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Schlein al M5s: non possiamo considerare Trump un alleato

Schlein al M5s: non possiamo considerare Trump un alleatoRoma, 22 feb. (askanews) – “Siamo testardamente unitari pur nelle nostre differenze e nel riconoscere che serve chiarezza: se andiamo al governo insieme non possiamo considerare Trump niente di vicino a un alleato”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, ospite sul Nove di Accordi e Disaccordi parlando delle differenza nel centrosinistra sull’Ucraina con M5s su posizioni diverse rispetto a Iv e Azione.


“Non c’è un progressista che sia a favore della guerra e non della pace”, ha puntualizzato Schlein. “Possiamo discutere – ha aggiunto – su come raggiungere quella pace: da quando sono qua noi abbiamo continuato a supportare il popolo ucraino criminalmente invaso e su questo ci sono state differenze nello schieramento progressista però sono anni che chiediamo all’Ue di avere un’iniziativa diplomatica e politica per costruire una pace giusta in Ucraina, questo è mancato e ne paghiamo le conseguenze tanto che Trump dice che Ue e Ucraina non si possono sedere a un tavolo”. “Riusciamo a essere d’accordo che serve un salto nell’integrazione europea? Un europa che non si affidi più a nessuno per il suo destino e la sua sicurezza e che superi l’unanimità: nemmeno un condominio funziona così con l’unanimità. Bisogna superare l’unanimità. Se vogliamo puntare all’autonomia dell’Europa serve un Next generation eu al giorno. Riusciamo a essere coesi su questo?”, conclude.

Ucraina, Schlein: clamoroso silenzio Meloni, vassalla di Trump

Ucraina, Schlein: clamoroso silenzio Meloni, vassalla di TrumpRoma, 22 feb. (askanews) – “L’interesse di Putin con quello di Trump si salda nell’idea che i rapporti tra gli stati e i popoli si regolino sulla base della forza, degli eserciti, del ricatto se guardiamo a quello che sta succedendo proprio con l’attacco frontale di Trump verso l’Ucraina e l’Ue. Trovo clamoroso il silenzio di Giorgia Meloni davanti a tutto questo”. Lo dice la segretaria del Pd, Elly Schlein, ospite sul Nove della trasmissione “Accordi e Disaccordi”.


“Secondo alcuni – aggiunge – Meloni doveva essere il ponte tra Trump e l’Ue, invece è già diventata una vassalla, non è in grado di difendere gli interessi italiani ed europei di fronte all’attacco frontale di Trump che dice che l’Europa non si può sedere al tavolo per negoziare una pace giusta per l’Ucraina, di fronte a un Vance che dice che non c’è democrazia e libertà di stampa in Europa. L’Europa non prende lezioni di democrazia da un’amministrazione Usa che appena arrivata ha fatto decreti che calpestano i diritti fondamentali”.

Ucraina, Conte: io filo-Trump? Mai condivisi insulti a Zelensky

Ucraina, Conte: io filo-Trump? Mai condivisi insulti a ZelenskyRoma, 22 feb. (askanews) – Definirlo putiniano o filotrumpiano “è una bestemmia”: questo l’esordio del leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in un colloquio con il Corriere della sera.


“Mai condivisi gli insulti a Zelensky. La mia linea è la stessa di prima ed è ampiamente concordata nel Movimento. Dà fastidio – rivendica l’ex presidente del Consiglio — per la semplice ragione che ci avevamo visto giusto, che abbiamo il coraggio della verità e che non siamo al servizio della lobby delle armi”. Conte torna a polemizzare con la linea seguita dall’Europa e dal governo Meloni sulla guerra, colpevoli di aver “lasciato cadere una prospettiva negoziale a due mesi dall’aggressione di Putin con prospettive ben più favorevoli per l’Ucraina rispetto a quelle che si prospettano adesso. Hanno fatto credere all’opinione pubblica che stavamo vincendo la guerra, che le sanzioni contro Putin stavano funzionando, che l’economia russa stava crollando, che i russi avevano finito le armi. Hanno detto che la controffensiva ucraina stava prevalendo, che Putin era malato e stava morendo. Hanno convinto che la Russia era isolata mentre ha rafforzato il legame con la Cina. Tutto pur di non impegnarsi nella sola possibile via d’uscita: il negoziato di pace”.


