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Regionali,Meloni sente al telefono sia Salvini che Tajani

Regionali,Meloni sente al telefono sia Salvini che TajaniRoma, 18 gen. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, ha sentito oggi telefonicamente i suoi due vice. Al centro della telefonata con Matteo Salvini e di quella con Antonio Tajani, ancora il nodo delle prossime elezioni regionali.

Oggi, attraverso il vice segretario Andrea Crippa, la Lega ha sostanzialmente mollato la candidatura di Solinas e confermato che il candidato unitario sarà Paolo Truzzu, voluto da Fdi. Il nodo adesso è diventato la Basilicata: Salvini vuole che si ridiscuta anche la candidatura in quella Regione dove potrebbe piazzare il ‘suo’ Pasquale Papa, ma Forza Italia non intende cedere sull’uscente Vito Bardi. Tra le ipotesi, anche quella di candidare un civico.

Mattarella: la formazione non è fatto individuale ma bene comune

Mattarella: la formazione non è fatto individuale ma bene comuneRoma, 18 gen. (askanews) – L’investimento nella formazione “è un investimento per il futuro del nostro Paese. La formazione non è mai un fatto individuale: è una res publica, è questione della comunità, è davvero un bene comune”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo in Quirinale all’incontro con i vincitori dell’ottavo corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministrazione.

“Ed è questa, in effetti, la ragione più profonda per la quale merita apprezzamento l’esistenza di una Scuola Nazionale dell’Amministrazione di livello elevato, che cura la formazione pubblica, quella iniziale e quella continua. In questa direzione si inseriscono anche le iniziative che la Scuola sta promuovendo e che poc’anzi la Presidente ha delineato. La formazione, di cui poc’anzi il ministro ha richiamato l’importanza, evoca un processo: quello del “far prendere forma” – ha sottolineato il Capo dello Stato -. Si tratta di un processo che non si conclude nella fase iniziale ma che richiede di esser curato e ripreso lungo tutta la carriera professionale. Ne fa parte l’esperienza sempre più profonda che viene acquisita con gli anni”.

Trent’anni fa finì la Dc, al centro cresce voglia Balena bianca

Trent’anni fa finì la Dc, al centro cresce voglia Balena biancaRoma, 18 gen. (askanews) – La guerra sul simbolo che di tanto in tanto si riattizza, la lotta per il nome, la disputa sull’eredità politica, il fiorire, in trent’anni, di numerosi esperimenti di rassemblement – tutti finiti male – ispirati alla “Balena bianca”: la storia della Democrazia cristiana, sciolta il 18 gennaio 1994, è la storia dell’Italia. Tanto da continuare ad esserlo perfino dopo che la Dc ha smesso ufficialmente di esistere.

Non è, infatti, questione di “cespugli”, frammenti del vecchio partito, spesso in cerca d’autore, per i quali, nella seconda Repubblica, l’allora potente Francesco Storace aveva auspicato “il diserbante”, ma di una vocazione mai doma a rappresentare il centro moderato e riformatore. Vocazione di cui molti si sono fatti interpreti fino all’autodistruzione. Ultimo caso, ben noto alle cronache, il fallimento del Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Eppure, un po paradossalmente, nel trentesimo anniversario dello scioglimento della Dc, confluita nel Partito Popolare ad opera del suo ultimo segretario Mino Martinazzoli, torna quanto mai attuale il motto di un vero comunista, Mao Tse-tung: “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”. Propizia, insomma. Anche se la modernità sembra declinarsi sempre più ferocemente in un rigido manicheismo in politica e nella società (“I social – scriveva giorni fa lo scrittore Jonathan Bazzi – sono l’arte della guerra. Tu sei il male, io il bene. E più questo meccanismo si inasprisce, più aumentano i like”) la voglia di “Balena bianca”, ovvero di un corpo enorme capace di tenere tutto dentro, cresce. Sarà per questo che proprio oggi Gianfranco Rotondi, eletto con Fratelli d’Italia, ha annunciato la rinascita della Dc: si chiamerà “Democrazia cristiana con Rotondi”, il tesseramento è aperto, non avrà nel simbolo lo scudocrociato – già appannaggio dell’Udc -, ma una balena bianca, omaggio all’ultimo segretario Arnaldo Forlani, recentemente scomparso, che fece propria, nel discorso dopo la sua elezione, l’espressione coniata dal giornalista Giampaolo Pansa.

