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Bollette, governo: in dl risposte concrete, a lavoro su lungo periodo

Bollette, governo: in dl risposte concrete, a lavoro su lungo periodoRoma, 27 feb. (askanews) – Con il decreto bollette domani in Consiglio dei ministri “verrà adottato un pacchetto di misure che va incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese italiane, garantendo un sostegno concreto in un momento di difficoltà economica legato all’aumento dei costi energetici”. E’ quanto fanno sapere fonti di governo, esprimendo “soddisfazione” al termine del vertice di maggioranza sul decreto che si è tenuto a Palazzo Chigi, presenti la premier Giorgia Meloni, i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e in collegamento il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.


Gli interventi previsti nel decreto, proseguono le fonti, “sono il risultato di un lavoro costante, dei ministri competenti condiviso dalle forze politiche di maggioranza, per dare una risposta rapida e mirata a una delle principali preoccupazioni di cittadini e imprese. Il Governo continuerà a lavorare parallelamente per ulteriori iniziative di medio-lungo periodo che possano rafforzare ed efficientare il sistema nel suo complesso”.

Sciopero delle toghe, l’Anm: a difesa cittadini.

Sciopero delle toghe, l’Anm: a difesa cittadini.Roma, 27 feb. (askanews) – Da Trieste a Palermo, coccarda tricolore in bella vista sulla toga e costituzione in mano, i magistrati hanno incrociato le braccia contro la riforma della giustizia che punta alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Lo sciopero di oggi dei magistrati – con un’adesione tra 75-80% – “non è stato organizzato contro qualcuno, ma in difesa di una serie di princìpi della Costituzione nei quali crediamo fermamente e crediamo che siano la soluzione migliore, non per i magistrati ma per i cittadini”, ha detto il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, che ha partecipato alla mobilitazione delle toghe davanti alla Corte di Cassazione a Roma. “È la prima manifestazione importante di un movimento di pensiero nel quale cerchiamo di farci conoscere dai cittadini in modo diverso da quello con il quale siamo stati purtroppo fino ad oggi rappresentati”, ha detto ancora.


Mentre i magistrati disertavano in tutta Italia le aule dei tribunali in segno di protesta contro la separazione delle carriere, a Palazzo Chigi questa mattina la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni si è riunita con i vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e il sottosegretario, Alfredo Mantovano. Al termine dell’incontro fonti dell’esecutivo hanno confermato “la disponibilità a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l’Associazione Nazionale Magistrati”, in vista di un faccia a faccia, già programmato, per il 5 marzo prossimo, prima con l’Unione delle Camere Penali e successivamente con l’Anm. La riforma della giustizia “non è stata concepita contro i magistrati, ma nell’interesse dei cittadini”, hanno sottolineato dalla maggioranza.Critiche alla serrata dei magistrati sono arrivate dal deputato di Forza Italia, Enrico Costa. “Pm e giudici che manifestano a braccetto sono il miglior spot per la separazione delle carriere. E’ lo sciopero delle correnti. Dicono di voler difendere la Costituzione, in realtà sono terrorizzati dal perdere i tre mega privilegi: gli avanzamenti di carriera per tutti, anche per chi commette ripetutamente errori, le promozioni discrezionali grazie agli accordi tra le correnti, le sanzioni inesistenti per chi sbaglia”, ha rimarcato l’ex viceministro della Giustizia.


Per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, si è trattato di uno “sciopero dal sapore eversivo” che “non bloccherà il cammino della democrazia. Vogliamo la certezza della pena, una giustizia rapida e la fine dell’uso politico della giustizia. Non ci faremo fermare”.Si schiera al fianco dei magistrati la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha definito la separazione delle carriere, “una riforma sbagliata” e “che porta al sogno malcelato della destra: giudici assoggettati alla politica”. Per il capogruppo di Avs nella commissione Giustizia della Camera, Devis Dori “la destra al governo pensa di poter stravolgere la Costituzione, calpestare i suoi principi e agire con ostilità ideologica contro l’indipendenza dei magistrati. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo con i magistrati a tutela della Costituzione democratica”.


