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Rama ad Atreju: Meloni oltre pronostici, lei ricerca sovranismo europeo

Rama ad Atreju: Meloni oltre pronostici, lei ricerca sovranismo europeoRoma, 16 dic. (askanews) – “Forse sarò in un gravissimo conflitto di interessi – anche se con i conflitti di interesse in Italia siete abituati da tanti anni – ma c’è una ragione per cui io ho un grande rispetto per quello che Giorgia cerca di fare. Non è solo che lei è andata contro tutti i pronostici dell’apocalisse fascista, ma ha cercato di convincere l’Europa che bisogna lavorare insieme”. Lo ha detto, alludendo alla premier Giorgia Meloni, il primo ministro albanese Edi Rama, ospite di Atreju 2023, la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia.

“Se mi permetti Giorgia”, ha detto Rama rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio, presente in platea, “forse non sarà corretto verso di te, ma mi sembra che stai facendo qualcosa di molto importante passando da un sovranismo nazionale verso la ricerca di un sovranismo europeo. Nel senso che l’Europa deve svegliarsi e capire come muoversi per le prossime generazioni. Vincere le prossime elezioni forse è molto più facile, ma vincere la battaglia per le prossime generazioni è molto più difficile”.

Ue, Procaccini (Fdi): la posizione di Orban è comprensibile

Ue, Procaccini (Fdi): la posizione di Orban è comprensibileRoma, 16 dic. (askanews) – “Io credo che sia comprensibile la posizione di Viktor Orbán. Viene ricattato col presupposto che l’Ungheria starebbe violando lo Stato di diritto e non vengono corrisposti alla sua nazione i fondi che le spettano. Parliamo dei fondi di coesione, dei fondi post pandemia; tutti finanziamenti che non sono un regalo all’Ungheria ma sono ciò che l’Ungheria ha il diritto di ricevere””. Lo ha affermato, ospite ad Agorà week end su Rai3, il co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, rilasciate questa mattina nel corso della trasmissione di Rai Tre Agorà Weekend, condotta da Sara Mariani.

“Ora – ha proseguito il capodelegazione Fdi all’Europarlamento- si invoca la violazione dello Stato di diritto sotto il profilo dell’amministrazione della giustizia, ma in realtà più propriamente si tratta della violazione dell’articolo 7 del trattato UE, un’arma politica che ho visto in prima persona usare in sede europea per colpire un governo. Si può condividere o meno politicamente la posizione di Orbán, ma non si può condividere con una forma di pregiudizio. Ciò che viene contestato al primo ministro ungherese non mi risulta che venga contestato ancora formalmente al premier spagnolo Sánchez. Quest’ultimo ha perso le elezioni e a quel punto ha deciso di comprarsi 7 voti dell’estrema destra catalana con una legge che abbona tutti i reati di terrorismo, sovversione, malversazione, commessi durante la rivolta di alcuni anni fa. Credo che non esista violazione dello Stato di diritto maggiore di questa”. “Siccome si usano due pesi due misure, ecco che Orbán cerca di far valere i suoi diritti. Si può condividere o meno, ma la posizione di Orbán è comprensibile”, ha concluso

Albania,Rama: sono tranquillo, intesa con Italia non è incostituzionale

Albania,Rama: sono tranquillo, intesa con Italia non è incostituzionaleRoma, 16 dic. (askanews) – “Io sono fiducioso, perchè l’accordo non ha nulla di incostituzionale”. Lo ha detto il primo ministro albanese Edi Rama, commentando i timori di chi crede che il ricorso presentato dall’opposizione albanese alla Corte costituzionale del Paese possa far saltare l’intesa sui migranti con l’Iyalia.

“E’ una cosa che mi fa ridere”, ha spiegato il premier di Tirana, ospite di Atreju 2023, la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia. “Innanzitutto, perchè Giorgia (Meloni, il presidente del Consiglio presente tra la platea ad ascoltare Rama, ndr) si è congratulata con loro quando hanno avuto le loro elezioni interne e non mi conosceva. E pensava sicuramente che fossi un compagno tra quelli non raccomandabili, come dite voi. Poi le parti si sono invertite, ma per dirla seriamente sono contento che tutti capiscano…Anche quelli che in Albania sono martellati dalla propaganda che in Albania non c’è più la democrazia perchè c’è un dittatore”. L’Albania, ha chiarito Rama, “è un Paese democratico e la Corte Costituzionale ha fatto il suo dovere, perchè nella Costituzione è automatica la sospensione di un accordo per valutarlo prima della ratifica del parlamento. E’ la prova che io non controllo le corti in Albania. Io sono fiducioso perchè l’accordo non ha nulla di incostituzionale”.

