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Obbligo di trasparenza, controlli e sanzioni fino 50mila euro, ecco il ddl beneficenza (nato dopo il caso Ferragni)

Obbligo di trasparenza, controlli e sanzioni fino 50mila euro, ecco il ddl beneficenza (nato dopo il caso Ferragni)Roma, 23 gen. (askanews) – Obbligo di trasparenza sulle confezioni e nelle pubblicità sulle finalità e gli importi dati in beneficienza e sanzioni fino a 50mila euro irrogate dall’Antitrust per le violazioni. E’ quanto prevede la bozza composta di 5 articoli del ddl beneficenza che andrà domani all’esame del preconsiglio dei ministri e che sarà esaminata dal Cdm di giovedì.

Il provvedimento stabilisce che i consumatori “hanno diritto di ricevere dai produttori e dai professionisti un’adeguata informazione” sulla destinazione in beneficenza di una parte dei proventi della vendita di un prodotto. Per questo viene introdotto l’obbligo di riportare sulle confezioni dei prodotti e sugli annunci pubblicitari: “il soggetto destinatario dei proventi della beneficenza; le finalità a cui sono destinati i proventi della beneficenza; l’importo complessivo destinato alla beneficenza, se predeterminato; ovvero, nel caso in cui non lo sia, la quota percentuale del prezzo di vendita o l’importo destinati alla beneficenza per ogni unità di prodotto”.

Prima di porre in vendita i prodotti, poi, queste informazioni andranno comunicate all’Antitrust insieme al termine entro cui sarà effettuato il versamento dell’importo destinato alla beneficenza e, successivamente, l’effettivo versamento dell’importo. In caso di violazione di queste disposizioni, e “salvo che il fatto costituisca reato o una pratica commerciale scorretta” la stessa Antitrust potrà irrogare una sanzione amministrativa da 5.000 a 50.000 euro. Il provvedimento dovrà essere reso pubblico a spese dell’autore della violazione altrimenti scatta una ulteriore sanzione da 5.000 a 50.000 euro.

Il ddl prevede poi che “nei casi di maggiore gravità la sanzione è aumentata fino a due terzi” mentre “nei casi di minore gravità la sanzione è diminuita fino a due terzi”. In caso di reiterazione della violazione è disposta la sospensione dell’attività per un periodo da un mese a un anno.

Dal Senato primo sì ad Autonomia ma in aula risuona inno Mameli

Dal Senato primo sì ad Autonomia ma in aula risuona inno MameliRoma, 23 gen. (askanews) – L’aula del Senato ha approvato il disegno di legge del Governo Meloni per l’attuazione dell’autonomia regionale differenziata, collegato alla legge di bilancio, che porta il nome del ministro leghista per gli Affari regionali Roberto Calderoli. I sì della maggioranza sono stati 110, i no 64 (Pd-M5S-AVS-Iv), 3 gli astenuti: due senatori di Azione (ma Mariastella Gelmini ha votato a favore) e uno del gruppo Autonomie, nel quale si registrano anche due voti favorevoli al ddl governativo.

L’iter legislativo è durato molti mesi, la commissione Affari costituzionali ha svolto decine di audizioni, ma fra opposizioni e maggioranza la polemica è sempre viva, come dimostra anche la pittoresca e convulsa conclusione della seduta di palazzo Madama, con i parlamentari che prima dai banchi della minoranza poi da quelli della maggioranza si sono “sfidati” intonando l’inno di Mameli, con intenti evidentemente contrapposti. A dar fuoco alle polveri, secondo il racconto di alcuni senatori che hanno lasciato l’aula a fine lavori, è stata la senatrice veneta della Lega Mara Bizzotto, che all’esito del voto ha sventolato la bandiera di san Marco, tradizionale simbolo del secessionismo del Nordest. Anche se le opposizioni, ad esempio con una nota del capogruppo Pd Francesco Boccia, si dicono pronte a raccogliere le firme per il referendum abrogativo, a sottolineare il fatto che quello di palazzo Madama è un passaggio intermedio e che il traguardo non è vicinissimo anche il livello degli interventi in aula: Matteo Salvini, pur presente al momento del voto, lascia l’intervento al capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. Dagli altri gruppi nessun intervento di capigruppo o leader di partito, il solo Peppe De Cristofaro, rappresentante della piccola pattuglia di AVS, è anche presidente del gruppo Misto. La stessa presidenza della seduta affidata, come da turnazione programmata, al vicepresidente leghista dell’assemblea, Gian Marco Centinaio, e non al presidente Ignazio La Russa, sempre presente nei momenti più solenni, contribuisce alla sensazione di un momento transitorio.

