Caso Cospito, Delmastro: non mi aspettavo il rinvio a giudizioRoma, 29 nov. (askanews) – “Non mi aspettavo il rinvio a giudizio, ero preparato, sono pronto a dimostrare la mia innocenza di fronte al giudice de merito. Non mi aspettavo il rinvio a giudizio,così come non se lo aspettavano più pubblici ministeri che hanno chiesto prima l’archiviazione e poi per ben due volte il proscioglimento”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro intervistato dalla trasmissione “Stasera Italia” su Rete 4.
“Andrò a giudizio serenamente – ha aggiunto Delmastro – con questa anomalia, per cui l’imputato giocherà in squadra con i pubblici ministeri per affermare la sua innocenza. A nulla è valsa la riforma Cartabia che diceva che un giudice, un Gup, può rinviare a giudizio se c’è una ragionevole previsione di condanna. Una ragionevole previsione di condanna con l’accusa che chiede l’assoluzione”.
Schlein: contro le mafie disponibili a una lotta bipartisan, ma siamo preoccupatiMilano, 29 nov. (askanews) – “Sul merito saremo sempre disponibili a fare cose giuste per il Paese anche nel contrasto alle mafie”, ma “siamo preoccupati perché in questo primo anno” di governo Meloni “non solo non abbiamo visto le cose che ci aspettavamo, ma abbiamo visto delle cose che secondo noi sono sbagliate”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, a Porta a Porta, citando ad esempio i “300 milioni tolti dal Pnrr sui beni confiscati e il loro utilizzo sociale, perché uno dei grandi insegnamenti di chi ha fatto la lotta alla mafia e che bisogna colpirla sul denaro, sui patrimoni, sui beni”.
“Questa scelta – ha proseguito – ci sembra andare in direzione contraria, ma anche quella di alzare il tetto del contante o anche quella, nel codice degli appalti, di permettere il subappalto a cascata”. “Nel merito siamo sempre disponibili, ad esempio si può lavorare sulle vittime della criminalità organizzata, sulle quali abbiamo presentato un emendamento. Il loro riconoscimento parte soltanto dal 1967, in alcuni casi dal 1961, ma è ingiusto nei confronti delle vittime e dei familiari delle vittime colpite in precedenza. Chissà che non si possa votare insieme in Parlamento questo emendamento. Avremo sempre un atteggiamento pragmatico” ha concluso.
Meloni: l’Italia un tempo era famosa per esportare la mafia, ora per l’antimafiaRoma, 29 nov. (askanews) – “Mi sono iscritta all’Msi che credo avesse il 3% dei consensi al tempo, volevo semplicemente fare la mia parte, non ho mai pensato che avrei fatto politica a questo livello… Oggi ne sono fiera, difendere il carcere ostativo è stato uno dei primi provvedimenti da presidente del Consiglio, rischiavamo di smontare una delle cose più efficaci nella lotta alla mafia”, “abbiamo difeso la legislazione antimafia”, “assunto 12mila esponenti delle forze dell’ordine”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in una intervista, in onda stasera, alla puntata di Porta a Porta su Rai1 dedicata alla lotta alle mafie.
“E’ in quel 19 luglio (la data dell’assassinio del giudice Borsellino, ndr) che ho deciso di impegnarmi in politica – ha raccontato la premier -, davanti alle immagini di quella devastazione ho pensato che non era possibile restare indifferenti”, “mi aveva già colpito l’omicidio e il funerale del giudice Falcone” e “ho pensato spessissimo a quel periodo inferiore ai due mesi in cui Borsellino ha vissuto perfettamente consapevole di come sarebbe andata a finire e ho riflettuto tanto sul coraggio che ci vuole ad andare avanti e a fare il proprio lavoro”. “E’ il consenso che rende la mafia quello che è”, Borsellino ha dato un esempio su questo, “sono uomini che di solito si vedono nei film, persone c he sanno che il loro sacrificio estremo è l’unico modo per andare avanti in quella battaglia” “Noi una volta eravamo famosi perchè esportavamo la mafia, ora siamo famosi perchè siamo un modello di antimafia, ci chiamano a collaborare da tutto il mondo, dall’Ue fino all’America Latina” e certo “bisogna essere estremamenti fermi al momento che abbiamo tutti gli investimenti del Pnrr”.
Conte a Meloni: parlaci di mafia ma risparmiaci ipocrisieRoma, 29 nov. (askanews) – “Parlaci pure di mafie, presidente Meloni. Risparmiaci, però, l’ipocrisia nella televisione di Stato”. Lo ha scritto su Facebook il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in un post intitolato “Giorgia, parlaci davvero di mafia”.
“Stasera su Rai 1 – ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio – andrà in scena uno speciale sulle mafie di Bruno Vespa. A parlarci di mafie ci sarà anche Giorgia Meloni, che è presidente del Consiglio ma anche leader di un partito, Fratelli d’Italia, che il M5S ha colto con le mani nella marmellata mentre – tramite un suo esponente – proponeva una norma per aprire le porte dei comuni ai condannati per corruzione. Noi li abbiamo fermati. Ma stasera Meloni potrebbe fornirci qualche spiegazione su questo episodio”. “Questa sera – ha proseguito Conte – Meloni potrebbe approfittarne anche per spiegare perché, con il decreto Rave, hanno dato l’accesso ai benefici penitenziari a chi ha commesso gravi reati contro la pubblica amministrazione. Potrebbe spiegarci pure la ragione per cui hanno approvato un emendamento che non consentirà più le cosiddette intercettazioni ‘a strascico’ per i gravi reati contro la PA. Guarda caso sempre quelli. Eppure Giorgia Meloni sa per certo che la mafia affarista utilizza proprio i metodi corruttivi per perseguire i suoi sporchi affari. Ancora. Questa serata potrebbe essere l’occasione giusta per ascoltare dalla viva voce della presidente Meloni la motivazione con cui, con la doverosa riforma dell’ergastolo ostativo, hanno scelto di rendere più conveniente l’omertà piuttosto che la collaborazione con la giustizia per accedere ai benefici penitenziari. E visto che ci siamo potrebbe spiegare perché con il ddl Nordio propongono di abolire l’abuso d’ufficio, un reato-spia che spesso segnala la capacità delle mafie di piegare le pubbliche amministrazioni ai propri appetiti e interessi”.
“La presidente Meloni – ha scritto ancora il leader del M5S – questa sera ci ricorderà – probabilmente – la sua decisione giovanile di impegnarsi in politica in coincidenza con l’uccisione del giudice Paolo Borsellino. Ma non credo che si scuserà perché, in occasione della campagna elettorale per il comune di Catania, dal palco ha denunciato che le tasse sono un ‘pizzo di Stato’ per gli imprenditori, disonorando così la memoria di tutti gli imprenditori che hanno perso la vita per non avere ceduto alle richieste estorsive delle mafie. Né tantomeno chiarirà perché – in occasione dell’ultima campagna elettorale – non si è presentata per chiedere scusa ai cittadini di Foggia, un comune sciolto per mafia con un’amministrazione di centrodestra”. “Parlaci pure di mafie, presidente Meloni. Risparmiaci, però, l’ipocrisia nella televisione di Stato”, è la conclusione del post di Conte.
Schlein: Lollobrigida? Salvini venga in Aula a chiarireRoma, 29 nov. (askanews) – “Continuiamo a chiedere al ministro dei Trasporti Salvini di venire in Aula a chiarire cosa è accaduto” con il caso Lollobrigida, “la cui ricostruzione non tiene, Salvini venga a fare chiarezza in Parlamento”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein intervistata a Metropolis su Repubblica.it.
“Noi abbiamo fatto una richiesta normale da parte dell’opposizione, come è possibile che un ministro abbia fermato un treno?” ha concluso.
Tajani: la riforma della giustizia è una priorità, procederà di pari passo con autonomia e premieratoBruxelles, 29 nov. (askanews) – “La riforma della giustizia per noi rappresenta una priorità; ci stiamo impegnando in maniera forte perché possa procedere di pari passo, insieme a quella dell’autonomia e a quella del premierato, con una attenzione particolare alla separazione delle carriere, tra magistrati inquirenti e giudicanti, ma anche con una grande attenzione alla giustizia civile”, dove “ci sono tre milioni di cause giacenti, e questo provoca un danno di circa tre punti del Pil ogni anno”. Lo ha sottolineato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles.
“Dobbiamo quindi accendere assolutamente un faro sulla situazione della giustizia civile, anche per rispettare gli impegni che sono nel Pnrr e gli impegni che abbiamo preso con l’Unione europea: ma soprattutto per dare risposte ai cittadini, che hanno diritto di vedere difesi i loro interessi, di avere certezza anche su questo fronte”, ha concluso Tajani.
Tajani: riforma giustizia è priorità, con autonomia e premieratoBruxelles, 29 nov. (askanews) – “La riforma della giustizia per noi rappresenta una priorità; ci stiamo impegnando in maniera forte perché possa procedere di pari passo, insieme a quella dell’autonomia e a quella del premierato, con una attenzione particolare alla separazione delle carriere, tra magistrati inquirenti e giudicanti, ma anche con una grande attenzione alla giustizia civile”, dove “ci sono tre milioni di cause giacenti, e questo provoca un danno di circa tre punti del Pil ogni anno”. Lo ha sottolineato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles.
“Dobbiamo quindi accendere assolutamente un faro sulla situazione della giustizia civile, anche per rispettare gli impegni che sono nel Pnrr e gli impegni che abbiamo preso con l’Unione europea: ma soprattutto per dare risposte ai cittadini, che hanno diritto di vedere difesi i loro interessi, di avere certezza anche su questo fronte”, ha concluso Tajani.
Salario minimo, Conte: maggioranza lo affossa ma non ci arrendiamoRoma, 29 nov. (askanews) – “La maggioranza ha affossato la nostra proposta di legge sul salario minimo legale. Lo ha fatto senza aver avuto nemmeno il coraggio di votare contro, ma attraverso un emendamento approvato ieri sera a tarda ora che la trasforma in una legge delega al Governo. Un emendamento con cui vengono riesumate le ‘gabbie salariali’, cioè stipendi differenziati fra Nord e Sud. Dopo la pantomima del Cnel, ecco la mirabolante ricetta di Giorgia Meloni: no ad una soglia minima che metta finalmente fine a contratti da 4 o 5 ora l’ora che ledono la dignità e sì a lavoratrici e lavoratori ancora più svantaggiati e poveri se vivono e lavorano nel Mezzogiorno”. Lo ha scritto su Facebook il leader del Movimento 5 stelle, Giuserppe Conte.
“Di fronte a tale scenario, non intendiamo arrenderci. Abbiamo già presentato – ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio – un emendamento alla legge di Bilancio per introdurre il salario minimo e lo stesso faremo quando questa proposta arriverà in Aula alla Camera. Lì tutto il Paese potrà così vedere di che pasta sono fatti questi finti ‘patrioti’, che si inchinano ai grandi gruppi bancari ma sono impietosi con lavoratrici e lavoratori alle prese con stipendi da fame”, ha concluso Conte.
Premierato, Casellati: ridare voce cittadini, voto spesso nel cestinoRoma, 29 nov. (askanews) – “La stabilità che è uno dei due obiettivi della riforma costituzionale è una straordinaria leva economica secondo uno studio della Bocconi secondo cui l’instabilità dei governi ha causato un costo per i cittadini di circa 220 miliardi”. Lo ha detto il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Elisabetta Casellati, durante l’evento dal titolo “La semplificazione normativa tra presente e futuro. Le sfide dell’intelligenza artificiale e gli effetti sulla crescita del Paese” in corso oggi a Palazzo Wedekind.
“A volte mi sento dire che ci sono molte priorità mentre invece noi ci occupiamo di riforme e lo dicono come se fosse un esercizio intellettuale”, ha aggiunto. Quanto all’obiettivo di stoppare la fromazione di governi tecnici, la ministra spiega: “Il Draghi di turno può anche candidarsi, noi abbiamo assistito da troppo tempo a governi tecnici che non corrispondevano a una volontà popolare e questo ha portato a una forte disaffezione nei confronti della politica. Quindi ridare voce ai cittadini è importante perché per troppo tempo hanno visto il loro voto finire nel cestino con un disallineamento tra il proprio voto e il governo. Per noi non è più possibile”.
Premierato, cosa pensa il presidente emerito della Consulta Gustavo ZagrebelskyRoma, 28 nov. (askanews) – Con il ddl di riforma del governo “non c’è un adeguamento ma un rovesciamento” della Costituzione “perché nasce all’insegna della democrazia decidente”, lo ha detto il presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, nel corso delle audizioni sulle riforme costituzionali in commissione al Senato.
“Questo – ha aggiunto – è un modello ma a questo modello si oppone un altro modello di democrazia che è la democrazia deliberante: decidere e deliberare sono due cose diverse. La nostra attuale Costituzione si ispira alla democrazia deliberante”. “Bisogna essere molto cauti nel prendere queste decisioni”, mette in guardia il presidente emerito della Corte anche perché “se c’è un campo in cui vale l’eterogenesi dei fini è proprio quello della politica e delle sue forme”.
Nel dettaglio, con la soglia al 55% “che potrebbe essere frutto di una ridotta maggioranza relativa, chi vince le elezioni potrebbe eleggere il suo presidente della Repubblica. Ragione per la quale le discussioni su come cambierebbe il ruolo del capo dello Stato sarebbero superate dal fatto che la maggioranza potrebbe eleggere il suo presidente della Repubblica” ha sottolineato Zagrebelsky. Mentre “il vincolo al programma precedente” per l’eventuale secondo premier “è qualcosa di contraddittorio, se cambia il titolare si sceglie un altro per proseguire nel medesimo indirizzo politico. E’ stato previsto per dare spazio a dinamiche di potere nella compagine governativa, per dare la possibilità al leader numero due di prendere il posto del leader numero uno”.
Inoltre, “con l’abolizione dei senatori a vita si fa una scelta di fondo a favore del principio di elettività” ma il problema è che con la norma transitoria si dice che quelli esistenti “restano in carica fino a quando saranno in vita” quindi “queste cinque persone si troveranno a occupare un seggio in Parlamento quando loro non dovrebbero più esserci, rimarranno in carica fino a quando resteranno in vita a dispetto delle maggioranze che si saranno formate, saranno ospiti non graditi, non saranno senatori a vita ma senatori a morte”.