Conte filorusso o filotrumpiano? “Fake news, come al solito, su di me e sul M5S. Meloni e i suoi sodali bellicisti dovrebbero scusarsi di aver scommesso sulla vittoria militare di Kiev. Noi siamo stati i primi a denunciare l’assenza di una strategia politica da parte dell’Europa, i primi a denunciare che saremmo rimasti fuori dal negoziato”. Quanto al presidente Usa, “sono il leader in Italia che più chiaramente ha preso le distanze da posizioni inquietanti assunte da Trump. Le respingo con forza: dalla riviera a Gaza che presuppone la inaccettabile deportazione della popolazione palestinese, all’aumento delle spese militari all’introduzione dei dazi. Mi auguro invece che il negoziato sia portato avanti con fermezza per tutelare al massimo l’Ucraina”.

Saluto nazista Bannon imbarazza, Meloni riflette su intervento a Cpac

Saluto nazista Bannon imbarazza, Meloni riflette su intervento a CpacRoma, 21 feb. (askanews) – Il saluto nazista di Steve Bannon imbarazza Giorgia Meloni, incalzata dalle opposizioni che le chiedono di non intervenire alla Conservative Political Action Conference (CPAC). All’evento dei Conservatori in corso a Washington è previsto che la premier parli, in videocollegamento, domani alle 19.15 ora italiana, ma sulla partecipazione è in corso una riflessione.


Bannon, ex consigliere di Donald Trump (nel 2021 al centro di un ‘caso’ per l’insediamento di una ‘accademia sovranista’ nella Certosa di Trisulti nel frusinate) al termine del suo intervento ha salutato con braccio teso, palmo verso il basso, dita dritte, con un angolo verso l’alto lontano dal petto. Un saluto molto simile a quello che Elon Musk aveva esibito durante la festa di insediamento del presidente. Il gesto di Bannon è arrivato dopo aver esortato con enfasi il pubblico del CPAC a “combattere, combattere, combattere”. Dopo la notizia del gesto, il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella ha deciso di annullare il suo discorso, in programma oggi. “Su questo podio – ha spiegato in una nota il leader del partito di estrema destra francese – mentre non ero presente in sala, uno degli oratori si è concesso, come provocazione, un gesto che faceva riferimento all’ideologia nazista. Di conseguenza, ho preso la decisione immediata di annullare il mio intervento in programma questo pomeriggio”. “Non è un uomo, è indegno di guidare la Francia”, la replica di Bannon, che nega di aver fatto un saluto nazista ma un “saluto alla folla”.


Un silenzio imbarazzato è quello che avvolge Palazzo Chigi e tutto il centrodestra, da cui non arrivano reazioni. Secondo alcune fonti, però, sulle modalità della partecipazione della premier sarebbe in corso una “riflessione” ed è possibile che il collegamento sia ridotto a un meno impegnativo videomessaggio registrato. L’opposizione, nel frattempo, va all’attacco: “Persino Bardella ha annullato la sua partecipazione dopo questo fatto, ci chiediamo dove voglia portare l’Italia Giorgia Meloni, nella sua incapacità di scegliere tra la maglietta dell’Italia e il cappellino di Trump. Altro che ‘ponte’ con gli Usa, si sta dimostrando già una vassalla. Abbia la decenza di dissociarsi da questo raduno neofascista per fare, una volta tanto, gli interessi dell’Italia”, dice la segretaria Pd Elly Schlein. “Il vecchio Bannon non si smentisce mai. E ora la presidente del consiglio Meloni, anche stavolta, farà finta di niente?”, aggiunge il leader di Avs Nicola Fratoianni.

Schlein, Meloni si dissoci dal raduno dei neofascisti Cpac a Washington

Schlein, Meloni si dissoci dal raduno dei neofascisti Cpac a WashingtonRoma, 21 feb. (askanews) – “Persino Bardella ha annullato la sua partecipazione dopo questo fatto, ci chiediamo dove voglia portare l’Italia Giorgia Meloni, nella sua incapacità di scegliere tra la maglietta dell’Italia e il cappellino di Trump. Altro che ‘ponte’ con gli Usa, si sta dimostrando già una vassalla. Abbia la decenza di dissociarsi da questo raduno neofascista per fare, una volta tanto, gli interessi dell’Italia”. Lo dice la segretaria Pd Elly Schlein.


