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Calenda: i Dem chiedono il permesso al M5S su ogni cosa

Calenda: i Dem chiedono il permesso al M5S su ogni cosaRoma, 11 gen. (askanews) – “Schlein e la dirigenza dem hanno il terrore di allontanarsi politicamente dal M5S. Così cade l’ultimo tabù: il Pd vota l’astensione su un’indegna risoluzione dei Cinque Stelle che chiede di interrompere ogni sostegno all’Ucraina, proprio nel momento in cui non solo gli attacchi russi si intensificano, ma Kiev ha un problema di munizioni gigantesco. Conte li vuole lasciare letteralmente disarmati e la dirigenza del Pd si avvita sulla lineaádeiá5 Stelle”. Lo dice in una intervista al Corriere della Sera, il leader di AZione, Carlo Calenda.

Calenda aveva attaccato il Pd per il suo voto, anzi i suoi voti, sull’Ucraina. “Già, ma c’è una storia dietro le mie affermazioni. Martedì abbiamo lavorato per cercare di arrivare a una risoluzione comune tra Pd, Azione, +Europa e Italia viva. Era cosa fatta. Dopodiché, l’indomani mattina, la dirigenza dem ha sentito il richiamo della foresta dei Cinque Stelle e la mozione unicaáèásaltata”. “Nel giro di questi sei mesi – aggiunge Calenda – ho visto che su tutta una serie di dossier su cui abbiamo cercato di collaborare con il Pd, come è doveroso fare visto che siamo insieme all’opposizione, alla fine è saltato tutto perché, a detta della dirigenza dem, “se non c’è l’accordo dei 5 Stell, e non c’era, “non si fa l’accordo”. Ho provato di nuovo a proporre un progetto comune su competitività e crescita, dove il governo non sta facendo nulla, ma anche qui non si può fare niente se il M5S non è al tavolo, e Cinque Stelle e competitività sono due parole che non posso stare insieme. Morale della favola: l’attuale leadership dem si autoesclude da qualunque collaborazione con l’area liberal-democratica per la semplice ragione che ogni volta deve chiedere il permesso al Movimento”.

Pd cerca equilibrio su Ucraina ma dissensi da minoranza

Pd cerca equilibrio su Ucraina ma dissensi da minoranzaRoma, 10 gen. (askanews) – E’ un lavoro di equilibrio difficile quello che il Pd ha dovuto fare oggi sulle risoluzioni sull’invio di armi all’Ucraina, l’obiettivo di costruire un’alleanza costringe Elly Schlein ad una complicata opera di tessitura per evitare gli smarcamenti dei potenziali alleati. Già la riunione del gruppo di ieri sera alla Camera – raccontano – era stata difficile, per le differenti posizioni ma alla fine la mediazione sulla risoluzione del Pd è stata efficace, tanto che non sono stati registrati voti contrari. Le smagliature appaiono quando si tratta di votare sui testi degli altri partiti, perché da un lato il Pd non vuole marcare troppo le distanze da M5s, che da mesi cerca di intestarsi la battaglia “pacifista” del no alle armi a Kiev, e dall’altra non può sconfessare la linea fin qui sostenuta del sostegno anche militare all’Ucraina.

Ne è uscita una linea da equilibristi, appunto, quella dell’astensione su tutte le altre risoluzioni, che ha provocato qualche distinguo e ha scatenato le polemiche dei centristi. Alla Camera sono stati in tre a dire sì al documento del centrodestra – Lorenzo Guerini, Marianna Madia e Lia Quartapelle – a votare comunque a favore dell’invio di armi all’Ucraina, imitati da sei senatori a palazzo Madama, Simona Malpezzi, Dario Parrini, Filippo Sensi, Tatiana Rojc, Valeria Valente e Pier Ferdinando Casini (che è nel gruppo Pd). Non è uno smarcamento in blocco della minoranza – che comunque ci tiene a far sapere di aver riunito il coordinamento di ‘Energia popolare’ con Stefano Bonaccini – molti esponenti dell’area hanno votato secondo le indicazioni di partito, ma comunque un segnale di irrequietezza che già altre volte era arrivato sulle questioni di politica estera.

Inoltre, appunto, l’astensione sulla risoluzione 5 stelle ha portato agli attacchi dei centristi, sia di rito renziano che calendiano, che accusano i democratici di rinnegare la loro stessa linea dicendo sì ad un testo che chiedeva lo stop all’invio delle armi. “Il Partito Democratico si è astenuto sulla vergognosa risoluzione pro-russa del M5s”, attacca Calenda. Giuseppe Provenzano non ci sta, precisa che il Pd si è astenuto sul testo dei 5 stelle perché il passaggio sullo no alle armi era ormai precluso dall’approvazione delle risoluzioni del Pd e della maggioranza: “Dal terzo polo bugie e accuse surreali”, dice. “Ci siamo invece astenuti sulla risoluzione del Governo, perché non credibile sugli impegni diplomatici, su cui Crosetto è stato elusivo, e manchevole della condanna ai veti di Orban. E ci siamo astenuti anche su tutte le altre delle opposizioni, compresa quella del M5S che comunque non conteneva più il punto in cui si chiedeva di interrompere la fornitura delle armi, perché precluso dai voti precedenti”.

