonomia Fdi corre sul Premierato: via l’antirbaltoneRoma, 23 gen. (askanews) – Le proposte di modifica sono pronte e sono custodite in una cartellina che il meloniano Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, custodisce gelosamente mentre cammina per i corridoi di palazzo Madama. Due paginette, che contengono sette ipotesi di emendamento che – racconta – sono state predisposte da lui stesso e da Marcello Pera negli ultimi giorni.

Prima, giovedì scorso, se ne era discusso a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni in un vertice che avrebbe dovuto rimanere segreto. Ed è in quell’occasione che la presidente del Consiglio avrebbe dato il via libera all’ipotesi di cambiare la contestatissima (dai costituzionalisti e non solo) norma anti ribaltone, ovvero quella che prevede la possibilità di un ‘secondo premier’ che a differenza di quello eletto avrebbe la facoltà di porre fine alla legislatura. A Fratelli d’Italia non è mai piaciuta, ma era stata la Lega a chiederne l’inserimento: a scriverla sarebbe stato direttamente Roberto Calderoli. Ora però nel partito di maggioranza relativa sono convinti che il Carroccio possa essere più aperto all’ipotesi di rinunciarvi, anche perché – è il ragionamento di Fdi – ha incassato il primo sì alla ‘sua’ Autonomia e ora tocca al ‘nostro’ premierato. Per entrambi i partiti di maggioranza si tratta di bandiere da sventolare in vista delle Europee: la Lega ipotizza addirittura di avere il via libera definitivo all’Autonomia prima di quella scadenza. Ma nel partito di Meloni in molti prevedono che il passaggio alla Camera non potrà avere accelerazioni almeno fino a quando “la madre di tutte le riforme” non avrà avuto l’ok dell’aula del Senato.

La presidente del Consiglio ha chiesto alla maggioranza di non trasformare il ddl di riforma costituzionale in un “campo di battaglia” e di “evitare fughe in avanti”, ragion per cui i partiti del centrodestra hanno deciso che saranno presentate solo proposte di modifica condivise. La partita, però, al momento è tutta nelle mani di Fratelli d’Italia e non solo perché Balboni, che è anche relatore del provvedimento, ha avuto il compito di mettere nero su bianco le ipotesi di modifica. Un passaggio con il resto della coalizione sarà comunque necessario e dovrebbe essere effettuato in un vertice con i capigruppo di maggioranza e i componenti della commissione che si terrà domani. Prima però i testi predisposti saranno nuovamente messi sotto la lente di ingrandimento di palazzo Chigi. Balboni non rivela, ma lascia intendere, in che modo potrebbe essere modificata la norma anti ribaltone: un ritorno sostanziale al ‘simul stabunt-simul cadent’ con poche eccezioni, per esempio in caso di impedimento del premier eletto. “E’ – spiega – una ipotesi di aggiustamento di questa norma” per evitare da un lato “che in casi eccezionali si debba tornare alle urne” ma anche “salvaguardare il ruolo che deve avere un premier che, non dobbiamo mai dimenticare, è eletto dai cittadini”. Si ragiona anche sull’ipotesi di accogliere delle proposte dell’opposizione, per esempio sul limite dei due mandati. Di certo, sarà eliminato il tetto del 55% in Costituzione per il premio di maggioranza.

Per presentare gli emendamenti, comunque, ci sarà più tempo del previsto. Non più il 29 gennaio, complice anche il fatto che quel giorno il Senato ospiterà il blindatissimo summit Italia-Africa, ma qualche giorno in più come peraltro richiesto dalle opposizioni.