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Mattarella ai cavalieri al merito: ossigeno dell’umanità per la vita comune

Mattarella ai cavalieri al merito: ossigeno dell’umanità per la vita comuneRoma, 26 feb. (askanews) – I Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana sono esempi di “solidarietà, senso di umanità, coinvolgimento” e di sapersi fare “carico di altre persone”. Ed è “giusto” farli conoscere. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del conferimento delle onorificenze a 31 persone che, ha precisato il Capo dello Stato, “non sono eroi” e non sono gli unici a vivere “nella normale quotidianità” questi comportamenti ma ne sono “testimonianza”.


Mattarella li ha definiti “ossigeno” per la “vita comune. Nella scelta tra l’indifferenza e impegnarsi per chi è in difficoltà” rendono la “vita della società migliore. Voi siete una ricchezza importante”. Il Capo dello Stato ha poi evidenziato un “altro aspetto: i vostri comportamenti – ha detto – sono la negazione della solitudine che è un pericolo molto alto perché molte relazioni sono solo apparenti, in questo nostro tempo” sommerso da una “massa di flussi informativi” in cui “qualcuno può sentirsi disorientato e solo”.

Ucraina, terminato vertice leader Ue in videoconferenza

Ucraina, terminato vertice leader Ue in videoconferenzaRoma, 26 feb. (askanews) – E’ durato circa mezz’ora il vertice tra i leader europei convocato in videoconferenza dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato in collegamento da Palazzo Chigi. Ai lavori ha preso parte anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.


“Continuando a lavorare per uno stretto coordinamento europeo – ha scritto Costa su X – oggi il presidente Emmanuel Macron ha informato i leader dell’Ue sul suo incontro con Donald Trump all’inizio di questa settimana a Washington”. Alcuni leader, in particolare, riferiscono fonti europee, hanno posto domande a Macron. E’ stato un incontro “molto utile per preparare il nostro Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, dove prenderemo decisioni sul nostro sostegno all’Ucraina e sul rafforzamento della difesa europea”, conclude Costa.


Domani il presidente americano vedrà invece il premier britannico Keir Starmer, che sta organizzando per domenica a Londra un summit con alcuni leader europei.

Mattarella a cavalieri al merito: ossigeno umanità per vita comune

Mattarella a cavalieri al merito: ossigeno umanità per vita comuneRoma, 26 feb. (askanews) – I Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana sono esempi di “solidarietà, senso di umanità, coinvolgimento” e di sapersi fare “carico di altre persone”. Ed è “giusto” farli conoscere. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del conferimento delle onorificenze a 31 persone che, ha precisato il Capo dello Stato, “non sono eroi” e non sono gli unici a vivere “nella normale quotidianità” questi comportamenti ma ne sono “testimonianza”.


Mattarella li ha definiti “ossigeno” per la “vita comune. Nella scelta tra l’indifferenza e impegnarsi per chi è in difficoltà” rendono la “vita della società migliore. Voi siete una ricchezza importante”. Il Capo dello Stato ha poi evidenziato un “altro aspetto: i vostri comportamenti – ha detto – sono la negazione della solitudine che è un pericolo molto alto perché molte relazioni sono solo apparenti, in questo nostro tempo” sommerso da una “massa di flussi informativi” in cui “qualcuno può sentirsi disorientato e solo”.

La sfiducia, Santanchè si difende (borse e tacchi compresi). Fdi apprezza la disponibilità a dimissioni

La sfiducia, Santanchè si difende (borse e tacchi compresi). Fdi apprezza la disponibilità a dimissioniRoma, 25 feb. (askanews) – Il passaggio sul processo Visibilia per cui è stata rinviata a giudizio, alla fine, è quasi residuale nel suo intervento. Quanto basta per ripetere che si tratta di “fatti, tutti da verificare” e “antecedenti” al giuramento da ministro. Per il resto, quella di Daniela Santanché, è una difesa tutta all’attacco. Il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal M5s contro di lei finisce come ci si aspettava, con una bocciatura: 206 contrari, 134 a favore e un astenuto.


