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Veto di Orban su bilancio Ue e fondi Ucraina, nuovo Consiglio a gennaio

Veto di Orban su bilancio Ue e fondi Ucraina, nuovo Consiglio a gennaioBruxelles, 15 dic. (askanews) – Al termine di una seduta in notturna del Consiglio europeo, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha posto il veto sul bilancio Ue e sui fondi aggiuntivi per l’Ucraina e le due questioni saranno quindi rinviate a un nuovo Consiglio straordinario che sarà convocato, probabilmente, a gennaio. Lo annuncia lo stesso Orban su X.

“Veto per i fondi aggiuntivi all’Ucraina e veto sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale. Torneremo sulle questoni il prossimo anno al Consiglio europeo, dopo un’adeguata preparazione”, scrive Orban. I lavori del Consiglio, sugli altri argomenti all’ordine del giorno, riprenderanno domani alle 9.

La replica di Luigi Di Maio a Meloni sul Mes

La replica di Luigi Di Maio a Meloni sul MesRoma, 14 dic. (askanews) – A proposito del Mes, “ciò che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice di falso è che io ho firmato il mandato all’ambasciatore quando il governo Conte 2 era già caduto. Ma la data del documento esibito è relativa a quando il governo era nel pieno dei suoi poteri”. Lo ha detto, tra le altre cose, in collegamento da Bruxelles a “Piazza pulita” su La7 l’ex ministro Luigi Di Maio, oggi rappresentante speciale della Ue per il Golfo.

Di Maio ha specificato che il foglio autorizzativo esibito da Giorgia Meloni era datato 20 gennaio 2021, ovvero 6 giorni prima della caduta del governo Conte 2. Di Maio, sempre in riferimento alla vicenda, ha anche affermato di non condividere che “si dica che gli ambasciatori italiani siano partecipi di una cospirazione”. E che non bisognerebbe “mettere in dubbio l’integrità delle istituzioni”, cosa che “non fa bene a nessuno”.

Il Consiglio Ue dà l’ok all’allargamento (Ucraina e Moldavia). Per Meloni ora si apre la partita bilancio

Il Consiglio Ue dà l’ok all’allargamento (Ucraina e Moldavia). Per Meloni ora si apre la partita bilancioBruxelles, 14 dic. (askanews) – Risolta, in modi e tempi inaspettati, la questione dell’allargamento a Ucraina e Moldavia, è il bilancio l’altro nodo rimasto da sciogliere per il Consiglio europeo (e per Giorgia Meloni).

Il summit oggi ha dato via libera all’avvio dei negoziati per l’ingresso di Ucraina e Moldavia, concedendo allo stesso tempo lo status di candidato alla Georgia e decidendo che l’Ue avvierà i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione. La decisione è arrivata a sorpresa visto il ‘no’ a Kiev dell’Ungheria, espresso anche oggi da Viktor Orban. Dal momento che, però, l’allargamento richiede il voto all’unanimità è stata trovata una soluzione inedita: al momento del voto Orban ha lasciato la sala “in spirito costruttivo”, senza delegare nessuno ma di fatto decidendo di non bloccare la votazione. Pur ribadendo, su X, che quella di aprire la porta all’Ucraina è “una pessima decisione”. Per il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel è un “momento storico” mentre Volodymyr Zelensky (che stamani si era collegato con il summit per un ultimo appello) parla di “vittoria dell’Ucraina e vittoria di tutta l’Europa”. Anche la presidente del Consiglio – che questa mattina aveva visto Orban – esprime “grande soddisfazione” per “un risultato di rilevante valore per l’Unione Europea e per l’Italia” che in un “negoziato complesso” ha “giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del Trio orientale sia la Bosnia Erzegovia e i Paesi dei Balcani occidentali”. Chiuso il dossier allargamento, adesso l’altro scoglio da superare è quello della revisione del Quadro finanziario pluriennale. Tra le priorità indicate dall’Italia ci sono, oltre ai fondi per il sostegno all’Ucraina, il potenziamento dell’industria europea e soprattutto risorse aggiuntive adeguate per attuare il nuovo Patto asilo e migrazione e investire nelle collaborazioni con i Paesi del vicinato Sud. Sul tema migranti – secondo quanto si apprende – Michel avrebbe messo sul piatto un ulteriore miliardo di euro. La trattativa è però ancora in salita. Il bilancio è stato il primo tema all’ordine del giorno oggi, ma dopo due ore di discussione i leader hanno deciso di sospendere il confronto, rimandando al lavoro degli sherpa la ricerca di un accordo. In serata una riunione tra Michel, von der Leyen, Italia, Francia, Germania e Paesi “frugali” – Paesi Bassi, Finlandia, Svezia – non è stata ancora sufficiente a sbloccare la situazione.