Primo banco di prova le elezioni regionali in Sardegna, mentre per le Europee ci si dovrà confrontare con Giorgia Meloni. Perché, ha sottolineato Rotondi, nonostante i tentativi di “riscrivere la storiografia di una Dc tutta a sinistra la maggioranza dei suoi dirigenti erano moderati, anticomunisti”. Con Meloni, dunque, “la cui idea di destra popolare è il prodotto più vicino alla Dc”, ha chiosato. Ma non basta. Beppe Fioroni, uscito mesi fa dal Pd schleineriano ha chiesto, in un’intervista di pochi giorni fa ad Avvenire, di tornare ad abitare il centro visto che il Pd va a sinistra e proprio su questa linea sabato prossimo si ritrovano a Roma varie associazioni, sotto la regia di Piattaforma popolare coordinata dall’ex senatore Ivo Tarolli. Obiettivo immediato: mettere in campo alle prossime elezioni Europee una lista unica che raccolga “tradizioni popolari, civiche, riformatrici e liberaldemocratiche, cristianamente ispirate”. Obiettivo finale: dare vita “a un partito nuovo di ispirazione cristiana, laico, aperto a credenti e non” superando il bipolarismo italiano.

L’ennesimo sogno? “No, guardi che questa nostra di sabato è la cosa più strutturata e organica che mai sia stata messa in campo – spiega Tarolli -, non è un semplice ritrovarsi: abbiamo fatto un centro studi con decine di docenti di dieci università italiane, abbiamo fatto il tavolo paritario, discusso sul territorio con decine di incontri. Arriviamo al rassemblement con un pensiero unico e condiviso”. E con una prospettiva a due cifre: messa insieme la galassia del mondo cattolico arriva “alla ragionevole ipotesi del 10-12%. Significa: 60-80 parlamentari, c’è spazio per tutti – osserva Tarolli – a condizione che si accetti un processo politico nuovo” di cui sabato si dovrebbe sottoscrivere l’atto di indirizzo alla presenza di vari rappresentanti di quest’area tra cui Raffaele Bonanni, Elena Bonetti, Ettore Rosato, Mariastella Gelmini, tutta gente che “se nel rassemblement ci fosse la Bonino non ci sarebbero più loro”. Tanto per capire i confini della cosa. A cui guardano, comunque, anche socialisti da una vita come l’ex ministro Claudio Signorile. “Per quasi 50 anni democristiani e socialisti hanno governato insieme non malissimo direi, quindi – afferma -, senza proporsi cose assurde, senza pensare di fare governi, ci sono le condizioni per fare politica insieme, non credo nello spazio politico del centro ma credo ai progetti. Lo spazio oggi è quello dei riformatori, non dei riformisti. Il leader? I leader non si fanno prima, si fanno durante i processi politici. Se un leader c’è prima, di solito fa una brutta fine”.

Renzi e Calenda sono interlocutori naturali per questa creatura anche se “hanno sbagliato non perchè il Terzo Polo non abbia spazio ma perchè hanno pensato a un partito del leader e non hanno fatto altro che azzuffarsi, mentre si deve partire da un’identità di comunità”. Insomma, tira le fila Tarolli, “nel centro ci stanno potenzialmente Renzi, Calenda, Forza Italia, il punto di arrivo è il popolarismo internazionale”. Rotondi? “Chiarisca a se stesso – conclude – se intende fare il gregario o portare la cultura cristiano popolare ad essere uno degli attori della scena internazionale”. Quindi, osserva Giuseppe Matulli, ex deputato e studioso del pensiero di Aldo Moro: “Le europee potrebbero essere un banco di prova se si avesse il coraggio di sperimentare finalmente partiti transnazionali, dopo aver espresso valori ed obiettivi”.

Intelligenza artificiale, Meloni riceve Bill Gates a Palazzo Chigi: il cambiamento va governato, non subito

Intelligenza artificiale, Meloni riceve Bill Gates a Palazzo Chigi: il cambiamento va governato, non subitoRoma, 18 gen. (askanews) – Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto oggi a Palazzo Chigi Bill Gates. Alla riunione, che rientra nell’ambito di una serie di incontri sul tema dell’intelligenza artificiale, ha preso parte anche Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’Informazione.