Ma il discorso che la ministra del Turismo fa in aula prima che cominci la chiama è molto meno rituale della sfilata dei deputati, tanto da scatenare più volte le proteste delle opposizioni. Santanché elenca sì i risultati ottenuti in questi mesi di lavoro ma, soprattutto, rivendica il diritto a essere com’è, borse e tacco 12 compresi. Si vanta della sua collezione di borse di Hermes e risponde alle accuse di acquistarle contraffatte. “Io sono l’emblema di ciò che detestate”, “voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza”, attacca. Si rivolge formalmente alla minoranza, ma il messaggio vale anche per Fratelli d’Italia in cui da molti è vissuta come un corpo estraneo proprio per quella ostentazione continua di benessere che così tanto fa a pugni con una forza che si vanta di essere rimasta vicina alla gente, a cominciare dalla sua leader.


Ed era proprio il suo partito ad attenderla al varco di questo passaggio parlamentare, anche perché all’orizzonte c’è il rischio di un nuovo rinvio a giudizio per truffa all’Inps nell’uso della cassa Covid e Giorgia Meloni si aspetta che la ministra in quel caso lasci. Santanchè difende il suo diritto a fare una battaglia in nome del garantismo perché non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio ma decide comunque di mandare un segnale. Solo che alla fine è meno netto e convincente di quello che si aspettavano a palazzo Chigi. “In quell’occasione – spiega – farò una riflessione perché è giusto che io la faccia, per poter anche valutare delle mie dimissioni. Ma vi dico una cosa, lo farò da sola, lo farò solo con me stessa”, dunque senza “pressioni” o ricatti”. Nel passaggio successivo la ministra prova anche a ricucire lo strappo che si è creato con il ‘chissene’ dedicato alle critiche dei suoi colleghi, ma anche con quella sorta di sfida rivolta alla presidente del Consiglio ogni volta che ha ripetuto ‘lascio solo se me lo chiede lei’. “Sarò guidata – precisa – solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per l’intero Governo, per la maggioranza, ma, soprattutto, per l’amore per il mio partito, Fratelli d’Italia, dove certo non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare a essere una risorsa”. Ma non è abbastanza per Giorgia Meloni che da mesi ormai ragiona sull’addio dell’ingombrante ministra al governo e che si attendeva una presa di posizione con meno “se” e “ma”.


Non è un caso che, a seduta conclusa, ai deputati venga chiesto di fare dichiarazioni in cui si sottolinea soprattutto l’apprezzamento per la disponibilità alle dimissioni. La ministra, dice il vicepresidente del gruppo alla Camera, Massimo Ruspandini, “va ringraziata anche per quello che ha chiaramente detto al termine del suo intervento e cioé che, qualora venga malauguratamente rinviata a giudizio per la vicenda Inps, farebbe prevalere il cuore alla ragione e lascerebbe il suo incarico governativo per amore e rispetto di Fdi e del presidente del Consiglio”.

Santanché si difende (borse comprese). Apre a dimissioni: ma decido io

Santanché si difende (borse comprese). Apre a dimissioni: ma decido ioRoma, 25 feb. (askanews) – Il passaggio sul processo Visibilia per cui è stata rinviata a giudizio, alla fine, è quasi residuale nel suo intervento. Quanto basta per ripetere che si tratta di “fatti, tutti da verificare” e “antecedenti” al giuramento da ministro. Per il resto, quella di Daniela Santanché, è una difesa tutta all’attacco. Il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal M5s contro di lei finisce come ci si aspettava, con una bocciatura: 206 contrari, 134 a favore e un astenuto.


Ma il discorso che la ministra del Turismo fa in aula prima che cominci la chiama è molto meno rituale della sfilata dei deputati, tanto da scatenare più volte le proteste delle opposizioni. Santanché elenca sì i risultati ottenuti in questi mesi di lavoro ma, soprattutto, rivendica il diritto a essere com’è, borse e tacco 12 compresi. Si vanta della sua collezione di borse di Hermes e risponde alle accuse di acquistarle contraffatte. “Io sono l’emblema di ciò che detestate”, “voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza”, attacca. Si rivolge formalmente alla minoranza, ma il messaggio vale anche per Fratelli d’Italia in cui da molti è vissuta come un corpo estraneo proprio per quella ostentazione continua di benessere che così tanto fa a pugni con una forza che si vanta di essere rimasta vicina alla gente, a cominciare dalla sua leader.