“Vediamo, aspettiamo tranquillamente e con calma la decisione, poi ci metteremo a lavorare insieme”, ha proseguito il primo ministro, “Marzo è il limite, ma io credo e sono fiducioso che la decisione sarà presa molto prima, perchè è un accordo molto importante tra due stati e bisogna che tutti e due i governi sappiano se possono andare avanti o no senza perdere tanto tempo”.

Edi Rama ad Atreju: Albania Paese “fratello d’Italia”

Edi Rama ad Atreju: Albania Paese “fratello d’Italia”Roma, 16 dic. (askanews) – Per l’Albania “sarà sempre un privilegio considerarsi come l’amico speciale dell’Italia e penso che noi dobbiamo fare di tutto per essere il Paese fratello d’Italia”. Lo ha detto, parlando del patto sui migranti tra i due Paesi, il primo ministro di Tirana, Edi Rama.

“Grazie, sono onorato di essere qui e avere la possibilità di comunicare in un’altra famiglia politica”, ha detto Rama, ospite di Atreju, la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia, “E’ sempre importante non dimenticare che alla fine la qualità della vita comune, la qualità della democrazie non si basa su quanto siamo d’accordo, ma in che modo siamo capaci di gestire i nostri disaccordi. A me sembra che si è fatto un rumore sproporzionato sulla storia di questo accordo, che è un accordo secondo me naturalissimo tra due Paesi con nomi diversi ma che io vedo come due parti dello stesso popolo”. “Per noi l’Italia è sempre stata parte di noi, anche quando non potevamo arrivare dall’altra sponda del mare”, ha aggiunto Rama, “Per quello che l’Italia ha mostrato a noi, dal primo momento del riabbraccio dopo la lunga e terribile storia dell’isolamento comunista, è abbastanza per capire che “nessuno si deve meravigliare, sorprendere, spaventare quando noi facciamo accordi di comune intendimento delle cose e di comune beneficio. Per noi è sempre un onore dare una mano quando l’Italia ce lo chiede e sarà sempre un privilegio contarsi come l’amico speciale dell’Italia. Penso che noi dobbiamo fare di tutto per essere il Paese fratello d’Italia”.

Rama ad Atreju: Albania fa di tutto per essere Paese ‘fratello d’Italia’

Rama ad Atreju: Albania fa di tutto per essere Paese ‘fratello d’Italia’Roma, 16 dic. (askanews) – Per l’Albania “sarà sempre un privilegio considerarsi come l’amico speciale dell’Italia e penso che noi dobbiamo fare di tutto per essere il Paese fratello d’Italia”. Lo ha detto, parlando del patto sui migranti tra i due Paesi, il primo ministro di Tirana, Edi Rama.

“Grazie, sono onorato di essere qui e avere la possibilità di comunicare in un’altra famiglia politica”, ha detto Rama, ospite di Atreju, la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia, “E’ sempre importante non dimenticare che alla fine la qualità della vita comune, la qualità della democrazie non si basa su quanto siamo d’accordo, ma in che modo siamo capaci di gestire i nostri disaccordi. A me sembra che si è fatto un rumore sproporzionato sulla storia di questo accordo, che è un accordo secondo me naturalissimo tra due Paesi con nomi diversi ma che io vedo come due parti dello stesso popolo”. “Per noi l’Italia è sempre stata parte di noi, anche quando non potevamo arrivare dall’altra sponda del mare”, ha aggiunto Rama, “Per quello che l’Italia ha mostrato a noi, dal primo momento del riabbraccio dopo la lunga e terribile storia dell’isolamento comunista, è abbastanza per capire che “nessuno si deve meravigliare, sorprendere, spaventare quando noi facciamo accordi di comune intendimento delle cose e di comune beneficio. Per noi è sempre un onore dare una mano quando l’Italia ce lo chiede e sarà sempre un privilegio contarsi come l’amico speciale dell’Italia. Penso che noi dobbiamo fare di tutto per essere il Paese fratello d’Italia”.