Nel corso dell’incontro – fa sapere una nota di Palazzo Chigi – si è discusso delle opportunità e dei rischi dell’IA e sulla necessità di governare i cambiamenti futuri, evitando così di subirli. Il colloquio – conclude la nota – ha permesso anche di ribadire la centralità dell’Africa per la Presidenza italiana G7, alla vigilia del Vertice Italia-Africa previsto il 28-29 gennaio.

Ok ad election day sarà in prossimo Cdm,terzo mandato invece no

Ok ad election day sarà in prossimo Cdm,terzo mandato invece noRoma, 18 gen. (askanews) – La norma sull’election day, ovvero l’accorpamento delle elezioni europee con le regionali nelle giornate di sabato e domenica 8 e 9 giugno 2024, che il Consiglio dei ministri di martedì scorso avrebbe dovuto approvare, sarà riproposta così com’è nel prossimo Consiglio dei ministri, anche se la data della nuova riunione non è ancora stata fissata. E’ quanto si apprende da fonti di governo.

Difficile, invece, che all’esame del prossimo Cdm arrivi la norma che elimina il limite dei due mandati per i sindaci dei Comuni tra 5mila e 15mila abitanti, spiegano le stesse fonti.

Conte davanti al Giurì d’onore: il mio governo riferì 30-40 volte al Parlamento. Meloni sul Mes ha mentito

Conte davanti al Giurì d’onore: il mio governo riferì 30-40 volte al Parlamento. Meloni sul Mes ha mentitoRoma, 18 gen. (askanews) – “Voglio giustizia”. Dopo un’ora e mezza di audizione a Montecitorio davanti al Giurì d’onore della Camera il leader M5s Giuseppe Conte spiega ai giornalisti di avere “piena fiducia nelle valutazioni che faranno i colleghi deputati della commissione speciale” ma avverte: “Non si può creare un precedente, non può essere consentito a nessuno di venire in Parlamento a ribaltare la realtà dei fatti, a nessun membro del Parlamento perché parliamo della deputata Meloni, non solo della presidente del Consiglio”.

I fatti sono quelli che Meloni, lo scorso 13 dicembre, replicando al dibattito sulle sue comunicazioni in vista del consiglio europeo, davanti all’aula del Senato, aveva riferito così: “La ratifica del Mes l’ha fatta il governo Conte senza mandato parlamentare e un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti”. Affermazioni fatte dalla premier sventolando come prova un fax inviato nel 2021 da Luigi Di Maio, allora ministro degli Esteri, all’allora rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, l’ambasciatore Maurizio Massari, in cui Di Maio lo autorizzava a ratificare l’accordo che modificava il Mes. Per Conte “dichiarazioni false e menzognere che offendono l’onore e la reputazione non solo miei personali ma anche del governo rispetto a tutta l’attività di confronto trasparente e puntuale fatto col Parlamento e quindi con tutti i cittadini”. E infatti davanti al Giurì d’Onore, nominato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana proprio su richiesta di Conte per valutare se le accuse di Meloni ledano la sua onorabilità, l’ex premier si è presentato oggi alle 13,30 con una montagna di documenti, circa un centinaio di pagine che sono state oggetto della sua audizione.

Una memoria, si apprende, preparata dallo stesso Conte e illustrata alla Commissione speciale per ripercorrere tutti i passaggi parlamentari della riforma del Mes e del rafforzamento dell’unione bancaria e monetaria: sono stati ben 14 tra Camera e Senato i passaggi fatti dall’allora presidente del Consiglio in persona. Numeri che lievitano sensibilmente – arrivando ad essere anche 30/40 – se si considerano i passaggi fatti tra Commissioni e Aula dai ministri competenti, ovvero i ministri dell’Economia Giovanni Tria e Roberto Gualtieri, nella scorsa legioslatura ai tempi del governo I e II quando, viene fatto notare, Giorgia Meloni era deputata di Fdi e sedeva nei banchi dell’opposizione. Domani il Giurì d’onore presieduto da Giorgio Mulè, vicepresidente Fi della Camera e deputato, ascolterà la presidente del Consiglio, leader di Fdi. L’audizione è fissata per le 12. Sarà la prima voltà che Meloni torna sull’argomento dopo un mese. La descrivono pronta e preparata a rispondere a tutte le domande dei componenti della Commissione: che sono, oltre a Mulè, il deputato della Lega Fabrizio Cecchetti, di Noi Moderati Alessandro Colucci, del Pd Stefano Vaccari e di Avs Filiberto Zaratti. Il presidente Mulè dovrà riferire entro il 9 febbraio all’Assemblea sugli esiti della sua attività. Della relazione del Giurì l’Assemblea si limiterà a prendere atto, senza dibattito né votazione.