Nel dibattito, Mariolina Castellone del M5S accusa i senatori di maggioranza di “essere sì patrioti, ma i patrioti di 20 piccole patrie”. “Si è consumato – è la lettura di Andrea Gioregis che parla a nome del gruppo del Pd – uno scambio tra le due riforme, tra la Lega e Fratelli d’Italia. E la Lega, sull’autonomia differenziata, ha avuto la meglio. Uno scambio al ribasso, perché, nel merito, ha prodotto disposizioni del tutto irragionevoli, che rischiano di far crescere divisioni e conflittualità territoriali, politiche e sociali e così, alla fine, di impoverire tutto il Paese”. Accusa respinta al mittente da Romeo: “Grazie al Governo. Grazie anche al patto di maggioranza di cui noi – rivendica l’esponente leghista – andiamo assolutamente fieri. Più poteri al premier significa, dall’altra parte, controbilanciare con più autonomia sul territorio”. Andrea De Priamo, per Fratelli d’Italia, parla dal canto suo di “una democrazia che diventa una democrazia decidente e più stabile, un rafforzamento dell’esecutivo ci può stare molto bene con l’applicazione del principio di sussidiarietà”. E ribatte alle accuse della minoranza parlamentare di aver creato uno “Spacca-Italia”, facendo ricorso alla storia: “Non si spacca e non si divide nulla, perché l’Italia, la sua identità profonda, che già Goffredo Mameli ma anche Mazzini richiamavano come risalente a Dante Alighieri (Mameli in un’altra sua composizione parlava del sogno di Dante), è sicuramente anche l’Italia delle specificità, è l’Italia dei 1.000 campanili, è l’Italia dei dialetti, è l’Italia delle piazze, dei borghi; è l’Italia delle differenze enogastronomiche. Quell’Italia delle tradizioni popolari e religiose ha, però, dalla più piccola frazione alla più grande metropoli, dei luoghi che simboleggiano la sua unità, cioè i monumenti ai caduti. In quei luoghi è fisicamente visibile come si sia forgiato, nel sacrificio delle trincee, quel sentimento nazionale che per noi è sacro e che non è minimamente intaccato da questo provvedimento”. Il provvedimento era in prima lettura e restano tutti da definire i tempi per l’esame in seconda lettura alla Camera, dove secondo fonti parlamentari di maggioranza potrebbe riproporsi una certa differenza di intenti fra la fretta della Lega, che si aspetta l’ok definitivo prima delle elezioni europee, e la cautela di Fratelli d’Italia: il partito della premier Giorgia Meloni, infatti, preme perché il ddl costituzionale sull’elezione diretta del presidente del Consiglio, attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato per la prima delle quattro letture previste, abbia una tempistica almeno parzialmente coordinata con la riforma Calderoli.

L’autonomia differenziata, però, è una legge ordinaria, e per i suoi maggiori sostenitori, i leghisti, appunto, i suoi contenuti sono stati definiti nel passaggio a palazzo Madama, fino all’ultima bagarre sull’emendamento De Priamo, riformulato la scorsa settimana in commissione Bilancio per riportare nei limiti degli “equilibri di bilancio” e delle previsioni della manovra del 2022 l’indicazione della necessità di stanziare fondi sufficienti per garantire l’erogazione dei Livelli essenziali delle prestazioni: sia alle Regioni che sceglieranno l’autonomia, sia a quelle che non lo faranno.

