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Stretta Ue sui crimini ambientali, nuovi reati e nuove sanzioni

Stretta Ue sui crimini ambientali, nuovi reati e nuove sanzioniBruxelles, 16 nov. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione europea hanno raggiunto un accordo provvisorio, nel pomeriggio a Bruxelles, sulla revisione della direttiva Ue sui crimini ambientali, che comprende disposizioni per migliorare le indagini, la definizione di nuove tipologie di reati, e il rafforzamento e l’armonizzazione delle sanzioni non solo contro gli individui, ma per la prima volta anche contro le persone giuridiche nell’Unione.

L’accordo dovrà ora essere confermato dal Parlamento europeo, con un voto della plenaria dopo un passaggio in commissione Affari giuridici, e dal Consiglio Ue. La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Le nuove norme sostituiscono la precedente direttiva del 2008, divenuta obsoleta di fronte agli sviluppi del diritto ambientale dell’Ue. A seguito di una valutazione nel 2019-2020, la Commissione europea ha concluso che gli effetti della direttiva erano stati limitati, poiché il numero di casi indagati con successo e conclusi le penalità previste è rimasto limitato. Inoltre, i livelli di sanzioni imposti erano troppo bassi per essere dissuasivi e la cooperazione transfrontaliera non veniva effettuata in modo sistematico. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato perciò una proposta di revisione per migliorare l’efficacia della direttiva.

L’accordo raggiunto oggi dai co-legislatori sulla proposta della Commissione prevede di aumentare da nove a 18 il numero di reati attualmente previsti dal diritto penale dell’Ue. Tra i nuovi reati figurano il traffico di legname, che è una delle principali cause di deforestazione in alcune parti del mondo, il riciclaggio illegale di componenti inquinanti delle navi, gravi violazioni della legislazione sulle sostanze chimiche, l’importazione e l’uso di mercurio e gas fluorurati a effetto serra, l’importazione di specie invasive, l’esaurimento illegale delle risorse idriche e l’inquinamento causato dalle navi. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno inoltre concordato una definizione di “reato aggravato”, con sanzioni più severe, per tutte le violazioni della legge, commesse intenzionalmente, che causano distruzione o danni particolarmente gravi all’ambiente (irreversibili, di lunga durata, diffusi e consistenti con impatto su un ecosistema di notevoli dimensioni o valore ambientale, o su un habitat naturale all’interno di un sito protetto, o sulla qualità dell’aria, del suolo o dell’acqua). Tra questi figurano reati paragonabili all’ecocidio con risultati catastrofici, come l’inquinamento diffuso o gli incendi boschivi su larga scala.

Per le persone fisiche, compresi i rappresentanti delle aziende, che commettono uno dei reati previsti dalla direttiva, è prevista la reclusione massima non inferiore a dieci anni in caso di delitti dolosi che causano la morte di una persona; non inferiore a otto anni in casi di reato aggravato con risultati catastrofici per l’ambiente; non inferiore a cinque anni per i reati commessi con negligenza grave che abbia causato la morte di una persona; e una pena detentiva massima fra i tre e i cinque anni per altri reati intenzionali inclusi nella legislazione, a seconda di fattori quali la durata, la gravità o la reversibilità del danno. Riguardo alle persone giuridiche è prevista una sanzione pecuniaria massima pari al 5% del fatturato complessivo mondiale dell’impresa, o in alternativa una multa da 40 milioni di euro per i reati più gravi, e per tutti gli altri reati una sanzione pecuniaria massima pari al 3% del fatturato complessivo mondiale della persona giuridica, o in alternativa una multa da 24 milioni di euro.