 

Sciopero toghe, Anm: a difesa dei cittadini. Governo: pronti a confronto

Sciopero toghe, Anm: a difesa dei cittadini. Governo: pronti a confrontoRoma, 27 feb. (askanews) – Da Trieste a Palermo, coccarda tricolore in bella vista sulla toga e costituzione in mano, i magistrati hanno incrociato le braccia contro la riforma della giustizia che punta alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Lo sciopero di oggi dei magistrati – con un’adesione tra 75-80% – “non è stato organizzato contro qualcuno, ma in difesa di una serie di princìpi della Costituzione nei quali crediamo fermamente e crediamo che siano la soluzione migliore, non per i magistrati ma per i cittadini”, ha detto il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, che ha partecipato alla mobilitazione delle toghe davanti alla Corte di Cassazione a Roma. “È la prima manifestazione importante di un movimento di pensiero nel quale cerchiamo di farci conoscere dai cittadini in modo diverso da quello con il quale siamo stati purtroppo fino ad oggi rappresentati”, ha detto ancora.


Mentre i magistrati disertavano in tutta Italia le aule dei tribunali in segno di protesta contro la separazione delle carriere, a Palazzo Chigi questa mattina la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni si è riunita con i vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e il sottosegretario, Alfredo Mantovano. Al termine dell’incontro fonti dell’esecutivo hanno confermato “la disponibilità a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l’Associazione Nazionale Magistrati”, in vista di un faccia a faccia, già programmato, per il 5 marzo prossimo, prima con l’Unione delle Camere Penali e successivamente con l’Anm. La riforma della giustizia “non è stata concepita contro i magistrati, ma nell’interesse dei cittadini”, hanno sottolineato dalla maggioranza. Critiche alla serrata dei magistrati sono arrivate dal deputato di Forza Italia, Enrico Costa. “Pm e giudici che manifestano a braccetto sono il miglior spot per la separazione delle carriere. E’ lo sciopero delle correnti. Dicono di voler difendere la Costituzione, in realtà sono terrorizzati dal perdere i tre mega privilegi: gli avanzamenti di carriera per tutti, anche per chi commette ripetutamente errori, le promozioni discrezionali grazie agli accordi tra le correnti, le sanzioni inesistenti per chi sbaglia”, ha rimarcato l’ex viceministro della Giustizia.


Per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, si è trattato di uno “sciopero dal sapore eversivo” che “non bloccherà il cammino della democrazia. Vogliamo la certezza della pena, una giustizia rapida e la fine dell’uso politico della giustizia. Non ci faremo fermare”. Si schiera al fianco dei magistrati la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha definito la separazione delle carriere, “una riforma sbagliata” e “che porta al sogno malcelato della destra: giudici assoggettati alla politica”. Per il capogruppo di Avs nella commissione Giustizia della Camera, Devis Dori “la destra al governo pensa di poter stravolgere la Costituzione, calpestare i suoi principi e agire con ostilità ideologica contro l’indipendenza dei magistrati. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo con i magistrati a tutela della Costituzione democratica”.

Schlein: Pd sosterrà referendum, ma non chiedo abiure

Schlein: Pd sosterrà referendum, ma non chiedo abiureRoma, 27 feb. (askanews) – Tra qualche mese si voterà per i referendum e “il Pd li supporterà e invita tutte e tutti ad andare a votare, anche quelli che non sono d’accordo. La destra ha paura della partecipazione”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando alla direzione del partito. “So bene che nel partito c’è anche chi non li ha firmati tutti e non chiediamo abiure a nessuno”.


La leader dem ha rivendicato il valore del “pluralismo”, aggiungendo: “Ma un partito deve saper scegliere. Noi supporteremo il referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. Con rispetto di chi non li ha firmati tutti, ma la posizione del partito deve essere chiara e lineare. Il Jobs act è una legge di dieci anni fa ampiamente rivisitata dalla Corte costituzionale. Siamo in un’altra era, una discussione l’abbiamo fatta anche al congresso, partendo dal programma 2022 che ne chiedeva il superamento. Di Passi avanti ne abbiamo fatti parecchi cercando sempre la massima condivisione interna”.

Schlein: ok difesa europea, ma in un piano di autonomia strategica

Schlein: ok difesa europea, ma in un piano di autonomia strategicaRoma, 27 feb. (askanews) – Il Pd è favorevole alla difesa eurpea, purché sia inserita in un piano complessivo che porti alla “autonomia strategica” dell’Unione. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando alla direzione del partito.


“Su due punti – ha spiegato – vogliamo sfidare il governo Meloni: primo, occorre superare l’unanimità, neanche un condominio si gestisce con l’unanimità. Anche con le cooperazioni rafforzate”. “Secondo, un Next generation Eu da 800 miliardi all’anno per puntare all’autonomia strategica europea. Se non ci diamo una mossa saremo stritolati da competizione Usa-Cina”. E, ha aggiunto, “dentro questo schema c’è anche la difesa europea, che per noi non è la corsa al riarmo di ogni singolo stato dell’Unione”. Il Pd vuole “una vera difesa europea” con “economie di scala, interoperabilità dei sistemi di difesa… Il problema non è la spesa complessiva, la terza più alta al mondo, ma la sua efficienza”.