Sangiuliano: Toni Negri cattivo maestro, ma la sua vicenda è complessa

Sangiuliano: Toni Negri cattivo maestro, ma la sua vicenda è complessaRoma, 16 dic. (askanews) – “Toni Negri fu un cattivo maestro perché, dopo il ’68, il passaggio dal movimentismo giovanile alla pagina buia degli anni di piombo, con il terrorismo di destra e di sinistra, causò tante vittime innocenti. In termini giuridici, poi, una cosa è l’espressione delle idee, un’altra è la pratica materiale della violenza”. Così il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano alla trasmissione di Radio 24 “Amici e nemici – l’informazione della settimana” condotta da Lucia Annunziata e Daniele Bellasio sulla scomparsa, a Parigi, del leader di Autonomia operaia. “Ricordo inoltre che Toni Negri andò in Parlamento con i radicali – ha continuato il ministro – prima di rompere con Pannella. Certamente, Negri è stato un cattivo maestro, poi però bisogna valutare la sua vicenda in tutta la sua complessità”.

Prodi parla al Pd : noi riformisti dobbiamo fare l’Europa federale

Prodi parla al Pd : noi riformisti dobbiamo fare l’Europa federaleRoma, 16 dic. (askanews) – “Non è presto (per riflettere sull’Europa, ndr) è la nostra sfida, la sfida di noi riformisti è completare l’Europa, fare l’Europa federale”. Lo ha detto l’ex premier Romano Prodi parlando all’evento ‘L’Europa che voglliamo’.

“Soprattutto – ha aggiunto – un’Europa che sia unita, forte, che torni a essere rilevante nel mondo. La tristezza maggiore che ho provato da quando sono uscito dalla politica è vedere come si sia affievolito l’interesse per l’Europa dei giovani per l’irrilevanza progressiva che l’europa ha avuto di fronte ai giganti usa e cina. Dobbiamo completare un progetto che ci ha portato tanti benefici, tanti vantaggi e che è ancora incompiuto”.

E’ morto Toni Negri, fondatore di Autonomia operaia

E’ morto Toni Negri, fondatore di Autonomia operaiaRoma, 16 dic. (askanews) – E’ morto stanotte, nella sua casa di Parigi, il filosofo, politologo, attivista, saggista, accademico e politico italiano, Toni Negri. Tra gli anni sessanta e gli anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista e fondò Autonomia operaia. Aveva 90 anni. La notizia è stata data dalla moglie, la filosofa Judith Revel.

Toni Negri fu u incarcerato e processato, all’interno del processo 7 aprile, con l’accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d’insurrezione armata. Assolto da queste imputazioni, fu poi nuovamente condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale in una rapina. Tra i principali teorici del marxismo operaista, autore di numerosi saggi su Hegel, Marx, Spinoza, negli anni Novanta aveva pubblicato “Impero” (un testo che ebbe grande influenza nel dibattito sulla globalizzazione a cavallo tra i due secoli) e altri saggi con Michel Hardt.

Mattarella agli ambasciatori: mondo in pezzi,urge nuovo multilateralismo

Mattarella agli ambasciatori: mondo in pezzi,urge nuovo multilateralismoRoma, 15 dic. (askanews) – Usa toni drammatici e a tratti “apocalittici” il Capo dello Stato per descrivere la situazione internazionale caratterizzata da guerre e conflitti, “il mondo è in pezzi”, dice parafrasando Papa Francesco che dieci anni fa parlò di “guerra mondiale a pezzi”. Una situazione non più governata dagli organismi internazionali che hanno bisogno di una riforma strutturale.

Sergio Mattarella ha ricevuto oggi al Quirinale per il tradizionale scambio di auguri di fine anno gli ambasciatori di tutti i paesi con cui l’Italia intrattiene relazioni diplomatiche, (anche quest’anno non sono stati invitati il rappresentante della Russia e della Bielorussia) e ha tracciato un bilancio di questo 2023 non nascondendo la sua preoccupazione per come le crisi non solo non si siano risolte rispetto a un anno fa ma anzi si siano aggravate: “Un anno fa in questa stessa occasione concludevo il mio saluto auspicando il ripristino di una pace giusta per l’Ucraina. Dobbiamo invece constatare, purtroppo, che non soltanto Kiev è ancora impegnata a difendersi dall’inaccettabile aggressione russa, ma che molte altre aree del nostro globo sono oggi in condizioni di maggiore precarietà rispetto allo scorso anno”. E’ una ‘guerra mondiale a pezzi’ come l’aveva definita Papa Francesco dieci anni fa, dice il Presidente della Repubblica, secondo il quale “quel monito, oggi più che mai attuale, non deve essere ignorato e richiede una più consapevole lettura della realtà”.