Possono inoltre essere adottate misure aggiuntive, come l’obbligo per i trasgressori di ripristinare l’ambiente danneggiato o di risarcire il danno causato, l’esclusione dall’accesso a finanziamenti pubblici e la revoca di permessi o autorizzazioni. Le persone e le associazioni che denunciano reati ambientali e collaborano con le autorità esecutive beneficeranno di misure di sostegno nell’ambito del procedimento penale. L’individuazione e la sanzione dei crimini ambientali richiede un’efficace catena di azioni che coinvolga la giustizia e le forze dell’ordine. Gli operatori che lavorano sul campo, compresi ispettori, agenti di polizia, pubblici ministeri e giudici, dovranno beneficiare di risorse sufficienti, sia finanziarie e che in termini di personale adeguato, e di una formazione specializzata regolare, nonché di strumenti efficaci per l’applicazione delle norme, il coordinamento, la cooperazione e la raccolta dei dati. Gli Stati membri dovranno organizzare anche delle campagne di sensibilizzazione per ridurre la criminalità ambientale, e saranno inoltre tenuti a preparare strategie nazionali di lotta alla criminalità ambientale e a raccogliere i relativi dati statistici, mentre la Commissione europea dovrà aggiornare regolarmente l’elenco dei reati penali. Dato che la criminalità ambientale è un fenomeno globale complesso che richiede l’impegno di diverse autorità e spesso ha effetti transfrontalieri, la nuova direttiva faciliterà la cooperazione e il coordinamento delle autorità nell’Ue e a livello internazionale. Nei casi di reati transfrontalieri, le autorità nazionali saranno tenute a cooperare tra loro e con altri organismi competenti, come Eurojust, Europol o la Procura europea. La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo provvisorio, sottolineando in una nota che la nuova direttiva migliorerà l’efficacia dell’applicazione del diritto penale ai reati ambientali più gravi che possono avere effetti devastanti sia sull’ambiente che sulla salute umana, e contribuirà a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo. “Una volta entrata in vigore la nuova direttiva, gli Stati membri dovranno includere nelle loro leggi penali una maggiore precisione nella definizione delle categorie di reati ambientali, nonché efficaci sanzioni dissuasive per i trasgressori. Il nuovo quadro giuridico contribuirà a garantire che gravi reati ambientali non rimangano impuniti”, rileva la nota. “La criminalità ambientale provoca danni devastanti al nostro ambiente, nuoce alla nostra salute e alla nostra economia. Per troppo tempo i criminali hanno tratto profitto dalla debolezza delle sanzioni e dalla mancanza di applicazione delle norme”, ha commentato Virginijus Sinkevicius, commissario per l’Ambiente. La nuova direttiva, ha aggiunto, “garantirà meglio che le violazioni più gravi delle norme ambientali siano considerate crimini, che le forze dell’ordine siano più efficaci sul campo e che i difensori dell’ambiente siano più protetti e riconosciuti”. La criminalità ambientale è la quarta attività criminale più importante al mondo ed è considerata una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata insieme alla droga, alle armi e al traffico di esseri umani. E’ difficile da individuare, perseguire e punire e ha un impatto notevole non solo sull’ambiente ma anche sulla salute umana. Secondo la Commissione, il fenomeno sta crescendo a tassi annuali compresi tra il 5% e il 7% a livello globale, creando danni duraturi agli habitat, alle specie, alla salute delle persone e alle entrate fiscali dei governi e delle imprese. Secondo le stime dell’Unep e dell’Interpol, pubblicate nel giugno 2016, le perdite economiche annuali causata dalla criminalità ambientale sono comprese tra i 91 e i 258 miliardi di dollari.

Tensione alle stelle sul salario minimo, arriva delega che lo affonda

Tensione alle stelle sul salario minimo, arriva delega che lo affondaRoma, 16 nov. (askanews) – Tensione alle stelle sul salario minimo tra maggioranza e opposizione. Alla fine è arrivato in commissione Lavoro della Camera l’emendamento del centrodestra che, di fatto, affonda definitivamente la proposta delle opposizioni. E la minoranza annuncia un’opposizione “durissima e senza sconti”. Il testo è atteso in Aula il 28 novembre, dopo i rinvii di questi mesi.