Sulle risorse (ma anche sul Patto di stabilità, non all’ordine del giorno ufficiale del vertice) Meloni ha bisogno di ‘sponde’ per far passare la linea italiana, o almeno per fare dei passi avanti. Anche per questo la notte scorsa la premier ha avuto un incontro di oltre due ore con il presidente francese Emmanuel Macron, a cui per circa mezz’ora si è aggiunto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. I tre si sono confrontati in una saletta dell’hotel del centro in cui soggiornano. Nessuna indiscrezione sui contenuti. Il solo Macron, incrociando i giornalisti, ha parlato di “ottima discussione” mentre da Palazzo Chigi non sono filtrati commenti, salvo la rivendicazione del ‘metodo’ Meloni per cui “fare politica estera vuol dire parlare con tutti”, come detto da lei stessa in Parlamento.

Consiglio Ue dà ok ad allargamento, per Meloni ora partita bilancio

Consiglio Ue dà ok ad allargamento, per Meloni ora partita bilancioBruxelles, 14 dic. (askanews) – Risolta, in modi e tempi inaspettati, la questione dell’allargamento a Ucraina e Moldavia, è il bilancio l’altro nodo rimasto da sciogliere per il Consiglio europeo (e per Giorgia Meloni).

Il summit oggi ha dato via libera all’avvio dei negoziati per l’ingresso di Ucraina e Moldavia, concedendo allo stesso tempo lo status di candidato alla Georgia e decidendo che l’Ue avvierà i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione. La decisione è arrivata a sorpresa visto il ‘no’ a Kiev dell’Ungheria, espresso anche oggi da Viktor Orban. Dal momento che, però, l’allargamento richiede il voto all’unanimità è stata trovata una soluzione inedita: al momento del voto Orban ha lasciato la sala “in spirito costruttivo”, senza delegare nessuno ma di fatto decidendo di non bloccare la votazione. Pur ribadendo, su X, che quella di aprire la porta all’Ucraina è “una pessima decisione”. Per il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel è un “momento storico” mentre Volodymyr Zelensky (che stamani si era collegato con il summit per un ultimo appello) parla di “vittoria dell’Ucraina e vittoria di tutta l’Europa”. Anche la presidente del Consiglio – che questa mattina aveva visto Orban – esprime “grande soddisfazione” per “un risultato di rilevante valore per l’Unione Europea e per l’Italia” che in un “negoziato complesso” ha “giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del Trio orientale sia la Bosnia Erzegovia e i Paesi dei Balcani occidentali”. Chiuso il dossier allargamento, adesso l’altro scoglio da superare è quello della revisione del Quadro finanziario pluriennale. Tra le priorità indicate dall’Italia ci sono, oltre ai fondi per il sostegno all’Ucraina, il potenziamento dell’industria europea e soprattutto risorse aggiuntive adeguate per attuare il nuovo Patto asilo e migrazione e investire nelle collaborazioni con i Paesi del vicinato Sud. Sul tema migranti – secondo quanto si apprende – Michel avrebbe messo sul piatto un ulteriore miliardo di euro. La trattativa è però ancora in salita. Il bilancio è stato il primo tema all’ordine del giorno oggi, ma dopo due ore di discussione i leader hanno deciso di sospendere il confronto, rimandando al lavoro degli sherpa la ricerca di un accordo. In serata una riunione tra Michel, von der Leyen, Italia, Francia, Germania e Paesi “frugali” – Paesi Bassi, Finlandia, Svezia – non è stata ancora sufficiente a sbloccare la situazione.