Un ragionamento che, comunque, non convinceva tanti nel partito, tanto che al Senato, alla fine, si è deciso di seguire una strada diversa, grazie anche al fatto che il documento M5s non è stato ammesso al voto. Il Pd ha votato anche il testo dei centristi in questo caso, evitando di astenersi come fatto alla Camera. E Alessandro Alfieri, membro della segreteria e esponente della minoranza, ha chiarito in aula: “E’ proprio in questo momento, il momento di massima difficoltà, che dobbiamo far sentire la nostra vicinanza al popolo ucraino”. Quindi, ha sottolineato, “Voteremo il prossimo decreto” per la fornitura di armi a Kiev.

Il Piano Mattei per lo sviluppo di Stati del Continente Africano è legge

Il Piano Mattei per lo sviluppo di Stati del Continente Africano è leggeRoma, 10 gen. (askanews) – Con 169 voti a favore e 119 contrari l’Aula della Camera ha approvato definitivamente il decreto legge Piano Mattei per lo sviluppo di Stati del Continente Africano. Non essendo state apportate modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato, il decreto è convertito in legge.

Un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, volto alla promozione di uno sviluppo sostenibile e duraturo. Questo l’obiettivo del ‘Piano Mattei’ per lo sviluppo dei Paesi africani, un Piano la cui governance è definita nel decreto legge che è stato approvato definitivamente dalla Camera, senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato. Una “scatola vuota”, secondo le opposizioni, che non prevederebbe risorse e progetti concrete per investimenti. Un Piano che si riempirà di contenuti, replicano governo e maggioranza, che verranno definiti in collaborazione tra Italia e Paesi africani, a partire da quanto emergerà dalla Conferenza Italia-Africa di fine gennaio.

Il Piano Mattei, di durata quadriennale e aggiornabile anche antecedentemente scadenza, è adottato con un decreto del Presidene del Consiglio dei Ministri previo parere delle Commissioni parlamentari competenti che dovranno esprimersi entro trenta giorni, disposizione quest’ultima inserita nel corso dell’iter al Senato. Gli ambiti di intervento e le priorità del Piano, è scritto nel decreto, riguardano la cooperazione allo sviluppo, la promozione di esportazioni e di investimenti, l’istruzione e la formazione, la ricerca e l’innovazione, la salute, la sicurezza alimentare, lo sfruttammento sostenibile delle risorse naturali, l’ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, il partenariato nel settore aerospaziale e in quello energetico e delle fonti rinnovabili e dell’economia circolare.

Per coordinare le attività è istituta la Cabina di regia per il Piano Mattei, presieduta dal Presidente del Consiglio e composta dal Ministro degli Affari esteri (vicepresidente), dagli altri ministri, dal presidente della Conferenza delle Regioni, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dal presidente dell’Ice, da rappresentanti di Cdp, Sace e Simest. Al fine di supportare le attività connesse al Piano Mattei e i lavori della Cabina di regia, è istituita a decorrere dal 1° dicembre 2023, una apposita Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con oneri previsti di 235.077 euro per il 2023 e di 2,8 milioni di euro annui a decorere dal 2024.

Entro il 30 giugno di ciascun anno il governo trasmette alle Camera una relazione sullo sttao di attuazione del Piano.

Ucraina, Conte: Governo passivo segue istruzioni di Washington

Ucraina, Conte: Governo passivo segue istruzioni di WashingtonRoma, 10 gen. (askanews) – “Ancora una volta il Movimento 5 stelle costituisce un’eccezione: abbiamo votato no all’invio di ulteriori forniture militari per l’Ucraina”. Lo ha detto il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in un punto stampa rilanciato sulla sua pagina Facebook.