La ricetta del centrodestra, messa nero su bianco, punta ad una retribuzione “equa” da costruire, categoria per categoria, nei tempi di una legge delega “in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva”, con decreti legislativi da varare entro sei mesi, che certifica quindi il ‘no’ ad un salario minimo per legge su cui i gruppi di minoranza negli ultimi mesi hanno trovato la convergenza producendo il loro progetto di legge unitario (tranne Italia Viva) e su cui hanno raccolto le firme nel Paese. L’esecutivo, “dopo aver buttato la palla in tribuna rivolgendosi al Cnel sgonfierà la palla e umilierà il Parlamento”, attacca il presidente M5S Giuseppe Conte, che aggiunge: con un “decreto legislativo cercheranno di fermare l’onda perché hanno visto che stavamo ancora raccogliendo le firme. Si stanno industriando in tutti i modi per cercare di allontanare questa norma di civiltà”. Arturo Scotto (capogruppo Pd in commissione Lavoro) parla di “colpo di mano” che “trasforma una legge delle opposizioni in una delega”. Si “cancella la battaglia del salario senza mai nominarlo”, per Angelo Bonelli (co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra). E il segretario di Sinistra italiana Fratoianni: il governo è “contro in lavoratori poveri”.

In un passaggio dell’emendamento, interamente sostitutivo della pdl sul salario minimo, si legge che si dovranno “prevedere strumenti di incentivazione” per “favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello” anche “per fare fronte alle diversificate necessità correlate all’incremento del costo della vita e alle differenze dei costi su base territoriale”. Immediata la protesta del Pd contro quelle che secondo i Dem sono “gabbie salariali”. Stesso giudizio dai Cinque Stelle: è “il ritorno di un principio, pericoloso e anacronistico, che, se già non bastasse l’Autonomia differenziata, provocherà ulteriori spaccature fra Nord e Sud”. A stretto giro, il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto (Fdi), risponde affermando che si tratta di “reazioni scomposte da chi si sente spogliato di un tema che pensava fosse esclusivo” e puntualizza che il testo non contempla le ‘gabbie salariali’, “piuttosto” la “contrattazione di secondo livello”, invitando a “leggere” meglio. “Invece no – replica Giuseppe Conte – all’articolo 1, secondo comma, lettera D del loro emendamento parlano di salari differenziati in relazione alle varie aree d’Italia, quindi significa tra nord e sud. Una prospettiva scellerata che reintroduce le gabbie salariali che pensavamo di aver superato una volta per tutte”.

“E’ una grave scorrettezza – osserva Matteo Richetti (Azione) – snatureranno il provvedimento, senza alcuna previsione di una soglia minima. Avremo cioè una proposta sul salario minimo che non ha un compenso minimo: è una presa in giro alla quale ci opporremo in Parlamento”. Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro Dem, si sofferma su un altro punto che definisce “pericoloso”: la “maggioranza ha tirato finalmente fuori il coniglio dal cilindro: il contratto collettivo nazionale maggiormente applicato”, ossia “non ancorato ad alcun criterio di rappresentatività dei soggetti che lo firmano” e che “favorisce paradossalmente i contratti pirata”, tagliando fuori le “associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative”.

Sinora sul tavolo c’era stato, oltre alla pdl delle opposizioni, un emendamento di Forza Italia. Che, spiegano fonti parlamentari, per il momento lì resta. Un testo che, secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani arginerà anche i contratti pirata. Spulciando tra le proposte arrivate in commissione Lavoro, ce n’è anche una di Italia Viva che cancella il riferimento dal testo dei “9 euro” chiedendo che sia una futura commissione a stabilirlo. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, aveva ribadito che il governo guarda ad una “equa retribuzione, nell’ambito della contrattazione collettiva” da ricavare “da tutta una serie di fattori”. Così nell’emendamento depositato, che verrà messo ai voti la prossima settimana, c’è la delega al governo per “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione, rafforzando la contrattazione collettiva e stabilendo i criteri che riconoscano l’applicazione dei trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati”. Tra gli “obiettivi” esplicitati la lotta al dumping e al lavoro “sottopagato”. Nel caso di contratti scaduti e non rinnovati in tempi congrui si punta all’intervento del ministro ma “a valere sui soli trattamenti economici minimi complessivi, tenendo conto delle peculiarità delle categorie di riferimento e, se del caso, considerando i trattamenti economici minimi complessivi previsti da contratti collettivi più applicati vigenti in settori affini”.