Sulle risorse (ma anche sul Patto di stabilità, non all’ordine del giorno ufficiale del vertice) Meloni ha bisogno di ‘sponde’ per far passare la linea italiana, o almeno per fare dei passi avanti. Anche per questo la notte scorsa la premier ha avuto un incontro di oltre due ore con il presidente francese Emmanuel Macron, a cui per circa mezz’ora si è aggiunto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. I tre si sono confrontati in una saletta dell’hotel del centro in cui soggiornano. Nessuna indiscrezione sui contenuti. Il solo Macron, incrociando i giornalisti, ha parlato di “ottima discussione” mentre da Palazzo Chigi non sono filtrati commenti, salvo la rivendicazione del ‘metodo’ Meloni per cui “fare politica estera vuol dire parlare con tutti”, come detto da lei stessa in Parlamento.

Ok del Parlamento Ue al riconoscimento della genitorialità, si spaccano gli eurodeputati FI-Ppe

Ok del Parlamento Ue al riconoscimento della genitorialità, si spaccano gli eurodeputati FI-PpeRoma, 14 dic. (askanews) – Il via libera del Parlamento Ue al riconoscimento della genitorialità in tutta l’Unione europa, che mira a far sì che nessun bambino sia discriminato a causa della famiglia di appartenenza o del modo in cui è nato, ha riacceso lo scontro politico e spaccato gli euro-parlamentari di Fi nel Ppe (il gruppo dei Popolari europei si è espresso a larga maggioranza a favore).

L’appello di Vincenzo Sofo di Fdi-Ecr, che ha chiesto ai colleghi del Ppe di votare in modo “compatto contro questo regolamento perché non possiamo consegnare ai nostri figli una società nel quale tutto, compresi donne bambini e persino feti, può essere oggetto di compravendita”, non ha sortito l’effetto sperato. E alla prova del voto, hanno votato contro la proposta tre eurodeputati Fi-Ppe (Francesca Peppucci, Stefania Zambelli e Massimiliano Salini) e in sei a favore (Adinolfi, Chinnici, Martusciello, De Meo, Mussolini). Anche Dorfman della Svp, che non è nel centrodestra in Italia ma è nel Ppe a Strasburgo, si è espresso a favore. Un tema incandescente per la maggioranza del governo Meloni e subito i parlamentari di Fdi e Lega sono andati all’attacco.

La responsabile ‘Famiglia e Valori non negoziabili’ di Fratelli d’Italia, Maddalena Morgante, non ha usato mezzi termini: “La scelta del Pd e del M5S di votare a favore alla proposta di regolamento Ue per la creazione di un certificato europeo della genitorialità è dichiaratamente una scelta fatta per raggiungere l’obiettivo di poter legittimare il ricorso all’utero in affitto. Non possiamo accettare la strumentalizzazione del corpo della donna, non possiamo accettare che i bambini diventino merce di scambio. Continueremo a batterci perché questa brutale pratica non venga utilizzata e i diritti umani, conseguentemente, tutelati”. Ha detto ‘no’ alle “forzature” sulla famiglia l’europarlamentare della Lega, Danilo Oscar Lancini, il quale ha accusato l’Europa di “ipocrisia”. Di tono diametralmente opposto, Pd e M5S. Il Dem Giuliano Pisapia, vicepresidente commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo: “Oggi è un giorno importante per tutti i cittadini europei che credono nella civiltà del diritto e dei diritti civili. Tutti i Paesi Ue saranno tenuti a riconoscere la genitorialità indipendentemente da come è stato concepito il bimbo o a quale famiglia appartiene. E’ da augurarsi che forze sostenitrici – a parole – dell’uguaglianza dei diritti dei minori, ma in pratica contrari alla sua pratica applicazione – abbondino posizioni ideologiche e sappiano veramente guardare all’unico ed esclusivo interesse delle bambine e bambini”.