“Lo stato del mondo sul finire di questo 2023 ci impone di superare la superficiale sottovalutazione con cui si assiste al moltiplicarsi delle crisi e dei drammi umani che comportano” insiste elencando le principali aree di crisi che stanno sconvolgendo il mondo: il Medio Oriente per gli attacchi terroristici di Hamas contro “inermi cittadini israeliani”. “Assassinii e brutalità verso cui rinnovo la più forte e ferma condanna della Repubblica Italiana”. Ma anche la reazione israeliana non sta portando a una soluzione se come dicono le Nazioni Unite “la situazione a Gaza viene definita come ‘apocalittica’ – dice – e i resti dei territori sotto l’Autorità Nazionale Palestinese sono, anch’essi, preda di gravi sofferenze, per le violenze che le persone subiscono”. E ovviamente “la guerra di Mosca contro l’Ucraina che continua a provocare sofferenze indicibili alla popolazione civile e conseguenze drammatiche a livello mondiale” ma non solo, per Mattarella “l’impegno della comunità internazionale in Africa si è dimostrato insufficiente a frenare l’ondata di focolai di crisi. Così il deterioramento del quadro securitario nel Sahel ha aggravato ulteriormente l’emergenza umanitaria in atto. Gli scontri in Sudan hanno provocato migliaia di vittime nonché milioni di sfollati interni e di rifugiati”. A pagare il prezzo di questa violenza sono i più indifesi: i minori: in oltre due anni di guerra – rileva il rapporto Unicef – 6,4 milioni bambini ucraini sono risultati bisognosi di assistenza umanitaria. In Siria sono più di 13.000 i bambini che hanno perso la vita o sono stati feriti nel lungo conflitto interno; quasi altrettante sono le piccole vittime in Yemen. Ad Haiti la stragrande maggioranza di bambini vive in aree sotto il controllo di gruppi armati e rischia ogni giorno la morte, il ferimento, il reclutamento, ci colpiscono dolorosamente le oltre 5.000 piccole vittime innocenti nella striscia di Gaza”. Ecco dunque che per Mattarella “una comunità internazionale che non riesce a proteggere i suoi figli, che non è in grado di portare aiuto umanitario neanche ai fanciulli, appare inumana”.

Viviamo in una “età del caos” come la descrivono alcuni osservatori, un mondo “dove l’atto di aggressione non è più censurato come violazione ma, al contrario, viene addirittura giustificato per pretesi interessi nazionali”. E’ il segno che le regole sono saltate ma per riportare l’ordine la soluzione “è la pari dignità tra tutti i soggetti internazionali” quindi “un cambio di paradigma, che sposti definitivamente l’accento dalla competizione alla cooperazione. Il modello non può essere quello di conferenze internazionali che si limitino, di volta in volta, a fotografare contingenti rapporti di forza – avverte il capo dello Stato-. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro pianeta, per sopravvivere, ha indispensabile necessità di un sistema multilaterale, capace di sviluppare ulteriormente forme di collaborazione e integrazione”. Mattarella ammette anche che l’attuale sistema ha fallito perchè le organizzazioni create alla fine della seconda guerra mondiale non “sono state in grado di registrare le novità, perdendo efficacia” e la soluzione non può essere creare “categorie di serie A e serie B per i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Riformare ma non distruggere, sostiene il capo dello Stato, partendo dal presupposto che “la sfida principale è proprio quella della rappresentatività” quindi tener conto delle aspirazioni dei paesi più poveri, più fragili che pagano maggiormente per le crisi in atto, a partire dai principi fondamentali: la difesa dei diritti umani, la lotta alla povertà e alle disuguaglianze.

“La ‘guerra mondiale a pezzi’, porta a un mondo in pezzi”, è l’allarme del Presidente della Repubblica che invoca una “riforma strutturale del multilateralismo: “i pericoli di oggi hanno nomi diversi da quelli di ottant’anni fa, ma non sono meno temibili, e dovrebbero indurci ad agire, subito, insieme”. Di fronte alle sfide globali: pandemie, cambiamenti climatici, dalla sicurezza cibernetica, governo dell’intelligenza artificiale, “tutte le minacce a cui dobbiamo far fronte richiedono multilateralismo e cooperazione internazionale”. Mattarella però vede anche “alcuni spiragli positivi” sulla strada della cooperazione internazionale: l’inclusione dell’Unione Africana come membro permanente del G20, l’allargamento dell’Unione europea, che pure ha bisogno di riformarsi per essere davvero efficace, anche la COP28 ha raggiunto un ampio consenso sul progressivo abbandono dei combustibili fossili. Il rilancio della Nato con l’ingresso della Finlandia e per parte sua l’Italia si impegna in vista della presidenza del prossimo G7 a fare della “ricerca del dialogo un elemento portante. L’Italia non farà venire meno il proprio impegno per creare fiducia e spazi di collaborazione”.