Insomma, “oggi l’Ue non può più affidarsi a nessun per la difesa. Nessuna forza progressista è contraria alla difesa comune, dobbiamo dire come si fa. Vogliamo essere chiari: se l’Europa adesso procedesse soltanto su questo fronte lasciando indietro le altre priorità ambientali e sociali sarebbe un grave errore. La spesa in difesa non deve andare a scapito della spesa sociale. Serve anche il debito comune, molto più dello scorporo degli investimenti dal patto di stabilità perché incentivano la spesa nazionale”.

Schlein: Trump e Musk attaccano Ue e Ucraina, Meloni tace

Schlein: Trump e Musk attaccano Ue e Ucraina, Meloni taceRoma, 27 feb. (askanews) – “Sono giorni che Trump, Vance e Musk alternano insulti e attacchi a Ue e Ucraina ed è gravissimo che la presidente Meloni non abbia detto una parola su questo”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando in direzione del partito. “Diceva che sarebbe stata la pontiera tra Trump e Ue. E’ arrivato il momento di scegliere, da prima della classe a vassalla il passo è molto breve”.


“Meloni – ha concluso – deve dire da che parte sta, se sceglie di stare dalla parte dell’Europa o continuare a mettere il cappellino di Trump”.

Giustizia, governo: riforma non contro toghe, disponibili a confronto

Giustizia, governo: riforma non contro toghe, disponibili a confrontoRoma, 27 feb. (askanews) – Sulla riforma della giustizia la maggioranza conferma “la propria disponibilità a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l’Anm. La riforma Giustizia non è concepita contro i magistrati, ma nell’interesse dei cittadini”. E’ quanto viene spiegato al termine della riunione a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, il ministro Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano


L’incontro, viene spiegato, è stato finalizzato a preparare le consultazioni già programmate per il 5 marzo, prima con l’Unione delle Camere Penali e successivamente con l’Associazione Nazionale Magistrati.

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%Roma, 26 feb. (askanews) – “Trump annuncia dazi al 25% per l’Ue, una guerra commerciale che pagheranno imprese, lavoratrici e lavoratori italiani. E’ finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando con i cronisti alla Camera.


Ha aggiunto la leader Pd: “Dopo il silenzio imbarazzante di questi giorni di attacchi di Trump sull’Ue e l’Ucraina ora dica da che parte sta. Perché questa guerra commerciale la pagano davvero le imprese, lavoratrici e lavoratori italiani”.

Meloni apre (un po’) su truppe in Ucraina, no di Salvini è problema

Meloni apre (un po’) su truppe in Ucraina, no di Salvini è problemaRoma, 26 feb. (askanews) – Rallentare il “treno” anglo-francese cercando di ottenere una cornice che dia una copertura internazionale alle eventuali truppe di peacekeeping da inviare in Ucraina. Consapevole che se (o più probabilmente, quando) all’Italia arriverà la richiesta sarà molto difficile tirarsi indietro, ma ci sarà da gestire il “no” secco di Matteo Salvini. E’ questa la tattica che sta portando avanti Giorgia Meloni, in questa fase in cui l’Europa cerca di rientrare in gioco dopo essere stata tagliata fuori dall’iniziativa di Donald Trump sull’Ucraina.