“Ancora qualche mese fa – ha sottolineato l’ex premier – la presidente Meloni scommetteva sulla vittoria sulla Russia: una scommessa che noi non abbiamo mai fatto perché riteniamo che assecondare questa escalation militare allontani una via di uscita. L’unica via d’uscita è il negoziato, trattative per la pace, concentrare lì i nostri sforzi politici e diplomatici. Invece il risultato è un governo che continua ad assecondare le indicazioni, le istruzioni di Washington, a piegarsi passivamente a questa logica bellicista di una escalation militare: che non sta portando assolutamente frutti, se non ulteriori morti e distruzioni”. “Peraltro oggi – ha proseguito il leader M5S – è stata respinta una nostra proposta di tassare gli extraprofitti delle industrie belliche. In un momento del genere, dove le industrie belliche ormai sono un paio d’anni che stanno lucrando ingenti vantaggi e profitti, almeno il Governo potrebbe avere la decenza, visto che sposa questa linea, di poter operare una redistribuzione con questa tassazione, a favore di famiglie e imprese in difficoltà. In difficoltà per il caro-vita, il caro-mutui, il caro-tutto. Invece nulla per le emergenze degli italiani ma continua a seguire le istruzioni che ci vengono impartite dall’estero”, ha concluso Conte.

Via libera del Senato alla prosecuzione degli aiuti, anche militari, a Kiev

Via libera del Senato alla prosecuzione degli aiuti, anche militari, a KievRoma, 10 gen. (askanews) – L’aula del Senato ha approvato, con 103 voti favorevoli, 24 contrari e 27 astenuti, la risoluzione di maggioranza con cui si chiede, tra le altre cose, di “continuare a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito Nato e Unione europea, nonché nei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”.

La risoluzione chiede anche di “profondere tutti gli sforzi diplomatici in tutte le sedi, anche in qualità di presidente di turno del G7, con l’obiettivo di porre fine al conflitto e alle sofferenze del popolo ucraino e giungere ad una pace giusta, duratura ed equilibrata che ristabilisca la sicurezza e l’ordine mondiale nel rispetto del diritto internazionale”. L’aula di Palazzo Madama ha approvato anche le risoluzioni a firma Borghi (Iv) – Gelmini (Az), su cui il governo aveva espresso parere favorevole, e del Pd (Alfieri ed altri), votata per parti separate. Precluse le risoluzioni di M5s (Patuanelli e altri) e Avs (De Cristofaro e altri).

Ucraina, da Senato ok ad aiuti anche militari a Kiev

Ucraina, da Senato ok ad aiuti anche militari a KievRoma, 10 gen. (askanews) – L’aula del Senato ha approvato, con 103 voti favorevoli, 24 contrari e 27 astenuti, la risoluzione di maggioranza con cui si chiede, tra le altre cose, di “continuare a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito Nato e Unione europea, nonché nei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”.

La risoluzione chiede anche di “profondere tutti gli sforzi diplomatici in tutte le sedi, anche in qualità di presidente di turno del G7, con l’obiettivo di porre fine al conflitto e alle sofferenze del popolo ucraino e giungere ad una pace giusta, duratura ed equilibrata che ristabilisca la sicurezza e l’ordine mondiale nel rispetto del diritto internazionale”.

Acca Larentia, Piantedosi: contestata l’apologia del fascismo a 5 esponenti di CasaPound

Acca Larentia, Piantedosi: contestata l’apologia del fascismo a 5 esponenti di CasaPoundRoma, 10 gen. (askanews) – “La questura di Roma ha trasmesso alla competente autorità giudiziaria una prima informativa di reato, contestando il delitto di apologia del fascismo a carico di cinque esponenti di CasaPound, individuati tra i partecipanti, cui seguiranno ulteriori comunicazioni all’esito del riconoscimento e identificazione degli ulteriori convenuti alla manifestazione”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso del question time alla Camera.

“Lo spirito della commemorazione di tragedie così gravi come quella di Acca Larentia, che ha causato il vile assassinio di giovani vite e che rimane tuttora senza giustizia, è tradito dalla riproposizione di gesti e simboli che rappresentano un’epoca condannata dalla storia”. “Nel corso della mia audizione di ieri nella Commissione Segre, in Senato – ha proseguito il responsabile del Viminale – ho registrato, e la sottolineo, una trasversale distanza di tutte le forze politiche da quei comportamenti che le immagini dei media hanno divulgato”. “Le Forze di polizia – ha detto – hanno adottato lo stesso modulo operativo seguito nelle analoghe manifestazioni effettuate negli anni scorsi, frutto di esperienze professionali e di competenze tecniche consolidate, che non mutano di fronte a qualsivoglia manifestazione, pur di diverso estremismo ideologico. Penso, ad esempio, alle recenti iniziative anti-israeliane svolte a seguito della crisi in Medio Oriente”. Nella commemorazione di Acca Larentia, quest’anno, “hanno aderito circa 1000 persone, nel passato, con le stesse modalità, ha registrato numeri ben maggiori di presenze, con un picco di 3000 nel 2018”. “La Questura di Roma, cui va il mio plauso, ha assicurato lo svolgimento della manifestazione senza che si verificassero incidenti, privilegiando le attività di osservazione, più proficue per l’acquisizione di elementi utili da sottoporre all’autorità giudiziaria ai fini dell’accertamento dell’eventuale commissione di reati”.