Meloni soddisfatta da summit Ue. Su Patto di Stabilità trattativa difficile

Meloni soddisfatta da summit Ue. Su Patto di Stabilità trattativa difficileBruxelles, 15 dic. (askanews) – Giorgia Meloni riparte da Bruxelles “soddisfatta” per i risultati del Consiglio europeo, anche se ‘monco’ per il veto ungherese sul bilancio e il mancato accordo sul Medio Oriente. Un summit, rivendica ancora una volta la premier, in cui l’Italia ha avuto “un ruolo da protagonista” per la sua capacità di “parlare con tutti”, anche con Viktor Orban – protagonista ‘negativo’ della riunione – che non è riuscita a convincere appieno.

Il vertice ha visto il via libera all’avvio dei negoziati per l’ingresso di Ucraina (con l”astensione’ proprio di Orban) e Moldavia, mentre per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina i negoziati inizieranno una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione. Un risultato “molto importante”, sottolinea la presidente del Consiglio, anche per il bilanciamento sui Balcani Occidentali “dove l’Italia giocava un ruolo di primo piano”. Lo stesso Orban, invece, ha imposto lo stop alla revisione del Quadro finanziario pluriennale, il bilancio europeo, di cui si tornerà a discutere in un Consiglio straordinario presumibilmente tra la fine di gennaio e i primi di febbraio. La premier si dice però “soddisfatta” della bozza approvata da 26 Stati, in cui – afferma – “ci sono tutte le priorità che l’Italia aveva posto” a partire dalla “flessibilità dei fondi esistenti” per arrivare all’immigrazione, tema che peraltro entra nelle conclusioni del vertice. “C’è stato un punto della trattativa – rivela – in cui non era previsto niente sui migranti e siamo arrivati a quasi a 10 mld da spendere, particolarmente sulla dimensione esterna. Un grande risultato se riusciremo a confermarlo nel prossimo Consiglio europeo”. L’Italia invece esce ‘sconfitta’ – non da sola – sulla terza priorità che aveva posto, quella del rafforzamento dell’industria. In questo caso l’opposizione dei “frugali” ha tagliato le risorse da 10 a 1,5 miliardi, interamente destinati al solo Fondo di difesa.

In materia economica, però, il tema che tiene banco è quello del nuovo Patto di stabilità che deve essere approvato entro fine anno per evitare il ritorno ai vecchi parametri. E su questo, ammette, le “posizioni sono ancora abbastanza distanti”. Il dossier non era all’ordine del giorno del summit, ma se ne è discusso a margine, anche nel lungo incontro notturno con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui sul dossier ci sono “diverse convergenze”. Mentre da Roma però Giancarlo Giorgetti vede “scarse possibilità” di trovare un accordo all’Ecofin del 20 dicembre, Meloni si mostra più ottimista, perchè per quanto difficile “non è impossibile” trovare la quadra. Dall’Europa Building smorza anche la possibilità di porre il ‘veto’ sul testo finale, cosa che non aveva escluso nei suoi interventi alla Camera e al Senato. A Bruxelles, sottolinea che “non la voglio mettere così”, però “quello che non posso fare è dare il mio ok a un Patto che non io ma nessun governo potrebbe rispettare, sarebbe ingiusto e inutile per noi. Dire ‘mettete il veto’, come Monti, non è un buon modo per cercare una sintesi”. Quel che smentisce categoricamente è che ci sia un “link”, una sorta di “ricatto”, tra Patto e ratifica del Mes (per cui però ha sempre parlato di logica di ‘pacchetto’). Nota sicuramente non positiva, ma preventivata alla vigilia, è la mancata intesa dei leader su una dichiarazione congiunta sulla crisi in Medio Oriente. Alcune posizioni tra i 27 sono troppo distanti e dunque si è preferito ribadire le precedenti conclusioni, per non far emergere divergenze. Però, garantisce, “siamo tutti d’accordo sul fatto che occorra continuare a condannare gli attacchi di Hamas, ribadire il diritto di Israele a difendersi nell’ambito delle norme internazionali, lavorare su una soluzione di lungo periodo, due popoli in due Stati”.

Domani Meloni sarà a Palazzo Chigi per vedere il primo ministro britannico Rishi Sunak, uno dei ‘big’ invitati ad Atreju, dove domani interverrà anche il proprietario di X Elon Musk. La stessa premier, domenica, chiuderà la festa.