Ratifica accordo Italia-Albania blindata, domani disco verde Camera

Ratifica accordo Italia-Albania blindata, domani disco verde CameraRoma, 23 gen. (askanews) – Si sono svolte nell’aula della Camera, le votazioni sugli emendamenti al ddl di ratifica del protocollo Italia-Albania che punta a costruire, nel territorio albanese e sotto la gestione italiana, due centri per migranti. Governo e maggioranza hanno dato parere negativo alle 90 proposte di modifica delle opposizioni. Il testo è blindato e nessuna richiesta di modifica è arrivata dal centrodestra che, su questi temi, conferma assoluta compattezza.

Dopo la bocciatura delle pregiudiziali costituzionali e di merito e la questione sospensiva depositate dalle opposizioni, i deputati di minoranza hanno preso la parola in massa sul merito dei singoli emendamenti. I tempi per ogni gruppo erano contingentati, ostacolo aggirato in parte con interventi a titolo personale. Il prosieguo e il voto finale sul provvedimento sono dunque slittati a domani mattina. In aula erano presenti circa 280 deputati su 400 (quasi 100 in missione). Tra le proposte di modifica bocciate il coinvolgimento del Parlamento nell’eventuale rinnovo del protocollo, la previsione nei centri di un servizio di assistenza psicologica e quella di un rappresentante del Garante nazionale dei diritti delle persone private delle libertà personali. Respinto anche un testo del Pd in cui si chiedeva di mettere “nero su bianco” che nelle strutture in Albania potessero essere condotti migranti solo nel caso in cui il trasporto verso il territorio albanese non comportasse “un evidente ritardo nell’espletamento dei soccorsi” e di prevedere l’esclusione “di minori non accompagnati, di donne incinte e di persone bisognose di cure urgenti ed essenziali e in generale di persone vulnerabili”.

Il dibattito su questo emendamento è durato circa un’ora in cui la minoranza ha accusato l’esecutivo di aver blindato il testo per un “diktat di Palazzo Chigi” e ha evidenziato come le rassicurazioni “a voce” fatte dai rappresentanti dell’esecutivo non possono bastare quando si tratta di “garantire i diritti umani” peraltro di “persone vulnerabili”. A replicare il viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli (Fdi), che ha respinto la richiesta di accantonare l’emendamento per “mantenere – ha detto – il testo snello e non appesantire norme che possono essere mese in campo in via secondaria”. Pochi gli interventi in aula della maggioranza. Alessandro Urzì (Fdi) ha sostenuto che l’obiettivo della minoranza “dal primo momento” è stato quello di ottenere il “rinvio del provvedimento. Noi invece – ha affermato – siamo chiamati a governare i fenomeni migratori e non più a subirli”.

Diametralmente opposto il giudizio sul protocollo e sul ddl di ratifica da parte delle opposizioni. “A 110 anni dalla campagna d’Albania del 1915-1918 e a 85 anni dall’occupazione del 1939 e dal successivo protettorato, alcuni esploratori italiani sono pronti a recarsi in Albania per fare sperimentazioni sulle politiche migratorie, cioè, tradotto, sulla pelle dei migranti. Non nel nostro nome, non nel nome dell’Italia fondata sulla Costituzione” (Paolo Ciani del Pd); “l’unica cosa storica che state facendo è il disonore con il quale state coprendo il nostro Paese per questo provvedimento indegno” (il Dem Matteo Orfini); con il protocollo “comincia la campagna elettorale della Meloni” che costerà agli italiani “milioni di euro per ospitare al massimo 720 persone al mese: un numero infinitesimale rispetto a oltre 150 mila migranti sbarcati in Italia nel 2023” (Alfonso Colucci dei Cinque Stelle). E ancora: “a voi interessa la photo opportunity prima delle elezioni europee” e non quello che succederà il “giorno dopo” ai migranti ma anche “agli agenti della Polizia penitenziaria, i responsabili del centro, gli operatori sanitari” (Maria Elena Boschi). “Vi preparate, cinicamente e consapevolmente, a scaricare vite di persone in carne e ossa in una condizione in cui è evidente che i loro diritti fondamentali saranno sistematicamente violati” spendendo una “valanga di quattrini” (Nicola Fratoianni, Avs); un castello di carte fuori dal diritto”, un’operazione “inutile perché non aumenteranno i rimpatri, costosissima, disumana” (Riccardo Magi di +Europa).