“La presidente del Consiglio Giorgia Meloni – aggiunge – da giorni non dice una parola sugli insulti e gli attacchi frontali di Trump all’Ucraina e all’Unione europea, non ha il coraggio di prendere una posizione, non riesce a difendere gli interessi italiani ed europei perché non vuole scontentare la nuova amministrazione americana. Addirittura apprendiamo dalla stampa che la presidente Meloni sta valutando di non partecipare alla riunione del G7 di lunedì e sta invece pensando di andare alla conferenza trumpiana Cpac, dove Steve Bannon ha concluso il suo intervento con il saluto nazista, come aveva fatto già Musk qualche settimana fa”.

Mattarella a Tokyo dal 3 marzo, cooperazione cresce

Mattarella a Tokyo dal 3 marzo, cooperazione cresceRoma, 21 feb. (askanews) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in visita di Stato in Giappone dal 3 al 9 marzo. Il viaggio di Mattarella, che lo scorso novembre era stato in Cina, colma una “lacuna” temporale dal momento che l’ultimo capo dello Stato italiano a recarsi in Giappone era stato Giorgio Napolitano, quasi 16 anni fa. Ma soprattutto, fanno notare fonti diplomatiche, giunge al culmine di un periodo nel quale si sono intensificate le relazioni bilaterali e la cooperazione economica, nel quadro dell’accordo di partenariato strategico che risale al mesi di gennaio del 2023, rafforzato con il Piano d’azione bilaterale 2024-2027 approvato in occasione del G7 di Fasano.


Mattarella atterrerà a Tokyo lunedì 3 marzo, nei due giorni successivi si concentrano gli incontri con le autorità istituzionali e politiche giapponesi. Nella mattinata di martedì sarà ricevuto al palazzo imperiale dall’imperatore Naruhito, nel pomeriggio invece sono in agenda i colloqui con gli speaker dei due rami del parlamento; mercoledì è previsto un discorso del presidente in occasione di un incontro con i vertici della Keidanren (Japan Business Federation, in sostanza la Confindustria nipponica) ed esponenti dell’imprenditoria giapponese e italiana. Nel pomeriggio Mattarella avrà un colloquio con il primo ministro Kishida Fumio. Nei giorni successivi si trasferirà a Kyoto, l’antica capitale, per poi concludere la settimana a Hiroshima, città martire della bomba atomica, dove sono previsti altri appuntamenti di grande significato: la cerimonia con la deposizione di una corona di fiori al Memoriale della Pace e l’incontro con alcuni sopravvissuti ai bombardamenti atomici nella sede dell’associazione Nihon Hidankio, che si batte per l’abolizione delle armi nucleari e che ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2024. Seconda economia dell’Asia e quarta nel mondo, secondo le statistiche ufficiali sul prodotto interno lordo, il Paese del Sol Levante è un pilastro della rete di alleanze globali “occidentali” imperniata sulla leadership degli Stati Uniti. E i punti in comune che la visita del capo dello Stato metterà in evidenza si dipanano a partire dalle “comuni valutazioni” sui grandi dossier geopolitici del momento e dall’accresciuta attenzione dell’Italia rispetto al quadrante asiatico. Dal punto di vista economico, i dati parlano di circa 150 imprese italiane impegnate in Giappone e 380 aziende giapponesi in Italia. La presenza italiana in Giappone non si sostanzia solo con le attività legate a settori tradizionali dell’export come moda, design ed agroalimentare ma anche nel settore delle tecnologie. Il punto più alto della cooperazione industriale e tecnologica è forse rappresentato dalla partecipazione di Italia e Giappone, insieme al Regno Unito, al progetto Gcap per la realizzazione di un cacciabombardiere di sesta generazione.


Non è prevista la firma di protocolli o memorandum ma la visita di Mattarella in Estremo Oriente, nelle intenzioni del Quirinale, può aprire ulteriori prospettive di crescita, per il futuro, della cooperazione fra i due Paesi. E in un’epoca in cui i conflitti armati in corso e il recente rilancio del tema dei dazi da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno e possono avere in futuro ricadute negative nello sviluppo del commercio internazionale, una maggiore apertura dei mercati asiatici ai prodotti italiani e dell’Italia agli investitori asiatici è una delle possibili strade da seguire per rispondere alle sfide dell’attualità.

Lettera opposizioni a La Russa: urgente Meloni in aula al Senato

Lettera opposizioni a La Russa: urgente Meloni in aula al SenatoRoma, 21 feb. (askanews) – I presidenti dei gruppi parlamentari di opposizione a Palazzo Madama hanno scritto una lettera al presidente del Senato Ignazio La Russa per sollecitare, alla luce degli ultimi avvenimenti politici, la presenza della presidente del Consiglio in aula al ‘Premier time’.


“Ci aspettiamo – spiegano – che alla ripresa dei lavori del Senato, già martedì, sia convocata una Conferenza dei Capigruppo per calendarizzare, quanto meno e quanto prima, la presenza in Aula della Presidente del Consiglio che come da Regolamento e prassi si sottoponga alle istanze parlamentari durante il Premier time”. (segue)

Meloni (che quest’anno non va a Kiev) ribadisce: Ue e Usa collaborino per pace

Meloni (che quest’anno non va a Kiev) ribadisce: Ue e Usa collaborino per paceRoma, 20 feb. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a differenza degli ultimi due anni, non sarà lunedì a Kiev per l’anniversario dell’invasione russa a causa di un altro impegno istituzionale a Roma. Né al momento, secondo quanto si apprende, è in programma una missione in Ucraina in tempi brevi.


Nella capitale ucraina, nel terzo anniversario dell’inizio del conflitto, si recheranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Presente anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, “per riaffermare il sostegno della Spagna alla democrazia ucraina e al presidente ucraino Zelensky”. Non Meloni per altri impegni istituzionali: lunedì a Roma si terrà il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, presente il presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Un appuntamento che le farà saltare anche la riunione in videoconferenza del G7, a cui parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Di Ucraina Meloni ha parlato oggi in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese, e presidente del G7, Justin Trudeau, ribadendo la necessità di dialogare con Donald Trump: “L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali – ha assicurato – lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Per l’Italia, dunque, “la priorità è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace”, ricordando come “siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”.


Certo è che le dichiarazioni di Trump (Zelensky è un “dittatore” bravo solo a “manipolare Biden”) creano imbarazzo e mostrano un’ampia divisione nella maggioranza. Anche di questo – ma fonti ufficiali smentiscono – si è probabilmente parlato nel vertice di questa mattina a Palazzo Chigi tra la premier e i due vice Tajani e Matteo Salvini. Il leader della Lega dà pieno appoggio al presidente Usa (per il quale auspica il Nobel) e accusa: “Chi attacca Trump evidentemente non fa un buon servizio alla pace. In poche settimane sta facendo quello che né la Von der Leyen né Biden hanno fatto”. Al contrario, Tajani stigmatizza “un linguaggio che non ci appartiene” e sottolinea che Zelensky “è stato eletto” ed “è sempre stato sostenuto dagli americani, anche dall’amministrazione Trump”. Meloni al momento non ha commentato le parole del presidente americano, ma fonti di Palazzo Chigi ricordano che la politica estera “la decidono il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”. Sfumata intanto la possibilità di essere la prima leader europea ricevuta alla Casa Bianca (Emmanuel Macron sarà a Washington la prossima settimana), la premier sabato interverrà in videocollegamento al Cpac, la convention dei Conservatori in corso nella capitale Usa. Meloni parlerà intorno alle 19.15 ora italiana mentre a concludere i lavori sarà Trump. Previsti anche gli interventi, tra gli altri, di Elon Musk, Javier Milei, J.D. Vance.


Sul fronte interno, oggi per il governo è arrivata la ‘tegola’ della condanna in primo grado per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Lui, subito dopo la sentenza, ha assicurato che non ha intenzione di dimettersi e in serata (quando a Palazzo Chigi è arrivato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio) ha incassato la ‘copertura’ della premier. “Sono sconcertata – afferma Meloni in una dichiarazione – per la sentenza di condanna del sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto”. (Foto archivio, Roma 10 gennaio 2025. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky durante la visita a Roma incontra la premier Giorgia Meloni)

Meloni (che non va a Kiev) ribadisce: Ue e Usa collaborino per pace

Meloni (che non va a Kiev) ribadisce: Ue e Usa collaborino per paceRoma, 20 feb. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a differenza degli ultimi due anni, non sarà lunedì a Kiev per l’anniversario dell’invasione russa a causa di un altro impegno istituzionale a Roma. Né al momento, secondo quanto si apprende, è in programma una missione in Ucraina in tempi brevi.


Nella capitale ucraina, nel terzo anniversario dell’inizio del conflitto, si recheranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Presente anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, “per riaffermare il sostegno della Spagna alla democrazia ucraina e al presidente ucraino Zelensky”. Non Meloni per altri impegni istituzionali: lunedì a Roma si terrà il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, presente il presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Un appuntamento che le farà saltare anche la riunione in videoconferenza del G7, a cui parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Di Ucraina Meloni ha parlato oggi in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese, e presidente del G7, Justin Trudeau, ribadendo la necessità di dialogare con Donald Trump: “L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali – ha assicurato – lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Per l’Italia, dunque, “la priorità è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace”, ricordando come “siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”.


Certo è che le dichiarazioni di Trump (Zelensky è un “dittatore” bravo solo a “manipolare Biden”) creano imbarazzo e mostrano un’ampia divisione nella maggioranza. Anche di questo – ma fonti ufficiali smentiscono – si è probabilmente parlato nel vertice di questa mattina a Palazzo Chigi tra la premier e i due vice Tajani e Matteo Salvini. Il leader della Lega dà pieno appoggio al presidente Usa (per il quale auspica il Nobel) e accusa: “Chi attacca Trump evidentemente non fa un buon servizio alla pace. In poche settimane sta facendo quello che né la Von der Leyen né Biden hanno fatto”. Al contrario, Tajani stigmatizza “un linguaggio che non ci appartiene” e sottolinea che Zelensky “è stato eletto” ed “è sempre stato sostenuto dagli americani, anche dall’amministrazione Trump”. Meloni al momento non ha commentato le parole del presidente americano, ma fonti di Palazzo Chigi ricordano che la politica estera “la decidono il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”. Sfumata intanto la possibilità di essere la prima leader europea ricevuta alla Casa Bianca (Emmanuel Macron sarà a Washington la prossima settimana), la premier sabato interverrà in videocollegamento al Cpac, la convention dei Conservatori in corso nella capitale Usa. Meloni parlerà intorno alle 19.15 ora italiana mentre a concludere i lavori sarà Trump. Previsti anche gli interventi, tra gli altri, di Elon Musk, Javier Milei, J.D. Vance.


Sul fronte interno, oggi per il governo è arrivata la ‘tegola’ della condanna in primo grado per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Lui, subito dopo la sentenza, ha assicurato che non ha intenzione di dimettersi e in serata (quando a Palazzo Chigi è arrivato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio) ha incassato la ‘copertura’ della premier. “Sono sconcertata – afferma Meloni in una dichiarazione – per la sentenza di condanna del sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto”.

Caso Cospito, dall’esposto di Bonelli alla condanna di Delmastro

Caso Cospito, dall’esposto di Bonelli alla condanna di DelmastroRoma, 20 feb. (askanews) – “Non mi dimetto perché aderisco alla tesi della Procura della Repubblica”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro risponde ai cronisti dopo la sentenza di condanna ad 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Dopo il verdetto letto dai giudici dell’VIII sezione del tribunale di Roma, Delmastro, protetto dalla scorta, lascia il tribunale della Capitale servendosi di una uscita laterale con accesso diretto al parcheggio ed alle auto di servizio. La ressa di fotografi e telecamere accompagna la conclusione di una giornata per Delmastro passata a piazzale Clodio. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto”, risponde poi quasi alzando la voce.