Per la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S e coordinatrice del Comitato Diritti civili e Politiche di genere, il voto del Parlamento europeo sul riconoscimento della genitorialità in tutta la Ue “smentisce in un sol colpo tutta la retorica di Giorgia Meloni sulla cosiddetta ‘famiglia tradizionale’, che contrariamente alla sua propaganda nessuno ha mai attaccato. È triste constatare che il nostro Paese è tra i pochi ad essere condannato ad avere una destra retrograda e medievale che sul tema dei diritti guarda più ad Orban che all’Occidente progredito. Il voto ha visto il sì di gran parte dei popolari europei: quando anche in Italia avremo una destra liberale capace di concepire i diritti come un fondamento della democrazia e una opportunità per tutti, sarà sempre troppo tardi. Desidero ringraziare sinceramente tutta la delegazione M5S al Parlamento Europeo per l’intenso lavoro svolto per arrivare a questo voto finale”. Il riconoscimento non prevede alcuna modifica alle leggi nazionali sulla famiglia, ma si applica solo ai movimenti transfrontalieri. Secondo quanto previsto nel testo approvato dagli euro-deputati, quando si tratta di stabilire una genitorialità a livello nazionale, i Paesi membri potranno continuare a decidere se accettare o no situazioni specifiche, come ad esempio la maternità surrogata, ma saranno tenuti comunque a riconoscere sul loro territorio la genitorialità così come stabilita da un altro Paese dell’Ue, per i residenti di quel Paese indipendentemente da come il bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha.

Dopo aver consultato il Parlamento, i governi degli Stati membri dovranno trovare un accordo, all’unanimità, sulla versione finale della normativa.

Ue, P. Chigi: Meloni fa politica estera parlando con tutti

Ue, P. Chigi: Meloni fa politica estera parlando con tuttiBruxelles, 14 dic. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a margine del Consiglio europeo, ha incontrato e incontrerà diversi leader, “un metodo – riferiscono fonti di Palazzo Chigi – che conferma quanto sottolineato dallo stesso presidente Meloni in occasione delle comunicazioni in Parlamento quando ha affermato che fare politica estera vuol dire parlare con tutti”.

“Nel pomeriggio di ieri – ricordano le fonti – ha incontrato la presidente della Repubblica del Kosovo, Vjosa Osmani, mentre nella serata di ieri ha avuto un lungo scambio di vedute con il Presidente francese Emmanuel Macron. Un incontro informale al quale si è aggiunto in un secondo momento anche il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Questa mattina, prima dell’avvio dei lavori formali del Consiglio, ha incontrato il primo ministro ungherese, Viktor Orban”.

Patto stabilità, Schlein: no al ritorno di politiche austerità

Patto stabilità, Schlein: no al ritorno di politiche austeritàBruxelles, 14 dic. (askanews) – Sul Patto di stabilità, “quello che abbiamo sempre detto è che non si faccia l’errore di ritornare all’austerità dei rigidi parametri quantitativi sul deficit. Ci preoccupa molto la discussione che si sta tenendo al Consiglio Ue perché peggiora significativamente la proposta della Commissione”. Lo ha affermato la segretaria del Pd Elly Schlein, rispondendo ad alcuni giornalisti a margine del pre-vertice del Partito dei Socialisti europei, oggi a Bruxelles, in vista del Consiglio europeo che si tiene oggi e domani.

Per questo, ha proseguito, Schlein, “noi l’altro giorno abbiamo contestato al governo italiano la sua totale incapacità e l’assenza di una strategia negoziale. Per le loro antipatie non hanno fatto asse con i paesi che hanno situazioni più simili alle nostre, e questo rischia di pagarlo il Paese”. “Non solo ci preoccupa il fatto che il governo rischia di accettare un compromesso al ribasso che ci riporta all’austerità, ma ci preoccupa – ha aggiunto la segretaria del Pd – che si stia già applicando l’austerità in Italia. Perché una manovra che taglia la sanità pubblica, che non mette nulla sulla scuola pubblica e sul diritto allo studio, che taglia le pensioni e che taglia pesantemente” le risorse “agli enti locali, è già una manovra di austerità, che noi contrastiamo duramente in Parlamento in questi giorni”.