Acca Larentia, Schlein: cani sciolti? Andavano a spasso con Meloni

Acca Larentia, Schlein: cani sciolti? Andavano a spasso con MeloniRoma, 10 gen. (askanews) – “Non raccontateci, come fa l’onorevole Rampelli, che sono cani sciolti: sono un branco organizzato con cui siete andati a spasso per anni e che ha nostalgia del disciolto partito fascista”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein durante il question time alla Camera, replicando al ministro Piantedosi a proposito del raduno per l’anniversario di Acca Larentia. “Non dimentichiamo – ha aggiunto – la presidente del Consiglio Meloni accompagnata nel 2008 ad Acca Larentia da Rampelli e da Castellino, condannato a più di 8 anni di reclusione per l’assalto alla Cgil”.

E’ “imbarazzante – ha concluso – il silenzio della presidente Meloni che non riesce nemmeno ora a dire una parola di condanna. Ad Acca Larentia abbiamo visto il fermo immagine di un paese in cui non ci riconosciamo, legato a rituali del peggiore passato della nostra storia”.

Acca Larentia, Schlein: cani sciolti? Andavano a spasso con Meloni

Acca Larentia, Schlein: cani sciolti? Andavano a spasso con MeloniRoma, 10 gen. (askanews) – “Non raccontateci, come fa l’onorevole Rampelli, che sono cani sciolti: sono un branco organizzato con cui siete andati a spasso per anni e che ha nostalgia del disciolto partito fascista”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein durante il question time alla Camera, replicando al ministro Piantedosi a proposito del raduno per l’anniversario di Acca Larentia. “Non dimentichiamo – ha aggiunto – la presidente del Consiglio Meloni accompagnata nel 2008 ad Acca Larentia da Rampelli e da Castellino, condannato a più di 8 anni di reclusione per l’assalto alla Cgil”.

E’ “imbarazzante – ha concluso – il silenzio della presidente Meloni che non riesce nemmeno ora a dire una parola di condanna. Ad Acca Larentia abbiamo visto il fermo immagine di un paese in cui non ci riconosciamo, legato a rituali del peggiore passato della nostra storia”.

Crosetto è il più ricco nel governo, stacca Santanchè e Meloni

Crosetto è il più ricco nel governo, stacca Santanchè e MeloniRoma, 10 gen. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto è di gran lunga l’esponente di governo più ricco: nel 2023 il suo reddito imponibile è stato di 890.951 euro, mentre il suo collega Raffaele Fitto, titolare del Ministero per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, è risultato quello “più povero”, con un reddito imponibile 2023 di soli 20.672 euro. Entrambi i ministri non hanno segnalato variazioni patrimoniali rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni dei redditi 2023, riferiti al 2022, consultabili sui siti di Senato e Camera.

Sul secondo gradino del podio troviamo la ministra del Turismo Daniela Santanché con 293.510 euro di reddito imponibile e al terzo posto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con 284.798 euro. Mentre Santanchè ha comunicato, come variazioni rispetto alla dichiarazione 2022, la vendita della quota di Visibilia concessionaria (23% delle azioni) e la vendita dell’intero pacchetto azionario (22%) del Twiga srl, la premier ha comunicato come variazione la vendita della vecchia abitazione (e relativa pertinenza), e l’acquisto di una nuova casa. A fondo classifica i due vicepremier: il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, con un reddito imponibile 2023 di 95.384 euro, e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con 75.173 euro di imponibile.

Ecco nel dettaglio la lista dei membri di governo con il relativo reddito imponibile 2023. Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: 284.798 euro. Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini: 95.384 euro. Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani: 75.173 euro. Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: 94.645 euro. Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo: 98.737 euro. Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli: 142.298 euro. Ministro per la protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci: 49.098 euro. Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto: 20.672 euro. Ministro per lo Sport Andrea Abodi: 157.563 euro. Ministro per la Famiglia, la natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella: 67.480 euro. Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli: 101.503 euro. Ministro per riforme istituzionali e la semplificazione normativa Elisabetta Casellati: 234.145 euro. Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: 161.719 euro. Ministro della Giustizia: Carlo Nordio: 209.793 euro. Ministro della Difesa Guido Crosetto: 890.951. Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: 95.460 euro. Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: 89.276 euro. Ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste Francesco Lollobrigida: 98.471 euro. Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: 131.230 euro. Ministro del Lavoro e Politiche sociali Marina Elvira Calderone: 217.296 euro. Ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara: 260.904 euro. Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini: 115.898 euro. Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: 171.353 euro. Ministro del Turismo Daniela Santanchè: 293.510 euro. Ministro della Salute Orazio Schillaci 224.249 euro.