E sono giorni convulsi, in cui si susseguono gli incontri. Dopo l’incontro tra Emmanuel Macron e il tycoon alla Casa Bianca, questa mattina il presidente francese ha riferito ai leader europei convocati in videoconferenza dal presidente del Consiglio Ue Antonio Costa. Poco più di mezz’ora, per il ‘debriefing’ di Macron sull’incontro, a cui sono seguite alcune domande (non da parte di Meloni, secondo quanto si apprende). Giovedì da Trump arriverà Keir Starmer, che domenica sera ha convocato i “volenterosi” a Londra. Poi il 6 marzo a Bruxelles si terrà il Consiglio europeo straordinario, in cui – ha spiegato Costa – “prenderemo decisioni sul nostro sostegno all’Ucraina e sul rafforzamento della difesa europea”. In tutti questi incontri, Meloni ha ribadito la sua linea, quella di un leader che ha visto come una “fuga in avanti” quella del (mai amato) presidente francese e che ha la difficoltà di mantenersi in equilibrio tra l’Europa e il “rapporto privilegiato” con il nuovo presidente Usa, le cui dichiarazioni e strategie di comunicazione (ultimo il video di oggi su Gaza) creano più di qualche imbarazzo. Al termine dell’incontro con il premier svedese Ulf Kristersson a Palazzo Chigi, Meloni ha ribadito che “lavoriamo per gettare le basi per una pace giusta e duratura in Ucraina”, che sarà raggiungibile “solo se a Kiev vengono fornite adeguate garanzie di sicurezza”. Le quali “devono essere realizzate nel contesto della Nato” mentre altre soluzioni, ovvero il contingente europeo proposto da Macron e Starmer, “sono più complesse e meno efficaci”. In questa linea a fare il gioco di Meloni sono due ‘big’ come Germania e Polonia, entrambe molto dubbiose sul progetto di Parigi e Londra. Quel che serve è un “cappello” più ampio dunque, meglio se delle Nazioni Unite (e il modello sarebbe l’Unifil al lavoro in Libano) o almeno della Nato con il coinvolgimento Usa.


Senza questo “cappello” le garanzie di sicurezza non sarebbero pienamente rispettate, è la convinzione di Meloni. Che però agisce anche sapendo bene di avere un problema politico interno, forse il più grande dalla nascita del governo. A preoccupare la premier sul dossier Ucraina non sono le opposizioni, che pure hanno iniziato ad incalzare il governo chiedendo alla premier di riferire in Parlamento prima del Consiglio Ue del 6 marzo (“Questo Consiglio straordinario richiede un confronto parlamentare inevitabile”, ha detto oggi la capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga), ma la Lega di Matteo Salvini, che ha già espresso un secco “no” a un dispiegamento in Ucraina di militari italiani. Il leader e vicepremier lo ha confermato anche questa mattina in una conferenza stampa, non a caso, con i giornalisti esteri. “Abbiamo 7500 soldati italiani impegnati in missioni di pace – ha detto Salvini, che oggi ha anche incontrato l’inviato speciale di Trump per l’Italia Paolo Zampolli – prima di spendere un euro in più o ipotizzare l’invio di un soldato in più bisogna essere certi di quello che si fa, l’esempio dell’Afghanistan non è lontano dalla nostra memoria”. E comunque, ha ironizzato, “se mettessimo una Von der Leyen a capo di un esercito comune europeo, dura venti minuti e poi si arrende”. Il leader leghista ha anche auspicato che l’Europa “torni ad avere nella Russia un interlocutore”, criticando il processo di adesione dell’Ucraina alla Ue: “Sarebbe curioso – ha accusato – che aderisse all’Europa prima dell’Albania e della Serbia che sono in attesa da una vita”.


Al momento il contrasto resta alle dichiarazioni, né sarà promosso un chiarimento a breve, prima di sapere quale sarà il quadro delle prossime settimane. Se arriverà il momento in cui saranno chieste truppe italiane, Meloni lo sa, la posizione leghista sarà una “bomba” da maneggiare con grande attenzione. Un tema ben chiaro al ministro della Difesa Guido Crosetto, che nel pomeriggio ha scritto un post su X molto duro nei confronti del “presidente di una nazione comunitaria e quello di una nazione extracomunitaria” che pensano di inviare contingenti “come si invia un fax e per poter fare un comunicato stampa” senza “la creanza di confrontarsi con le altre nazioni”. Per l’Italia, ricorda, un nuovo impegno internazionale “dovrebbe avere dei passaggi parlamentari, molteplici e complessi” peraltro “successivi ad aver verificato con scrupolo ed attenzione tuti gli aspetti tecnico-logistici-operativi-capacitivi e le conseguenti necessità di risorse finanziarie”.

Mattarella al Csm: concorra all’indipendenza e serenità della vita delle istituzioni

Mattarella al Csm: concorra all’indipendenza e serenità della vita delle istituzioniRoma, 26 feb. (askanews) – “Vorrei rinnovare al Consiglio l’augurio di procedere con impegno nella sua attività di così alto valore costituzionale, provvedendo con tempestività ad assumere le sue decisioni, concorrendo, attraverso il governo autonomo della magistratura, ad assicurare la irrinunziabile indipendenza dell’ordine giudiziario e di contribuire alla serenità della vita istituzionale”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il voto nella plenaria del Csm sul nuovo Pg della Corte di Cassazione.


Mattarella ha sottolineato come la “discussione” si sia svolta in maniera “intensamente partecipata”.