Alla domanda sul colloquio avuto durante la riunione del Pse con il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, e se abbia parlato con lui della riforma del Patto di stabilità, Schlein ha risposto: “Chiaramente il nostro rapporto con il commissario Gentiloni è stretto e costante e riguarda tutte le questioni che il Pd sta seguendo, i dossier europei, tra cui naturalmente anche la riforma del Patto di stabilità che è particolarmente rilevante per l’Italia”.

Ue, due ore di colloquio Meloni-Macron (e Scholz) a Bruxelles

Ue, due ore di colloquio Meloni-Macron (e Scholz) a BruxellesBruxelles, 14 dic. (askanews) – Oltre due ore di colloquio tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. L’incontro, a cui per circa mezz’ora si è aggiunto anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, si è svolto in una saletta del bar dell’hotel Amigo, nel centro di Bruxelles, in cui alloggiano i tre leader.

Il colloquio Meloni-Macron – a cui stavano lavorando le rispettive diplomazie – era inizialmente previsto per domani ma è stato anticipato a questa sera, al termine del vertice Ue-Balcani Occidentali. I due leader si sono quindi seduti a un tavolino in una saletta del bar dell’hotel, davanti a una bottiglia di vino rosso, francese. Poco distante, seduto a un tavolo per una birra con il suo staff, anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in jeans e polo grigia, che si è unito a Meloni e Macron per una mezz’ora. In un’atmosfera rilassata, tra battute, sorrisi e strette di mano, il ‘vertice’ si è concluso intorno alla una di notte, sotto lo sguardo di giornalisti, staff (tra gli altri il ministro Raffaele Fitto e il nuovo consigliere diplomatico Fabrizio Saggio), ospiti dell’hotel. Nessuna indiscrezione sui temi, anche se sicuramente saranno stati affrontati i dossier più complessi del Consiglio che si apre domani: il Patto di stabilità (su cui questa mattina Meloni non ha escluso il ‘veto’ italiano), la revisione del Quadro finanziario pluriennale, l’apertura dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, su cui pesa il veto dell’Ungheria di Viktor Orban. A questo proposito, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, si lavora a un bilaterale tra Meloni e Orban, da tenersi domani a margine del Consiglio.

Al termine Meloni e Scholz non hanno rilasciato dichiarazioni, mentre Macron si è fermato per una battuta con i cronisti: “Il colloquio è andato molto bene, è stata un’ottima discussione”, ha detto.

Albania, da Palazzo Chigi no comment su sospensione accordo

Albania, da Palazzo Chigi no comment su sospensione accordoBruxelles, 13 dic. (askanews) – Palazzo Chigi non commenta la sospensione del voto parlamentare sull’accordo tra Italia e Albania, su cui la Corte costituzionale del Paese delle Aquile si esprimerà il prossimo 18 gennaio, perchè si tratta di un procedimento che riguarda un’istituzione di un Paese sovrano. Secondo quanto filtra, però, non c’è “preoccupazione” per eventuali possibili ritardi nella sua attuazione.

In questo momento, peraltro, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è impegnata a Bruxelles nei lavori del vertice Ue-Balcani Occidentali, a cui prende parte anche il primo ministro albanese Edi Rama. L’intervento della Corte è stato sollecitato da parlamentari dell’opposizione.

Meloni a Bruxelles per complesso Consiglio Ue, nodi allargamento e fondi

Meloni a Bruxelles per complesso Consiglio Ue, nodi allargamento e fondiBruxelles, 13 dic. (askanews) – Si preannuncia complesso (e forse più lungo del previsto) il Consiglio europeo in programma domani e venerdì a Bruxelles, All’ordine del giorno del summit, che parte domani alle 10, temi internazionali – guerra in Ucraina e crisi in Medio Oriente – e i dossier europei: l’allargamento; la revisione del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027; sicurezza e Difesa; le migrazioni; l’agenda Strategica Ue.