Autonomia, Bersani: è una presa in giro vergognosa

Autonomia, Bersani: è una presa in giro vergognosaRoma, 23 gen. (askanews) – “Con l’autonomia differenziata si parla molto di incremento delle disuguaglianze, ma prima ancora il tema è che avremo uno stato arlecchino”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani parlando a ‘Otto e mezzo’ su La7. “Ci sono ventitré materie che le regioni scelgono di fare proprie a loro discrezione, un inedito a livello mondiale, nessuno Stato unitario o decentrato ha una configurazione uguale”.

“Poi – ha aggiunto – su questa cosa dei Lep voglio sapere se ad esempio per gli asili nido prendiamo come base il livello di Reggio Calabria o quello di Reggio Emilia? Le differenze sono sostanziali. Se prendiamo i livelli di Reggio Emilia e li applichiamo a tutte le materie non bastano tre bilanci statali a coprire i costi, ma queste norme sono previste senza spesa per lo Stato. Una presa in giro vergognosa”. Insomma, “a me l’autonomia differenziata va bene nel senso che la Sardegna potrà chiedere una materia relativa al trasporto marittimo e l’Umbria no perché non ha il mare. Se si interpreta in modo funzionale ha un senso ma con un progetto con ventitré materie à la carte si arriva allo sbrindellamento di uno Stato, ci tocca richiamare Garibaldi. Era più onesto Bossi che chiedeva la secessione”.

Peraltro, conclude, “mentre il Senato ha approvato l’autonomia differenziata vanno avanti con il premierato. Non è vero che sono in contraddizione, perché se si sfascia l’Italia c’è ancora più bisogno di un capo. Prendiamo sul serio il tema, lo dico anche a chi lo sta snobbando. Non può essere solo il Pd, il Parlamento o la sinistra: c’è in gioco l’Italia”.

Autonomia, Schlein: referendum? Non escludiamo nulla

Autonomia, Schlein: referendum? Non escludiamo nullaRoma, 23 gen. (askanews) – Il Pd potrebbe anche valutare di promuovere un referendum contro l’autonomia differenziata, anche se ora la priorità è “continuare la battaglia alla Camera”. Lo ha detto la segretaria democratica Elly Schlein conversando con i giornalisti alla Camera. “Il nostro è un Paese già frammentato da grandi dieeguaglianze e questa riforma aumenta diseguaglianze”.

“Contnueremo a contrastare l’autonomia anche alla Camra”, ha agguinto. Dopodiché, appunto, non viene escluso un referendum abrogativo: “Intanto ci batteremo per fermarla nel passaggio alla Camera. Poi non escludiamo alcuno strumento”. Di sicuro, “serve una mobilitazione forte con tutte le altre forze politiche e sociali che insieme a noi provino a spiegare quali sarebbero gli effetti devastanti dell’approvazione di questa riforma”.

Una riforma, ha proseguito, che “certifica che ci sono cittadini di serie A e di serie B. Chi ha già pagato enormemente i divari territtoriali, soprattutto al sud, farà ancora più fatica ad accedere ai servizi fondamentali, da scuola alla salute”.

Autonomia, Schlein: Meloni passa a storia per aver spaccato Italia

Autonomia, Schlein: Meloni passa a storia per aver spaccato ItaliaRoma, 23 gen. (askanews) – “Giorgia Meloni vuole passare alla storia per esser la presidente del Consiglio che ha spaccato l’Italia”. Lo ha detto la leader Pd Elly Schlin conversando con i giornalisti alla Camera dopo il voto del Senato sull’autonomia differenziata.

“E’ una giornata molto pesante”, aggiunge. “E’ veramente inspiegabile che abbia deciso di cedere a questo orrendo baratto per i suoi fini politici, mettendo a repentaglio l’unità nazionale. Perché di questo stiamo parlando”. (segue)

Autonomia differenziata delle Regioni, il Senato approva il ddl Calderoli

Autonomia differenziata delle Regioni, il Senato approva il ddl CalderoliRoma, 23 gen. (askanews) – L’aula del Senato ha approvato con 110 voti favorevoli, 64 contrari, 3 astenuti, il disegno di legge di iniziativa governativa, firmato dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega), sull’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Il disegno di legge, collegato alla manovra, era in prima lettura a palazzo Madama, passerà quindi all’esame della Camera.