Ed era proprio il suo partito ad attenderla al varco di questo passaggio parlamentare, anche perché all’orizzonte c’è il rischio di un nuovo rinvio a giudizio per truffa all’Inps nell’uso della cassa Covid e Giorgia Meloni si aspetta che la ministra in quel caso lasci. Santanché difende il suo diritto a fare una battaglia in nome del garantismo perché non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio ma decide comunque di mandare un segnale. Solo che alla fine è meno netto e convincente di quello che si aspettavano a palazzo Chigi. “In quell’occasione – spiega – farò una riflessione perché è giusto che io la faccia, per poter anche valutare delle mie dimissioni. Ma vi dico una cosa, lo farò da sola, lo farò solo con me stessa”, dunque senza “pressioni” o ricatti”. Nel passaggio successivo la ministra prova anche a ricucire lo strappo che si è creato con il ‘chissene’ dedicato alle critiche dei suoi colleghi, ma anche con quella sorta di sfida rivolta alla presidente del Consiglio ogni volta che ha ripetuto ‘lascio solo se me lo chiede lei’. “Sarò guidata – precisa – solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per l’intero Governo, per la maggioranza, ma, soprattutto, per l’amore per il mio partito, Fratelli d’Italia, dove certo non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare a essere una risorsa”. Ma non è abbastanza per Giorgia Meloni che da mesi ormai ragiona sull’addio dell’ingombrante ministra al governo e che si attendeva una presa di posizione con meno “se” e “ma”.


Non è un caso che, a seduta conclusa, ai deputati venga chiesto di fare dichiarazioni in cui si sottolinea soprattutto l’apprezzamento per la disponibilità alle dimissioni. La ministra, dice il vicepresidente del gruppo alla Camera, Massimo Ruspandini, “va ringraziata anche per quello che ha chiaramente detto al termine del suo intervento e cioé che, qualora venga malauguratamente rinviata a giudizio per la vicenda Inps, farebbe prevalere il cuore alla ragione e lascerebbe il suo incarico governativo per amore e rispetto di Fdi e del presidente del Consiglio”.

Meloni sarà al summit di Londra sull’Ucraina, fa discutere l’ipotesi di inviare soldati

Meloni sarà al summit di Londra sull’Ucraina, fa discutere l’ipotesi di inviare soldatiRoma, 25 feb. (askanews) – Domani la videoconferenza con i leader Ue sull’Ucraina, domenica a Londra il vertice – ufficialmente da confermare – per la messa a punto di piani comuni per la Difesa organizzato da Keir Starmer. Dopo il summit del G7 da remoto di ieri, sono questi gli appuntamenti di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo straordinario in programma il 6 marzo a Bruxelles.


La riunione di domani mattina è stata convocata dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per ascoltare dal presidente francese Emmanuel Macron – ha spiegato – un resoconto del suo incontro di ieri con Donald Trump. A Londra, invece, si riuniranno i “volenterosi” europei, fin qui animati dagli stessi Macron e Starmer (che guidano gli unici due Paesi che in Europa dispongono di testate nucleari), per parlare di piani congiunti sulla difesa. Con il premier britannico Meloni dovrebbe avere anche un incontro bilaterale. Il ‘nodo’ da sciogliere, su cui non è facile trovare un accordo, è quello dell’impegno degli europei (non solo i Paesi aderenti all’Ue) nel processo di pace in Ucraina. Al momento il Vecchio Continente è stato tagliato fuori dall’iniziativa del tycoon e cerca il modo di rientrare in gioco. A Bruxelles, tra le altre cose, si discuterà della nomina di un “inviato” europeo per l’Ucraina e tra i nomi che circolano ci sono anche quelli di Angela Merkel e Mario Draghi. Ma il punto fondamentale è l’impegno che i leader europei potranno offrire agli Stati Uniti. Macron – d’accordo con Starmer – ha proposto a Trump la mobilitazione di una “forza di interposizione” di 30 mila uomini da schierare sul terreno per controllare il rispetto di un eventuale cessate il fuoco. Un’ipotesi che però trova molte, e importanti, voci contrarie: la Germania, la Polonia (che punta a creare il più grande esercito di terra europeo) e anche l’Italia. Dove l’idea dei “peacekeepers” europei fa discutere la maggioranza.