Si tratta del secondo Giurì d’onore costituito da Fontana in questa legislatura: il primo fu chiesto da Pd lo scorso anno dopo le affermazioni di Giovanni Donzelli (Fdi) che aveva raccontato in aula che Cospito, detenuto al 41bis, aveva incontrato i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando “che andavano a incoraggiarlo nella battaglia”. In quell’occasione, la commissione presieduta dal M5s Sergio Costa stabilì che Donzelli non aveva leso l’onorabilità dei dem.

IA, Meloni-Bill Gates: il cambiamento va governato e non subito

IA, Meloni-Bill Gates: il cambiamento va governato e non subitoRoma, 18 gen. (askanews) – Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto oggi a Palazzo Chigi Bill Gates. Alla riunione, che rientra nell’ambito di una serie di incontri sul tema dell’intelligenza artificiale, ha preso parte anche Padre Paolo Benanti, Presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’Informazione.

Nel corso dell’incontro – fa sapere una nota di Palazzo Chigi – si è discusso delle opportunità e dei rischi dell’IA e sulla necessità di governare i cambiamenti futuri, evitando così di subirli. Il colloquio – conclude la nota – ha permesso anche di ribadire la centralità dell’Africa per la Presidenza italiana G7, alla vigilia del Vertice Italia-Africa previsto il 28-29 gennaio.

Mes,Conte:voglio giustizia dalla Camera,Meloni ha ribaltato realtà

Mes,Conte:voglio giustizia dalla Camera,Meloni ha ribaltato realtàRoma, 18 gen. (askanews) – “L’attività presso il Giurì d’onore è secretata quindi tutte le attività e le dichiarazioni che ho rilasciato restano segrete però come sapete ne ho chiesto l’attivazione perché ritengo sia un istituto parlamentare di salvaguardia in ipotesi estreme, quando si hanno dichiarazioni false e menzognere che offendono l’onore e la reputazione non solo miei personali ma anche del governo rispetto a tutta l’attività di confronto trasparente e puntuale fatto col Parlamento e quindi con tutti i cittadini”. Lo ha detto il leader M5s Giuseppe Conte commentando l’audizione di oggi davanti alla commissione speciale della Camera.

“Mi rimetto alle valutazioni che faranno i colleghi deputati verso i quali ho pieno rispetto e piena fisducia”, ha aggiunto. “Facciano le loro valutazioni: rivendico solo che non si crei un precdenete, cioè non sia consentito a nessuno di venire in Parlamento a ribaltare la realtà dei fatti, a nessun membro del Parlamento perché parliamio della deputata Meloni, non solo della presidente del Consiglio”. Meloni ha “ribaltato la verità dei fatti avvalendosi di tutta la potenza mediatica di accuse gravi e offensive rilanciate da tutti i notiziari e dalla stampa: voglio giustizia”.

Al via a Gubbio il conclave Pd, l’ex convento off limits alla stampa

Al via a Gubbio il conclave Pd, l’ex convento off limits alla stampaGubbio (Pg), 18 gen. (askanews) – E’ ben chiuso il cancello del Park hotel ai Cappuccini di Gubbio dove nel primo pomeriggio arriveranno i deputati del Pd per la due giorni organizzata dal gruppo. Dei 69 parlamentari Dem della Camera, si spiega, dovrebbero mancarne solo 4 o 5 per impegni già presi in precedenti (tra loro l’ex premier Enrico Letta). La segretaria Elly Schlien è attesa per domani nell’ex convento immerso nel verde farà l’intervento di chiusura.