“Gran risultato”: è il commento rilasciato dal leader della Lega Matteo Salvini dopo l’approvazione del disegno di legge sull’autonomia in aula al Senato, lasciando Palazzo Madama. Poi, in una nota, sottolinea: “È un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale, dai referendum di Lombardia e Veneto e dalle richieste dell’Emilia-Romagna e di altre regioni italiane”. “In questo momento mi sento di rivolgere un pensiero particolare a Bobo Maroni”, aggiunge. “Un’Italia più forte, unita, proiettata al futuro, solidale, con le regioni più produttive che prenderanno per mano quelle maggiormente in difficoltà per trainare l’intero Paese verso un domani di modernità, crescita e sviluppo”, Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.

Dura la reazione del Pd: “È un giorno triste per l’Italia. Nel silenzio dei ‘patrioti’, il Senato ha approvato l’autonomia differenziata. Una proposta vecchia, sconveniente e ingiusta. Ma non è finita qui. Il Pd continuerà a battersi contro questo disegno difendendo l’unità e la coesione del Paese”, commenta il responsabile Sud della segreteria Pd, Marco Sarracino.

Caso Ferragni, Meloni: giovedì in Consiglio dei ministri ci sarà una norma sulla trasparenza nella beneficenza

Caso Ferragni, Meloni: giovedì in Consiglio dei ministri ci sarà una norma sulla trasparenza nella beneficenzaRoma, 22 gen. (askanews) – Sul caso del pandoro Balocco sponsorizzato da Chiara Ferragni “io” ad Atreju “non volevo creare un caso, mi interessa la questione, ci sto lavorando e arriverà nel Consiglio dei ministri di giovedì” una norma sulla trasparenza nella beneficenza. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della registrazione di “Quarta Repubblica” che andrà in onda stasera su Rete 4.

“La vicenda – ha spiegato Meloni – ha fatto vedere che effettivamente c’è un buco nella normativa, in termini di trasparenza, delle attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico”, per questo “adesso stiamo facendo una norma” per cui “sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, per cosa vanno le risorse e quanta parte di quelle risorse viene effettivamente destinata a scopo benefico. Trasparenza, non divieti”, ha sottolineato la premier.

Caso Ferragni, Meloni: in Cdm giovedì norma su beneficenza

Caso Ferragni, Meloni: in Cdm giovedì norma su beneficenzaRoma, 22 gen. (askanews) – Sul caso del pandoro Balocco sponsorizzato da Chiara Ferragni “io” ad Atreju “non volevo creare un caso, mi interessa la questione, ci sto lavorando e arriverà nel Consiglio dei ministri di giovedì” una norma sulla trasparenza nella beneficenza. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della registrazione di “Quarta Repubblica” che andrà in onda stasera su Rete 4.

“La vicenda – ha spiegato Meloni – ha fatto vedere che effettivamente c’è un buco nella normativa, in termini di trasparenza, delle attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico”, per questo “adesso stiamo facendo una norma” per cui “sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, per cosa vanno le risorse e quanta parte di quelle risorse viene effettivamente destinata a scopo benefico. Trasparenza, non divieti”, ha sottolineato la premier.

Privatizzazioni, Meloni: no a lezioni da chi ha ceduto la Fiat

Privatizzazioni, Meloni: no a lezioni da chi ha ceduto la FiatRoma, 22 gen. (askanews) – “Che l’accusa” di vendere l’Italia “mi arrivi dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l’hanno ceduta ai francesi, hanno trasferito all’estero la sede legale e la sede fiscale, hanno messo in vendita” sulle piattaforme dell’immobiliare “i siti delle nostre storiche aziende italiane… cioè non so se il titolo fosse un’autobiografia però francamente le lezioni di tutela di italianità da questi pulpiti anche no”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando, nel corso della registrazione di “Quarta Repubblica” che andrà in onda stasera su Rete 4, di un titolo di Repubblica che, sulle privatizzazioni, accusava la premier di voler mettere in vendita l’Italia.