Violenza donne, Meloni: film Cortellesi coraggioso, spero incontrarla

Violenza donne, Meloni: film Cortellesi coraggioso, spero incontrarlaRoma, 16 nov. (askanews) – “Un film molto coraggioso e stimolante. Faccio i miei complimenti a Paola Cortellesi e sarei contenta di incontrarla a Palazzo Chigi”. Interpellata da Alley Oop – Il Sole 24 Ore, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni risponde così all’appello di Paola Cortellesi, che alla sua prima prova alla regia con ‘C’è ancora domani’ sta spopolando nelle sale italiane.

Cortellesi aveva rivolto alla premier e alla segretaria del Pd, Elly Schlein, l’invito a unire le forze “su temi che le riguardano entrambe, come la prevenzione dei femminicidi, a partire dalla scuola”. “La politica del governo e la mia posizione personale sul contrasto alla violenza sulle donne sono sempre state tese alla ricerca della massima collaborazione”, sottolinea Meloni. “Lo abbiamo dimostrato con il ddl del ministro Roccella, sul quale abbiamo cercato le più ampie convergenze, ottenendo dopo alcune interlocuzioni e aperture l’unanimità del voto parlamentare”.

Il decreto sicurezza approvato dal Cdm (in sintesi)

Il decreto sicurezza approvato dal Cdm (in sintesi)Roma, 16 nov. (askanews) – Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sicurezza che prevede una stretta su molti reati tra cui truffe agli anziani, reati contro le forze di sicurezza, le rivolte nelle carceri, le occupazioni abusive; inoltre, contiene norme contro l’accattonaggio e il borseggio. Gli esponenti delle forze dell’ordine potranno portare armi private quando sono fuori servizio. Più d’una di questa norme farà certamente discutere.

Il Questore, è emerso nel decreto, potrà disporre il divieto di accesso nelle metropolitane, nelle stazioni ferroviarie e nei porti per chi è già stato denunciato o condannato per furto, rapina o altri reati contro il patrimonio o la persona commessi in quei luoghi. Inoltre, nei processi penali per tali reati compiuti nelle metropolitane e nelle altre aree del trasporto pubblico, il giudice, ove la legge consenta la sospensione condizionale della pena, dovrà comunque prevedere il divieto di accesso a tali luoghi. Si introduce, inoltre, una norma per sanzionare chi impiega minori nell’accattonaggio. Alle norme già previste per punire chi organizza o favorisce quest’attività si aggiunge una specifica norma per punire chi induce all’accattonaggio un minore di 16 anni invece di mandarlo a scuola o lo costringe con la violenza o la minaccia. “Nel provvedimento è stato introdotto il reato di rivolta nel sistema penitenziario. Questo riguarda anche le strutture di trattenimento per i migranti”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Sono state “introdotte delle agevolazioni operative per gli appartenenti alla polizia giudiziaria quando si tratta di tutelare persone che hanno domicilio in abitazione che sono state sottratte e quindi la possibilità di essere reimmessi immediatamente nel possesso”, ha anche detto il ministro.

Sicurezza, dal Cdm stretta contro i blocchi stradali

Sicurezza, dal Cdm stretta contro i blocchi stradaliRoma, 16 nov. (askanews) – Il disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri interviene anche sul fronte dei blocchi stradali, “fenomeno che si sta espandendo e che crea enormi disagi ai cittadini”.

Attualmente la norma punisce con una sanzione amministrativa chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo. Il provvedimento approvato – secondo quanto si apprende – stabilisce che questa fattispecie diventi reato nel momento in cui risulti particolarmente offensiva ed allarmante, sia per la presenza di più persone sia per il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente.