L’evento, come ha spiegato il dipendente dell’albergo da dietro il cancello, è off limits alla stampa e fuori si è creato già un capannello di giornalisti, telecamere e microfoni. I lavori si aprono oggi, alle ore 16, con la capogruppo Chiara Braga. Seguiranno due sessioni: “Dove va il mondo. Trea guerree pace, l’Europoa di Ventotene”; “La destra al potere: tra propaganda e sogni di egemonia”.

Domani, la terza sessione “Un patto tra generie generazioni, un’altra ideadi futuro”. Poi, alle ore 11,30, l’intervento conclusivo della segretaria. L’evento sarà un’occasione di confronto all’interno del partito sulla linea politica da adottare, in Parlamento e in vista delle elezioni europee. A cominciare dalla decisione della segretaria di candidarsi o meno, riserva che al momento non è ancora stata sciolta da Elly Schlein.

(dall’inviata Costanza Zanchini)

Ddl ecoproteste, ok definitivo Camera: maxi multe fino a 60mila euro per chi deturpa beni culturali o paesaggistici

Ddl ecoproteste, ok definitivo Camera: maxi multe fino a 60mila euro per chi deturpa beni culturali o paesaggisticiRoma, 18 gen. (askanews) – L’Aula della Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge, di iniziativa governativa, emanato dal governo in seguito alle proteste sul cambiamento climatico, che prevede sanzioni per chi deturpa beni culturali o paesaggistici. I sì sono stati 138, i no 92, 10 gli astenuti. Non ci sono modifiche rispetto al testo già approvato dal Senato.

Il provvedimento prevede la sanzione amministrativa da 20.000 euro a 60.000 euro per chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui. È prevista inoltre la sanzione amministrativa da 10.000 euro a 40.000 euro per chiunque deturpi o imbratti beni culturali o paesaggistici propri o altrui, o destina i beni culturali ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione o integrità o ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico. Il danneggiamento e la distruzione di beni culturali erano già puniti nel codice penale con la pena della reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000. E il deturpamento o imbrattamento di beni culturali con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 1.500 euro a 10.000 euro.

I proventi delle sanzioni previste dal ddl approvato oggi, secondo quanto previsto dallo stesso ddl, sono versati in un apposito capitolo del bilancio dello Stato per essere successivamente riassegnati al Ministero della Cultura affinché siano impiegati prioritariamente per il ripristino dei beni. Il ddl infine introduce una fattispecie aggravata (sanzionata con pene raddoppiate) a carico di chi deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico; prevede specifiche sanzioni – reclusione da 1 a 6 mesi o multa da 300 a 1.000 euro – per coloro che deturpano o imbrattano teche, custodie e altre strutture adibite alla esposizione, protezione e conservazione di beni culturali esposti in musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico. “Ringrazio il Parlamento per il lavoro svolto, prima il Senato e oggi la Camera, per essere finalmente riusciti a raggiungere questo fondamentale traguardo. Oggi è una bella giornata per la cultura italiana e, in particolare, per il patrimonio artistico e architettonico della Nazione.

“Con l’approvazione definitiva a Montecitorio diventa legge il ‘ddl eco-vandali’, da me fortemente voluto, che stabilisce un principio cardine: d’ora in poi, chi arrecherà dei danni al patrimonio culturale e paesaggistico sarà costretto a pagare di tasca propria il costo delle spese per il ripristino integrale delle opere”. Lo ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo l’approvazione definitiva del provvedimento da parte dell’aula della Camera. “Chi si renderà responsabile di atti vandalici nei confronti dell’arte e dei monumenti nazionali, patrimonio della nostra identità e dell’umanità, deve sapere che ne risponderà direttamente in prima persona dal punto di vista patrimoniale. Si tratta, infatti, di sanzioni amministrative immediatamente irrogabili dal prefetto del luogo dove il fatto è commesso, sulla base delle denunce dei pubblici ufficiali”, ha continuato il ministro.

“È bene poi ricordare, ancora una volta, che colpire l’arte significa danneggiare anche la natura, perché in virtù dell’antropizzazione del paesaggio alcuni luoghi o monumenti sono diventati parte integrante delle nostre città. Compito dello Stato, come sancisce l’articolo 9 della Costituzione, è quello di preservare questa risorsa unica e preziosa che abbiamo il dovere di proteggere e custodire per le future generazioni”, ha concluso.