Meloni ha ribadito anche ieri, ai colleghi del G7, l’obiettivo di raggiungere una “pace giusta e duratura” che si deve basare su “garanzie di sicurezza efficaci” e sempre nel “contesto euro-atlantico”, e dunque in collaborazione con gli Stati Uniti. A mettere in chiaro la posizione della premier sul tema, questa mattina, è stato il suo consigliere più ascoltato, il sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari. “E’ un’ipotesi”, quella della forza di interposizione, “che la Francia sostiene da tempo – ha spiegato – e che l’Italia non reputa la soluzione più efficace”, perché “non c’è mai stata una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata”. Mentre “un altro discorso” sarebbe quello di “una missione internazionale con cappello Onu in un contesto di pace”. Molto secco il “no” di Matteo Salvini, dopo che ieri sera la Lega aveva fatto circolare la posizione: “Nessun soldato italiano in Ucraina”. “Nessuno – ha precisato oggi il vicepremier e ministro delle Infrastrutture – ci ha chiesto neanche un soldato quindi quando ce lo chiederanno ne parleremo, ma noi abbiamo già migliaia di soldati italiani in giro per il mondo, prima di mandarne anche uno in più ci ragionerei molto”.


A gettare acqua sul fuoco, e cercare una sintesi, è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui non è “utile” l’invio di “truppe europee o della Nato: se bisogna fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite con una decisione del Consiglio di sicurezza. In caso ci sarebbe anche la disponibilità italiana, come c’è disponibilità per la Palestina, sempre sotto la bandiera delle Nazioni Unite”.

Pd verso sì a referendum su jobs act, malumori della minoranza

Pd verso sì a referendum su jobs act, malumori della minoranzaRoma, 25 feb. (askanews) – La linea verrà fissata dalla direzione di giovedì, ma il Pd sembra andare verso il sì ai referendum della Cgil sul Jobs act, nonostante i dubbi della minoranza. Durante la riunione della segreteria di questa mattina, raccontano, la segretaria Elly Schlein ha innanzitutto fatto il punto sulle iniziative politiche dei prossimi mesi, che saranno incentrate sui 5 filoni indicati alla festa dell’Unità dello scorso settembre (sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politica industriale per la conversione ecologica, diritti sociali e civili). Quindi, si è inevitabilmente perlato molto della situazione internazionale e, appunto, dei referendum voluti da Maurizio Landini e che la stessa segretaria ha firmato.


Un tema delicato, perché il Jobs act è uno dei simboli del Pd di Matteo Renzi e l’ala moderata del partito vive con disagio l’idea di dover rinnegare quel voto, nelle scorse settimane in molti – da Graziano Delrio ad Alessandro Alfieri e Simona Malpezzi – hanno chiesto di evitare prese di posizione che sconfesserebbero le scelte fatte dal partito dieci anni fa. La segretaria, riferisce più di uno dei partecipanti, avrebbe stamattina spiegato che il Pd non può che essere in campo con una posizione su questa materia, precisando però che non si tratta di chiedere “abiure” a nessuno. Un modo, insistono diversi membri della segreteria, per dire che il Pd non è una caserma e che verrà rispettata la scelta di chi si comporterà diversamente.


Il confronto proseguirà informalmente fino a giovedì, quando in direzione la Schlein esporrà la posizione ufficiale, perché molti insistono per arrivare ad una linea che non crei imbarazzo a chi non intende rinnegare la stagione passata. Ma sul lavoro si discuterà anche questa sera, nella riunione congiunta di senatori e deputati dem sulla legge della Cisl che introdurrebbe la partecipazione dei lavoratori alla governance di impresa: l’ala sinistra del partito è intenzionata a chiedere che si voti ‘no’, dal momento che la maggioranza non dà segnali di voler correggere il testo uscito dalla commissione e modificato proprio dal centrodestra rispetto alla versioe orginale. La minoranza vorrebbe che ci si attestasse sull’astensione, “per non regalare la Cisl alla Meloni”. Anche se, ammette un esponente dell’area moderata, “certo il comportamento di Sbarra non ha aiutato”.