Sicurezza, ok da Cdm a nuovo reato contro occupazioni abusive

Sicurezza, ok da Cdm a nuovo reato contro occupazioni abusiveRoma, 16 nov. (askanews) – È introdotto un nuovo delitto, perseguibile a querela della persona offesa, che punisce con la reclusione da 2 a 7 anni chi, con violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile altrui, o comunque impedisce il rientro nell’immobile del proprietario o di colui che lo deteneva. E’ quanto prevederebbe il pacchetto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione attualmente in corso.

Per rendere più efficace la norma vengono introdotte – sempre secondo quanto si apprende – due misure innovative. Innanzitutto viene prevista una causa di non punibilità per l’occupante che collabora all’accertamento dei fatti e rilascia volontariamente l’immobile occupato. Con la seconda misura viene invece disciplinato un apposito procedimento, definito “molto veloce”, per ottenere la liberazione dell’immobile e la sua restituzione a chi ne ha diritto. In via ordinaria su questo provvederà il giudice, ma nei casi urgenti, in cui l’immobile occupato sia ad esempio l’unica abitazione della persona offesa, è prevista la possibilità che la liberazione/restituzione dell’immobile sia effettuata direttamente dalle forze di polizia che hanno ricevuto la denuncia, fermo l’intervento successivo di convalida del pubblico ministero e del giudice.

Sicurezza, Cdm: sì ad arma fuoco privata per agenti polizia

Sicurezza, Cdm: sì ad arma fuoco privata per agenti poliziaRoma, 16 nov. (askanews) – Gli agenti di pubblica sicurezza, già autorizzati al porto di un’arma da fuoco di servizio, possono detenere un’arma da fuoco privata, diversa da quella di ordinanza, senza ulteriore licenza. E’ quanto prevederebbe il pacchetto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri, nella riunione attualmente in corso.

Secondo quanto si apprende, si tratta di una norma molto attesa dal comparto e che consentirebbe agli agenti di avere fuori dal servizio un’arma più leggera al posto di quella d’ordinanza, di solito molto più pesante.

Cosa prevede la legge sul “cibo coltivato”

Cosa prevede la legge sul “cibo coltivato”Roma, 16 nov. (askanews) – Via libera definitivo oggi dalla Camera dei Deputati con 159 voti favorevoli, 53 contrari e 34 astensioni al testo del disegno di legge che reca “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”, già approvato dal Senato il 19 luglio scorso. Ieri lo stesso ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva ribadito che il Governo italiano notificherà la legge all’Europa “subito dopo la sua approvazione, come avvenuto in tante altre circostanze”, auspicando che úl’esempio italiano venga seguito a livello europeo, con lo stesso modello con il quale si scelse di evitare gli Ogm nel continente”.

Presentato dal Masaf e dal ministero della Salute, il Ddl riguarda il divieto “di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali” e si compone di sette articoli. Il divieto si basa su “un principio di precauzione” e all’articolo 2 sancisce che “è vietato agli operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare ovvero promuovere ai suddetti fini alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati”.

Inoltre, all’articolo 3 “per tutelare il patrimonio zootecnico nazionale”, il Ddl vuole contrastare anche il cosiddetto “meat sounding”, ovvero l’uso di denominazioni di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali. E lo fa vietando l’uso di “denominazioni legali, usuali e descrittive, riferite alla carne, ad una produzione a base di carne o a prodotti ottenuti in prevalenza da carne; riferimenti alle specie animali o a gruppi di specie animali o a una morfologia animale o un’anatomia animale; terminologie specifiche della macelleria, della salumeria o della pescheria e nomi di alimenti di origine animale rappresentativi degli usi commerciali”. “Per rafforzare la logica primaria di salvaguardia della salute dei cittadini oltre che la dimensione produttiva nazionale”, in caso di violazioni, sono previste sanzioni amministrative e interdittive. Quelle pecuniarie vanno da un minimo di 10.000 euro ad un massimo pari al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione, nonché la confisca del prodotto illecito. L’applicabilità delle sanzioni è estesa a chiunque abbia finanziato, promosso, agevolato in qualunque modo le condotte illecite. La sanzione massima non può eccedere comunque i 150.000 euro.