Il tema della riforma della governance economica europea, il nuovo Patto di stabilità, non è in realtà in agenda, ma i leader dovrebbero parlarne dopo la ‘fumata nera’ del Consiglio Ecofin dell’8 dicembre e in vista della prossima riunione straordinaria della prossima settimana. L’obiettivo è chiudere l’intesa entro il 31 dicembre per scongiurare il ritorno ai vecchi parametri, ma le posizioni sono ancora distanti. La premier Giorgia Meloni, parlando questa mattina in Senato, non ha dato per scontato, alla fine della trattativa, il sì dell’Italia. “Io – ha detto – non escludo nessuna delle scelte. Credo che alla fine si debba fare banalmente la valutazione su ciò che è meglio per l’Italia” tenendo presente che “se non si trova un accordo si torna ai precedenti parametri”. Per quanto riguarda l’allargamento, il governo italiano sostiene “con convinzione” la raccomandazione della Commissione Europea di aprire i negoziati per l’adesione con Ucraina e Moldova, due nazioni europee pesantemente colpite dalla guerra scatenata dalla Russia. L’Italia condivide anche la raccomandazione della Commissione europea di concedere lo status di candidato alla Georgia. Per quanto riguarda i Balcani occidentali – protagonisti oggi di un apposito vertice – l’Italia sostiene “fermamente” il cammino europeo della Bosnia Erzegovina. Infatti il Governo italiano è impegnato a Bruxelles a far valere un approccio strategico ai Balcani Occidentali, che tenga conto, pur nella complessità delle sfide che l’area presenta, della necessità di fornire ai Paesi della regione una chiara prospettiva di integrazione europea. Sulla discussione relativa all’Ucraina pesa però il “no” dell’Ungheria di Viktor Orban (sostenuto dall’Austria).

Sulla Revisione del Quadro Finanziario Pluriennale, le aree prioritarie per l’Italia sono il sostegno finanziario a Kiev, anche nella prospettiva della ricostruzione, attraverso lo Strumento per l’Ucraina; risorse aggiuntive adeguate per attuare il nuovo Patto asilo e migrazione e investire nelle collaborazioni con le nazioni del vicinato Sud per costruire partenariati paritari di lungo periodo; potenziare l’industria europea tramite la Piattaforma delle tecnologie strategiche per l’Europa (STEP) e maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi di Coesione. L’Italia lavora per una soluzione “equilibrata” che preveda, come concordato allo scorso Consiglio Europeo di ottobre, un mix di risorse nuove da parte degli Stati membri, una riduzione delle proposte di incremento della Commissione così come alcune riallocazioni di bilancio. Per quanto riguarda la questione dei migranti, l’obiettivo di Meloni è di spingere per la prosecuzione del processo di attuazione dell’approccio multidimensionale concordato dai leader a febbraio. Su questo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha inviato una nuova lettera ai Paesi membri. La premier ribadirà la necessità di dare “una risposta strutturale a una questione strutturale, abbandonando la logica dell’emergenza e dell’illegalità”.

In materia di sicurezza e difesa c’è un sostanziale consenso sulla necessità di aumentare gli investimenti nella difesa e nel sostenere l’industria europea della difesa. Sul Medio Oriente, infine, si lavora per cercare di concordare un testo di conclusioni che tenga conto degli ultimi sviluppi. L’Italia ribadirà la propria posizione: ferma condanna degli attacchi terroristici perpetrati da Hamas e sostegno al diritto di Israele a esistere e a difendere i propri cittadini e i propri confini, in linea con il diritto umanitario e internazionale. Per il governo italiano la migliore risposta ad Hamas deve essere un “nuovo impulso politico” verso la soluzione dei due Stati.

Da programma, come detto, il Consiglio dovrebbe terminare venerdì ma non è esclusa una prosecuzione.