Meloni a summit Londra su Ucraina, fa discutere ipotesi invio truppe

Meloni a summit Londra su Ucraina, fa discutere ipotesi invio truppeRoma, 25 feb. (askanews) – Mercoledì la videoconferenza con i leader Ue sull’Ucraina, domenica a Londra il vertice – ufficialmente da confermare – per la messa a punto di piani comuni per la Difesa organizzato da Keir Starmer. Dopo il summit del G7 da remoto di lunedì, sono questi gli appuntamenti di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo straordinario in programma il 6 marzo a Bruxelles.


La riunione di mercoledì mattina è stata convocata dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per ascoltare dal presidente francese Emmanuel Macron – ha spiegato – un resoconto del suo incontro di lunedì con Donald Trump. A Londra, invece, si riuniranno i “volenterosi” europei, fin qui animati dagli stessi Macron e Starmer (che guidano gli unici due Paesi che in Europa dispongono di testate nucleari), per parlare di piani congiunti sulla difesa. Con il premier britannico Meloni dovrebbe avere anche un incontro bilaterale. Il ‘nodo’ da sciogliere, su cui non è facile trovare un accordo, è quello dell’impegno degli europei (non solo i Paesi aderenti all’Ue) nel processo di pace in Ucraina. Al momento il Vecchio Continente è stato tagliato fuori dall’iniziativa del tycoon e cerca il modo di rientrare in gioco. A Bruxelles, tra le altre cose, si discuterà della nomina di un “inviato” europeo per l’Ucraina e tra i nomi che circolano ci sono anche quelli di Angela Merkel e Mario Draghi. Ma il punto fondamentale è l’impegno che i leader europei potranno offrire agli Stati Uniti. Macron – d’accordo con Starmer – ha proposto a Trump la mobilitazione di una “forza di interposizione” di 30 mila uomini da schierare sul terreno per controllare il rispetto di un eventuale cessate il fuoco. Un’ipotesi che però trova molte, e importanti, voci contrarie: la Germania, la Polonia (che punta a creare il più grande esercito di terra europeo) e anche l’Italia. Dove l’idea dei “peacekeepers” europei fa discutere la maggioranza.


Meloni ha ribadito anche lunedì, ai colleghi del G7, l’obiettivo di raggiungere una “pace giusta e duratura” che si deve basare su “garanzie di sicurezza efficaci” e sempre nel “contesto euro-atlantico”, e dunque in collaborazione con gli Stati Uniti. A mettere in chiaro la posizione della premier sul tema, questa mattina, è stato il suo consigliere più ascoltato, il sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari. “E’ un’ipotesi”, quella della forza di interposizione, “che la Francia sostiene da tempo – ha spiegato – e che l’Italia non reputa la soluzione più efficace”, perché “non c’è mai stata una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata”. Mentre “un altro discorso” sarebbe quello di “una missione internazionale con cappello Onu in un contesto di pace”. Molto secco il “no” di Matteo Salvini, dopo che lunedì sera la Lega aveva fatto circolare la posizione: “Nessun soldato italiano in Ucraina”. “Nessuno – ha precisato oggi il vicepremier e ministro delle Infrastrutture – ci ha chiesto neanche un soldato quindi quando ce lo chiederanno ne parleremo, ma noi abbiamo già migliaia di soldati italiani in giro per il mondo, prima di mandarne anche uno in più ci ragionerei molto”.


A gettare acqua sul fuoco, e cercare una sintesi, è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui non è “utile” l’invio di “truppe europee o della Nato: se bisogna fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite con una decisione del Consiglio di sicurezza. In caso ci sarebbe anche la disponibilità italiana, come c’è disponibilità per la Palestina, sempre sotto la bandiera delle Nazioni Unite”.

Mozione di sfiducia a Santanchè, Conte: voi odiate i poveri. Schlein: difende le borsette, e le bollette?