Si respira tensione nel corridoio al piano terra della palazzina A della cittadella giudiziaria. L’ora abbondante di camera di consiglio è passata per il sottosegretario un po’ in auto e il resto su una panchina fuori dall’aula. La concessione delle attenuanti generiche, la sospensione della pena, come i benefici di legge, non possono bastare adesso. Anche l’abbraccio poco prima di entrare in aula con un agente di polizia non riesce a distendere gli animi. “E’ stata una lunga e difficile giornata”, dice al poliziotto con un sorriso. La non esecutività della interdizione di un anno dai pubblici uffici e il rigetto delle richieste di risarcimento avanzate dalla parte civile, non fanno spuntare il sereno. Contro questa sentenza di oggi pomeriggio sarà proposto appello, dicono i difensori. Il “pandemonio” sollevato da questa vicenda – aveva spiegato in aula il difensore di Delmastro, Giuseppe Valentino – è inspiegabile. “Ai miei tempi – aveva detto ricordando la sua esperienza di parlamentare e di sottosegretario alla Giusttizia – parlavo apertamente con esimi rappresentanti della opposizione rispetto alle questioni. In modo aperto”.


L’imputazione fa riferimento a quanto affermato alla Camera, alla fine di gennaio del 2023, dall’amico e collega di partito in Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Erano i giorni della richiesta di far uscire dal 41bis Alfredo Cospito. C’era lo sciopero della fame del leader anarchico e le manifestazioni del movimento in diverse parti d’Italia. Allora, in Parlamento, Donzelli riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito e detenuti di camorra e ‘Ndrangheta, anche loro al ‘carcere duro’. La visita nel penitenziario dei Sassari della delegazione di parlamentari Pd aveva alzato il tono della polemica. Dopo un dibattito parlamentare infuocato si era arrivati all’esposto di Angelo Bonelli all’autorità giudiziaria. “Donzelli ha citato documenti che non potevano essere nella sua disponibilità”. In breve gli inquirenti accertarono che sulle note dell’amministrazione penitenziaria, citate da Donzelli, era riportata la dicitura “A limitata divulgazione”. E’ il gancio nel quale resta impigliato Delmastro.


Per i pubblici ministeri, in riferimento a quanto riportato da Delamstro a Donzelli, non c’era dubbio. Così come ripetuto oggi “manca l’elemento soggettivo” ossia il dolo. Delmastro quindi poteva non sapere che quelle informazioni passate a Donzelli fossero “segrete per legge”. Ma questa ricostruzione, sul filo del rasoio di quanto previsto dal codice penale, non è stata ritenuta corretta dai giudici oggi, così come del resto era stato fatto nel luglio 2023 dalla gip Emanuela Attura che dispose l’imputazione coatta per Delmastro e respinse la richiesta d’archiviazione. Ecco allora il rinvio a giudizio nel novembre ’23 per Delmastro e la revoca della scorta per la giudice Attura, che pure era stata minacciata da alcuni rappresentanti di clan malavitosi capitolini. La testimonianza in aula dell’ex capo del Dap, Francesco Basentini, ora sostituto procuratore a Roma, ha messo in chiaro ai giudici su cosa dovevano decidere. “Se il ministro ha conferito una delega a un soggetto che può essere un sottosegretario, quel soggetto è abilitato, secondo il mio punto di vista, a conoscere il contenuto degli atti a limitata divulgazione”, ha spiegato davanti al collegio. “La situazione di gestione di protocolli degli atti presentava dal mio punto di vista delle criticità evidenti. Il rischio era che chiunque al Dap, attraverso il protocollo informatico ‘Calliope’ del dipartimento per la circolazione degli atti, ne venisse a conoscenza. Per quello intervenni con un ordine di servizio sulla limitata divulgazione. Constatai che alcune notizie che dovevano essere segnalate a me venivano veicolate alla stampa”. Quel “limitata divulgazione” era rivolto al personale interno. “L’obiettivo era quindi fare in modo che dai nostri uffici venissero a conoscenza di determinati atti solo chi ne aveva diritto”.


Delmastro con un post su facebook ha commentato la condanna in modo netto: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole! E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla! Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo”. Poi ha sottolineato: “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno! Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino. E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.