Vengono inoltre previste ulteriori sanzioni amministrative interdittive che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione europea per lo svolgimento di attività imprenditoriali, nonché prevedendo la chiusura dello stabilimento di produzione per un periodo di tre anni. Il monitoraggio delle attività connesse all’attuazione delle misure previste dalla proposta di legge, sarà effettuato nell’ambito delle attività di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Ministero della Salute.

I soggetti responsabili dell’attuazione dell’intervento sono le Autorità competenti per i controlli ed in particolare: i Nuclei di Antisofisticazione (NAS), il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (CUFA), il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela, della qualità e repressioni di frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, nonché, per i prodotti della filiera ittica, il Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera, ognuno per i profili di rispettiva competenza. Obiettivo del disegno di legge, spiega il Masaf, “è quello di assicurare un livello massimo di tutela della salute umana e degli interessi dei cittadini, oltre a preservare il patrimonio agroalimentare italiano, come insieme di prodotti che assumono una rilevanza strategica per l’interesse nazionale”.

Carne sintetica, tensione davanti Chigi, Coldiretti vs deputati +Eu

Carne sintetica, tensione davanti Chigi, Coldiretti vs deputati +EuRoma, 16 nov. (askanews) – Tensione nel primo pomeriggio davanti a Palazzo Chigi. Mentre si trovava in piazza Colonna assieme al segretario Riccardo Magi e ad alcuni militanti per esporre i cartelli “Coltivate ignoranza. Il divieto alla carne coltivata è antiscientifico e anti italiano”, il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova è stato raggiunto e spintonato dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine e degli altri presenti che hanno diviso e ricondotto Prandini sul lato di via del Corso, dove fino a pochi istanti prima si trovava assieme ai rappresentanti della sua organizzazione per sostenere il voto finale del Parlamento sul ddl che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare.

“Tu sei un delinquente e un buffone”, ha urlato Prandini a Della Vedova mentre veniva allontanato. “Ecco cos’è la Coldiretti, vergogna”, hanno ribattuto gli esponenti di +Europa. Poco dopo i manifestanti di Coldiretti hanno intonato con i megafoni “buffoni, buffoni”. Della Vedova si è poi rivolto ai cronisti che hanno assistito all’aggressione sottolineando che l’episodio “mette in luce che siamo stati troppo teneri e che ormai la situazione sta degenerando. Se il presidente di Coldiretti si sente autorizzato, forte della partecipazione dei suoi, a venire ad aggredire un parlamentare, colpevole di aver espresso la propria opinione in Aula e per atti parlamentari, credo che siamo all’eversione”. E alla fine il segretario di +Europa ha deciso di denunciare per aggressione il presidente di Coldiretti.

“Chiederemo formalmente che il governo italiano si dissoci da questa iniziativa e da questa aggressione che c’è stata, perché lo riteniamo gravissimo nei confronti di parlamentari di opposizione”, ha sottolineato Magi. Per Prandini “è stato un momento di confronto che si sarebbe dovuto fermare a un confronto verbale, non ho problemi a dire questo. Però non chiedo scusa per la spinta perché Della Vedova non ha chiesto scusa al lavoro che fanno i nostri agricoltori e soprattutto perché la spinta è figlia del fatto che lui portava dei cartelli che insultavano l’intelligenda degli nostri agricoltori”.

Balneari, la Ue invia all’Italia un parere motivato sulla violazione della direttiva

Balneari, la Ue invia all’Italia un parere motivato sulla violazione della direttivaMilano, 16 nov. (askanews) – La Commissione europea oggi ha inviato all’Italia un parere motivato sulla procedura di infrazione legata al regime delle concessioni balneari. Nel registro delle infrazioni si legge che il parere è stato inviato per la violazione della direttiva dei servizi e del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’Italia ha due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea.