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I giornalisti pronti alla mobilitazione: no alla legge bavaglio

I giornalisti pronti alla mobilitazione: no alla legge bavaglioRoma, 16 gen. (askanews) – “Care lettrici, cari lettori, il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa”. Lo si legge in un appello del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi, nel giorno dell’esame al Senato della legge di delegazione Ue dove alla Camera è stato introdotto lo stop fino all’udienza preliminare alla pubblicazione dei contenuti delle ordinanze di rinvio a giudizio e cautelari.

“Saremmo costretti – affermano i giornalisti- a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare”. “Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni – denuncia il documento- questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo”.

“Respingiamo con forza – proseguono- il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono “manettari”, ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione”. Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di redazione, quindi, “questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare una legge con una norma di questo tipo”.

“Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci – conclude il documento- con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione”.

Giornalisti pronti a mobilitazione: no a legge bavaglio,

Giornalisti pronti a mobilitazione: no a legge bavaglio,Roma, 16 gen. (askanews) – “Care lettrici, cari lettori, il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa”. Lo si legge in un appello del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi, nel giorno dell’esame al Senato della legge di delegazione Ue dove alla Camera è stato introdotto lo stop fino all’udienza preliminare alla pubblicazione dei contenuti delle ordinanze di rinvio a giudizio e cautelari.

“Saremmo costretti – affermano i giornalisti- a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare”. “Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni – denuncia il documento- questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo”.

“Respingiamo con forza – proseguono- il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono “manettari”, ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione”. Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di redazione, quindi, “questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare una legge con una norma di questo tipo”.

“Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci – conclude il documento- con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione”.

Europee, Tajani: non escludo di candidarmi

Europee, Tajani: non escludo di candidarmiRoma, 15 gen. (askanews) – “Vedremo che cosa accadrà, io non escludo di candidarmi” alle elezioni europee, “potrei essere candidato, certamente, mi sono sempre candidato alle elezioni europee, sono stato eletto cinque volte al Parlamento europeo”, ma “aspettiamo il nuovo congresso del partito che dovrà eleggere il segretario, sarei irrispettoso nei confronti dei delegati se prendessi una decisione oggi”. Lo ha detto il segretario di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani nel corso di “Quarta Repubblica” su Rete 4.

“Qualche dubbio ce l’ho perché – ha spiegato Tajani – una campagna elettorale potrebbe farmi distogliere in parte dall’attività di ministro degli Esteri in un momento così complicato ma è lo stesso dubbio di Giorgia Meloni. Vedremo”, ha concluso Tajani.

Sardegna, Federale Lega non sblocca stallo. Parola torna ai leader

Sardegna, Federale Lega non sblocca stallo. Parola torna ai leaderMilano, 15 gen. (askanews) – A una settimana dalla chiusura delle liste, ancora non si sblocca lo stallo nel centrodestra sulla Sardegna. Proveranno i leader domani a dirimere le questione: nessuno lo vuole chiamare vertice, ma Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si verdanno a margine del Consiglio dei ministri. E si vedrà lì come uscire dall’impasse.

Ma intanto nessuno si smuove dalle sue posizioni: Christian Solinas deposita anche un contrassegno di lista per “Solinas presidente”, Fratelli d’Italia prosegue con Truzzu, Forza Italia difende la ricandidatura di Vito Bardi in Basilicata, e la Lega tace. Al Consiglio Federale Matteo Salvini fa sapere di aver parlato di fisco, di aver attaccato l’Agenzia delle Entrate, di aver criticato la Bce. Sulla Sardegna, invece, “nessuna novità” e nessuna dichiarazione. Anche perchè, par di capire, da FdI non c’è alcuna concessione circa eventuali compensazioni per la rinuncia di Solinas. La posizione degli uomini di Meloni è che un riequilibrio nei rapporti di forza è inevitabile. Mandando anche un messaggio alla Lega: “Dopo le Europee, gli equilibri potrebbero essere ancora più favorevoli a FdI”.

Ecco allora che dalla Lega si evita di parlare, nonostante la riunione del Consiglio Federale. All’uscita, nessuno si ferma coi cronisti, solo generiche dichiarazioni (il capogruppo in Senato Romeo) sul fatto che “una quadra si troverà”. Salvini ha fatto più volte capire che l’unità della coalizione è la sua principale preoccupazione, e anzi oggi è tornato ad attaccare chi divide il centrodestra in Europa, ma le condizioni per annunciare il passo indietro di Solinas ancora non ci sono. In ballo non c’è solo la Sardegna, ma appunto il risultato delle Europee (si va verso l’election day il 9 di giugno) e soprattutto il destino di un big del Carroccio come Luca Zaia: presente oggi di persona al Consiglio Federale, il ‘Doge’ che da quasi 15 anni governa il Veneto, vede ora davanti a sè la tagliola del limite dei mandati. Anche su questo fronte, da FdI non arriva alcun segno di disponibilità. Da Fi si ipotizza invece che qualche forma di compensazione per la Lega si potrebbe avere alle Amministrative. Perchè i candidati azzurri, Cirio in Piemonte e Bardi in Basilicata, per i forzisti sono ovviamente intoccabili.

Cdm, bozza Dl: sì terzo mandato in Comuni fino 15mila abitanti

Cdm, bozza Dl: sì terzo mandato in Comuni fino 15mila abitantiRoma, 15 gen. (askanews) – Lo schema di decreto legge che, con tutta probabilità, sarà all’esame del Consiglio dei ministri di domani, e che reca “Disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell’anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale”, composto di 6 articoli, innalzerà il limite da due a tre mandati per i sindaci degli “enti che si collocano nella fascia demografica da 5.001 a 15.000 abitanti eliminando, al contempo, ogni limite di mandato per i comuni fino a 5.000 abitanti”. E’ quanto si legge in una bozza del provvedimento.

Questo il testo del passaggio in questione: “L’articolo 4 (Disposizioni in materia di elezione del sindaco e del consiglio comunale), al comma 1, modifica l’articolo 51, comma 2, del T.U.O.E.L., dettando una nuova disciplina in tema di terzo mandato consecutivo del sindaco per i comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti. La norma, così come di recente innovata (cfr. articolo 3, comma 1, lettera a), numeri 1) e 2), della legge 12 aprile 2022, n. 35), dispone che ‘Chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco e di presidente della provincia non è, allo scadere del secondo mandato, immediatamente ricandidabile alle medesime cariche’. Per i sindaci dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, tale limite si applica allo scadere del terzo mandato. Sennonché – si spiega nella bozza -, nei comuni di minore dimensione demografica risulta di fatto spesso problematico individuare candidature per la carica di primo cittadino, per cui il divieto di rielezione per un terzo mandato comporta rilevanti criticità. Il comma in esame intende innalzare il limite da due a tre mandati per gli enti che si collocano nella fascia demografica da 5.001 a 15.000 abitanti eliminando, al contempo, ogni limite di mandato per i comuni fino a 5.000 abitanti. Rimane peraltro ferma la disposizione di cui al comma 3 dell’articolo 51 del T.U.O.E.L. Conseguentemente, nei comuni con più di 15.000 abitanti, sarà comunque consentito un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie”.

La Russa con Segre al Binario 21 della stazione di Milano: “La Shoah male assoluto”

La Russa con Segre al Binario 21 della stazione di Milano: “La Shoah male assoluto”Milano, 15 gen. (askanews) – Se dieci mesi fa, durante una visita a Gerusalemme, Ignazio La Russa non rispose alla domanda se si riconoscesse o meno nelle parole di Gianfranco Fini che vent’anni prima da lì definì il fascismo “male assoluto”, oggi il presidente del Senato, visitando il Memoriale della Shoah di Milano, ha usato quella stessa definizione, associata però allo sterminio nazista degli ebrei. “Ciò che è avvenuto è stato senza ombra di dubbio il male assoluto, quindi grazie per averci dato questa testimonianza viva che vale più di qualunque altro modo di ricordare quei drammatici eventi” ha detto rivolto alla senatrice a vita Liliana Segre, che l’ha accompagnato nelle viscere del Binario 21 della Stazione Centrale, dal quale venne deportata il 30 gennaio 1944.

Varcando la soglia del Memoriale “non sono più la vecchia che sono adesso, sono quella che è entrata qui per essere deportata, non l’ho mai dimenticato” ha detto Segre prima di guidare la seconda carica dello Stato insieme ai membri della Commissione straordinaria intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza di Palazzo Madama, che presiede. La Russa le ha donato una targa con inciso l’articolo 3 della Costituzione, quello che equipara i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali. “Credo che la vittoria contro il male parta da queste parole che dobbiamo sempre conservare come un vademecum del dritto cammino e cercare di esserne degni, ogni giorno” ha detto il presidente di Palazzo Madama ringraziando la senatrice “per l’invito che mi ha onorato e che mi ha emozionato”. Parole che non hanno però indotto il presidente del Senato a prendere le distanze in modo inequivocabile, come fece Fini, dalla dittatura di Benito Mussolini. “Non svilire questo occasioni con queste cose” ha infatti risposto a chi gli ha chiesto se si sentisse o meno, in questa occasione, “un po’ antifascista”. D’altra parte, ha osservato il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, “oggi come oggi sono certo che al governo non ci siano dei fascisti” e i veri nostalgici del ventennio, come quelli che hanno partecipato nei giorni scorsi a Roma al raduno di Acca Larentia, “sono pochi, sono sempre meno. Io non darei loro importanza”.

La Russa ha anche auspicato che luoghi come il Memoriale siano visitati il più possibile, in particolare dai giovani, come “monito perché questo non possa ripetersi”. Ha registrato infine “l’interessamento” del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e del sindaco di Milano Giuseppe Sala affinché queste visite siano incentivate. “Il mio auspicio è quello di poter accogliere tutti i ragazzi delle scuole gratuitamente, ma ovviamente ci vuole l’aiuto di qualcuno” ha replicato il presidente del Memoriale della Shoah, Roberto Jarach, facendo appello al ministero dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che incontrerà nei prossimi giorni durante una visita ad Auschwitz.

Meloni festeggia (i 47 anni) in radio: farò anche i 50 anni a Palazzo Chigi. E rivela: un regalo? Dormire

Meloni festeggia (i 47 anni) in radio: farò anche i 50 anni a Palazzo Chigi. E rivela: un regalo? DormireRoma, 15 gen. (askanews) – “Me ne sento 47, ma forse anche 48-49 in questo momento e dopo le feste me ne sento qualcuno in più… quando sali sulla bilancia ci sono queste dinamiche qua…”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in collegamento telefonico con “Un giorno da pecora” su Rai Radio Uno nel giorno del suo 47esimo compleanno.

Alla domanda se pensa di trascorrere a Palazzo Chigi anche il suo 50esimo compleanno (a gennaio 2027), la premier, visto che la legislatura scadrà a ottobre di quell’anno, ha risposto: “Per forza, ci tocca”, anche se “una legislatura intera” trascorrere “un anno a Palazzo Chigi li fa”, nel senso che “un anno sembrano cinque”. “Non lo so se la Schlein mi ha fatto gli auguri, me li ha fatti Giuseppe Conte”, il suo è stato “tra i primi che ho letto”, ma ho ancora “1400 sms inevasi”, ha poi risposto la premier ad un’altra domanda. Infine sul regalo che vorrebbe ricevere Meloni ha rivelato: “Dormire”.

Da underdog a armocromia,Treccani consacra neologismi politici 2023

Da underdog a armocromia,Treccani consacra neologismi politici 2023Roma, 15 gen. (askanews) – “Underdog” ma anche “armocromia”, “pizzo di Stato” ma anche “famiglia queer”. Un anno di politica si può raccontare anche attraverso i neologismi, in particolare quelli scelti dall’Osservatorio della Lingua Italiana Treccani e raccolti nel Libro dell’Anno 2023, appena pubblicato dall’Istituto della Enciclopedia italiana.

Tra le parole nuove che si sono affermate nell’anno passato, per la ribalta avuta grazie ai personaggi politici che le hanno ‘lanciate’, spicca fra tutti underdog, usato dalla premier Giorgia Meloni per raccontare se stessa nonchè la propria ascesa fino a Palazzo Chigi. La Treccani cita proprio le parole pronunciate dalla presidente del Consiglio nel discorso per la fiducia alla Camera: “Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog, lo sfavorito, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici”. Così come per la voce “armocromia” si rimanda alla famosa intervista a Vogue della leader del Pd Elly Schlein, che ha ammesso di essere ricorsa ad un’esperta di armocromia per il proprio look. E, ancora, ci si rifà alle parole della scrittrice Michela Murgia, scomparsa il 10 agosto dello scorso anno, allorchè, rivelando la propria malattia e che le restavano pochi mesi di vita, usò l’espressione “famiglia queer” (“Ho comprato casa con 10 letti per la mia famiglia queer”) per indicare una famiglia unita da legami non di sangue. Si torna ancora al dibattito politico e alle espressioni usate dalla leader di Fdi con “pizzo di Stato” mentre si dà conto anche della nascita, sui media, del termine “orbanizzare” nel senso di conformarsi ai modelli, alle proposte e alle scelte del primo ministro ungherese, campione degli euroscettici, Viktor Orban. Nasce anche, nel 2023, il termine “schleiniano” per indicare, dentro il Pd, i sostenitori della linea della segretaria, che la stampa ha contrapposto talvolta a “bonacciniamo”, intendendo i sostenitori (senza l’avallo del sostenuto che ha dichiarato più volte di voler difendere l’unità del partito) della linea di Stefano Bonaccini, candidato alle primarie battuto dalla Schlein.Ma si sono imposti all’attenzione anche altre new entry dalla politica nel vocabolario della lingua italiana: controegemonia; esternalizzazione delle frontiere; movimento delle tende; privatocrazia.

La sensibilità della pubblica opinione verso i cambiamenti climatici, e in particolare verso l’innalzamento delle temperature del Pianeta, ha contribuito all’affermazione di altri neologismi quali Caronte; codice calore; decarbonizzarsi; downburst; ebollizione globale; eco-talebano; e-fuel; european green deal; granchio blu; iper-estate; iperturismo e isola di calore umano. Con il cambiamento dei costumi e i nuovi fatti di cronaca, poi, nascono altre parole ed espressioni come ergastolo della patente; famiglia queer; gravidanza solidale; cavaiola; iperturismo; skin shaming; transilienza; diversity editor; digiuno intermittente; dealcolato; inflazione da avidità; pizzo di Stato; oblio oncologico; pull factor; anti orso. Anche le innovazioni tecnologiche fanno la loro parte modificando la lingua: intelligenza artificiale generativa; modello linguistico di grandi dimensioni; pregiudizio algoritmico; elaborazione del linguaggio naturale mentre dai social media arrivano parole come barbienheimer, booktok, challenge e deinfluencing.

Tutti termini che si aggiungono a femminicidio, la parola dell’anno scelta dalla Treccani per evidenziare l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale. Naturalmente sarà il tempo a stabilire il destino lessicografico di questi neologismi, ovvero la loro fortuna nelle future edizioni dei dizionari. Il libro dell’Anno Treccani 2023 è un’edizione straordinaria, che ha scelto come personaggio dell’anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e si completa di 12 copertine dedicate agli episodi più rilevanti, 82 testi affidati a grandi firme del giornalismo e della cultura, integrati da più di 83 box redazionali; 1045 notizie approfondite, 100 grafici e mappe, 508 immagini e una appendice dedicata alle Parole dell’anno, a cura di Silverio Novelli. “Uno strumento – ricorda il presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Franco Gallo – in grado di analizzare da ogni punto di vista, con martellante incisività, quella “energia spietata che muove la storia”, quel “movimentato spettacolo del Mondo”, per usare le parole di Italo Calvino, di cui la Treccani celebra il centenario della nascita. “Un sapere certificato e di qualità, che ci lega ai lettori da anni” – ricorda Gallo – “che offre una mappa ancora più approfondita e dettagliata di quanto sta accadendo”.

Una edizione straordinaria perché – come sottolinea Marcello Sorgi – “alla fine di un anno terribile, vissuto pericolosamente sul ciglio di una guerra mondiale, ci voleva qualcosa di più di un semplice, puntuale resoconto dell’accaduto”.

Meloni festeggia in radio: farò i 50 anni a Palazzo Chigi

Meloni festeggia in radio: farò i 50 anni a Palazzo ChigiRoma, 15 gen. (askanews) – “Me ne sento 47, ma forse anche 48-49 in questo momento e dopo le feste me ne sento qualcuno in più… quando sali sulla bilancia ci sono queste dinamiche qua…”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in collegamento telefonico con “Un giorno da pecora” su Rai Radio Uno nel giorno del suo 47esimo compleanno.

Alla domanda se pensa di trascorrere a Palazzo Chigi anche il suo 50esimo compleanno (a gennaio 2027), la premier, visto che la legislatura scadrà a ottobre di quell’anno, ha risposto: “Per forza, ci tocca”, anche se “una legislatura intera” trascorrere “un anno a Palazzo Chigi li fa”, nel senso che “un anno sembrano cinque”. “Non lo so se la Schlein mi ha fatto gli auguri, me li ha fatti Giuseppe Conte”, il suo è stato “tra i primi che ho letto”, ma ho ancora “1400 sms inevasi”, ha poi risposto la premier ad un’altra domanda. Infine sul regalo che vorrebbe ricevere Meloni ha rivelato: “Dormire”.

Autonomia,Zaia: domani giornata storica,impegno veneti non vano

Autonomia,Zaia: domani giornata storica,impegno veneti non vanoVenezia, 15 gen. (askanews) – “Domani al Senato si aprirà la discussione con oggetto il disegno di legge sull’autonomia differenziata. Non esito a definire il 16 gennaio di quest’anno come una data storica, al pari del 22 ottobre 2017 in cui si è celebrato il referendum consultivo nel Veneto. In quel giorno di ormai quasi sette anni fa è stata grande protagonista l’espressione della volontà popolare, come prosecuzione naturale da domani lo saranno i lavori parlamentari. L’approdo a Palazzo Madama dopo un attento percorso istituzionale conferma, ulteriormente e qualora ce ne fosse ancora bisogno, la perfetta coerenza del progetto con la Carta costituzionale. Questo momento cruciale per la vita del Paese, inoltre, ci conforta che è stato recuperato il tempo perduto e che non sono passati invano gli anni trascorsi in attesa che trovasse ascolto la richiesta del 98% dei Veneti che hanno risposto alla convocazione referendaria”.

Queste le riflessioni del Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, alla viglia dell’avvio della seduta con cui al Senato della Repubblica sarà affrontato come primo punto all’ordine del giorno della seduta la discussione sul disegno di legge di iniziativa governativa sull’attuazione dell’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dello specifico articolo della Costituzione. “Il percorso di attuazione dell’autonomia differenziata si è in questi anni confrontato con vari ostacoli – prosegue il Governatore del Veneto – a cominciare dalla percezione di novità che rappresenta e, soprattutto, dalla complessità per quanto riguarda l’efficienza finanziaria delle Regioni e la capacità amministrativa con l’assunzione di dati il più possibile oggettivi che possano orientare i lavori. L’autonomia differenziata, infatti, deve contare su comportamenti di gestione efficaci, tali da garantire ai cittadini un effettivo miglioramento dell’azione pubblica. Anche per questo sono convinto che se dall’emiciclo dei Senatori arriverà presto un nuovo via libera, questo sarà un’importante tappa per spianare la strada a grandi opportunità per tutte le realtà territoriali del Paese. Le amministrazioni regionali, infatti, con l’autonomia ridurranno la distanza tra il potere decisionale e il cittadino, una grande opportunità per fare verificare e apprezzare la loro efficienza. È la vera rivoluzione che attendiamo da decenni, l’occasione per traghettare la Repubblica verso la modernità con coerenza con i suoi principi fondativi contenuti nella Costituzione”.

“Ringrazio ancora una volta il ministro Calderoli, la Premier e l’Esecutivo che ha dato l’accelerazione necessaria a questo progetto con il disegno di legge di iniziativa governativa – conclude Zaia -. Da domani al Senato si aprono giorni in cui affrontare la discussione generale e la valutazione degli emendamenti. Il voto finale sarà una risposta ai cittadini”.