Mozione di sfiducia a Santanchè, Conte: voi odiate i poveri. Schlein: difende le borsette, e le bollette?Roma, 25 feb. (askanews) – “Si vergogni Santanchè, vergognatevi voi tutti della maggioranza che andrete a votare per difenderla, siete responsabili del disastro economico e morale. Ma noi non ci arrenderemo, e con tutte le persone oneste voteremo a favore della mozione di sfiducia”. Così il leader M5s Giuseppe Conte, intervenendo alla Camera sulla mozione di sfiducia alla ministra del Turismo Daniela Santanchè. “A noi non interessano i suoi processi penali, non avete capito nulla del M5s, a noi interessa l’etica pubblica, la responsabilità politica. A noi basta sapere che dei lavoratori hanno detto che lei ha usato i fondi Covid mentre lavoravano, la società ha chiesto la sanatoria all’Inps: questo fatto è incontrovertibile, non ci interessa il processo penale” sottolinea il leader M5s. “Noi odiamo la ricchezza? Non dica baggianate – replica ancora Conte a Santanchè – voi odiate i poveri, noi contrastiamo la disonestà…a lei avrei poco da dire perchè quando c’è una presidente del consiglio che disonora le istituzioni la sua indisciplina ha un rilievo secondario”.


Conte punta l’indice anche contro il governo: “Maggioranza e governo stanno difendendo l’indifendibile, Santanchè è stata accusata di gravi comportamenti: falso in bilancio e truffa allo Stato sui fondi Covid. Fate da scudo a una imprenditrice ma non fate da scudo a tanti imprenditori, artigiani che stanno vivendo sulla loro pelle il tracollo industriale, invece li lasciate soli, rinviate i consigli dei ministri perchè senza una soluzione. Eppure non hanno commesso truffe, nè falso in bilancio ma non hanno neanche santi in paradiso e non sono amichetti di Meloni”. Duro anche l’intervento della segretaria Pd Elly Schlein, in aula alla Camera sulla mozione di sfiducia a Santanchè. “Ministra Santanchè, Giorgia Meloni l’ha scelta alla guida del ministero del Turismo, oggi però fa finta di conoscerla. Non la vediamo qua. L’ha scaricata come lei ha scaricato i suoi dipendenti”, ha detto Schlein aggiungendo: “Meloni si è resa conto di avere fatto un grande errore, probabilmente, ma allo stesso tempo non è in grado di rimediare, non riesce a farla dimettere mentre lei rimane lì incollata a quella sua poltrona”.


“Lei giustizialista con gli avversari è diventata ipergarantista con sé stessa – ha continuato la segretaria Pd – ma non si preoccupi, noi non siamo qui per fare un processo. La presunzione di innocenza vale per tutti. Noi siamo qui a porre una gigantesca questione di opportunità politica. Davanti ad accuse così gravi per non ledere all’istituzione che si rappresenta lei avrebbe dovuto dimettersi”. E, ha sottolineato, rimarcare che le vicende dell’inchiesta sono fatti antecedenti all’incarico di governo “è un’aggravante: proprio perché il suo privato crea imbarazzo dovrebbe avere il buonsenso di fare un passo indietro. L’articolo 54 della Costituzione, che lei nella sua lezioncina non ha citato dice che ‘i cittadini ci sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore’”. E “mentre lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalle bollette?”, ha chiosato la segretaria Pd Elly Schlein parlando in aula alla Camera e rivolgendosi alla ministra Daniela Santanchè.

Schlein: Meloni non si fa vedere, Santanché scaricata anche da lei

Schlein: Meloni non si fa vedere, Santanché scaricata anche da leiRoma, 25 feb. (askanews) – “Ministra Santanché, Giorgia Meloni l’ha scelta alla guida del ministero del Turismo, oggi però fa finta di conoscerla. Non la vediamo qua. L’ha scaricata come lei ha scaricato i suoi dipendenti”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein, parlando in aula alla Camera sulla mozione di sfiducia a Santanchè. “Meloni si è resa conto di avere fatto un grande errore, probabilmente, ma allo stesso tempo non è in grado di rimediare, non riesce a farla dimettere mentre lei rimane lì incollata a quella sua poltrona”.


“Stupisce – ha aggiunto – che una presidente del Consiglio così attenta alle regole della comunicazione non fosse a conoscenza delle innumerevoli traversie giudiziarie, dei problemi di cui lei aveva in quell’impresa, del conflitto di interessi. Si ministra, conflitto di interessi. Questa parola così sconosciuta alla destra di questo paese”.